sabato 14 febbraio 2009
Un cuore di pietra pomice
Dopo aver letto due racconti sento già l' esigenza di saltare a conclusioni. Il contatto minimale che ho avuto con questo autore alza enormemente il rischio di esprimermi in forma di cazzate. Fa niente, il democraticissimo web è una fogna capiente che diluisce veleni ben peggiori.
DFW è un bambino geniale che ha appena scoperto un formicaio. Io sono una formica che guarda proccupata quell' animalone enorme e curioso affaccendato con le sue lenti. Una formica che capisce subito come verrà inserita nell' equazione che le è propria e inquadrata alla perfezione senza mai correre il rischio di essere compresa.
Per esempio, DFW non dirà mai che "... le ragazze passeggiando passano davanti ad un negozio di elettrodomestici...". Non potremmo mai attribuire a lui un rigo del genere.
Dirà invece che "... di fianco alle ragazze che passeggiano arriva un negozio di elettrodomestici...". Adesso sì che riconosciamo la lente del vecchio David.
Il suo occhio è astronomico. Osserva le traettorie di una moltitudine di corpi tutti parificati tra loro e le fa descrivere dai suoi diagrammi.
Le sopracciglia dei perplessi che popolano i suoi racconti non sono "corrucciate" ma "circonflesse".
Anche qui sentiamo che il suo occhio ci scruta. Questa volta è l' occhio dell' ermeneuta quando ficca l' unghia nel nodo dei segnali da decodificare. Tutto è testo, tutto è inchiostro spremuto dalla medesima essenza che scrive una storia piena di meraviglie ma priva di colpi di scena.
La malinconia del protagonista non ha certo più peso rispetto a quella evocata dalla musica che risale su per la Avenue e ci notifica "il canto stridulo e triste delle Wolkswagen in retromarcia...". In entrambi i casi chi puo' si goda il mero dato fenomenico senza prenderne nota mentale. Non ci saranno conseguenze da inferire ma solo salti in un altrove dove qualcos' altro accadrà senza nessuna ambizione di relazionarsi con alcunchè.
Gli occhi saranno pure le finestre dell' anima, ma la cosa non desta l' attenzione di DFW, il quale si concentra piuttosto sui nasi. In particolare sui nasi in circolazione a Los Angeles a mezzogiorno, oggi, 13 giugno 1987: sono tutti cavalcati da occhiali da sole. E' una città con ippodromi singolari quella ricostruita dal fantastico Lego di DFW.
Se due personaggi chiave della storia intrattengono un colloquio decisivo, ci aspettiamo che l' autore trovi il modo di farne trapelare il contenuto prima o poi. L' osservatorio astronomico di DFW si limita invece a rilasciare il seguente bollettino: "... mentre sono lì in piedi la postura dei due va lentamente peggiorando...". Molto geniale, molto inappagante. Si passa subito a registrare eventi che accadono all' altro capo della città.
Tutti noi aprendo la Coca teniamo la lattina il più lontano possibile dal nostro corpo. Tutti. Tutti lo facciamo senza che ci colga mai l' esigenza di comunicare a chicchessia questa sana abitudine. Per formalizzare la descrizione dell' evento occorreva una delle particolareggiate cronache marziane di DFW.
C' è una traettoria che il piano cartesiano di DFW descrive in modo impeccabile: quella che disegnano i volti delle star non appena si spegne la luce del "ciack si gira". Il modo in cui quei volti ricadono nelle pieghe ormai logore dei loro sorrisi professionali. Ogni residuo di umanità è soppiantato da un elemento tellurico dominato al meglio solo dal geografo. E DFW è un insigne geografo che colloca tutto in un reticolo di latitudini e longitudini, perchè il "tutto" è sempre lo stesso pezzo di carne che prende mille forme per tornare poi a trasformarsi sempre seeguendo la medesima legge.
Non sono ornati da occhiaie quei volti stanchi, bensì da sacche di sangue scuro, si mastica gomma stimolando sulla tempia un muscolo a forma di vermetto, le ciabatte sul piede nudo fanno cic ciac imitando il rumore del sesso, la pioggia che batte sul tetto è una carne che frigge in lontananza, gli occhi dei bimbi non guardano la TV ma penetrano nel cartone animato, si controlla l' ora con minuscoli gesti che il sismografo di DFW non manca di rilevare, alle 22,30 le moquette sussurrano negli uffici delle multinazionali e in fondo ai corridoi gli ascensori aspettano muti a bocca spalancata...
