venerdì 8 luglio 2011
Anatomia dell’ aiuto ingeneroso
Un uomo che ha molto con sé guarda chi non ha nulla, si commuove e dà.
C’ è forse un gesto più semplice?
… passandogli accanto lo vide e n'ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui. Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede al locandiere, dicendo: «Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò…
Due uomini, uno che chiede e uno che soccorre.
Generosità e semplicità si scortano continuamente.
Ma lo stesso gesto puo’ prodursi anche in assenza di generosità. In questi casi però irrompe una nuova protagonista che reclama tutta la scena per sé: la burocrazia.
Per comprendere al meglio questo “aiuto senza generosità” dimentichiamoci allora le parabole evangeliche per affidarci ad altri racconti, per esempio il Welfare di Frederick Wiseman.
La burocrazia dell’ aiuto, come tutte le burocrazie, è fatta di soffitti bassi, luci al neon a distesa, code sfiancanti e un ottundente brusio che, come un acido corrosivo implacabile, si mangia l’ anima delle persone.
Difficile uscire come si è entrati.
Quando tanti drammi s’ incrociano cessa ogni effetto drammatico.
Quando il postulante diventa un semiprofessionista, ribrezzo e compassione si mescolano in un impudico abbraccio.
La parolina detta al momento giusto, la potenziale rognosità del soggetto, l’ aggressività ben collocata fanno scoccare l’ assegno dell’ assistenza.
Il posto dell’ aiuto è comunque un posto da cui ciascuno vuol scappare il prima possibile per darsi al più presto una ripulita. Specialmente gli “aiutati”, che hanno, tra gli altri, un bisogno impellente: dimenticare l’ umiliazione.
Per venire loro incontro ci si è inventati persino un pallido e insufficiente sostituto della generosità: la proliferazione dei diritti.
Tutti scappano appena possono dal non-luogo dell’ aiuto, tranne chi non è venuto per i buoni pasto, o per i buoni affitto, o per i buoni sanità ma per un po’ di compagnia e per tornare uomo grazie ad un vivificante slancio razzista che per un attimo ridona parola, ascolto e sicurezze. Ecco, questi qui per farli sloggiare devi proprio spintonarli fuori.
[youtube http://www.youtube.com/watch?v=coqFE3dx9S0]
giovedì 7 luglio 2011
In che modo il “multiverso” ci parla di Dio
Non avete pagato il pizzo e i sicari della mafia intendono darvi una lezione; una volta scoperti tentate la fuga infilandovi in un vicolo cieco ma vi hanno visto e vi inseguono, siete ormai con le spalle al muro, sono in cinque e da pochi passi scaricano le loro mitragliette su di voi.
Dopo la raffica infinita vi accorgete di essere illesi, tutte le pallottole vi hanno solo sfiorato.
A questo punto potete 1) o tentare di spiegarvi in qualche maniera quanto accaduto o 2) liquidare la faccenda come una casualità: vi hanno semplicemente mancato.
Quale vi sembra l’ atteggiamento più sensato?
Quella appena descritta è una buona analogia dell’ Uomo nell’ Universo, lo sostiene il filosofo John Leslie: l’ estrema improbabilità di questo universo e della nostra esistenza puo’ essere spiegata o accettata come casuale.
Dall’ analogia traspare in modo evidente quale sia l’ atteggiamento più ragionevole. Come potremmo infatti mai pensare ad una casualità?
D’ altronde il concetto di “multiverso” testimonia che anche gli scienziati duri e puri tentano di darsi una spiegazione. Gli universi paralleli, infatti, non sono osservabili per definizione, la scienza dovrebbe disinteressarsene, eppure la loro esistenza è postulata al fine di togliere casualità alla origine dell’ universo in cui viviamo.
A questo punto Leslie si chiede: ma la spiegazione teista non è forse più semplice di quella cervellotica degli infiniti universi paralleli?
Test di Turing per l’ ideologia
Conoscete Mr Turing? Ebbene, propose un metodo semplice semplice per verificare se un computer è degno di essere considerato intelligente come un uomo.
