lunedì 19 luglio 2010
Le puttane della lettura
Non si capisce bene: non sembra che chi legge un libro a pagamento abbia un profitto superiore rispetto a chi lo legge gratis.
Però chi è pagato è più probabile che legga rispetto a chi lo deve fare gratis.
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sabato 17 luglio 2010
La Classe
Dapprima si additava la competitività: lo strss ambientale che crea finisce per macinare i ragazzi.
Ma questa accusa non ha retto a lungo, aveva i piedi d' argilla.
Si è passati a qualcosa di più calibrato: il programma mostra l' allievo in perenne conflitto con l' insegnante. Le due
figure non ricoprono con chiarezza il ruolo canonico, questo puo' confondere e spiazzare il ragazzo che guarda ed assimila.
Però anche un film quotato come "La Classe" mostra allievi che si mettono sullo stesso piano dell' insegnante ed entrano in perenne conflitto con lui.
Come distinguere allora l' "autentico" dalla "spazzatura". Cos' è che "edifica" e cos' è che "mortifica"?
Non sarà mica solo un affare di "movimenti di macchina", spero?
La forma è davvero tutto? E se la forma non è tutto, aiutatemi a distinguere la sostanza.
Faccio la mia ipotesi: mentre nel film la selvaggia vis polemica viene da fuori e "La Classe" è un ambiente dove si cerca di arginarla/ordinarla/indirizzarla, nel programma TV si ha l' impressione che l' insolenza sia un prodotto endogenamente crato.
Ma una differenza qualitativa tanto abissale puo' fondarsi solo su "impressioni" tanto fuggevoli?
Nel frattempo propongo un passaggio su argomenti noti: la misurazione delle competenze.
venerdì 16 luglio 2010
La pecora verde
Sine die
Non riesco francamente ad immaginare un settantenne alle prese con DJ, eppure, tanto per fare esempi, 40 anni fa non era certo concepibile un 50 enne concentrato su Pink Floyd o Jimi Hendrix, invece oggi è la norma più normale.
Ma senza andare tanto lontano, se vent' anni fa mi avessero fatto scommettere su quale musica avrei ascoltato vent' anni dopo, la chitarra anarco-punk di Andy Moor avrebbe goduto di una posta molto vicina allo zero.
E invece eccomi qua con il loro disco, Moor+Dj Rapture. Certa musica, per quanto brutale e avida di presente da deturpare, non ha scadenza, purchè si esponga senza paura a tutti gli influssi ancorandosi saldamente alla tradizione.
Oh, povera Holly, che brutta fine ha i fatto... lascia che versi una lacrima per te.
giovedì 15 luglio 2010
All' inferno fa davvero così caldo?
Signori della Guerra, Corti islamiche, crimini, violenza... Ogni tanto il telegiornale ne parla.
Quel che non ci dice è che in Somalia si sta meglio rispetto a quando c' era il governo, e meglio anche rispetto a parecchi Stati governati che erano nelle medesime condizioni di partenza.
Il TG non lo dice, ma il Ben Powell versione 2006 lo diceva chiaramente:
Although Somalia is still poor, the ordered anarchy that has existed since the mid–1990s has actually translated into improved living standards
E lo ribadisce nel 2010 in formato podcast.
P.S. epitome del tutto è il passaggio sulle telecomunicazioni: l' esistenza di numerose zone off limits ha sviluppato una tecnologia wireless che non ha pari nel continente africano.
martedì 13 luglio 2010
Elogio del Senso Comune
Tanto per cominciare gli scozzesi sono simpatici: parlano come fossero al bar e complicano le cose solo quando non ne possono fare a meno.
I tedeschi, ovvero i loro dirimpettai, sono professori che parlano a professori usando il gergo dei professori.
Il senso comune è quella facoltà della ragione per cui noi abbiamo accesso diretto ad alcuni dati della realtà. Vogliamo chiamarli dogmi?
Thomas Reid era ossessionato dall' ossessione dei filosofi di "dimostrare". Non riusciva a spiegarsela, ma perchè non la lasciavano ai matematici?
In particolare notava come i filosofi s' incaponiscono spesso a dimostrare l' ovvio, e questo quando andava bene, perchè molti erano animati dal sacro fuoco di voler dimostrare l' assurdo.