Tutti noi che circoliamo tra i racconti di DFW ci riconosciamo, certo, ma abbiamo una pessima cera, regoliamo con fare stranito i nostri conti. Forse è quel pallore, ma c' è senz' altro qualcosa in più. Forse non stiamo bene, sarà quell' aria di "animali senza espressione". Forse addirittura sbrighiamo tutte le nostre faccende essendo già morti. Il mio sospetto è che lì dentro non agiamo semplicemente da morti: lì dentro siamo già crepati e ci hanno già fatto pure l' autopsia!
Ogni espressività è smascherata: basta digitalizzare i movimenti che il sismografo registra. Tutto in fondo è riducibile ad una somma di banalità numeriche. E' il continuo succedersi di banalissime onde a differenziare il Misterioso Oceano dall' insulsa pozzanghera. Se le facce degli uomini stessero ferme una buona volta, scopriremmo il loro nulla, scopriremmo la mucca che è in noi. E invece sono maschere in perenne agitazione, sono come le antenne dell' insetto che continuano a ondeggiare per sintonizzarsi anche quando tutto il corpo si è ormai bloccato in una marmorea quiete. L' onesta mucca ci guarda irrigidita nell' unica inespressività di cui dispone, la medesima che usa per fissare qualsiasi cosa. La nostra fidanzata invece ci inganna spostando di continuo i muscoli facciali da una configurazione all' altra di pura inespressività. Basta questa ginnastica per convincerci del suo amore.
Per molti il suicidio di DFW ha costituito un enigma. Letti due racconti, forse riesco a spiegarmi questa sensazione spiazzante: è difficile coniugare lo scandalo del suicidio con una vita interiore ingabbiata nelle canaline dei cristalli liquidi. La disperazione non alberga nei cuori costruiti in pietra pomice ruvida ed arida. Mi tranquillizza invece leggere il gesto estremo come provvidenziale e inevitabile ritrattazione di fatto.
L' arte della deflazione
... il sito di Mark Ryden...
... per accorgermi che nel tuo silenzio scavavi molto più a fondo di me... per notare come s' arrossava l' acqua del tuo mare...
Questi due polacchi suonano uno dei silenzi più carichi che ci sia in circolazione.
venerdì 13 febbraio 2009
Anche oggi spiazzati da Lui
Cavolo, uno quasi deve cambiar casa per trovar posto alla pioggia di giocattolame vario multicolore, motorizzato, elettronificato, certificato... e Lui da mesi ha occhi unicamente per quello schifoso pupazzetto 80% petrolio cancerogeno, tenuto insieme da un marcissimo fil di ferro che a toccarlo prendi il tetano. Lo stesso con cui giocavo io 35 anni fa, tanto per capirsi.
Vediamo almeno se si riesce a non leccarlo in continuazione...
... a powerful statement on consumerist madness...
Ogni giorno ha il suo barrito
... che spreco pensando che in fondo quello che ci appaga veramente è solo il miracoloso "piccolo pane"...
giovedì 12 febbraio 2009
Pausa di riflessione per i cacciatori di stelle
... prima di dirsi una bugia e ricominciare ad acchiappare le stelle...
mercoledì 11 febbraio 2009
Scientific Attempt To Create Most Annoying Song Ever
Coinvolto nell' ambizioso esperimento scientifico anche David Soldier...
Effettivamente pallosa e irritante. Ma almeno si ridacchia qua e là.
Di sicuro il livello crolla drammaticamente nel tentativo di comporre la musica più gradevole per il pubblico.
martedì 10 febbraio 2009
Desperado
Desperado, perchè non dai retta a cio' che provi veramente?
Hai cavalcato così a lungo stando fuori dal recinto.
Certo, sei un duro tu,
Lo so che hai le tue ragioni, tu.
Ma queste cose che ti piacciono tanto
possono anche farti male.
Non puntare tutto sulla Regina di Denari,
Una brutta carta che finisce sempre per colpire duro,
E' la Regina di Cuori la carta migliore su cui scommettere.
Ora mi sembra che una mano buona sia sul tuo tavolo,
Ma tu desideri solo cio' che non puoi avere.
Desperado, non tornerai giovane come eri una volta:
Saranno il dolore e la rabbia a riportarti a casa.
Oh Libertà! Libertà!
