LA VALLE DELL’OLONA
Ieri qui c’era l’orso, la fauna selvaggia predominava e potevi camminare nei boschi per giorni. Oggi i capannoni industriali e l’agricoltura moderna rende tutto più uniforme, eppure… Eppure negli interstizi la natura continua ad irrompere: tutto, almeno in questa stagione, è punteggiato dalle macchioline del papavero, qua e là il fagiano passeggia in cerca di semi caduti, il topo campagnolo svicola appena ti avvista, i pidocchi delle piante protraggono fino a sera il loro febbrile andirivieni sugli steli d’erba, anche lo scarabeo sembra instancabile nello svolgere i suoi compiti; non mancano i predatori, a partire dalla volpe e dal gheppio che di tanto in tanto lascia il suo spoglio boschetto per un giro di ricognizione. Nell’apparente squallore la vita si moltiplica, le specie sono quasi tutte importate, a partire dalla coccinella asiatica e dalla felce della Tasmania che orna i rigagnoli puzzolenti. Una cosa è certa: nonostante l’insediamento industriale e l’agricoltura chimica la ricchezza biologica del paesaggio non sembra aver sofferto rispetto ai tempi d’oro dell’orso e dei boschi selvaggi. Le regole della vita continuano ad applicarsi inesorabilmente come prima, salvo che ora l’ Homo sapiens è il perno di tutto, viviamo in un paesaggio altamente modificato da noi ma non meno brulicante di vita. Squallore e biodiversità convivono felicemente cosicché bisogna stare attenti quando ci lamentiamo del paesaggio contemporaneo.