domenica 15 dicembre 2019

USI IMPROPRI DEL PRINCIPIO ANTROPICO

Il principio antropico ci dice che una certa proprietà del nostro universo è così com' è perché altrimenti non saremmo qui per parlarne. La cosa è approssimativamente corretta se si intende che l'universo deve avere determinate proprietà perché altrimenti la nostra stessa esistenza non sarebbe possibile. In questa versione la nostra esistenza non è né necessaria né inevitabile. È semplicemente un fatto osservato che porta a vincoli sulle leggi della natura.
Si tratta di un principio che ha facilitato alcune scoperte scientifiche, la più nota è la previsione di Fred Hoyle secondo cui un certo isotopo del carbonio deve avere una certa risonanza perché, senza quella risonanza, la vita come la conosciamo non sarebbe possibile. Tale previsione si rivelò corretta. Come è facile vedere non c'è nulla di non scientifico in tutto cio'
Un altro esempio è che puoi usare il semplice fatto che siamo qui per dire che una certa costante cosmologica deve essere tarata in un certo intervallo microscopico. Se la costante cosmologica fosse sballata l'universo sarebbe collassato da tempo, oppure si espanderebbe troppo velocemente per formare le stelle. Ancora una volta, non c'è nulla di a-scientifico in tutto questo.
il principio antropico non è né scientifico, né inutile. Ma allora perché è così controverso?
Per questioni filosofiche più che scientifiche. Di solito viene propugnato da chi crede che il nostro universo è solo uno tra gli infiniti che esistono. Se credi in questa ipotesi, allora il principio antropico può essere riformulato per dire che la probabilità di trovarci qui non sia affatto minuscola come sembrerebbe.
Tuttavia, questo utilizzo è improprio: il principio antropico è corretto indipendentemente dal fatto che tu creda o meno nel multiverso. Il principio si limita a dire che le leggi della natura devono essere tali da consentire la nostra esistenza, né più né meno. Che questo derivi da una coincidenza incredibile o dall'esistenza del multiverso è assolutamente indifferente.

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In this video, I explain why the anthropic principle is a good, scientific principle. First I explain the difference between the strong and the weak anthropi...

sabato 14 dicembre 2019

IL SINCERO DEMOCRATICO

Non do' grande importanza alle elezioni democratiche, esprimono la scelta di gente incentivata a praticare la stupidità e a rimanere nell'ignoranza. Non solo, contrariamente a Chuchill riesco ad immaginare molte alternative preferibili.
L'ho detto mille volte sapendo di scandalizzare i più. So di avere molte frecce al mio arco, ma ammetto che l'orrore suscitato nel benpensante lusinga il mio ego. Ho anche notato che i più "orripilati" e impegnati a difendere i sacri principi sono quasi sempre disonesti. La prova di ciò è che quando le elezioni non vanno per il verso giusto subito eccoli sostenere che il processo è stato pervertito o corrotto.
Ora sono le fake news, ora sono i social, ora sono le idee di facile presa, ora è la pancia del paese, ora sono le paure fomentate, ora è il razzismo dilagante, ora è il populismo imperante. In altre parole, credono che una democrazia ben gestita debba condurre il popolo lì dove loro stanno da tempo immemorabile. Da sempre.
Non ti piacerà molto né la Brexit né Johnson ma se sei un sincero democratico dovresti celebrare le recenti elezioni nel Regno Unito. Dopotutto, la volontà della gente ha prevalso e il risultato è legittimo. Basta questionare indicando tutte le distorsioni registrate nella campagna elettorale per poi sostenere che il risultato non riflette "la volontà più informata e orientata al futuro".
Caro "sincero democratico" che fai l'offeso quando critico le elezioni, oggi è tardi per trasformarti in "me", la tua è solo la tipica disonestà ipocrita che rende tanto simpatici i populisti/fascisti/sfascisti/nazisti/sessisti/razzisti!

