venerdì 29 febbraio 2008

Perchè i finlandesi sono i primi (a scuola)

Essere se stessi sembra che conti...nonstante tutto.

"...High-school students here rarely get more than a half-hour of homework a night. They have no school uniforms, no honor societies, no valedictorians, no tardy bells and no classes for the gifted. No sports teams, no marching band, no prom. A relaxed approach. Less homework. Kids can be themselves. There is little standardized testing, few parents agonize over college and kids don't start school until age 7

In most countries, education feels like a car factory. In Finland, the teachers are the entrepreneurs..."

Cedimenti sul fronte dei voucher

Qualcuno fa dei distinguo...e viene rimbeccato.

"...prominent school voucher advocate Sol Stern declares that competition and choice "may not be a panacea," and recommends that choice supporters shift emphasis to standardizing the curriculum.He's not alone.

Their faltering support stems from disappointment with the impact of existing U.S. charter school and voucher programs, and what they think it says about market reform in general. Stern, for instance, laments that while Milwaukee's voucher program has benefitted the low income students who gained access to private schools, it has not dramatically improved the city's public schools

But criticisms such as those of Finn and Stern don't reveal any failure of market education, because existing U.S. "school choice" programs do not constitute, or even closely approximate, free markets..."

Mussolini a Berkeley

Come le idee del fascismo furono assimilate e messe in campo dai liberals d' oltreoceano.

William F. Buckley muore

Ricordiamo l' attacco della sua definizione di conservatore:

"...un individualista con un forte senso della comunità..."

Basterebbero queste parole per sentirsi spronati ad indagare il corretto significato di certe parole che spesso vengono in bocca macchinalmente. Esercizio che sarebbe molto utile, soprattutto a certi pigrissimi quanto veementi critici dell' "individualismo".

Il free-market fa capolino nell' "Osservatore Romano"

Era ora.

mercoledì 27 febbraio 2008

Consumare rende felici

E' abbastanza ovvio a livello locale. Ora sembra ribadito anche da confronti internazionali.

"...For those skeptical of the claim that people tend to be happier, healthier, better-educated and longer-lived in countries that consume the most, please see the UN Human Development Index. The top of the list is basically the group of wealthy, liberal, capitalist societies. The Nordic countries, please note, are extremely wealthy market societies with very high levels of consumption. Also note that an ethos of consumerism is different from the level of consumption, although there is no good evidence that consumerism is in any sense harmful..."

Iper liberisti con welfare estesi

L' Islanda.

"...Iceland, much like Denmark, is more or less Hong Kong with a huge welfare state

Perhaps the greatest unheralded discovery of the late 20th/early 21st century is that relatively unfettered capitalism is a much better complement to the comprehensive welfare state than is dirigisme..."

La felicità si compra?

Direi di sì, anche se i prezzi cambiano moltissimo da un paese all' altro.

Perchè alla gente piace tanto il Governo

A dispetto di tutte le evidenze il cittadino medio continua a preferire che la mano pubblica intervenga pesantemente anche laddove non ha molto senso che lo faccia. Perchè quest' amore sfrenato per il governo?

Per Klein lo Stato non altro che un punto focale in senso schellingiano, a lui guardiamo per cooridinare i nostri comportamenti quando siamo immersi nella molteplicità e nella complessità. Sradicarlo è molto doloroso quand' anche una condizione alternativa si riveli più propizia per in nostri affari. Non mancano le vie attraverso cui realizzare una transizione.



La Cultura si auto-finanzia. Mantova

La kermesse di Mantova è un vero "affare": nel 2006 per 1 milione e 400 mila euro investiti, i guadagni hanno sfiorato i 15 milioni.

Dati tratti dalla ricerca "Eventi culturali e impatto economico. Il Festival di Mantova.

Se questi sono i numeri perde di senso continuare ad insistere sui tradizionali canali di finanziamento. Molto meglio l' elaborazione di formule attraverso cui intercettare parte della ricchezza prodotta.

Bassa affluenza, migliore democrazia

Tra suggerimenti offerti da BC per migliorare le scelte democratiche ce n' è almeno uno tanto strano, quanto inattaccabile: disincentivare la partecipazione al voto.

Considerato che


  1. i pareri degli esperti su questioni di carattere generale si rivelano quasi sempre molto più vicini alla verità rispetto ai pareri dell' uomo medio.


  2. I pareri dell' uomo istruito si rivelano quasi sempre più vicini ai pareri dell' esperto rispetto a quelli dell' uomo con bassa scolarità.


  3. quando l' affluenza alle urne è bassa assistiamo ad una maggiore concentrazione di votanti istruiti.


Ebbene, da quanto sopra discende che la qualità delle decisioni democratiche risulta superiore allorchè l' affluenza sia disincentivata, o perlomeno non incentivata.

Distorsioni nel calcolo del rischio ambientale

Nelle questioni ambientali appare più che altrove la tendenza ad assumere posizioni irrazionali in cui i rischi vengano sistematicamente sovrastimati.

Una possibile spiegazione del fenomeno la danno Kuran e Sustein. Esiste una chiara evidenza per cui l' individuo amplifica la probabilità di eventi cosiddetti "memorabili", ovvero eventi singolari e strani es: uomo morde cane.

Purtroppo questo genere di eventi sono anche quelli di cui i mass-media sono sempre a caccia, con una certa regolarità ci riproporranno la storia in cui un uomo ha morso un cane distorcendo la sensazione di rischio percepito.

Queste approssimazioni sono possibili laddove il rischio rimane pur sempre lontano e improbabile, laddove anche un errore di calcolo non tocca in modo molto sensibile la nostra vita quotidiana, in caso contrario, l' esame dei fatti sarebbe condotta da ciascuno di noi in modo ben più accurato.

Le catastrofi ambientali hanno proprio questa caratteristica: sono eventi singolari e strani ma rimangono pur sempre relegate in uno spazio remoto che per ora non ci tocca nell' immediata contingenza.

Questo meccanismo (avaibility cascade) spiega anche l' eccessiva domanda (e offerta) di regolamentazione in tema assicurativo, un buon argomento da contrapporre a quello canonico della selezione avversa.

BC MRV p.208

martedì 26 febbraio 2008

Meglio prendere la macchina che andare a piedi

Meglio anche per il pianeta.

Mr. Goodall is a member of the Green Party in Britain and a devout environmentalist — he says he has ceased air travel because of its emissions. But he also questions how much good is being done by eliminating short trips by car. In fact, he says that in some circumstances it’s better to drive than to walk.


How can that be? Because Mr. Goodall takes into account something that a lot of environmentalists don’t: the human energy expended in averting fossil-fuel use. “Walking is not zero emission because we need food energy to move ourselves from place to place,” he writes. “Food production creates carbon emissions.” Now, you could argue that most people are oveweight and so could use the exercise anyway, but that doesn’t mean that they’re not going to consume calories to replace the ones they’ve burned. In fact, some experts argue that most people do in fact simply eat more to compensate (which is one reason so many people remain overweight). And judging from the fitness of the pedicab drivers I’ve seen, they don’t have much weight to lose anyway.

If you walk 1.5 miles, Mr. Goodall calculates, and replace those calories by drinking about a cup of milk, the greenhouse emissions connected with that milk (like methane from the dairy farm and carbon dioxide from the delivery truck) are just about equal to the emissions from a typical car making the same trip. And if there were two of you making the trip, then the car would definitely be the more planet-friendly way to go

Armarsi contro le armi

Garantita deterrenza e possibilità di difesa.

Per scegliere bene occorre una società libera

Non esiste una ricetta pre-confezionata per scegliere bene, esiste però la possibilità di sviluppare un' euristica funzionale attraverso una robusta pratica sulle questioni concrete che ci toccano ogni giorno.

In tema di aborto si conviene sul fatto che sia controproducente criminalizzarlo, molto meglio affidarsi alla "buona scelta" costruendo un ambiente idoneo. Senonchè, molti scettici, arrivati a questo punto della discussione, tirano fuori un bersaglio per loro naturale: il consumismo.

Il consumismo, con i suoi bisogni indotti, avrebbe scardinato la nostra capacità di scegliere. Detto questo, però, siamo punto e a capo visto che è un po' difficile rinunciare al "consumismo" se si considera il fenomeno come l' inevitabile portato di un modello organizzativo che ha assicurato lo strepitoso aumento del nostro standard di vita negli ultimi due secoli.

Per nostra fortuna non è affatto detto che le cose stiano come vengono dipinte dai teorici del "consumatore zombie". Molto probabilmente le persone sono ancora in grado di sviluppare una capacità di scelta, quel che a loro manca per esprimerla è una pratica attraverso la quale metterla a punto affinandola di continuo.

Sempre più, nelle comunità moderne, il soggetto è stato espropriato, spesso attraverso il suo consenso e con suo sollievo, dalle scelte decisive che lo coinvolgono e segnano la sua vita. Forse, più meno consciamente, si è ritenuto che non fosse in grado di affrontarle. I dilemmi (che aiutano a crescere anche e soprattutto i già cresciuti) sono stati espulsi dal nostro quotidiano. Parlo delle questioni relative alla nostra salute, alla nostra istruzione, alla nostra vecchiaia, ai nostri risparmi. Su questi terreni fondamentali non ci si ferma più a chiedersi "che fare?", la nostra via è segnata, le reti comunitarie di scarsa utilità e lo sforzo per tesserle subisce forti demotivazioni. Le "riunioni di famiglia" non hanno più senso e ormai, se ancora si tengono, è giusto per decidere dove andare in vacanza.

Il soggetto di cui parlo puo' continuare invece ad esercitarsi in una miriade di scelte molto meno "cruciali", dove il lusso di un "caproccio" puo' benissimo essere tollerato poichè non lo si paga certo caro, puo' esercitarsi in scelte politiche dove la deresponsabilizzazione è la regola. Poi, in questo contesto, ecco che - chi fino a quel punto ha dovuto "deliberare" solo sul colore dell' auto, sul film con cui riempire la seratina, su dove mettere la crocetta in cabina elettorale - si ritrova a decide se abortire o meno. E' difficile che a quel punto si trasformi in un' altra persona, che sappia lucidamente valutare i pro e i contro, molto probabilmente gli istinti capricciosi interferiranno sulla sua scelta così come sono sempre stati abituati a fare potendoselo permettere.

Quindi, la soluzione contro il consumismo più deleterio, secondo me, consiste proprio nel riconsegnare all' individuo le scelte decisive che lo riguardano e che lo educano evitando che si ritrovi inerme e inesperto quando sarà chiamato ad affrontarne una isolata. L' alternativa sarebbe quella di toglierle tutte: magari ricoprendolo di sussidi per veicolarlo, come un topolino, verso quei comportamenti che altri hanno scelto per lui.



Ecco allora due risoluzioni per spingere verso la buona scelta in tema di aborto:

  1. diffondere una cultura della vita;


  2. creare un ambiente in cui si sviluppi al meglio la confidenza del singolo con le scelte cruciali che lo riguardano.

