martedì 4 ottobre 2016

Il "buono-scuola" per una "buona scuola" (Italian Edition) by Dario Antiseri

Il "buono-scuola" per una "buona scuola" (Italian Edition) by Dario Antiseri
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Senza parità economica, la parità giuridica tra scuole statali e scuole private è solo un ulteriore inganno carico di nefaste conseguenze.Read more at location 2
Note: PARITÀ GIURIDICA ED ECVONOMICA Edit
Il sistema della “convenzione” e il “credito di imposta”Read more at location 320
Note: @@@@@@@@@@@@@@@§§ Edit
SOTTO LO STIMOLO DELLA COMPETIZIONE tutte le scuole – statali e non statali – saranno spinte a migliorarsi. Competizione che, però, è una parola al vento finché le scuole paritarie usufruiranno del tipo di finanziamento pubblico elargito alle scuole statali. Senza finanziamento pubblico le scuole non statali restano sì libere, ma sono solo libere di morire.Read more at location 321
Note: PREMESSA Edit
opportunoRead more at location 324
il tipo di finanziamento pubblico della scuola paritaria non è indifferenteRead more at location 325
Con la “convenzione” – che, in sostanza, è una sovvenzione (pagamento in tutto o in parte degli stipendi dei professori, pagamento degli affitti e/o della manutenzione degli edifici scolastici e provvedimenti simili) che lo Stato o altro ente pubblico concede alle scuole non statali – si dà vita non a un sistema concorrenziale quanto piuttosto a un sistema spartitorio e collusivo. La convenzione crea clientes, dispensa elemosine. La realtà è che: chi paga compra.Read more at location 325
Note: CONVENZIONE Edit
«beneficium accipere libertatem est vendere».Read more at location 329
La convenzione strappa la scuola dalle mani delle famiglie per renderla preda dei burocrati politicizzati.Read more at location 330
Note: DALLA FAM AI BUROCRATI Edit
la proposta del credito di imposta. Con questa misura (e in quelle fiscalmente analoghe) si stabilisce che il contribuente, nel momento di versare il “conguaglio annuale” al Fisco, possa trattenere, per ogni figlio rientrante nell’età scolare obbligatoria, un determinato ammontare. In ogni caso, ovviamente, ci sarà il problema di coloro che non devono versare alcun saldo e di coloro il cui “conguaglio” sarà inferiore al costo dell’iscrizione scolastica. In situazioni del genere, la Pubblica Amministrazione dovrebbe provvedere a un immediato rimborso di imposta già pagate o ad un apposito finanziamento. Tutte difficoltà, queste, che non dovrebbero venire affrontate qualora con chiara lungimiranza venisse accettata la proposta del buono-scuola.Read more at location 332
Note: INCAPIENTI Edit
Note: BUONO Edit
Milton Friedman e Friedrich A. von Hayek: la proposta del buono-scuolaRead more at location 338
Note: @@@@@@@@@@@@@@@@@@ Edit
«Una società stabile e democratica è impossibile senza un certo grado di alfabetismo e di conoscenza da parte della maggioranza dei cittadini e senza una diffusa accettazione di alcuni complessi comuni di valori. L’educazione può contribuire a entrambi questi aspetti. Di conseguenza, il guadagno che un bambino ricava dall’educazione non ridonda solo a vantaggio del bambino stesso o dei suoi genitori, ma anche a vantaggio degli altri membri della società. L’educazione di mio figlio contribuisce anche al vostro benessere contribuendo a promuovere una società stabile e democratica. Non è possibile identificare quali siano i singoli (o le famiglie) che ne beneficiano e, quindi, addossare ad essi gli oneri specifici per i servizi resi. Ci troviamo, quindi, di fronte ad un importante caso di “effetto indotto”. Quale genere di intervento pubblico risulta giustificato da questo particolare effetto indotto? Il più ovvio è quello di assicurare che ogni bambino riceva una data quantità di servizio scolastico di un certo tipo [...]