sabato 12 maggio 2018

ABUSO DI COSCIENZA

ABUSO DI COSCIENZA
Ci sono ormai molti programmi per computer in grado di “conversare” con noi, ma come decidere allora quando un software è una persona? In fondo la definizione di “persona” potrebbe coincidere con quella di “software che gira su un hardware chiamato cervello”, se poi la materia prima dell' hardware sia il silicio (computer) piuttosto che il carbonio (corpo umano) questo non dovrebbe fare molta differenza. Resta però un problemino: la coscienza, e in questo senso Turing ha offerto una via per aggirarlo, se non per risolverlo una volta per tutte. Da sempre i filosofi che si occupano di Intelligenza Artificiale si sono bloccati su questo punto relativamente “facile” oscurando così quello difficile, ovvero il fatto che, quand' anche avessimo a che fare con “persone”, si tratterebbe comunque di persone molto differenti da noi, che pongono problemi differenti dai nostri. Esempio: se copio uno di questi software su un altro computer sono di fronte alla medesima “persona”? E se lo copio senza cancellare l'originale? Se spengo il computer che ospita una “persona” commetto un assassinio? E se lo spengo dopo averne salvato il contenuto, scampo la terribile accusa? La “persona” che gira su un certo computer lo possiede come io posseggo il mio corpo? Se una “persona” accumula delle ricchezze, quando si copia o è copiata altrove senza cancellarsi deve condividere il 50% dei suoi possedimenti con la sua copia? Le copie sono responsabili dei contratti stipulati dall'originale quando l'originale si cancella? E quando non si cancella? Se una “persona” potesse votare, potrebbero votare anche le migliaia di copie realizzabili in pochi secondi da lei o da un terzo? Ci sono dei limiti morali che il programmatore deve osservare quando scrive un “software-persona”? Puo' per esempio programmare uno schiavo? Dovremmo considerare il programmatore una sorta di genitore con dei doveri morali verso il suo “software-figlio”? E i doveri delle macchine-persone che scrivono programmi-persona sarebbero gli stessi? Se una macchina potesse leggere il programma inscritto nel mio cervello e lo riportasse su un altro hardware, la mia identità che fine farebbe? E se rimanessi ucciso nell'operazione potrei considerarmi morto o solo “trasferito” senza il mio consenso (sequestrato)? Questi ed altri problemi sono rimasti a lungo nell'ombra poiché quello della coscienza ha occupato indebitamente l'intera scena troppo a lungo.

david friedman future imperfect

CATO-UNBOUND.ORG
Robot citizenship? Saudi Arabia just granted it. What about cyborgs? Or transhumans? This month we look at the politics of the singularity.