Difendere la democrazia sbandierando Chuchill

E' una mossa ad alto contenuto ideologico:

"...la democrazia è un gran brutto sistema di governo, senonchè tutti gli altri sono peggio...".

Dal fatto che sistemi di governo dittatoriali abbiano combinato disastri inenarrabili, non segue che "la democrazia" sia il miglior sistema di governo a nostra disposizione. E lascio da parte le plausibili teorie che vedono le dittature novecentesche come un parto dei sistemi democratici anzichè come una loro antitesi.

Se qualcuno dicesse:

"...il mercato fallisce spesso, è comunque il miglior modo che abbiamo per regolare le nostre relazioni...";

sarebbe ben presto accusato di essere un fondamentalista, gli verrebbe fatta notare la necessità di regole stringenti che ordinino e correggano l' azione del mercato.

Tutto giusto, ma allora perchè non viene fatto prontamente notare ai chuchilliani di ogni risma quanto sia indispensabile porre limiti ben precisi al metodo democratico, pena il caos sociale?


E' evidente che su tutta la faccenda incomba una cappa di dogmatismo. Asteniamo pure il giudizio ma evitiamo di negarla.

Sul punto vedi BC in MRV cap.8

Democrazia & Sviluppo

Una relazione molto complessa, praticamente inesistente.

"...molti di noi, ardenti democratici, vorrebbero sperare che la democrazia non sia solo un dogma benefico in sè, ma sia anche una fonte di felicità e sviluppo. Purtroppo la letteratura empirica sul tema non è in grado di aiutarci e di persuaderci su questo punto, fallisce nell' individuare un nesso di causalità tra democrazia e sviluppo. Rimango comunque ottimista sugli effetti salutari che una democrazia produce nel lungo periodo"

Queste poche righe sono utilizzate da BC in MRV p.187 per testimoniare quanto il dogmatismo intorno ai benefici della democrazia sia di gran lunga più ostinato rispetto a quello intorno al mercato. Ciononostante l' accusa di "fondamentalismo" aleggia continuamente avendo come obiettivo unico chi supporta soluzioni di mercato.

lunedì 25 febbraio 2008

Affrontare l' unico argomento in mano ai filo-castristi

Comparare Cuba con gli altri disastri caraibici è forse l' unico reale argomento in mano ai filo-castristi di casa nostra. Anche per questo giungono gradite le puntualizzazioni di DeLong. Affrontato e risolto (in termini logici) anche l' assurdo argomento dell' embargo.

add1: Cowen s' impegna nel confronto Cuba-Messico del nord.

Avvertenze sulla povertà USA

Da fonte insospettabile.

"...Poverty comparisons across affluent nations typically use a “relative” measure of poverty. For each country the poverty line — the amount of income below which a household is defined as poor — is set at 50% (sometimes 60%) of that country’s median income. In a country with a high median, such as the United States, the poverty line thus will be comparatively high, making a high poverty rate more likely...

Using a relative measure, the U.S. poverty rate is higher than Romania’s and only slightly lower than Mexico’s (see here). Similarly, Mississippi’s relative poverty rate is the same as Connecticut’s..."

Talking Versus Trading

L' incentivo a far bene funziona. Ma và?

Le modalità alternative del dono

Sotti tutela chi è lontano, autonomia per chi è vicino. Perchè?

Come siamo buoni!

Il male arrecato al prossimo ci fa soffrire. Per questo non vogliamo saperne niente!

L' arbitro favorisce sistematicamente la squadra di casa

Almeno in Germania.

La scuola americana perde colpi

Alcuni buoni motivi per espandere lo strumento dei buoni.

La Fede rende felici

Qui e qui gli studi che più sono andati a fondo sulla questione.

Mi chiedo se questa conclusione deponga in qualche modo a favore "della Fede": da un lato ce la fa apparire come un' opzione ragionevole e da perseguire, dall' altro revoca in dubbio la sua portata veritativa.

sabato 23 febbraio 2008

Public Choice under attack

Non c' è niente di più figo che gettare fango sulla democrazia. Lo si puo' fare benissimo anche dagli scranni universitari viste le numerose incoerenze che ammorbano il funzionamento dei regimi democratici. E se proprio qualcuno avesse l' ardire di menzionarci i motti churchilliani, gli si risponderà con fare sussiegoso che la democrazia, al giorno d' oggi, non va certo contrapposta ai regimi autoritari, bensì al mercato.

Il più rigoroso di questi attacchi è sostanziato nella teoria della Public Choice, altrimenti detta Teoria dell' Ignorante Razionale, secondo cui il ragionamento dell' elettore non fa una grinza: poichè il mio voto sposta poco o nulla, evito ogni costo relativo all' informazione, voterò da ignorante (ecchemmefrega?). Anzi, sai che ti dico? Se mi gira non voterò nemmeno.

Con simili ignorantoni in circolazione, il malfunzionamento delle istituzioni democratiche è assicurato. La premessa, poi, è credibile all' apparenza. Visto che forse è rimasta implicita mi permetto di ricordarla: l' elettore medio è una persona ragionevole.

Ma alle elementari (e proprio per questo pungenti) osservazioni di cui sopra si è risposto in vario modo:

  1. PC non funziona esteticamente. Criticare la democrazia suona male ed è una pratica poco corretta e da evitare. Me lo dice un mio senso storico interiore;


  2. la critica non tiene conto di come si aggregano gli errori random dell' ignorante razionale: si aggregano compensandosi! In questo modo ad influire sull' esito delle elezioni saranno pur sempre i pareri informati;


  3. è pur vero che l' elettore tiene il politico con un guinzaglio lunghissimo e lasco, ma cio' conta poco se l' elettore possiede una solida verga per battere la bestia qualora la colga in fallo. Questa osservazione è tratta dalla teoria del crimine: l' effetto deterrenza puo' restare immutato quando ad un ridimensionamento delle forze di polizia si abbina un inasprimento delle pene;


  4. è pur vero che esiste un' asimmetria informativa tra corpo elettorale e casta politica. Ma di cio' è a conoscenza anche l' elettore che verrà reso più prudente proprio da questo fatto. Anzi, a volte tutto cio' incentiva la trasparenza della politica, poichè solo con un' operzione di trasparenza è possibile dissipare i sospetti dei nostri potenziali elettori e renderli più malleabili;


  5. è pur vero che nelle democrazie alcuni "scambi" hanno un costo elevato e si rimane lontani dall' ottimo paretiano, eppure, in una visione più ampia, il metodo democratico serve proprio per aggirare quei costi di transazione che paralizzano il mercato;


  6. è pur vero che esistono degli interessi di casta che possono rendere "monopolista" l' offerta politica. Ma anche questo non convince: chi rompe il monopolio agli occhi degli elettori potrebbe conquistare rendite notevoli, esistono dunque incentivi non da poco a farlo.

Evito d corredare ciascuno di questi contro-attacchi a difesa della democrazia con la bibliografia e le evidenze, tutta roba rintracciabile in BC, MRV, specie se letto al capitolo 4.

Ma gli anti-democratici non si arrendono e sparano la loro arma segreta: la democrazia non funziona perchè l' elettore è stupido.

Forse "stupido" è un po' fortino, diciamo allora "irrazionale".

Ciascuno di noi s' innamora di alcune idee, è dispiaciuto quando le vede attaccate e compiaciuto quando le vede difese. Il modo migliore per disamorarsi di un' idea sbagliata è quella di professarla pagandone le spiacevoli conseguenze.

Detto questo si sarà capito perchè nei regimi democratici trionfi tanto la propaganda ed il pregiudizio, ovvero la stupidità. Semplice, l' elettore non paga le conseguenze delle sue costruzioni ideologiche: qualora la sua idea sia falsa, le conseguenze negative che si sviluppano dall' applicazione di quell' idea, non si concentrano su di lui ma si ripartiscono su tutti. Lui non paga e, quindi, sarà soggetto a perseverare negli errori di cui si è tanto invaghito.

Semplice, ragionevole ma...vuoto. Vuoto come un pensierino da blog se il tutto non viaggiasse affiancato dalla imponente mole probatoria contenuta nel volume a cui ho accennato prima.

venerdì 22 febbraio 2008

Quando il salario minimo danneggia i più deboli

Per esempio in Italia.

"...le argomentazioni che spiegano come il salario minimo possa aumentare il benessere dei lavoratori si basano su qualche inefficienza di mercato. "Attriti" vari nella ricerca di lavoro, efficiency wages, informazione asimmetrica rispetto alla qualità dei lavoratori... Un'altra argomentazione usa l'idea che il salario minimo provoca l'uscita dal mercato del lavoro di imprese non particolarmente profittevoli. Il risultato è sì un aumento dei salari, ma anche la riduzione dell'occupazione...

...Riassumendo, direi che l'evidenza empirica tende a confermare l'idea che l'imposizione di un salario minimo in Italia avrebbe probabilmente effetti avversi su occupazione e ore lavorate. Soprattutto per quelle fasce di lavoratori - giovani, donne, lavoratori con bassi livelli educativi - che si vorrebbero maggiormente aiutare. Davvero non una buona idea..."

Separare la rete da Telecom

IBL

La ginnastica dei pregiudizi: il prezzo della benzina

Analisi utile per capirci qualcosa...sia sulla benzina che sui cervelli.

add1

A difesa dei SUV

ABC...ma ce n' è un gran bisogno.

Leggendo Bryan Caplan: The Myth of Rational Voter



  1. Intro: il lusso dell' irrazionalità.


  2. Teorie alternative della democrazia: 1) ignoranza razionale 2) deterrenza del controllo assente 3) il pubblico ha ragione e gli esperti torto 4) irrazionalità dell' elettore.


  3. Cap.1. Difesa disperata della democrazia: l' ignoranza del votante se c' è dura poco.


  4. Cap.1. Random error vs. Sistematic error.


  5. Cap.1. Come la teoria dell' Errore Sistematico si riconcilia con quella delle scelte razionali.


  6. Cap.1. Una mancata correlazione: reddito e scelte politiche.



  7. Cap.1. Demagogia del politico come scelta razionale.


  8. Cap. 2. Becker e la tradizione. Evidenza dell' irrazionalità: il metodo delle preferenze illuminate (maggiore compressione negli esperti, giudizi differenti in economia, politica estera e bioetica).


  9. Cap. 2. Antimarket bias. 5 casi : 1) prezzo 2) usura 3) monopoli 4) terzo mondo 5) ambiente.


  10. Cap. 2. Lo straniero ci attacca. La teoria dei vantaggi comparati non entra nella testa dei più.


  11. Cap. 2. Il cambiamento come demone. La teoria della finestra rotta non entra nella testa dei più.


  12. Cap. 2. Pessimismo cronico e progressi reali. Non c' è merce che scarseggi quanto una buona prospettiva storica.

giovedì 21 febbraio 2008

Diseguaglianze e sviluppo

Grafici interessanti. Si badi bene a come si legano diseguaglianza e opportunità.


"...Quintin and Saving go on to point out that in the United States income inequality might not be as important as equality of opportunity. That would seem consistent with the large rates of immigration to this country: in other countries income and opportunity inequality go hand-in-hand whereas in the United States (and select other countries) opportunity is much more available to all, notwithstanding claims to the contrary..."

