sabato 4 settembre 2010
Il giorno in cui diventai ateo
Sì perchè potrei anche diventare ateo... se solo succedessero un paio di cosette.
Purtroppo non si puo' evitarlo, quando la religiosità si fonda in larga parte sulla ragione, è sempre sotto minaccia.
Parlando schiettamente, ritengo in qualche modo che la mia fede sia falsificabile. L' espressione è impropria ma rende l' idea.
Ma veniamo al dunque con esempi concreti.
E allora, se solo smettessi di credere nell' esistenza della "coscienza" umana (ma anche solo della "mente" umana) nel giro di pochi giorni mi convertirei all' ateismo.
E le neuroscienze, manco a farlo apposta, per molti (non per tutti), stanno denunciando proprio l' illusorietà di concetti quali quello di "mente" o di "coscienza".
Tutta roba che, secondo parecchi neuroscienziati, puo' essere "ridotta" al cervello e alla sua evoluzione senza inconvenienti.
Ma quando quest' opera di demolizione potrà dirsi realizzata? Quando potrò finalmente convertirmi? Qual è il segnale che attendo per fare il salto della quaglia?
Qualcuno potrebbe pensare alla realizzazione dell' "uomo artificiale", ma non se basterebbe (... o forse basta meno).
Certo, bisogna capire cosa s' intende per "uomo artificiale", in fondo le mamme hanno sempre fabbricato uomini con la pancia, se qualche scienziato lo fabbricherà in laboratorio con le mani la cosa non mi smuove granchè, quel giorno, leggendo il giornale, nonostante i titoloni, continuerò a dare la precedenza alla pagina del calcio.
Forse c' è qualcosa di ben più decisivo che potrebbero combinare i nostri prodi scienziati.
Finchè scendono in affari, tutto bene, tutto normale, approvo fin da subito.
Ma domani potrebbero "scendere in politica" e magari io mi troverei nelle condizioni di dover giudicare sensata questa risoluzione.
Ebbene, qualora le neuroscienze "scendessero in politica", ovvero informassero talune politiche condivisibili, allora ecco, quello sarebbe un buon segnale per la mia conversione.
Ma non è tanto facile che la cosa succeda.
Ammettiamo che la neuroscienza produca un "vaccino della felicità" che se iniettato attivi quelle aree della corteccia che segnalano uno stato del benessere.
Ebbene, non ha senso che la politica si occupi di somministrazione del vaccino: chi lo vuole DECIDE LIBERAMENTE di comprarselo.
Di conseguenza, almeno in questo caso, non ha senso che le neuroscienze "scendano in politica".
Quel "DECIDE LIBERAMENTE" fa sì che noi possiamo, anzi dobbiamo, ancora riconoscere l' esistenza di una coscienza.
C' è poi la questione del FELICIOMETRO.
Se il neuroscienziato riuscisse a costruirlo, magari grazie all' rfm, una redistribuzione delle ricchezze potrebbe apparire sensata, e quelle sono "politiche" a tutti gli effetti.
Ma restano pur sempre problemi insormontabili, come quello dell' abisso pascaliano, una roba che impedisce alla politica di brandire i feliciometri, anche i più aggiornati.
E poi una cosa del genere, oltre a sabotare la mia religiosità, minerebbe la fede nell' efficienza del mercato. Ma il mercato è davvero inefficiente?
Che strano, fede in Dio e fede nel mercato vanno di pari passo? Bè, forse non è poi così strano.
Accantonate queste ipotsi, forse qualcuno riesce a formularne altre. Per favore, fatemele sapere.
Al momento mi sembra molto più ragionevole tenersi il proprio Dio.
La presenza di convincenti politiche informate alle neuroscienze è decisiva per la mia conversione, perchè mai, infatti, dovrei votarmi ad una filosofia zeppa di contraddizioni come quella materialista se il mondo non ricevesse nemmeno alcun vantaggio concreto?
La fede e tutto il resto...
I non credenti hanno un' istruzione media superiore ai credenti.
Tra i credenti, però, chi ha un' istruzione superiore ha anche una fede più robusta.
I credenti hanno anche un numero maggiore di bambini; ma coloro che hanno più bambini hanno anche una fede più debole.
Sembra quindi che il numero dei bambini sia incoraggiato, prima ancora che dallo zelo religioso, dal fatto che l' ambito religioso offra un' accogliente struttura sociale.
Il familismo amorale
Quali tasse tagliare
Ma se uno ha come obiettivo l' efficienza economica, alcuni tagli sono più auspicabili di altri.
1. Tagli permanenti: creano meno incertezza ed evitano risparmio improduttivo per pagare poi le maggiori tasse future.
2. Tagli ai più ricchi: abbiamo bisogno di incentivi all' arricchimento.
3. Tagli delle tasse sul capitale: il capitale risponde più prontamente del lavoro ai tagli.
Il precariato? Un problema marginale.
"... Io so, ricordando la mia giovinezza, che stabilità e sicurezza non sono le questioni che occupano di più la mente dei giovani. Sì, la domanda del posto di lavoro e con ciò quella di avere un terreno sicuro sotto i piedi è un problema grande e pressante. Ma allo stesso tempo la gioventù rimane comunque l’età in cui si è alla ricerca della vita più grande..."
Meno fede, più paura. Logico
E' anche così che siamo precipitati nella Società dei Terrorizzati Piagnucolosi (e non esito a mettermi nella schiera).
venerdì 3 settembre 2010
Matematiche carine
... niente paura... basta un bacetto e si trasforma in qualcosa di più carino:
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Musiche distrutte dal dolore
Meglio "pensare l' ascolto" o "sentire l' ascolto"?
Cos' è la musica: una sequenza ordinata di suoni? Una descrizione delle emozioni dell' artista? Una fonte di emozioni per l' ascoltatore?
No, nulla di tutto questo.
Scrive Tovey commentando Beethoven e Brahms:
«Il primo episodio [del secondo movimento dell’Eroica] è un normale trio in tonalità maggiore, che inizia in un’atmosfera di consolazione e per due volte esplode nel trionfo. Dopo, la luce si spegne e il tema lugubre fa ritorno … Successivamente fa il suo ingresso, finalmente, l’inizio di un nuovo messaggio di consolazione, ma esso svanisce e il movimento si conclude con un’ultima enunciazione del tema principale, i cui ritmi e i cui accenti sono completamente distrutto dall’angoscia. Qui segue [nel primo movimento della Prima Sinfonia di Brahms] un bellissimo passaggio preparatorio al secondo soggetto; un commovente diminuendo, che inizia rabbiosamente … e si ammorbidisce (nel mentre passa rapidamente attraverso delle tonalità molto distanti) verso toni di profonda tenerezza e pietà ….»
Tovey, Essays in Musical Analysis: Volume I, Symphonies, Oxford University Press
Scrive Kivy commentando Tovey:
"... quella di Tovey è una descrizione dove le qualità emotive vengono ascritte alla musica stessa, poiché la musica ha un proprio sentimento, che non è né quello del compositore, né quello dell’esecutore, né tantomeno quello dell’ascoltatore. Tovey, è chiaro, sa bene quale sia l’oggetto di cui egli presumibilmente sta parlando: non Beethoven, non Brahms, e nemmeno Tovey, ma la musica. Non è né Beethoven né Tovey ad essere consolato, trionfante, lugubre, completamente distrutto dall’angoscia. Solo la musica lo è. Non è né Brahms né Tovey ad essere commovente, arrabbiato, tenero, caritatevole. Solo la musica lo è. Ma una musica essere "distrutta dal dolore"? "Distrutto" è un aggettivo che può evocare molto bene sia il singhiozzo di un sentimento tormentato, sia la discontinuità, frammentazione della sintassi musicale. Vale a dire: ascoltiamo un brano musicale e lo descriviamo come "spezzato dal dolore", perché la sua struttura ci suggerisce una sintesi percettiva che trova in quella particolare declinazione emotiva la sua identità..."
Peter Kivy - Filosofia della musica. Un'introduzione. - Einaudi.
Direi che sia i freddi "formalisti" che i caldi "emozionalisti" sono sistemati.
D' altro canto sia la "struttura" che l' "emozione" mantengono un ruolo centrale, purchè si parli della prima in termini della seconda.
E la competenza dell' ascoltatore? Dove deve orientarsi?
Sulla struttura profonda delle emozioni, ovvero su cio' che le emozioni possono condividere con l' evento musicale.
Il lettore
L' immagine del "lettore di libri" che mi viene in testa istintivamente, non collima molto con quella di Ferguson.
La mia impressione è che purtroppo i libri si coniughino male con la vita reale, e chi si dona anima e corpo ai primi perde gran parte del controllo sui gangli nevralgici della seconda.
Quando lascio una lettura particolarmente intensa mi sento sempre un po' spaesato, mi sento vittima di una qualche menomazione.
Le strade della vita reale sono finalmente mie. Eppure mi accorgo che sto zoppicando, e la colpa, ahimè, è proprio di quelle letture troppo coinvolgenti.
Questa diffidenza non migliora se guardo ai "forti lettori" che nel loro mondo hanno una fama consolidata.
Capita che costoro abbandonino il loro cantuccio claustrofobico per regalarsi un periodo di estroversione sul mondo comune. Magari in politica, o come commentatori giornalistici, oppure...
Eccoli allora sbandare paurosamente. I loro esiti sono piuttosto sconsolanti. La loro "zoppia" è macroscopica e decisamente imbarazzante.
Anche quando si indirizzano nella direzione che ritengo corretta, anche quando sostengono cio' che auspicherei anch' io, sento che il loro contributo contorto fa solo "male alla causa".
D' altronde è cio' di cui parlavo (con nomi e cognomi e date) più sotto, nell' "Apologia della Torre d' Avorio".
***
Per produrre una lettura intensa si richiede un certa capacità di distacco.
Non è un caso che nel "vero lettore" si sia evoluto un organo particolare. E' questo un organo in grado di secernere una singolare sostanza dalle proprietà isolanti.
Come una crisalide, il "vero lettore" si avvolge e si separa da tutto grazie a questo potentissimo anestetico.
