martedì 26 settembre 2017

Contro la misericordia SAGGIO


Contro la misericordia (empatica)


Si è chiuso il Giubileo della Misericordia ma io cosa sia la Misericordia ancora non l’ho mica capito tanto bene.
Un po’ perché ne esistono almeno di due tipi: una buona e una cattiva.
Un po’ perché alcuni cristiani mettono alla base della Misericordia il sentimento ambiguo dell’ empatia.
L’empatia trasforma la misericordia in una forma di sentimentalismo.
Don Giussani sul punto è stato chiaro: il cristiano è una persona completa e il cristianesimo non è sentimentale, per il semplice fatto che non si vive solo di sentimenti.
Per averlo affermato è stato tacciato di integralismo.
Il laico non puo’ dire al cristiano: tu limitati a provare e a diffondere i “buoni sentimenti”, a sporcarmi le mani e a risolvere le situazioni difficili ci penso io.
Anche per questo il ciellino medio non teme di “sporcarsi le mani” (a volte un po’ troppo).
La misericordia posta al centro della vita cristiana non puo’ essere un sentimento ma un principio organizzativo della comunità.
La trappola etimologica è sempre in agguato quando si parte osservando che compassione significa “patire con”. C’ è un chiaro rinvio all’empatia, ed ecco l’errore fatale: ricondurre la misericordia all’ empatia.
I cristiani che compiono questa identificazione devono stare in guardia: l’empatia non è difendibile.
***
L’empatia è il sentimento su cui fanno leva le peggiori politiche populiste, da un punto di vista sociale è qualcosa di nefasto. Ma anche nelle relazioni intime produce molti guai.
Eppure l’empatia gode di buona stampa, sul “mercato” sembra molto richiesta.
Pensate solo alla relazione di coppia coppia, di cosa è alla ricerca un innamorato?
In genere – si pensa – agli uomini interessano giovinezza e bellezza mentre alle donne il successo sociale.
Ma guardando meglio tutti sono alla ricerca di qualcuno che li capisca.
L’empatia sembrerebbe trionfare ma è necessario distinguere l’empatia dalla comprensione. E qui ci troviamo di fronte ad una matassa difficile da districare.
***
Approfondendo scopriamo che l’empatia è qualcosa che fa spesso male innanzitutto a chi la prova.
Su questo punto è giusto rinviare al lavoro di Simon Baron Cohen, uno che ha selezionato diversi casi in cui livelli troppo elevati di empatia combinano guai.
A Wiky Hengelson si deve il concetto di “comunione illimitata”, qualcosa da cui scaturirebbe un’ eccessiva preoccupazione per l’altro.
C’è gente che non sa dire “no”, che non sa astenersi quando l’altro chiede.
Se seguite “amore criminale” sapete di cosa parlo.
C’è gente che ha un eccessivo istinto ad accudire: s’ intromette di continuo sacrificandosi senza sosta. E alla fine collassano.
In particolare sono le donne ad essere più inclini ad ansie e depressioni da “comunione illimitata”.
L’ empatia non solo  è una guida morale inaffidabile, puo’ avere anche molte conseguenze negative per chi la pratica!
I testi buddisti distinguono tra “compassione sentimentale” e “grande compassione”. La prima va evitata poiché brucia vanamente le energie dell’adepto. La compassione autentica è “riservata e distante”.
Tania Singer ha approfondito questo argomento, consultate il suo lavoro in rete per avere delucidazioni.
La retta misericordia non implica la condivisione della sofferenza, che invece ostacola l’aiuto appropriato.
Il desiderio di aiutare e il sentimento della misericordia sono cose diverse e la differenza si riflette anche a livello neuronale, come si osserva nelle fmri.
Il sentimento dell’empatia attiva l’insula e la corteccia cingolata anteriore. Il desiderio di aiutare attiva la corteccia orbitofrontale mediale e lo strato ventrale.
Quando alle persone viene chiesto di empatizzare con chi soffre, entrano in uno stato di malessere da cui è difficile uscire. Chi aiuta è in uno stato di benessere.
Il sentimento empatico può essere una condanna. Se vissuto cronicamente conduce a stress e ad altre conseguenze negative sulla salute. A queste conclusioni conduce il lavoro di David DeSteno.
Qualcuno, come per esempio lo scienziato Marco Iacoboni, pensa che il sentimento empatico sia comunque precursore della compassione autentica.
Ma non è così, noi possiamo sentire compassione senza sentirci emotivamente coinvolti. Sul punto è illuminante il lavoro di Lynn O’Connor.
L’empatia non è né condizione necessaria né sufficiente per indirizzare in modo retto i nostri comportamenti.
Non solo l’esistenza di un sano altruismo è separato dall’empatia ma a volte  confligge apertamente. L’empatia, proprio per la sofferenza che causa, è destinata a sfociare nella paralisi di chi dovrebbe attivarsi.
Ci sono molti studi preoccupati della mancata empatia tra medico e paziente. Ma l’empatia può paralizzare un medico in sala operatoria!
Se un medico immaginasse il bambino in fin di vita che ha davanti come fosse suo figlio, si paralizzerebbe all’istante lasciandolo morire.
L’empatia, dicevamo, è molto spesso una condanna, una maledizione. L’empatia dei depressi è leggendaria.
Spesso gli studenti di medicina cambiano facoltà perché troppo empatici con le sofferenze a cui sono esposti. Fanno bene!
E’ stato verificato che il medico meno empatico spende più tempo nella cura che nella ricerca di aiuto presso altri colleghi.
Massimamente pericolosa è l’empatia degli Psicologi che curano persone depresse, ansiose e spesso in condizioni emotive estreme.
Freud in persona metteva in guardia dall’empatia. Il buon psicologo entra nelle teste e guarda cosa c’è, non si lascia condannare dai medesimi sentimenti!
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Abbiamo stabilito che l’empatia spesso è un guaio per chi la prova, ma che dire della persona verso cui è indirizzata?
Quasi sempre costoro cercano il contrario dell’empatia.
Vorrebbero un dottore che non senta quel che sentono loro, che fosse calmo quando loro sono ansiosi, fiducioso quando loro sono incerti.
Il dottore che ha l’aria di avere una certa distanza e oggettività ci rassicura di più.
Su questo è interessante il lavoro di Leslie Jamison, che invito a consultare.
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A volte si confonde l’empatia con il fatto di avere avuto esperienze simili.
