Impero: Come la Gran Bretagna ha fatto il mondo moderno (Italian Edition) di Niall Ferguson
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Il problema: democrazia e mercato. L’ impero inglese ha forgiato il mondo moderno, questo è un dato di fatto. E’ stato un male o un bene?
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… Il colonialismo ha portato al razzismo, alla discriminazione razziale, alla xenofobia e all’intolleranza, e … gli africani, i popoli di discendenza africana, i popoli di discendenza asiatica e i popoli indigeni sono stati vittime del colonialismo e sono tuttora vittime delle sue conseguenze. Dichiarazione di Durban della Conferenza mondiale contro il razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia e l’intolleranza (2001)
Note:TESI DI DURBAN
C’era una volta un impero che governava all’incirca un quarto della popolazione mondiale, si estendeva su un’area più o meno corrispondente a un quarto della superficie terrestre e dominava quasi tutti gli oceani. L’Impero britannico era, senza eccezioni, il più vasto impero mai esistito.
Note:DIMENSIONI DELL’IMPRESA
Come un arcipelago di isole piovose al largo della costa nordoccidentale dell’Europa sia giunto a dominare il mondo è uno degli interrogativi cruciali della storia,
Note:PERCHÈ LA GB?
Il secondo problema, probabilmente il più difficile da risolvere, è se l’Impero sia stato una cosa buona o cattiva. Ai nostri giorni la risposta più accreditata è che, in complesso, si sia trattato di qualcosa di negativo.
Note:UN BENE UN MALE?
Probabilmente il motivo principale di questa cattiva reputazione dell’Impero è legato al suo coinvolgimento nel commercio degli schiavi e nello schiavismo.
Note:SCHIAVISMO
Nel maggio 2002 il direttore di Demos, il think-tank con sede a Londra che può essere considerato la punta avanzata del nuovo laburismo, suggerì che la regina iniziasse «un giro del mondo presentando le scuse ufficiali per le passate colpe dell’Impero, come primo passo per rendere il Commonwealth più efficiente e autorevole».
Note:SCUSE UFFICIALI
La grandezza dell’Impero comportò l’uccisione di molte persone meno efficacemente armate e la conquista dei loro paesi, anche se in seguito i metodi cambiarono: lo sterminio di molta gente a raffiche di mitragliatrice diventò la tattica preferita dall’esercito … [L’Impero] … crollò a causa di uomini come il Mahatma Gandhi, eroico dissidente rivoluzionario, sensibile alle esigenze del suo popolo.
Note:SINTESI DELLA BBC
Prove d’accusa
Quando andai a Oxford nel 1982, l’Impero non era nemmeno più fonte di umorismo. In quei giorni, la Oxford Union discuteva ancora solenni mozioni contenenti frasi del tipo: «Questa università si rammarica della colonizzazione». Giovane, sciocco e avventato, mi opposi alla mozione e così misi prematuramente fine a qualsiasi carriera politica studentesca. Credo sia stato quello per me il momento della rivelazione: era chiaro che non tutti condividevano la mia rosea, fiduciosa immagine del passato
Note:EPIFANIA A OXFORD
due categorie fondamentali: le conseguenze negative per i colonizzati, e le conseguenze negative per i colonizzatori. I sostenitori della prima tesi comprendono sia nazionalisti che marxisti, dallo storico moghul Gholam Hossein Khan, autore di Seir Mutaqherin (1789), all’accademico palestinese Edward Said, autore di Orientalismo (1978), passando per Lenin e migliaia di altri. I sostenitori della seconda comprendono i liberali, da Adam Smith in poi, convinti fautori della teoria che l’Impero britannico era, anche dal punto di vista inglese, uno «spreco di danaro».
Note:I.SOSTENITORI DELLE CONSEGUENZE NEGATIVE DELL’IMPERO
La tesi centrale dei nazionalisti/marxisti è naturalmente che l’imperialismo costituiva uno sfruttamento economico:
Note:TESI DELLO SFRUTTAMENTO ECONOMICO
La tesi centrale dei liberali è più paradossale: proprio perché l’imperialismo ha distorto il mercato – servendosi di tutto, dalla forza alle tariffe preferenziali, per modellarlo a vantaggio della madrepatria – a lungo andare non ha fatto l’interesse neppure dell’economia britannica… Uno storico, nella Oxford History of the British Empire, è arrivato a calcolare che, se la Gran Bretagna si fosse liberata dell’Impero verso il 1845, avrebbe potuto ottenere un «dividendo di decolonizzazione» rappresentato da una diminuzione delle tasse del 25%….