Su quella falsariga possiamo elaborare un piccolo test per verificare se un “fazioso” è degno di essere ascoltato in un dibattito.
L’ inversione dei ruoli diventa centrale.
mercoledì 6 luglio 2011
La vita è sacra?
non uccidere
Giovanni e Giuseppe sono due gemellini nati con parecchi problemi. Giuseppe ha il cervello gravemente lesionato ed è praticamente un bambino morto. Giovanni ha un cervello funzionante ma un corpo martoriato. I medici, con l’ assenso dei genitori, decidono di trapiantare il cervello di Giovanni sul corpo di Giuseppe (ormai morente) migliorando decisamente le sue condizioni di vita.
Nascono tre gemellini con gravi problemi: Giovanni, Giuseppe e Giacomo. Giuseppe e Giacomo hanno un emisfero cerebrale lesionato, mentre il corpo di Giovanni è gravemente compromesso. Si decide così di disconnettere i due emisferi del cervello di Giovanni e trapiantare il primo nel corpo di Giuseppe in sostituzione di quello danneggiato. Il secondo andrà a Giacomo. Siamo stati fortunati, i trapianti sono compatibili.
Stessa situazione del secondo, senonché Giuseppe e Giacomo stanno morendo, il loro cervello è compromesso. Si decide di espiantarlo e di trapiantare un emisfero cerebrale di Giovanni sul corpo di Giuseppe, e l’ altro sul corpo di Giacomo. Forse già sapete che si puo’ vivere abbastanza bene anche con un solo emisfero opportunamente supportato.
Ricerca: soldi all’ università
Lo sapevi che, in percentuale sul PIL, l’ Italia è il paese che per la ricerca dà di più alle Università?
Martelli di velluto
I veri maestri della nota ribattuta sono loro. Fine del discorso.
Ostinato senza essere ossessivo, caparbio senza essere ansiogeno, il loro suono si deposita nell’ orecchio dell’ ascoltatore leggero come la raffica dei fiocchi di neve sul lastrico.
Ma anche il lavoro sulla saturazione timbrica sbalordisce; pochi dominano altrettanto bene quell’ alchimia sensoriale.
E chi andava a pensare, poi, che nel riverbero di una distorsione chitarristica potesse albergare una vita tanto rigogliosa?
Dopo questo disco lo sappiamo per il semplice fatto che possiamo dire d’ averla vista con le nostre orecchie.
Nessuna aveva osato porsi la domanda se Mozart potesse migliorare ascoltando la lezione di Ali Farka Turé?
Ma rispondere è inutile, di sicuro ora disponiamo di una musica in più da ascoltare. E anche il Mozart originale ci guadagna.
Now Ensemble – Awake
p.s. déja vu
martedì 5 luglio 2011
Il paradiso degli atei
Cryonics! Gentilmente offerto dalla Alcor spa:
To understand how this might work, one first must realize that our bodies are not operated by an “on and off” switch, meaning that when you die, you don’t necessarily die instantaneously. This shouldn’t be so hard to accept since we’ve all heard examples of people declared legally dead before miraculous (read: defibrillator-enabled) revival. So the “switch” is more like a dimmer. It takes four to six minutes (perhaps as long as ten minutes or up to almost an hour, depending on what source you believe) for the brain to suffocate from lack of oxygen and stop functioning. Now imagine that a human could be captured in that time after the heart stops and before the brain starts to degrade and that he or she could be suspended in this state indefinitely, like hitting pause on the dying process. Let’s say that, hypothetically, the body (or at least the brain) could be revived from that state (“unpaused”) at a time of more advanced technology, a time when the person could be treated for whatever caused the body to start shutting down in the first place—cancer, for example. And if such technology existed, then (in the case where the head is the only thing preserved), the technology for regrowing the body for the brain (or at the very least, creating a bionic one) should reasonably exist as well.
Insomma: oggi, tra morte cardiaca e morte cerebrale, vi ghiacciano il cervello e, domani, quando esisteranno tecniche idonee, ve lo sgeleranno impiantandolo su un computer.