Ma l’esperienza, più che una fonte di empatia, è una fonte di conoscenza.
Noi parliamo con più fiducia a chi “c’è passato” non perché la cosa sviluppi empatia bensì perché chi “c’è passato” ci dà la garanzia di conoscenza.
C’è una bella differenza tra il comprendere la miseria di una persona per il fatto di aver vissuto anche noi in passato la situazione che lui vive ora e il fatto di comprenderla perché stando di fronte a lui proviamo i suoi stessi sentimenti!
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Veniamo ora alle nostre relazioni con le persone che ci stanno più vicine, le persone che amiamo. Almeno qui l’empatia potrà mai essere di beneficio?
La maggior parte delle persone vuole essere amata capita e curata. Vorremmo ricevere più cure rispetto a una persona qualsiasi, almeno quando siamo in famiglia!
Ma qui l’ empatia conta poco, fateci caso: quando siete felici per un successo scolastico di vostra figlia non lo siete per condividere il suo piacere bensì perché l’amate e volete il suo bene.
La riprova sta nel fatto che la vostra felicità sopraggiunge anche per quei successi di cui lei è inconsapevole.
Eppure molti studiosi insistono che il sentimento empatico si è evoluto per facilitare il compito dei genitori, uno di questi è Daniel Batson.
Naturalmente i genitori devono capire i loro bambini, ma nello stesso tempo adottare una prospettiva differente, per esempio quella di lungo periodo (estranea ai piccoli).
Ma c’è di più: i bambini non cercano tanto compassione quanto fiducia.
Desiderano delle mani a cui affidarsi, desiderano una guida sicura. Sul punto vale la pena di consultare il lavoro di Stephen Darwall
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C’è poi il problematico rapporto misericordia-giustizia: troppa empatia ostacola la giustizia.
Quando una persona subisce un torto desidera vendetta, desidera che il colpevole provi i suoi stessi spiacevoli sentimenti.
Heidi Lockwood ha approfondito questo istinto che fonda il nostro senso di giustizia.
Prendiamo il caso dello stupro: vorremmo che il carnefice provasse almeno un po’ gli stessi umilianti sentimenti della vittima.
Anche di fronte a delle scuse questo sentimento non si sopisce. La legge del talione è connaturata in noi. Sul punto ha lavorato Pamela Hieronym.
E’ chiaro che l’empatia con il criminale non fa che ostacolare il corso della giustizia.
Empatia e senso della giustizia non convivono bene, probabilmente non convivono affatto.
Se sai che una persona non ti tradirà mai, sai anche che quella persona ha un senso della giustizia indebolito. In caso contrario ti “tradirebbe” allorché tu facessi il male.
Mia mamma non mi tradirebbe mai, e infatti sul suo senso di giustizia non punterei un euro.
Lealtà e correttezza sono incompatibili.
Orwell descriveva Ghandi come inumano per il suo senso di giustizia parossistico: non avrebbe risparmiato neanche i familiari più intimi.
La giustizia ci chiede di trattare tutti nello stesso modo ma noi non lo faremo mai, noi abbiamo bisogno di “relazioni speciali”.
Eppure Abramo era pronto a uccidere suo figlio: di fronte alla giustizia non esistono “relazioni speciali”!
Ci sono autori come Peter Singer che – in nome dell’uguaglianza tra le creature – chiedono di non discriminare neppure tra specie differenti!
Anche il Buddah abbandonò la sua famiglia. E Gesù avvisò i suoi discepoli che dovevano essere pronti ad odiare anche il padre e la madre.
Più empatia circola, meno le “regole uguali per tutti” avremo.
Quand’anche noi giungessimo alla ragionevole conclusione per cui alcune persone (per esempio i nostri figli) non sono uguali agli altri, non si puo’ certo negare che l’empatia confligga con il sentimento di giustizia.
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Ma puo’ darsi che l’empatia sia come il latte: non serve agli adulti ma serve ai piccoli per crescere bene.
L’empatia sarebbe per i piccoli una guida morale affidabile, la base per un sano altruismo. Lo pensavano sia Adam Smith che David Hume. E lo pensa ancora uno studioso come David Hoffman.
Al polo opposto stanno i cinici: gratta gratta anche l’altruista più schietto nasconde un egoista. Di questo avviso era Thomas Hobbes, per esempio.
Cominciamo col dire che i cinici si sbagliano: forse l’evoluzione implica egoismo, ma l’egoismo dei geni, non delle persone.
Non bisogna confondere gli obbiettivi della natura con quelli delle sue creature.
E’ chiaro che l’innamorato è sospinto dalle forze della riproduzione, cio’ non toglie che le sue motivazioni per corteggiare abbiano ben poco a che vedere con quelle forze.
Se siamo gentili e altruisti probabilmente è perché i nostri antenati altruisti hanno vinto la battaglia della selezione naturale ma cio’ non intacca in nulla l’autenticità del loro altruismo.
D’altronde, anche nel mondo animale esiste un altruismo genuino, in certe scimmie per esempio (chiedere a Franz de Waal).
Anche i  bambini piccolissimi sembrano desiderosi di prendersi cura tra loro. Nella nursery, i bambini si intristiscono sentendo i loro colleghi piangere.
Ma anche nei bambini come negli adulti la preoccupazione per gli altri non implica affatto empatia.
Altruismo e empatia possono viaggiare su binari diversi.
Ma forse l’empatia resta una molla dell’altruismo. Molti lo hanno pensato.
La domanda chiave: i bambini aiutano chi è in difficoltà perché provano il suo disagio?
Paul Harris ha compulsato la letteratura disponibile sul tema concludendo che tra aiuto ed empatia non c’è connessione.
I bambini che aiutano non segnalano una particolare sofferenza. Guardate la faccia della vittima e quella del consolatore per farvi un’idea.
A quanto pare l’ analogia tra latte ed empatia non regge.
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L’empatia seve a ben poco: è deleteria per la comunità, porta guai a chi la prova, non è quel che cerca chi cerca aiuto, confligge con il nostro senso di giustizia e non è utile per la crescita morale dell’individuo.
La misericordia fondata sull’empatia del “patire-con” sarà anche un sentimento nobile ma non potrà mai essere un sano principio organizzativo della comunità, quindi, seguendo l’insegnamento di don Giussani, ha ben poco di cristiano.
empatia

