Ieri sera abbiamo visto il film iraniano, ne valeva la pena.
Si veleggia tra Rossellini, Rohmer e Phanai... dici poco.
Difficile parlarne a chi è all' oscuro del plot.
Una comitiva di giovani famiglie della classe media di Theran passa un week end al mare, tra loro c' è Elly, è in rotta con Alì e si combina per farle conoscere Amad. Lei non avrebbe voluto venire, ripensa ad Alì e lo dice, ma Sakinè ha insistito tanto, Amad è davvero una persona speciale e presto ripartirà per la Germania.
La vita della comitiva scorre frizzantina e spensierata, potresti essere tra giovani coppie di Berlino o di San Francisco. Se non fosse per il velo non li distingueresti proprio, ma chissà, forse presto li distinguerai.
Sara dapprima nota la sproporzione tra i drammi che marchiano le due parti del film: la morte di Elly agita i cuori quanto la tragedia sentimentale di Alì.
Gestire la seconda sembra impegnare le stesse energie che richiede la gestione della prima.
In realtà, anche quella del fidanzato geloso è una morte, una morte interiore.
Eppure mi tocca dar ragione a Sara per un semplice fatto: la morte di Elly per gran parte del film è solo presunta quindi non puo' essere accantonata con un "la vita continua". Il suo fantasma aleggia eppure ci si occupa d' altro.
Ecco tutto quel che sappiamo della tragedia:
Harsh verrà salvato dall' annegamento ma Elly semplicemente scompare dalla pellicola, di lei non sapremo più niente per gran parte del film. E' proprio un tipo strano e una sua fuga disperata sotto il peso della terribile responsabilità non puo' essere esclusa.
Non possiamo dire se Elly sia morta o meno eppure, di fronte a questa tensione da thriller, vedere i protagonisti dimentichi di appurare quanto successo e tutti intenti a gestire le beghe sentimentali della presunta morta con Alì produce un certo squilibrio.
Provo a fare delle ipotesi conciliatorie: nella cultura arcaica un sospetto tradimento non è poi cosa da passarci sopra come da noi, forse puo' essere equiparato ad una morte: onore e morte vanno a braccetto.
Arcaismo e modernità si combattono poi nella figura di Sakinè, alla fine, dopo una dolorosa battaglia, prevale la seconda e la bugia che pronuncia scagiona la bella compagnia consegnando alla sofferenza il fidanzato di Elly.
Ecco la terribile e stupenda bugia:
Un film così, a raccontarlo fa venir voglia di condannare: condanna per chi ha mentito traslando le sue responsabilità (ma che colpa ne hai in fondo... racconta come sono andate le cose... cosa ti costa?...); condanna per chi complica la vita altrui con sentimenti arcaici e fuori luogo (... tanta morbosità non prelude a niente di buonio...).
Ecco, questo se il film lo racconti.
Ma se lo vedi - e qui sta la sua grandezza - condanne del genere si sciolgono come neve al sole: chi ha mentito lo ha fatto straziato da un conflitto interiore nobile e mai risolto, esattamente come chi prova certi sentimenti con un' intensità fuori moda che ripugnerebbero e alzerebbero l' indignazione del lettore medio di Vanity Fair.