Ma l' organo di cui parlo cade facilmente vittima dell' usura e ben presto si guasta sviluppando una sorta di incontinenza. A quel punto gli inconvenienti si moltiplicano.
Non sempre infatti lo si puo' tenere sotto controllo, capita che continui a lavorare indefesso anche dopo che gli si è comandato lo "stop" di rito. Che continui a lavorare anche quando sei in compagnia di altri.
Tu dici "stop", "stop!", "stooop!!", ma lui niente. E allora sono guai.
***
In conclusione: per leggere bisogna rinunciare a molto. E il molto a cui si rinuncia è in gran parte costituito dalla strumentazione (lucidità, tempismo, istinto, empatia, carisma, ricchezza...) idonea ad esercitare un certo ascendente sul prossimo.
Soggettivo e Oggettivo: non fratelli ma padre e figlio
Il suo teorema sta su un rigo e in fondo per molti ( i cosiddetti bayesiani) racchiude tutto cio' che possiamo salvare dell' epistemologia novecentesca.
E cosa c' è di più oggettivo della conoscenza scientifica?
Senonchè la concezione probabilistica bayesiana è di carattere soggettivo (con la probabilità non si indica una frequenza ma il coefficiente di una scommessa). De Finetti ha insistito in modo eloquente su questo punto.
Una conoscenza oggettiva fiorisce così dalla conoscenza soggettiva.
Non solo, aggiungendo qualche ipotesi si puo' dimostrare che... "due persone che discutono giungeranno necessariamente ad un accordo completo su tutte le questioni"!? (qui la nota - un po' incasinata - che valse il Nobel al prof. Auman).
Sono proprio felice che uno dei più grandi "bayesiani" sia stato il Cardinale Newman, neo beatificato da Benedetto XVI nel corso della sua visita inglese.
giovedì 2 settembre 2010
Due "no"
Si sentiva chiaramente la pressione di due domande:
1) Si possono modificare in modo determinante le preferenze delle persone?
2) Ci sono casi in cui ad un governo conviene farlo?
Una bella coppia di "no" è la mia risposta.
Ma è una risposta soddisfacente? Tenterò di mostrare come sia la risposta ottima da dare.
In genere la psicologia evolutiva tende a considerare la "preferenza" come un portato genetico e ambientale.
Se accettiamo questa visione le "preferenze", almeno in via teorica, sarebbero dunque determinabili anche dall' esterno: basta intervenire sulla genetica e sull' ambiente.
Poichè le preferenze di un soggetto riguardano la sua natura profonda, accettare questa visione implica la necessità di abbracciare una visione materialistica dell' uomo.
Ma una simile filosofia è carica di contraddizioni e inevitabilmente produce contraddizioni a go go.
A parità di tutto il resto il buon senso fa preferire una filosofia alternativa, una filosofia coerente: per esempio quella che postula le preferenze come "date", come il frutto cioè dell' interiorità umana.
Ma "tutto il resto" è davvero immutato? Oppure l' approccio empirista mi garantisce soluzioni alternative e più "convenienti" a taluni problemi?
E' proprio di questo che si occupa la seconda domanda, una domanda che sta a cuore all' economista.
Si potrebbe infatti pensare che la manipolazione delle preferenze potrebbe convenire e richiedere un intervento governativo, in quel caso sarebbe stupido negare di poterla realizzare.
Per comprendere questa possibilità basterebbe un esperimento mentale.
Ammettiamo che con una vaccinazione noi ci garantiamo una prole "più felice".
Al fine di garantire una società futura più felice il governo potrebbe imporre questa vaccinazione.
Un governo prudente potrebbe consentire l' astensione dalla vaccinazione dietro compilazione di un modulo.
Certo, "compilare un modulo" non è un costo eccessivo, ma proprio dicendo questo di cosa ci accorgiamo?
Ci accorgiamo che non esistono incentivi distorti che impediscano alla gente di vaccinarsi senza alcun intervento governativo, ciascuno di noi probabilmente desidera figli felici.
Poichè l' economista che è in noi ci garantisce che l' interento governativo è insensato, possiamo permetterci il lusso di conservare il postulato delle preferenze "date", ovvero il postulato classico per cui la soluzione del libero mercato è in genere la più efficiente.
Il postulato delle preferenze "date" ci consente a sua volta di rispondere "no" alla prima domanda.
Ottimo! In questo modo possiamo far nostra una filosofia coerente allontanando le tentazioni di una filosofia altamente contraddittoria e ripugnante al buon senso come quella empirista.
Ma il postulato delle "preferenze date" ci impone poi di rispondere "no" anche alla seconda domanda.
Fortunatamente, come abbiamo visto, una simile risposta non presenta inconvenienti di sorta: l' efficienza è ugualmente garantita.
La Pastasciutta
Se la mamma ti fa la pastasciutta non batte nessuno scontrino, il PIL del paese non cresce e al telegiornale raccontano quanto siamo poveri.
Italia ricca e Italia povera... Minzolini bara... tele Kabul... cadono i governi, succede un quarantotto.
Ma nella realtà non è successo proprio nulla: tu hai mangiato sempre la stessa pastasciutta!
Ecco il maggior difetto del PIL.
Il fatto è che, nello specifico, in Italia si fanno un mucchio di "pastasciutte", talmente tante che il nostro PIL andrebbe aumentato di UNA VOLTA E MEZZA.
Qui in Italia siamo moooolto più ricchi di quel che appare nei confronti internazionali commentati dai TG.
Ma la ricchezza prodotta in famiglia non sembra far notizia.
Forse perchè la famiglia la si vuol rompere per mandare tutti al lavoro, ovvero dove non si muove foglia senza che si batta uno scontrino, così da non sfigurare quando si leggono le statistiche del PIL. Amen.
Di queste cose parla Ichino nella sua conferenza.
Anche lui la famiglia la vorrebbe rompere per mandare le donne al lavoro, ma perlomeno non omette l' essenziale premessa.
link alla conferenza.
Ichino bacchettato.
Perle di Radio Tre: la collana infinita
La sua presenza a Radio Tre è un divertente monito ai "bitter fruit" delle quote rosa.
Il concitato travaglio del suo cogito sembra promettere teorie risolutive e invece... solo perle (a noi porci).
Meglio che niente.
Purtroppo una buona parte delle cose che dice sono semplici (anzi, contorte) contraddizioni.
Peccato, avrei preferito delle "perle".
Purtroppo un' altra cospicua parte è semplicemente incomprensibile.
Peccato, sono sicuro che se si fosse spiegata ci avrebbe regalato un altro carico di perle rilucenti.
Ad un certo punto della discussione (!?) sui diritti con una velina estiva di Fahre (Loredana Lipperini) affronta l' argomento cardine: I Giovani Padani.
I Giovani Padani sembrano usare reiteratamente l' espressione "Il mio suolo"...
Scandalo!!! (me lo sentivo che nel giro di due secondi e mezzo, dopo aver introdotto l' argomento "Giovani Padani", sarebbe scoppiato uno "scandalo" con tre punti esclamativi.
E perchè?
Perchè "il suolo non è loro"?
Noooooo!!! Molto, molto peggio!
Perchè questi qua parlano "COME SE I DIRITTI FOSSERO DI QUALCUNO".
Già, il capo d' accusa è il seguente: "parlano cme se i diritti fossero di qualcuno"
Non racconto palle:
Morale: o la Urbinati abita nell' iper Uranio insieme a tutti i "diritti-di-nessuno"...
... oppure si rassegni, nonostante le origini italiane ha bisogno del traduttore simultaneo quando viene a sudare nella nostra Radio.
Si puo' insegnare la filosofia ai bambini?
Ci provano in molti.
Vagliare i vari tentativi è un modo per apprezzare meglio il nostro catechismo.
Lì c' è già tutto e un buon insegnante puo' far davvero faville.
Chiedo: c' è in giro qualcosa di meglio per introdurre un bambino alla filosofia?
Qualcuno dice che l' Inferno è spaventevole. Forse che le fiabe non sono spaventevoli?
Quando poi si tenta di edulcorare, o addirittura di eclissare il Male... lasciamo perdere per favore... allora sì che si racconta una fiaba, e per di più noiosa.
mercoledì 1 settembre 2010
La sacra famiglia
Se mi darai ad intendere di essere ricco come un Creso, di avere un bel gruzzolo da parte, ma poi cominceranno ad arrivare puntuali i conti insoluti, allora io ti guarderò di sguincio accusando il colpo. E la mia stima scemerà.
Se, quando tornerai alla sera, mi accorgerò che sei passato al bar, che puzzi di postribolo, che strascichi le parole e fai discorsi sconclusionati tentando goffamente di nascondere le tue defaillances, allora, puoi starne certo, al borsino del mio foro interiore le tue quotazioni cominceranno ad erodersi inesorabilmente.
Se, quando ti parlerò nell' ultimo tentativo di rinforzare la nostra intimità perduta, tu mi ascolterai con la maschera di una falsa attenzione, io trasformerò l' antico pianto del mio occhio ormai in secca, in un lento disprezzo che salirà ogni giorno di più, fino a saturare la trappola della nostra invivibile quotidianità.
Se da chiacchere di strada verrò a sapere che nemmeno le case in cui viviamo sono tue, come mi avevi sempre lasciato intendere, allora io mi sbiancherò fino alle labbra, e, nel pensarti come il mia nemico, stringerò denti e occhi. Poi stringerò anche i pugni, fino a mostrare il bianco delle nocche.
Se, impaurito dalla mia indignazione, tenterai di esorcizzarla con frivolezze sconvenienti e sicurezze da galletto, allora vedrai che, nella mia anima onesta, qualcosa contro di te si cristallizzerà come un freddo sasso non più scomponibile, come una blocco di ghiaccio che non fonde neanche all' inferno.
Quando mentirai o compirai azioni vergognose - e ne compirai certamente - ti staffilerò senza pietà, perchè, per via dell' amore che ti ho dato, io sarò esigente con te, sarò implacabile, non mi contenterò della nullità che sei, della tua natura di guscio vuoto, vorrò mutarti, ti distruggerò con l' accanimento di chi vuole migliorarti. E non credere, anche per me tutto ciò non sarà altro che una tortura.
