venerdì 13 febbraio 2009

Ogni giorno ha il suo barrito

... ci serve per rendere più sonora la nostra pretesa, ci serve per sentirci all' altezza...


... che spreco pensando che in fondo quello che ci appaga veramente è solo il miracoloso "piccolo pane"...

giovedì 12 febbraio 2009

Pausa di riflessione per i cacciatori di stelle

Piccola pausa di riflessione in queste giornate senza gravità...


... prima di dirsi una bugia e ricominciare ad acchiappare le stelle...



mercoledì 11 febbraio 2009

Scientific Attempt To Create Most Annoying Song Ever

Il brutto costruito in laboratorio...


Coinvolto nell' ambizioso esperimento scientifico anche David Soldier...



Effettivamente pallosa e irritante. Ma almeno si ridacchia qua e là.

Di sicuro il livello crolla drammaticamente nel tentativo di comporre la musica più gradevole per il pubblico.

martedì 10 febbraio 2009

Desperado





Desperado, perchè non dai retta a cio' che provi veramente?

Hai cavalcato così a lungo stando fuori dal recinto.

Certo, sei un duro tu,

Lo so che hai le tue ragioni, tu.

Ma queste cose che ti piacciono tanto

possono anche farti male.



Non puntare tutto sulla Regina di Denari,

Una brutta carta che finisce sempre per colpire duro,

E' la Regina di Cuori la carta migliore su cui scommettere.

Ora mi sembra che una mano buona sia sul tuo tavolo,

Ma tu desideri solo cio' che non puoi avere.



Desperado, non tornerai giovane come eri una volta:

Saranno il dolore e la rabbia a riportarti a casa.

Oh Libertà! Libertà!

E' solo una chicchiera della gente

E' la prigione di chi cammina tutto solo in questo mondo.



Ma i tuoi piedi non sono freddi quando scende l' inverno?

Dal cielo non vuole nevicare, e nemmeno splendere il sole

Ti è difficile ormai distinguere la Notte dal Giorno

Stai perdendo sia le gioie che le tristezze,

E' forse bello non riuscire a sentire più nulla?



Desperado, perchè non dai retta a cio' che provi veramente?

Entra anche tu nel recinto, apri quella porta

Potrà anche piovere, ma ci sarà sempre un arcobaleno su di te,

Faresti meglio a lasciarti amare

Faresti meglio a lasciarti amare

Faresti meglio a lasciarti amare

Prima che sia troppo tardi.

Caroline




testo migliorato da me...

Con David al piano cerco di suonare la mia batteria
Facciamo un po’ di musica, vorremmo divertirci
Non mi aiuta pensare che se fossi qui con me
Metterei meglio a fuoco i miei pensieri
e suonerei con più sentimento

Ti amo ancora Caroline
Ti voglio ancora Caroline
Ho bisogno ancora di te Caroline

Se consideri il mio pezzo una merda sentimentale divento matto
sai bene che non riuscirei a cantare così una semplice avventura
E se il mio canto non ti convince è solo perché in quest’ anno hai tradito la nostra memoria

Ti amo ancora Caroline...
...

Potrai anche avere i tuoi dubbi, ma io credo in quello che dico
Potrai giudicare insensato questo modo di parlarti
Ma devi ammetterlo: un tempo entrambi pensavamo di diventare marito e moglie
E anche che avrei potuto renderti felice.

lunedì 9 febbraio 2009

This Is Important


Bruciare le tappe...

... stanca. Di una stanchezza che il riposo non riposa più...


Aizzati da convulsioni asincrone, sono sempre un passo avanti alla loro musica, mai che riescano a guardarla in faccia, mai un appuntamento rispettato, mai una parola pronunciata con la partecipazione di chi la pensa in quel momento, mai che su quella tavola tenuta su con cento zeppe compaia il pane sfornato oggi... Non essere "raggiunti" è quasi peggio della condanna a non "raggiungere". Tutto il veleno si deposita poi nel crogiolo del tempo libero che la frenesia regala una volta letti tutti i libri, sposate tutte le mogli, ascoltate tutte le musiche...

sabato 7 febbraio 2009

Scendi al lago...