E' solo una chicchiera della gente
E' la prigione di chi cammina tutto solo in questo mondo.
Ma i tuoi piedi non sono freddi quando scende l' inverno?
Dal cielo non vuole nevicare, e nemmeno splendere il sole
Ti è difficile ormai distinguere la Notte dal Giorno
Stai perdendo sia le gioie che le tristezze,
E' forse bello non riuscire a sentire più nulla?
Desperado, perchè non dai retta a cio' che provi veramente?
Entra anche tu nel recinto, apri quella porta
Potrà anche piovere, ma ci sarà sempre un arcobaleno su di te,
Faresti meglio a lasciarti amare
Faresti meglio a lasciarti amare
Faresti meglio a lasciarti amare
Prima che sia troppo tardi.
Caroline
testo migliorato da me...
Facciamo un po’ di musica, vorremmo divertirci
Non mi aiuta pensare che se fossi qui con me
Metterei meglio a fuoco i miei pensieri
e suonerei con più sentimento
Ti amo ancora Caroline
Ti voglio ancora Caroline
Ho bisogno ancora di te Caroline
Se consideri il mio pezzo una merda sentimentale divento matto
sai bene che non riuscirei a cantare così una semplice avventura
E se il mio canto non ti convince è solo perché in quest’ anno hai tradito la nostra memoria
Ti amo ancora Caroline...
...
Potrai anche avere i tuoi dubbi, ma io credo in quello che dico
Potrai giudicare insensato questo modo di parlarti
Ma devi ammetterlo: un tempo entrambi pensavamo di diventare marito e moglie
E anche che avrei potuto renderti felice.
lunedì 9 febbraio 2009
Bruciare le tappe...
Aizzati da convulsioni asincrone, sono sempre un passo avanti alla loro musica, mai che riescano a guardarla in faccia, mai un appuntamento rispettato, mai una parola pronunciata con la partecipazione di chi la pensa in quel momento, mai che su quella tavola tenuta su con cento zeppe compaia il pane sfornato oggi... Non essere "raggiunti" è quasi peggio della condanna a non "raggiungere". Tutto il veleno si deposita poi nel crogiolo del tempo libero che la frenesia regala una volta letti tutti i libri, sposate tutte le mogli, ascoltate tutte le musiche...
sabato 7 febbraio 2009
Scendi al lago...
... il libro dello stress...
venerdì 6 febbraio 2009
Per tentativi...
Conosco un perdono fecondo. Un perdono che libera il campo e moltiplica le possibilità. Un perdono mai impetrato, un perdono che non succede all' umiliazione, che non alimenta la rivalsa, un perdono che cambia chi lo riceve e rigenera il nuovo tentativo...
Inversioni a sorpresa
Dopo anni che ci provavo con lui, ieri c' ha provato lui con me...
Evidentemente qualcosa sta cambiando, s' intravede una luce...
giovedì 5 febbraio 2009
Non perdiamoci...
http://www.youtube.com/watch?v=nD19Os5oUTg
Rispunta l' elitra. Guarda come vibra!
... timido tentativo di volo con casco obbligatorio e antenne al massimo della ricettività... non ci sono alternative praticabili...
Friedlander
mercoledì 4 febbraio 2009
L' attesa del pescatore pescato
Ero tra i migliori giù al laghetto dei marziani. Esche succulente e canne flessibili, ci si chiedeva solo di attendere. Motivatissimo, aspettai a lungo. Poi un giorno finalmente passò di lì la paloma blanca e mi pescò tirandomi fuori dall' aria con un colpo secco, ancora sento il risucchio nelle orecchie. Agli spazientiti non restò che l' inane contorsione di chi si dibatte sulla dura terra imitando il pesce muscoloso dal palato trafitto, quello con la coda più nerboruta, quello dal capriccio più irascibile e violento. Quello che fino alla fine (ma proprio fino alla fine) non capisce niente, finchè muore soffocato dall' ossigeno.
Jean-Marc Montera
martedì 3 febbraio 2009
La fede come proteina
di Broncobilli
La messe di libri in uscita in occasione del bicentenario della nascita di Darwin è inaugurata dal volume del terzetto Girotto-Pievani-Vollortigara (Nati per credere).
Come si puo' spiegare la Fede in termini evoluzionistici? Di sicuro un libro che andrà a ruba, capace com' è di calamitare tutte le attenzioni più rabbiose. A fare da apri pista poi c' è l' onnipresente paginone curato da Boncinelli sul Corriere di Venerdì 2 gennaio. Una garanzia.
