mercoledì 23 maggio 2018

IL BELLO DEL E NEL PIL

IL BELLO DEL E NEL PIL
Un tempo le scarpe decorate con ricami sofisticati erano molto costose a causa della quantità di lavoro artigianale che incorporavano, dagli anni novanta, grazie all’automazione e al basso costo del lavoro cinese, lo stesso prodotto è disponibile per poco. Chi ci ha guadagnato? Il consumatore, visto che su un mercato concorrenziale come quello delle scarpe i prezzi sono crollati. La produttività dei calzaturifici non è cambiata ma lo standard qualitativo dei prodotti sì. Il consumatore incamera un maggior valore estetico a parità di prezzo, un miglioramento che nessuna statistica registra. Nel mondo c’è più benessere senza che ci sia più profitto, gran parte del valore creato con l’estetica non finisce nel PIL. Beni intangibili quali la bellezza sono difficili da misurare, non si riflettono nei prezzi. Il prezzo del cinema – aggiustato con l’inflazione – è lo stesso nel 2001 che nel 1991, e rispetto al 1971 è addirittura diminuito, ma non c’è paragone se confrontiamo la qualità delle sale, un miglioramento del genere non è stato catturato dai profitti ma interamente dal consumatore, oltretutto non viene segnalato da nessun indicatore economico: la qualità si alza e il prezzo resta fermo. In casi del genere il tenore di vita aumenta anche in presenza di reddito stagnante ma poiché i dati non segnalano esplicitamente la cose, si diffonde un ingiustificato pessimismo, si ritiene che il progresso si sia bloccato: l’investimento in bellezza non si riflette nelle statistiche. Destra e Sinistra guardano i dati e lanciano un allarme spesso ingiustificato.
Whether it's sleek leather pants, a shiny new Apple computer, or a designer toaster, we make important decisions as consumers every day based on our sensory…
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