lunedì 26 luglio 2021

definitivo RAGIONI PER CREDERE - ARGOMENTI RAZIONALI PER CREDERE IN DIO -

 ARGOMENTI RAZIONALI PER CREDERE IN DIO


E' ancora possibile coniugare la ragione e la fede una volta che si respinge l'apparato metafisico a cui fa ricorso Tommaso (vedi mio post precedente)? Io penso di sì, ecco gli argomenti che possono ancora supportare l'idea di un Dio presente (si accettano integrazioni e correzioni):

1) Fine Tuning. Vieni a spiegare il singolo caso di un universo come il nostro? L'ipotesi di un'intelligenza divina al lavoro non ha problemi nel farlo, anche se l'ateo può' ripiegare sull'altrettanto efficace ipotesi del multiverso. ancora più efficace è il fine tuning per la conoscenza dell'universo. I buchi di 1 sono colmati da 3. Il fine tuning abbinato al principio antropico.

2) Coscienza. Ci sono realtà come quelle della coscienza - ma anche della libertà, la giustizia, la morale... - che sembrano travalicare la limitata analisi naturalista. In questi casi la presenza di Dio potrebbe metterci una pezza.

3) Principio antropico (o armonia nomologica). Quante più persone esistono, tanto più è probabile l'incredibile caso della mia esistenza. Ma un Dio che ci ama e che ci considera preziosi crea tutte le persone la cui esistenza è possibile, quindi non dovrei sorprendermi. Nell'ipotesi atea questo non vale, e in questo caso non c'è multiverso che tenga.

4) Armonia psichica. Facciamo quel che ci piace e fuggiamo da cio' che ci fa soffrire. Tutto cio' è sorprendente (pensateci bene)! Vieni a spiegare una similitudine "armonia"? Da dove esce? I teisti hanno la risposta migliore.

5) Instabilità. La credenza naturalista, l'alternativa più credibile al teismo, sembra decisamente instabile. Prendiamo l'ipotesi evoluzionista: ci dice che non siamo fatti per cercare la verità ma poi pretende di raccontarci la verità. Simili circoli viziosi non intaccano chi presuppone l'esistenza di un Dio.

6)Pascal. Chi ritiene che i cinque punti precedenti facciano aumentare la probabilità dell'esistenza di un Dio di un certo tipo, può' completare l'opera scommetterci sopra secondo l'insegnamento pascaliano evitando di incorrere nei noti limiti del suo argomento.

Questi sei punti mi sembrano buoni perché accantonano la metafisica di Tommaso e si fondano sul buon senso ordinario. Fanno ricorso alle tipiche ragioni che utilizziamo nella nostra vita quotidiana o nel fare scienza. Personalmente, penso che i punti 2-3-4 siano i più solidi. Naturalmente, da qui alla fede in Gesù Cristo, tanto per dire, il salto da fare è ancora notevole, ei tentativi fatti dai teologi moderni, il mio preferito è Richard Swinburne, suonano un po' forzati. Tuttavia, ci siamo comunque costruiti un solido apriori che sembra indispensabile per dare un senso credibile alle Sacre Scritture. Anche per questo motivo mi piace molto la ragione 3 che, oltre a congetturare un Dio amoroso, fa trapelare una certa "preferenza" per l'uomo.


aaaaaaaaaaaaaaaaa


EAASS:

E Argomento EMPIRICO: fine tuning e fratellini (*) (argomento antropico, armonia matematica...).

E Argomento di EVIDENZA: spiegare libertà, coscienza (**) ma anche morale, bellezza, giustizia...

A Argomento antropica: sia il teismo che SIA prevedono un universo il più popolato possibile (armonia nomologica).

A Armonia psicofisica: strana corrispondenza tra gli stati mentali e i comportamenti.

S Argomento di INSTABILITA': la scienza stessa ci dice quanto siamo inaffidabili nel cercare la verità, e la filosofia atea è travolta dallo scetticismo, persino il famoso "senza Dio nessuna morale" puo' rientrare nella categoria) (***).

S Argomento STRATEGICO: scommessa di Pascal alla luce dei precedenti.


risposta atea:

Al fine tuning si risponde con il multiverso.

All'evidenza si risponde con l'illusionismo.

All'instabilità si risponde con la bruttezza del reale.

All'argomento strategico si risponde dicendo che le precedenti risposte lo invalidano.

All'argomento antropico si risponde che SIA non valga.


*** post:

Il multiverso è l'alternativa più credibile alla presenza di un Dio creatore.