E' il senso comune a farci dire che se una cosa ovvia è ovvia e da lì che bisogna partire senza tante dimostrazioni a supporto. Ma ecco le sue parole:
When we attempt to prove, by direct argument, what is really self-evident,
the reasoning will always be inconclusive; for it will either take for
granted the thing to be proved, or something not more evident; and so,
instead of giving strength to the conclusion, will rather tempt those to
doubt of it who never did before.
Chi non coglie il punto presto o tardi fa la fine di Hume e finisce cotto nella padella dello scetticismo. In alternativa fa la fine di Kant, che nel disperato e lodevole tentativo di salvare baracca e burattini mette in piedi un enorme sistema filosofico zeppo di contraddizioni.
La filosofia del senso comune è una buona alternativa sia a Hume che a Kant, sia all' empirismo che all' idealismo. Ve la vendo volentieri. Comprate?
Reid è stato molto criticato, c' è chi ha fatto notare come l' opera della scienza sia una continua guerra al senso comune.
Penso che una critica del genere vada a vuoto poichè l' attività scientifica deve pur sempre partire da dati di senso comune, ovvero dogmi.
Qualcuno sostiene che se ci mettessimo nelle mani di Reid la terra sarebbe ancora piatta.
Ma perchè? Il fatto che la terra sia rotonda è perfettamente compatibile con il fatto che la vediamo piatta. Il senso comune ci porta ad affermare che la vediamo piatta, nulla di più.
Oso dire che se un essere venisse precipitato sulla terra all' improvviso e non ammettesse la sua "piattitudine", forse non avrebbe nemmeno le facoltà cognitive per scoprire domani che è (quasi) sferica.
L' empirista crede solo a quello che vede per cui se Giovanni butta Giorgio sotto il treno non potrà mai affermare che Giovanni è la causa della morte di Giorgio, questo per il semplice fatto che la "Causa" è un fenomeno invisibile.
Forti del senso comune superiamo con un saltello il crepaccio dove s' inabissa l' empirista.
Il senso comune ha come nemico solo se stesso: si sente minacciato solo quando entra in conflitto con un altro dato ancora più basilare del senso comune. Ecco allora che diventa legittimo rivedere le sue indicazioni.
La filosofia del senso comune ha un punto debole: come ci accorgiamo degli errori?
Alcuni trucchetti ci sono, ma l' obiezione di fondo resta.
La trovo comunque innocua: con un po' di rischio la vita diventa anche più bella! Se poi l' alternativa è quella di consegnarsi ad uno scetticismo ancor più arido ed improbabile.
Penso tutto sommato che Thomas Reid sia una buona guida per chi vuol fare escursioni sicure negli impervi territori della filosofia. Tra quei deserti e quelle foreste ci si perde puntualmente, se poi ci mettete le mille arguzie di professori annoiati che si divertono a confondervi... Ma voi fate un fischio, l' agile Reid arriva con il suo ufficietto portatile e in quattro e quattr' otto vi ricalcola le coordinate consenstendovi di procedere spediti.
... l' ufficio portatile di Thomas Reid
lunedì 12 luglio 2010
Land of Kush
Il canone che sono chiamate a chiosare ha sempre l' aria di essere troppo rigido: un ritmo martellante che precipita presto in un' antivitalistica ipnosi, in una scabra parola che domanda solo obbedienza.
E' dura guidare un popolo nel deserto, l' unico comando che dà frutto richiede una spoglia semplicità al limite del crudele. E il deserto della metropoli non è molto diverso dagli scatoloni di sabbia che conosciamo.
Ma ecco che nei momenti più creativi la varietà dei commenti si muta in un' insospettata infiorescenza: vederla stagliarsi sulle dune è uno spettacolo. Il verbo desertico viene vivificato dalla frescura di un' oasi.
Un disco che comunque non riesco a promuovere.
LAND OF KUSH - Monogamy - Constellation 2010 -
Per percussioni ed orchestra
Il percussionista Martin Breinschmid esegue un pezzo del compositore Leroy Anderson (1908-1975): "Il dattilografo".
sabato 10 luglio 2010
Bambini fra le note
Il bambino campagnolo di Kodaly ha tutti gli oggetti legati al naso da un filo invisibile: ora guarda un falco veleggiare sui pollai. Ancora non si capacita di esser capitato dentro un mondo tridimensionale.