Non dico che...non dico che intermezzi idilliaci non potranno ripresentarsi. Quando il sabato mattina ancora presto, dal letto, udrò il dolce concerto del tuo zufolo contrappuntato da sega e martello mentre traffichi operoso giù in giardino, io sarò pervasa da un senso di calma felice. Di tanto in tanto il tuo lepido commento mi divertirà. Eppure...eppure puntuale sopraggiungerà il freddo, puntuale com' è puntuale nel gelare gli entusiasmi della domenica sera il pensiero al lavoro feriale.
Lo so che, quando sarai con i tuoi amici, avrai sempre la battuta pronta, e loro passeranno il tempo a reggersi la pancia dal ridere, tu farai le tue imitazioni con grande successo - la voce grossa, la voce tremula...- potrai tirare avanti per ore e ore con le tue spacconate, sarai sempre l' ultima a rientrare. Ridi ridi maledetto, che io me ne sto qua a contare ogni centesimo per tirare la fine della settimana, voglio proprio vedere quanto porti a casa questo mese.
Se mi darai ad intendere di essere ricco come un Creso, di avere un bel gruzzolo da parte, ma poi cominceranno ad arrivare puntuali i conti insoluti, allora io ti guarderò di sguincio accusando il colpo. E la mia stima scemerà.
Se, quando tornerai alla sera, mi accorgerò che sei passato al bar, che puzzi di postribolo, che strascichi le parole e fai discorsi sconclusionati tentando goffamente di nascondere le tue defaillances, allora, puoi starne certo, al borsino del mio foro interiore le tue quotazioni cominceranno ad erodersi inesorabilmente.
Se, quando ti parlerò nell' ultimo tentativo di rinforzare la nostra intimità perduta, tu mi ascolterai con la maschera di una falsa attenzione, io trasformerò l' antico pianto del mio occhio ormai in secca, in un lento disprezzo che salirà ogni giorno di più, fino a saturare la trappola della nostra invivibile quotidianità.
Se da chiacchere di strada verrò a sapere che nemmeno le case in cui viviamo sono tue, come mi avevi sempre lasciato intendere, allora io mi sbiancherò fino alle labbra, e, nel pensarti come il mia nemico, stringerò denti e occhi. Poi stringerò anche i pugni, fino a mostrare il bianco delle nocche.
Se, impaurito dalla mia indignazione, tenterai di esorcizzarla con frivolezze sconvenienti e sicurezze da galletto, allora vedrai che, nella mia anima onesta, qualcosa contro di te si cristallizzerà come un freddo sasso non più scomponibile, come una blocco di ghiaccio che non fonde neanche all' inferno.
Quando mentirai o compirai azioni vergognose - e ne compirai certamente - ti staffilerò senza pietà, perchè, per via dell' amore che ti ho dato, io sarò esigente con te, sarò implacabile, non mi contenterò della nullità che sei, della tua natura di guscio vuoto, vorrò mutarti, ti distruggerò con l' accanimento di chi vuole migliorarti. E non credere, anche per me tutto ciò non sarà altro che una tortura.
Non dico che...non dico che intermezzi idilliaci non potranno ripresentarsi. Quando il sabato mattina ancora presto, dal letto, udrò il dolce concerto del tuo zufolo contrappuntato da sega e martello mentre traffichi operoso giù in giardino, io sarò pervasa da un senso di calma felice. Di tanto in tanto il tuo lepido commento mi divertirà. Eppure...eppure puntuale sopraggiungerà il freddo, puntuale com' è puntuale nel gelare gli entusiasmi della domenica sera il pensiero al lavoro feriale.
Lo so che, quando sarai con i tuoi amici, avrai sempre la battuta pronta, e loro passeranno il tempo a reggersi la pancia dal ridere, tu farai le tue imitazioni con grande successo - la voce grossa, la voce tremula...- potrai tirare avanti per ore e ore con le tue spacconate, sarai sempre l' ultima a rientrare. Ridi ridi maledetto, che io me ne sto qua a contare ogni centesimo per tirare la fine della settimana, voglio proprio vedere quanto porti a casa questo mese.
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"RE: La Sacra Famiglia"
ric -31/03/2007 19:34
Se tu ostenterai la tua sensualità pensando che sia un lasciapassare per tutti i confini, io lotterò per obbligarti ai tuoi impegni, alle tue responsabilità, ti costringerò a far fronte alla vita. E sarà una lotta furiosa, crudele, sorda; in queste lotte dimenticheremo tutto, tranne il rancore che ci salderà per sempre. Saremo pronti solo per le grandi cose, i grandi sentimenti, i grandi drammi. La pacata sufficienza necessaria alla vita di tutti i giorni ci sfuggirà definitivamente di mano.
Se ti compiacerai di demolire le mie convinzioni più intime, se, data la tua natura, godrai nel vedere il mio tormento mentre frughi, con un brutale cinismo acuto quanto una lama di coltello, nella fede in cui vivo, in cui mi muovo, con la quale nutro la mia vita; allora io tenterò di reagire, dapprima pigolando la mia chiacchera dettata dall' agitazione, ma poi con occhio duro e lucente ti squadrerò accorgendomi che, dentro di me, laddove avrebbe dovuto ardere l' amore, non non ci resta che un vuoto.
Quando il mio odio ti renderà irascibile e definitivamente inaffidabile, allora picchierai i miei figli. Sarà in quel momento che a me non importerà più nulla di te, non m' importerà più niente di cio' che sei, dell' uomo senza spina dorsale, che non dura in nulla, fatto solo della sua vernice esteriore. Romperò il mio disinteresse unicamente per dare spazio a qualche sanguinosa frecciata.
Quando mi offenderai grossolanamente, puoi star certo che continuerò a sbrigare le faccende con le labbra strette. Sono unicamente concentrata nel rendere inabitabile ogni ambiente pervadendolo con l' odore di tragedia e sacrificio. Il solo pensiero del veleno che ho sparso ovunque in questa casa e che comincia a coagularsi facendo effetto, sarà la più santa delle consolazioni.
Se poi un giorno, dopo l' ennesimo tuo gesto di tracotanza maschile, io comincerò a parlarti con gentilezza, come se nulla fosse successo, allora saprai che qualcosa di decisivo sarà avvenuto tra noi, saprai che il mio amore ha ricevuto l' ultimo colpo. Ti vedrò estraneo, e più facili saranno i miei giorni: prima ti odiavo pur soffrendo nel sentirti lontano, ora non più.
***
Di certo avrai orrore che qualcuno possa rendere pubblica questa miserabile storia, allora non temere, allora, nel placare questa tua paura, anch' io potrò rilassarmi e smettere di "coniugare" al futuro, userò finalmente il passato, il passato remoto, sì perchè, caro Walter, qualcuno già lo fece: D. H. Lawrence, lo scrittore inglese, mise tutto nero su bianco nel suo Figli e Amanti. Leggilo finchè sei in tempo e saremo felici! E leggetelo anche voi, mi raccomando
Meno scuola più futuro
1. I bambini hanno abilità differenti.
2. Metà dei bambini sono sotto la media.
3. Troppa gente va all' università.
4. Il futuro del paese dipende dai più dotati.
Progredire risparmiando, da leggere.
martedì 31 agosto 2010
Copyright
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Why the dramatic expansion of German industry in the 19th century? It was the fact that Germany had no copyright law...
http://chronicle.com/article/Putting-Ideas-to-Work/124142/
Filoni in via di esaurimento
Eppure l' istruzione on line è infinitamente più comoda.
Eppure l' università on line potrebbe essere di qualità estremamente più elevata (i migliori prof del mondo a casa nostra).
Eppure l' istruzione on line garantirebbe ai migliori docenti compensi stratosferici.
Eppure...
Ecco, l' istruzione on line e il suo fallimento sono una miniera di informazioni per chi è interessato a svelare la natura dell' istruzione.
Ma siamo sicuri che "i filoni di questa miniera" non siano in fase di esaurimento?
Bill Gates - uno dalla vista lunga - sembra puntare sull' istruzione on line.
Anche per i suoi figli.
link
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Sul termine "religione"
Imbarazzo dei bayesiani (sia credenti che atei).
Proposta: ma perchè non la smettiamo di definire in modo infantile come "religiosa" ogni credenza aprioristica con cui siamo in disaccordo?
link
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lunedì 30 agosto 2010
Feliciometri nell' abisso pascaliano
Capita sempre quando è felice, ma non solo a lui, a tutti: "A" comincia a formicolare.
Se invece formicola "B" (siamo sempre dentro il cervello) Giovanni dice di essere infelice.
Ora sappiamo cosa rende felici Giovanni... e anche Piero. Magari domani potremmo procurare loro una "felicità artificiale".
Quel che non sapremo mai è quanto aumenta la felicità all' aumentare del "formicolio".
Non sapremo mai nemmeno se Piero è pià felice di Giovanni: magari a Giovanni vibra pazzamente la parte "A" del cervello, mentre in Piero la parte "A" è immota, da cio' non potremmo mai concludere che Giovanni è più felice di Piero.
Insomma, la felicità può essere fotografata ma non puo' essere mai resa nè "cardinale" nè "confrontabile".
Ognuno di noi, come diceva Pascal, possiede un' interiorità che è simile ad un abisso.
Why Catholics Don’t Understand Economics
Interessante la distinzione tra "economic good" e "spiritual good".
Anche qui a colpire è "la maledizione del gratuito":
I have what I think is a new theory about why this situation persists. People who live and work primarily within the Catholic milieu are dealing mainly with goods of an infinite nature. These are goods like salvation, the intercession of saints, prayers of an infinitely replicable nature, texts, images, and songs that constitute non-scarce goods, the nature of which requires no rationing, allocation, and choices regarding their distribution.
None of these goods take up physical space. One can make infinite numbers of copies of them. They can be used without displacing other instances of the good. They do not depreciate with time. Their integrity remains intact no matter how many times they are used. Thus they require no economization. For that reason, there need to be no property norms concerning their use. They need not be priced. There is no problem associated with their rational allocation. They are what economists call “free goods.”
domenica 29 agosto 2010
Todd Henderson sull' Insider trading
http://truthonthemarket.com/2010/10/03/brad-delong-on-todd-henderson/
Israel vs. Dr. House
In fondo per Israel la medicina è una pseudo-scienza, non c' è nulla di più sbagliato che trattarla come una scienza vera e propria.