Aste e prezzi

Reputazione, estetica, timing...e prezzi.

La globalizzazione fa divergere?

Esaminando gli ultimi due secoli sembrerebbe, ma forse l' intervallo prescelto non è molto significativo.

Per spiegare lo sviluppo, meglio Solow o Lucas?

Il capitale umano di Solow è la cosa che conta di più.

I super ricchi lavorano duro

Altro che rendite...forse un secolo fa.

I non-assicurati

Visita alla sanità USA. Galen Institute.

Demolendo il Che

Ormai è lo sport preferito.

Add1
Add2

Successi della giustizia privata

Innanzitutto il risparmio di tempo e denaro.

Global warming accusato del freddo

Il cerchio si chiude.

American dream alla prova

Prova superata.

I successi della flat-tax: Russia

Evidenze.

Un mondo tecnologico

Mai le innovazioni si sono diffuse tanto rapidamente nel mondo.

Il credito collassa?

Calma.

Prevenire è meglio di curare?

Quasi mai, almeno in ambito sanitario.

Panico tra i pauperisti

Auto a 1.800 euro.

Un ponte culturale per il dilemma dell' aborto

Nel post precedente linkavo un accenno a 4 vie pratiche che potrebbero essere una sintesi tra le posizioni contrapposte (mi sono già giunti veementi dissensi). Ma siccome la battaglia che si annuncia è di stampo culturale, vorrei proporre una nuova lente attraverso cui vedere il fenomeno dell' aborto. Premetto da subito che si tratta di un tentativo di sintesi e, quindi, le posizioni non possono e non devono collimare con alcuna delle posizioni in campo (nemmeno con la mia).

1) Eminenti studiosi hanno interpretato la società umana come fondata su Capri Espiatori. Ecco, potremmo vedere nei nascituri soppressi i capri espiatori che fondano la nostra società. Conseguenze: primo, bisogna in qualche modo accettare questo fatto visto che le società hanno sempre bisogno di un Capro per fondarsi; secondo, in linea con la nostra radice cristiana bisogna riconoscere a chiare lettere e rendere omaggio al capro che fonda la nostra convivenza.

2) Considerando l' aborto (nei limiti della 194) un omicidio non punibile, qualcuno potrebbe lamentarsi del marchio moralistico a cui verrebbe sottoposta la donna. Ma se riconosciamo che esiste una incommensurabilità morale tra il "colpevole sottoposto a tentazione" e "l' innocente mai tentato", allora questo marchio non avrebbe senso di esistere e il riconoscimento di omicidio non avrebbe conseguenze. Anche la teoria dell' incommensurabilità morale sarebbe di derivazione cristiana, a cosa servirebbe altrimenti il Giudizio Finale.

mercoledì 20 febbraio 2008

Autonomi più tassati dei dipendenti

Qualche dato per l' Italia.

Ecco come si formano i tesoretti

Per esempio grazie ai rincari energetici.

Occhio all' inquinamento dell' aria

E' la classica buccia di banana che una recente pubblicazione cerca di farvi evitare.


"...Polls consistently show that most Americans believe air pollution has been getting worse and will continue to worsen in the future. Recent data, however, suggest just the opposite: Air pollution levels have been dropping for decades and will continue to do so in the years to come..."

Guerra sulla FED

Se non ci fossero le recessioni gli economisti si annoierebbero. Invece ci sono e Austriaci, semi-austriaci e classici si divertono un mondo ad ingaggiare le loro festose (e a volte istruttive) battaglie a cuscinate.

Farm follies

Un caso di scuola: la politica agricola europea.

Sarà mai possibile un governo limitato?

Alcuni sono scettici: il politico ha le armi e l' interesse ad ampliare le funzioni di governo.

Per altri questo genere d' inganni non puo' funzionare: dove il welfare si allarga lo fa in conformità di un senso morale diffuso.

Altri ancora studiano come ricreare un conflitto d' interesse tra i politici mediante una separazione dei poteri.

Altri puntano sull' efficienza. per esaltarla occorre creare una competizione istituzionale.

I saggi sono tutti qui.

Nel mirino ambientalista: sono i cani a rischiare grosso

Se gli ambientalisti, con il loro fanatico riflesso proibizionista, avessere davvero a cuore l' ambiente, allora sì che ci sarebbe da preoccuparsi!

"...Which do you think takes a bigger toll on the environment, owning a dog, or owning an SUV? My bet would be on the dog. I'm thinking of all of the resources that go into dog food.
You could argue that children also consume a lot of resources, but that is different. A dog does not have the potential to discover a cure for cancer. A dog is not going to provide for you in your old age.
I personally have nothing against dogs. But it does seem to me that environmentalism inevitably points toward a policy of extermination of pet dogs.
Unless environmentalism is simply hatred of industry..."


Direi di non preoccuparsi, è abbastanza chiaro che dietro certo ambientalismo non ci sia nulla di irrazionale. Solo un odio isterico verso l' industria.

Julian Simon ogni anno vince la sua scommessa

Una ragione che si ripete.

Piccolo tributo.

Bolla immobiliare: colpa anche dei piani regolatori

Perlomeno a Seattle.

Addendum: piani regolatori e crisi finanziarie.
Addendum: i fattori che hanno determinato la bolla.

Democrazia, una questione di stile

Non si pretenda troppo dalla democrazia. Per esempio, non si pretenda la sostanza.

"...We hear so many superficial messages precisely because most American voters have neither the knowledge nor the commitment to evaluate the pronouncements of politicians on economic issues. It is no accident that the most influential political science book of the last year has been “The Myth of the Rational Voter,” by Bryan Caplan. The book shows that many voters are ill-informed or even irrational; many economic issues are complex, and each voter knows that he or she will not determine the final outcome.
Rather than being cynics, we should be realists. Democracy is reasonably good at some things: pushing scoundrels out of office, checking their worst excesses by requiring openness, and simply giving large numbers of people the feeling of having a voice. Democracy is not nearly as good at others: holding politicians accountable for their economic promises or translating the preferences of intellectuals into public policy.
THAT might sound pessimistic, but it’s not. Many Americans will be living longer, finding new sources of learning and recreation, creating more rewarding jobs, striking up new loves and friendships, and, yes, earning more money. Just don’t expect most of these gains to come out of the voting..."

Bicchieri mezzi pieni: quando il prezzo del petrolio frena gli stampatori di moneta

Il prezzo del petrolio aumenta: evviva, è rimasto l' unico spauracchio contro politiche monetarie disinvolte.

The expected fed funds rate implied by the April fed funds futures contract shot up 7-1/2 basis points Tuesday. Whereas traders last Friday were anticipating an average fed funds rate of 2.415% for April, Tuesday's closing price brings that up to 2.49%. Now, if you really try, you can still fit that last little nugget into your inflation meme. Say, traders know that $100 oil will scare the Fed into worrying more about inflation so Bernanke will have to slow down lowering rates. Or something.


La Cuba che lascia Castro

Il fallimento di un sogno.

"...una incauta politica monetaria, il razionamento alimentare che a nessuno basta, il salario medio di diciotto dollari hanno costretto la popolazione ad «arrangiarsi» per sopravvivere. Da questo bisogno hanno tratto origine una corruzione endemica e generalizzata, un capitalismo individuale selvaggio (e qui siamo al paradosso più crudele) che non trova limitazioni etiche, il convincimento che soltanto nell'illegalità possa stare la salvezza. In Urss i buontemponi del Pcus dicevano «tu fai finta di lavorare e io faccio finta di pagarti» . A Cuba, anche nella Cuba di domani, ben pochi vorranno far finta di lavorare..."

Bella descrizione, soprattutto quel "capitalismo selvaggio", quasi a voler stigmatizzare l' estetica di un' evasione. Vuoi mettere, molto più elegante e composto l' assoggettamento.

Comunisti in difesa della proprietà privata

La Cina ha capito bene cosa attira gli investimenti esteri.

Il divieto a fumare incrementa gli ubriachi alla guida

Bisogna pur sfogarsi.

Asiatici discriminati a scuola

Sotto accusa anche Harvard. Sempre più privilegi per ispanici e neri.

La cura contro i cicli economici

Forse la stiamo imparando visto che le fluttuazioni sembrano sempre più modeste.

Voto e reddito

Mancate correlazioni: gli uomini sono più pro-choice delle donne. Gli anziani sostengono molto meno la necessità di garanzie pubbliche alla previdenza.

BC in MRV p.61

martedì 19 febbraio 2008

Il fisco di Hayek

Ecco una tripletta di considerazioni degne di essere ripassate.

  1. Un sistema progressivo ci dice che la curva delle aliquote è inclinata, ma non ci dice quanto. Un sistema proporzionale ha molte più possibilità di frenare l' arbitrio del legislatore.

  2. Un sistema progressivo non potrà mai giustificarsi per l' intenzione redistributiva. Infatti, questo obiettivo, puo' essere raggiunto anche con opportune modulazioni della spesa. Oggi noi sappiamo che la spesa dei maggiori paesi favorisce e si concentra su terzo e quarto decile, il primo è praticamente dimenticato.

  3. Quanto sottratto con le imposte potrebbe costare molto più caro rispetto alla spesa che riesce a finanziare. Il costo dipende dalle aliquote che si toccano. L' imposta societaria è quella che ci costa più cara, seguono le aliquote marginali dell' imposta sui redditi delle persone fisiche.

Eccesso di tasse = eccesso di spesa

L' alta tassazione si traduce sempre in sprechi sul lato della spesa. E' la lezione che si trae dalla panoramica che conduce Adams sui sistemi fiscali prodotti nella storia, dai greci ai giorni nostri.

La responsabilità etica finisce in tribunale

L' Ancona calcio, solo qualche mese fa, si lanciava in proclami nei quali sottolineava il proprio impegno etico nella gestione. Oggi è caos totale e le liti sono finite in tribunale. La responsabilità etica nelle aziende funziona ben poco, speriamo che i managers tornino ad offrire profitti ai loro azionisti, è l' unico modo in cui possono servire la società.

L' etica puo' dire ancora la sua

Mai sbandierata nelle conversazioni con gli altri, non dovrebbe però cessare di fornirci un orientamento.


"...We see the behavior of free people, and appreciate it as being a just and moral system, not to mention a vastly successful one. Yet many still forgo individual liberty in preference to allowing state control over aspects of life. As Whittaker Chambers stated later in his memoir, "Men have never been so educated, but wisdom, even as an idea, has conspicuously vanished from the world." Ethical behavior not only has a role in the framework of freedom, it is in its very nature. And it’s because of this wisdom that we must always remember the things that are just, moral, and successful in their ideas and consequence- free markets and free men..."

Quando è il mercato a renderci più buoni

Stroncando Hobbes.

"...contrary to widespread belief, free markets do not substitute self-interest for morality. Free markets enable moral action by channeling existing self-interest into conduct benefiting both the individual and those around him. Free markets harmonize self-interest..."

Le radici della prosperità: il caso estone

La libertà è bella e funziona!!