L' ingegnoso bambino di Mendelssohn smonta i giochi, separa le viti dai bulloni e conduce con lo scrupolo di un adulto le sue indagini...
Il bambino idolatrato del Klimperei vive sprofondato nei suoi giocattoli pensando che non esista altro, gioca solo in casa con il pigiama... sarà facile ingannarlo.
Il bambino vanitoso di Schumann gira come un galletto impettito per il cortile sperando che si noti la marsina nuova di zecca.
Robert Schumann - 12 Piano Pieces for Little and Big Children, Op. 85 - Jörg Demus (Piano), Norman Shetler (Piano) - Demusica
Ziltan Kodaly - 7. Children's, youth and female choruses - Cantemus, Dénes Szabó - Hungaroton Classic
Alfredo Casella - 11 pezzi infantili, Op. 35 - Sandro Ivo Bartoli (Piano) - ASV
Felix Mendelssohn - Kinderstücke for Piano Op. 72 - Benjamin Frith - Naxos
Klimperei - 25 songs looking for ears - acidsoxx
venerdì 9 luglio 2010
Il fisco ideale in due mosse
Primo, l' imposta cardine dovrebbe essere sui consumi, cio' garantisce equità ed efficienza: comprime l' odioso arbitrio delle aliquote progressive e non colpisce la voglia di investire.
Purchè ci si ricordi sempre che IGE o IVA non sono imposte sui consumi.
Secondo, per ridurre l' incivile spionaggio fiscale (vera piaga del mondo moderno) ci si affidi a tributi indiretti. Il reddito sarebbe derivato presuntivamente da stime ed indici.
Oggi già esiste un redditometro (tiene conto di casa, auto, assicurazioni...) che viene calcolato a nostra insaputa. Ma si possono introdurre nuovi indici sempre più sofisticati: statura, IQ... purchè lo si faccia senza disturbare il contribuente.
Praticamente ho già finito.
Ricordo solo che i Consumi, ovvero l' imponibile, sono dati da Reddito meno Investimenti. Il Reddito è presuntivo e gli investimenti effettuati nell' anno devono essere documentati dal contribuente.
Accenno solo ad una conseguenza della riforma: sparirebbero d' incanto commercialisti, tributaristi e Agenzia delle Entrate. Basterebbero pochi catasti e un pugno di burocrati.
Le imprese nemmeno sarebbero tenute ad un bilancio fiscale.
C' è poi la questione delle aliquote: per non ricadere in pratiche estorsive direi che non si puo' andare oltre il 10% sul reddito. Penso che tutti pagherebbero volentieri lasciando la mancia.
Utopia? No, solo doverosa segnaletica per chi è in cammino e non sa che direzione prendere.
giovedì 8 luglio 2010
Rimetti a noi i nostri debiti
In epoca adulta, invece, a palleggiare sono io, nella frescura di un treno pendolari. Guardo Magnolia e tento di scoprire il filo rosso che lega tutte le storie.
Tento di non farmi sviare dall' esordio programmatico della pellicola: non penso proprio che ci si limiti ad esporre i ricami del caso, per quanto spettacolari essi siano. Con il caso ci dobbiamo fare i conti, ok, ma non puo' esser tutto lì.
Tento di non farmi sviare dall' ovvio: sono tutte relazioni avariate tra padri e figli. Ma non puo' essere solo un catalogo di brutture.
Tento di non farmi sviare dalla Saretta: solo la lealtà conta e risolve. Non posso uniformarmi passivamente ad un' idea per quanto brillante.
Tento di non farmi sviare neanche da me stesso e dalla vocina nel film che dice "tu ti dimentichi del passato ma lui non si dimentica di te": cerco di spiegarmi.
Il film dura tre ore, per almeno due ore lo studi, ma poi devi concludere e verificare.
Io pensavo di averlo in pugno, avevo concluso che fosse un film sull' Anima.
Cos' è l' anima? Oggi mi alzo e so con certezza che sono la stessa persona di ieri, questa continuità esiste grazie all' Anima.
Chi rinnega la sua anima la paga cara, non creda.
Chi fa a fette la sua vita, e impacchetta le fette più sgradevoli credendo di farle sparire occultandole sotto il tappeto, non s' illuda, il passato torna alla guida di un bulldozer.
