L’ inamidato moralista vittoriano non mi è certo simpatico, i suoi pressanti inviti a reprimere desideri e soddisfazioni sessuali danno un senso di claustrofobia. Ma anche l’ occhiuto bacchettone del terzo millennio ci fa mancare l’ aria quando vigila affinché le donne non esprimano i desideri e le soddisfazioni della maternità.
Da sempre i bacchettoni non si preoccupano tanto del “fare” quanto del “dire”.
Concediti pure qualche scappatella ma non vantartene al bar, resterai pur sempre un gentiluomo. Tuo figlio puoi anche amarlo e considerarlo centrale nelle tua vita, purché tu tenga la cosa sotto silenzio.
Il bacchettone del terzo millennio è un tipo moderno e perfino modaiolo, quando parla o scrive non manca mai di dire “cazzo”, “culo” e “figa”, sa bene che una parolaccia dà colore alla sua concione distinguendolo dai bacchettoni dei millenni precedenti (che odia), sa bene che un olio scurrile mette i righi in discesa trasportando senza sforzo l’ occhio di chi legge.
il bacchettone ama pavesare con decorazioni fulgide la frigidità che cova dentro, conosce a menadito la cosmesi dello scheletro.
… altre morti decorate da Cedric Laquieze…
Il bacchettone del terzo millennio è intriso di esotismo provinciale, vive di rimpianti spaziali, specie se non ha votato il governo in carica. Il rincoglionito dall’ età continua dire “ai miei tempi tutto era meglio…”, il rincoglionito da “bacchettoneria” continua a dire “nei paesi che ho visitato io, tutto è meglio, tutto è più avanti…”
Naturalmente è ateo e dall’ evoluzionismo si fa spiegare tutto, anche perché preferisce lo spaghetto alla pasta corta o la neo-hippy-psico-indie al death metal. Senonché, quando la psicologia evoluzionista entra nel suo “core business” e comincia a parlare della riproduzione con enfasi teleologica, si sintonizza immediatamente su altri improbabili canali.
Il bacchettone del terzo millennio, come tutti i bacchettoni, ha sempre voglia di menar le mani. Aderire alla crociata o, ancora meglio, organizzarne in proprio, lo manda in visibilio.
La sua rissa preferita è con chi sostiene che “per le donne l’ unica realizzazione sta nel procreare”. Ha sempre sognato che in un dibattito il suo dirimpettaio dica qualcosa del genere. Solo che, malauguratamente per lui, non lo sostiene quasi più nessuno e per sfogarsi non gli resta che prendersela con chi si limita ad osservare “mio figlio è la cosa più importante che ho”.
In fondo cambia poco. Perché?
Semplice. I bacchettoni, di qualsiasi millennio essi siano, vivono nell’ ansia costante che la società sfugga loro di mano, sono sempre lì che le sistemano un po’ meglio la museruola.
Se la fissa per il sesso si diffonde e si sdogana, la buona società inglese si trasforma in una gigantesca orgia perdendo in un sol colpo self control e impero. Se dici che tuo figlio è importante, alimenti uno stereotipo che ci rispedisce all’ età della pietra.
E allora? Allora… avanti con l’ ipocrisia di un frigido ordine politically correct, con le quote disegnate sulla carta millimetrata, con geometriche par condicio.
Con il suo compasso e il mozzicone di matita dietro l’ orecchio, il bacchettone del terzo millennio aspira grazie a una compulsione censoria a progettare l’ uomo perfetto… Perfetto nella cartapecora della sua etichetta. I comportamenti reali, ovvio, sono secondari (è un bacchettone sì o no?).
L’ importante è che, quando torna da un viaggio di lavoro, costui risponda alla balia che ventila l’ ipotesi di quanto i figli siano mancati, un socialmente edificante, sonoro e (speriamo) ipocrita: “niente affatto” (sic).
Un esempio di bacchettone? Matteo Bordone.
Un altro? Ancora lui.