venerdì 9 marzo 2018

COSA VEDONO I TUOI OCCHI

COSA VEDONO I TUOI OCCHI

Lo scopo degli occhi non è quello da vedere ma di orientarci nel miglior modo possibile. A loro non interessa l'accuratezza ma l'utilità.
Se questo vale per gli occhi, figuriamoci per il cervello.

From the New York Times bestselling author of The Black Swan, a bold new work that challenges many of our long-held beliefs about risk and reward, politics and religion, finance and personal responsibility In his most provocative and practical book yet,…
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Una certa idea di progresso

Una certa idea di progresso

Considero il progresso come qualcosa che migliora la nostra condizione ma nello stesso tempo registro quanto sia difficile da realizzare: il nostro intuito davvero non ci aiuta a imboccare la strada giusta. Certo, è meglio vincere la lotteria che rompersi l’osso del collo, ma non poi così tanto meglio come ci suggerisce il nostro intuito. Nel giro di un anno i vincitori di lotterie milionarie e i paraplegici saranno tornati al loro livello base di felicità, la mente umana è straordinariamente sensibile ai cambiamenti di condizione, ma non altrettanto sensibile ai livelli assoluti.
In generale è altrettanto sorprendente constatare la scarsa attitudine dei soldi a commutarsi in progresso. Lo capisci subito pensando ai tuoi antenati: sei proprio sicuro che – loro, mille volte più poveri di te – fossero davvero così straordinariamente più infelici di te?
Probabilmente la scala sociale (status) conta molto più della ricchezza disponibile, ma a che ci serve allora una società capitalista se l’arricchimento che ci garantisce grazie alle continue innovazioni non si trasforma poi in un reale progresso della nostra condizione?
Forse allora una società del genere è meglio  difesa puntando sulle diversità sociali che fa emergere più che per la ricchezza generata. In una società come quella capitalista, in fondo, ciascuno di noi puo’ trovare la sua nicchia e realizzarsi, almeno in parte. Mia nonna, tanto per dire, vinceva regolarmente la gara delle torte dell’oratorio, e questo la rendeva felice. Insieme agli affetti famigliari le bastava: aveva trovato una sua nicchia.
Se cio’ che conta è lo status piuttosto che il reddito, allora il capitalismo è un gioco a somma zero poiché il mio status cresce solo abbassando il tuo. Ma come tutte le cose “ovvie” forse anche questa triste considerazione puo’ essere falsificata. Quel che conta realmente per il mio appagamento, infatti, non è solo il mio status reale ma anche e soprattutto il mio status per come lo percepisco, finché ciascuno di noi puo’ costruirsi un suo sistema di valori alternativo è concepibile che il mio status – per come lo vedo io – sia superiore al tuo e al contempo il tuo – per come lo vedi tu – sia superiore al mio.
La gente si suddivide così in vari gruppi, e ciascuno di questi gruppi si sente particolarmente importante. I cattolici si sentono superiori ai buddisti, per esempio, altrimenti si convertirebbero al buddismo. E viceversa, i buddisti si sentono superiori ai cattolici, cosicché cattolici e buddisti possono convivere felici, contenti e convinti della loro superiorità. Ma non c’è bisogno di tirare in ballo i grandi sistemi per capire il concetto: se a Natale quando la famiglia estesa si ritrova io mi sento bene perché vinco alla tombola, questa mia soddisfazione non inficia la tua che, avendo la passione per la politica, trai le tue soddisfazioni discutendone da competente nel gruppetto che non gioca a tombola e che si apparta regolarmente vicino al caminetto. Al mondo ci sono un’infinità di preti, presidenti di associazioni, farmacisti, capi dei vigili urbani, piccoli editori, filodrammatiche locali, campioncine di pallavolo… che traggono grandi soddisfazioni dai primati che colgono nel loro gruppo e dal fatto di avere dei valori che collocano il loro gruppo in posizione privilegiata.
Se un prete cattolico dà un particolare valore alla religione cattolica probabilmente considererà la sua condizione di prete un privilegio, si riterrà “superiore alla media”, e cio’ lo renderà in qualche modo felice.
Inoltre, se noi non siamo particolarmente soddisfatti della posizione che ricopriamo nel nostro gruppo possiamo trasferirci in un altro in cerca di miglioramenti.
Ma restano dei problemi, il caso dei “trasferimenti” forse mi facilita nell’esposizione: se noi ci trasferiamo, chi stava sopra di noi nel gruppo che abbandoniamo ora avrà meno gente sotto e quindi anche meno soddisfazione, d’altra parte le persone che ci metteremo “sotto” nel gruppo in cui approdiamo peggioreranno la loro condizione. Viene il dubbio che il gioco a somma zero sia comunque inevitabile anche in una società diversificata per gruppi. A questo punto diventa chiaro che occorre un certo bias percettivo ma anche e soprattutto una pluralità di valori a livello individuale nel gruppo stesso che frequento, in questo senso anche un “gruppo” in cui sono solo, in cui non ho nessuno sotto di me, potrebbe darmi delle soddisfazioni in termini di originalità.
Tiriamo le somme. La società capitalista genera una spaventosa ricchezza anche se probabilmente gran parte di questa ricchezza non si trasforma in progresso, se così stanno le cose è inutile difenderla continuando a rimarcare questa sua caratteristica. Per fortuna si tratta di una società multidimensionale che esalta il soggettivismo, la diversità, il politeismo dei valori, è la società che offre maggiori possibilità di “conversione”, quella in cui è più facile fondare dei “gruppi”, trasferirsi tra “gruppi” oppure coltivare una propria originalità. Se fosse davvero così la società capitalista resterebbe comunque difendibile come portatrice di progresso.

