martedì 3 febbraio 2009

La differenza a scuola

di Broncobilly, 16/10/2008

Orecchiando il ronzio di qualche TG, sento che tra le misure di riforma scolastica qualcuno avanza l' ipotesi di classi differenziali. In testa si hanno i bambini extra-comunitari, ma io qui vorrei allargare il discorso riferendomi ai trattamenti differenziati in base alla preparazione a cui è possibile sottoporre i monelli. Il criterio non deve essere necessariamente quello della "provenienza".

Dunque, dicevo della proposta di "classi differenziali". Ecco un ventaglio delle possibili reazioni:




  1. Se funzionano mi va bene.




  2. Mi oppongo per principio: alimentano forme di razzismo.




  3. Poichè il "funzionamento" di un simile provvedimento non è misurabile, per ragioni prudenziali lo casserei.




  4. Mi oppongo perchè mi oppongo a tutto cio' che introduce diversità tra gli allievi.




Io, che in queste materie sono agnostico, abbraccio la posizione 1. Avvertenza: una misura "funziona" se fa conseguire a ciascun allievo una preparazione migliore. Detto così è facile.



Inoltre, probabilmente, la cosa "funziona". Se il mio archivio fosse in ordine metterei volentieri qualche link. Non mi fido completamente ma sembra che introdurre discrimini che travalichino quello dell' età per concentrarsi sulla preparazione, sia auspicabile poichè consente di applicare al meglio quelli che oggi sembrano i metodi più efficaci.

Non temo molto la deriva "razzista": alzare la qualità nell' istruzione (se davvero in questo modo fosse possibile) forse è la migliore garanzia contro il razzismo, sia quello passivo che quello attivo. Non si dice forse che sia l' ignoranza a fomentarlo? Bene, miniamola alla base.

Contro 3 sono anche moderatamente fiducioso sul fatto che gli effetti di una pedagogia siano "misurabili".

Purtroppo spesso chi sostiene 3 lo fa perchè in fondo sostiene 4 e un po' se ne vergogna. Questa maschera mi dà molto fastidio, soprattutto perchè 3, diversamente da 4, ha al suo arco frecce accuminate, lo confesso, ed è un vero piacere parlare con un sincero sostenitore di quell' opzione, s' impara molto.

Non nego che prendere partito su una questione del genere implichi anche scelte ideologiche. Io per esempio tollero bene le diseguaglianze se vanno a vantaggio di tutti. Ma mi rendo conto che l' italiano medio è stato imboccato con ben altri omogeneizzati. Qui sì che mi piacerebbe una bella "rivoluzione culturale".