E' per questo che il valore dell' opera medica risiede in gran parte nella vicinanza umana tra i protagonisti (medico e paziente in primis).
Cerco d' immaginarmi un approccio alternativo e mi viene in mente il Dr. House, uno che non perde tanto tempo con il paziente per andare subito al sodo.
Diagnosi, terapia e prognosi, ecco il trittico in cui esprime al meglio il suo genio medico.
Non vedo con regolarità il telefilm, ma Diana forse mi ha edotto quanto basta.
L' arbitro non sospetto di questo match potrebbe essere Robin Hanson.
Penso seriamente che Robin su quel ring alzerebbe il braccio a Israel. E questo nonostante sia una persona molto diversa da lui: umanista l' uno, transumaniano l' altro.
Inizierebbe il suo arbitraggio sentendo le ragioni dei contendenti.
Il Dr. House punta al sodo? Ma per Hanson in queste faccende il "sodo" non esiste, e i numeri sembrano parlare chiaro.
Il Dr. House punta tutto sulla cura? Ma per Hanson noi non andiamo tanto dai medici per curarci, e i numeri sembrano confermarlo.
Direi che a questo punto occorre precisare.
Se noi andassimo negli ospedali per curarci dovremmo concludere che la Sanità è un fallimento, un immenso spreco di risorse.
Certo, esistono alcune tecniche di base ultra verificate, esistono strumentazioni decisive per la diagnosi, esistono medicine imprescindibili che salvano una marea di vite umane che ieri sarebbero andate perdute, ma quel che noi di solito chiamiamo "Sanità" è l' immenso placebo che sta attorno a questo nocciolo duro.
Così pensa Hanson, e i numeri sembrano dargli ragione (è inevitabile per chi guarda prima ai numeri e poi taglia un vestito su misura per loro).
Ma perchè tanto "spreco" visto che non siamo degli stupidi?
Evidentemente noi chiediamo altro alla Sanità, e non solo semplici cure.
Hanson pensa che medico e Sanità ci servano per dimostrare quanto ci "prendiamo cura" di noi stessi e degli altri.
L' importante non è tanto curare (20%) ma prendersi cura (80%).
Per "curare" non occorrerebbe certo l' imponente spiegamento di forze che ostenta il settore sanitario un po' in tutto il mondo!
Il sovrappiù trova quindi la sua spiegazione nell' ipotesi hansoniana, infatti il placebo non cura nulla ma lascia intatto lo "sforzo per la cura", ovvero cio' che ci sta davvero a cuore.
Se quel che ci interessa veramente è produrre quello sforzo, la mastodontica Sanità moderna viene proprio incontro a questo bisogno.
La mia storia recente mi ha fatto frequentare ospedali da mane a sera: Hanson ne esce confermatissimo.
Alla solita domanda: "devo fare anche questo per il bene della piccola?", il più onesto rispondeva ambiguamente: "guardi... non è che sia poi... comunque lei lo faccia... un domani non avrà rimorsi di coscienza".
Tradotto: "guardi, è praticamente certo che non serve a un cazzo, ma lei, visto che farlo è pur sempre un sacrificio, visto che è pur sempre qualcosa di oneroso, visto che è pur sempre qualcosa in più... lei lo faccia in modo un domani da essere sempre a posto con la coscienza".
Altri medici e altre ostetriche rispondono invece in modo magari anche deciso... ma in perenne contraddizione tra loro. E tu resti lì, a soppesare le loro contraddizioni.
Nella Sanità l' imperativo è "fare il massimo" e in particolare "far fare il massimo" per i bambini.
Tre quarti delle cose che fanno e ti fanno fare non servono a "curare" ma a "fare il massimo".
Tu per caso sei un tale che non ha intenzione di "fare il massimo" per il suo bambino? E allora pedala.
Fare quel che serve è routine noiosa da infermieri, "fare il massimo" è roba per geni, roba per il Dr. House. Senonchè gli effetti del "massimo" sono avvolti da nebbie più spesse di quelle che cingono l' Olimpo.
E allora, una volta smascherata la mitologia del "massimo" cosa si può davvero aggiungere alla semplice cura del malato?
Bè, l' unico modo sensato di impreziosire una cura diagnosticabile anche dall' infermiere consiste nel profondere un impegno per un contatto più umano e rasserenante con il malato e il bisognoso in genere.
Diamo alle cose l' importanza che hanno sulla base dei fatti come li conosciamo oggi: 20% alla cura, 80% al prendersi cura; e lasciamo da parte la mitologia del "dare il massimo".
Insomma, assist di Hanson, gol di Israel.
P.S. Lungi da Hanson pensare che la medicina non sia utile (scienza o pseudoscienza che sia).
In altri termini: quel 20% dello sforzo che coincide con la cura è utilissimo e salva la vita, come dicevo.
Ma poi c' è l' 80% restante.
House sembra investirlo ancora sulla pura "cura", ma secondo i dati di Hanson, si schianta contro un muro: la cura non dà più nulla, è una zucca da cui non puoi spremere altro sangue.
Eppure noi uno sforzo supplementare, che è poi l' 80% dello sforzo complessivo, lo pretendiamo.
Evidentemente non abbiamo bisogno di cure - visto che sono inefficaci e noi non siamo tanto stupidi da non capirlo - abbiamo bisogno che "ci si prenda cura".
Proprio oggi la Sara pensava di avere problemi alla ferita (suppurava). In realtà non era nulla di grave, il dott. montoli l' ha vista e l' ha tranquillizzata.
Al momento del congedo abbiamo chiesto se dovevamo disinfettarla con regolarità. Lui, colto un po' di sorpresa, ha detto di farlo pure.
La risposta corretta sarebbe stata "fate quel che volete" ma se avesse risposto correttamente noi LO AVREMMO GIUDICATO MALE. Evidentemente non eravamo in cerca solo di "risposte corrette".
Facciamo un altro esempio: vai dal medico, lui ti visita e ti dice l' essenziale. Poi tu gli fai altre mille domande e lui si sente in dovere di rispondere anche se ormai l' essenziale è stato detto e tutto il resto è superfluo. Ma se avesse risposto con un' alzata di spalle alle tue numerose domande TU PROBABILMENTE LO AVRESTI GIUDICATO MALE.
sabato 28 agosto 2010
Perle di Radio Tre: la colllana infinita
Eccolo che spiega una tesi shoccante: gli sconti sui libri danneggiano il lettore.
Mi sa che devo guardarmi li documentario perchè non c' ho proprio capito niente.
D' altronde ci aveva avvisato "è una cosa difficile da capire, non si tratta di concetti idonei all' info-tainment, sono meccanismi che sfuggono al lettore".
Insomma, uno stipa più contraddizioni che puo' in un ragionamento, e crede di farla franca avvertendoci che "le cose sono molto difficili da capire".
Mah, forse a sedici anni mi avrebbe fregato fin da subito, ora no, ora mi deve mostrare il suo documentario che guarderò con occhio critico, puoi scommetterci.
P.S. se non fosse per la faticaccia di isolare l' audio, con le perle di radio Tre farei volentieri una collana tanto abbondano. In queste vacanze ne colgo almeno un paio al giorno e non occorre certo immergersi in profondità.
Cos' è la scienza?
Ma se proprio volete interpellare qualcuno in merito rivolgetevi senza indugio al reverendo Bayes e a Pierre Duhem.
Avete letto "comunità scientifica"? Non leggete oltre!
Cos' è la scienza?
Potremmo dire che è una forma di conoscenza acquisita "contando" i fatti.
Sfrondiamo ancora: potremmo dire che è una conoscenza probabilistica fondata sui fatti.
Sembra che abbiamo finito di rispondere ed invece dobbiamo ancora cominciare.
Infatti tutto parte dalla domanda cruciale: cos' è una probabilità?
Ci sono due scuole di pensiero.
I Frequentisti: per loro la probabilità è il rapporto tra due grandezze oggettive: casi favorevoli fratto casi possibili. La probabilità che gettando la moneta esca "testa" è di un mezzo perchè esiste un caso favorevole (testa) e due casi possibili (testa e croce).
I Bayesiani: per loro la probabilità è una grandezza derivata da un' intuizione soggettiva: se scommetto su un cavallo dato "a quattro", evidentemento attribuisco alla vittoria di quel cavallo una probabilità superiore al 25%.
Ebbene, difficile sapere cosa sia la scienza per chi non sa che l' unica concezione coerente di probabilità è quella fornita dal reverendo Bayes.
Le immagini frequentiste sono una semplificazione utile ma incoerente allorchè intendiamo "conoscere" anzichè "semplificare" il concetto di probabilità. Si tratta di incoerenze più volte mostrate (vedi tag "bayesiani").
Morale: la scienza è una conoscenza sempre "sporcata" dall' intuizione soggettiva e i soggetti sono differenti l' uno dall' altro (si spera).
Che lo sappia lo scienziato mezze maniche, quello che immagina la scienza come un ingranaggio che gira da sè con il pilota automatico saldamente innestato.
E' pur vero che, esperimento dopo esperimento, le conoscenze in ambito scientifico sono destinate a convergere e tutti i disaccordi verranno dissipati prima o poi (teorema di Aumann).
Ma questa convergenza puo' essere ragionevolmente pensata all' infinito.
Per chi la pensa così la scienza è fatta di tante strade soggettive che ciascuno di noi puo' e deve percorrere separatamente, proprio per fedeltà alla natura di questa conoscenza.
Spesso, per proferire con maggiore autorevolezza verità faziose, ci si gonfia il petto e si lascia scivolare nel colloquio l' espressione "comunità scientifica": lo sostiene come un sol uomo la "comunità scientifica".
Ma è proprio quando la "comunità scientifica" parla come un sol uomo ad essere sospetta. Sembra quasi che voglia sbaraccare mandando in pensione la scienza.
C' è chi vuol far finire la storia e chi vuol far finire la scienza.