Altro breve studio di carattere più generico: prosperità e cooperazione volontaria.

Soluzioni alternative per i nativi americani

Libro esemplare con soluzioni esportabili.

Chi sono i conservatori ambientali più solerti

Qualcuno opta per i cacciatori.

Ingorghi dipanati

Alcune soluzioni viabilistiche per razionalizzare la circolazione stradale. Alla base di tutto i pedaggi.

Incrementi occupazionali dovuti al cambiamento climatico

Nuovi studi.

Nestle spinge per un mercato dell' acqua

Troppi sprechi bisogna fare qualcosa.

"...A market for water needs to be established to drive conservation and avoid serious effects from over-use in agriculture, industry and energy production, according to Swiss food giant Nestle SA..."

Il dilemma etico dell' aborto affrontato e risolto

Salve amici, la schematica soluzione che offrirò al dilemma etico posto dalle pratiche abortive riceve un certo fascino dalla sua natura perentoria. Vi ricordo cio' che già sapete, ovvero che esiste anche un fascino malizioso.

Naturalmente il carattere inappellabile della trattazione vale solo per chi aderisce alle premesse che via via seminerò lungo la strada. Non penso che siano molte, non penso nemmeno che siano particolarmente forti. Di bello c' è che uno puo' sempre dire: "io mi fermo QUI, da QUI non sono più disposto a seguirti, è QUI che i nostri sentieri si biforcano". In poche parole, sapremo perchè non siamo d' accordo, avremo presto servita una latitudine ed una longitudine del nostro "QUI". Il passo successivo sarà di concentrarci nello scioglimento di quel nodo. Bene, iniziamo con il primo passo.

***

Se c' è qualcosa che mette in crisi chi coltiva quelli che all' apparenza sono i valori più solidi della nostra civiltà è proprio il dilemma etico dell' aborto.

Chi dubiterebbe che l' uomo moderno debba poter godere della più ampia libertà possibile nel regolare gli affari che lo riguardano? Unico limite sensato: la libertà altrui.

Gagliarda è la bandiera che porta questa iscrizione? Un motto tanto bello, tanto onesto, tanto salubre, tanto inattaccabile. Tanto impegnativo per le sue drammatiche conseguenze. Che figo poter morire in battaglia sotto quello stendardo anzichè dietro i soliti paraventi dell' ospedale convenzionato.

Ma chi parte lancia in resta con queste affermazioni di principio presto si scontra con i fatti. I fatti lo fissano assumendo le sembianze di una sfinge che interroga l' idealista con quattro enigmi canonici:
  • Sono io un Uomo?
  • Sto esercitando una libera scelta?
  • Con questo esercizio ho arrecato danno al mio prossimo?
  • Come quantificare quel danno per poterlo risarcire?

Il crocevia delle questioni abortive è particolarmente congestionato da questo genere di interrogativi. Due sono particolarmente martellanti: il primo e il quarto.

I protagonisti di questa storia sono la Mamma (M) e il Feto (F).

Il primo enigma riguarda lo status di F. E' un Bambino(B)? Parliamoci chiaro, nessuno direbbe che F si identifica in tutto e per tutto con B. Eppure semplificare ponendo F=B nel nostro caso non presenta inconvenienti. Questo perchè in seguito limiteremo il discorso ad un solo ipotetico diritto di F. Un diritto fondamentale che, se affermato, condividerebbe senz' altro con B, anche qualora fosse l' unica cosa a legarli: il diritto a non essere ucciso.

La storiella è pressapoco la seguente: F invade M che intende difendersi. E' un' invasione oggettiva, in altri termini: un' invasione di cui F non è in alcun modo responsabile. Eppure questo non fa cessare il diritto di M a difendersi.

M ha il diritto di difendere il suo corpo dall' invasione di F poichè 1) vanta un diritto naturale sul suo corpo 2) non ha mai assunto alcuna obbligazione verso F.

Il quarto enigma riguarda le modalità lecite attraverso cui M puo' difendersi.

Adesso itroduciamo altri due personaggi: X, un signore distinto dell' idea che M possa difendersi ma senza sopprimere la vita di F. Evidentemente considera F imparentato con B, e la difesa tramite aborto sproporzionata all' invasione subita ad opera di un soggetto che non ha nessuna colpa nel merito.

Y invece è un civilissimo signore orientato sull' idea che M possa abortire lecitamente. Evidentemente considera che tra F e B vi sia una differenza qualitativa, oppure non considera l' aborto un rimedio sproporzionato ai danni che M riceve nel suo corpo.

Mi chiedo quale debba essere l' agire etico di X qualora coltivi i valori di cui parlavo nel paragrafo iniziale di questa sezione e illustravo brevemente nel successivo.

Potrebbe essere tentato da alcune soluzioni superficiali: poichè la libera scelta è il cardine di tutto il sistema, bisognerebbe lasciare a chi è coinvolto la possibilità di decidere. Ma anche F è "coinvolto".

E poi, se davvero fosse così, bisognerebbe che Y lasci anche ad X la possibilità di agire come se si trovasse di fronte ad un omicidio per eccesso di difesa. Una simile libertà riconosciuta potrebbe comportare un intervento violento volto ad impedire il misfatto. Una violenza che per X avrebbe una liberatoria etica.

X cerca di approfondire per giungere ad un' alternativa, gli sembra di intravvederla: rispettiamo cio' su cui c' è un accordo tra me e Y, e rimettiamo alla libera scelta solo cio' su cui c' è un dissenso. Che l' intervento di M su F sia una violenza illecita non è pacifico. Mentre sul fatto che l' intervento si X su M per scongiurare l' aborto sia in sè una violenza nessuno lo mette in dubbio. L' unica obiezione di X è che trattasi di violenza eticamente giustificabile.

Per quanto attraente questa soluzione non regge a lungo, almeno per chi crede nell' esistenza di alcune realtà oggettive: se X ritiene di stare di fronte ad un omicidio oggettivo, come potrebbe essere immorale per lui intervenire al fine di impedirlo? Se un comportamente è eticamente inappuntabile non ne trasformeremo mai la sua natura attraverso un accordo.

Nel frattempo, senza dirlo, ho introdotto una premessa non da poco: l' etica ha un fondamento oggettivo. Respingendo la prospettiva relativista perderemo a questa svolta la compagnia di molti amici.

A questo punto X si rende conto di essersi impantanato in un conflitto etico insanabile contro Y e M. La sua etica è stata compromessa, non gli resta che affrontare il problema per altra via.

Adesso facciamo un' ipotesi piuttosto fortina: poniamo che X creda che i suoi principi etici abbiano una buona "resa". Detto in altri termini, chi li adotta ha più probabilità di essere felice rispetto a chi li snobba. Tutti noi sappiamo che per premiare l' efficienza non c' è niente di meglio che la concorrenza. Chiunque lo capirebbe: gli "infelici", esposti allo spettacolo dei "felici", tenderanno ad assumere il sistema (anche etico) di questi ultimi. Ma tradotto la concorrenza tra chi deve essere?

Occhio alla trappola. Se il pluralismo si realizzasse mettendo a confronto le diverse "vite" delle tante M che hanno fatto scelte diverse, allora basterebbe promuovere il diritto di M a decidere la sorte di F: tante M, tanti tribunali, tanti verdetti differenti tra loro, tante vite che si possono confrontare. Nella storia le M impareranno la via per la felicità e, per convergenza, quella dell' etica corretta.

Ma c' è qualcosa che non torna, M non è l' unica protagonista della vicenda. M non è l' unica corda che si intreccia in questo nodo. La felicità di M non è l' unica da prendere in considerazione.

La concorrenza deve realizzarsi invece tra i Tribunali chiamati a giudicare tutte le condotte che ciascun personaggio puo' assumere in questa vicenda. Il pluralismo invocato deve avere natura politica. Come giudicare la condotta di M verso F, ovvero l' azione abortiva? Come giudicare l' intervento di X contro M, ovvero l' azione per impedire il presunto misfatto? Come giudicare l' intervento di Y contro X, ovvero l' azione per impedire che M sia disturbata nella sua scelta? In breve: la concorrenza è politica, non di coscienza. La concorrenza è tra legislatori.

Ci sono mille modi per realizzare la competizione istituzionale. Per esempio, alcune forme di Stato federale ad ampia autonomia legislativa. Tanti sistemi affiancati potranno vedere in casa l' uno dell' altro. La felicità è contagiosa, X che crede nei benefici della scelta etica puo' stare tranquillo, prima o poi la Storia gli renderà giustizia.

***

A questo punto c' è sempre quello che salta su con un' obiezione ricorrente. Secondo lui ci siamo complicati la vita per niente. E perchè mai dovremmo assegnare a F lo status di B oppure considerarlo un semplice grumo di cellule? Potremmo assegnarli uno Status S da codificare ad hoc a seconda delle nostre esigenze. Ah sì? Ma le nostre esigenze quali sono? Ognuno ha le sue. La "proliferazione" degli status, soluzione pragmatista per eccellenza, va rigettata per i rischi di arbitrio che comporta. Spesso poi pone come valore supremo la consensualità, cio' contrasta con una delle mie premesse. La consensualità, poichè non puo' essere mai raccolta, verrà sostituita con delle proxy di comodo, avrà dunque le vesti di una forzatura con il sovrappiù dell' ipocrisia.

***

A questo punto siamo alla fine e sarebbe meglio sintetizzare premesse e conclusione.

PREMESSA1: i nostri valori mettono in cima la libertà dell' uomo.

PREMESSA2: il mondo è reale e ha un qualche contenuto oggettivo, indipendentemente dalle nostre specifiche conoscenze.

PREMESSA3: una comunità improntata ai corretti principi etici si muove verso la felicità.

CONCLUSIONE: laddove esistano conflitti etici insanabili la lotta contro l' aborto andrebbe condotta parallelamente alla richiesta di maggiore concorrenza istituzionale.

PRINCIPIO PRECAUZIONE E ALTRI CEDIMENTI ALLA "SCELTA"

Alcuni anti abortisti sollecitano la controparte a scegliere applicando il Principio di Precauzione (PP).

Il PP ci dice: "scegli l' opzione che minimizza i rischi". E' un principio che soffre però di un grave difetto: non è generalizzabile. Nelle nostre scelte di tutti i giorni lo evitiamo accuratamente.

Qualcuno insiste tentando di limitare l' area di competenza del PP: va applicato tenendo conto che la "vita umana materiale" ha un valore incommensurabile.

Quest' ultima osservazione da luogo a due rilievi: 1) anche l' ipotesi dell' incommensurabilità è anomala: non l' applichiamo mai nelle scelte comuni, perchè dovremmo applicarla ora?; 2) l' abortista potrebbe mettere sull' altro piatto della bilancia altre "vite probabili": quella della madre depressa, quella dello stesso figlio non voluto.

Non penso che gli anti abortisti abbiano qualche chance una volta che cedono alla libera scelta pur connotandola con dei criteri.

La Classica Scelta Razionale (CSR) è "generalizzabile", in questo senso non presenta gli inconvenienti del PP.