. I governi potrebbero imporre un livello minimo di scolarità e assicurarne il funzionamento concedendo ai genitori dei titoli di credito rimborsabili per una determinata somma massima annua per ciascun figlio qualora fosse spesa per servizi scolastici “approvati”. I genitori in tal caso sarebbero liberi di spendere questa somma, e ogni altra somma addizionale di tasca propria, per l’acquisto di servizi scolastici da un istituto di loro propria scelta, ma “approvato” dalla pubblica autorità. I servizi scolastici potrebbero in tal modo essere forniti da imprese private gestite a fini di profitto o da istituzioni senza scopo di lucro. Il ruolo del governo, in tal caso, sarebbe soltanto quello di assicurare che le scuole soddisfino a certi requisiti minimi, come, ad esempio, la inclusione nei loro programmi di un contenuto comune minimo, allo stesso modo, per esempio, che ora il governo provvede alla sorveglianza sui ristoranti per garantire che essi rispettino gli standard sanitari minimi fissati dalle autorità».Read more at location 340
Note: MILT FRIED PROPONE I BUONI Edit
«Non solo le ragioni in contrario all’amministrazione pubblica della scuola appaiono oggi più che mai giustificate, ma sono scomparse gran parte delle ragioni che in passato avrebbero potuto essere addotte in favore. Qualunque cosa possa essere stata allora vera, oggi con le tradizioni e le istituzioni dell’educazione universale solidamente stabilite e con i moderni mezzi di trasporto che risolvono gran parte delle difficoltà dovute alle distanze, è indubbio che non è più necessario che lo Stato non solo finanzi l’educazione ma direttamente vi provveda».Read more at location 356
Note: HAYEK Edit
«si potrebbe benissimo provvedere alle spese per l’istruzione generale, attingendo alla borsa pubblica, senza che debba essere lo Stato a mantenere le scuole, dando ai genitori dei buoni che coprano le spese dell’istruzione di ciascun ragazzo, buoni da consegnare alla scuola di loro scelta».Read more at location 361
Note: c Edit
Un altro dei grandi vantaggi di questo piano sarebbe che i genitori non si troverebbero più davanti all’alternativa o di dover accettare qualsiasi tipo di istruzione fornita dallo Stato o di pagare di tasca propria il prezzo di un istruzione un po’ più cara; e se scegliessero una scuola diversa da quelle comuni, dovrebbero pagare solo un costo addizionale».Read more at location 368
Note: c Edit
Le scuole statali serie non hanno nulla da temere dall’introduzione del buono-scuolaRead more at location 371
Note: @@@@@@@@@@@@@@@@@@ Edit
Il valore del buono-scuola si determina dal rapporto fra ciò che lo Stato spende attualmente per un dato tipo di scuola e il numero degli studenti che frequenta quel dato tipo di scuola.Read more at location 374
Note: VALORE DEL BUONO Edit
Il buono-scuola amplia la libertà delle famiglie; rende più efficienti – tramite la concorrenza – la scuola statale e quella non statale; è una carta di liberazione per le famiglie meno abbienti.Read more at location 376
Note: SCELTA EFFICIENZA E POVERI Edit
Se un idraulico ripara una fogna che si è rotta, la riparazione è di destra o di sinistra? Se un chirurgo conduce a buon porto una difficile operazione, non ha alcun senso chiedersi se il suo lavoro sia di destra o di sinistra.Read more at location 379
Note: DESTRA E SINISTRA Edit
E sarebbe forse tempo di farla finita con l’idea che è buono tutto e solo ciò che è pubblico; che è pubblico solo ciò che è statale; che è statale tutto quello che può essere preda dei partiti. E dobbiamo chiederci: svolge un migliore servizio pubblico una scuola statale inefficiente oppure una scuola non statale ben funzionante, meno costosa, più efficiente?Read more at location 382
Note: PUBBLICA. STATALE Edit
Ma ecco la prima obiezione contro la proposta del buono-scuola: la scuola è un settore strategico, dunque non può venire lasciata al “mercato”. A costoro replichiamo in modo deciso e secco: proprio perché la scuola è un settore strategico, essa va gestita mettendo in competizione scuole statali e scuole non statali. E aggiungiamo: niente è più necessario del pane – quello del pane è sicuramente un settore strategico –, eppure noi abbiamo il pane buono ogni mattina, per la ragione che se un forno ci servisse male noi avremmo la possibilità di servirci da un altro fornaio.Read more at location 386
Note: SETTORE STRATEGICO Edit
la competizione è la più alta forma di collaborazione.Read more at location 391
Note: motto Edit