L' espressione "comunità scienfica" è sommamente ingannevole poichè mette l' accento su cio' che accomuna anzichè su cio' che separa, ma è solo cio' che separa a rendere genuinamente "scientifica" quella comunità.
venerdì 27 agosto 2010
La bontà delle favole vale zero
Ma quasi sempre si puo' anche girar pagina senza ripensamenti: la firma segnala subito l'avversione ideologica e aprioristica che inquina ogni possibile messaggio; voci del genere si autoestinguono, secernono un veleno che è anche antidoto. Non hanno nessuna voglia di farsi ascoltare dagli "altri" e quindi noi non le ascoltiamo.
Ma Panebianco non ha certo una voce tanto querula, lui puo' e deve essere letto.
Il principe degli editrialisti mette in guardia la Chiesa da minoranze organizzate che agiscono al suo interno.
Si parla di immigrazione.
... a giudicare dalle prese di posizione di una parte almeno dei vertici della Chiesa sembra che, spesso, essi siano più influenzati dall' attivismo delle minoranze cattoliche impegnate nel volontariato pro immigrati che dalle opinioni, se non prevalenti, certo fortemente rappresentate (secondo i sondaggi) fra i fedeli che frequentano le funzioni domenicali...
Non è tanto una questione "democratica", quanto di realismo e onestà.
Abbiamo già visto a più riprese come la Caritas, per esempio, tarocca i dati sulla povertà pompandoli a dismisura. Il problema non è il taroccaggio ma il fatto che lo si reputa lecito se fatto con buone intenzioni.
Qualcuno vorrebbe infatti una Chiesa impegnata nel diffondere solidarietà e fratellanza tra gli uomini; il realismo non ha senso ed è controproducente, la Chiesa ha solo un messaggio e deve urlarlo più forte che puo': amatevi.
A compensare ci penseranno altri, noi della Chiesa siamo solo una rotella dell' ingranaggio e dobbiamo ruotare sempre nel solito senso.
L' immigrato delinque? Fa niente, amalo.
Il rom vive di espedienti? Fa niente, amalo.
Il messaggio non deve valere solo per il singolo cittadino ma anche per il legislatore: amate! perdonate! Fatelo il più possibile, fatelo sempre, fatelo quando scrivete le vostre leggi.
Perchè la Chiesa ritorni alla bontà occorre costruire il paese delle favole, solo lì esiste la Fata buona, e molti si mettono d' impegno e sciolgono le briglie ad una fantasia accorata.
Attenzione Papa Ratz, non lasciarti irretire troppo dai favolieri.
Chi non si fa certo irretire è il Cardinal Biffi. Ricordiamo le sue profetiche parole proprio sull' immigrazione.
Disse che lo Stato sembrava essere stato colto di sorpresa dall’ondata migratoria, mostrando incapacità di “gestire razionalmente la situazione entro le regole irrinunciabili e gli ambiti propri dell’ordinata convivenza civile”.
Ma disse che anche la Chiesa appariva smarrita:
“Sono state colte di sorpresa anche le comunità cristiane, ammirevoli in molti casi nel prodigarsi prontamente ad alleviare disagi e pene, ma sprovviste finora di una visione non astratta. [...] Le generiche esaltazioni della solidarietà e del primato della carità evangelica – che in sé e in linea di principio sono legittime e anzi doverose, quale che sia la razza, la cultura, la religione e la legalità della presenza dell’uomo in difficoltà – si dimostrano più generose e ben intenzionate che utili, se rifuggono dal commisurarsi con la complessità del problema e la ruvidezza della realtà effettuale.
“Anche nella nostra esplicita consapevolezza di pastori [...] abbiamo avuto in merito due estesi documenti. [...] Ambedue sono più che altro (e doverosamente) tesi a costruire e a diffondere nella cristianità una ‘cultura dell’accoglienza’. Manca invece un po’ di realismo nel vaglio delle difficoltà e dei problemi; e soprattutto appare insufficiente il risalto dato alla missione evangelizzatrice della Chiesa nei confronti di tutti gli uomini, e quindi anche di coloro che vengono a dimorare da noi”.
E adesso bisogna scegliere tra la bontà delle favole dei "cristiani adulti" e l' umanità biffiana da calare in un mondo vero.
Finora la Chiesa ha sempre scelto il mondo vero, ora cosa sceglierà?
Finora la Chiesa ha sempre privilegiato il "tutto" alla parte in commedia? Ora accetterà di farsi vaccinare dalle parole di Biffi?
U.S. church-run hospitals provide higher quality care
E non è tutto:
doctors who hold religious beliefs are far less likely to allow a patient to die than those who have no faith
link
Il fanatico della scienza ha tutto il diritto di dire: "... ma quando ti fa male la pancia vai all' ospedale, mica dal mago...".
Chissà, forse tra un po' il fanatico religioso potrà dire: "... ma quando vai all' ospedale e la cosa è seria vai dal medico religioso, mica dal primo che passa...".
Berlusconismo latente
Il teologo si è svegliato un po' tardi ma non ha certo tutti i torti.
Come puoi un giorno dire che Berlusconi è il male in terra e il giorno dopo fare affari con lui finanziandolo?
Il mercato in fondo è una democrazia capillare e sofisticata in cui votiamo tutti i giorni. Non solo, possiamo pure pesare il nostro voto.
Mancuso si è accorto solo oggi di votare tutti i giorni per Berlusconi, e di farlo pure con un voto assai "pesante" (chissà che impressione). Da qui i suoi problemi di coscienza.
Ben arrivato sulla terra!, viene voglia di dire.
Altri "berlusconiani" che scrivono per Mondadori e per Einaudi hanno reagito, ne abbiamo sentite di tutti i colori. Sorvolo.
Non sorvolo però su un "berlusconiano" sorprendente, Eugenio Scalfari.
Anche lui accorda da anni l' autorevole preferenza a Berlusconi, e la giustifica dicendo:
1) che il problema resta quello del “gigantesco conflitto di interessi del capo del Governo in carica";
2) che finché Einaudi (Scalfari scrive per Einaudi) mantiene l’attuale autonomia rispetto alla proprietà, lui, Scalfari, e con lui tanti altri resteranno con Berlusconi;
3) che se ne andrà quando queste condizioni non siano più in essere.
Riassunto: il conflitto d' interesse è un problema, ma finchè non crea problemi, come problema possiamo trascurarlo. Da ultimo, si riserva in futuro, forse, di non votare più il magnate di Arcore.
?
Quanto riportato non è una gaffe fatta pensando tra sè e sè, non sono pensieri privati. E' la solita pallosissima articolessa che inizia in prima pagina di Repubblica e non si sa mai dove finisce, quel periodico fiume di parole squinternate quanto si vuole ma "ufficiali" che quasi nessuno leggerebbe in assenza della sintesi di zelanti sbobinatori.
E adesso, prima delle conclusioni, una parola sul "fratello scemo", ovvero il voto che non conta: quello politico che affido ogni tot anni alla mia volatile scheda elettorale.
La sua scarsa rilevanza è facilmente compresa: 1) non incide sull' esito finale 2) non mi responsabilizza in modo concreto 3) non ha molto senso meditarne l' uso: me lo regalano e m' impongono di regalarlo.
Detto questo, chiunque capisce che qualora il voto accordato con la scheda e il voto accordato con il portafoglio divergesse, per capire le reali preferenze dell' individuo dovremmo guardare al secondo.
Conclusioni: Scalfaro è molto più "berlusconiano" di me.
Viene voglia di dire: ma caro Barbapapà... ma perchè hai triturato i coglioni ai berlusconiani per decenni quando poi ti fai bastare una giustificazioncina tanto banale per continuare integerrimo la militanza berlusconiana?
In altri termini, avendo votato Berlusconi in questi anni, potrei avvalermi degli argomenti suggeriti da Scalfaro, ma non ne sento poi tanto l' esigenza, in fondo non sono berlusconiano a tal punto da potermi equiparare a Scalfaro, Mancuso e a parecchi altri pezzi da novanta... praticamente dei gerarchi. Solo chi si è spinto così in là nel sostegno a leader discutibili è chiamato a giustificarsi. Solo per loro ci sarà forse in futuro la Norimberga che tanto vorrebbero.
giovedì 26 agosto 2010
Libera scuola in libero stato
In materia spirituale, lo scambio civile è di questo tenore: ti prometto di non usare la forza della legge per importi la mia religione e ti chiedo di fare altrettanto. La libertà di coscienza è troppo importante per me e non vorrei mai che una maggioranza forzi una minoranza in queste materie. E, te lo assicuro, lo direi anche se facessi parte della maggioranza.
Lo stesso dovrebbe valere per la scuola. Anche se sono un "Cristiano rinato" mi offenderebbe un governo che emanasse una legge volta a rendere obbligatoria per tutti i bambini la lettura della Bibbia, oppure andare a Messa fino ad una certa età. Per lo stesso motivo mi sento offeso quando la politica delibera leggi in cui obbliga i nostri bambini a leggere certi libri di biologia o di matematica, oppure fissa per loro un tempo minimo di permanenza a scuola.
Non ho mai visto un olio filare così liscio.
Come si puo' ancora essere laici e contrari alla scuola libera?
Un link per sintetizzare megllio la visione liberale.
Novello stregone
Non è così difficile, lo riconosci subito: è quello spirito che pur di liberare le sue pulsioni antiscientifiche arriva ad ignorare quasi per intero il pensiero epistemologico novecentesco.
Definire la scienza è impresa disperata, eppure qualche paletto l' epistemologia novecentesca l' ha pur messo.
Ci ha insegnato che la scienza include, non esclude; che la scienza dà la parola, non silenzia.
Ci ha insegnato che la scienza vive di concorrenza tra le idee, che tutti hanno diritto di sperimentare, che nessuno puo' essere espulso dalla competizione con provvedimento autoritario.
Ci ha insegnato insomma che una teoria puo' essere al limite sospesa ma mai scartata.
Come riassumerlo in due righe?
All'inizio del secolo Carnap credeva che il metodo scientifico potesse verificare la teoria "una volta per tutte".
Popper, avvalendosi di strumenti logici, dimostrò che questa credenza era a dir poco ingenua.