Eppure non fa fare un passo avanti visto che l' attribuzione delle probabilità è soggettiva. Se poi introduce l' ipotesi dell' incommensurabilità perde anche il suo carattere generale senza fare un passo avanti (vedi punto 2 del precedente paragrafo).

ALLA SCIENZA I PROBLEMI ALLA FILOSOFIA LE SOLUZIONI

Nel caso dell' aborto la scienza fornisce i dati del problema, la filosofia fornisce la soluzione. Per la scienza l' embrione non ha nessun diritto visto che la scienza non sa cosa sia un "diritto". In fondo il modo più corretto di formulare il problema dell' aborto è quello teologico: quando l' anima viene inoculata nel corpo?

Veronesi, faccio un esempio, ritiene che l' Uomo sia caratterizzato dal Pensiero (concetto immateriale) e interroga la scienza per stabilire quando inizia un certo comportamento della materia che a lui viene naturale associare con il concetto di "pensiero".

Vediamo una via filosofica alternativa a quella di Veronesi. L' Uomo "inizia" quando inizia a sussistere una sua proprietà. Il corpo è la prima proprietà dell' uomo. L' Uomo (soggetto di diritti) inizia a sussistere quando inizia a sussistere il suo corpo. Interrogo la scienza su questo punto e una risposta ragionevole potrebbe individuare questo momento nella fecondazione e nelle cellule che ne derivano.

Cos' è l' Uomo? Un Pensatore? Un Proprietario? O cos' altro ancora? Ritengo che la "via" proprietaristica possa essere validamente difesa.

L' ipotsi proprietarista ha un' ulteriore conseguenza: non difendermo più una "vita umana materiale" con tutto il corredo delle ipotesi di incommensurabilità, difenderemo il diritto del proprietario a destinare la sua proprietà un diritto per noi inalienabile.

UOMO/CERVELLO E UOMO/CORPO

I fautori di UC hanno una freccia accuminata al loro arco: il concetto di morte cerebrale è comunemente accettato.

Ma una risposta esiste: con la sua morte (cerebrale) l' uomo cessa di comunicare le sue intenzioni ma non per questo perde i suoi diritti. E a noi interessano quelli. Il suo corpo deve essere destinato secondo quanto da lui previsto. Quel corpo cioè è ancora oggetto di un diritto personale.

L' embrione puo' essere considerato come il corpo di un Uomo incapace di esprimere le sue volontà. Quindi, pur sempre un corpo soggetto a diritti personali.

La situazione puo' essere addirittura ribaltata a favore degli UC. Si è mai visto un corpo che non sia anche proprietà di qualcuno? No, nemmeno il cadavere puo' essere svincolato dalle intenzioni della proprietà d' origine. E allora, mi chiedo, perchè fare un' eccezione per l' embrione? Forse perchè ci fa comodo?

NO CHOICE

I pro choice immaginano due piatti della bilancia e su di essi mettono costi e benefici. Poichè l' esito della pesata è soggettivo è giusto che ciascun soggetto addivenga alle sue conclusioni.

L' insidia della bilancia ha contagiato anche qualche pro life il quale brandisce l' ordigno credendosi al sicuro solo perchè viene scortato da un PP o da un CSR). Ma nel nostro caso non si tratta di "pesare vite"!

Certo, il problema degli embrioni è un problema che riguarda il nostro modo di relazionarci alla vita umana, ma non è quello il suo specifico. Mi spiego meglio.

In molti altri casi mi relazioniono con l' incolumità altrui. Ma in quasi tutti i casi l' esito delle mie scelte e dei rischi che mi prendo è verificabile. Grazie a questo è possibile istituire una RESPONSABILITA'

Diverso è il caso dell' embrione. Mai nessuno verificherà la bontà della nostra scelta! Di conseguenza non si puo' istituire una RESPONSABILITA'.

Senza una responsabilità non ha senso invitare l' altro a fare un calcolo probabilistico e soggettivo. Non ci rimane che assumere una posizione in merito, fare una scelta di campo, difenderla, valorizzarla, testarla nella discussione e comportarci coerentemente con essa. Forse avremo un residuo di dubbio. Ma non ci resta che comportarci COME SE possedessimo una verità oggettiva.



Linko qui una sequela di buoni argomenti in favore della decentralizzazione dell' aborto. Mi fa piacere che venga da sponda libertaria.

Ricapitolando alcune conclusioni:

  • la scelta abortiva, visto che scioglie un conflitto d' interesse tra più individui, resta pur sempre nel dominio della politica;
  • la decentralizzazione (regionalizzazione?) delle pratiche abortive consente di sperimentare soluzioni alternative in una materia estremamente complessa;
  • la scelta di coscienza dei medici e dei paramedici, che è poi una forma di decentralizzazione, dovrebbe essere sempre rispettata;
  • è auspicabile che il diritto gratuito ad abortire entro certi limiti, laddove previsto, non sia mai universale ma garantito come tale solo alle fasce economicamente più bisognose.
  • trovare delle forme per attualizzare la "ruota" medioevale, facilitando le adozioni ecc.
  • un buon sussidio incoraggia la madre a tenere il figlio. Il migior sussidio potrebbe essere a costo zero per lo stato se finanziato con la perdita sulle future prestazione pensionistiche. Per rafforzarlo sarebbe necessario imputare il costo anche a chi compie la scelta abortiva, magari destinando altrove questi fondi che lo stato risparmia;


add1: qualche dato sul fenomeno.

lunedì 18 febbraio 2008

Quando il welfare sviluppa i suoi tentacoli

Riporto di seguito una cannonata estrapolata da una battaglia forumistica, spero che possa essere comprensibile prescindendo dal contesto.

Valeria, non capisco perchè senti l' ossessionante esigenza di tirarmi in ballo e di offendermi gratuitamente parlando di cose che c' entrano poco o nulla con quanto ho detto, tanto è vero che cerchi in qualche modo di far contatto al costo di storpiare le mie parole. Le lodi del tuo impegno continuamente sbandierato potresti anche tesserle evitando di coinvolgermi mettendo in scena questi tristi numeretti. Da parte mia posso solo sperare che l' impegno di chi si dimostra spesso in confusione mentale e sempre avvelenata dalla forfora al callo, valga quanto quello di una persona serena e lucida.

Poichè sarebbe proprio sterile bruciare un post al solo scopo di tirarti le orecchie, ne approfitto per sviluppare alcuni punti. Fai attenzione adesso a come si puo' parlare evitando di ferire il prossimo, poi, se vuoi proprio rispondere, fallo pure, ma moderando i termini, stando in tema e dopo una mezzoretta di training autogeno. Magari, già che ci sei, vedi pure di evitare il consueto sarcasmo, quello che puzza tanto di ultima spiaggia.



  1. Forse ricordo male ma Ada non si lamentava tanto dell' assenza di aiuti, quanto di come fosse complicato ottenerli (domande da compilare, documentazione da produrre). Nel mio piccolo posso confermare visto che, proprio in questi giorni, sto approntando una pratica per l' acquisto di un' autovettura speciale da parte di un disabile: gli aiuti economici sono molto generosi, l' auto viene via praticamente a costo zero, ma il labirinto burocratico è estremamente contorto e paludoso.

  2. Quando suggerisco di garantire standard minimi di benessere per i più bisognosi, dico forse che i disabili debbano essere abbandonati a se stessi? Al contrario, tra i più bisognosi ci sono proprio loro. Inoltre, evitare di disperdere le risorse in aiuti generosi e universali (la sanità europea ha proprio questa impostazione), consentirebbe di concentrarli proprio sui casi realmente problematici.

  3. Le difficoltà nell' organizzare un welfare non riguardano certo i disabili, i costi di questa categoria sono infinitesimali rispetto a quelli sollevati dalle problematiche relative alla disoccupazione, alla pensione e alla sanità della massa, ovvero di coloro che sono o sono stati per una vita attivi, in salute e perfettamente abili.

  4. Ammettiamo che lo Stato sia chiamato ad addossarsi gli eventuali costi a cui va incontro un disabile. Qualora il genitore sia tentato di liberarsi del fardello, perchè mai la stessa tentazione non dovrebbe sedurre il burocrate qualora sia chiamato a riequilibrare i loro bilanci. Anzi, poichè in questo caso non esiste un legame affettivo tra il finanziatore e il "fardello", sacrificarlo sarà ancor più semplice e indolore. Non sarà un caso se i più generosi in questo senso siano anche considerati dei "paradisi per l' aborto"? No, non è un caso, è qualcosa che invece si spiega facilmente.

  5. Per favorire l' accoglimento della vita, l' elemento culturale resta centrale poichè la sofferenza principale riguarda, non tanto la condizione di indigenza, quanto il peggioramento del proprio status economico. E questo peggioramento persisterebbe per quanti aiuti possano essere concessi.


  6. La "caccia alle streghe" era una pratica ritenuta doverosa e utile, soprattutto dal popolo. La Chiesa, specie nelle alte gerarchie, si mostrò sempre restia a simili intraprese, ma le pressioni popolari (oggi diremmo democratiche) spesso le impedivano di soprassedere spingendola all' azione. Oggi condanniamo la durezza di quelle pene, le condanna risulta inappellabile soprattutto in chi è privo di una prospettiva storica. Ho notato come costoro, ovvero colore che si dimostrano sprovvisti di una tale tale prospettiva, siano anche i più insensibili a come, in un futuro lontano, potrebbero essere giudicate le pratiche abortive, che consistono pur sempre nella soppressione di un essere umano. E' sintomatica questa coincidenza.

  7. Soriga. La puntata in cui esternava sulla bioetica non mi ha soddisfatto. Ha parlato di questi argomenti evitando di affrontarli. Si è concentrato sul tema della libera scelta che è il modo più consueto per scantonare. Forse è eccessivo etichettarlo come "baro". In questi casi si è bari innanzitutto con se stessi. A volte puo' essere anche necessario farlo.

  8. Un welfare generoso conduce a regimi autoritari? Non necessariamente, ma i fatti storici ci dicono che è successo spesso in passato e che raramente non succede. Ho parlato delle pratiche eugenetiche nella democraticissima Svezia, Paese da sempre considerato il Paradiso dell' Aborto. Demandando a terzi la nostra salute costoro si sentiranno in diritto di entrare in ogni nostra scelta, dalla cintura di sicurezza, all' alimentazione, fino alle scelte riproduttive. Le scienze sociali del secolo scorso parlavano in proposito di Via della Schiavitù. Sono dinamiche logiche, riscontrate empiricamente nella storia e da cui stare in guardia ancora oggi avendo imparato la lezione.

  9. Spesso mi chiedo: come mai le pratiche abortive sono state dapprima adottate nei paesi totalitari ( Unione Sovietica post '17, Germania hitleriana) e, successivamente, solo intorno agli anni 70, dalle democrazie occidentali? Veramente le tirannie avevano qualcosa di tanto prezioso da insegnarci a cui non avevamo pensato prima? Forse sì, la cosa non puo' essere esclusa: aborto e treni in orario. Però esiste anche una risposta alternativa: ad un certo punto, anche per le democrazie che andavano allargando i loro welfare, certe soluzioni sono diventate convenienti.