Note:TESI DELLA DISTORSIONE DEI MERCATI
il denominatore comune di tutte queste teorie era e rimane l’assunto che i vantaggi degli scambi internazionali si potessero e si possano ottenere senza gli svantaggi dell’Impero. In altre parole: è possibile avere la globalizzazione senza cannoniere?
Note:GLOBALIZZAZIONE E CANNONI
Impero e globalizzazione
un fenomeno determinato dall’economia in cui il libero scambio di beni e manufatti tende a «unire l’umanità nel vincolo della pace»? O, al contrario, il libero commercio richiede, per attivarsi, una struttura politica?
Note:MA COS’È LA GLOBALIZZAZIONE
In pochi casi – l’esempio più tipico è quello del Giappone – si è avuto un processo di imitazione consapevole, volontaria. Ma quasi sempre le istituzioni europee sono state imposte con la forza, spesso in senso letterale, con la forza delle armi.
Note:ESPORTARE LE ISTITUZIONI
Oggi gli ostacoli principali a una distribuzione ottimale della manodopera, del capitale e dei beni di consumo nel mondo sono, da un lato, le guerre civili e i governi illegittimi e corrotti, che hanno condannato tanti paesi dell’Africa subsahariana e di alcune zone dell’Asia a decenni di povertà;
Note:CHI OSTACOLA LA GLOBALIZZAZIONE
l’Impero britannico, per lunghi periodi della sua storia (ma di certo non, come vedremo, per tutta la sua storia), ha promosso concretamente il libero mercato, la legalità, la protezione degli investitori, la presenza di governi relativamente non corrotti in un quarto circa del mondo. L’Impero ha contribuito a incoraggiare tali aspetti anche in paesi che non ne facevano formalmente parte, ma ne subivano l’influenza economica attraverso «l’imperialismo del libero scambio». A prima vista, sembra dunque si possa sostenere che l’Impero abbia aumentato il benessere globale; che sia stato, in altre parole, una realtà positiva.
Note:IMPERIALISMO DEL LIBERO SCAMBIO => BENESSERE DIFFUSO
Non intendo certo affermare, come ha fatto John Stuart Mill, che il dominio inglese in India è stato «non soltanto il più puro nelle intenzioni ma uno dei più benefici nelle azioni che mai l’umanità abbia conosciuto»; né, come ha fatto Lord Curzon, che «l’Impero britannico è, col favore della Provvidenza, il maggiore strumento per la vittoria del bene che mai il mondo abbia veduto»; né, come ha sostenuto il generale Smuts, che si trattava del «più vasto sistema di libertà organizzata che sia mai esistito nella storia dell’umanità».
Note:GLI ESAGERATI
Nel diciottesimo secolo gli inglesi sono stati zelanti nel commercio e nello sfruttamento degli schiavi quanto lo sono stati in seguito nel tentativo di eliminare lo schiavismo; e per periodi di tempo molto più lunghi hanno praticato forme di discriminazione razziale e segregazione che noi oggi giudichiamo inaccettabili. Quando l’autorità imperiale veniva sfidata – in India nel 1857, in Giamaica nel 1831 o nel 1865, in Sudafrica nel 1899 – la reazione britannica è stata brutale. Nei periodi di carestia (in Irlanda negli anni Quaranta, in India negli anni Settanta dell’Ottocento) è stata negligente, in alcuni casi decisamente colpevole.
Note:DIFETTI INNEGABILI
Resta però innegabile che nel corso della storia nessuna istituzione ha fatto, per promuovere la libera circolazione di beni, capitale e manodopera, più dell’Impero britannico nel diciannovesimo secolo e agli inizi del ventesimo. E nessuna istituzione ha fatto di più per imporre leggi, ordine, forme di governo occidentali. Definire questa opera «capitalismo aristocratico» rischia di sottovalutare la portata – e la modernità – dei risultati ottenuti
Note:DEMOCRAZIA E MERCATO
La difficoltà che si incontra riguardo ai risultati positivi dell’Impero è che vengono dati per scontati molto più delle sue colpe.
Note:PERCHÈ NON SI COGLIE IL POSITIVO
Immaginare il mondo senza l’Impero significherebbe cancellare gli eleganti viali di Williamsburg e della vecchia Philadelphia; gettare in mare i bastioni di Port Royal in Giamaica; restituire alla foresta il meraviglioso profilo di Sydney; radere al suolo quel formicolante slum in riva al mare che è Freetown in Sierra Leone; colmare il Big Hole di Kimberley; demolire la missione di Kuruman; scagliare nelle cascate Vittoria – che naturalmente tornerebbero a chiamarsi Mosioatunya – la città di Livingstone. Senza l’Impero britannico non ci sarebbe Calcutta, né Bombay, né Madras.