Negli anni cinquanta Popper credette di poter dire che il metodo scientifico potesse confutare la teoria "una volta per tutte". Secondo lui esistevano esperimenti cruciali.
Questa credenza si rivelò, se possibile, ancora più ingenua.
Dal punto di vista logico questa ingenuità fu dimostrata dalla tesi Duhem-Quine.
Dal punto di vista fattuale l' ingenuità fu smascherata presto dalle ricognizioni storiche dei popperiani stessi: Feyarebend, Lakatos, Laudan, Kuhn...
Il novello stregone ama burocratizzare la scienza, l' espressione "una volta per tutte" lo manda in visibilio, il novello stregone desidera ardentemente che la scienza vesta i panni dell' Ufficiale Giudiziario, vorrebbe una scienza armata del timbro dell' ufficialità, una scienza che escluda, che silenzi al più presto le voci discordanti in modo che non si possano sentire mai più.
Il novello stregone, per pacificare i suoi desideri, deve per forza di cose resuscitare vecchie ingenuità, far finta che il pensiero epistemologico novecentesco non sia mai stato pensato, deve poter pensare che il pensiero critico, minoritario, già confutato possa essere bruciato "una volta per tutte" sui roghi ai quali ama scaldarsi digrignando i denti.
martedì 24 agosto 2010
Miseria del proceduralismo
Il proceduralista è vittima dell' impellente necessità di distinguere tra "legittimità" e "giustificazione": la prima riguarda i diritti, la seconda i precetti etici.
Ma perchè?
Per il giusnaturalista in fondo questa distinzione è pedante visto che per lui ciò che è giustificato è anche legittimo, per quanto a volte illegale.
[Attenzione: cio' non significa che tutto cio' che è legittimo sia giustificabile].
Il proceduralista è afflitto da una visione dei diritti particolare, è questa visione che rende necessaria l' apparente pedanteria che sfoggia.
Immaginatevi di dover inventare un diritto al giorno!
[per molti non sembra essere un problema, recentemente qualcuno si è perfino inventato il diritto alle vacanze!]
Ebbene, il "proceduralista" in genere ha proprio questo vizietto: la sua testa è sempre in ebollizione nel tentativo di isolare un nuovo diritto e presentarlo tra squilli di tromba all' Assemblea dell' ONU (diritto ai pasticcini, diritto al lavoro, diritto all' acqua, diritto al massaggio thailandese, diritto ad avere la mamma giovane, diritto alle vacanze, diritto all' esproprio proletario, diritto di occupare le scuole, diritto di abortire...).
Tenuta insieme con lo sputo, questa congerie di "diritti" improvvisati non puo' che produrre un sistema incoerente: tutto è in conflitto con tutto, il diritto alle vacanze non si concilia certo con quello contrattuale, il diritto al salario minimo non si concilia con il diritto al lavoro, il diritto alla mamma giovane fa a pugni con il diritto alla fecondazione assistita... niente si concilia con niente... che fare?
Il liberale è un tipo fortunato, lui vive in un altro mondo, un mondo in cui esiste un unico diritto: fare quello che si vuole nel rispetto dell' altrui libertà. Fine.
Una volta fissati i confini, alè, il gioco puo' iniziare.
Una simile visione è coerente, non produce alcun conflitto tra i diritti. Si tratta di una visione "armonica", una visione in cui manca del tutto l' "elemento tragico", quello in cui affoga il "proceduralista spinto".
Per "elemento tragico" intendo il caso in cui l'esercizio contemporaneo di due diritti sia inconciliabile.
Un caso di scuola tanto per capirsi: la libertà negativa è per esempio inconciliabile con le forme più diffuse di giustizia sociale, ma questo conflitto non tange il liberale poichè ritiene truffaldino il concetto stesso di "giustizia sociale" e puo' dunque ignorarlo.
Non devo aggiungere altro per chiarire il probabile profilo ideologico del "proceduralista" puro: un sincero anti-liberale o, nel migliore dei casi, un liberale "alle vongole", un liberalismostraziato dai "se" e dai "ma".
La sua visione è ricca di "tragedie" imbarazzanti; indulge in forme di giustizia sociale (welfare) che sospendono in continuazione i diritti liberali fino a farne una caricatura.
Ma come si salva dal coacervo di incoerenze che mina la sua visione?
Semplice, è costretto ad introdurre "procedure" in grado di conciliare in qualche modo tutte le storture prodotte dallasua fervida fantasia.
Per esempio, esiste un diritto alla vita e un diritto ad abortire che entrano in conflitto. Che si fa? Si vota adottando la "procedura" democratica (l' embrione non vota, ma pazienza, qualcuno voterà per lui).
Tali procedure sono mere convenzioni e non rivestono alcun contenuto etico. Seguendo la pedanteria "proceduralista" diremo che servono a legittimare, non a giustificare!
Dietro il "proceduralismo" sta dunque il preoccupante fenomeno della "proliferazione dei diritti" - che poi coincide con la compressione dei diritti fondamentali - e l' incoerenza che porta con sè.
Qualcuno potrebbe pensare al "proceduralista" come ad un freddo formalista. Errore! Ironia della sorte il "proceduralista" è spesso un moralista compulsivo: senza la vocazione al moralismo è difficile riuscire nell' impresa di inventare un diritto al giorno.
Il "proceduralismo" ha giocato un ruolo non secondario nel fare dell' Italia un paese carente di cultura liberale. Quando Bobbio oscura Leoni il liberalismo è compromesso, vengono inevitabilmente sdoganate ideologie che sono degli ossimeri già solo nel nome, pensate ai "liberal socialisti" del partito d' azione! Brrrr. Ecco, ircocervi di tal fatta ebbero inevitabilmente vita breve, cio' non toglie che l' equivoco di fondo si sia perpetuato giungendo fino a noi inquinando le acque.
lunedì 23 agosto 2010
Chiuso!
Non mi meraviglio, il vezzo di consentire l' accesso gratuito nei parchi pubblici fa sì che molti spazi verdi non vengano mai riattati e i pochi rimasti versino in cattive condizioni.
Maledetta mania del gratuito! Le risorse bruciate da questo cattivo costume sono immense in tutti i campi. Viene quasi da chiedersi dove lo spreco sia massimo per indicarlo al pubblico ludibrio.
Si tratta comunque di sprechi invisibili, meglio non contare molto sulla loro denuncia.
In cima alla lista sta comunque il free parking. Eh sì, sembra impossibile ma girando per le città esistono ancora dei parcheggi gratuiti!
Fanno un gran baccano con il riscaldamento globale, la congestione viaria, e poi...
Ancora qualche fonte (link - link).
Ma non spero molto nella resipiscenza dei governanti, come novelli Caligola amano far cadere i fregugli dalla loro tavola e godono al vedere la ridda dei cani baneficiati che accorrono per contendersi e spolpare il maledetto "gratuito".
PAY & SIT: the private bench (HD) from Fabian Brunsing on Vimeo.
Caplan vs. Diana
... Caplan si trova ora di fronte un avversario ben più temibile che lo fronteggia portandolo fuori dal suo terreno...
I fatti.
Il giovane professore ha recentemente anticipato uno stralcio del libro in uscita che riguarda il trattamento della disciplina nei ragazzini.
La sua impostazione sembra quella tipica dell' economista: regole, bastone e carota.
In altri termini: gli incentivi contano, sfruttiamoli.
E' il metodo delle tre "C": chiarezza, coerenza, conseguenzialità.
Diana avversa questo metodo e dice che di fronte ad una violazione delle regole da parte del ragazzino:
devi chiederti perché lo fa... e a quale gioco linguistico sta giocando, magari gliel'hai insegnato tu
Mi sembra quindi che Diana punti maggiormente sulla "ricerca delle cause": intervenendo sulla fonte di certi comportamenti spiacevoli potremo sradicarli.
Entrambe le strategie sono lecite, a questo punto andrebbero valutate in termini di efficienza, ma non è questa la sede.
Il punto è che Diana in passato, a più riprese, ha sottolineato l' esigenza di trattare i minori come dei "piccoli adulti" competenti. Il liberale dovrebbe cioè applicare la visione che ha del "mondo adulto" al "mondo dei bambini". Questo per la buona ragione per cui tra i due mondi non c' è affatto l' abisso che molti vogliono metterci.
Io personalmente non so fino a che punto i piccoli debbano essere trattati come dei veri e propri "soggetti", in fondo se fossero davvero tali non avrebbero bisogno di un tutore.
Ma lasciamo perdere questa questione, l' aspetto che desidero ora sottolineare è che gli auspici di Diana vengono paradossalmente realizzati dal metodo delle tre "C"... molto più che dal metodo proposto da lei stessa.
Solo il metodo delle tre "C" considera il ragazzino come RESPONSABILE delle sue azioni.
Detto in altri termini, solo Caplan assume che la motivazione decisiva per un certo comportamento sia interiore. E sull' interiorità di una persona non si puo' intervenire per plasmarla a nostro piacimento, altrimenti non sarebbe tale.
Sono proprio le lenti con cui il liberale guarda al "mondo adulto"!: un mondo popolato da soggetti responsabili che agiscono in forza di una motivazione interiore.
Il metodo proposto da Diana presuppone che i comportamenti siano determinati alla fonte da cause esterne. Sono queste a pesare molto più delle motivazioni interiori.
Presuppone insomma una psicologia causalista: interveniamo sulle cause e plasmeremo i comportamenti.
Ma l' assenza o la drastica riduzione di responsabilità del soggetto che porta con sè la psicologia causalista, è incompatibile con una visione liberale.
***
Forse ho esacerbato le posizione per rendere più chiaro il disaccordo, perchè a me, leggendo i commenti, sembrava che un disaccordo ci fosse. Attendo comunque fiducioso rettifiche e suggerimenti a questa mia prima impostazione dell' interessante match in corso tra due pesi massimi.
domenica 22 agosto 2010
Libertarianism A-Z: previdenza sociale
Poiché si ritiene che gli uomini non risparmino a sufficienza per la vecchiaia si è pensato di istituire la Previdenza Sociale.