Ha dalla sua parte:

- La teoria delle stringhe (la più nota teoria del tutto);
- La teoria dei molti mondi (un'interpretazione comprensibile della meccanica quantistica);
- La SIA (l'applicazione più comune del principio antropico).

Al momento mi sembra l'ipotesi vincente. Dio potrebbe non esistere. Non solo, sappiamo anche spiegare bene perché se ne parla e se n'è parlato tanto nella storia.


*antropico: https://www.facebook.com/riccardo.mariani.585/posts/pfbid0oa5BHRxyxm5cgnD7cM1qg4at66gYmU55VYzjBQiquSuoFECm9QLPJPYtFLdunTQFl


**armonia psicofisica: https://benthams.substack.com/p/why-im-an-atheist-despite-psychophysical

post face sull'argomento antropico * : IO, DUNQUE DIO.

L'argomento è abbastanza semplice: io esisto. Se ci fosse un Dio, la mia esistenza sarebbe molto probabile, ma se non ci fosse Dio, quasi certamente non esisterei.
Perché pensare che la mia esistenza sia molto probabile se c'è un Dio? Semplice: Dio avrebbe creato tutte le persone possibili. "Vide che era cosa buona e la creò" (nota che "persona possibile" non coincide con "persona immaginabile"). Al contrario, quali sono le probabilità della mia esistenza condizionata all'ateismo? All'incirca zero, visto che in un mondo senza Dio le persone possibili - che in questo caso coincidono con quelle immaginabili - sono all'incirca infinite e quelle effettivamente esistenti un numero bassissimo. C'è un solo modo per uscirne: accettare il realismo modale di David Lewis, secondo il quale tutti i mondi possibili sono anche concretamente reali. Da questo punto di vista, Sherlock Holmes esiste concretamente come noi. Questa visione, tuttavia, è molto improbabile per una serie di motivi, tra cui il fatto che mina l'induzionee e non dà alcuna ragione di pensare che la realtà sia semplice.

aaaaaaaaaaaa

Una teodicea portatile -

Il mondo è organizzato a diversi livelli: atomi, molecole, cellule, persone, eccetera. Dio non può creare un livello senza creare anche gli altri livelli ad esso correlati e se Dio ha opinioni diverse su cosa è bene a diversi livelli, deve fare dei compromessi. Non è un limite alla sua onnipotenza, il motivo è lo stesso per cui non puo' creare triangoli che non abbiano tre angoli. Da cio' ne consegue che se Dio si preoccupa di un livello diverso da quello umano, le cose a livello umano potrebbero essere subottimali. Sembra proprio che il livello a cui Dio si dedica di più sia la fisica fondamentale, da esso dipende la conoscibilità del mondo da parte dell'uomo. Volendo enfatizzare il livello umano, possiamo interpretare la cosa dicendo che la conoscenza è in grado di generare per l'uomo un benessere maggiore rispetto al suo piacere o alla mancanza di sofferenza umana.

aaaaaaaaaa


post face sul dio dell'armonia psicometafisica ** : Inspiegabile Armonia.


Inspiegabile Armonia. Il sostenitore del libero arbitrio combatte da sempre su un duplice fronte: da un lato la realtà potrebbe essere governata da leggi indifferenti ai suoi voleri (1), dall'altro alcuni demoni potrebbero sabotare il coordinamento tra i suoi voleri e le sue azioni (2). Non potrebbe reggere senza il soccorso del cosiddetto "Dio dell' Armonia Psicofisica". Ve lo presento. Se fosse vero (1), come mai quando voglio alzare un braccio quello si alza? La coincidenza è pazzesca. Viene da pensare che ci sia un essere super-potente che corre in giro per l'universo a sistemare le cose in modo che "corrispondano". Oppure un progettista superdeterminista che abbia previsto tutto in anticipo (servirebbe tanto anche ai fisici). Potrei chiamarlo "Dio" senza problemi. Certo, anche così non sarei libero ma potrei pensarmi "come se lo fossi", e poiché il convenzionalismo non è mai una buona filosofia opterei per un realismo in base al quale potrei dire che "sono libero!". Nel caso fosse vero (2), qui posso intervenire sulla realtà ma un demone controlla la mia volontà. Mi immagino questa situazione: metto una mano su una piastra, sento dolore e la ritraggo. Come mai succede tutto questo? Perché questo "salutare" ordine delle cose? Tutti a dire "la selezione naturale..." ma la selezione naturale spiega poco se si pensa ad un'alternativa equivalente: metto la mano sulla piastra, provo piacere ma, contro la mia volontà, la ritiro. In questa seconda situazione il mio comportamento è altrettanto funzionale ma la mia vita sarebbe una farsa: faccio continuamente cose che non voglio fare, quasi che la mia volontà sia governata da un demone. Inoltre, l'alternativa al dolore non si limita al piacere. Potrei provare una sensazione di nostalgia (e ritirare la mano), una sensazione di mestizia (e ritirare la mano), un "sapore-di-sale-sapore-di-mare", un gusto di liquirizia... I demoni possibili sono infiniti. Perché proprio il dolore che non necessità l'azione di nessun demone? E' una coincidenza pazzesca e la selezione naturale non ha nulla da dire in merito. Ci vuole davvero l'intervento di un Dio benevolo che mi abbia messo "in controllo" armonizzando cio' che faccio con cio' che voglio fare. In questo modo la mia vita acquista dignità cessando di essere una farsa. Fine. p.s. questo argomento per l'esistenza di Dio mi sembra abbastanza buono. Tuttavia, non ha tre millenni ma tre anni, è stato avanzato nel 2021 dal filosofo Brian Cutter, quindi non è stato testato da millenni di obiezioni. Chissà se reggerà. Nei commenti metto un video che lo illustra bene (purtroppo è in inglese e dure quasi mezz'ora!).