LUI & LEI

Uomini e donne sono diversi.
Un fatto apparentemente ovvio per la maggior parte dell'umanità, ma da tempo messo in dubbio dagli psicologi.
Nuovi risultati su larga scala che utilizzano metodi empirici sempre migliori stanno aggiudicando il dibattito all'uomo della strada.
Ma cosa ha ritardato la soluzione? Essenzialmente perché le differenze sui tratti della personalità presi in senso lato sono relativamente piccole, ma ciò è dovuto al fatto che vi sono grandi differenze di compensazione a livelli più bassi. Lo so, detto così non si capisce niente. Meglio fare qualche esempio: i maschi e le femmine in media non differiscono molto nell'estroversione. Tuttavia, a livello di composizione del tratto psicologico, si può vedere che i maschi in media sono più assertivi (un aspetto dell' estroversione) mentre le femmine sono più socievoli e amichevoli (un altro aspetto di estroversione). Capito adesso?
Ma descriviamolo questo fossato che separa i due sessi. I maschi tendono ad essere più dominanti, assertivi, inclini al rischio, alla ricerca del brivido, alla mentalità da duro. Sono emotivamente stabili, utilitaristici e sedotti dalle idee astratte. Gli uomini tendono anche a formare gruppi più grandi e competitivi in ​​cui le gerarchie sono stabili e in cui le relazioni individuali richiedono investimenti emotivi trascurabili.
Al contrario, le femmine, in media, tendono ad essere più socievoli, sensibili, calorose, compassionevoli, gentili, ansiose, insicure e anche più sensibili all'estetica. In media, le donne sono più interessate alle relazioni diadiche intime e collaborative, che siano più focalizzate sulle emozioni e caratterizzate da gerarchie fluide e norme egalitarie. Nell'aggressività la donna è più indiretta e meno apertamente conflittuale. Le donne sembrano più abili nella comunicazione mostrando una maggiore capacità verbale e una maggiore capacità di decodificare il comportamento non verbale delle altre persone. Tendono anche a sorridere e piangere più frequentemente degli uomini, sebbene queste differenze siano decisamente maggiori quando si crede di essere osservati.
Ma la cosa importante è che tutte queste differenze sono correlate. Cosa significa? Significa che differenze relativamente piccole tra più tratti possono comporsi in differenze sostanziali se considerate come parti di un intero profilo. Facciamo l'analogia con il viso umano: se dovessi solo prendere una particolare caratteristica del viso - come la larghezza della bocca, l'altezza della fronte o la dimensione degli occhi - avresti difficoltà a distinguere tra un volto maschile e un volto femminile. Ad esempio, non puoi semplicemente distinguere un bulbo oculare maschile da un bulbo oculare femminile. Tuttavia, uno sguardo d'insieme alla combinazione delle caratteristiche facciali produce una netta distinzione tra visi femminili e visi maschili. Ecco, puoi prevedere se una persona è maschio o femmina considerando solo il suo profilo psicologico quasi come se la guardassi in faccia!
Lui & Lei sono come Marte e Venere, ma il divario si allarga nei paesi più avanzati, laddove l' eguaglianza tra i generi è più pronunciata. Probabilmente, la maggiore disponibilità di risorse materiali e istituzionali facilita lo sviluppo e l'espressione delle preferenze specifiche di genere, e questo porta ad un'espansione delle differenze di genere che abbiamo appena visto. Insomma, se le iscritte alla facoltà di ingegneria sono più numerose in medio oriente che in Europa il motivo è anche questo.

COMPRARE BITCOIN?