Il fatto che lo schema di fondo sia organizzato in guisa di Catena di Sant’ Antonio (Ponzi scheme) - come nella migliore tradizione delle truffe finanziarie - rende l’ istituto piuttosto instabile oltre che iniquo.
Anche istituzionalizzare la figura del “cittadino imprevidente” logora il cruciale rapporto governati-governanti.
La povertà dei vecchi è un problema. Ma è un altro problema! Ad esso hanno sempre adempiuto la famiglia e la carità privata. In era di Previdenza Sociale questi due nobili istituzioni si sono definitivamente atrofizzate, brutta perdita.
A fianco di “famiglia” e “generosità” potremmo metterci anche un reddito minimo. Tutto, ma non la Catena di Sant’ Antonio!
Le pensioni tradiscono spesso la loro stessa missione diventando fonte di distorsioni imbarazzanti: ci si ritira dal lavoro anche in età in cui si potrebbe continuare a lavorare. Motivo? La pensione è maturata e giunta a scadenza, si passa all’ incasso indipendentemente da tutto.
Le pensioni coercitive diminuiscono anche il risparmio volontario di un Paese. Un bel guaio, sia morale che economico.
Riabilitazione
Io, elettore, so bene che il controllo democratico che potrò esercitare sarà scarso e tengo conto razionalmente di questo sapere quando voto.
Ottima difesa, Democrazia e Mercato 1 a 1.
Eppure qualcosa - il concetto di irrazionalità razionale - potrebbe ancora far pendere il bilancino in favore del mercato.
Chiedo asilo
Il motivo?
Lo stesso per cui non mi convince il diritto di asilo.
Quando una democrazia puo' dirsi autentica?
A volte viene da chiedere agli USA di invadere la Francia o la Germania o qualche altro paese della vecchia europa per ripristinare la democrazia.
Non mi sorprenderei se un francese o un tedesco chiedesse asilo negli USA.
Non mi sorprende che Uwe Romeike abbia recentemente chiesto e ottenuto asilo politico negli USA.
Non scappava dal Sudan, bensì dal Baden Wurtttemberg.
Un triste paese dove si voleva imporre ai figli di Uwe di andare in una certa scuola anzichè in un' altra.
Per il giudice di Memphis che ha concesso l' asilo politico, i coniugi Romeike si sono battuti per il bene dei figli, rifiutando i programmi scolastici ministeriali e l’idea stessa che lo Stato decida in merito ai valori che i giovani devono condividere.
La storia suona al tempo stesso assurda (Germania e USA non sono separati da un abisso) e sensatissima (non esistono motivazioni migliori per chiedere asilo).
Per ripristinare il buon senso forse è meglio levare di mezzo il diritto d'asilo, e con essi dimenticare i progetti per esportare le democrazia. Cho lo Stato si limiti a fare quel che è chiamato a fare.
Segreto scolastico
Non si puo' dire, eppure la Sudbury School esiste.
The Sudbury Valley model of education is not a variation of standard education. It is not a progressive version of traditional schooling. It is not a Montessori school or a Dewey school or a Piagetian constructivist school. It is something entirely different. To understand the school one has to begin with a completely different mindset from that which dominates current educational thinking. One has to begin with the thought: Adults do not control children's education; children educate themselves.
Forse esiste per la felicità di Diana. Di sicuro conferma la visione di Hanson: School isn't about learning!
sabato 21 agosto 2010
Metti il casco, si parte!
Illusionisti per dispetto
Nel XX secolo l' empirismo ha goduto di buona fama e ancora oggi possiamo dire che è in salute.
Strano perchè forse non esiste nulla di più facile da confutare. Bastano pochi controesempi e il gioco è fatto.
Prendiamo l' affermazione "A":
"A": Non esiste nulla che sia interamente rosso e, allo steso tempo, interamente grigio.
"A" è vera, e ciascuno constata che non sono i "sensi" a renderci edotti di questo fatto.
L' empirismo collassa.
Non serve a molto dire che "A" è vera per la definizione che diamo di "rosso" e per la definizione che diamo di "grigio": un' inferenza per derivare "A" è sempre necessaria, non si scappa.
Le regole dell' inferenza sono dunque vere e non vengono apprese tramite i sensi.
Per l' empirismo è uno scacco.
Le regole dell' inferenza non possono poi nemmeno essere definite come "convenzioni".
Se fossero convenzioni allora potremmo definire per convenzione la falsità di "A". Il che è piuttosto assurdo.
Prendiamo una vera convenzione e chiamiamola "B".
"B": in italia si deve guidare a destra.
Anche "B" è vera. Questa verità sì però chè dipende da convenzioni, infatti basta mutare certe convenzioni per falsificare "B" agli occhi di tutti.
Ciascuno vede la differenze tra "A" (vera nella realtà) e "B" (vera per convenzione). Fine dell' empirismo.
Ma allora perchè l' empirismo è ancora tra noi?
Non so, forse per motivi estetici.
Non c' è dubbio che noi conosciamo moltissime cose attraverso i sensi. Sarebbe bello e semplice poter dire che noi conosciamo TUTTO attraverso i sensi, le altre conoscenze, un po' per dispetto, le dichiaro "illusorie".
A chi non viene in mente un' analoga dispettosa fuga nell' illusionismo?
Chi non ricorda una certa estetica materialista?: poichè la mente non è un' entità materiale, allora dichiaro che l' evidenza della sua esistenza è illusoria.
Un albero flessuoso ed elegante, ma sotto un intrico contorto di radici.
venerdì 20 agosto 2010
Ninna nanne da tutto il mondo
Berlusconi al CEPU
"... non preoccupatevi il valore legale del titolo di studio non si tocca..."
Riferito da Franco Debenedetti su Radio Radicale.
Gates andrà in paradiso?
La sua attività filantropica è massiccia.
Ma i suoi veri meriti riguardano le attività lucrative:
Even if Mr. Gates makes progress in achieving his ambitious philanthropic objectives—eradicating disease, reducing global poverty, and improving educational quality—these accomplishments are unlikely to match what he achieved by giving us the amazing capability we literally have at our fingertips to access and spread information. The very doctors and scientists who may develop cures for diseases like malaria will rely on the tools Microsoft supplies to conduct their research. Had Mr. Gates decided to step down from his company and turn to philanthropy sooner than he did, they might have fewer such tools
Comprare vicino? Ma quando mai!
... e se non bastasse...link
Marx Brothers in Africa
I nuovi ingegneri sociali ci danno dentro...
Tre moltitudini
Molti non sanno dissimulare la loro diffidenza verso il mercato.
Molti non capiscono nemmeno cosa sia il mercato.
Ecco, queste tre moltitudini tendono a coincidere.
Vernon Smith è forse la persona più idonea per illustrare questa coincidenza, è forse la persona più idonea ad illustrare la razionalità intrinseca dell' economia.
***
A volte ci si scorda che le "regole" tanto invocate dovrebbero giungere dalla politica.
Ma tutti noi ammettiamo che l' unica "politica" sana sia quella di matrice democratica.
Spingendo oltre la riflessione si deve ammettere che questa preferenza deriva dal fatto che i regimi democratici prevedono una competizione.
Solo la presenza di un elemento competitivo "salva" la Politica.
Ecco, ma se le cose stanno così, è proprio accentuando questo elemento che la politica migliora.
Ma accentuare questo elemento trasforma lentamente la Politica in Economia. Il mercato è infatti il luogo deputato per la competizione.
In ultima analisi è dunque il "mercato" che deve dare regole al mercato.
Un esempio tanto per capirci: il mercato necessita di regole, la politica le fornisce, la globalizzazione spinge la politica verso alcune regole piuttosto che altre.
Ma cio' che chiamiamo "globalizzazione" non è altro che il mercato internazionale.
Cosa è successo? E' successo che il mercato ha regolato il mercato.
Adesso intravvediamo meglio cosa intende vernon Smith quando dice che "l' economia ha una sua razionalità interna".
E magari capiamo anche meglio la coincidenza delle tre moltitudini.
giovedì 19 agosto 2010
Uè uè
C' è molto di tutto: molta cultura, molti libri, molta spazzatura, molta qualità, molto pop e molto elitarismo con la puzza sotto il naso.
Il mondo letterario non fa eccezione.
Da un lato il regno dell' abbondanza ci rassicura e ci esalta, dall' altro ci angoscia facendo uscire il nostro lato reazionario.
E' diventata centrale la capacità di scegliere: passiamo più tempo a scegliere che a consumare.
Fortunatamente il teorema Alchian/Allen ci rassicura: la qualità oggi conviene pù che in passato. Il motivo? lo stesso per cui il vino italiano consumato dagli australiani è di qualità migliore rispetto al vino italiano consumato dagli italiani.
Ma intanto l' ansia di dover scegliere resta.
E' un po' come per il telefono: dopo la privatizzazione una ridda crescente di offerte e di alternative hanno offuscato il nostro orizzonte una volta felicemente sgomberato dalla penuria.
C' è perfino chi ha rimpianto il monopolio con recondite motivazioni molto simili a chi rimpiange l' infanzia: che bello quando altri sceglievano per noi!
La libertà porta con sè la responsabilità e per questo molti la odiano senza poterla odiare direttamente per via della buona stampa di cui gode.
Non è solo il tiranno a limitare le nostre libertà positive, anche la penuria puo' fare la sua parte: niente da mangiare, nessun menù da cui scegliere.
Alzare un peana al dittatore non è elegante, per contro un inno alla carestia è ancora concesso. E' così che l' angosciato dall' abbondanza puo' ancora trovare un idolo a cui rivolgersi.
L' "angosciato" che fa più chiasso in questo periodo è il critico letterario Giulio Ferroni, anche oggi scrive l' elzeviro del Corriere.
Ha le carte in regola per trattare il tema visto che l' ha già fatto oggetto di un famoso libro: "Dopo la fine" (Donzelli).
Ferroni non arriva a dire "che bello quando altri sceglievano per noi", si limita ad un più modesto "che bello quando non c' era granchè da scegliere".
Ferroni si occupa di narrativa, lamenta la "costipazione dei numeri", la "plateale impossibilità di fare il punto della situazione".
Le colpe vengono fatte ricadere sulla prepotente abbondanza, sull' elefantiasi della produzione.