Svolta interiore

Svolta interiore

Non che io ami particolarmente Papa Francesco, sia chiaro.
Non riesco ad amarlo.
Il malcelato narcisismo di certe sue esibizioni pauperistiche è fonte di purissima antipatia.
Rispolverare pari pari il vieto arsenale argomentativo tipico del “perfetto idiota latino-americano” è un’operazione a dir poco nauseabonda.
L’idea di una “Chiesa povera per i poveri” spaventa innanzitutto i poveri. Come il malato non è attratto dai malati ma dai medici, allo stesso modo un pezzente non aspira certo alla vicinanza dei suoi simili, preferisce accompagnarsi con amici ricchi e generosi.
L’operazione-Misericordia è zeppa di falle e da accantonare precipitevolissimevolmente.
Ripeto, non che io ami particolarmente questo papa, non posso amarlo  visto che lo considero responsabile di una perdita secca della mia  fede (15/20%!).
D’altronde, se ho il dovere di ossequiarlo in qualità di vicario di Dio in terra, ho anche il diritto trarre da cio’ che dice indizi circa la verità del  Dio che rappresenta.
Ripeto, non che io ami particolarmente questo papa, eppure, dalle accuse più severe e formali che gli sono state rivolte – i “dubia” e la “corretio filialis” – mi sento di difenderlo.
La difesa che segue si articola su un’analogia che esprimo in 15 punti.
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UNO. Poniamo di essere nella scuola dove studiano Pier e Margherita.
DUE. Su una scala di profitto da 1 a 10, Pier puo’ dare al massimo 8, ed in effetti è quello che dà.
TRE. Sulla stessa scala di profitto Margherita può dare 10 ma dà solo 9.
QUATTRO. Se il rendimento è di questo tipo che voto dare ai due in pagella?
CINQUE. Chi si basa sulle prestazioni oggettive assegnerà a Margherita un voto superiore.
SEI. Chi si basa sui meriti soggettivi privilegerà invece Pier.
SETTE. L’ “oggettivista” privilegia l’oggetto-prestazione. Il soggettivista privilegia il soggetto-studente.
OTTO. Entrambe le valutazioni sono parimenti rigorose: potrebbe assegnarle lo stesso robot facendo girare due algoritmi differenti. In questo senso non c’è “relativismo”, non dipendono dal valutatore.
NOVE. Tuttavia, il voto del soggettivista richiede di “discernere” la prestazione potenziale da quella effettiva: un compito non facile che si presta ad arbitri.
DIECI. Il voto sul merito riguarda la persona, il voto sulla prestazione riguarda quel che fa la persona.
UNDICI. Il voto sulla prestazione ha una maggiorevalenza sociale. Per esempio, è quello che interessa il potenziale datore di lavoro.
DODICI. Il voto sul merito a una maggiore valenza morale. Assomiglia, per esempio, a quello del buon Dio nel “giorno del giudizio”.
TREDICI. Il giudizio sul merito è più di buon senso: nessuno di noi giudica male chi non fa cio’ che non puo’ fare. Il giudizio sulla prestazione è piùpragmatico: nessuno perde tempo chiedendo a qualcuno di fare cio’ che non puo’ fare.
QUATTORDICI. Poiché la scuola ha un ruolo sociale più che morale è comprensibile che anteponga la prestazione ai meriti. Di solito si dà una pacca sulla spalla a Pier, ma in pagella prevale Margherita.
QUINDICI. Così facendo si creano però fastidiosiparadossi: può darsi infatti che un “bocciato” sia più meritevole di un “promosso”. Se Riccardoproducesse una prestazione da 5 potendo dare al massimo 5 sarebbe bocciato sebbene più meritevole di Margherita, promossa come migliore della classe.
***
L’analogia è evidente: la Chiesa è la scuola, i maestri sono i sacerdoti, gli studenti sono i fedeli, i voti sono i giudizi dati in Confessione e Papa Francesco è il preside.
Ora, Papa Francesco vuole trasformare la Chiesain una scuola dove il voto di merito prevalga. E’ una piccola rivoluzione.
Il giudizio si orienterebbe più sul peccatore che sulpeccato (vedi proposizione DIECI).
A me sembra tutto sommato un’operazione di buon senso (vedi proposizione TREDICI).
Oltretutto, la Chiesa ha ormai perso la sua centralità sociale poiché l’ha demandata allo stato. Questo fatto fa cadere molte esigenze un tempo imprescindibili (vedi proposizione UNDICI).
L’operazione non presenta pericoli di relativismo(vedi proposizione OTTO).
Questo anche se il “discernimento” si presta ad arbitri da tenere a bada (vedi proposizione NOVE).
Il soggettivismo (vedi proposizione SETTE) non fa parte della tradizione cattolica più pura, è vero. Tuttavia, la dimensione interiore non è certo estranea a questa tradizione. Si tratta di valorizzarla ulteriormente (da qui le accuse disvolta luterana). 
Difficile nel complesso negare l’esistenza diaspetti eretici: quando chi pecca puo’ essere giudicato più meritevole di chi non pecca (vedi proposizione QUINDICI) qualcosa non quadra con il passato.
Nella “corretio filialis” si stigmatizza questa eresia nella quale il papa rischia di incorrere: “Una persona, mentre obbedisce alla legge divina, può peccare contro Dio in virtù di quella stessa obbedienza”. Forzando un po’ potremmo travasare l’eresia nella nostra analogia: “chi registra una prestazione sufficiente potendo fare molto di più merita l’insufficienza”. In effetti, nella scuola del Preside Bergoglio, questo caso è possibile.
Ebbene, per quanto in chiaro odore di eresia, mi sento di difendere la nuova chiesa di Bergoglio, la ragione e il buon senso mi spingono a farlo.

