martedì 3 febbraio 2009

Razzismi immaginari e razzismi latenti

di Broncobilly, 23/10/2008




Ciao amici, vorrei parlare di razzismo. Un bel problemino che ci ha scaldato non poco, per esempio qui.

Sappiamo bene che le accuse quanto più sono gravi, tanto più sono confuse. Sento l' esigenza di riordinare le idee.

Come in molti casi la soluzione potrebbe trasparire tramite l' enuciazione più precisa dei concetti in ballo.

Mi disinteresso alla questione relativa all' "esistenza delle razze". Mi sembra irrilevante: il razzista che non ha tempo per l' evoluzione genetica, nemmeno è disposto ad attendere l' evoluzione culturale di un' etnia. Purtroppo il razzista non "si sbaglia", sa bene quello che vuole, anzi, quello che non vuole. Chi preferisce altri termini faccia pure mentalmente le sostituzioni che desidera, penso che la sostanza non cambi.

Dapprima mi si consenta di introdurre una premessa a cui tengo molto: una legge e un individuo si giudicano sulla base di criteri differenti.

Esistono dunque due forme di razzismo a seconda che mi riferisca ad una legge o ad un individuo. Di conseguenza mi occorrono due definizioni. Eccole:




  • una legge è razzista se, sulla base della razza, discrimina le persone;




  • un individuo è razzista se non supera il test di Landsburg.




Nonostante le definizioni sembrino banali, in realtà non lo sono, spero.


Si consideri solo il fatto che la prima definizione bolla come "razzista" anche qualsiasi legge relativa alle "pari opportunità" sulla base dell' etnia. La seconda potrebbe togliere l' etichetta di "razzista" a chi desidera solo girare ben al largo da un qualsiasi campo nomadi.

Un tempo vigeva l' identità Fascista = Cattivone (praticamente, se non la pensi come me sei un fascista). Cio' ha consentito il proliferare ipertrofico dell' epiteto e la sua evaporazione nel nulla. Non si capiva più niente, l' accusa di "fascista" diventò estremamente controproducente. Vogliamo evitare che la cosa si ripeta? Io direi di sì.