24/8/2011, Repubblica (e dove, se no):
… il presidente Napolitano ha detto una cosa essenziale, domenica a Rimini, e niente affatto ovvia: che nella crisi che traversiamo il linguaggio di verità è un´arma fondamentale.
E che se la politica sta fallendo è perché quest´arma l´ha volontariamente ignorata per anni. Per questo siamo «immersi in un angoscioso presente, nell´ansia del giorno dopo»: un popolo tenuto nel buio non vede che buio. A destra la crisi è stata minimizzata, sdrammatizzata, spezzando nell´animo degli italiani la capacità di guardarla in faccia con coraggio e intelligenza…… Il linguaggio della verità è la rivoluzione più urgente da fare…
… Chi ci tiene all´oscuro lo fa con la nostra complicità, tutti abbiamo accettato di essere consumatori ciechi anziché cittadini vedenti…
… Le due forze (speculatori e agenzie di rating; ammutinati delle periferie urbane abbandonate) hanno istinti simili, di branco che s´avventa. Tra i due caos nessun mediatore…
Equilibrismo interessante.
A prima vista dovrei tacere, non è forse l’ invito alla sincerità uno dei pochi moralismi su cui intendo benevolmente sorvolare?
Eppure, no! Sorvolare non si puo’ di fronte a una nuova collezione di banalità messe così doviziosamente in fila. Tacere non è possibile una volta venuti a contatto con la caricaturale realtà dipinta nell’ articolo della profetessa. Un infantile semplificazione operata per poi potersi meglio abbandonare al rozzo tono dell’ invettiva, l’ unico, oltre a quello ruffianesco, a disposizione della penna che scrive.
Il politico ha millanta motivi per mentire, e tutti in nome del bene comune. Una predicatrice che predica la “centralità della politica” dovrebbe saperlo. Se ha studiato qualcosa oltre alla rettorica (scusate l’ impertinenza).
Chi si consegna mani e piedi alla politica, poi, quando elemosina un briciolo di verità, quando piagnucola perché la cortina cali leggermente, dovrebbe farlo a occhi bassi, dovrebbe farlo roso dalla resipiscenza, divorato dal rimorso dell’ esiziale scelta compiuta inizialmente. Invece più la testa di questi soggetti è vuota, più riempiono d’ aria il petto che aziona colossali tromboni da cui esce la ritonda orazione, il forbito predicozzo, l’ appello di civiltà affinché il vero trionfi.
La politica sdogana la menzogna, non perché il politico sia cattivo, ma perché quello è il suo ruolo. Inutile insistere sulla sostanza, basta avere una vaga idea del concetto di “conoscenza profonda” e dei suoi paradossi per capire l’ abc della logica politica.
E’ sul mercato, semmai, che il “vero” paga. Se noi ci siamo disabituati a pretenderlo è perché nella nostra vita quotidiana trattiamo di continuo con il politico o il parapolitico, mentre l’ ignoranza di cosa sia un mercato trionfa.
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