p.s. naturalmente, sia chiaro, il problema puo' sempre essere risolto in altro modo, ovvero facendo finta che non ci sia. Che, contro ogni evidenza, non esista una mente o comunque sia solo illusione. E' cio' che fanno in modo esplicito i fratellini Churchland e in modo implicito filosofi come Dennett.

aaaaaaaaaaaaaa (***)

l'instabilità del naturtalismo è dimostrata da Plantinga ma ad essa fa riferimento anche Alexander Pruss con il suo argomento antiscettico.

il mio post face sul dio anti/scettico di alexander pruss: Il libro presenta diversi scenari scettici/bizzarri che non sono completamente privi di fondamento. Ne cito alcuni: i demoni ingannerebbero la maggior parte di noi su molte questioni; siamo cervelli in una vasca; esistiamo come entità inconsapevoli all'interno di una simulazione computerizzata; le persone simulate superano di gran lunga in numero quelle organiche; siamo cervelli di Boltzmann; le anime disincarnate sono illuse di avere un corpo; l'universo è stato creato con tutte le sue caratteristiche già formate cinque minuti fa; gli altri intorno a noi sono zombie; non vi è correlazione tra bellezza matematica e verità fisica; la semplicità non è una virtù suprema; il realismo modale potrebbe essere vero; viviamo in un sogno estremamente realistico; l'evoluzione ha reso la nostra percezione molto inaccurata; il mondo potrebbe trasformarsi in un insieme di pezzi di legno, ciascuno con lunghezze corrispondenti a un numero naturale, eccetera eccetera eccetera. Dato che esistono infiniti modi in cui l'induttivismo potrebbe fallire in un istante, il teismo fornisce una spiegazione naturale per il perché tutti questi scenari scettici sono infondati. Sarebbe male ritrovarsi in uno scenario di tale genere, e questo non è un destino che Dio permetterebbe alle persone di subire. Così il teismo risolve tutti questi scenari in una volta sola. Se l'ateismo fosse vero, invece, sarebbe piuttosto probabile che una persona con le mie esperienze si trovasse in uno scenario scettico.

Post sul pragmatismo giussaniano... (William James: volontà di credere.

Arroganza epistemica.