Tranquillo, non sei così. Sono i nervi e il pensiero fisso a tradirti...



... il libro dello stress...

Cerca quella pillola. Se non la trovi fa niente, è anche meglio. Scendi al lago e guardalo. E taci...

venerdì 6 febbraio 2009

Per tentativi...

... il buio pesto si frange, qualcosa prende forma...


Conosco un perdono fecondo. Un perdono che libera il campo e moltiplica le possibilità. Un perdono mai impetrato, un perdono che non succede all' umiliazione, che non alimenta la rivalsa, un perdono che cambia chi lo riceve e rigenera il nuovo tentativo...

Inversioni a sorpresa

La ruota gira, cio' che stava in fondo viene su...

Dopo anni che ci provavo con lui, ieri c' ha provato lui con me...

Evidentemente qualcosa sta cambiando, s' intravede una luce...

giovedì 5 febbraio 2009

Rilassati!

Con la sabbia...

Non perdiamoci...

... visto che ci portiamo fortuna

http://www.youtube.com/watch?v=nD19Os5oUTg

Rispunta l' elitra. Guarda come vibra!


... timido tentativo di volo con casco obbligatorio e antenne al massimo della ricettività... non ci sono alternative praticabili...



Friedlander

mercoledì 4 febbraio 2009

L' attesa del pescatore pescato


Ero tra i migliori giù al laghetto dei marziani. Esche succulente e canne flessibili, ci si chiedeva solo di attendere. Motivatissimo, aspettai a lungo. Poi un giorno finalmente passò di lì la paloma blanca e mi pescò tirandomi fuori dall' aria con un colpo secco, ancora sento il risucchio nelle orecchie. Agli spazientiti non restò che l' inane contorsione di chi si dibatte sulla dura terra imitando il pesce muscoloso dal palato trafitto, quello con la coda più nerboruta, quello dal capriccio più irascibile e violento. Quello che fino alla fine (ma proprio fino alla fine) non capisce niente, finchè muore soffocato dall' ossigeno.



Jean-Marc Montera

martedì 3 febbraio 2009

La fede come proteina

di Broncobilli



La messe di libri in uscita in occasione del bicentenario della nascita di Darwin è inaugurata dal volume del terzetto Girotto-Pievani-Vollortigara (Nati per credere).

Come si puo' spiegare la Fede in termini evoluzionistici? Di sicuro un libro che andrà a ruba, capace com' è di calamitare tutte le attenzioni più rabbiose. A fare da apri pista poi c' è l' onnipresente paginone curato da Boncinelli sul Corriere di Venerdì 2 gennaio. Una garanzia.

Ora vorrei fare solo un paio di considerazioni da utilizzare come antidoto alle tonnellate di sciocchezze pro-darwiniane, più o meno intellettualmente raffinate e finemente argomentate, che ci toccherà sentire in occasione della ricorrenza.

A proposito, vi sembrano quelle che ho appena usato parole troppo dure? Ma no dài, in fondo sono solo le stesse di Boncinelli utilizzate in relazione reciproca. Lui mette le mani avanti e sdogana ovunque la stessa operazione.

Sono solo stupidi insulti preventivi in fondo, ma con tanto di autorevole timbro messo in calce, quindi...

Veniamo al nocciolo. La Fede per l' evoluzionista duro e puro (edp), dunque.

Si comincerà con il dire che l' edp, quando mette l' abito del filosofo, non pensa che noi uomini siamo ANCHE animali, lui pensa che siamo SOLO animali. In quanto tali disinteressati alla Verità ma unicamente concentrati sull' obiettivo che assorbe da solo tutta la nostra attenzione: Campare. Lui, edp, si occupa di noi come si occuperebbe del nostro braccio preso senza di noi. La cosa fa una certa impressione. Lui, infatti, la Fede l' analizza al microscopio come fosse una proteina.

Una posizione che irradia tristezza infinita nel cervello che la pensa. Ma dobbiamo approfittarne quando uno studioso è disposto a proporla schiettamente senza occultarla sotto ipocrita velame.

L' uomo non crede perchè in ultima analisi cerca una Verità Fondata (spiegazione standard - ss), bensì per altri motivi. O per nessun motivo, semplicemente perchè è costruito così.