Non ha mica tempo di leggere tutto, Ferroni.
Le rassegne critiche che cercano di isolare il meglio della nostra produzione letteraria, come quella recente curata sul supplemento del 24 ore, appaiono a Ferroni come altamente inaffidabili. Il motivo è esmpre lo stesso e potete leggerlo retrocedendo di qualche capoverso.
A Ferroni viene il capogiro se pensa a tutto quanto viene scritto e detto ogni giorno.
Il titolo dell' articolo suona così: "Critica e qualità uccise dal mercato".
Ma il contenuto dell' articolo non accenna alla qualità, è solo una testimonianza del disorientamento che subisce l' angosciato in preda ai suoi impulsi reazionari.
La gente ha voglia di leggere. E tutto cio' sembra di essere di grave nocumento alla letteratura e alla critica letteraria.
Che bello se uscisse un libro all'anno!
Ferroni potrebbe ritirarsi in campagna, fumare i suoi sigari e nelle volute distillare una pagina al giorno del capolavoro. Lasciarla decantare per un anno, dopodichè far cadere dall' alto la sua ingegnosa chiosa.
Leggere Ferroni non mi fa tanto pensare al panorama letterario italiano, in fondo tutti siamo al corrente della frenetica produzione libraria, mi fa piuttosto pensare a Ferroni. E non sono bei pensieri.
A me Ferroni sembra un po' spudorato.
Senza soffrire di un certo delirio di onniscienza, mi dico, non si puo' soffrire l' abbondanza come la soffre Ferroni.
Ferroni mi appare come quei matti che hanno la mania di avere tutto sotto controllo. Io li rispetto, la sofferenza è sofferenza. Ma anche la pazzia è pazzia.
Non si puo' avere tutto sotto controllo, se oggi lo si puo' ancor meno di ieri la sostanza non cambia.
Ma Ferroni non è matto, cos' è allora?
Forse è un bambino capriccioso. In più spudorato perchè incapace di non esibire il suo capriccio.
Ferroni in fondo rimpiange di non essere onnisciente, di non avere tutto in testa.
Rimpiange che tutti i libri del mondo non riescano a stare sulla sua scrivania. Rimpiange che si scrive troppo e lui non riesce più ad imparare tutto a memoria, si è rotto l' incantesimo.
E' un po' come se mio figlio rimpiangesse di essere nato nel 2010: "se fossi nato nel medioevo a scuola dovrei studiare molta meno Storia!".
Chiunque reagirebbe dicendo: "bambinate!".
E infatti al lamento di Ferroni cade presto il travestimento per assumere alle mie orecchie il tono lamentoso di un puerile uè uè.
Ma caro Ferroni, cosa vuoi che ti dica, in questa abbondanza usa le tue antenne (i tuoi filtri, direbbero Alchian/Allen) per isolare gli autori che ritieni degni e presentaceli.
Abbandona le tue ammorbanti volute di fumo campagnole e datti da fare per costruire dei buoni filtri.
Se qualcun altro ci presenterà autori alternativi che tu non conosci nemmeno, mordi il manicotto e soffri in silenzio.
Devi sapere che non si tratta di una nobile sofferenza, molto più probabilmente è solo invidia cagionata da metodi di cernita che non sono all' altezza.
E' un genere di sofferenza che la gente dotata di un minimo di senso del pudore cerca di nascondere in quanto disonorevole, un segnale della grettezza d' animo.
Inutile esibirla limitandosi ad un camuffamento raffazzonato che vorrebbe vendercela come "critica all' abbondanza" del moderno.
++++
link
mercoledì 18 agosto 2010
Relevant techniques for figuring out my ideology--if I'm dead
Recentemente David Henderson ha toccato con mano ancora una volta questa caratteristica dei media americani.
La verità del reale
Qui troverete solo un vero scrittore che narra veri racconti. Qui troverete alta letteratura.
Il gulag è lontano, almeno quanto lo è la Rivoluzione industriale in Dickens.
In un certo senso l' arte sopraffina di Varlam Salamov penalizza il suo ruolo di testimone. La scrittura fabulistica ci avvince alle storie facendoci dimenticare il posto terribile dove siamo capitati.
Quando accenno alla "fabula" non penso tanto all' incanto di un sogno ad occhi aperti, quanto all' esilio claustrofobico in un' altra dimensione.
Il "reale" sembra essere l' unica via per cogliere il "terribile", ma Salamov sceglie una via alternativa.
I prigionieri, dimentichi e quindi esiliati dal loro passato e dal loro triste destino, sono assorbiti unicamente dalla loro irrilevante lotta quotidiana per giungere a fine giornata, domani si vedrà.
Quando non ha senso formulare un progetto che vada al di là di due giorni, come puo' avere senso... la "dimensione storica" della vicenda?
Il gulag, Stalin, la Siberia, l' Unione Sovietica sono concetti che fuggono per svanire nel nulla, dapprima fuggono dalla testa dei prigionieri, subito dopo dalla pagina dell' autore, e presto anche dalla testa del lettore.
Eccoci in esilio da ogni dimensione storica, eccoci in grado di cogliere la minuscola prigione in cui lo spirito umano viene rinchiuso quando il corpo è rinchiuso nell' enorme carcere siberiano.
In un luogo tanto mostruoso la cosa facile sarebbe quella di indugiare su sentimenti mostruosi, ma i sentimenti descritti da Salamov li abbiamo su per giù provati anche noi sui banchi di scuola o nei luoghi di lavoro.
Perchè l' uomo dia il peggio di sè non sembra necessario che pesi 35 kg e attenda alle sue 20 ore di lavoro giornaliere a meno 50 gradi.
Pesare un terzo del proprio peso forma quando fuori ci sono 50 gradi sotto zero significa stare all' inferno. Cos' ha allora di caratteristico l' Inferno?
Una cosa negativa: predomina il sentimento dell' odio. Ma per fortuna l' odio è solo un sentimento, e allora soccorre la seconda caratteristica, forse positiva: il sentimento non puo' essere coltivato, nemmeno provato a lungo, emerge brevemente per poi scomparire. La vendetta è intorpidita fino ad essere abortita. I pallidi colori pastello dell' invidia ne fanno un fantasma incosistente.
Ciascun racconto occupa poche pagine, è un piccolo ed effimero francobollo.
Si conclude sempre in modo compassato consegnando al silenzio l' essenziale.
Il "terribile" è scontato e mai menzionato, solo l' epifenomeno desta interesse, solo la nota a margine ci parla con tono di verità.
Levi e Trouffaut l' hanno insegnato: svelare un trucco è oggi cento volte più appassionante che narreare le gesta eroiche del santo o quelle blasfeme del diavolo.
Salamov esegue e supera i maestri.
Forse ora anche noi suoi fedeli lettori sedotti per sempre saremmo capaci di sbarcare il lunario in un Lager.
Chissà se Salamov voleva essere cio' che è stato per me. In fondo lui andava predicando che la verità del reale è di un genere tutto particolare.
Secondo lui, fino al secolo scorso, lo scrittore non doveva conoscere troppo bene il suo soggetto: in quel caso avrebbe tradito il lettore in favore di quest' ultimo.
Ma i tempi andavano cambiando, diceva, e lo scrittore doveva divenire uno "specialista", doveva conoscere da dentro cio' di cui parlava. E lui, non per niente, aveva una conoscenza di prima mano del gulag.
Tuttavia, nonostante queste intenzioni, la verità di Salamov anzichè avere l' odore della realtà conserva l' odore della letteratura. Dell' alta letteratura.
Zanna rossa
La moda di portare in serie A chi milita onestamente in serie B, fa parlare molti di lui come di un "grande scrittore".
Cio' mi ha spinto a rileggerlo, il volume dato via con il giornale conteneva una prefazione commossa dell' Oriana Fallaci, una specie di "posto delle fragole".
Veniva ricordato con la lacrimuccia il posto fisico (in alto a destra) dove erano allocati sullo scaffale fiorentino di papa' i volumi di Zanna Bianca.
In lui però ho rinvenuto quel che mi aspettavo: un' onesta militanza in serie B.
Per carità, non è poco, la compagnia è ottima, al suo fianco c' è Andrea Pazienza, le sorelle Bronte, Liala e anche Umberto Eco, tanto per dire. Mica paglia.
Cio' che non tutti sanno però è che London fu un fervente socialista, si schierò in modo inequivoco in favore della rivoluzione e dell' assassinio della classe dirigente del suo paese.
Ancora più nascosto è il fatto che London fu un razzista tutto di un pezzo: "Prima di tutto sono un uomo bianco, solo dopo sono un socialista".
Questo strano coacervo di ideali potrebbe sembrare il frutto confuso della tipica mente confusa che portano a spasso molti artisti, così incapaci di vedere il mondo com'è, forse per l' eccesso di sensibilità.
Ma London non è uno scrittore di serie A e la sua mente non puo' essere tanto confusa.
E infatti...
Il socialismo è un ideale utopico e chi non difetta del tutto di realismo sa bene che deve procurarsi una vittima sacrificale per far girare quell' innaturale macchina.
Il socialismo è una leva potente ma richiede un solido punto di leva per essere azionata.
Gli esempi si sprecano. Il socialismo di Marx richiedeva in modo petulante l' annientamento della classe borghese, il socialismo di Hitler proclamava a gran voce gli ebrei come suo punto di leva, il socialismo scandinavo puntava tutto sull' eugenetica...
Le magnifiche sorti progressive di London, chiedevano solo di sacrificare "negri" ed altra umanità di scarto. La vogliamo far funzionare o no la nostra amata macchina? E allora, non facciamo tanto gli schifiltosi.
Tutto il resto è chiacchiera da artisti, e chi è abituato alla dura vita sotto zero, delle chiacchere non sa che farsene.
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Il London impresentabile è ritratto qui.
Ma la tradizione del razzismo progressista è lunga (anche per i motivi spiegati). Qualche link puo' essere utile.
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Cosa si puo' concludere? Mah, forse che solo l' ideologia liberale mette al riparo da ogni razzismo, destra e sinistra possono sempre finire in quella malsana palude immersi fino al collo.