Ora vorrei fare solo un paio di considerazioni da utilizzare come antidoto alle tonnellate di sciocchezze pro-darwiniane, più o meno intellettualmente raffinate e finemente argomentate, che ci toccherà sentire in occasione della ricorrenza.
A proposito, vi sembrano quelle che ho appena usato parole troppo dure? Ma no dài, in fondo sono solo le stesse di Boncinelli utilizzate in relazione reciproca. Lui mette le mani avanti e sdogana ovunque la stessa operazione.
Sono solo stupidi insulti preventivi in fondo, ma con tanto di autorevole timbro messo in calce, quindi...
Veniamo al nocciolo. La Fede per l' evoluzionista duro e puro (edp), dunque.
Si comincerà con il dire che l' edp, quando mette l' abito del filosofo, non pensa che noi uomini siamo ANCHE animali, lui pensa che siamo SOLO animali. In quanto tali disinteressati alla Verità ma unicamente concentrati sull' obiettivo che assorbe da solo tutta la nostra attenzione: Campare. Lui, edp, si occupa di noi come si occuperebbe del nostro braccio preso senza di noi. La cosa fa una certa impressione. Lui, infatti, la Fede l' analizza al microscopio come fosse una proteina.
Una posizione che irradia tristezza infinita nel cervello che la pensa. Ma dobbiamo approfittarne quando uno studioso è disposto a proporla schiettamente senza occultarla sotto ipocrita velame.
L' uomo non crede perchè in ultima analisi cerca una Verità Fondata (spiegazione standard - ss), bensì per altri motivi. O per nessun motivo, semplicemente perchè è costruito così.
Già, nessun motivo...
Veniamo dunque alla prima avvertenza e premettiamo che una "spiegazione" getta luce rispondendo ad un "perchè". Se ci limitiamo a descrivere il funzionamento cognitivo della mente da cui emergerebbe la fede, noi non la stiamo "spiegando". Per il sempice fatto che non rispondiamo al "perchè" di quel particolare funzionamento. La posizione è legittima, purchè si riconosca che non si sta proponendo una spiegazione alternativa ma, molto più semplicemente, una mesta descrizione. Con inevitabile drammatico calo delle vendite. L' editore chiede dunque che sul punto si rimanga perlomeno ambigui. Capito adesso la mia premura per questa avvertenza?
Ma edp ha anche una spiegazione alternativa a ss. In realtà è la spiegazione che utilizza per qualsiasi cosa e che ricicla anche quando deve spiegare la Fede: la fede ci serve per Campare. La Fede è Utile.
A chi? A me? Alla specie? Al gene egoista? Tutte domande a cui si puo' anche rispondere.
Senonchè l' Utilitarismo ha ben altri svantaggi: è allergico a dimostrazioni affidabili. Che in certi casi si trasformano in vantaggi: non c' è l' onere di dimostrarlo con accuratezza. Cio' non significa che non possa essere ragionevolmente congetturato come causa.
Ha un bel dire Boncinelli che la spiegazione di edp è chiara e semplice. Sì, chiara e semplice da enunciare. Ma praticamente impossibile da dimostrare.
La Fede è utile? Le Fedi delle civiltà superstiti forse lo sono state, altrimenti quelle civiltà non sarebbero sopravvissute. Ma questa è una definizione, mica una dimostrazione. E le fedi delle civiltà estinte? E poi, l' uomo ateo e senza fede è destinato dunque ad estinguersi?
Domande che lascio cadere e che, per dirla tutta, nemmeno mi interessano molto.
Ci sono infatti questioni più interessanti. Facciamo questa considerazione: alla questione decisiva, la Fede è Utile?, rispondiamo con un grado di certezza molto basso (vale per tutte le domande poste in termini di utilità assoluta). I favorevoli passeranno la vita a raccogliere prove e lo stesso faranno i contrari. Ma le spiegazioni alternative che grado di certezza offrono alla nostra ragione?
Veniamo ai gradi di certezza che ci propone ss. Come al solito, poichè la fede è fondamento dell' etica, prendo le risoluzioni morali. Alcune di esse, parlo di quelle basilari, la mia ragione le sente molto Vere nel loro contenuto, al di là della loro utilità.