Una moneta agevola gli scambi e conserva il valore.
La prima funzione è assolta al meglio quando in molti l'accettano, la seconda quando non ne circola troppa. Per accettare una moneta occorre avere fiducia che altri l'accetteranno, per convincersi che conservi il suo valore occorre aver fiducia in chi la emette. La fiducia è il fondamento della moneta.
Il bitcoin costruisce la sua fiducia delegando l'emissione a un algoritmo garantito dal blockchain. L'algoritmo è talmente stupido che ci si puo' fidare. Una persona in carne ed ossa (banchiere centrale) potrebbe sempre dire una cosa e farne un'altra. Anche l'oro è imprevedibile: domani cominciano a scavare, scoprono una serie di filoni e la quantità a disposizione raddoppia! Inoltre, l'entusiasta del bitcoin punta sul fatto che le monete tradizionali non si comporteranno molto bene: la fiducia non si crea e non si distrugge ma si trasferisce. In genere si trasferisce ai materassi ma potrebbe trasferirsi anche ad oro e criptovalute.
Ah dimenticavo. Per chi vivesse su Marte il bitcoin (BTC) è una valuta puramente elettronica, creata privatamente. Mi chiedo come capire se sia sopravvalutata o meno.
Di certo ha un valore intrinseco pari a zero. Ma è una valuta, come l'euro. Le valute hanno spesso un valore intrinseco pari a zero. Ciò non significa che non abbiano valore.
Ma esiste un metodo oggettivo per calcolare questo valore? Per molti no: non paga dividendi, non frutta interessi, zero valore intrinseco. In realtà il suo valore oggettivo equivale a quello dei beni che ci puoi comprare. Il quale, a sua volta, dipende da quante persone lo accettano in pagamento e da quello che ti danno in cambio. Una base razionale per calcolare questo valore, almeno in teoria, c'è.
Poiché pochissimi venditori accettano bitcoin, sulla base di quanto appena detto sopra, il suo valore dovrebbe essere bassissimo. In realtà il valore di qualcosa è sempre influenzato dal suo valore futuro. Pertanto, se il BTC sarà ampiamente utilizzato in futuro, e questo utilizzo diffuso può essere anticipato, allora ha già un suo valore ora.
Solo nel 2017 il prezzo in dollari dei BTC è aumentato del 1400%. In molti ritengono impossibile che fluttuazioni del genere possano essere ancorate a valori oggettivi. Parlano di bolla speculativa. Ma le variazioni di prezzo non devono essere giustificate da una variazione del valore oggettivo sottostante di un'attività. sarebbe troppo bello. Potrebbero invece essere giustificate dal riconoscimento di fatti precedentemente trascurati. Esempio: la crisi da cui siamo appena usciti è stata affrontata con il bazooka monetario. Visti i successi è più che probabile che a quello si ricorra anche nella prossima. E se non andrà altrettanto bene? E se partisse un'inflazione importante? Il valore del BTC esploderebbe! e questo potrebbe essere anticipato.
Si ma ci sono ormai almeno 3000 criptovalute in giro. Difficile pensare che ne sopravvivano più di un paio. Cio' comunque non significa che il BTC sia in bolla. Tra le tante è quella che parte favorita.
E' vero che il BTC puo' essere utilizzato per transazioni sul mercato nero e riciclaggio di denaro ma a noi che ce ne frega? Noi stiamo cercando di capire se comprare o meno. Un altro dubbio viene dai problemi di hackeraggio, purtroppo ce ne sono ancora. E comunque prevedibile un miglioramento sul fronte sicurezza.
Il vero problema dei BTC è che prima o poi i governi ci metteranno le mani sopra. Lo percepiranno come un nemico giurato, come un insopportabile controllore della politica, qualcosa pronto a punire gli errori dei cattivi governi (e i popoli mal governati) in tempo reale. Lo farebbero con la scusa che il BTC è utile per il riciclaggio di denaro, le transazioni sul mercato nero e l'evasione fiscale. La preoccupazione di un intervento è più che plausibile ma c'è anche qualcosa che lo rende improbabile: la capitalizzazione di mercato totale di tutte le criptovalute è di oltre 600 miliardi di dollari. Al di là di quanto siano giustificati questi prezzi, diventa difficile per il governo eliminare un'intera classe di attività finanziari che presenta simili volumi.
Per concludere, molti affermano che il bitcoin sia in bolla. Il problema che ho nel credere a queste persone è che, appunto, sono in "molti", sono in troppi. Il picco di una bolla si verifica quando il sentiment è al massimo. Il bitcoin sarà anche in bolla ma - visto il numero esorbitante di scettici in circolazione - non è certo al suo picco. Se è in una bolla, il momento di uscire sarà quando questi scettici spariranno e la sensazione del buon investimento prevarrà.

RE BORIS

Boris ha fatto ciò che nessun altro leader conservatore ha fatto: ha cooptato e quindi sterilizzato l'estrema destra. Il reazionario Brexit Party è praticamente crollato da quando Boris è sceso in campo. Il fervore anti-immigrazione si è dato una calmata. I Tories sono anche tornati al centro del dibattito sotto la guida di Johnson. E c'è una strategia per questo. Ciò che Cummings e Johnson credono è che l'UE, lungi dall'essere un motore liberale, è diventata, per la sua sicumera e la sua arroganza, una delle principali cause dell'ascesa dell'estrema destra in tutto il continente. La UE ha generato ovunque una reazione nazionalista. Dalla Germania e dalla Francia all'Ungheria e alla Polonia, la destra più impresentabile guadagna terreno. Uscire dall'UE è, sostengono Johnson e Cummings, un modo per disarmare questo pericoloso nazionalismo e trasformarlo in un patriottismo più trattabile e benevolo. Solo Johnson e i Tories l'hanno capito in occidente, e la sua strategia è qualcosa che ogni destra degna di questo nome dovrebbe esaminare attentamente.