Due considerazioni:
1. come paradiso non è un granché.
2. perché riservarlo agli atei?
Per quanto riguarda il punto due sono dell’ avviso che anche noi cattolici potremmo fruire di questo paradiso in terra in grado di prolungare indefinitamente la nostra vita.
Forse che un cattolico non riconosce se stesso qualora il suo corpo assuma le forme di un computer?
Eppure nessuno più del cattolico è disposto ad accettare l’ esistenza di strani corpi.
Pensate solo al corpo reale di Adamo ed Eva! Come sarà stato?
lunedì 4 luglio 2011
I problemi della tobin tax
E’ che anziché incassare ci si perde (parola della commissione europea):
there’s just one small problem, only a tiny one, not much to worry about really, about a financial transactions or Robin Hood tax. It won’t actually raise any money.
In a modern economy, makes little difference whether we’re talking about the US or Europe, some 40-50% of any marginal change in GDP is tax revenue. If GDP goes up by 1% we expect 0.4, 0.5% of GDP to be tax revenues. If GDP falls then we expect a similar fall in tax revenues. We see this argument being made all the time right now anyway, as all too many people run around saying that it isn’t that spending is too high, it’s that tax revenues have collapsed in the recession. Yes, quite, this is exactly the same point.
So, look at those numbers again. We have a tax which will bring in 0.1% of GDP. That same tax will also cause a 1.76
% fall in GDP and we expect 40-50% of a change in GDP to be taxes. So we have a fall of 0.7 to 0.9% of GDP in tax revenues.That is, we gain 0.1% and lose 0.7%.
La solitudine come bene sociale
Alcune istruzioni per il lavoro intellettuale.
La prima: isolarsi.
Dispiacerà a chi considera l’ uomo un essere essenzialmente sociale, e ancor di più a chi addirittura lo vede come plasmato dalla società in cui vive.
Fa niente, in assenza di una coltivata solitudine viene a mancare ogni riflessione attendibile.
… dall’ intellettuale metafisico possiamo venire a sapere che dio è morto… dall’ intellettuale tecnico sappiamo tutti i giorni che per motivi tecnici c’ è qualcosa che non si farà e qualche altra cosa che siamo assolutamente costretti a fare… ma l’ intellettuale critico, diversamente dai precedenti, ammette l’ esistenza dei singoli individui… per lui non si tratta di apparenze, o contingenze, o imprevisti malaugurati, errori da evitare, distorsioni soggettive da superare in un’ ottica più vasta e in una prospettiva più elevata… per l’ intellettuale critico la singola vita individuale è un campo e uno strumento di conoscenza ineliminabile… lo scoprirono filosofi come Montaigne e Kierkegaard che non scrissero trattati ma confessioni, diari e autoanalisi… si possono accusare Leopardi o Baudelaire di narcisismo per il fatto di aver parlato di sé e di aver “esplorato il proprio petto” o di aver “messo a nudo il proprio cuore”?… L’ io del critico è uno strumento per essere onesti con gli altri che a loro volta non sono privi di un loro io… l’ intellettuale critico rischia sempre la solitudine innanzitutto perché ne ha un bisogno vitale… anzi la rappresenta pubblicamente come valore pubblico misconosciuto… la verità non è un bene sociale, chi la ama non è adatto alla conversazione, non riesce a trovare un linguaggio che si adatti ai convenevoli… meglio per lui rifugiarsi nella meditazione solitaria…
Ogni intellettuale deve lavorare sodo per rendersi non classificabile e costituire un caso a sé. Quando compaiono segnali di genere, l’ intellettuale sloggia.
Guai fare gruppo, guai firmare manifesti, guai impegolarsi in campagne di boicottaggio. Ma soprattutto, se non si vuole creare una casta, girare al largo dai benefici sindacali.
Ci si rassegni: conoscere significa non esistere, e l’ isolamento è un buon simulacro dell’ inesistenza. Un buon intellettuale dipinge solo autoritratti.
Adesso, alcuni corollari.