lunedì 25 settembre 2017

Una teoria della coppia

Una teoria della coppia

PREMESSA. Nella lotta evolutiva lo strumento più potente a disposizione dell’uomo è la formazione di gruppi coesi e innovativi. Per ottenere gruppi coesi e innovativi la risorsa fondamentale è la capacità di cumulare, raffinare e trasmettere una cultura.
Ed ora la teoria del matrimonio suddivisa in otto fasi temporali.
FASE BONOBO. Se in un gruppo le differenze tra individui contano poco, ha senso adottare uno stile di vita sessuale promiscuo, oltre che gestire in comune l’accudimento della prole: riconoscere i propri figli non arrecherebbe vantaggi quando il trattamento dei piccoli è di fatto parificato e nessuno ha nulla da offrire in più. Chissà che il nostro antenato non abbia conosciuto una condizione simile, magari nella sua fase semi-arboricola.
FASE GORILLA. Disceso dagli alberi sulla terra, l’uomo è chiamato da subito a difendersi da predatori sempre più temibili e al contempo a cacciare animali di taglia sempre maggiore. Nella divisione dei ruoli il grattacapo è riservato ai maschi. La forza fisica diventa un tratto distintivo, non siamo più tutti uguali. In un gioco “chi-vince-prende-tutto” il maschio dominante scaccia gli altri garantendosi un harem dedicato.
FASE SCIMPANZÉ. La forza del numero minaccia la forza del singolo che media concedendo accesso sporadico al suo harem, magari fissa anche una rudimentale gerarchia. I segregati scoprono il trucchetto e cominciano ad imparare l’arte di fare gruppo.
PRIMA FASE UMANA. Il gruppo si allarga e la strategia della dominanza diventa rischiosa: troppi potenziali nemici da cui guardarsi e troppe femmine da presidiare. La forza viene meglio investita per sedurre la compagna. Si passa dalla violenza allo scambio. Nasce la coppia e s’impone così la vicinanza: il maschio  deve avere garanzie sull’origine dei cuccioli. La parentela diventa più visibile e certificata.
SECONDA FASE UMANA. All’ espandersi ulteriore del gruppo, le competenze sociali (cultura di gruppo) e tecnologiche (costruzione di attrezzi) sovrastano la forza bruta: è con quelle che ora si seduce. Il maschio di successo è quello che segnala la capacità di trasmettere al futuro figlio il bagaglio culturale più notevole.
TERZA FASE UMANA. La convivenza in grandi gruppi richiede di maneggiare una cultura sempre più complessa. Per cultura, sia chiaro, si intende la capacità di stare bene in gruppo  e di garantirsi una buona posizione. La trasmissione della cultura accumulata richiede cervelli sempre più grandi e mammiferi dal cervello dilatato hanno infanzie prolungate. Ora, la coppia e la vicinanza dei coniugi consente di riconoscere una parentela affidabile. Attraverso la parentela allargata 1) la femmina trova un aiuto nel crescere piccoli esigenti dall’infanzia prolungata e 2) il cucciolo dispone di un repertorio più vasto potendo attingere per l’apprendimento a più persone, oltre che ai genitori. La parentela allargata, quindi, supporta e valorizza il “macro-cervello” dei piccoli.
QUARTA FASE UMANA. Il legame di coppia viene recepito nella cultura del gruppo istituendo il matrimonio.
RIEPILOGANDO: ciò che caratterizza e assicura il successo dell’uomo è la capacità di cumulare cultura, nessun altro animale possiede un linguaggio che consenta di fare altrettanto. La cultura sofisticata permette all’ uomo di vivere in gruppi sempre più vasti, coordinati e potenti. Un problema fondamentale è come trasmettere questo bene alle nuove generazioni; la soluzione del matrimonio, della famiglia e della parentela ha brillantemente contribuito ad affrontarlo.
P.S. A questa teoria evoluzionistica del matrimonio puo’ essere fruttuosamente affiancata una lettura economicista.
coppia