NYMAG.COM
Brexit has given the U.K’s self-seeking Prime Minister the opportunity to show he actually knows what he’s doing.

venerdì 13 dicembre 2019

PERCHE' NON SONO VEGETARIANO

Se uno vive nel XXI secolo prima o poi dovrà chiedersi se sia giusto mangiare gli animali. In genere le persone hanno forti convinzioni su questo punto ma spesso si basano su vaghe intuizioni che si traducono nel dialogo da sordi tipico delle guerre culturali.
La domanda centrale da porsi è se la vita di un animale di allevamento valga la pena di essere vissuta, poiché l'alternativa realistica al consumo di carne non è una vita migliore dell'animale stesso ma molto più semplicemente il non venire al mondo.
Partiamo da un fatto incontrovertibile: il "dolore" degli animali schiavizzati e uccisi sarebbe irrilevante se incosciente. Investigare sulla coscienza degli animali diventa importante. La maggior parte degli animali ha sensori, ma, in assenza della coscienza, innescarli potrebbe non provocare l'esperienza soggettiva della "sofferenza". Purtroppo, il concetto di coscienza è problematico. Cos'è la coscienza? Il solipsismo ci impedisce di vedere quella altrui. Io sono cosciente, ma potrei mentire e nessuno potrebbe smascherarmi. Potrei avere dei dubbi anche sulla coscienza di mia figlia!. Di fatto una "cosa" è cosciente se è cosciente. Se è sensibile al bene e al male, se è libera, se è responsabile, se si rende conto.
Di certo gli animali hanno una coscienza inferiore a quella umana, indirettamente lo ammettiamo tutti non ritenendoli responsabili per quello che fanno; gli animali non rivendicano i loro diritti e anche l'animalista più acceso trova giusto schiavizzare il suo adorato cane. Tuttavia, potrebbero avere una coscienza in grado di provare dolore e sofferenza. Gli indizi fondamentali di una "coscienza inferiore" in questo senso sono due:
1. Un'architettura del cervello simile alla nostra e risultante dal medesimo processo evolutivo.
2. Comportamenti difficili da spiegare se non in riferimento all'esperienza cosciente.
Fisicamente la coscienza sembra risiedere nella corteccia cerebrale posteriore, laddove c'è un certo ripiegamento che non saprei descrivere altrimenti (l'ho letto su un libro e mi fido). Non chiedetemi di più. Molte parti del cervello possono essere rimosse senza grandi cambiamenti nella personalità o nell'intelligenza, ma se mancano anche piccole parti della corteccia posteriore i pazienti perdono grandi quantità del contenuto cosciente: consapevolezza del movimento, consapevolezza spaziale, sonora, visiva, ecc. È importante riconoscere che la coscienza è una cosa specifica, fragile, con caratteristiche distinte che differiscono da altre attività neuronali che associamo all'intelligenza, quindi l'intelligenza degli animali rispetto agli umani non si correla necessariamente con il loro grado di coscienza.
Ora, tutti i mammiferi hanno una corteccia cerebrale, con gradi diversi di sviluppo. Pertanto, tutti i mammiferi sono probabilmente coscienti, sebbene con grandi differenze in vividezza e complessità. Uccelli e rettili sono un caso più difficile perché la loro evoluzione del cervello è divergente rispetto a noi. I pesci non hanno alcuna architettura neurale per le parti legate alla coscienza.
Lo studio del cervello è importante perché se schiacci una mosca, si dibattere ed emetterà forti rumori "arrabbiati" prima di soccombere, un uomo reagirebbe allo stesso modo. Se non sapessi nulla dell'architettura neurale delle mosche, potresti concludere che le mosche sono consapevoli e capaci di soffrire come noi.
Ma la coscienza non è il cervello, quindi un altro ambito di indagine sono i comportamenti animali. Si possono progettare test di "intelligenza" animale, come il test dello specchio (consiste nell'osservare la reazione dell'animale allo specchio). Ma gli elefanti (sicuramente coscienti nell'analisi dei cervelli) falliscono regolarmente nel riconoscersi mentre più di un pesce lo passa. Considerando anche la dissociazione tra coscienza e intelligenza direi che questi test hanno un'importanza relativa.