anche nei paesi più sperduti della nostra Penisola, pure la mamma meno colta e il padre più distratto sanno qual è la maestra più brava, più disponibile, più umana; e sanno quali sono i docenti più validi della locale scuola media; e vanno dal direttore didattico o dal preside a chiedere e ad insistere perché il loro figlio o la loro figliola venga iscritta in una sezione piuttosto che in un’altra.Read more at location 396
Note: CONTRO L OB PATERNALISTA Edit
In ogni caso, se un genitore sbaglia, sbaglia per suo figlio; i politici possono sbagliare per intere generazioni.Read more at location 399
Note: c Edit
La verità è che le scuole statali serie non hanno nulla da temere dall’introduzione del buono-scuola. Temono la concorrenza le scuole poco serie – siano esse statali o non statali – e tutti coloro che atterriti alla sola idea di dover competere con scuole magari meglio organizzate e in cui operano colleghi più preparati, preferirebbero evitare qualsiasi confronto e soprattutto il giudizio degli utenti.Read more at location 400
Note: CHI HA PAURA DEL BUONO? Edit
nessuna scuola è e sarà mai uguale all’altra; mentre tutte le scuole, quelle statali e quelle non statali, possono migliorare sotto lo stimolo della competizione.Read more at location 405
Note: OB DRLL EGUAGLIANZA. PROF NM UNIFORMI CHE CAPITANO A CASO. MEGLIO SCEGLIETE Edit
Critiche inconsistenti contro le scuole a orientamento confessionaleRead more at location 407
Note: @@@@@@@@@@@@@@@ Edit
a quanti sostengono che le scuole a orientamento confessionale dovrebbero venir cancellate perché “fabbriche di intolleranza”, va ricordato che: proibire e soffocare le differenze può essere – come affermato anni fa dall’allora arcivescovo di Parigi, card. Lustiger – la prima causa della loro violenta esplosione.Read more at location 411
Note: OB DELL INTOLLERANZA Edit
Le diversità di visioni del mondo e di valori scelti sono l’essenza della società aperta. Proibire le scuole a orientamento confessionale o comunque farle morire per mancanza di fondi equivale alla negazione della società aperta. Ma davvero sarebbe una grande conquista per l’Italia la scomparsa delle scuole libere, laiche e cattoliche, o anche del Liceo israelitico di Roma e di Milano?Read more at location 414
Note: SOC APERTA Edit
Ed è opportuno far qui presente che, per esempio, in Belgio accanto a scuole libere di orientamento cattolico e protestante, troviamo anche istituti gestiti da autorità religiose ebraiche e islamiche; e scuole induiste e islamiche sono in funzione nei Paesi Bassi.Read more at location 419
Note: BELGIO OLANDA Edit
Non c’è bisogno di richiamare Max Scheler per venire a conoscenza del fatto che, per esempio, una fede cristiana consapevole favorisce e potenzia menti critiche. Basterà qui richiamare il fatto che Newton era cristiano, che lo fu Kant, e prima di loro lo furono Cartesio e Pascal. Dunque: Cartesio, Pascal, Newton e Kant – tutti acritici perché cristiani? Acritici: Agostino, Tommaso, Scoto, Ockham?Read more at location 424
Note: ACCUSA DI ACRITICITÀ Edit
Hilary Putman è un ebreo osservante: anch’egli, dunque, vittima dell’indottrinamento e mente acritica, sprofondato nel più bieco dogmatismo e un pericolo per la democrazia?Read more at location 428
Note: c Edit
Lo Stato liberale, cioè laico, non ha un agnosticismo da privilegiare o da imporre.Read more at location 431
Note: LAICITÀ Edit
è una concezione rispettabile, ma non può pretendere di essere onnivora, di ergersi a “religione di Stato”, e a giudice inappellabile di altre scelte di concezioni della vita, non può porgersi come unica prospettiva del sistema scolastico, e presumere di cancellare da questo sistema quello che secoli di storia hanno costruito e ci hanno tramandato: le visioni religiose della vita e della storia – orizzonti di senso e di valori entro i quali spendere la vita.Read more at location 433
Note: c Edit