L'eroe dell'estate

L’eroe dell’estate

Il ministro Minniti è il vero eroe dell’estate, ha fatto calare i tanto temuti “sbarchi” del 600%! Cosa vuoi di più? Si vocifera una sua candidatura a palazzo Chigi.
E’ innanzitutto l’eroe della Lega (anche se non puo’ dirlo), che teme come l’aglio l’odore ascellare dei “ciabattanti”.
Ma è anche l’eroe dei cattolici sentimentali, che possono finalmente eludere la visione sotto l’ombrellone di foto orripilanti con cadaverini sulla spiaggia.
Mi chiedo se il Ministro meriti cotanta glorificazione.
Forse dalla Lega no, visto che si è limitato a togliere risorse ad italiani doc per consegnarle a mulatti estranei alla nostra cultura. In particolare, le ha tolte ai centri di accoglienza nostrani per trasferirle a quelli li bici. Pensa se facessimo così con altre merci!
E aggiungo che anche ai cattolici sentimentali desiderosi di andare “oltre le foto” spetta una riflessione, poiché i centri di accoglienza libici di cui sopra non sono altro che campi di concentramento.
E tutti gli altri? Per esempio l’asettico ragioniere di Torino attento solo ai conti e alla sua pensione? Cosa deve pensare costui?
Per rispondere bisogna vedere meglio come ha arrangiato le cose il nostro eroe.
Minniti oggi paga profumatamente un presunto governo della Libia nonché la presunta Guardia Costiera di quel paese per stoppare e “trattenere” i migranti in transito.
Quando dico che “paga profumatamente” intendo dire che i migranti sono il nuovo grande business del paese africano.
In Libia si è creata una forte domanda di migranti, più ce n’è, più Minniti paga.
Difficilmente una “domanda” vaga a lungo raminga, prima o poi spunta la relativa “offerta”.
Già oggi molti “scafisti” libici, incoraggiati dalla strizzatina d’occhio dei governi locali (sia il presunto che gli altri), sono a caccia di materia prima (che non manca) sospingendo (senza fatica) nuove masse di diseredati sulla costa del loro paese in modo da concretizzare al meglio il fruttuoso affare.
L’idea implicita, ovviamente, è quella di alzare i prezzi a breve.
Il pagatore, ovviamente, sarebbe l’Italia!
Adesso costruitevi nella testa un modello razionale della vicenda e ditemi un po’ voi come andrà a finire!
Prima però ci provo io: la Libia alzerà sempre di più il suo prezzo.
Ok, ma fino a quanto?
Fino a che l’Italia sarà disposta a pagare, il che dipende. Se al governo ci sarà la Lega o i cattolici “sentimentali” la soglia potrebbe essere moooolto alta.
E poi? Quando l’Italia smetterà di pagare? Perché prima o poi smetterà, vero?
Quando smetterà ricominceranno gli sbarchi, come è più di prima.
Probabilmente più di prima, considerata la riserva accumulata nel frattempo!
Con il ritorno degli sbarchi ritorneranno sia il fastidioso brontolio leghista che  l’altrettanto fastidioso laio delle prefiche cattoliche. In più ci saranno i conti da saldare con la Libia, che ci espone sì all’invasione ma ci salva dalla mega-invasione.
***
Concludo solo con un osservazione che forse interessa il ragioniere di Torino: magari l’immigrato non ci pagherà la pensione, di certo il non-immigrato (appostato in Libia) prima o poi ce la succhia!
minniti

HL INTRO Against the Grain: A Deep History of the Earliest States James C. Scott

Against the Grain: A Deep History of the Earliest States
James C. Scott
Last annotated on Sunday September 24, 2017
183 Highlight(s) | 149 Note(s)
Yellow highlight | Page: 1
Introduction: A Narrative in Tatters: What I Didn’t Know
Note:tttttttt

Yellow highlight | Page: 1
OW did Homo sapiens sapiens come, so very recently in its species history, to live in crowded, sedentary communities packed with domesticated livestock and a handful of cereal grains, governed by the ancestors of what we now call states?
Note:COME È EMERSO LO STATO?

Yellow highlight | Page: 1
this template prevailed for more than six millennia
Note:SEIMILA

Yellow highlight | Page: 1
agrarian, ecological complex.
Note:LO STATO... ENTITÀ AGRICOLA

Yellow highlight | Page: 1
The narrative of this process has typically been told as one of progress,
Note:PROGRESSO?

Yellow highlight | Page: 2
this narrative is wrong
Yellow highlight | Page: 2
The founding of the earliest agrarian societies and states in Mesopotamia occurred in the latest five percent of our history
Note:5%

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fossil fuel era, beginning at the end of the eighteenth century, represents merely the last quarter of a percent
Note:0.25%

Yellow highlight | Page: 2
“Anthropocene,”
Yellow highlight | Page: 2
activities of humans became decisive in affecting the world’s ecosystems and atmosphere.
Note:ANTROPOCENE PAUL CRUTZEN

Yellow highlight | Page: 2
when it became decisive is in dispute.
Yellow highlight | Page: 2
the first nuclear tests,
Note:PROPOSTA INIZIO ANTROPOCENE

Yellow highlight | Page: 2
Industrial Revolution and the massive use of fossil fuels.
Note:SECONDA PROPOSTA

Yellow highlight | Page: 2
tools—for example, dynamite, bulldozers, reinforced concrete (especially for dams)—to radically alter the landscape.
Note:TERZA PROPOSTA

Yellow highlight | Page: 3
Anthropocene began only a few minutes ago.
Note:SECONDO LE TRE PROP

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I suggest that we begin with the use of fire, the first great hominid tool
Note:FUOCO... PROPOSTA DEL LIBRO

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is dated at least 400,000 years ago
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long predating the appearance of Homo sapiens.
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agriculture, and pastoralism, appearing about 12,000 years ago, mark a further leap
Note:DATARE L AGRI

Note | Page: 3
AGRI... QUINTA PROP

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The other decisive premodern invention was institutional: the state. The first states in the Mesopotamian
Note:SESTA PROP.. STATO

Yellow highlight | Page: 3
earlier than about 6,000 years ago,
Yellow highlight | Page: 3
how we came to be sedentary, cereal-growing, livestock-rearing subjects governed
Note:COME È PERCHÈ

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the call by an earlier generation of French historians of the Annales School for a history of long-run processes (la longue durée)
Note:ANNALES

Yellow highlight | Page: 5
PARADOXES OF STATE AND CIVILIZATION NARRATIVES
Note:tttttttttt

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unprecedented concentrations of domesticated plants, animals, and people
Note:CONCENTRAZIONE

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the state form is anything but natural or given.
Note:STATO NATURALE? NO

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Homo sapiens appeared as a subspecies about 200,000
Note:CRONOLOGIA...

