Un’ intesa che sembrano usciti tutti e cinque dallo stesso uovo.
Il meglio poi lo danno quando possono sgranchirsi.
Molli, flessuosi, disarticolati ma senza perdersi mai di vista. In quelle paludi l’ unico a smarrirsi è il metronomo, loro le abitano invece con naturalezza: un occhio sonnecchiante e l’ altro vigile. Le narici appena sopra il pelo dell’ acqua.
Nel terzo millennio la capacità di rallentarsi è merce rara; apprezzabile l’ autocontrollo del leader, riesce ad aleggiare come introversa presenza paterna sullo sfondo, se potesse non suonerebbe neanche più.
Pigri e calibrati, come felini a pancia piena, piluccano i rimasugli del banchetto tra un pisolino e l’ altro.
Se proprio bisogna fare la rivoluzione, che sia felpata e si tenga la notte.
Ottimi anche per veglie funebri col morto di morte naturale. Eccellenti per funerali col camposanto in campagna fuori le mura. Se prenotate i loro servigi fatemelo sapere che vengo, ormai si tira il fiato solo in quelle occasioni, sarebbe un peccato perdersele.
Genealogia: Bill Evans, Morphine.
Giovanni Guidi Quintet – We don’t live here anymore