Insegnanti critici si trovano in scuole statali e in scuole non statali; così come guarnigioni di insegnanti dogmatici si trovano in scuole statali e non statali. Solo che dagli insegnanti dogmatici delle scuole statali, le famiglie, che non hanno la possibilità di mandare i propri figli in altre scuole, non possono facilmente difendersi. E che il dogmatismo abbia costituito una malattia grave di tanti docenti, soprattutto negli anni passati, è testimoniato dall’estesa diffusione di non pochi libri di testo – per esempio, di filosofia, letteratura, storia – non costruiti di certo da menti scientifiche, aperte, capaci di dubbi e problematiche, libri di testo che non hanno sicuramente contribuito a formare menti critiche.Read more at location 441
Note: INDOTTRINAMENTO SENZA DIFESE SOLO NELLO STATO Edit
Note: LIBRI DI TESTO Edit
soltanto la scuola pubblica in grado di garantire la formazione del cittadino.Read more at location 448
Ed ecco la replica di Angelo M. Petroni: «La tesi è semplicemente falsa sul piano descrittivo (qualcuno può pensare che il cittadino inglese formato ad Eton sia peggiore del cittadino italiano formato nel migliore Liceo statale italiano?). Ma evidentemente è ancora più inaccettabile sul piano dei valori liberali. Dietro di essa vi è l’eterna idea dello Stato etico, di uno Stato che ha il diritto di formare le menti dei propri cittadini/sudditi, sottraendo i giovani alle comunità naturali e volontarie, prime tra le quali quella della famiglia».Read more at location 448
Note: OB. DEL CITTSDINO E RISPOSTA DI PETRONI Edit
Ma è proprio vero che “buona scuola” è, sempre e comunque, la scuola di Stato e che, sempre e comunque, la scuola privata è “cattiva scuola”? La risposta di don Lorenzo MilaniRead more at location 456
Note: @@@@@@@@@@@@@@ Edit
Uno Stato che costringe a comprare pezzi di libertà non è uno Stato di dirittoRead more at location 494
Note: @@@@@@@@@@@@@@@ Edit
parecchi affaccendati tribuni nascondono a se stessi e agli altri “interessati” che non è più che una miseria il contributo dello Stato italiano alle scuole paritarie, soprattutto se paragonato al contributo elargito alle scuole non statali da Stati come la Francia, il Belgio, l’Irlanda, la Germania, la Spagna o l’Inghilterra.Read more at location 505
Note: MISERIA DEL CONTRIBUTO Edit
si guardano bene dal fare i conti e dal dire quanto la scuola paritaria (cattolica e laica) fa risparmiare allo Stato. Dai dati Miur 2012: Alunni delle scuole statali 7.737.639; Alunni delle scuole paritarie 1.036.403, di cui 702.997 iscritti alle scuole cattoliche. Finanziamento totale alle scuole statali: € 40.596.307.956; Finanziamento totale alle scuole paritarie: € 498.928.558. Costo allo Stato in media per alunno di scuola statale: € 5.246,60; Costo allo Stato in media per alunno di scuola paritaria: € 481,40. Le scuole paritarie, dunque, in un anno, hanno fatto risparmiare allo Stato la bella cifra di € 5.000.000.000 (cinque miliardi). In dieci anni – con un calcolo per difetto, dato che il numero degli alunni iscritti alle scuole paritarie è progressivamente diminuito – la scuola paritaria ha fatto risparmiare allo Stato oltre 50 miliardi di euro.Read more at location 508
Note: COSTI Edit
Note: RISPARMI Edit
Non è giusto e soprattutto non è libero un Paese dove una famiglia che iscrive un figlio ad una scuola paritaria debba pagare per questa sua scelta di libertà. Uno Stato che costringe a comprare pezzi di libertà non è uno Stato di diritto. E, intanto, negli ultimi anni è morta una scuola libera ogni tre giorni – ogni tre giorni è morto un pezzo di libertà.Read more at location 515
Note: RISCATTO Edit
per dirla con Cioran, hanno il bavaglio spalmato di miele?Read more at location 520
È David Hume a ricordarci che «la libertà non si perde tutta in una volta». E di Karl Popper è il monito per cui «il prezzo della libertà è l’eterna vigilanza».Read more at location 520
Note: ETERNA VIGILANZA Edit

lunedì 3 ottobre 2016

Keynes distrutto dai keynesiani

In tempi di crisi economica lo stato deve intervenire?
In un mondo keynesiano la risposta è un tonitruante sì. Ma come?
Il prof. Greg Mankiw è un neokeynesiano, e quindi vede le crisi innanzitutto come crisi di domanda (si spende troppo poco), eppure nella gerarchia degli interventi statali stilata nel saggio “An Exploration of Optimal Stabilization Policy” relega i classici interventi di stampo keynesiano all’ultimo posto, come ultima ratio. E’ un modo elegante per gettare Keynes nella pattumiera lasciandogli l’onore delle armi.