Alcuni studiosi osservano comportamenti che si associano a stati emotivi simili a quelli umani. A volte c'è grande differenza nell'intelligenza ma grande somiglianza nel comportamento. In questi ultimi casi è plausibile che l'animale stia vivendo un'esperienza cosciente simile alla nostra. Quando giochiamo con il nostro cane percepiamo un suo coinvolgimento cosciente, al di là della sua intelligenza. Gli scimpanzé che vedono un altro scimpanzé perdere un combattimento lo consolano con un sovrappiù di grooming, cosa impossibile da immaginare senza una bruciante sconfitta. Tutto sommato, trascorrere del tempo con gli animali (in particolare i mammiferi superiori) rende abbastanza difficile immaginare che siano tutt'altro che coscienti, anche se la mera intelligenza potrebbe da sola spiegare molto direi che non spiega tutto. C'è anche da dire che la gamma e la complessità dei comportamenti animali è strettamente correlata all'architettura del cervello che riteniamo causa la coscienza: più complessa è l'architettura del cervello, più il comportamento è "umano".
Gli animali che intendiamo come coscienti hanno meno probabilità di esibire un comportamento "meccanico" tipico degli automi. Esistono molti esempi di comportamento "robotico" negli insetti (tipo i vortici della formica, il volo ripetitivo delle api o delle falene), mentre ci sono pochissimi esempi di "robotica" nel comportamento dei mammiferi. Un esempio comico di robotica l'ho appena visto su YouTube: è quello degli anatroccoli che seguono il cane pensando sia la loro mamma.
Al netto di tutte le incertezze c'è una buona ragione per credere che tutti i comuni mammiferi che ci mangiamo (mucche, maiali, pecore, capre) abbiano una coscienza inferiore in grado di sottoporli a sofferenze. Dall'altro lato, questa coscienza degrada man mano che passiamo dai primati, agli altri mammiferi, agli uccelli, ai pesci, agli insetti giù giù fino alle piante. C'è come una scala di coscienza che va dall'uomo alle pietre in modo più o meno uniforme.
Ma noi crediamo realmente che gli animali abbiano una coscienza? Qui si crea un problema poiché il nostro atteggiamento verso gli animali, anche quello degli animalisti, non è conforme a questa scala. Di solito, per esempio, attribuiamo una coscienza inferiore a certi animali e zero coscienza agli insetti. Nessuno si preoccupa di ammazzare milioni di insetti con il parabrezza della propria auto! Bryan Caplan ne ha tratto conseguenze decisive: poiché il problema della coscienza è troppo ostico se affrontato nel merito, traggo le mie conclusioni misurando l'ipocrisia della gente che partecipa al dibattito; poiché la "questione insetti" segnala alta ipocrisia tra gli animalisti, la probabilità che abbiano ragione nel merito si abbassa in modo decisivo. Questo è un buon punto. Tuttavia, ripenso al mio cane e non riesco ancora a convincermi che sia solo un robot intelligente: una certa coscienza è presente in lui, nessuno mi convincerà del contrario.
Sulla coscienza concluderei così: le incertezze sono molte, anche se negare la coscienza mi sembra piuttosto azzardato. Per questioni di prudenza sarei orientato ad adottare per gli animali una morale di tipo utilitarista. Se l'uomo ha dei diritti inviolabili, l'animale ha un benessere di cui bisogna tenere conto. Se l'uomo è sempre un fine e mai un mezzo, l'animale puo' essere mezzo ma solo a certe condizioni. Va bene così?
In questo caso, quindi, diventa importante capire "quanto" soffrono gli animali allevati. Purtroppo non esiste alcuna unità di misura per misurare questa esperienza. In generale si puo' concludere che la vita delle mucche sia migliore di quella dei maiali che è migliore di quella dei polli (un vero inferno). Il problema è un altro: a prescindere dalla qualità si tratta comunque di vite che meritano di essere vissute? E qui si entra nel vivo.
Parlando in generale, l'evoluzione non si preoccupa di quanto tu sia felice fintanto che a) esisti e b) trasmetti i tuoi geni, cosicché ha escogitato una serie di compensazioni nel sistema nervoso per garantire che gli animali come te 1) non siano mai soddisfatti al punto da smettere di competere, ma neanche 2) mai così infelici da desiderare di non esistere. Cio' che abbiamo è una specie di felicità di base a cui ritorniamo sempre una volta assorbiti i picchi verso l'alto e verso il basso. Poiché non si possono intervistare gli animali, vale la pena di concentrarsi su quelle condizioni in cui le persone segnalano cambiamenti nella felicità o si suicidano e di confrontarle con le esperienze degli animali d'allevamento.