WJ è un pragmatista: quando la ragione è silente, sei autorizzato a scegliere quel che ti conviene, quel che fa bene per te (il Nostro era uno psicologo). Applica il precetto anche in materia di fede, poiché considera questo un ambito in cui la ragione è muta, almeno sulle questioni decisive. Quindi, se "credere" ti rende una persona più felice, sei epistemologicamente autorizzato a farlo. L'approccio attira prevedibili accuse di relativismo e soggettivismo ma io preferisco quella di "arroganza epistemica". Così come, di fronte a un problema, l'arcinemico razionalista propone con sicumera una soluzione apodittica, con la stessa sicumera il pragmatista sentenzia che in certi ambiti della conoscenza "la ragione è muta" e che l'agnosticismo è autorizzato, dopodiché applica il suo metodo legato alle convenienze. Ma siamo sicuri che l'agnosticismo sia una posizione sensata? Quando assegnamo ad un evento il suo valore probabilistico abbiamo di fronte a noi infinite possibilità. Se gli eventi sono due il fatto che abbiano lo stesso valore sarebbe una coincidenza straordinaria. Ovviamente, se il valore non fosse lo stesso dovremmo applicare la ragione e scegliere sulla base delle differenze senza ricorrere alla soluzione pragmatista. Ma ammettiamo, per amore di discussione, che alle ipotesi in campo noi assegnamo per comodità un valore che sia circa lo stesso, facciamo il 50%. Nel caso di due opzioni alternative siamo a 50/50. E' questo un caso di agnosticismo a cui applicare il metodo pragmatico? Direi di no, l'alternativa è quella di approfondire raccogliendo nuovi indizi affinche il "miracoloso" equilibrio 50/50 si alteri e diventi, per esempio un 52/48. A quel punto si sceglie razionalmente l'opzione più probabile. L'agnostico, secondo questo approccio, non è altro che un cercatore "pigro". Non intende "approfondire" le questioni raccogliendo nuovi indizi e infrangendo i "miracolosi" equilibri che crede di vedere, magari, il sospetto è lecito, perché così si ritiene autorizzato a scegliere quel che più gli conviene. Una volta confutata la posizione agnostica il pragmatismo crolla, poiché la prima è la base di partenza del secondo. Il pragmatismo ha buon gioco con il razionalismo classico ma è messo in difficoltà dal probabilismo. Un certo probabilismo bayesiano, poi, mette "tutto in relazione con tutto", il che significa che "raccogliere" nuovi indizi è particolarmente facile, così come è facile rompere gli equilibri miracolosi che conducono all'agnosticismo.






quarantena:


1) argomento empirico. Spiega il fine tuning (e la permanenza delle leggi naturali).

2) argomento razionale. Dà sia un FONDAMENTO (senso) che una credenza stabile. (*) (**)

3) argomento strategico. Credere fa bene alla tua salute mentale e alla comunità in cui vive. A parità del resto, la fede è da preferire.


(*) dio è fondamento di tutte le cose, più che creatore.


(**) Ma abbiamo davvero bisogno di un FONDAMENTO? Anche il fatto bruto è un fondamento ma, implicando l'evoluzionismo, genera una credenza instabile. L alternativa al fondamento è il regresso infinito delle ragioni ma il regresso infinito delle ragioni non sembra una buona "spiegazione". Perché? Data una serie infinita di ragioni, ci sono due possibilità: (i) ogni ragione della catena è giustificata perché la ragione successiva della catena è giustificata; (ii) ogni ragione della catena è ingiustificata perché la ragione successiva della catena è ingiustificato. Questa è una paralisi più che una spiegazione. Ovvero: avremo ancora bisogno di una spiegazione del perché l'intera catena di ragioni fosse una catena di ragioni giustificate, piuttosto che una catena di ragioni ingiustificate. La teoria di una catena infinita di ragioni non risponde alla domanda sul perché una qualsiasi delle proprie convinzioni dovrebbe essere giustificata, piuttosto che essere tutte ingiustificate. Il regresso della motivazione appare quindi vizioso e il FONDAMENTO l'alternativa da preferire.


ecco il mio post su facebook in cui fondo huemer swinburne e leslie:


Perché quando guardi il cielo stellato pensi a Dio? Ovvero, il primo passo verso una fede razionale.