Ma vediamola questa gerarchia degli interventi possibili:
1. Politica monetaria convenzionale: abbassare i tassi a breve.
2. Politica monetaria non convenzionale: abbassare i tassi a lungo (penali sulla liquidità, impegno inflazionistico).
3. Politica fiscale convenzionale di primo grado: stimolare cio’ che stimolerebbe la politica monetaria (meno tasse sui produttori e sui loro investimenti).
4. Politica fiscale convenzionale di secondo grado: meno tasse sui consumatori.
5. Politica fiscale convenzionale di terzo grado: più spesa pubblica.
Una premessa è d’obbligo: ci collochiamo in uno scenario tipicamente keynesiano, ovvero con prezzi rigidi. In uno scenario più realistico, la prima mossa sensata da compiere sarebbe quella di allentare la rigidità dei prezzi facilitandone la discesa con una deregolamentazione, ovvero con norme pro-business e anti-sindacali: salari e prezzi meno rigidi consentiranno un aggiustamento del sistema verso l’equilibrio efficiente senza bisogno di intervenire producendo inevitabili distorsioni.
Una volta “inghiottite” premesse tanto indigeste, la risposta keynesiana è nota:…
… Traditional Keynesian economics suggests a startlingly simple solution: the government can increase its spending to make up for the shortfall in private spending. Indeed, this was one of the motivations for the stimulus package proposed by President Barack Obama and passed by Congress in early 2009…
Una risposta controintuitiva: come è possibile essere prodighi in tempo di vacche magre?
… If we as individual citizens are feeling poorer and cutting back on our spending, why should our elected representatives in effect reverse these private decisions by increasing spending and going into debt on our behalf? If the goal of government is to express the collective will of the citizenry, shouldn’t it follow the lead of those it represents by tightening its own belt?…
Anche qui c’era una risposta: a tutto penserebbe il moltiplicatore!
… Traditional Keynesians have a standard answer to this line of thinking. According to the paradox of thrift, increased saving may be individually rational but collectively irrational. As individuals try to save more, they depress aggregate demand and thus national income…
Il Keynes ortodosso guardava al macro senza considerare il micro, guardava al sistema economico come sganciato dai processi elementari dell’economia- A causa di questo strabismo potevano fioccare battute impietose per cui nel suo modello si superavano le crisi “scavando buche e riempiendole”. Ma i neo keynesiani non sono disposti a farsi prendere in giro, cosicché aggiustano il tiro ristabilendo una nuova armonia tra micro e macro:
… Unlike traditional Keynesian analysis of fiscal policy, modern macro theory begins with the preferences and constraints facing households and firms and builds from there. This feature of modern theory is not a mere fetish for microeconomic foundations. Instead, it allows policy prescriptions to be founded on the basic principles of welfare economics…
In altri termini: non guardiamo solo al PIL ma al benessere dei cittadini. Se le buche scavate e riempite non servono ai cittadini della cosa va tenuto conto. Detto ancora diversamente: non conta solo il PIL ma anche la sua composizione, il PIL non deve solo crescere, deve anche essere composto da beni per cui esiste una domanda vera.
Ecco perché è meglio partire agendo sui tassi di breve periodo, perché stimolano gli investimenti da parte degli imprenditori, ovvero degli specialisti nell’intercettare la domanda:
… We begin with the benchmark case in which the economy does not face the zero lower bound on nominal interest rates. In this case the only stabilization tool that is necessary is conventional monetary policy. Once monetary policy is set to maintain full employment, fiscal policy should be determined based on classical principles. In particular, government consumption should be set to equate its marginal benefit with the marginal benefit of private consumption…
In secondo luogo, si agisce sui tassi di lungo periodo e sulle aspettative inflazionistiche (politica monetaria non ortodossa). La logica è sempre la stessa: stimolare ulteriormente gli imprenditori allorché il tasso è già a zero (l’inflazione prevista di fatto rende negativi i tassi):
… We then examine the complications that arise because nominal interest rates cannot be set below zero. We show that even this constraint on monetary policy does not by itself give traditional fiscal policy a role as a stabilization tool. Instead, the optimal policy is for the central bank to commit to future monetary policy actions in order to increase current aggregate demand…
La politica fiscale arriva dopo, e dapprima deve tentare di imitare quella monetaria: agevolare gli investimenti.