  10. Da un po' di tempo noto che le osservazioni intorno a queste materie che personalmente ritengo più interessanti, possono essere svolte senza dover necessariamente schierarsi pro o contro l' aborto. In fondo è quello che cerco di fare.

Macroeconomia dell' amore

Amore i PIL: sembra che l' amore sia incredibilmente democratico.

add1

Potere & ricchezza

Dove si spiega come la ricchezza della contemporaneità sia in larga parte debitrice di quelle guerre che hanno dato il libero accesso ai mercati. Da qui la chiara e documentata provocazione: tra i commerci e la guerra non c' è poi tutta quella idiosincrasia che qualcuno vorrebbe che ci sia.

Certo, chi è legato con altri territori da una fitta rete commerciale, difficilmnte manderà a monte i suoi affari con una guerra. Ma chi invece deve aprirsi uno spazio commerciale laddove è escluso, spesso non esita a farlo con le armi.


Per un commento del libro vedi Sole supplemento Domenica, p.47 17.2.2008

Il colonialismo e le lacrime dei visi pallidi

A chi è realmente interessato a questi argomenti puo' essere utile sapere che giovedì 21 febbraio tornerà in libreria il famoso saggio di Pascal Brukner contro i miti del terzomondismo: Il singhiozzo dell' uomo bianco, Guanda. Un bel libro dove si ipotizza come l' Occidente abbia cercato di lavare le sue colpe occultando quelle dei Paesi emergenti, un riflesso condizionato un po' infantile ma ancora molto diffuso. In realtà non esistono popoli innocenti ed eletti, ma solo regimi più o meno liberi e democratici in grado di correggere i propri errori. E a tal proposito bisogna pur dire che alcune forma di colonialismo, soprattutto quello britannico, contribuirono all' innesto di certe soluzioni istituzionali tipiche della democrazia.

Mappa sulle personalità da "forum libero"

"E' la volontà di sospendere le proprie coscienze, il rifiuto di pensare; non la cecità ma il rifiuto di vedere, non l' ignoranza ma il rifiuto di sapere!"

Ayn Rand, Atlas Sgrugged -


Diana, mi hai attribuito l' idea di considerare la popolazione forumistica un ensemble di minus habens. Ma in realtà non è questa la mia recriminazione, non voglio affatto tacciarli di stupidità, la mia opinione è altra.

In generale non penso che si frequenti il forum per arricchirsi o per assorbire il contributo altrui. Si va sul forum per esprimersi.

Noi abbiamo delle credenze. La cosa più naturale è considerare queste credenze come mezzi utili attraverso cui inseguire i nostri obiettivi. Ho invece la netta impressione che, in molti casi, il nostro vero obiettivo stia proprio nel coccolare le nostre credenze, nel nutrirle, e il miglior alimento che possiamo fornire loro consiste nell' esprimerle ad alta voce e ad una quanto più vasta platea.

Se questo è vero, poter scoprire le loro debolezze attraverso il confronto non è affatto un arricchimento per noi, bensì una minaccia da evitare. La verità per noi deve diventare secondaria. Diventa invece prezioso un luogo dove le si possa esprimere SENZA COSTI.

Il forum libero è un luogo del genere: non sono tenuto a scommettere sulle mie credenze, non sono tenuto a pagare per accedere e usufruire del servizio. L' unico costo reale e inevitabile è l' attacco che posso ricevere, la mia reputazione puo' essere intaccata e cio' mi procura sofferenza. Per proteggermi e minimizzare questo costo che di per sè è gia basso, cerco uno scudo, cerco un gregge in cui intrupparmi.

Da queste premesse traggo alcune conclusioni: dovendo seguire un forum libero, cioè un forum che minimizza i costi di accesso e bandisce ogni forma di scommessa (...put money where mouth is...), un forum presumibilmente frequentato da chi vuole "esprimersi" e non da chi vuole confrontarsi, l' unica speranza risiede nelle minoranze. L' individuo di minoranza segnala la sua disponibilità a pagare un prezzo, per altro minimo, per cio' che dice.

Come vedi quindi la "stupidità" non c' entra granchè, i bisogni di cui ti ho parlato e che minano ogni discussione, possono allignare anche in persone intelligentissime e sensibilissime.

Ciao.

sabato 16 febbraio 2008

Il welfare fa bene ai feti?

In una discussione forumistica Diana sembrava elogiare i copiosi benefits di cui puo' usufruire la donna svedese. Questi aiuti sembrano una buona spiegazione delle percentuali di accettazione più elevate di feti malformati o con malattie. Invitavo però Diana a prendere con le molle il caso svedese:


[Su questi argomenti tutto è concesso ma per favore lasciamo perdere la Svezia, ovvero il Paese che la sterilizzazione coercitiva per individui "problematici" e l' eugenetica, ma quella alla Mengele che nessuno ha difficoltà a riconoscere come tale, l' ha praticata più o meno di nascosto fino agli anni ottanta]


La discussione proseguiva con questo intervento.


Vedi Diana, il tuo ragionamento sembra filare: se accudire un figlio malato è costoso e QUALCUNO condivide con me quel costo, io sopporterò meglio la pena di questo compito e sarò più disposto ad assumerlo. Senonchè assumi la "mentalità eugenetica" come una variabile esogena, come qualcosa che appartiene agli svedesi perchè nell' insondabile profondo dei loro cuori si annida un demone perverso. Ma forse non è così, forse esiste una spiegazione. Te ne offro una, la più diretta.

Se mangio tutti i giorni patatine fritte e fumo 100 sigarette al giorno, prima o poi la mia salute ne risentirà. Si ritiene corretto che un sig. QUALCUNO mi aiuti nell' affrontare questi problemini. Ma i problemini diverranno presto problemoni e l' aiuto richesto sarà oneroso, al punto da incidere profondamente sul bilancio del signor QUALCUNO. Chi non vede la via spianata attraverso la quale il sig. QUALCUNO sarà in grado di tamponare i passivi che lo opprimono? Ma è semplice, chiara e anche corretta: QUALCUNO si arrogherà il diritto di prescrivermi una dieta e uno stile di vita. In più, poichè QUALCUNO s' impegna ad occuparsi in futuro anche dei miei figli, farà lo stesso con loro finchè sono piccoli e recuperabili. Ed eccoci armoniosamente approdati alla dieta di Stato, pardon, di QUALCUNO.Questa è in gran parte la via attraverso la quale un Paese democratico (unico caso) come la Svezia è arrivata alle pratiche eugenetiche. Siccome QUALCUNO si era impegnato a fornire il suo appoggio a tutta l' umanità bionda dalla culla alla tomba, costui si è presto ritenuto in diritto di plasmare quell' umanità affinchè l' impresa che si era prefisso risultasse la meno costosa possibile. L' eugenetica non piove quindi dal cielo, è filiazione legittima di questo genere di umanitarismo. Tra il rischio di aborto imposto e quello volontario, preferisco ancora il secondo.

...[ tra parentesi vorrei dire che la stessa dinamica si innescò a proposito del meraviglioso ed efficiente welfare nazista - quello dove nessun (ariano) veniva lasciato indietro. Eugenetica a tutto spiano, e in più dei pagatori supplementari: gli ebrei, prima tassati, poi tartassati, poi espropriati, poi deportati. Infine, affinchè la povertà ariana fosse completamente debellata, si andò alla ricerca di altri popoli da opprimere]...

La mia posizione è questa: in una società è pur necessario garantire un minimo a tutti, una rete che raccolga chi cade sotto una certa soglia. Cio' non toglie che in una società del genere la condizione di molti, per eventi più o meno fortuiti, possa peggiorare anche di molto. Probabilmente, perlomeno da un punto di vista economico, la condizione di chi si trova ad avere un figlio malato peggiorerà e non di poco, e questo nonstante i doverosi aiuti e le garanzie di cui parlavo prima. Si spera che questo peggioramento possa essere compensato dalla capacità di accogliere un imprevisto e dalla gioia di avere un figlio, e nemmeno quella gioia piove dal cielo, la cultura potrebbe c' entrare. E la cultura dello "scatto di anzianità", l' unica in cui veramente siamo immersi tutti dagli anni sessanta in poi, c' entra in negativo.

venerdì 15 febbraio 2008

Stipendi italiani

Con parole icastiche Giavazzi tratteggia la condizione degli stipendi italiani isolando tre cause degne di nota per spiegare la loro debolezza.

"...in Italia i salari sono, in media, del 30% inferiori rispetto a Francia, Germania e Gran Bretagna. Ma questa differenza non è equamente distribuita. È più ampia per i giovani e si restringe via via che passano gli anni: a 55 anni scompare perché i nostri salari crescono con l'età più rapidamente che nel resto d'Europa. In altre parole, in Italia l'anzianità è più importante del merito nel determinare la progressione di carriere e stipendi. Chi proporrà l'eliminazione degli scatti di anzianità — a cominciare dai contratti dei dipendenti pubblici...

...Rimane il fatto che il livello medio dei salari è più basso che altrove in Europa. In parte questo riflette un premio di assicurazione: un lavoratore con un contratto a tempo indeterminato è di fatto illicenziabile e il mancato salario è un prezzo che egli paga per «assicurarsi» contro il rischio di licenziamento...

...Il divario tra i salari italiani ed europei è dovuto anche a una minor produttività. Produttività significa efficienza, ma anche innovazione..."


Direi che, aggiungendo una considerazione relativa alla necessità di una contrattazione decentrata, il problema puo' dirsi correttamente inquadrato.
add1: qualche fatterello

Quanto rende educarsi?

In attesa di un lavoro pubblicabile che abbia per oggetto le minoranze, su fronti opposti si schierano Caplan e Harfort. Nel frattempo godiamoci il loro ragionamento.

Il potere della musica...brutta

Non solo Reagan e Wojtyla

"...Come Savonarola fu tra i più sensibili ricettori della grande arte fiorentina, allo stesso modo la burocrazia Sovietica produsse alcune sottili analisi della musica rock. Costoro capirono perfettamente le implicazioni di una musica che a loro appariva pro-capitalista, pro-commerciale, pro-individualista, pro-consumista e ostile al controllo sociale tanto auspicato dall' apparato socialista.

In Cecoslovacchia, il governo di allora concluse che il punk-rock non era altro che uno strumento manipolativo attraverso cui le società capitaliste istillavano il proprio messaggio nella gioventù rossa. E, infatti, i cittadini oppressi che amavano il punk rock erano anche quelli che più agognavano a stili di vita tipici dell' occidente. Il ruolo chiave della musica rock nel diffondere le idee del blocco capitalista fu confermato a posteriori da molti dissidenti.

John Lenon, che si auto-proclamava un collettivista, in realtà fornì una delle più formidabili campagne a favore del sistema economico in cui viveva. D' altronde è noto, e non è un' ironia, che nelle catene dei magazzini Nordstrom venisse fatta ascoltare ai clienti per invogliarli all' acquisto, una versione Muzak del supposto inno "comunista" di Lenon, Imagine.