L’ intellettuale deve parlare di esperienze comuni appellandosi al senso comune, anche se così facendo assomiglierà di più ad una persona comune che a un intellettuale, ma soprattutto dirà cose che probabilmente non interessano né a Dio, né al Progresso.
Senza uniformarsi ai tabù tanto di moda della Risposta o della Soluzione – parlo di quel sacro terrore che porta l’ intellettuale a porre solo domande quasi fosse un Mike Bongiorno - si eviti comunque di proporre soluzioni generali.
La trappola più insidiosa è quella che scatta quando si chiedono o si forniscono dimostrazioni dell’ ovvio. Quando una domanda è ovviamente sensata, si eviti quindi di uscirsene segnalando gli errori linguistici sottesi che la renderebbero insensata. Si risponda, piuttosto.
Da rifuggire sono sia il volontarismo militante un po’ troppo volontaristico che le idee eccessivamente vaste ed accoglienti.
Spiegate quel che succede piuttosto che esprimere la vostra indignazione un giorno sì un giorno no!
Alla larga dai tecnicismi necessari al funzionamento della macchina sociale. E’ roba che attira solo chi è desideroso di avviarci verso un Progresso alla cui definizione, come tutti i pensatori seri, non è tenuto ad interessarsi. I mezzi lo ossessionano. Vietato pensare agli scopi, quelli vengono da sé.
Si eviti anche quella metafisica disossata dalle parole d’ ordine che richiedono di essere urlate esistenzialmente nel tentativo di sfrondarle da un gergo mistico che le rende tanto vaghe.
Rassegnatevi: “la poesia non fa succedere niente”. La solitudine, di conseguenza, porta solo vantaggi.
La gente è pettegole, vuole sempre esempi concreti. Da evitare con cura sono Foucauld e Derrida, nonché tutta la risma di pensatori secondo cui ogni organizzazione è repressione. Stare alla larga pure da Glucksmann, Bernard-Henry Lévy o Hitchens, ovvero dal cosiddetto giornalista titanico, quel genere di intellettuale che tiene d’ occhio tutti i conflitti del pianeta insegnandoci quotidianamente cosa cova sotto la cenere e perché tutto si tiene.
Alfonso Berardinelli – Che tipo d’ intellettuale sei? – Nottetempo
Fin qui seguo facilmente l’ autore, addirittura con punte di entusiastica adesione qua e là.
Lo seguo per quanto sia riuscito a decifrare il pensiero di chi si mostra più concentrato sull’ introspezione che sul nitore concettuale dell’ esposizione. E non escludo che nella mia parafrasi abbondino forzature e aggiustamenti in grado di corroborare la digestione di un pasto tanto vario e calorico.
Peccato che sul finale si sbielli e il congedo s’ imponga. In particolare quando in modo accorato si chiede all’ intellettuale di non limitarsi a porsi fuori dalla società, ma di andare oltre ponendosi contro la società in modo da trasformare la sua preziosa solitudine in una nobile misantropia.
Ecco, quando Montaigne e Baudelaire esplorano il proprio petto forse non lo si potrà dire, ma in questo caso sì, caro Berardinelli… in questo caso si puo’ proprio parlare tranquillamente di narcisismo.
sabato 2 luglio 2011
Condannati alla difesa?
Credere nella religione tradizionale africana equivaleva a giocare sempre in difesa. Non c’ era una dottrina a cui appellarsi; c’ era soltanto il sentimento del valore dei costumi antichi, della sacralità della terra natale. Assomigliava, in dimensioni ridotte, al conflitto in atto tra cristianesimo e paganesimo nel quarto e quinto secolo, all’ epoca della conversione del mondo classico. Il paganesimo non poteva diventare una Causa. In favore dei vecchi dèi e dei loro templi si poteva al massimo dire che esistevano da sempre e che avevano reso un buon servizio all’ umanità. Il cristianesimo, per contro, poggiava su un fondamento filosofico e poteva essere spiegato. La religione tradizionale africana non aveva dogmi; si esprimeva nelle sue pratiche e in cose come i cento amuleti che gli stregoni offrirono a Meutsa I prima della battaglia navale con i Wavuma.V.S. Naipaul
venerdì 1 luglio 2011
IT
The problem is that outlawing IT and enforcing the law rigorously ensures that share prices (or whatever the asset is) do NOT...repeat NOT...reflect all the information available about their future profitability. This argument is quite persuasive to me.