http://daviddfriedman.blogspot.it/2006/10/economics-of-status.html
https://meteuphoric.wordpress.com/2012/07/29/fragmented-status-doesnt-help/#respond
L'immagine può contenere: una o più persone e persone in piedi

Due argomenti contro il boicottaggio

Due argomenti contro il boicottaggio:
1) limita la competizione,
2) polarizza la società.
Valgono anche contro l'enclave cattolica (o condominio cattolico).
Or maybe some bread from the Democratic one? Imagine a world with polarized shopping.
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giovedì 8 marzo 2018

Un tipo sospetto

Lo ammetto, non mi piace molto.
Forse perché difende le sue cause citando a raffica filosofi di oltre un secolo fa e facendo ampio ricorso al gergo (filosofico). Nella sua esposizione, poi, fatti e numeri latitano, è una costante.
L’alternativa: focalizzati sugli argomenti, non sulle autorità: se un argomento è buono c’entra poco che venga da Socrate o Hegel. Usa meno il gergo quando lo puoi evitare: che senso ha dire “alienazione” quando puoi dire che alla gente non piace il lavoro che fa. Concentrati sui fatti dell’ultimo secolo, in particolare sull’aumento del tenore di vita, sugli sviluppi della scienza, della tolleranza, sulla sconfitta dei totalitarismi (e magari sulla loro origine), e sui recenti successi nella lotta alla povertà nel mondo.

La sorte della speranza nel XXI secolo

Ovunque nel mondo l’uomo è ottimista, pensa di migliorare la sua condizione, anche se il gap immaginato tra presente e futuro tende a restringersi con l'età, specie nei paesi ricchi, fino ad azzerarsi a 65 anni, quando si comincia a temere il peggio.
I respond to Atkinson's plea to revive welfare economics, and to considering alternative ethical frameworks when making policy recommendations. I examine a…
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HODER, IL BLOGGER. CHI SONO GLI INFLUENCER

Hoder, il blogger. Chi sono gli influencer?