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outside of Africa and the Levant no more than 60,000 years ago.
Note | Page: 6
cccccc

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sedentary communities appears roughly 12,000 years ago.
Note:SEDENTARI

Yellow highlight | Page: 6
we lived in small, mobile, dispersed, relatively egalitarian, hunting-and-gathering bands.
Note:IL 95% DELLA NS STORIA

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tax-collecting, walled states pop up in the Tigris and Euphrates Valley only around 3,100
Note:TASSA... INVENZIONE RECENTISSIMA

Yellow highlight | Page: 7
four millennia after the first crop domestications and sedentism.
Note:cccccc

Yellow highlight | Page: 7
a problem for those theorists who would naturalize the state
Note:IL PROBLEMA DEGLI STATALISTI

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mesmerized by the narrative of progress
Yellow highlight | Page: 7
Agriculture, it held, replaced the savage, wild, primitive, lawless, and violent world
Note:NARRATIVA

Yellow highlight | Page: 7
the superiority of farming was underwritten by an elaborate mythology
Note:MITOLOGIA

Yellow highlight | Page: 7
the sacred grain
Yellow highlight | Page: 8
sedentary life itself is superior
Note:L ALTRO ASSUNTO

Yellow highlight | Page: 8
fish don’t talk about water!
Yellow highlight | Page: 8
massive evidence of determined resistance by mobile peoples everywhere to permanent settlement,
Note:RESISTENZA

Yellow highlight | Page: 8
fought against permanent settlement, associating it, often correctly, with disease and state control.
Note:GUERRA AL CAMPO GUERRA ALLO STATO

Yellow highlight | Page: 8
Native American peoples
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Sioux and Comanche becoming horseback hunters, traders, and raiders, and the Navajo becoming sheep-based pastoralists.
Note:MOBILITÀ AUMENTATA NN DIMINUITA

Yellow highlight | Page: 9
From Thomas Hobbes to John Locke to Giambattista Vico to Lewis Henry Morgan to Friedrich Engels to Herbert Spencer to Oswald Spengler to social Darwinist
Note:IL MITO DEL PROGRESSO

Yellow highlight | Page: 9
from households to kindreds to tribes to peoples to the state
Note:SI MIGLIORA

Yellow highlight | Page: 9
Rome was the apex, with the Celts and then the Germans ranged behind.
Note:ROMA E I CELTI

Yellow highlight | Page: 9
standard narrative has had to be abandoned once confronted with accumulating archaeological evidence.
Note:ARCHEOLOGIA IMBARAZZANTE

Yellow highlight | Page: 9
hunters and gatherers—even today in the marginal refugia they inhabit—are nothing like the famished, one-day-away-from-starvation desperados of folklore.
Note:NOMADI E FELICI

Yellow highlight | Page: 10
never looked so good—in terms of their diet, their health, and their leisure.
Note:DIETA SALUTE PIACERE

Yellow highlight | Page: 10
shift from hunting and foraging to agriculture—a shift that was slow, halting, reversible, and sometimes incomplete—carried at least as many costs as benefits.
Note:COSTI E BENEFICI

Yellow highlight | Page: 10
reflected in the biblical story of Adam and Eve’s expulsion from the Garden of Eden.
Note:VERITÀ EDENICA

Yellow highlight | Page: 10
it has been assumed that fixed residence—sedentism—was a consequence of crop-field agriculture.
Note:FALSO ASSUNRO

Yellow highlight | Page: 10
sedentism is actually quite common in ecologically rich and varied, preagricultural settings—
Note:cccccccf

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crop planting associated with mobility and dispersal except for a brief harvest period.
Note:VERO ANCHE L OPPOSTO

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There are, even today, large stands of wild wheat in Anatolia
Note:GRANO SELVATICO...I BENEFICI DELLE PIANTE NN SONO ESTRANEI AI NOMADI

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Long before the deliberate planting of seeds in ploughed fields, foragers had developed all the harvest tools,
Note:ATTREZZI

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For the layman, dropping seeds in a prepared trench or hole seems decisive.
Note:SEMINA E RACCOLTO... NON DECISIVI

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What had appeared previously to be unambiguous skeletal evidence of fully domesticated sheep and goats has also been called into question.
Note:DUBBI SULLA DOMESTICAZIONE

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identification of a single domestication event both arbitrary and pointless.
Note:NN BASTA UN EVENTO X CONVINCERE

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not entirely wild and yet not fully domesticated either.
Note:VIA DI MEZZO

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multiple, scattered domestications of most major crops (wheat, barley, rice, chick peas, lentils).
Note:FULLER SULLA PRIMA AGRICOLTURA.. PRticata dalle bande

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one can perhaps see this early period as part of a long process, still continuing, in which we humans have intervened to gain more control
Note:OBIEZIONE ALLA CONTRONARRATIVA

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Guillermo Algaze
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“Early Near Eastern villages domesticated plants and animals. Uruk urban institutions, in turn, domesticated humans.”
Note:LA VIA X ADDOMESTICARE L UOMO

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PUTTING THE STATE IN ITS PLACE
Note:ttttttttt

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For us—that is to say Homo sapiens—accustomed to thinking in units of one or a few lifetimes, the permanence of the state and its administered space seems an inescapable constant
Note:L ILLUSIONE DELLA PRESENZA STATUALE

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Compounding this institutional bias is the archaeological tradition,
Note:ILLUSIONE ARCHEOLOGICA

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if you built, monumentally, in stone
Note:COSTRUZIONI