Morale: il grado di certezza che mi offre ss è di gran lunga più elevato rispetto a quello offerto dalla teoria di edp. In quanto persona ragionevole, se devo scegliere, scelgo ss. Anche se faccio dipendere questa scelta dalla ragione e non da un fatto osservato al microscopio.
Il cosa interessante poi è che le due teorie non sono incompatibili (tranne che per edp). Una cosa (Fede) puo' essere sia vera che utile. Infatti io, ma questo è un caso, le credo vere tutt' e due. E qui mi si consenta un piccolo colpo si scena: ss la credo vera fondandomi soprattutto sulla ragione, e ho spiegato il perchè, mentre la soluzione evoluzionistica la credo vera ricorrendo in misura molto superiore ad un atto di fede indimostrabile!
- Cosa succede nel mio cervello quando penso?
- Come pensa il mio cervello?
Ecco, in molti si mettono di buzzo buono e da scienziati tentano di rispondere alla prima domanda. Ma poi - vuoi per attrarre meglio l' attenzione di un più vasto pubblico, vuoi per una certa nostalgia di questioni più cruciali - grazie ad un gioco delle tre carte, smettono l' abito della scienza per indossare quello della matafisica e cominciano, senza variare tono in modo percettibile, a rispondere alla seconda. Il trucchetto è ben spiegato in questo libro.
Sia chiaro quindi che non ho messo in luce dei disaccordi, quanto delle ambiguità in cui gioca un certo opportunismo. Ma prima di tirare lo sciacquone attendiamo di leggere il libro per constatare se quelle ambiguità siano alimentate o dissipate, per vedere se gli autori vogliono raccontarci qualcosa d' interessante sulla Fede, qualcosa che arricchisca la nostra cultura scientifica, o se invece pretendono d' impancarsi a filosofi cambiando il mestiere che hanno sempre fatto senza dir niente a nessuno.
Vetro e Martelli
Il post di Davide e gli sviluppi della discussione mi sollecitano una replica che non riesco a differire oltre.
Parlando di musiche giovanili ho chiesto a gran voce di non confondere il Punk con l' Heavy Metal. Io personalmente vedo con chiarezza il solco che distanzia le due forme espressive. Tento di buttare giù una corta lista di differenze estetico/filosofiche nella speranza che passi come ovvio il fatto che molte commistioni sono sempre possibili, e anche che mi venga perdonata una competenza più sull' antico che sul contemporaneo. Spero nel frattempo di non essermi perso qualche rivoluzione.
- L' HM picchia (martello), il P taglia (coltello).
- L' HM ha le piattezze del corpo contundente; il P ha le irregolarità del coccio di vetro.
- L' HM puo' essere solo commerciale; il P legittima ambizioni artistiche.
- La sovversione dell' HM si realizza "caricando" con estremismi grotteschi le strutture tradizionali, il P punta sulla sgrammaticatura e sull' appiattimento decostruzionista.
- Nell' HM il rumore è condimento, la rassicurante e ordinata gabbia armonica (in stile Sanremo) deve sempre predominare; nel P il rumore diventa pietanza, una rasoiata puo' scappare in qualsiasi direzione, l' insicurezza deve diffondersi, i pericoli pullulare.
- L' HM conta sul capello lungo affinchè garrisca al meglio dalla moto lanciata; il P. lo gradisce in quanto crogiolo di untuosità.
- L' HM punta sull' enfasi e sviluppa un senso di potenza liberatoria (che palle); il P canta "del farsi male", argomento che se incontra una sensibilità artistica puo' produrre poesia autentica
- La macchina HM è prevedibile, ha la strada segnata; nel P si accolgono elementi casuali, spesso si scarta di lato, molti improvvisatori non l' hanno disdegnato trovando nel genere uno spazio espressivo.
- L' HM punta molto sull' enfasi, bisogna dire: "qualcosa è esplosa dentro di me, mi sento realizzato e vi rendo partecipi"; il P è liquidatorio (pezzi di 30 secondi velocissimi), bisogna dire: "cosa ci faccio qui?... tradirò il pubblico che mi ha dato fiducia pur di andarmene altrove...".
- Sull' HM ci puoi contare; il P è inaffidabile.
- L' HM è buono; il P è cattivo. Buono: energia positiva (magari demoniaca), aggressività naturale e ingenua. Cattivo: erratico, schizoide, dall' imprevedibilità studiata.
- L' HM, privilegiando la forza bruta, scade nella sciatteria; il P non "scade", vede nel demenziale un rifugio.