Già, nessun motivo...

Veniamo dunque alla prima avvertenza e premettiamo che una "spiegazione" getta luce rispondendo ad un "perchè". Se ci limitiamo a descrivere il funzionamento cognitivo della mente da cui emergerebbe la fede, noi non la stiamo "spiegando". Per il sempice fatto che non rispondiamo al "perchè" di quel particolare funzionamento. La posizione è legittima, purchè si riconosca che non si sta proponendo una spiegazione alternativa ma, molto più semplicemente, una mesta descrizione. Con inevitabile drammatico calo delle vendite. L' editore chiede dunque che sul punto si rimanga perlomeno ambigui. Capito adesso la mia premura per questa avvertenza?

Ma edp ha anche una spiegazione alternativa a ss. In realtà è la spiegazione che utilizza per qualsiasi cosa e che ricicla anche quando deve spiegare la Fede: la fede ci serve per Campare. La Fede è Utile.

A chi? A me? Alla specie? Al gene egoista? Tutte domande a cui si puo' anche rispondere.

Senonchè l' Utilitarismo ha ben altri svantaggi: è allergico a dimostrazioni affidabili. Che in certi casi si trasformano in vantaggi: non c' è l' onere di dimostrarlo con accuratezza. Cio' non significa che non possa essere ragionevolmente congetturato come causa.

Ha un bel dire Boncinelli che la spiegazione di edp è chiara e semplice. Sì, chiara e semplice da enunciare. Ma praticamente impossibile da dimostrare.

La Fede è utile? Le Fedi delle civiltà superstiti forse lo sono state, altrimenti quelle civiltà non sarebbero sopravvissute. Ma questa è una definizione, mica una dimostrazione. E le fedi delle civiltà estinte? E poi, l' uomo ateo e senza fede è destinato dunque ad estinguersi?

Domande che lascio cadere e che, per dirla tutta, nemmeno mi interessano molto.

Ci sono infatti questioni più interessanti. Facciamo questa considerazione: alla questione decisiva, la Fede è Utile?, rispondiamo con un grado di certezza molto basso (vale per tutte le domande poste in termini di utilità assoluta). I favorevoli passeranno la vita a raccogliere prove e lo stesso faranno i contrari. Ma le spiegazioni alternative che grado di certezza offrono alla nostra ragione?

Veniamo ai gradi di certezza che ci propone ss. Come al solito, poichè la fede è fondamento dell' etica, prendo le risoluzioni morali. Alcune di esse, parlo di quelle basilari, la mia ragione le sente molto Vere nel loro contenuto, al di là della loro utilità.

Morale: il grado di certezza che mi offre ss è di gran lunga più elevato rispetto a quello offerto dalla teoria di edp. In quanto persona ragionevole, se devo scegliere, scelgo ss. Anche se faccio dipendere questa scelta dalla ragione e non da un fatto osservato al microscopio.

Il cosa interessante poi è che le due teorie non sono incompatibili (tranne che per edp). Una cosa (Fede) puo' essere sia vera che utile. Infatti io, ma questo è un caso, le credo vere tutt' e due. E qui mi si consenta un piccolo colpo si scena: ss la credo vera fondandomi soprattutto sulla ragione, e ho spiegato il perchè, mentre la soluzione evoluzionistica la credo vera ricorrendo in misura molto superiore ad un atto di fede indimostrabile!


 




 



  1. Cosa succede nel mio cervello quando penso?

  2. Come pensa il mio cervello?


Ecco, in molti si mettono di buzzo buono e da scienziati tentano di rispondere alla prima domanda. Ma poi - vuoi per attrarre meglio l' attenzione di un più vasto pubblico, vuoi per una certa nostalgia di questioni più cruciali - grazie ad un gioco delle tre carte, smettono l' abito della scienza per indossare quello della matafisica e cominciano, senza variare tono in modo percettibile, a rispondere alla seconda. Il trucchetto è ben spiegato in questo libro.