E' un'esperienza comune, il meraviglioso ordine dell'universo ci fa pensare a Dio più che alle coincidenze. Chi è refrattario alla religione deve ammettere che l'impressione poetica si conferma approfondendo la materia: come mai il fine tuning? Come mai le proprietà del rame sono le stesse da secoli?... Ma chi è refrattatio alla religione approfondisce ulteriormente, perde un po' di poesia, ed escogita l'alternativa dei "many worlds": se il nostro è uno dei tanti mondi non dobbiamo stupirci delle coicidenze, così come non ci stupiamo che un tale vinca la lotteria. Chi si spinge oltre, poi, nota che i materialisti, per una questione legata all'identità personale, sono comunque esclusi da questa alternativa poiché non potrebbero mai pensarsi nati su un altro universo, visto che quando pensano a se stessi si pensano come un "pezzo di materia" ben specifica e, quindi, come appartenenti solo a "questo" universo. Diversamente, chi crede in una sorta di realtà non-materica (non oso dire spirituale) puo' pensarsi anche incarnato altrove e deve quindi risolvere il confronto tra Dio e i "molti mondi" (o multiverso). Richard Swinburne perora la causa del teismo esaltandone la semplicità. L'alternativa al fondamento divino potrebbe essere il regresso infinito, che di fatto non è mai una spiegazione. Oppure implica l'adozione di "fatti bruti" a fondamento delle proprie credenze sulla natura. Ebbene, la descrizione di un tale fatto è sempre più complessa rispetto a quella di Dio. A questo punto è opportuno ricordare i "monisti" gli abbiamo già persi di strada nel paragrafo precedente e, con loro, abbiamo perso per strada le loro rivendicazioni di semplicità. Ora il confronto è tra dualisti, con i teisti che pensano ad una realtà con attributi che sono o del tutto assenti oppure presenti in modo infinito. Il fatto bruto va, al contrario, è circoscritto e occorre quindi individuare i suoi complessi confini per descriverlo e rinviare ad esso. Considerando tutto questo, non dovremmo più meravigliarci se la persona qualunque, guardando il cielo stellato, pensa a Dio piuttosto che alle complicate equazioni che circoscrivono certi "bruti fatti", il suo intuito nasconde una soluzione intellettuale di qualità.

p.s. Sull'alternativa tra Teismo e Multiverso, vedi John Leslie. Sull'inaccettabilità del Multiverso per i materialisti vedi Michael Huemer. Sulla semplicità di Dio rispetto al fatto bruto vedi Richard Swinburne.

p.p.s. Naturalmente ci sono molte altre posizioni filosofiche; esistono, per esempio, dei monisti che non sono materialisti. Mi sono limitato alle posizioni che considero più credibili e alla moda.




**** ALTERNATIVA


A me piacciono questi tre, li elenco in ordine di importanza.

1) ORDINE. L'universo presenta un ordine sorprendente, il che sembra presupporre un disegno intelligente. La spiegazione concorrente più plausibile è quella che ipotizza l'esistenza di molti universi, ma sembra alquanto bizzarra. Si può sempre ripiegare sul caso ma quando il caso è tanto improbabile postularlo non soddisfa il cercatore di verità.

2) EVIDENZA. L'esistenza di cose come la libertà, la mente, il colore giallo, il suono di do maggiore mi sembra evidente. Il materialista non riesce a spiegarsela e considera queste presenze o illusioni o equivoci. Non riesce a smascherarle come tali ma è stranamente riluttante ad ammetterne l'esistenza. Trovo più sensato considerarle evidenze e trascendere quindi la spiegazione materiale.

3) FONDAMENTO. Il naturalismo è auto-rimuovente, la fede in Dio no. In questo senso il teismo sembra un pensiero più lineare, ovvero più saldamente FONDATO. Mi spiego meglio, il materialismo dice che il nostro valore guida è la sopravvivenza, non la verità. Noi facciamo di tutto per sopravvivere, non per cercare la verità, che diventa quindi sacrificabile. Dopodiché, però, il materialismo pretende di insegnarci proprio la verità. Non dico che vi sia contraddizione in tutto questo ma una certa perdita del FONDAMENTO sì. La teoria di Dio è immune da questo inconveniente.

