Nel post precedente la discussione con Diana ci ha spinto su territori interessanti.
Si sentiva chiaramente la pressione di due domande:
1) Si possono modificare in modo determinante le preferenze delle persone?
2) Ci sono casi in cui ad un governo conviene farlo?
Una bella coppia di "no" è la mia risposta.
Ma è una risposta soddisfacente? Tenterò di mostrare come sia la risposta ottima da dare.
In genere la psicologia evolutiva tende a considerare la "preferenza" come un portato genetico e ambientale.
Se accettiamo questa visione le "preferenze", almeno in via teorica, sarebbero dunque determinabili anche dall' esterno: basta intervenire sulla genetica e sull' ambiente.
Poichè le preferenze di un soggetto riguardano la sua natura profonda, accettare questa visione implica la necessità di abbracciare una visione materialistica dell' uomo.
Ma una simile filosofia è carica di contraddizioni e inevitabilmente produce contraddizioni a go go.
A parità di tutto il resto il buon senso fa preferire una filosofia alternativa, una filosofia coerente: per esempio quella che postula le preferenze come "date", come il frutto cioè dell' interiorità umana.
Ma "tutto il resto" è davvero immutato? Oppure l' approccio empirista mi garantisce soluzioni alternative e più "convenienti" a taluni problemi?
E' proprio di questo che si occupa la seconda domanda, una domanda che sta a cuore all' economista.
Si potrebbe infatti pensare che la manipolazione delle preferenze potrebbe convenire e richiedere un intervento governativo, in quel caso sarebbe stupido negare di poterla realizzare.
Per comprendere questa possibilità basterebbe un esperimento mentale.
Ammettiamo che con una vaccinazione noi ci garantiamo una prole "più felice".
Al fine di garantire una società futura più felice il governo potrebbe imporre questa vaccinazione.
Un governo prudente potrebbe consentire l' astensione dalla vaccinazione dietro compilazione di un modulo.
Certo, "compilare un modulo" non è un costo eccessivo, ma proprio dicendo questo di cosa ci accorgiamo?
Ci accorgiamo che non esistono incentivi distorti che impediscano alla gente di vaccinarsi senza alcun intervento governativo, ciascuno di noi probabilmente desidera figli felici.
Poichè l' economista che è in noi ci garantisce che l' interento governativo è insensato, possiamo permetterci il lusso di conservare il postulato delle preferenze "date", ovvero il postulato classico per cui la soluzione del libero mercato è in genere la più efficiente.
Il postulato delle preferenze "date" ci consente a sua volta di rispondere "no" alla prima domanda.
Ottimo! In questo modo possiamo far nostra una filosofia coerente allontanando le tentazioni di una filosofia altamente contraddittoria e ripugnante al buon senso come quella empirista.
Ma il postulato delle "preferenze date" ci impone poi di rispondere "no" anche alla seconda domanda.
Fortunatamente, come abbiamo visto, una simile risposta non presenta inconvenienti di sorta: l' efficienza è ugualmente garantita.