http://mungowitzend.blogspot.com/2011/07/should-we-allow-insider-trading.html#links
Casi amari
Woody Allen – Match Point
Woody Allen non ha mai fatto mistero di collocare il cinema europeo parecchie spanne sopra quello americano. A partire dalla tradizione (cito a memoria):
“nel confrontare i nostri Maestri con quelli europei mi cresce dentro un senso di vergogna… è qualcosa di disarmante… eravamo così ingenui… e non abbiamo mai recuperato…”.
Quella mania di tagliar giù con l’ accetta semplificando tutto. Ma soprattutto quella mania delle storie di schiavizzare ogni scena per renderla funzionale al racconto.
Se in un film americano Tizio incontra Caio, l’ ascoltatore è meglio che se l’ annoti in fretta sul taccuino mentale, perché la cosa avrà ripercussioni. E se non sarà così, il film sarà da qualificarsi come sfilacciato e dispersivo.
In un film europeo, non è per niente detto che le cose stiano in questi termini, anzi. Quand’ anche l’ incontro sia a posteriori giudicabile come radicalmente gratuito, avrete assistito a un sofisticato effetto realtà destinato a nobilitare la pellicola.
Con una battuta: nei film europei, di tanto in tanto, ci si puo’ infilare un sonnellino.
Diciamolo più chiaramente: sarà che ha perso un mucchio di guerre, sarà che ne ha combattute molte senza raccapezzarsi (partendo di qua e finendo di là), sarà che ne ha viste di tutti i colori, ma l’ europeo medio, per usare un eufemismo, tende a credere che la realtà sia a dir poco labirintica.
Un modo efficace per esprimerlo consiste nel conferire un posto d’ onore alla fortuna.
Woody rende un tiepido omaggio ai suoi maestri facendo del caso un protagonista assoluto di questo bel film.
Un caso domato, per la verità, che agisce nella storia anziché sulla storia.
In altri termini: Woody non tira i dadi per decidere la sequenza successiva, il suo è un film girato all’ americana: pulito, coeso e coerente (almeno se ci dimentichiamo che esistono anche i tabulati telefonici).
Chris, il classico bravo ragazzo, dopo averla illusa, uccide sia l’ amante che lo ossessionava rifiutandosi di abortire, sia una vecchia (per sviare le indagini); torna dalla ricca e ignara moglie che con tutta la famiglia è al settimo cielo da nove mesi perché lei finalmente è restata incinta. E’ giunta l’ ora di sgravarsi! La fortuna s’ incaricherà di trasformare il piano raffazzonato e l’ azione maldestra di un incensurato, nell’ omicidio perfetto. A farne le spese sono sia le vittime (trucidate) che il colpevole (in fondo avrebbe voluto lavarsi l’ anima pagando il fio).
Chris ha cavalcato per tutto il film una tigre idrofoba che, proprio al momento di disarcionarlo e azzannarlo, si trasforma come per incanto in un ciuchino mansueto.
Ed ecco presentarsi il labirinto: al ritorno dall’ ospedale lui si sofferma sulla creaturina: deve fingere di gioire per una cosa di cui non puo’ gioire ma che in fondo lo fa gioire. In altri termini, le sozzure lo costringono a fare cio’ che avrebbe fatto spontaneamente.
E intanto noi ci ascoltiamo della grande opera. Ma l’ omaggio non è alle fiammeggianti cabalette, bensì allo sfrigolio dei vecchi dischi. I portentosi sentimenti mediterranei inscenati al Metropolitan, covano anche a latitudini spaziotemporali diverse ma si ripropongono sotto una coltre di polvere, proprio come la musica riprodotta da quei dischi usurati. Il sangue sparso dalla passione con gestualità impulsiva, ora è sparso da una vigliaccheria catatonica.
