venerdì 25 maggio 2018

PUNIRE O PREMIARE?

PUNIRE O PREMIARE?
Quando ci dicono che “premiare è meglio che punire” restiamo scettici, ricordiamo sempre quella volta che abbiamo ottenuto un miglioramento punendo, oppure un peggioramento premiando. Ma c’è l’inghippo: chi fa male tende al miglioramento a prescindere dalla punizione inferta, e chi fa bene probabilmente peggiorerà a prescindere dal premio elargito. Si chiama “regressione alla media”, un fenomeno che trae in inganno quando in queste materie ci affidiamo all’intuito. Il giudizio ingenuo vuole sempre ficcarci dentro una "causa", anche quando esiste solo la statistica.

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Riccardo Mariani E’ l’errore che fanno molti telecronisti sportivi quando dicono che chi ieri ha fatto bene oggi fa peggio perché si è rilassato o si è montato la testa (mi viene in mente il caso Donnarumma), oppure che chi ieri ha fatto male oggi fa meglio perché sente che non ha più nulla da perdere (il caso di molte rimonte). Forse è ANCHE così ma il motivo fondamentale è la regressione alla media: chi ieri ha fatto bene tenderà a fare peggio mentre chi ha fatto male tenderà a fare meglio per una semplice questione statistica, e questo a prescindere dall’animo interiore.

Il caso che citi è ancora più eclatante. La regressione alla media è esclusa solo qualora io sia perfetto nello svolgere quel compito. Ma la perfezione non è di questo mondo. O meglio, cio’ che la scienza chiama certezza (o perfezione) è sinonimo di probabilità del 99.99…% Il che implica errori statistici e regressione alla media. Sono i nostri bias cognitivi che ci indirizzano nella ricerca di cause e intenzioni anche quando potremmo spiegare con la statistica. Io segnalo questo bias della “causa”, non escludo certo a priori che delle cause parziali esistano, così come non escludo che il telecronista sportivo abbia le sue ragioni nel parlare di campioni con la testa montata o di rimonte “incredibili”.
Gestire
Riccardo Mariani In campo sportivo la chiamano “iella da SPORT’S ILLUSTRATED”: il campione che compare sulle copertine di questa rivista è spesso destinato a peggiorare le sue performance la stagione successiva. L’ingenuo pensa alla iella, chi si crede meno ingenuo pensa invece che la causa della iella sia l’eccessiva fiducia in se stessi, quasi che l’atleta pensasse: “lo so fare e quindi non sbaglierò più”. Il fatto è che se finisci sulla copertina di SI hai senz’altro avuto una prestazione eccezionale e sei quindi statisticamente destinato a fare peggio, l’eccessiva fiducia in se stessi non è affatto detto che conti qualcosa ma il "bias della causa" che alligna nei nostri cervelli ci porta a pensare solo a quel fattore.

Siamo stati abituati a ritenere che all'uomo, in quanto essere dotato di razionalità, sia sufficiente tenere a freno l'istinto e l'emotività per essere in grado di valutare in modo obiettivo le situazioni che deve affrontare e di scegliere, tra varie alternative, quella…
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