Nell'uomo l'abitudine assorbe quasi tutto. E' un potente ammortizzatore delle condizioni esterne. ma questa è una regola base del nostro apprendimento: quando ci viene ripetutamente inviato un segnale, soprattutto se è molto frequente e non è cambiato di recente in intensità o durata, cessiamo di sperimentarlo in modo consapevole. Noi notiamo solo le novità. Ci abituiamo anche al dolore e alla sofferenza, persino a forti shock del sistema. In letteratura questo è noto come il paradosso della disabilità, in base al quale la maggior parte delle persone con disabilità grave riferisce di avere una qualità della vita buona o decente, anche quando agli osservatori esterni la loro sembra una vita indegna di essere vissuta. Il consenso nelle ricerche sulla felicità è che le persone abbiano un livello generale abbastanza stabile di felicità-base a cui rimbalzano regolarmente dopo qualsiasi cambiamento in positivo o in negativo. In un famoso studio di Brickman, i paraplegici vittime di incidenti e i vincitori di lotteria hanno riportato livelli simili di felicità prima e dopo il "grande evento" della loro vita.
Passiamo alla storia: il consenso tra gli storici è che mentre la schiavitù causava stress e sofferenze estreme, il tasso di suicidi da parte degli schiavi è sempre stato decisamente basso.
Passiamo alla medicina. Analizzando il profilo psicologico dei pazienti in cure palliative con cancro terminale, solo un trascurabile numero era da considerarsi a rischio suicidio. E anche chi ha scelto alla fine questa strada funesta, per quanto presentasse menomazioni funzionali e fisiche, dolore incontrollato, consapevolezza di essere nella fase terminale della propria vita e depressione, segnalava comunque come fattore scatenante della scelta la paura di perdere la propria autonomia e di essere un peso per gli altri.
Tirando le somme, talvolta gli uomini decidono che le loro vite sono intollerabili e si suicidano. Ma è interessante notare che questo fatto non lo vediamo mai in altri animali. Le uniche osservazioni aneddotiche credibili sono relative ai delfini, si tratta di bestie molto intelligenti che possono suicidarsi non respirando. Tuttavia, se gli uomini in condizioni estremamente miserabili non scelgono il suicidio, penso sia lecito ipotizzare che la vita di un animale di allevamento valga comunque la pena di essere vissuta.
La preferenza per la vita è tenace in qualsiasi essere vivente. La letteratura scientifica e gli esempi storici tratti dalla schiavitù e dalle malattie terminali suggeriscono che ci abituiamo praticamente a tutto. L'adattamento edonico è una forza travolgente. La vita dei nostri antenati era molto molto dura. Brutale, direi. Per questo anche in condizioni che le persone dei paesi avanzati etichetterebbero come "molto peggio della morte", l'evoluzione ha fatto in modo che si continui a preferire la vita. Non solo si sopravvive ma si vuole farlo in tutta coscienza. I bambini che giocano nelle discariche africane non sono poi molto meno felici dei bambini che giocano nei soggiorni europei.
Questo significa che gli animali, non importa quanta sofferenza provino, preferiscano vivere? Una risposta certa non c'è ma dopo quanto detto propenderei per il sì. Se le cose stessero così gli allevamenti aggiungerebbero felicità al mondo. Se non ci fossero ce ne sarebbe un po' meno: gli animali allevati possono vivere una vita degna e noi possiamo mangiarli a cuor leggero. Il caso più infernale è quello dei polli ma, essendo uccelli, anche il loro cervello segue una linea evolutiva ben differente dal nostro. Questa distanza aumenta i dubbi di una loro coscienza, cosicché anche il loro caso puo' rientrare in quello più generale.
Ma la scelta carnivora è ostacolata da altri due fattori: salute e ambiente.
Privare della carne un bambino puo' essere problematico ma contenere il consumo degli adulti dà dei benefici in termini di salute. Per fortuna, almeno per quanto riguarda gli adulti, si tratta di un'opzione personale. S'informano e scelgono per conto loro. Ognuno scelga come morire.
Ma la carne inquina, è un fatto. Gli allevamenti emettono gas serra. Ma il problema è collettivo e si affronta razionalmente tassando le esternalità, non con scelte etiche personali o stili di vita che oggi hanno tutta l'aria dell'esibizionismo moralista. Tuttavia, è anche vero che in assenza di politiche fiscali adeguate, la scelta personale puo' pesare.
Personalmente penso che mangiare carne sia lecito: 1) il problema della coscienza è ostico e indebolito dall' "argomento insetti",1) agli animali è comunque corretto applicare un'etica utilitaristica, 3) gli allevamenti sembrerebbero aumentare la felicità nel mondo anziché diminuirla. Resta il problema ambientale, ma qui l'impegno politico è comunque preferibile all'impegno dietetico.