Sia chiaro quindi che non ho messo in luce dei disaccordi, quanto delle ambiguità in cui gioca un certo opportunismo. Ma prima di tirare lo sciacquone attendiamo di leggere il libro per constatare se quelle ambiguità siano alimentate o dissipate, per vedere se gli autori vogliono raccontarci qualcosa d' interessante sulla Fede, qualcosa che arricchisca la nostra cultura scientifica, o se invece pretendono d' impancarsi a filosofi cambiando il mestiere che hanno sempre fatto senza dir niente a nessuno.


proteina scolpita

Vetro e Martelli

Di Broncobilly, 30/10/2008




Il post di Davide e gli sviluppi della discussione mi sollecitano una replica che non riesco a differire oltre.

Parlando di musiche giovanili ho chiesto a gran voce di non confondere il Punk con l' Heavy Metal. Io personalmente vedo con chiarezza il solco che distanzia le due forme espressive. Tento di buttare giù una corta lista di differenze estetico/filosofiche nella speranza che passi come ovvio il fatto che molte commistioni sono sempre possibili, e anche che mi venga perdonata una competenza più sull' antico che sul contemporaneo. Spero nel frattempo di non essermi perso qualche rivoluzione.



  1. L' HM picchia (martello), il P taglia (coltello).

  2. L' HM ha le piattezze del corpo contundente; il P ha le irregolarità del coccio di vetro.

  3. L' HM puo' essere solo commerciale; il P legittima ambizioni artistiche.

  4. La sovversione dell' HM si realizza "caricando" con estremismi grotteschi le strutture tradizionali, il P punta sulla sgrammaticatura e sull' appiattimento decostruzionista.

  5. Nell' HM il rumore è condimento, la rassicurante e ordinata gabbia armonica (in stile Sanremo) deve sempre predominare; nel P il rumore diventa pietanza, una rasoiata puo' scappare in qualsiasi direzione, l' insicurezza deve diffondersi, i pericoli pullulare.

  6. L' HM conta sul capello lungo affinchè garrisca al meglio dalla moto lanciata; il P. lo gradisce in quanto crogiolo di untuosità.

  7. L' HM punta sull' enfasi e sviluppa un senso di potenza liberatoria (che palle); il P canta "del farsi male", argomento che se incontra una sensibilità artistica puo' produrre poesia autentica

  8. La macchina HM è prevedibile, ha la strada segnata; nel P si accolgono elementi casuali, spesso si scarta di lato, molti improvvisatori non l' hanno disdegnato trovando nel genere uno spazio espressivo.

  9. L' HM punta molto sull' enfasi, bisogna dire: "qualcosa è esplosa dentro di me, mi sento realizzato e vi rendo partecipi"; il P è liquidatorio (pezzi di 30 secondi velocissimi), bisogna dire: "cosa ci faccio qui?... tradirò il pubblico che mi ha dato fiducia pur di andarmene altrove...".

  10. Sull' HM ci puoi contare; il P è inaffidabile.

  11. L' HM è buono; il P è cattivo. Buono: energia positiva (magari demoniaca), aggressività naturale e ingenua. Cattivo: erratico, schizoide, dall' imprevedibilità studiata.

  12. L' HM, privilegiando la forza bruta, scade nella sciatteria; il P non "scade", vede nel demenziale un rifugio.


  13. Il chitarrista HM è un drop out nell' apprendimento musicale; il chitarrista P non ha mai messo piede in una scuola (in altrnativa è un genietto accademico in cerca di strade meno battute).

  14. L' HM è muscoloso; il P è segaligno.

  15. L' HM ama la tette sferica e la guancia paffuta; il P ama lo sguardo anemico e la gota scavata;

  16. L' HM è una musica estroversa, chiama a fare gruppo e ricorre all' arsenale di banalità imposto dal dovere di socializzare; il P è un frastuono intimista, una cacofonia per timidi sgraziati.

  17. L' HM è una musica fondamentalmente fisiologica, è uno sfogo che qualsiasi corpo ricerca; il P è patologico, il vicolo che imbocca è cieco, il suo autismo senza sbocchi terapeutici.

  18. L' HM usa in modo talmente tradizionale i suoi strumenti da potersene disinteressarsene; il P. smonta i suoi strumenti per impiegarli in modo eterodosso, questo "guardare dentro" implica conoscenza di risulta.