Ho guardato tanti film western e queste cose le so bene.
Una sostanza del genere godeva poi anche del supporto formale: tante storie tagliate a fette ed isolate, con l' arte registica in grado di farle interagire in una polifonia: ora la fuga si stringe (una sola immagine per racconto), ed ora si allarga (intere sequenze). Una musicalità avvolgente al punto di trasformare quell' insieme eteroclito in un tutt' uno, al punto da conferire un' Anima all' intero film.
Ma c' era pur sempre Stanley a non far quadrare i conti: un bambinetto, uno che non aveva "pezzi di vita" buttati che tornavano nella notte come zombi a visitarlo. Al limite, quei "pezzi di vita" se li stava vivendo proprio ora nella brutta storia che lo riguardava.
Stanley era una tessera che non entrava nel puzzle. Dicevo, fa niente, c' è sempre una tessera mal sagomata.
Ma poi vennero le rane. Così come Altman fece venire la scossa di terremoto, qui vennero le rane.
Vennero le rane a farmi cambiare idea, a farmela cambiare in senso quasi opposto: dopo le "rane" mi sono convinto che il passato non è tutto, che lo si puo' annullare o perlomeno ridimensionare.
Insomma, si puo' ricominciare.
A me, in piccolo, è successo: mentre litigo con un amico comincia a grandinare, ma parlo di chicci grandi così. Guardo la grandine, poi ci guardiamo per tornare a quella grandine pazzesca. Alla fine di quello strano fenomeno atmosferico, chissà perchè, non ho più voglia di litigare, sono tutto rilassato e pure il mio "nemico". Bene, sta smettendo, devo andare, alla prossima.
A volte una risata vale quanto grandine e rane. Dovete incontrare quel tale con cui avete da sempre rapporti molto tesi, ma nel corso dell' incontro a base di frecciatine succede qualcosa - lui inciampa buffamente, oppure alla tele danno un film di Toto' e una battuta surreale s' insinua tra voi - fate insieme una crassa risata del tutto casuale, la fate insieme e dopo sentite che non puo' e non deve essere più come prima.
A volte sono i micro-traumi a congiungere ancor più di una risata. Quando facevo l' istruttore militare dovevo andare alle quattro del mattino nelle camerate a dare un' immotivata sveglia con un paio di petardi. Era un trauma per tutti. Quel micro-trauma insensato vissuto insieme serviva per unire la truppa, per livellarla, per creare cameratismo. E funzionava di brutto. Cos' è un raudo sotto il letto alle quattro del mattino? Lo sappiamo solo io e il mio vicino di branda, c' intendiamo con un' occhiata e non riusciamo a dire niente in merito, tu non potrai mai saperlo.
Con le rane interpretate così si giustifica persino un difetto del film: la recitazione sovraeccitata, direi quasi "mucciniana". Serve per far esplodere meglio la bomba distrattiva dello straordinario, nonchè a diffondere la rilassatezza che ne è la conseguente radiazione.
Padre e figlio si confrontano senza considerarsi, chiusi nei propri dolori ed ostili come sempre. Cade la prima rana e già la linea del sopracciglio paterno muta leggermente, non ha più la stessa ostinata curvatura, quella curvatura che per i due era di dovere stando al reciproco cospetto; ora invece cambia, si addolcisce, forse si puo'...
Le rane sono il segnale: ora! Ora è il momento buono, il momento buono per cominciare o per ricominciare, approfittane, fallo, i tuoi debiti sono rimessi.
Un momento buono che grazie alla misericordia di chissà chi arriva sempre, anche in punto di morte.
La dinamica dei bilanci pubblici
Charles Adams
Da un punto di vista statico Adams è inappuntabile, ma da un punto di vista dinamico?
Anche.
Questo per la buona ragione che qualsiasi aumento di entrate viene inevitabilmente speso dalla politica, persino prima che si sia realizzato. Volete qualche esempio?