… A role for countercyclical fiscal policy might arise if the central bank both hits the zero lower bound on the current short-term interest rate and is unable to commit itself to expansionary future… Optimal fiscal policy in this situation is one that tries to replicate the allocation of resources that would be achieved if prices were flexible. An increase in government purchases cannot accomplish that goal: although it can yield the same level of national income, it cannot achieve the same composition of it… our model suggests that tax policy should aim at increasing the level of investment spending. Something like an investment tax credit comes to mind. In essence, optimal fiscal policy in this situation tries to produce incentives similar to what would be achieved if the central bank were somehow able to reduce interest rates below zero…
La conclusione: al diavolo il moltiplicatore (e Keynes con lui)… Insomma, esiste una gerarchia degli interventi e quelli caldeggiati da Keynes vengono per ultimi: parola di neo-keynesiano.
… A final implication of the baseline model is that the traditional fiscal policy multiplier may well be a poor tool for evaluating the welfare implications of alternative fiscal policies… in traditional model fiscal options are judged according to how many dollars of extra GDP… But such calculations ignore the composition of GDP and therefore are potentially misleading as measures of welfare… One unambiguous implication of the analysis is that whether and how any policy instrument is used depends on which other instruments are available. To summarize the results, it is fair to say that there is a hierarchy… fiscal policy should aim at incentivizing interest-sensitive components of spending, such as investment. In essence, optimal fiscal policy tries to do what monetary policy would if it could…
Qual è allora l’errore di Keynes, quello per cui viene rigettato anche dai neo-keynesiani?
… When considering the role of fiscal policy for dealing with an economy in recession, the first thought of many economists is the famous income-expenditure model, also known as the “Keynesian cross,” which they learned as undergraduates. With a minimum of algebra and geometry, the model shows how fiscal policy can increase aggregate demand and thereby close the gap between output and its potential… The conventional application of these macroeconomic models for normative purposes, however, is hard to reconcile with more basic economic principles… Ultimately, all policy should aim to improve some measure of welfare, such as the utility of the typical individual in society. The output gap matters not in itself but rather because it must in some way be an input into welfare… Policymakers have various tools at their disposal with which they can influence aggregate demand. Which tools they use to bring the economy back to full employment can profoundly influence the level of welfare achieved… welfare depends not only on the level of output, but also on its composition among the various components of spending…
Eppure le politiche keynesiane sono ancora tra noi. la cosa non sorprende. Un rigetto dell’accademia non significa un rigetto della politica. Keynes sarà sempre adorato dal politico populista in cerca di giustificazioni per il suo deficit e di un fuoco di paglia purchessia in grado di fargli vincere le elezioni. Dopo, accada quel che deve accadere, nel lungo periodo saremo tutti morti (come diceva Craxi mentre montava il debito pubblico).
keynes

An Exploration of Optimal Stabilization Policy gregory mankiw matthew weinzierl

Notebook per
An Exploration of Optimal Stabilization Policy
gregory mankiw matthew weinzierl
Citation (APA): weinzierl, g. m. m. (2014). An Exploration of Optimal Stabilization Policy [Kindle Android version]. Retrieved from Amazon.com

Parte introduttiva
Evidenzia (giallo) - Posizione 1
An Exploration of Optimal Stabilization Policy gregory mankiw matthew weinzierl
Nota - Posizione 1
Ls critica neoclassica e il paradosso del risparmio. La soluzione keynesiana: sostituire il pubblico (e le sue preferenze) ai privati Alternativa: partire dalla microeconomia e dal teorema del welfare. Non sostituirsi al privato ma neutralizzare le forze che lo bloccano Problema: il politico keynesiano ha a disposizione + strumenti, sono tutti uguali? No. Alcuni sono + rispettosi del welfare sociale. Il consumo privato nn può essere sostituito da quello pubblico: il welfare ne risente la politica fiscale deve cercare di imitare quella monetaria x non intaccare il welfare: tax credit investment il moltiplicatore non riesce a rendere conto del welfare x' non considera la composizione del pil incrementale ma si limita a misurarlo Semplificazioni: 1. non considerato il settore finanziario 2. non considerata l' apertura economica 3. non consideratà la rigidità variabile dei prezzi x settore 4. non considerati i costi del processo politico
Nota - Posizione 6
T
Evidenzia (giallo) - Posizione 6
INTRO
Evidenzia (giallo) - Posizione 6
What is the optimal response of monetary and fiscal policy to an economy-wide decline in aggregate demand?