  19. L' HM si depila il petto; il P non si brucia neanche le verruche, tanto tra poco è finita.


Non voglio essere troppo crudele con l' HM, è una musica che presenta elementi grotteschi e presa da quel lato alcuni artisti ne hanno fatto buon uso (mi vengono in mente alcuni concerti dei Pop Mekanika, oppure dei God, vedi appendice). D' altro canto il P è sempre così terribilmente serioso, al punto che in quell' ambito non credo ad entusiasmi autentici che superino in durata il paio d' annate.


Mini appendice sonora.

La tentazione nazionalista

di Broncobilly, 17/10/2008






Oggi a Fahre
si parlava di Patria. Flirtare con l' idea nazionalista non è cosa nuova per le eminenze grigie della nostra trasmissione preferita. Chiedersi perchè sarebbe già sufficiente ad esaurire il 3d. Conoscendo i protagonisti e la loro storia la soluzione del rebus non è affatto lampante.

Per ora mi limito a notare la bellezza un po' sfilacciata del discorso intrattenuto: parlando di Patria sono stati tirati in ballo Saviano, i clandestini, la mobilità sociale, Calatafimi e la crisi finanziaria.

E' stato tirato in ballo anche Renan, il quale diceva che la Nazione si costruisce ogni giorno. Ovvero: la Nazione esprime un consenso tra le persone che la compongono.

E' un po' anche la mia idea (Renan, sembra incredibile, stappava sul punto l' ammirazione degli anarchici). Tento di esprimerla diversamente: il sentimento patriottico è un "prodotto finito". In quanto tale arriva alla fine. Non è un mezzo, non serve quasi a nulla, è il sugoso frutto di un albero percorso da vigorose linfe, in quanto tale in nulla migliora la salute di quell' albero. Forse c' è un feed back, ve lo concedo, ma nulla più.

Dicendo questo ambisco a collocarmi agli antipodi di Paolo Peluffo, che da anni presta la sua bocca alle parole di Ciampi. Per lui invece la Patria "serve". Siccome "serve" dobbiamo muoverci a costruirla, occorre un' "operazione di reclutamento", il consenso in queste faccende è secondario.

La Patria va costruita sui banchi delle scuole, per esempio; le mosse possibili altrove poi sono molte, magari s' imponga ai calciatori di cantare l' Inno. E che ne dite di ripristinare la Leva? Peluffo non si oppone. Sappiamo tutti come funziona la propaganda: se credo che il sentimento sia diffuso (il calciatore che muove le labbra durante l' Inno) comincerò a coltivarlo anch' io. "Convincere" è dispendioso, la propaganda taglia i costi: i cervelli teneri sono malleabili e quelli duri sono soggetti all' effetto-gregge.

Ma io, mentre ho ammirazione per il senso patriottico quando esiste spontaneo, ho paura dello stesso sentimento quando è costruito. Ho paura della Patria che "serve". Di solito serve a fare le guerre. Non a far restare Saviano in Italia.

P.S. momenti di gelo nello studio (un regalino per vlad che li cerca sempre con avidità):



  1. Caprarica afferma che i tassi di criminalità presso i clandestini sono molto elevati ("non possiamo nascondercelo!")

  2. Ancora Caprarica: "Nessuno ha fatto più della Thatcher per i giovani inglesi talentuosi venuti dal basso" Non possiamo nasconderci neanche questo! Ma come, l' abbiamo sempre nascosto così bene?

"Buoni" o "Imparati"? Costituzione o tabelline?

di Broncobilly, 22/10/2008




Per sapere a che serve la "scuola di Stato" puo' essere utile sapere a che serve lo "Stato".


Un adagio risaputo recita che l' uomo lasciato a se stesso ha vita breve, brutale e misera. Lo spiegò con dovizia di particolari il geniale teorico dei governi assolutisti: Hobbes.


Detta così è facile saltare a conclusioni indebite: ma quanta cattiveria in questa bestia selvaggia che è l' uomo! E quanto genio sprigiona invece se un benevolo monarca si prende cura di lui sottraendolo al darwinismo sociale!