Si evita con cura di retribuire equamente le anime coinvolte e far quadrare i conti: il delizioso amaro in bocca con cui Woody ci lascia è tutto europeo.
Un retrogusto da conservare intatto proteggendolo da ogni insidia dello humor, che qui come non mai è tenuto a distanza siderale.
[youtube http://www.youtube.com/watch?v=PvuC5jLFsT0]
Craig su Dawkins
Richard Dawkins has emerged as the enfant terrible of the movement known as the New Atheism. His best-selling book The God Delusion has become the literary centerpiece of that movement. In it Dawkins aims to show that belief in God is a delusion, that is to say, "a false belief or impression," or worse, "a persistent false belief held in the face of strong contradictory evidence."1 On pages 157-8 of his book, Dawkins summarizes what he calls "the central argument of my book." Note it well. If this argument fails, then Dawkins' book is hollow at its core. And, in fact, the argument is embarrassingly weak.
It goes as follows:
1. One of the greatest challenges to the human intellect has been to explain how the complex, improbable appearance of design in the universe arises.
2. The natural temptation is to attribute the appearance of design to actual design itself.
3. The temptation is a false one because the designer hypothesis immediately raises the larger problem of who designed the designer.
4. The most ingenious and powerful explanation is Darwinian evolution by natural selection.
5. We don't have an equivalent explanation for physics.
6. We should not give up the hope of a better explanation arising in physics, something as powerful as Darwinism is for biology.
Therefore, God almost certainly does not exist.This argument is jarring because the atheistic conclusion that "Therefore, God almost certainly does not exist" seems to come suddenly out of left field. You don't need to be a philosopher to realize that that conclusion doesn't follow from the six previous statements.
Indeed, if we take these six statements as premises of an argument intended to logically imply the conclusion "Therefore, God almost certainly does not exist," then the argument is patently invalid. No logical rules of inference would permit you to draw this conclusion from the six premises.
A more charitable interpretation would be to take these six statements, not as premises, but as summary statements of six steps in Dawkins' cumulative argument for his conclusion that God does not exist. But even on this charitable construal, the conclusion "Therefore, God almost certainly does not exist" simply doesn't follow from these six steps, even if we concede that each of them is true and justified. The only delusion demonstrated here is Dawkins' conviction that this is "a very serious argument against God's existence."2
So what does follow from the six steps of Dawkins' argument? At most, all that follows is that we should not infer God's existence on the basis of the appearance of design in the universe. But that conclusion is quite compatible with God's existence and even with our justifiably believing in God's existence. Maybe we should believe in God on the basis of the cosmological argument or the ontological argument or the moral argument. Maybe our belief in God isn't based on arguments at all but is grounded in religious experience or in divine revelation. Maybe God wants us to believe in him simply by faith. The point is that rejecting design arguments for God's existence does nothing to prove that God does not exist or even that belief in God is unjustified. Indeed, many Christian theologians have rejected arguments for the existence of God without thereby committing themselves to atheism.
So Dawkins' argument for atheism is a failure even if we concede, for the sake of argument, all its steps. But, in fact, several of these steps are plausibly false in any case. Take just step (3), for example. Dawkins' claim here is that one is not justified in inferring design as the best explanation of the complex order of the universe because then a new problem arises: Who designed the designer?
This objection is flawed on at least two counts.
First, in order to recognize an explanation as the best, one needn't have an explanation of the explanation. This is an elementary point concerning inference to the best explanation as practiced in the philosophy of science. If archaeologists digging in the earth were to discover things looking like arrowheads and hatchet heads and pottery shards, they would be justified in inferring that these artifacts are not the chance result of sedimentation and metamorphosis, but products of some unknown group of people, even though they had no explanation of who these people were or where they came from. Similarly, if astronauts were to come upon a pile of machinery on the back side of the moon, they would be justified in inferring that it was the product of intelligent, extra-terrestrial agents, even if they had no idea whatsoever who these extra-terrestrial agents were or how they got there.
