La sindrome dell' imboscato
Purtroppo per una buona vita matrimoniale la “regola aurea” della convivenza (“fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te”) serve a ben poco. Prendiamo le faccende domestiche di “casa Mariani”: se, in relazione al tempo disponibile, non partecipo alla pari sono considerato un “imboscato” ma questa accusa mi suona alquanto ingiusta! Date solo un’ occhiata alle case dei coniugi da single: quella di Sara uno specchio, la mia un campo di battaglia. E’ evidente anche a un bambino che non sono un “imboscato”, ho solo degli standard inferiori!
Racconto la mia esperienza perché credo che sia generalizzabile: controllate un po’ - distinguendo per sesso - l’ ordine che vige nelle camere dei collegi universitari. Allora? Vi siete convinti che i maschietti hanno standard più bassi?
I guai, però, cominciano quando, vivendo con una persona dagli standard più elevati, ti accorgi (piacevolmente?) che il disordine relativo in cui sei immerso non raggiunge mai lo standard che ti metterebbero in moto; e ci credo, l’ altro interviene sempre prima! A questo punto, oltre a non avere mai l’ occasione per dimostrare che non sei un imboscato, potresti avere la tentazione di imboscarti sul serio e vanificare le tue scuse tanto ingegnose.
E’ un po’ come per i figli: avrei deciso di prendermela comoda ed evitare quei grandi sforzi che ritengo inutili. Ma – maledizione! - non posso. Non posso perché quello che io evito accuratamente di fare poi se lo sobbarca Sara come extra mettendomi nelle condizioni dell’ imboscato di casa.
Insomma, le cose sono talmente incasinate che non riesco più nemmeno a capire se sono vittima o colpevole. Ho capito comunque quanto sia essenziale volersi bene quando si tratta di organizzare l’ inorganizzabile.