Secondo Hume le idee del nostro intelletto sono un prolungamento dei sensi e quelle per cui il prolungamento non è chiaro sono idee sensate. Hume amava l' induttivismo.
M l' approccio di Hume presenta almeno un paio di problemi: 1. fino a che punto si puo' generalizzare l' induttivismo? 2. come è lecito combinare le sensazioni in modo da scartare le idee insensate?
Se l' induttivismo è sufficientemente generalizzabile allora anche l' idea di Dio (oggetto inosservabile) diventa lecita. In secondo luogo, sembra che l' unico modo lecito per combinare le idee sia quello d evitare incoerenze. Ma che idea è l' idea di incoerenza? Di sicuro anch' essa deve derivare da intuizioni sensibili generalizzabili a oltranza. Ma la generalizzazione a oltranza rende lecita l' idea di Dio.
Gli agomenti di Hume non sembrano dunque ostacolare il percorso della teologia naturale.
E nemmeno quelli di Kant, che sono per lo più derivati da Hume.
Kant si focalizzò per lo più nella negazione dell' argomento ontologico: sebbene stia in piedi, si sostenne, basta cambiare le premesse per poterlo rovesciare. Ma un argomento tanto facilmente rovesciabile non è valido. La premessa su cui si concentrò la furia analitica di Kant è noto: l' " esistenza" non è una proprietà dell' ente. Con una premessa del genere Anselmo salta in aria (e anche Godel).
Kant ragionava in termini di conoscenza (deduttiva) e non in termini probabilistici. Guardacaso la teologia naturale si concentra sulle probabilità. L' approccio kantiano è dunque fallato in partenza poichè presuppone che chi argomenta sostenendo l' esistenza divina lo fa sempre a partire dall' argomento ontologico. Un errore fatale per lui e per la schiera di filosofi suoi seguaci.
http://users.ox.ac.uk/~orie0087/pdf_files/General%20untechnical%20papers/Why%20Hume%20and%20Kant%20were%20mistaken%20in%20rejecting%20natural%20theology.rtf