In order to recognize an explanation as the best, one needn't be able to explain the explanation. In fact, so requiring would lead to an infinite regress of explanations, so that nothing could ever be explained and science would be destroyed. So in the case at hand, in order to recognize that intelligent design is the best explanation of the appearance of design in the universe, one needn't be able to explain the designer.
Second, Dawkins thinks that in the case of a divine designer of the universe, the designer is just as complex as the thing to be explained, so that no explanatory advance is made. This objection raises all sorts of questions about the role played by simplicity in assessing competing explanations—for example, how simplicity is to be weighted in comparison with other criteria like explanatory power, explanatory scope, plausibility, and so forth. If a less simple hypothesis exceeds its rivals in explanatory scope and power, for example, then it may well be the preferred explanation, despite the sacrifice in simplicity.
But leave those questions aside. Dawkins' fundamental mistake lies in his assumption that a divine designer is an entity comparable in complexity to the universe. As an unembodied mind, God is a remarkably simple entity. As a non-physical entity, a mind is not composed of parts, and its salient properties, like self-consciousness, rationality, and volition, are essential to it. In contrast to the contingent and variegated universe with all its inexplicable physical quantities and constants (mentioned in the fifth step of Dawkins' argument),3 a divine mind is startlingly simple. Certainly such a mind may have complex ideas (it may be thinking, for example, of the infinitesimal calculus), but the mind itself is a remarkably simple entity. Dawkins has evidently confused a mind's ideas, which may, indeed, be complex, with a mind itself, which is an incredibly simple entity.4 Therefore, postulating a divine mind behind the universe most definitely does represent an advance in simplicity, for whatever that's worth.
Other steps in Dawkins' argument are also problematic; but I think enough has been said to show that his argument does nothing to undermine a design inference based on the universe's complexity, not to speak of its serving as a justification of atheism.
Several years ago my atheist colleague Quentin Smith unceremoniously crowned Stephen Hawking's argument against God in A Brief History of Time as "the worst atheistic argument in the history of Western thought."5 With the advent of The God Delusion the time has come, I think, to relieve Hawking of this weighty crown and to recognize Richard Dawkins' accession to the throne
giovedì 30 giugno 2011
Libertarianism A-Z: energia nucleare
Chi combatte le centrali nucleari ne teme i costi, chi le difende parla di “preoccupazioni esagerate”.
In realtà il principale ostacolo a fare chiarezza sul tema sono gli interventi governativi, specie quelli che limitano la responsabilità dei gestori. In assenza di interventi i gestori dovrebbero acquistare un’ assicurazione privata e lì potremmo costatare se possono permettersela.
La situazione è ancora peggiore quando è lo stesso governo ad accaparrarsi la gestione delle centrali.
Libertarianism A-Z: agricoltura
Sussidiare l’ agricoltura è un cattivo affare, forse non esiste questione dove il consenso degli esperti è tanto forte, eppure…
Eppure, evidentemente, i pochi beneficiati riescono a organizzarsi a danno dei molti.
Tra questi molti ci sono i tassati colpiti per raccogliere i sussidi, ma anche i consumatori colpiti dagli alti prezzi.
Tanto più l’ agricoltore è di grande (e ricco) dimensioni, tanto più godrà dei sussidi. L’ ennesima ingiustizia di una misura che distorce l’ economia rendendola meno efficiente.
Libertarianism: affirmative action
Le politiche contro la discriminazione degenerano inevitabilmente in “affirmative action”, non è infatti possibile applicare il comandamento: non discriminate!
Solo che l’ affirmative action ha dei costi suoi propri:
1. penalizza i soggetti migliori;
2. penalizza in particolare i soggetti migliori che appartengono alle minoranze;
3. fomenta il risentimento;
4. distrae dalla contrattualistica privata, vera soluzione del problema;
5. disincentiva l’ hard working;
6. disincentiva le assunzioni 8per evitare grane).