Se siamo arrivati a far spendere dal burocrate il 50% delle ricchezze prodotte quando un tempo non si azzardava oltre la soglia del 10%, un motivo ci sarà. Magari la retorica della "lotta all' evasione" un ruolo nello sfacelo ce l' ha.
mercoledì 7 luglio 2010
Alla ricerca del nulla
Certo che ascoltando Frati, rettore alla Sapienza, la tesi accresce la sua credibilità:
"Il 30% dei ricercatori a Giurisprudenza non ha prodotto nulla nell’ambito della ricerca scientifica, e in generale alla Sapienza il 10% dei ricercatori non ha prodotto nulla in 10 anni... Queste persone vanno cacciate dall’Università"
Fasciodemocrazia
ma sentite questa.
Scrive Bartolomeo Di Monaco:
Lo confesso: a vederlo e a sentirlo parlare, quel Luca Palamara, il presidente cioè dell’Anm, dà una sensazione sgradevole. Ha una espressione troppo furba per potergli credere. Dovessi stipulare un accordo con lui, mi farei assistere (avendone i mezzi, e non li ho) dai migliori specialisti internazionali. E non sarei sicuro lo stesso...
Insomma, Di Monaco ci rende noto che secondo lui Palamara ha una faccia "da furbetto".
Palamara querela chiedendo 100.000 euro di risarcimento e facendo chiudere il sito.
A quanto pare Di Monaco non puo' pensare che Palamaro abbia la faccia da furbetto.
Pensare certe cose è reato. Riferire il proprio pensiero è un crimine diffamatorio, come se il pensiero di Tizio appartenesse a Caio.
Io, povero ingenuo, credevo che la diffamazione si configurasse come una truffa. No! E' una vero e proprio limite alla libertà di pensiero. Una delle tante continuità tra democrazia e fascismo.
martedì 6 luglio 2010
Il GT del quanrto secolo
Ci fanno sentire nelle mani dell' invasore?
Alzeremo dunque le barricate contro questa musica, simbolo della subdola colonizzazione canora?
In realtà, in passato Mediolanum le barricate le alzò con successo, ma non contro quella musica, bensì grazie ad una musica chiaramente imparentata con quella: il nemico da respingere veniva da nord, era l' arianesimo, e la medicina musicale per alzare il morale alla truppa (la folla resistente stipata nelle Basiliche) era genitrice di quella che esce dai GT.
Alla testa di Milano, il milanese più degno di sempre, parlo del tedesco Ambrogio. E a riferire le eroiche gesta del crucco, un altro grande amico di Milano, l' africano Agostino (mia mamma non ci crede ancora che era africano... "ma va là...").
Le ridondanti melodie orientali che veleggiavano nelle volte ambrosiane, anche se ascoltate senza l' ausilio di un Gt che sgasa, rimangono inequivocabili. Esempio:
La vera colonizzazione musicale venne più tardi, da "Roma", con lo splendido gregoriano come grimardello.
Ensemble Organum, Marcel Pérès - Chants de l' eglise milanaise - Harmonia Mundi.
Fatherhood 101
A proposito di padri geniali tirocinanti...
Nathaniel Hawthorne, Venti giorni con Julian (Adelphi 2004), 8 euro
Il 28 luglio 1851 Sophia, la moglie di Nathaniel Hawthorne, parte con le due figlie Una e Rose per far visita ai suoi genitori, lasciando a casa il marito e il figlio Julian di cinque anni, da soli. In quei venti giorni Hawthorne tiene un diario delle sue giornate con Julian. Il bagno la mattina, la pettinatura dei ricci, le passeggiate in campagna.
Il modo migliore per farsi un'idea o un'impressione vivida di un paesaggio è quello di sedervisi dinanzi e mettersi a leggere, o immergersi nei propri pensieri; così poi, quando gli occhi vengono attratti dal paesaggio, si ha la sensazione di cogliere la Natura alla sprovvista, vedendola prima che abbia il tempo di mutare aspetto. L'effetto non dura che un istante, e svanisce non appena se ne diviene consapevoli; ma, per quell'attimo, è reale. (...) Il mistero è svelato, e l'istante dopo ridiventa un mistero.
- Antonio Spadaro, "Civiltà cattolica” (gennaio 2010) qui
Regalmente ridicoli
Non è passato molto tempo da quando il mondo occidentale si chiedeva se i giapponesi non fossero davvero la razza superiore che affermavano di essere quando, nella guerra del Pacifico, misero in gionocchio gli USA, la Francia, la Gran Bretagna e i Paesi Bassi. Anche se alla fine vennero sconfitti, la ferocia combattiva dei loro guerrieri era sbalordiva.
