Per me essere ateo - la mia fase attuale - significa fondamentalmente dire addio alla filosofia e alla ragione in generale. Ci sono mille ragioni per non fidarsi della ragione, sta di fatto che oggi la considero un modo per giustificarsi o persuadere piuttosto che per conoscere. Faccio della Ragione il mio avvocato e il mio addetto stampa, nulla di più. La arruolo anche per per vincere le mie scommesse sul mondo (ma per passare all'incasso occorrono fatti verificabili da tutti con consenso unanime). In un certo senso questa posizione rende omaggio alla fede poiché afferma indirettamente che il retto esercizio della ragione sulle grandi questioni conduce alla fede, sensonché, personalmente, ritengo di aver accumulato troppe prove contro la ragione impiegata in casi del genere. Trovo che l'ateismo non presenti grandi inconvenienti. Non faccio fatica ad interpretare la fede nella storia in un quadro evoluzionistico come ad una strategia pro-sociale per facilitare il vero punto di forza dell'uomo: la cooperazione su vasta scala. Non faccio fatica a pensare alla fede personale in un quadro evoluzionistico come ad uno dei tanti autoinganni a cui ricorriamo per migliorare la nostra posizione. Non faccio fatica ad essere moralmente la persona che ero quando crdedevo (forse non credevo nel modo giusto?). Faccio fatica, semmai, ad interpretare le qualità del mondo che mi circonda (i suoni, i colori, le coscienze...) ma poiché spiegarle non mi serve a vincere alcuna scommessa le considero illusioni e cerco di godermele senza passare troppo tempo a giustificare la loro vivida presenza.