Nota - Posizione 7
LA DOMANDA
Evidenzia (giallo) - Posizione 10
The textbook answer to such a situation is for policymakers to use the tools of monetary and fiscal policy to prop up aggregate demand.
Nota - Posizione 11
TRADIZIONE
Evidenzia (giallo) - Posizione 14
Traditional Keynesian economics suggests a startlingly simple solution: the government can increase its spending to make up for the shortfall in private spending. Indeed, this was one of the motivations for the stimulus package proposed by President Barack Obama and passed by Congress in early 2009.
Nota - Posizione 15
KEYNES
Evidenzia (giallo) - Posizione 19
If we as individual citizens are feeling poorer and cutting back on our spending, why should our elected representatives in effect reverse these private decisions by increasing spending and going into debt on our behalf? If the goal of government is to express the collective will of the citizenry, shouldn’t it follow the lead of those it represents by tightening its own belt?
Nota - Posizione 21
STRANEZZA DI KEYNES: PRODIGO IN TEMPI DI VACCHE MAGRE
Evidenzia (giallo) - Posizione 21
Traditional Keynesians have a standard answer to this line of thinking. According to the paradox of thrift, increased saving may be individually rational but collectively irrational. As individuals try to save more, they depress aggregate demand and thus national income.
Nota - Posizione 23
RISPOSTA KEYNESIANA
Evidenzia (giallo) - Posizione 26
Unlike traditional Keynesian analysis of fiscal policy, modern macro theory begins with the preferences and constraints facing households and firms and builds from there. This feature of modern theory is not a mere fetish for microeconomic foundations. Instead, it allows policy prescriptions to be founded on the basic principles of welfare economics.
Nota - Posizione 28
MICROFOUNDATION. RIFIRMA KEYNESIANA
Evidenzia (giallo) - Posizione 31
The model we develop to address this question fits solidly in the New Keynesian tradition.
Nota - Posizione 32
T
Evidenzia (giallo) - Posizione 32
That is, the starting point for the analysis is an intertemporal general equilibrium model that assumes prices to be sticky in the short run.
Nota - Posizione 33
RIGIDITÀ
Evidenzia (giallo) - Posizione 45
We begin with the benchmark case in which the economy does not face the zero lower bound on nominal interest rates. In this case the only stabilization tool that is necessary is conventional monetary policy. Once monetary policy is set to maintain full employment, fiscal policy should be determined based on classical principles. In particular, government consumption should be set to equate its marginal benefit with the marginal benefit of private consumption.
Nota - Posizione 48
PRIMO CASO. TASSI
Evidenzia (giallo) - Posizione 49
We then examine the complications that arise because nominal interest rates cannot be set below zero. We show that even this constraint on monetary policy does not by itself give traditional fiscal policy a role as a stabilization tool. Instead, the optimal policy is for the central bank to commit to future monetary policy actions in order to increase current aggregate demand.
Nota - Posizione 51
2 QUANTITATIVE EASING
Evidenzia (giallo) - Posizione 53
A role for countercyclical fiscal policy might arise if the central bank both hits the zero lower bound on the current short-term interest rate and is unable to commit itself to expansionary future
Nota - Posizione 54
3
Evidenzia (giallo) - Posizione 55
Optimal fiscal policy then looks decidedly Keynesian
Nota - Posizione 56
c
Evidenzia (giallo) - Posizione 58
Optimal fiscal policy in this situation is one that tries to replicate the allocation of resources that would be achieved if prices were flexible. An increase in government purchases cannot accomplish that goal: although it can yield the same level of national income, it cannot achieve the same composition of it.
Nota - Posizione 60
COMPOSIZIONE DECISIVA
Evidenzia (giallo) - Posizione 61
The model suggests that tax policy should aim at increasing the level of investment spending. Something like an investment tax credit comes to mind. In essence, optimal fiscal policy in this situation tries to produce incentives similar to what would be achieved if the central bank were somehow able to reduce interest rates below zero.
Nota - Posizione 61
INVESTIMENTI
Evidenzia (giallo) - Posizione 63
A final implication of the baseline model is that the traditional fiscal policy multiplier may well be a poor tool for evaluating the welfare implications of alternative fiscal policies.