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If, on the other hand, you built with wood, bamboo,
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Once written documents—say, hieroglyphics or cuneiform—appear in the historical record, the bias becomes even more pronounced. These are invariably state-centric texts:
Note:SCRITTI.. ANCHE I NOMADI SCRIVEVANO... MA SU MATERIALE DEPERIBILE

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tribute lists, royal genealogies,
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no contending voices,
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state archives left behind,
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And yet the very first states to appear in the alluvial and wind-blown silt in southern Mesopotamia, Egypt, and the Yellow River were minuscule affairs both demographically and geographically.
Note:AFFARI MINUSCOLI

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tiny nodes of power surrounded by a vast landscape inhabited by nonstate peoples—aka “barbarians.”
Note:CAGATINE

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On a generous reading, until the past four hundred years, one-third of the globe was still occupied by hunter-gatherers,
Note | Page: 14
400 ANNI

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Much of the world’s population might never have met that hallmark of the state: a tax collector.
Note:MONDO SENZA TASSE

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we risk missing the key fact that in much of the world there was no state at all until quite recently.
Note:RISCHIO

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Southeast Asia
Note:STATI DEL

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Those of the New World,
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The states in question were only rarely and then quite briefly the formidable Leviathans that a description of their most powerful reign tends to convey. In most cases, interregna, fragmentation, and “dark ages” were more common
Note:LEVIATANI... MA NN TROPPO

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mesmerized by the records of a dynasty’s
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Greece’s four-century-long “Dark Age,” when literacy was apparently lost, is nearly a blank page compared with the vast literature on the plays and philosophy of the Classical Age.
Note:ESEMPIO CLASSICO

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fragility of state forms.
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recognize that for thousands of years after its first appearance, it was not a constant but a variable,
Note:UNA VARIABILE

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This is a nonstate history
Note:LA STORIA DELL UOMO

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flight from the early state domains to the periphery was quite common,
Note:PERIFERIA

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it contradicts the narrative of the state as a civilizing benefactor
Note:CONTRADDIZIONE

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disease was a major factor in the fragility of the early states.
Note:MALATTIE...DIFFICILI DA DOCUMENT

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slavery, bondage, and forced resettlement
Note:DIFFICILI DA DOCUMENTARE

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THUMBNAIL ITINERARY
Note:ttttttttt

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domestication of fire, plants, and animals
Note:PRIMO CAP...ADDOM

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be gathered—
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Fire,
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allowing us to resculpt the landscape
Note:FUOCO E CONCENTRAZIONE

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fire rendered a host of previously indigestible plants both palatable and more nutritious.
Note:FUOCO E DIETA

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The domestication of grains—especially wheat and barley, in this case—and legumes furthers the process of concentration.
Note:GRANO E CONCENTRAZ

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domestication of plants and animals was, as I have noted, not strictly necessary to sedentism, but it did create the conditions
Note:ADDOM E SEDENTARI

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resettlement camp involved a lot more drudgery than hunting and gathering and was not at all good for your health.
Note:PIÙ FATICA E PIÚ MALATTIE

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Why anyone not impelled by hunger, danger, or coercion would willingly give up hunting and foraging or pastoralism for full-time agriculture is hard to fathom.
Note:ENIGMA?####

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It is not so clear, for example, to what degree we domesticated the dog or the dog domesticated us.
Note:IL SENSO DELL ADDOM

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It is almost a metaphysical question who is the servant of whom—
Note:IL SERVO

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effort of Homo sapiens to shape the entire environment
Note:ADDOM IN SENSO LATO

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The assemblage of plants, animals, and humans in agricultural settlements created a new and largely artificial environment
Note:AMBIENTE

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make the case that the life of farming is comparatively far narrower experientially and, in both a cultural and a ritual sense, more impoverished.
Note:IMPOVERITA

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The burdens of life for nonelites
Note:VITA DURA

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farming was far more onerous than hunting and gathering.
Note:LA TERRA L È BASSA

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no reason why a forager in most environments would shift to agriculture unless forced
Note:CAMBIO FORZATO

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epidemiological effect of concentration—
Note:MALATTIE DA CONCENTRAZIONE

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measles, mumps, diphtheria, and other community acquired infections—
Note:ELENCO

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Antonine plague and the plague of Justinian in the first millennium CE or the Black Death of the fourteenth century in Europe.
Note:EPIDEMIE

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the state plague of taxes in the form of grain, labor, and conscription
Note:ALTRA PIAGA

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state formation was possible only in settings where the population was hemmed in by desert, mountains, or a hostile periphery.
Note:CARNEIRO E STATO

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the grain hypothesis.
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all classical states were based on grain,
Note:STATO E GRANO

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no cassava states, no sago, yam, taro, plantain, breadfruit, or sweet potato states.
Note:ccccccc

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only grains are best suited to concentrated production, tax assessment, appropriation, cadastral surveys, storage, and rationing.
Note:GRANO E CONCENTRAZIONE

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state formation becomes possible only when there are few alternatives to a diet dominated by domesticated grains.
Note:DIETA E STATO

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the state did not invent irrigation
Note:IRRIGAZIONE

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crop domestication;
Note:ANIMALI

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both were the achievements of prestate peoples.
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maintain, amplify, and expand the agro-ecological setting
Note:NN INVENTA MA MOLTIPLICA

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The early state strives to create a legible, measured, and fairly uniform landscape of taxable grain crops and to hold on this land a large population available for corvée labor,
Note:IL MODELLO COSTANTE

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what is a state anyway?
Note:LA DOMANDA

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Mesopotamia
Note:ES

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is an institutional continuum,
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specialized administrative staff,
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monumental center,
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tax collection
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the last centuries of the fourth millennium BCE
Note:INIZIO

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the southern Mesopotamian alluvium
Note:LA CULLA

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fixed settlements and domesticated grains can be found earlier elsewhere (for example, in Jericho,
Note:COLTIVAZIONI E GRANO VENGONO PRIMA

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Egypt,
Note:ALTRI STATI SUCCESSIVI

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northern Mesopotamia,
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Indus Valley.
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north China, Crete, Greece, Rome, and Maya.
Note:ccccccccc

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What is required is wealth in the form of an appropriable, measurable, dominant grain crop and a population growing it that can be easily administered and mobilized.
Note:COSA SERVE

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wetlands,
Note:LA VARIETÁ NN SI ADDICE ALLO STATO

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the role of coercion in establishing and maintaining the ancient state.
Note:LA QUESTIONE PIÙ DIBATTUTO

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If the formation of the earliest states were shown to be largely a coercive enterprise,
Note:HOBBES CONFUTATO SE...

