Conati golpisti e nuove bombe: il piano Solo - I nemici della Repubblica: Storia degli anni di piombo (Italian Edition) di Vladimiro Satta
Golpismo e stragismo: due fenomeni da distinguere
lo stragismo, specie se indiscriminato, può essere funzionale a un pronunciamento militare successivo, però può anche servire a minare l’odiato e altrimenti invincibile potere in carica prima ancora di avere un piano preciso per sostituirlo, come si evince dall’opera di Freda.
Note:STRAGISMO SCOLLEGATO DAL GOLPISMO
I fascisti presidiavano alcune zone delle città rendendole infrequentabili da parte di chi era di sinistra o, semplicemente, poteva sembrarlo a causa del suo abbigliamento. L’ambiente di piazza San Babila a Milano, che era famigerato per episodi di questo genere, per ammissione di chi lo frequentava fu anche l’incubatrice delle Squadre di azione Mussolini (Sam), autrici dal 1971 al gennaio 1974 di numerosi piccoli attentati dinamitardi – rivendicati con volantini – contro sedi di partiti e associazioni di sinistra.
Note:ZONA FASCISTA
A destra, l’eversione era concepita in maniera più verticistica che a sinistra. I golpisti speravano nei militari, non nelle masse operaie e studentesche; i Freda e i Ventura, pur vagheggiando una destra di popolo, nel 1969 avevano inteso accelerare la distruzione del vecchio ordine più che iniziare a costruire il nuovo e, come sappiamo, non credevano nel metodo della lunga successione di attacchi adottato invece dai gruppi armati di sinistra.
Note:GOLPISTI DISINTERESSATI AI MICROCONFLITTI
Un controverso precedente degli anni Sessanta
La primogenitura spetterebbe, secondo alcuni, al piano di emergenza per l’ordine pubblico passato alla storia sotto il nome di «Piano Solo» che fu approntato nel 1964 dal comandante generale dei carabinieri Giovanni de Lorenzo.
Note:PRIMOGENITURA DEL GOLPISMO… SECONDO MOLTI
Si può prendere a campione di tale indirizzo storiografico l’opera di Guido Crainz, il quale individua nel Piano Solo la prima espressione eversiva dell’anticomunismo, ravvisa l’esistenza già da allora di un intrico comprendente sia militari che neofascisti in abito borghese e traccia una linea di continuità tra il tentativo autoritario del 1964 e gli attentati degli anni 1969 e seguenti, la quale a suo avviso passa anche attraverso il convegno presso l’Istituto Pollio del 1965. Lo schema di Crainz, quindi, tende a unificare golpismo e stragismo…. Negli anni 1969 e seguenti, i registi della strategia della tensione sarebbero stati costretti a defilarsi e a delegare le fasi esecutive alla manovalanza neofascista esterna a causa delle scoperte sul Piano Solo fatte dalla stampa di sinistra
Note:VULGATA: STRAGISMO E GOLPISMO UNITI NELLA STRATEGIA DELLA TENSIONE
Non tutti, però, condividono la suddetta lettura del progetto di de Lorenzo. Coloro che la criticano considerano il Piano Solo una risposta alle apprensioni del presidente della Repubblica Antonio Segni circa la capacità delle forze di polizia di tenere sotto controllo la piazza in caso di uscita del Psi dal governo, ancorché «smodata e indubbiamente fuori della legalità» (Giovanni Sabbatucci)3 in quanto non spettava al Quirinale disporre dei carabinieri per la gestione dell’ordine pubblico (Mimmo Franzinelli).
Note:UNA VERSIONE ALTERNATIVA
non fu «un vero progetto di colpo di Stato – intendendo con questo termine un piano volto alla conquista del potere per vie illegali – ma piuttosto una minaccia, uno spauracchio» agitato nel corso di una crisi di governo (Sabbatucci). In questo senso il Piano Solo funzionò, poiché Pietro Nenni, udito «rumore di sciabole», decise di proseguire con la formula di centro-sinistra invece di troncare la collaborazione con la Dc come avrebbero voluto altri esponenti del suo partito, e Aldo Moro poté formare un nuovo governo
Note:NON FU UN PROGETTO DI GOLPE E RAFFORZÒ IL CENTROSINISTRA
Non è detto, poi, che la crisi dell’estate 1964 fosse destinata a chiudersi diversamente se il Piano Solo non fosse mai esistito. È vero che la Dc non era pronta a formare un nuovo governo senza i socialisti, ma neppure questi ultimi erano pronti a isolarsi o tanto meno a tornare al frontismo con il Pci.