Nota - Posizione 65
CONCLUSIONI. MOLTIPLICATORE
Evidenzia (giallo) - Posizione 65
fiscal options are judged according to how many dollars of extra GDP
Nota - Posizione 66
IL CALCOLO TRAD DEL MOLTIPLICATORE
Evidenzia (giallo) - Posizione 67
But such calculations ignore the composition of GDP and therefore are potentially misleading as measures of welfare.
Nota - Posizione 67
COMPO WELFARE
Evidenzia (giallo) - Posizione 107
central bank may not be willing or able to commit to the expansionary long-term money supply M2 that is required for stabilization.
Evidenzia (giallo) - Posizione 112
welfare-based measure of policy effectiveness.
Evidenzia (giallo) - Posizione 115
—an increase in current government spending G1,
Evidenzia (giallo) - Posizione 116
—an increase in both current and future government spending,
Evidenzia (giallo) - Posizione 117
—an investment subsidy,
Evidenzia (giallo) - Posizione 119
we calculate a version of what is usually called the multiplier,
Evidenzia (giallo) - Posizione 121
We also calculate a welfare-based measure of the returns to each fiscal policy option.
Evidenzia (giallo) - Posizione 128
conventional emphasis on the output multiplier may be substantially misleading as a guide to optimal policy. In none of the variants considered does the policy with the largest multiplier also generate the greatest welfare gain.
Segnalibro - Posizione 136
Evidenzia (giallo) - Posizione 136
IX. Some Tentative Policy Conclusions
Nota - Posizione 136
T
Evidenzia (giallo) - Posizione 141
One unambiguous implication of the analysis is that whether and how any policy instrument is used depends on which other instruments are available. To summarize the results, it is fair to say that there is a hierarchy
Nota - Posizione 143
GERARCHIA
Evidenzia (giallo) - Posizione 156
fiscal policy should aim at incentivizing interest-sensitive components of spending, such as investment. In essence, optimal fiscal policy tries to do what monetary policy would if it could.
Segnalibro - Posizione 161
Evidenzia (giallo) - Posizione 161
X. A Methodological Epilogue
Nota - Posizione 162
T
Evidenzia (giallo) - Posizione 162
When considering the role of fiscal policy for dealing with an economy in recession, the first thought of many economists is the famous income-expenditure model, also known as the “Keynesian cross,” which they learned as undergraduates. With a minimum of algebra and geometry, the model shows how fiscal policy can increase aggregate demand and thereby close the gap between output and its potential.
Nota - Posizione 165
LA CROCE DI K
Evidenzia (giallo) - Posizione 166
The conventional application of these macroeconomic models for normative purposes, however, is hard to reconcile with more basic economic principles.
Nota - Posizione 167
L ERRORE
Evidenzia (giallo) - Posizione 167
Ultimately, all policy should aim to improve some measure of welfare, such as the utility of the typical individual in society. The output gap matters not in itself but rather because it must in some way be an input into welfare.
Evidenzia (giallo) - Posizione 172
Policymakers have various tools at their disposal with which they can influence aggregate demand. Which tools they use to bring the economy back to full employment can profoundly influence the level of welfare achieved.
Nota - Posizione 173
GERARCHIA
Evidenzia (giallo) - Posizione 181
welfare depends not only on the level of output, but also on its composition among the various components of spending.
Nota - Posizione 182
PRIMA IL BENESSERE
Evidenzia (giallo) - Posizione 187
We incorporate sticky prices, but we do not take into account that firms’ price setting is staggered or that different sectors may have different degrees of price rigidity.
Nota - Posizione 188
RIGIDITÀ
Evidenzia (giallo) - Posizione 189
political process

Bugs

Bugs, Bryan Caplan | EconLog | Library of Economics and Liberty: "The most compelling objection to animal rights, to my mind, has long been... bugs.  Bugs are animals.  Every human being directly kills bugs just by walking - and indirectly kills bugs by renting and buying constructed housing.  Yet I've never heard even a strict vegan express a word of moral condemnation for this mass animal killing"

So what?  I've previous defended what I call the Argument from Conscience.  The gist of it: 

1. If even morally scrupulous advocates of view X don't live in accordance with X, the best explanation is that they don't really believe X.  

2. If even the dedicated advocates of X don't really believe X, X is probably false.



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