- Il chitarrista HM è un drop out nell' apprendimento musicale; il chitarrista P non ha mai messo piede in una scuola (in altrnativa è un genietto accademico in cerca di strade meno battute).
- L' HM è muscoloso; il P è segaligno.
- L' HM ama la tette sferica e la guancia paffuta; il P ama lo sguardo anemico e la gota scavata;
- L' HM è una musica estroversa, chiama a fare gruppo e ricorre all' arsenale di banalità imposto dal dovere di socializzare; il P è un frastuono intimista, una cacofonia per timidi sgraziati.
- L' HM è una musica fondamentalmente fisiologica, è uno sfogo che qualsiasi corpo ricerca; il P è patologico, il vicolo che imbocca è cieco, il suo autismo senza sbocchi terapeutici.
- L' HM usa in modo talmente tradizionale i suoi strumenti da potersene disinteressarsene; il P. smonta i suoi strumenti per impiegarli in modo eterodosso, questo "guardare dentro" implica conoscenza di risulta.
- L' HM si depila il petto; il P non si brucia neanche le verruche, tanto tra poco è finita.
Non voglio essere troppo crudele con l' HM, è una musica che presenta elementi grotteschi e presa da quel lato alcuni artisti ne hanno fatto buon uso (mi vengono in mente alcuni concerti dei Pop Mekanika, oppure dei God, vedi appendice). D' altro canto il P è sempre così terribilmente serioso, al punto che in quell' ambito non credo ad entusiasmi autentici che superino in durata il paio d' annate.
Mini appendice sonora.
La tentazione nazionalista
Oggi a Fahre si parlava di Patria. Flirtare con l' idea nazionalista non è cosa nuova per le eminenze grigie della nostra trasmissione preferita. Chiedersi perchè sarebbe già sufficiente ad esaurire il 3d. Conoscendo i protagonisti e la loro storia la soluzione del rebus non è affatto lampante.
Per ora mi limito a notare la bellezza un po' sfilacciata del discorso intrattenuto: parlando di Patria sono stati tirati in ballo Saviano, i clandestini, la mobilità sociale, Calatafimi e la crisi finanziaria.
E' stato tirato in ballo anche Renan, il quale diceva che la Nazione si costruisce ogni giorno. Ovvero: la Nazione esprime un consenso tra le persone che la compongono.
E' un po' anche la mia idea (Renan, sembra incredibile, stappava sul punto l' ammirazione degli anarchici). Tento di esprimerla diversamente: il sentimento patriottico è un "prodotto finito". In quanto tale arriva alla fine. Non è un mezzo, non serve quasi a nulla, è il sugoso frutto di un albero percorso da vigorose linfe, in quanto tale in nulla migliora la salute di quell' albero. Forse c' è un feed back, ve lo concedo, ma nulla più.
Dicendo questo ambisco a collocarmi agli antipodi di Paolo Peluffo, che da anni presta la sua bocca alle parole di Ciampi. Per lui invece la Patria "serve". Siccome "serve" dobbiamo muoverci a costruirla, occorre un' "operazione di reclutamento", il consenso in queste faccende è secondario.
La Patria va costruita sui banchi delle scuole, per esempio; le mosse possibili altrove poi sono molte, magari s' imponga ai calciatori di cantare l' Inno. E che ne dite di ripristinare la Leva? Peluffo non si oppone. Sappiamo tutti come funziona la propaganda: se credo che il sentimento sia diffuso (il calciatore che muove le labbra durante l' Inno) comincerò a coltivarlo anch' io. "Convincere" è dispendioso, la propaganda taglia i costi: i cervelli teneri sono malleabili e quelli duri sono soggetti all' effetto-gregge.
Ma io, mentre ho ammirazione per il senso patriottico quando esiste spontaneo, ho paura dello stesso sentimento quando è costruito. Ho paura della Patria che "serve". Di solito serve a fare le guerre. Non a far restare Saviano in Italia.
P.S. momenti di gelo nello studio (un regalino per vlad che li cerca sempre con avidità):
- Caprarica afferma che i tassi di criminalità presso i clandestini sono molto elevati ("non possiamo nascondercelo!")
- Ancora Caprarica: "Nessuno ha fatto più della Thatcher per i giovani inglesi talentuosi venuti dal basso" Non possiamo nasconderci neanche questo! Ma come, l' abbiamo sempre nascosto così bene?