Hossein Derakhshan, detto Hoder, è un blogger iraniano costretto all’esilio in Canada e seguito da moltissima gente, al punto da essere considerato un “influencer” e un punto di riferimento per gli esuli iraniani e non solo. Ma chi è veramente? Capirlo puo’ illuminarci su chi oggi ha più peso nel gioco dell’informazione. Si tratta di un ragazzo con buone conoscenze informatiche e provvisto di un linguaggio fluente, a questo deve gran parte del suo successo, ma per essere un dissidente politico è anche una persona sorprendentemente ingenua, la sua testa è piena di strane idee che hanno a che fare con presunte cospirazioni tra i neocon americani e certi iraniani esiliati che lui non gradisce molto. Una persona piacevole da frequentare, per carità, ma con un’intelligenza e una capacità di analisi ordinaria rispetto al ruolo che si ritrova a ricoprire. Non è un politico, non è un rivoluzionario, non è un genio, non è uno studioso, non è un’autorità su nulla, è solo un dilettante ben dotato di parlantina, simpatico e sospinto sulla scena dalle nuove tecnologie dell’informazione. Le sue idee sono esposte con risolutezza ma sono asistematiche, quasi improvvisate sul momento, scollegate tra loro, non riesci a capire se sia di destra o di sinistra, conservatore o progressista, le vecchie categorie nel suo caso non tengono più non tanto perché sia "oltre" quanto perché retorica e freschezza espressiva devono predominare e predominano sulla riflessione.
L’Iran è una teocrazia che alterna periodi di rigorosa censura a periodi più moderati. Durante uno di questi ultimi il povero Hoder, favorito dalle conoscenze informatiche, ha cominciato la sua attività di blogger spigliato per ritrovarsi ben presto accusato di “bestemmia alla divinità” con pronta condanna a 19 anni di carcere. A questo punto l’esilio è stata una scelta obbligata. Nell’immaginario occidentale cio’ ha fatto di lui una specie di Solgenitsin senza che Hoder – martirio a parte – avesse nulla ma proprio nulla in comune con l’autore di Arcipelago Gulag. La sua parabola, secondo me, illustra abbastanza bene come le nuove tecnologie dell’informazione abbiano trasformato il mondo della politica.

Riding a tsunami of information, the public has trampled on the temples of authority in every domain of human activity, everywhere. The Revolt of the Public tells the story of…
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Contrordine: Facebook ci rende meno estremisti

Contrordine compagni: stare su Facebook ci espone alle opinioni altrui e stempera il nostro estremismo. https://www.tandfonline.com/…/10.1080/1369118X.2018.1444783…&
(2018). Facebook news and (de)polarization: reinforcing spirals in the 2016 US election. Information, Communication & Society. Ahead of Print.
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Pillola e lavatrice