In effetti il tritacarne del darwinismo sociale, anche se rivalutato qualche secolo dopo, non ha mai goduto di buona fama. Si è sempre pensato che alimentasse egoismi e, quindi, l' autodistruzione della comunità.


In realtà diana ci ha spiegato che non è così, anzi, l' uomo allo stato di natura sviluppa anche sentimenti altruistici, forme forti di simpatia verso i suoi simili, l' uomo lasciato a se stesso, tramite l' evoluzione naturale, rinvigorisce anche il suo spirito etico. Dal "tritacarne" esce pure un istinto fondamentale: l' immedesimazione con l' altro e la disponibilità a comprenderlo. A che serve più allora il nostro benevolo monarca?


Se le relazioni con il prossimo si limitassro a dover dosare altruismo ed egoismo, una bella anarchia sarebbe sufficiente, sa produrre entrambi gli ingredienti mettendoli a disposizione di tutti. Ma la cofigurazione dei rapporti non si esaurisce purtroppo in questo dosaggio.


Liofilizzando intere biblioteche tento di ridurre a due le relazioni interpersonali possibili:




  1. Fattispecie lineare: osservo il mio prossimo agire e giudico le sue sensazioni, i suoi pensieri ecc. Lo faccio come se fossi lo spettatore di un film; sulla base dei miei giudizi agisco nei suoi confronti;




  2. Fattispecie speculare: osservo il mio prossimo sapendo che agirà a seconda del giudizio che mi formo su di lui, proprio come faccio io nei suoi confronti. E in queste condizioni sono chiamato a deliberare.




La prima parte di questo intervento l' ho scritta per rassicurare tutti allorchè si rientri nella prima fattispecie. Gli scetticici non temano assalti o azioni brutali; per quanto le eccezioni siano parecchie, saprò nel complesso adottare decisioni rispettose che non destabilizzeranno l' equilibrio comunitario. In fondo al cuore sono più o meno simpatetico con il mio prossimo (mica è un vanto, me l' ha detto Iacoboni).


La seconda fattispecie invece è tremenda. Purtroppo in quel caso l' esito felice non dipende più dalla mia bontà. Se si va a fondo (cosa qui impossibile, ma si può sempre chiedere alla beautiful mind di Nash) si scoprirà che due persone mediamente buone (non parlo dei santi) potrebbero finire a legnate sulla testa. Una mega rissa tra "boni de core", e la società affonda.


Per capire un po' meglio cosa intendo con la seconda fattispecie faccio solo un puerile esempio formale (famoso però perchè oggetto di memorabili studi): quando esco alla sera mi piace frequentare locali che non siano troppo affollati, d' altro canto vorrei evitare anche il "deserto", è proprio deprimente. Sapendo che paraticamente tutti in città hanno questa esigenza, in quale giorno della settimana programmerò le mie uscite?


Ogni cittadina sviluppa dei suoi segnali per dare indicazioni. Mentre il MIT batteva a tappeto la Frisco Bay in cerca di lumi, io ricordo che nella Mondovì di quand' ero militare si usciva misteriosamente il Giovedì sera (i motivi non sono stati mai appurati).


Inutile comunque arrovellarsi, una soluzione razionale non esiste. Però un problema del genere serve a dar conto razionalmente dell' esistenza di tradizioni, simboli, mode, rituali... e anche del monarca! (il "benevolo" puo' ora finalmente cadere).


Un governo serve per "coordinarci", non per farci diventare più buoni (a quello ci pensano i neuroni specchio di Diana e Iacoboni). Avete capito adesso perchè brandire la Costituzione in classe come il decalogo del Monte Sinai non mi piace? Perchè  la scuola di Stato ha un' altra funzione. Siamo già "buoni", dobbiamo diventare "imparati".

La differenza a scuola

di Broncobilly, 16/10/2008

Orecchiando il ronzio di qualche TG, sento che tra le misure di riforma scolastica qualcuno avanza l' ipotesi di classi differenziali. In testa si hanno i bambini extra-comunitari, ma io qui vorrei allargare il discorso riferendomi ai trattamenti differenziati in base alla preparazione a cui è possibile sottoporre i monelli. Il criterio non deve essere necessariamente quello della "provenienza".