Chi vede nero giudica la musica classica come portatrice di robusta salute culturale e il rock come prodromo al collasso sociale. Eppure i fatti suggerirebbero l' opposto. Le radici della musica classica, il genere favorito da chi scorge nella modernità solo la parte più degradante, affondano in quelle società che più tardi, nel XX secolo, ci regalarono il Nazismo e la seconda guerra mondiale. Sarebbe assurdo incolpare Mozart o Mahler di aver creato inconsapevolmente un Hitler, sta di fatto che non si vede alcun solido legame tra il diffuso supporto nei confronti della musica classica e la salute culturale di una popolazione. In realtà sappiamo pochissimo intorno alla musica più appropriata per fornire solide basi sociali. Sappiamo tuttavia che una società consumistica e libera offre terreno fertile alle musiche centrate sull' interprete e sul suo talento (rock, jazz...), fenomeno visto sempre con sospetto laddove il controllo sociale è molto più stringente..."

Tyler Cowen, In Praise of Commercial Culture.

mercoledì 13 febbraio 2008

Sulla questione della preghiera agli ebrei

Accettare le ovvie proclamazioni di "superiorità" da parte dei rappresentanti di una certa religione e l' ovvio desiderio di "convertire" il proprio prossimo, è essenziale per poter parlare di tolleranza tra religioni. Le cose da evitare sono ben altre. Nelle parole che seguono mi ritrovo abbastanza.

"...è importante garantire il diritto di credere nella verità della propria fede. Come ha affermato il rabbino David Berger, purché i cristiani non denigrino l’ebraismo hanno il diritto di affermare che l’ebraismo sbaglia attorno a questioni centrali come quella della divinità di Gesù; poiché è valido il diritto simmetrico. Essi – osserva Berger – hanno anche il diritto di aspirare a che gli ebrei riconoscano la divinità di Cristo alla fine dei giorni e di affermare che la salvezza è più difficile per chi non è cristiano. Secondo Berger, la posizione ratzingeriana, in quanto evita un “doppio standard”, è più rispettosa per l’ebraismo di molte altre. Al contrario, secondo il rabbino Laras riaffermare che la verità sta in Gesù Cristo implica lo screditamento dell’ebraismo come fede fallace. Ma, se la Chiesa riconosce che l’ebraismo è la base solida su cui poggia il Cristianesimo, non si può negarle di ritenere che il cristianesimo costituisca un passo in avanti, come non si può negare agli ebrei il diritto di rifiutare tale passo. Proprio in quanto la questione della divinità di Gesù è il nodo cruciale di divergenza, è su di essa che si misura un dialogo franco e onesto, come quello tra Benedetto XVI e il rabbino Neusner. Invece, posizioni come quella di Laras servono soltanto a dare argomenti a chi sostiene che le religioni sono intrinsecamente intolleranti e non riescono a parlarsi se non imponendo all’interlocutore di piegarsi al suo punto di vista o, nel migliore dei casi, di tacere le divergenze in quanto offensive. Dice Laras: cosa succederebbe se gli ebrei trattassero in modo simmetrico la fede cristiana? Lo fanno. Lo facciamo. Non ho bisogno di insegnargli che le preghiere ebraiche sono (inevitabilmente) intrise della convinzione di possedere il vero e la vera elezione..."

Un DeLong misesiano

Contro il mainstream gli estremi si toccano.

La blogosfera dà ragione ad Hayek o ad Habermas?

Forse a nessuno dei due.

Imprenditori, poveri e contenti

Vanno in crisi i fondamenti teorici degli studi di settore.

"...recent research on entrepreneurs that apparently surprises some people. A key finding is that the median entrepreneur makes little money but is quite happy. As William Baumol has pointed out--other economists would, too--this is perfectly predictable under the economic theory of compensating differentials..."

Subprime e bad government

Stan Liebowitz explains how the subprime mess was fostered by bad government research and a bad law.

Come seleziona i suoi pazienti la sanità universale

Il mercato, si sa, puo' fallire, e quando fallisce in materia di sanità sono c.... amari. Però:

"...the unavoidable fact of scarcity means that every society must choose an allocation mechanism. Markets are sometimes "unfair". If you don't have enough money, you can lose out. On the other hand, if you don't have enough, you usually have at least some chance of getting more..."

Laddove invece si vuole garantire tutto e subito a chiunque la selezione puo' essere molto più stramba.

lunedì 11 febbraio 2008

La classifica dei più indebitati

Household debt as a percentage of disposable income:

Denmark 260%
Netherlands 246%
New Zealand 181%
Australia 173%
United Kingdom 159%
Ireland 141%
United States 135%
Sweden 134%
Japan 132%
Canada 126%
Germany 107%
Spain 107%
Finland 89%
France 89%
Italy 59%

Ai libertari non costa granchè arrendersi al paradigma corrente del GW

Lo spiegano bene quelli del Prometheus.



"...the denial of global warming's existence, from the perspective of the free-market advocate, is foolish. If global warming indeed exists, the solution will be the same as the solution to other well-established negative environmental externalities - technological development toward cleaner, more efficient technology. If it doesn't exist, the market would still move in an identical fashion to combat the other (proven) environmental cancers. Technological development will answer the question of how much global warming is controlled by man, not Al Gore and his lame movies..."


"...First of all, we support an income tax cut to accompany the carbon tax, in order to soften its impact on Americans. Second, the carbon tax is required in order to make polluters pay for the true social cost of their CO2 emissions - simply assessing compensation for the best estimate of the damage to their fellow citizens' property. Unlike every other tax, this isn't some arbitrary levy to fund unnecessary bureaucracy. It's about making people pay for the harm they cause everyone else - the Golden Rule in its purest form..."


Riassumendo: oltre alla carbon tax per chi supera certe soglie, verrebbe introdotta una credit carbon tax per chi sta al di sotto sotto. Si potrebbe porre come condizione l' invarianza del gettito. Insomma, in presenza di cartolarizzazione dei crediti fiscali saremmo in presenza di un canonico cape and trade.

add1: una difesa della carbon-tax in rapporto al cape and trade. Quest' ultimo potrebbe limitare in eccesso le emissioni.




add2 anche i liberisti di IBL privilegiano la carbon-tax sul cape-and-trade. L' incertezza è decisiva.

"...i costi di informazione, e con essi quelli di controllo e di enforcement, sono dunque molto elevati. Non solo: definire standard tecnologici o di performance, in questo caso, è molto complicato, in quanto non tutti i processi possono raggiungere gli stessi risultati. In alcuni casi è tecnologicamente ed economicamente possibile perseguire delle riduzioni dei consumi o delle emissioni, o esistono alternative; in altri casi ciò non accade. La mole delle incertezze scientifiche e la proiezione necessariamente di lungo termine delle politiche – che dovrebbero tener conto del progresso tecnologico – moltiplicano i rischi di un fallimento della regolazione. La discrezionalità che sarebbe, in questo caso, indispensabile rappresenta una forte tentazione per i rent seeker e rende pressoché certo il verificarsi di fenomeni di cattura del regolatore..."

"...dal punto di vista istituzionale, la creazione di un mercato delle quote di emissione come l’Ets – destinato a un grado di complessità e inclusivitàcrescente – implica un impegno, cioè una mobilitazione di risorse per la gestione e ilmantenimento delle necessarie infrastrutture amministrative, ben superiore a quello diuna carbon tax..."


add.3. Carbon-tax o cape and trade? Il dibattito prosegue.

Alesina minaccia la civiltà democratica?

La tassa sul "genere" minaccia la nostra civiltà giuridica? Per Gilles Saint-Paul sembrerebbe proprio di sì. Mankiw fa finta di non capire e si chiede come mai.

Voglia di povertà

Quando guadagnare meno conviene.

Causalità statistiche

James Heckman.


"...This paper presents the econometric approach to causal modeling. It is motivated by policy problems. New causal parameters are defined and identified to address specific policy problems. Economists embrace a scientific approach to causality and model the preferences and choices of agents to infer subjective (agent) evaluations as well as objective outcomes. Anticipated and realized subjective and objective outcomes are distinguished. Models for simultaneous causality are developed. The paper contrasts the Neyman–Rubin model of causality with the econometric approach..."

Chi batte tutti nella lotta alla disoccupazione?

Svizzera e Nuova Zelanda.

Chi sono i più poveri d' Europa?

Gli scandinavi.

"...A study by international accounting firm KPMG reported that when disposable income was adjusted for cost of living, Scandinavians were the poorest people in Western Europe..."

L' FMI cambia ricetta

Guido Tabellini Sole 10.02.2008 p.1

"...in passato, quando un Paese in via di sviluppo si indebitava troppo, l' FMI ha sempre predicato austerità e risanamento di bilancio. Ora che è toccato agli Stati Uniti, il medico ha cambiato ricetta..."

Per soppesare le diseguaglianze si guardi al consumo

...e si avranno delle sorprese.

"...the point of this post’s title, though, is that its not incomes that families care about for the most part. Its consumption. You can’t eat, drive or live in your paycheck. Consumption, as it turns out, varies much less over the life-cycle than income3 and this NYT opinion piece by two Fed economist argues consumption, surprisingly, doesn’t vary much between rich and poor..."



addendum Perry sullo stesso tema.

addendum Mankiw sullo stesso tema.



"...if we compare the incomes of the top and bottom fifths, we see a ratio of 15 to 1. If we turn to consumption, the gap declines to around 4 to 1...."

Pillole per dimenticare. Esiste un problema etico?

Studio sul tema.

Memento gun

I prossimi proninciamenti giuridici intorno al diritto di portare armi negli USA, offrono l' occasione di ripassare i punti cruciali di questa questione ripercorrendo le memorie depositate presso la corte.