Note:E COMUNQUE LE COSE NON SAREBBERO CAMBIATE
Fino alle inchieste sulla crisi del 1964 nessuno aveva mai tacciato de Lorenzo di simpatie fasciste. Nel 1978, cinque anni dopo la morte del generale, Moro anzi rivelerà nel proprio memoriale che de Lorenzo aveva collaborato con lui nel 1960 «per fare rientrare nei binari della legalità la situazione incandescente creatasi con la costituzione del governo Tambroni», il che rappresentava semmai un intervento di dubbia correttezza ai danni della destra.6 È stato scritto di recente (Franzinelli) che qualora de Lorenzo avesse concluso la propria carriera per limiti di età a fine 1966, «gli storici lo ricorderebbero oggi come il “militare di sinistra”, protagonista della Resistenza, schedato nel dopoguerra per filocomunismo, paladino dell’apoliticità dell’esercito e modernizzatore dell’Arma dei carabinieri».
Note:DE LORENZO FASCISTA?
de Lorenzo, dopo la caduta, si sentì osteggiato dalle sinistre e abbandonato dal centro. Si schierò a destra perché quest’ultima invece lo difese e lo candidò in Parlamento.
Note:A DESTRA SOLO DOPO L'EMARGINAZIONE
In ogni caso, il Piano Solo si differenzia nettamente dai conati golpisti degli anni Settanta i quali, come vedremo, puntavano direttamente ed esclusivamente all’instaurazione di un regime autoritario al posto delle istituzioni democratiche
Note:DIFFERENZA CON I GOLPE ANNI 70
si rileva una contraddizione latente in quelle interpretazioni secondo cui stragismo e golpismo, considerati strumenti per fermare la contestazione studentesca e operaia, sarebbero stati forgiati nella prima metà degli anni Sessanta, vale a dire quando i fenomeni da combattere non erano ancora neanche spuntati all’orizzonte.
Note:CONTRADDIZIONI TEMPORALI NELLE TESI DI CRAINZ
Gli intellettuali, golpe e stragi. Un caso tipico: la presunzione di Pasolini
Io so. Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato «golpe» (e che in realtà è una serie di «golpe» istituitasi a sistema di protezione del potere). Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969. Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna111 dei primi mesi del 1974. Io so i nomi del «vertice» che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti ideatori di «golpe», sia i neo-fascisti autori materiali delle prime stragi, sia infine, gli «ignoti» autori materiali delle stragi più recenti.
Note:L'INIZIO DELL'ARTICOLO DI PASOLINI
Di regola, chi formula accuse senza avere prove né indizi non sa: presume.
Note:PRECISAZIONE
“Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l’arbitrarietà, la follia e il mistero.”
Note:LA FONTE DELLA CONOSCENZA PASOLINIANA
Le obiezioni da muovere alle asserzioni di Pasolini sarebbero tante. In particolare, definire anticomunista la strage di Piazza Fontana è improprio; chiamare antifasciste le bombe di Brescia e di San Benedetto Val di Sambro è addirittura aberrante, o forse semplicemente il risultato paradossale di un ragionamento talmente confuso e forzato in chiave polemica contro il potere da scambiare la repressione statale nei confronti degli eversori neofascisti con gli attentati mortali compiuti da questi ultimi.
LE OBIEZIONI A PASOLINI
L’articolo del 14 novembre 1974, invero, costituisce il peggio dell’opera di Pasolini, non un’espressione del grande talento artistico di cui egli era dotato e che gli va riconosciuto nonostante l’infelice pagina qui in oggetto.
Note:IL PEGGIO DI PASOLINI
Il suo intervento, oggi, è importante non per i suoi contenuti di bassissima qualità, bensì perché la versione e l’impostazione pasoliniana godono tuttora di una certa popolarità. Dopo di lui, sono fioccati gli «Io so, ma non ho le prove»
Note:MA PASOLINI VIVE
I seguaci e gli emuli dell’«Io so» di Pasolini sono, malgrado il valore dell’autore cui si richiamano, non dei coraggiosi eretici ma i continuatori di un intreccio tra il sospetto eretto a metodo, la presunzione e il dogmatismo che, casomai, ha qualcosa di inquisitorio...
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