Come se non bastasse le minoranze non ricevono un vero aiuto, lo testimoniano bene le evidenze circa i vari gap: il loro recupero è lento e dovuto a altri fattori).
La fede del terzo millennio
Siamo in mezzo ad una crisi finanziaria, tagliare la spesa è il modo più pragmatico per uscirne.
Politicamente l’ operazione è difficile, e cio’ resta vero anche se la spesa improduttiva abbonda.
In questo gioco a passarsi il cerino, la scuola che fine fa?
Dalle colonne del Corriere Maurizio Ferrera dice che non andrebbe toccata:
tagliare è un obbligo, sulla scuola un delitto
Si, ok. Ma come rispondere allora a Caplan?:
Economists are finally waking up to the fact that many people are overqualified for their jobs. You don't need a college degree to be a baggage porter or bellhop, but according to the Bureau of Labor Statistics, 17% of them have a bachelor's degree or more. So do 15% of taxi drivers and chauffeurs - and 14% of mail carriers. Even if you insist that what you learn in college is broadly useful on-the-job, can you really believe that it makes you better at putting letters in mailboxes?
Once you drink this Kool-aid, though, you're on a slippery slope. If you admit that "Some jobs really don't require a college education," it's hard to deny the harsher fact that "Some jobs don't require a high school education either." Take baggage porters and bellhops. What did they learn in their last four years of high school that makes them more productive in their jobs? If you answer, "A strong work ethic," think again. Which actually builds a better work ethic: goofing off in high school with the other kids who don't plan to go to college? Or hustling for tips as a bellhop?
On average, I freely admit, the return to education remains fairly high. But themarginal return is a different story. Students determined to finish college - or high school - probably aren't going to remain overqualified for long. It's the borderline students, I conjecture, who get stuck in jobs that don't require their formal credentials. We should accept this fact - and stop encouraging and subsidizing these borderline students to finish high school and college. Someone has to carry baggage. Shouldn't it be high school drop-outs?
Certo, si parla degli USA. Ma non possiamo girarci dall’ altra parte visto che da noi il fenomeno è anche più marcato!
Senza una risposta puntuale ha poco senso opporsi ai tagli.
Troppo spesso i tagli alla scuola vengono interpretato come un taglio al nostro futuro, il che equivale ad una profanazione di altari consacrati.
Ma le cose stanno davvero così?
Come minimo siamo di fronte ad una semplificazione strumentale:
… the great secular faith of our age is the idea that education is the key to economic growth, swelling both an individual’s bank balance and expanding a nation’s GDP… Look at Switzerland. It has one of the lowest higher-education enrolment rates in the world, yet it has a fantastic economy… look at a mistatement… given lawyers’ high wages, having more lawyers would surely mean that there are more and more people earning more and more dough, and therefore in total, society is becoming more and more wealthy…‘[This] would suggest that the fastest way to boost growth would be to send everyone to law school’. Which is clearly ridiculous…
Un libro da leggere: Does Education Matter?: Myths About Education and Economic Growth, by Alison Wolf
Per ora accontentiamoci dell’ intervista.
Libertarianism A-Z: cambi fissi e variabili
Le incertezze inerenti gli affari con l’estero hanno suggerito a molti paesi di adottare cambi fissi, ma i cambi variabili hanno molto più senso.
Le gravi crisi nelle bilance dei pagamenti sono evitate proprio grazie ai cambi variabili: con essi i mercati hanno l’ opportunità di dare l’ allarme per tempo e riequilibrare la situazione grazie a manovre di svalutazione.
Libertarianism A-Z: matrimonio
Nelle società moderne si ritiene che il governo debba provvedere a definire il matrimonio includendo in esso un certo numero di contratti.
Questo però non sembra necessario, il governo potrebbe limitarsi a definire una contrattualistica di default da cui accordi privati possano deviare. Lasciamo che del matrimonio si occupino soggetti diversi dal Governo, la Chiesa Cattolica, per esempio. Tutto cio’ farebbe piazza pulita di una serie di problemi, pensiamo solo al matrimonio tra omosessuali.