Pillola e lavatrice

Pensavate che le battaglie femministe fossero all’ origine della condizione sociale delle donne di oggi?
Ripensateci, è il consiglio di Tim Harford.
Lui ritiene infatti di attribuire questo merito (o demerito) alla pillola.
Pensavate che il referendum sul divorzio avesse dato la stura alle moltissime separazioni famigliari degli anni successivi?
Tim Harford dissente. Lui guarda piuttosto all’ invenzione della Lavatrice.
Pillola e lavatrice hanno pesato più di femminismo e legislazioni “avanzate” messi insieme.
Non è difficile mostrare la logica di questa affermazione all’apparenza azzardata.
Partiamo dalla pillola.
Con la pillola il maschio medio trova facilmente “cio’ che cerca” senza bisogno d’ imbarcarsi in un matrimonio. Le donne, a cui il matrimonio garantisce invece cure costanti da parte del marito, entrano tra loro in concorrenza spietata per farsi sposare. Prima bastava assicurare al potenziale marito “quella cosa lì”, ora non basta, bisogna offrire di pù: c’ è chi punta sulla bellezza e chi sull’ istruzione. Più concorrenza… più università.
Il fenomeno è noto da tempo: quando le donne sopravanzano gli uomini per numero, la loro istruzione cresce. Figuratevi che negli stati degli USA dove ci sono molti carcerati uomini (a volte il 10% della popolazione maschile nera in età da matrimonio), le donne (nere) sono parecchio più istruite della media.
E non pensiate che occorrano chissà quali differenziali.
Per capire quanto basti poco per scatenare effetti di notevole magnitudo, ripassiamo la logica che sta sotto alla concorrenza rifacendo mentalmente un esperimento che è stato fatto anche nella realtà.
Prendete 99 uomini, 100 donne e date loro 50 euro ciascuno; adesso chiedete loro di accoppiarsi trovando un accordo su come dividersi i 100 euro che hanno insieme. Chi resta solo perde tutto il malloppo. Si formeranno le 99 coppie e alla donna di ciascuna coppia spetterà giusto un centesimo. Non male!
E’ logico dunque che, nella vita reale, per evitare una simile sorte le donne cerchino di differenziarsi e spesso lo fanno andando all’ università e trovandosi un lavoro di alto livello.
La pillola ha un po’ le stesse conseguenze: mette le donne in concorrenza tra loro.
Ma veniamo alla LAVATRICE.
Il Mondo di oggi è molto molto molto più ricco di quello dei secoli scorsi: abbiamo scoperto la “divisione del lavoro”.
Il successo di un’ istituzione come quella matrimoniale è dovuto in gran parte al fatto di facilitare la divisione del lavoro tra coniugi: donne a casa, mariti fuori.
La divisione del lavoro conviene solo se ci sono “economie di scala” (tutti capiscono cosa siano) e “vantaggi comparati” (nessuno capisce mai cosa siano veramente tranne gli economisti).
Per la teoria dei vantaggi comparati, se si decide che l’ uomo vada a lavorare piuttosto che allevare i figli e badare alla casa, non è per il fatto che l’ uomo lavora meglio della donna!
La donna forse fa meglio entrambe le cose ma il divario è più netto nel settore “allevamento figli”.
Quindi, in presenza di economie di scala, è naturale che la donna si occupi esclusivamente dei figli e della casa.
Specializzarsi però crea dipendenza reciproca: io non saprei nemmeno costruirmi una matita decente se lasciato a me stesso.
La lavatrice (e gli altri elettrodomestici) hanno abbattuto le economie di scala che esistevano nei lavori domestici. Cio’ significa che la donna avanza del tempo e che quindi puo’ lavorare.
Se la donna lavora conquista una sua autonomia materiale e psicologica: lo scudo del matrimonio indissolubile (regalatole dalla Chiesa) le serve molto meno. Ecco allora che in molti casi vi rinuncia, per esempio quando la convivenza è insopportabile (prima era più razionale tenere duro).
Il processo si autoalimenta: poiché esiste un rischio divorzio allora diventa sempre più conveniente lavorare (le donne con matrimoni a rischio sono più istruite e lavorano con più lena). Come se non bastasse, il fatto che ci siano in giro tanti divorziati accresce la possibilità di risposarsi.
Attenzione: la lavatrice abbatte le economie di scala nei lavori domestici ma non quelle dei lavori fuori dalla famiglia e nemmeno intacca la legge dei “vantaggi comparati”.
Cio’ significa che se il differenziale di abilità in favore della donna nella cura dei figli permane (e un certo differenziale è naturale), a parità di tutto il resto, per la coppia conviene ancora che la donna si dedichi a lavori meno qualificati, persino, a volte, quando è più brava del marito nei lavori più remunerativi.
Dimenticavo un particolare: dal 1960/70 la felicità delle donne è diminuita sia in termini assoluti che in termini relativi (rispetto agli uomini).
Una volta giunti alla conclusione che lavatrice e pillola pesano più dell’ideologia nelle trasformazioni sociali, dobbiamo allora assolvere il femminismo dall’accusa di aver reso la donna più infelice? Io non sarei dell’ avviso: se un killer spara prima dell’ altro e fa in modo che il suo proiettile si conficchi per primo nel corpo della vittima uccidendola, non per questo si prende tutte le colpe.
Tim Harford – la logica nascosta della vita
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1 WHAT HAVE WE DONE TO CHILDHOOD? HL da finire

1 WHAT HAVE WE DONE TO CHILDHOOD?
Note:1@@@@@@@@

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Ruby Lou was older, smarter, and bolder than I, but not too much so,
Note:IL MIO PIÙ IMPORTANTE MAESTRO...UN MIO PARI

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Robert Fulghum
Yellow highlight | Location: 163
All I Really Need to Know I Learned in Kindergarten.
Note:LIBRO SEMINALE

Yellow highlight | Location: 164
the important lessons anyone learns in life are not learned in kindergarten or anywhere else in school.
Note:UNA VERITÀ COSTANTE