Dunque, dicevo della proposta di "classi differenziali". Ecco un ventaglio delle possibili reazioni:




  1. Se funzionano mi va bene.




  2. Mi oppongo per principio: alimentano forme di razzismo.




  3. Poichè il "funzionamento" di un simile provvedimento non è misurabile, per ragioni prudenziali lo casserei.




  4. Mi oppongo perchè mi oppongo a tutto cio' che introduce diversità tra gli allievi.




Io, che in queste materie sono agnostico, abbraccio la posizione 1. Avvertenza: una misura "funziona" se fa conseguire a ciascun allievo una preparazione migliore. Detto così è facile.



Inoltre, probabilmente, la cosa "funziona". Se il mio archivio fosse in ordine metterei volentieri qualche link. Non mi fido completamente ma sembra che introdurre discrimini che travalichino quello dell' età per concentrarsi sulla preparazione, sia auspicabile poichè consente di applicare al meglio quelli che oggi sembrano i metodi più efficaci.

Non temo molto la deriva "razzista": alzare la qualità nell' istruzione (se davvero in questo modo fosse possibile) forse è la migliore garanzia contro il razzismo, sia quello passivo che quello attivo. Non si dice forse che sia l' ignoranza a fomentarlo? Bene, miniamola alla base.

Contro 3 sono anche moderatamente fiducioso sul fatto che gli effetti di una pedagogia siano "misurabili".

Purtroppo spesso chi sostiene 3 lo fa perchè in fondo sostiene 4 e un po' se ne vergogna. Questa maschera mi dà molto fastidio, soprattutto perchè 3, diversamente da 4, ha al suo arco frecce accuminate, lo confesso, ed è un vero piacere parlare con un sincero sostenitore di quell' opzione, s' impara molto.

Non nego che prendere partito su una questione del genere implichi anche scelte ideologiche. Io per esempio tollero bene le diseguaglianze se vanno a vantaggio di tutti. Ma mi rendo conto che l' italiano medio è stato imboccato con ben altri omogeneizzati. Qui sì che mi piacerebbe una bella "rivoluzione culturale".

Razzismi immaginari e razzismi latenti

di Broncobilly, 23/10/2008




Ciao amici, vorrei parlare di razzismo. Un bel problemino che ci ha scaldato non poco, per esempio qui.

Sappiamo bene che le accuse quanto più sono gravi, tanto più sono confuse. Sento l' esigenza di riordinare le idee.

Come in molti casi la soluzione potrebbe trasparire tramite l' enuciazione più precisa dei concetti in ballo.

Mi disinteresso alla questione relativa all' "esistenza delle razze". Mi sembra irrilevante: il razzista che non ha tempo per l' evoluzione genetica, nemmeno è disposto ad attendere l' evoluzione culturale di un' etnia. Purtroppo il razzista non "si sbaglia", sa bene quello che vuole, anzi, quello che non vuole. Chi preferisce altri termini faccia pure mentalmente le sostituzioni che desidera, penso che la sostanza non cambi.

Dapprima mi si consenta di introdurre una premessa a cui tengo molto: una legge e un individuo si giudicano sulla base di criteri differenti.

Esistono dunque due forme di razzismo a seconda che mi riferisca ad una legge o ad un individuo. Di conseguenza mi occorrono due definizioni. Eccole:




  • una legge è razzista se, sulla base della razza, discrimina le persone;




  • un individuo è razzista se non supera il test di Landsburg.




Nonostante le definizioni sembrino banali, in realtà non lo sono, spero.


Si consideri solo il fatto che la prima definizione bolla come "razzista" anche qualsiasi legge relativa alle "pari opportunità" sulla base dell' etnia. La seconda potrebbe togliere l' etichetta di "razzista" a chi desidera solo girare ben al largo da un qualsiasi campo nomadi.

Un tempo vigeva l' identità Fascista = Cattivone (praticamente, se non la pensi come me sei un fascista). Cio' ha consentito il proliferare ipertrofico dell' epiteto e la sua evaporazione nel nulla. Non si capiva più niente, l' accusa di "fascista" diventò estremamente controproducente. Vogliamo evitare che la cosa si ripeta? Io direi di sì.