Finanziare l' arte e la cultura

Un occhio alla storia:

"...il mercato talvolta fallisce nell' individuare gli artisti che meritano, ma un' economia ricca, presa nel suo insieme, compie meno fallimenti rispetto ad un' economia povera nel proferire i suoi giudizi estetici. Un' economia ricca mette a disposizione degli artisti diversi canali attraverso cui finanziarsi. Fondazioni private, Università, fondi familiari e anche il lavoro ordinario. Jane Austen visse traendo i suoi fondi dalle ricchezze di una famiglia benestante, Rliot lavorò presso i Lloyd, James Joyce insegnava lingue, Paul Gauguin accumulo un capitale cospicuo attraverso la sua attività di agente azionario, Vharles Ives fu un amministratore assicurativo, Vincent Van Gogh fu supportato dal fratello commerciante, William Faulkner lavoro presso un impianto di produzione energetica e più tardi come sceneggiatore a Hollywood, Philip Glass conduceva il suo taxi a New York. Williams Carlos Williams lavorava come medico a Rutherford, NJ, e scriveva i suoi poemi tra una visita e l' altra. Wallace Stevens, poeta americano, intraprese una carriera a tempo pieno nel ramo assicurativo. declinò anche l' offerta di una cattedra di poesia ad Harvard pur di non compromettere la sua posizione lavorativa. Ma spostiamoci nella Francia del XIX secolo, molta ricchezza "borghese" finanziò l' arte anti-establishment. i fondi di famiglia, quasi sempre originati da attività commerciali, aiutarono, perlomeno nella prima parte sella loro carriera, personalità come Delacroix, Corot, Courbet, Seurat, Degas, Manet, Monet, Cezanne, Toulouse-Lautrec e Moreau, ma anche Baudlaire, Verlaine, Flaubert. Per non parlare di Proust, che potè segregarsi per curare la sua opera grazie alla ricchezza borghese dei suoi parenti, perlopiù originata dalla borsa di Parigi. Gauguin lasciò la Francia per Thaiti ma non smise mai di autopromuoversi insistentemente e dalle isole monitorava con assiduità il crescente valore delle sue opere a Parigi. I bohemien, le avanguardie e anche i nichilisti sono in gran parte il prodotto della società capitalista, costoro hanno perseguito forme di libertà e creatività concepibili e possibili solo in un mondo ricco come quello moderno. In passato gli artisti non agognavano certo la vita da bohem cercando invece il profitto anche in modo smaccato. L' artista rinascimentale, per esempio, era innanzitutto un uomo d' affari. Produceva per profitto personale, firmava contratti e non esitava a rescindergli qualora non trovava più convenienza nel suo lavoro. benvenuto Cellini affermava che "...lavorerei per chiunque mi pagasse bene...". Bach, Mozart, Haydn e Beethoven erano tutti ossessionati dal guadagno, come si evince dalla lettura della loro corrispondenza. Persino Chaplin alla consegna degli Oscar ebbe a dire: "...cominciai per denaro e alla fine l' arte crebbe da sè..."

TC in PCC p. 17-18.

sabato 9 febbraio 2008

Il divorzio fa male ai bambini?

Tener conto di tutte le variabili prima di rispondere.

Ma rifletta sopratutto chi ama i bambini (in astratto): il divorzio aumenta la disponibilità potenziale degli accoppiamenti, ovvero la potenzialità di procreazione: più divorzi, più bambini.

Troppa felicità fa male

Paradossi ma mica tanto.

"...The push for ever-greater well-being is facing a backlash, fueled by research on the value of sadness..."

Giustificare lo stipendio dei CEO

Nuovo studio.

"...In particular, in the baseline specification of the model’s parameters, the six-fold increase of U.S. CEO pay between 1980 and 2003 can be fully attributed to the six-fold increase in market capitalization of large companies during that period..."

Libertari paralizzati di fronte alle guerre giuste

Scoglio ineludibile.

"...Seriously. American military intervention has been an incredible boon to global liberty. We fought and defeated the Axis powers in WWII, bringing liberty back to conquered Western Europe and giving it to Japan and Germany as well. We helped ensure that liberty would thrive via the Marshall Plan. We fought in the Korean War and have seen from that great natural experiment how valuable our intervention was. Indirectly via the cold war, we contributed to the demise of the Soviet Union and the spread of liberty in Eastern Europe. OK, Vietnam didn't turn out well, but the comparison to Korea shows that maybe we should have tried harder?? Iraq has not gone well either, but it's not over till the fat lady sings right?..."

L' arma della scuola pubblica è sempre pronta a sparare

"...erano gli anni folli ma a loro modo generosi del primo fascismo emiliano. Ogni azione, ogni comportamento venivano giudicati - anche da chi, come mio padre, citava volentieri Orazio e la sua aurea mediocritas - attraverso il rozzo vaglio del patriottismo e del disfattismo. Mandare i propri figli alla scuola pubblica era considerato in genere patriottico. Non mandarceli, disfattistico: e quindi, per tutti coloro che ce li mandavano, in qualche modo offensivo"


Giorgio Bassani - Il Giardino dei Finzi-Contini

Quanto puo' l' aleggiante pregiudizio, e quanto è duro a morire.

Libri Cuore d' Oltreoceano


Qui ci si muove su un terreno minato. Basterebbe una sfumatura diversamente screziata, un' intonazione altrimenti temperata per scivolare nel più becero patriottismo, nella più vanagloriosa dappocaggine, nella più tronfia megalomania.

Eppure, il taglio di questa lunga didascalia filmata, riesce ad innalzare un' esile ma ineludibile barriera che discrimina l' onesta semplicità ripulita e ordinata, dalla desertificante puerilità massificatoria, attestandosi saldamente nel primo territorio.

Un virtuosismo in cui si arriva a gigioneggiare spingendosi anche oltre a quello che oggi giudicheremmo il lecito, fino al punto di concedere al Protagonista uno sguardo in macchina per meglio istruire lo spettatore.

Tutto è inquadrato in un teatro dai colori fondi e gli odori pungenti, vi si recita senza i traumi di Fort Apaches (siamo ben al di sotto di quell' epopea), vi si recita una vasta rappresentazione dell' umanità in divisa. La morte sta a guardare senza far paura a nessuno. Per metterla in fuga bastano le ossessive note di ordinanza della ben nota tromba. Le felicità vengono inutilmente dissimulate dietro la burbanza rituale non ancora assurta a vera forma d' arte come sarà nei film successivi di Ford.

Pellicola dagli equilibri troppo saldi, fallisce e muore circonfusa in un' aurea di lucida dignità professionale.

I cattivi sono inquadrati in campo troppo lungo per turbare l' armonia con cui le generazioni si avvicendano nel Fortino. Ognuno è competente nel suo ruolo, chi acerbo recalcitra, cede poco dopo senza sforzo alle leggi naturali del Protocollo, la divisa dissipa ogni ambiguità, il vizio (del bere) è addomesticato e benvenuto come diversivo necessario. Il whisky va giù come una serpentna di fuoco ed eccoci tutti battezzati e pronti al nostro dovere. Il capriccio femminile adorna le giornate senza turbarle. Ogni struggimento è opportunamente celato ad occhi indiscreti. L' esitazione dei giovani si risolve presto nel giusto verso.

Ad un certo punto Nathan - compiuta l' età in cui la morte, artista lentissima, dà i suoi primi tocchi approfondendo certe rughe - sente l' esigenza di allontanarsi aprendo una breccia, uno spiraglio. Ma viene richiamato subito indietro, è ancora utile e con entusiasmo ricostituisce la compattezza di quella comunità coesa e solidale.

Tutto scorre, e c' è chi veglia mentre ciascuno di noi s' impegna in quello sforzo che costuituisce il suo contributo alla miriade di scambi mirabilmente sicronizzati che la Piazza ospita. Non c' è molto spazio per le sbraitanti e striminzite individualità. La Comunità accoglie, irregimenta e dispone. Cio' nonostante, non si scamperà mai all' accusa di aver inscenato un piccolo e fetente mondo borghese. Un' ideologia che non accontenta nessuno.

Eppure tranquillizza sapere che da qualche parte nel maelstrom vorticoso della cinematografia internazionale esiste ed è reperibile lo scheletro rassicurante di un Canone.

Siti da avere sempre sotto mano

Misurare la diseguaglianza nei vari paesi.

Leggere Tyler Cowen: In Praise of Commercial Culture


  1. Intro. La domanda: il capitalismo favorisce la cultura?

  2. Intro. 5 vie per dire di sì con relativi controesempi.

  3. Intro. Definizione di "Capitalismo".

  4. Intro. Popolari contro elitisti. Wells vs.Bloom. Problemi di estetica.

  5. Intro. L' argomento principale: il mercato garantisce complessità. Non è poco vista la preponderanza dell' elemento soggettivo in materia di estetica.

  6. Pessimisti e Ottimisti culturali: la sfilza dei nomi e delle scuole.

  7. Cap.1. Capitalismo e società ricche come garanti dell' indipendenza artistica: la cascata degli esmpi e la fonte delle risorse (famiglia, mecenati, università, lavoro...).

  8. Cap.1. Creatore, distributore, consumatore. Il mix delle motivazioni per produrre arte.

  9. Cap.1. I soldi come fine (es. Rinascimento, Mozart) e come mezzo.

  10. Cap.1. Teorema di Baumol: la produttività crescente rende l' attività artistica più costosa poichè in quel settore la produttività non cresce. Evidenze a confutazione. I benefici della tecnologia per la produttività artistica.

  11. Cap.1. Specializzazione e diversità. Capitalismo e varietà: esempi.

  12. Habermas contro Tyler: la cultura come Ragionamento (Platonico) contro la cultura come Competizione.

  13. Cap.1. Il mercato garantisce dinamismo e innovazione. Ma l' innovazione è anche una chiave dell' arte. Ruolo degli outsiders e delle minoranze. Esempi (neri, gay, ebrei, impressionisti...).

  14. Cap.1. Cultura di massa: TV e sport. Scarsa concorrenza, scarsa diversità. Con cavo, satellite e digitale la musica cambia.

  15. Cap.1 Il governo, meglio quando agisce come un privato in maschera. Teorema: creare burocrazia (lavori poco impegnativi) sostiene l' attività artistica.

  16. Cap.1. Europa vs. USA. Fondere e diversificare è il compito della modernità.

  17. Cap.2. Lettura e tecnologia: 3 novità epocali.

  18. Cap.2. Letteratura come ferro di lancia per gli ottimisti: il mercato funziona e la diversità si vede (esternalità delle arti visive).

  19. Cap.2. Il complesso dei bolckbuster sbriciolato da internet.

  20. Cap.2. Johnson vs Swift.

  21. Cap.3. Arti visive: tecnologie, ruolo della città e riproducibilità
  22. Cap.3. 4 città considerate come case study.

  23. Cap.3. Firenze, arte e commercio. Il ricco compra, l' artigiano produce (domanda e offerta). Firenze rispetto alla milano degli Sforza o alla Spagna dei filippi.

  24. Cap.3. Benjamini: si perde l' aura dell' opera ma si guadagna in ricchezza dell' offerta e diffusione dell' opera.

  25. Cap. 4. Musica: tecnologia distributiva e facilità di accesso oggi. La pittura si possiede, la musica no: l' indipendenza e la competizione passa dai piedi, avvantaggiato un territorio frammentato come quello tedesco (Haydn, ozart, Beethoven). Il ruolo della Hausmusik. Il rifiuto del mercato: Wagner, Schoenberg, Strawinski, Cage. La radio, dischi e produttività alle stelle. La musica contemporanea: in un mondo ricco si puo' permettersi una nicchia di soli specialisti, cosicchè anche il compositore diviene uno specialista. Rock e capitalismo: il nesso scoperto dai sovietici.

  26. Cap. 4. Contro la tesi Frank/Cook per cui la facile riproducibilità nuoce alla diversificazione.

  27. Cap. 5. 9 motivi per spiegare il pessimismo culturale intorno alla cultura prodotta nella società dei commerci 1) illusione cognitiva 2) funzione dell' anziano 3) competizione culturale 4) lo scandalo dei sensi 5) religione 6) politica della stabilità 7) multiculturalismo e staticità 8) elitismo 9) psicologia pessimista.

  28. Il pessimismo puo' far bene: meglio se preso nelle dosi che produce il mercato.