Yellow highlight | Location: 165
learned from life
Yellow highlight | Location: 169
Ruby Lou teaching me was how to ride a bicycle.
Yellow highlight | Location: 175
Within a couple of days I indeed could ride forever.
Yellow highlight | Location: 179
Ruby Lou and I began going on bike rides
Yellow highlight | Location: 184
Ruby Lou also helped me climb trees.
Yellow highlight | Location: 190
Ruby Lou gave me my first lesson about death.
Yellow highlight | Location: 198
I’m not the only person who looks back at childhood and regrets that today’s children have less freedom than we did.
Note:UN DISPIACERE

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“WE WERE SO INDEPENDENT, we were given so much freedom.
Note:RICORDANDOCI BAMBINI

Yellow highlight | Location: 214
now it’s impossible to imagine giving that to a child
Note:FINE DI UN ERA

Yellow highlight | Location: 214
It’s not just a great loss; it’s a tragic and cruel loss.
Note:TESI

Yellow highlight | Location: 215
designed, by nature, to play and explore on their own,
Note:IL BAMBINO

Yellow highlight | Location: 215
They need freedom in order to develop;
Yellow highlight | Location: 217
Free play is the means by which children learn to make friends, overcome their fears, solve their own problems,
Note:S IMPARA GIOCANDO

Yellow highlight | Location: 222
We have pushed children into an abnormal environment,
Note:ANORMALITÀ

Yellow highlight | Location: 225
I’m an evolutionary developmental psychologist.
Note:CHI SONO

Yellow highlight | Location: 228
I am interested in the biological foundations of education.
Note:Ccccccccc

Yellow highlight | Location: 232
families that practice a version of homeschooling called “unschooling,”
Note:UN PROGETTO

Yellow highlight | Location: 235
Children are biologically predisposed to take charge of their own education.
Note:TESI

Yellow highlight | Location: 235
pursue their own interests, in safe settings, they bloom and develop
Note:CONDIZIONI

Yellow highlight | Location: 237
children ask for any help they may need
Note:RICHIESTA

Yellow highlight | Location: 237
There is no need for forced lessons,
Yellow highlight | Location: 240
children’s natural instincts to educate themselves,
Note:OGGETTO DEL LIBRO

Yellow highlight | Location: 242
the power of play.
Note:OGGETTO DEL LIBRO

Yellow highlight | Location: 243
we have seen a continuous erosion of children’s freedom
Note:TENDENZA

Yellow highlight | Location: 246
A Half Century of Decline
Note:Tttttttttt

Yellow highlight | Location: 248
see children playing outside, without adult supervision.
Note:QUEL CHE VEDEVI IERI

Yellow highlight | Location: 249
wearing uniforms and following the directions of adult coaches, while their parents look on and dutifully cheer their every move.
Note:OGGI

Yellow highlight | Location: 251
“the golden age of children’s unstructured play.”
Note:ANNI CINQUANTA

Yellow highlight | Location: 253
unstructured” he really means structured by the players
Note:SENZA STRUTTURA

Yellow highlight | Location: 255
Pickup baseball is free play; a Little League game is not.
Yellow highlight | Location: 258
decline in need for child labor,
Note:ANNI 50 DUE TREND 1

Yellow highlight | Location: 259
the gradual increase in adult control
Note:2

Yellow highlight | Location: 260
continuous decline in play since then.
Note:2 PREVALE

Yellow highlight | Location: 262
the ever-increasing weight of compulsory schooling.
Note:LA FORMA PIÙ OPPRESSIVA

Yellow highlight | Location: 262
not only kindergarten, but prekindergarten
Yellow highlight | Location: 263
structured more and more like elementary schools—
Note:PRESCHOOL

Yellow highlight | Location: 265
in the 1950s we had half-hour recesses each morning
Note:INTERVALLO

Yellow highlight | Location: 271
Not only has the school day grown longer and less playful, but school has intruded ever more into home and family life. Assigned homework has increased,
Note:TENDENZE SCOLASTICHE

Yellow highlight | Location: 272
Parents are now expected to be teachers’ aides.
Note:GENITORI ASSOSTENTI

Yellow highlight | Location: 273
assigned
Note:DA FINIRE