Senza pronunciare alcun comando, li comandava un omino chiuso in un palazzo e quasi mai uscito da lì, si trattava dell' incarnazione di Dio in terra: l' Imperatore.
Grazie a dei nati-vecchi come Kaspar Hauser o il Ragazzo Selvaggio, riusciamo a proiettarci alle scaturigini della grammatica, laddove il linguaggio sgorga per la prima volta da non si sa cosa.
Anche questo imperatore è un bambino anziano mai veramente uscito dall' incubatrice del Palazzo Reale. Ad impedrgli di nascere, a tenerlo barricato lì dentro, è il ferreo cerimoniale: ha visto quasi solo zucche inchinate che hanno visto quasi solo il pavimento di Corte.
Ma come passa il suo tempo il dio?
Lo passa acculturandosi, una cultura fiorita nel vuoto pneumatico dell' inesperienza.
Di fronte a questo Dio fattosi carne ci sentiamo come di fronte al campionissimo di Genius, il gioco a quiz per bambini: ammirazione e sfiducia si alternano in noi. Un Gesù bambino coltissimo e mai veramente nato.
Se Dio è tutto, il resto è nulla. Il genocidio di Hiroshima puo' convivere con l' accurata indagine sulle abitudini della Dorilla Convex, abitatrice di corsi d' acqua salmastri nell' alto Giappone.
L' Uomo Dio si reca all' ambasciata dei vincitori per trattare la pace, il breve tragitto in auto percorrendo la Tokio bombardata lo riconosco: è quello del Budda che lascia per la prima volta il suo palazzo per scoprire il male guardando dal finestrino.
Ma il dio nipponico scopre anche i sigari offerti da Mac Arthur e li fuma con la voluttà del ragazzino di terza media che si occulta nei gabinetti.
Gesù scendeva in strada e guardava in faccia i figli di suo padre, anche per questo vestiva alla moda con abiti ricercati che destavano l' ammirazione dei suoi contemporanei; il cristo re dei giapponesi, invece, veste all' occidentale ma con vent' anni di ritardo sulla moda.
Il suo aspetto è ridicolo e regale, risolini ed inchini si alternano al suo passaggio.
Privato della scorta, ridicolmente e regalmente, con l' espressione di Giovanna D' Arco e l' incedere di Charlot, tenta di prendere la porta giusta, quella che lo sottragga alla barbarie di una discussione pratica e lo riconduca al cospetto della Luce di suo Padre, il Sole.
[Peccato, ho cercato a lungo di estrapolare e mettere qua questa scena emblematica di tutto il film, ma il mio dvd deve essere difettoso]
Il film è pesante e non ripaga tutta la fatica. A questo punto preferisco il Sokutov vero, quello ancora più pesante ma che regala rari squarci di spiritualità cinematografica.
Richiesta di chiarimento: ma perchè l' imperatore atteggia continuamente la bocca a quel modo? Boh.
lunedì 5 luglio 2010
Ravasi su scienza e fede
...la scienza si dedica ai fatti, ai dati, al «come»; la metafisica e la religione si consacrano ai valori, ai significati ultimi, al «perché»
ma - come ha osservato acutamente Michael Heller - esistono alcuni tipi di asserzioni che si lasciano trasferire dal campo delle scienze sperimentali a quello filosofico e viceversa senza confondere i livelli, anzi, con esiti fecondi (si pensi al contributo che la filosofia ha offerto alla scienza riguardo alle categorie «tempo» e «spazio»). È così che ha preso vigore, accanto alla sempre valida «teoria dei due livelli», una sussidiaria «teoria del dialogo» propugnata da Józef Tischner che fa leva sul fatto che ogni uomo è dotato di una coscienza e, quindi, ogni ricerca sulla vita umana e sul rapporto con l' universo esige una pluralità armonica di itinerari e di esiti...
Voltiamo pagina e passiamo all' arte, chi non nota il parallelismo?
"...X si dedica ai fatti, ai dati, al «come»; Y si consacra ai valori, ai significati, al «perché»..."
Chi è tenuto a rispondere ai "come" non deve sentirsi sminuito, così come chi affronta i "perchè" non esageri con le invasioni di campo, denuncerebbe un certo dilettantismo.