Note:IL MONDO SENZA L’IMPERO
Naturalmente si può essere tentati di sostenere che tutto sarebbe accaduto lo stesso, magari, appunto, con nomi diversi. Forse le ferrovie sarebbero state inventate ed esportate da un’altra potenza europea, forse le linee telegrafiche avrebbero attraversato il mare grazie a qualcun altro. Forse, come pensava Cobden, il commercio avrebbe prosperato in ugual modo senza bellicosi imperi che interferivano nei suoi pacifici scambi.
Note:IL DUBBIO RESTA
La lingua inglese Il sistema inglese di proprietà terriera Il sistema bancario scozzese e inglese Il diritto inglese Il protestantesimo Gli sport di squadra L’intervento limitato dello Stato Le assemblee rappresentative L’idea della libertà L’ultimo è forse l’aspetto più importante perché rimane la caratteristica più tipica dell’Impero,
Note:ISTITUZIONI ESPORTATE
Colpisce però profondamente nella storia dell’Impero il fatto che, quando i britannici si comportavano in modo dispotico, dalla stessa società britannica scaturiva quasi sempre una critica in senso liberale.
Note:CRITICHE IN PATRIA
Altri imperi avrebbero avuto lo stesso effetto? Sembra dubbio. Nei miei viaggi ho visto molti fugaci scorci di possibili imperi mondiali. Nella devastata Chinsura, immagine di come potrebbe apparire l’Asia intera se l’Impero olandese non fosse crollato; nella Pondicherry dagli edifici imbiancati a calce, a cui tutta l’India potrebbe somigliare se i francesi avessero vinto la guerra dei Sette anni; nella polverosa Delhi, dove avrebbe potuto risorgere l’Impero moghul se la rivolta dei Sepoys non fosse stata repressa nel 1858; a Kanchanaburi, dove l’Impero giapponese costruì il ponte sul fiume Kwai con il lavoro di inglesi schiavizzati. Nuova Amsterdam sarebbe la New York che conosciamo oggi se gli olandesi non avessero dovuto cederla agli inglesi nel 1664? Non sarebbe forse più simile a Bloemfontein, che conserva perfettamente l’impronta della colonizzazione olandese?
Note:IMPERI ALTERNATIVI. LA STORIA E I CONTROFATTUALI
Anglobalizzazione
Winston Churchill poneva un’ottima domanda: Quale impresa che una comunità illuminata possa compiere è più nobile e più vantaggiosa del riscatto dalla barbarie di regioni fertili e di vaste popolazioni? Dare pace alle tribù in lotta, amministrare la giustizia dove regnava la violenza, spezzare le catene degli schiavi, trarre ricchezze dalla terra, piantare i primi semi del commercio e della cultura, aumentare per popolazioni intere la capacità di piacere e diminuire le occasioni di pena: quale ideale più bello, quale ricompensa più ricca può ispirare lo sforzo umano? Ma riconosceva anche che, sia pure con tali aspirazioni, la pratica dell’Impero era assai di rado edificante: Tuttavia, quando la mente si volge dal cielo delle aspirazioni alle brutte impalcature dei tentativi e dei risultati, sorgono idee opposte … L’inevitabile spazio tra la conquista e il dominio si riempie con le figure del commerciante avido, del missionario inopportuno, del soldato ambizioso, e dello speculatore menzognero, che turbano la mente dei popoli conquistati ed eccitano i sordidi appetiti dei conquistatori. E mentre l’occhio del pensiero si posa su queste sinistre caratteristiche, ci sembra impossibile credere che si possa raggiungere un obiettivo positivo attraverso un sentiero tanto spregevole.
Note:LA DOMANDA DI CHURCHILL
Nel bene e nel male, il mondo che oggi conosciamo è in larga misura il prodotto dell’età imperiale britannica. Non si tratta di chiedersi se l’imperialismo britannico fosse senza macchia. Non lo era. Si tratta di chiedersi, invece, se fosse possibile giungere alla modernità lungo sentieri meno sanguinosi. In teoria era forse possibile. Ma in pratica?
IL MONDO DI OGGI CI PIACE? C’ERANO ALTERNATIVE?