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social-contract theorists as Hobbes and Locke,
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The early state, in fact, as we shall see, often failed to hold its population;
Note:FALLIMENTI

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prone to collapse or fragmentation.
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Evidence for the extensive use of unfree labor—war captives,
Note:SCHIAVITÙ E GUERRE

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Unfree labor was particularly important in building city walls and roads,
Note:BENI PUBBLICI

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Formal slavery in the ancient world reaches its apotheosis in classical Greece and early imperial Rome,
Note:APOTEOSI DELLA SCHIAVITÙ

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other forms of unfree labor, such as the thousands of women in large workshops in Ur
Note:MESOPOTAMIA... NN SCHIAVI MA FORZATI

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That a good share of the population in Greece and Roman Italy was being held against its will is testified to by slave rebellions
Note:RIBELLIONI

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fleeing and absconding populations in Mesopotamia.
Note:FUGA E OCCULTAMENTO

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Owen Lattimore’s admonition that the great walls of China were built as much to keep Chinese taxpayers in as to keep the barbarians out.
Note:LE MURA CINESI

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the Mayan “collapse,”
Note:PERCHÈ FALLISCE UNO STATO? SE CI FA STARE TUTTI BENE?

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Egyptian “First Intermediate Period,”
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Greece’s “Dark Age.”
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causes are typically multiple,
Note:RISPOSTA DIFFICILE

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As with a patient suffering many underlying illnesses, it is difficult to specify the cause of death.
Note:TANTE MALATTIE CAUSE MISTERIOSE

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the disease effects of the unprecedented concentrations of crops, people, and livestock
Note:PRIMA CAUSA

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ecological effects of urbanism and intensive irrigated agriculture. The former resulted in steady deforestation
Note:DEFORESTAZIONE EALLUVIONI

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subsequent siltation and floods.
Note:ccccc

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salinization of the soil, lower yields, and eventual abandonment of arable land.
Note:SALE

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“Ba-ba” was meant to be a parody of the sound of non-Greek speech.
Note:BARBARO... I 4/5 DEL MONDO

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those outside the state.
Note:cccccccccc

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I want to argue that the era of the earliest and fragile states was a time when it was good to be a barbarian.
Note:VIVEVANO MEGLIO

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a zone of hunting, slash-and-burn cultivation, shellfish collection, foraging, pastoralism, roots and tubers, and few if any standing grain crops. It is a zone of physical mobility,
Note:TERRITORIO BARBARO

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in a word, “illegible” production.
Note:TROPPA DIVERSITÀ VARIAZIONE COMPLESSITÁ

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diversity and complexity,
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Barbarians are not essentially a cultural category; they are a political category
Note:LA CATEGORIA DEI BARBARI

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taxes and grain end.
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those whose households had been registered
Note:LA REGISTRAZIONE... IL NERO

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entered the map.”
Note:FUORI MAPPA

Yellow highlight | Page: 33
Why should one go to the trouble of growing a crop when, like the state (!), one can simply confiscate it from the granary.
Note:ASSURDO COLTIVARE

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Raiding is our agriculture.”
Note:PROVERBIO BERBERO

Yellow highlight | Page: 34
the tame European cow was easier to “hunt”
Note:I PELLEROSSA SE NE ACCORSERO

Yellow highlight | Page: 34
it invested heavily in defenses against raiding and/or it paid tribute—protection money
Note:RISPOSTA... DIFESA E TASSE

Yellow highlight | Page: 34
only the barbarians could supply the necessities without which the early state could not long survive: metal ores, timber, hides, obsidian, honey, medicinals, and aromatics.
Note:RAPINA MA ANCHE MOLTO COMMERCIO

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The result of this symbiosis was a cultural hybridity far greater than the typical “civilized-barbarian” dichotomy
Note:ESITO DEI COMMERCI

Yellow highlight | Page: 36
the early state or empire was usually shadowed by a “barbarian twin,”
Note:IL GEMELLO BBARBARO... THOMAS BARFIELD

Yellow highlight | Page: 36
Celtic trading oppida at the fringe of the Roman Empire
Yellow highlight | Page: 36
the long era of relatively weak agrarian states and numerous, mounted, nonstate peoples
Note:L ETÀ DELL ORO DEI BARBARI

Yellow highlight | Page: 36
the main commodity traded to the early states was the slave—
Note:LA MERCE PRINCIPALE

Yellow highlight | Page: 36
In addition, it was a rare early state that did not engage barbarian mercenaries
Note:SECONDA MERCE PER IMPORTANZA... IL MERCENARIO@@@@@@@

Yellow highlight | Page: 150
CHAPTER FIVE Population Control: Bondage and War
Note:5@@@@@@@@@

Yellow highlight | Page: 150
In the multitude of people is the king’s honor, but in the want of people is the destruction of the prince.
Note:SERVE LA MASSA MA NON LA SUA VOLONTÀ

Yellow highlight | Page: 150
concern over the acquisition and control of population was at the very center of early statecraft.
CONTROLLO