ABUSO DI MATEMATICA

Che tra gli economisti si abusasse della matematica lo sospettavo, ma che la cosa avvenisse anche nella fisica mi coglie di sorpresa. Si tratta però di due fenomeni ben diversi. Mi spiego meglio.
Nessuno ha idea del perché la matematica funzioni così bene nel descrivere la natura. Miracolo. Qualcuno se ne approfitta, però. Vediamo come e perché.
Grazie al "miracolo" di cui sopra possiamo formulare teorie precise in termini di assiomi matematici e poter prevedere il futuro. Storicamente, le teorie della fisica non sono nate così, tuttavia questo è un buon modo di pensare al ruolo della matematica. la sua utilità è straordinaria. Per esempio, se una teoria ha incoerenze interne è sbagliata, questo i fisici lo hanno imparato subito. La cosa ci fa risparmiare un sacco di tempo!
Ma ecco l'abuso. C'è infatti chi arriva a pensare che, poiché cio' che esce dagli assiomi viene derivato "necessariamente", allora anche le leggi di natura siano "necessarie", cioè inevitabili. Certo, una volta che hai scritto degli assiomi, allora qualsiasi cosa tu possa derivare da questi assiomi può essere considerata una conseguenza inevitabile. Ma qui andiamo oltre, la matematica non si limiterebbe a descrivere bene la natura ma si identificherebbe con essa. E' un modo per risolvere il "miracolo" della matematica: se matematica e natura coincidono non c'è nulla di strano che la prima "descriva" perfettamente la seconda, sono la stessa cosa!! Senonché, gli assiomi stessi non possono essere dimostrati, non non sono inevitabili, di conseguenza non sono inevitabili nemmeno le leggi derivate da essi.
Questa confusione non è innocua. È l'errore che sta dietro certe sicumera dei teorici delle stringhe, i quali pensano di essere sulla buona strada solo perché sono riusciti a creare una struttura matematica per lo più coerente. Che questa struttura sia coerente è ovviamente necessario ma non è certo sufficiente per avvalorare la loro teoria.
Un'altra sfortunata conseguenza delle incomprensioni sul ruolo della matematica si riflette nel proliferare di teorie sul multiverso. Se la tua teoria genera contraddizioni, infatti, puoi sempre accomodarla semplicemente eliminando alcuni assiomi di partenza finché l'inconveniente svanisce nel nulla. Ma eliminare degli assiomi non è una strategia scientificamente fruttuosa perché si finisce con teorie magari "bellissime" ma ambigue e comunque poco utili a fare predizioni. Tuttavia, è una soluzione a basso sforzo per chi vuole sbarazzarsi di certe "brutture" che non ci fanno quadrare i conti. Ebbene, è proprio da questi vizietti che provengono le teorie del multiverso: sono teorie che servono per quadrare i conti senza incrementare in nulla la capacità predittiva delle teorie tradizionali.
In qualche modo un numero crescente di fisici si è convinto che le idee intorno al multiverso sono buone teorie scientifiche, mentre nei fatti occorrerebbe che le si consideri per quello che sono: del tutto inutili. A meno che non si voglia essere maliziosi buttandola in filosofia: l'ipotesi del miltiverso è la migliore alternativa al teismo.