CONTRO TOMMASO

Perché San Tommaso non mi convince.
Sono abbastanza convinto della mia scarsa convinzione perché è maturata leggendo un tomista di ferro come EF. La teologia naturale del Santo, come esposta in questo libro, si fonda su alcune intuizioni intellettuali che non sono "abbastanza intuitiva" (per me). Niente di particolare, per carità, sono le intuizioni che fondano la metafisica classica di Aristotele. Non che ci siano confutazioni inappellabili ma quando tratti certi concetti come se fossero assiomi di partenza, dovrebbero davvero essere condivisi da tutti, praticamente come lo sono i principi della logica classica. Faccio qualche esempio.
1) Tommaso presuppone l'esistenza degli universali ma la critica nominalista non è facilmente liquidabile. La scienza moderna utilizza con profitto tutti i giorni forme di riduzionismo.
2) Collegato a quanto sopra potrei dire che il concetto di "sostanza" (che potrebbe tradurre alla buona con il termine più moderno di "identità") è rilevante per Tommaso ma non per la scienza di oggi, che non riconosce una forte identità ai vari "enti" di cui si occupa, i confini sono sempre sfumati ei nomi vengono assegnati come pura convenzione per un trattamento efficiente della materia.
3) Tommaso designa gran parte degli oggetti come composti di forma e materia. Molte filosofie moderne stanno in piedi più che decentemente assumendo solo la materia ("it-to-bit") o solo l'informazione (bit-to-it).
4) Tommaso presume che ogni cosa abbia una spiegazione ma la scienza del XX secolo ha scoperto fenomeni indeterminati, ovvero senza spiegazione.
5) Tommaso assume l'esistenza di causa (ogni effetto ha una causa) ma una buona fetta di empiristi ispirati da Hume preferisce parlare di regolarità statistiche. Se le cause non esistono, Tommaso è nei guai.
6) Tommaso crede nella natura degli oggetti, ovvero in una loro finalità. Tuttavia, l'evoluzionismo ci ha spiegato come nel gioco della vita gli effetti collaterali siano ancora più importanti di cio' che consideriamo il fine ultimo do qualcosa.
7) Tommaso crede nella semplicità di Dio - qui non siamo più nell'ambito degli assunti ma delle derivazioni. Ovvero, un Dio senza "parti" in cui le varie caratteristiche sono in realtà la medesima caratteristica. L'infinita bontà di Dio, per esempio, coincide con la sua infinita potenza. Ma che significa? Riuscite voi ad immaginare una Persona perfettamente semplice nel senso appena detto? Io faccio fatica. Una derivazione tanto paradosso potrebbe derivare da un difetto negli assunti.
Ripeto, alcune di queste critiche non sono poi così impressionanti (la quinta, per esempio, è piuttosto debole), tuttavia prese tutte insieme infliggono un danno all'impalcatura tomistica, specie se consideriamo che sono rivolte ad assunti di base che, in un tentativo di dialogo tramite la Ragione, dovrebbero essere condivisi da tutti senza problemi. In conclusione, direi che per instaurare un dialogo con l'ateo l'impianto tomistico non sembra un riferimento affidabile.


lunedì 15 febbraio 2021

APOCALISSE e teoria grabby - DEFINITIVO

 

L'APOCALISSI PROSSIMA VENTURA

Nei commenti quello che ho capito.

1) Il problema - Come conoscere la nostra posizione nell'universo ragionando partendo dalla nostra condizione attuale? Non sappiamo molto, ma possiamo elaborare queste informazioni inmodo razionale.

2) Sappiamo per esempio che non riusciamo a metterci in contatto con altre civiltà aliene, eppure la loro presenza è molto probabile.

3) Guardando al nostro passato possiamo individuare alcuni stadi di avanzamento. Per esempio, siamo passati da un pianeta sterile a un pianeta che ospita la vita, poi la vita è diventata complessa fino alla comparsa dell'homo sapiens. Si tratta, vista la loro improbabilità, di "passi difficili" per raggiungere la nostra condizione.

4) Ma possiamo dire anche qualcosa di ragionevole sul futuro: qualora un'pocalisse non causerà la nostra estinzione, è presumibile che compariranno macchine intelligenti che costruiranno macchine intelligenti e poi macchine più intelligenti di noi che costruiranno macchine più intelligenti di loro. La nostra espansione, in mancanza di apocalisse, assumerà quindi un carattere esponenziale e ci consentirà di conquistare l'intero universo annientando le altre civiltà.

5) Sì, sebbene la cosa suoni strana ad orecchie abituate alla "musica pacifista" del momento attuale, dobbiamo pensare di essere governati da una legge evoluzionistica tale per cui il più forte mangia il più debole. Non sarà molto difficile inventare delle ragioni per giustificare moralmente la conquista.

6) Dicevo che tutto questo vale se saremo risparmiati dall'apocalisse. L'apocalisse puo' essere immaginata come un "passo difficile" particolarmente difficile. Di solito si parla di Grande Filtro. Dobbiamo capire se il Grande Filtro sta alle nostre spalle o davanti a noi.

7) In assenza di informazioni più specifiche dovremmo pensare che sta davanti a noi poiché il numero di civiltà immaginabili in uno scenario "prima del Grande Filtro" è molto più grande rispetto a quelle immaginabili "dopo il Grande Filtro" (altriment che filtro sarebbe)? Poiché è più sensato immaginarsi nella popolazione più numerosa, dobbiamo concludere che l'apocalisse sta davanti a noi, non dietro.

8) Ma, allo stesso tempo, possiamo anche dire che il nostro universo è molto giovane poiché il meccanismo evolutivo non ha avuto ancora il tempo di selezionare una civiltà dominante. Come lo sappiamo? Beh, dal fatto che siamo ancora vivi. Con l'apocalisse (Grande Filtro) davanti a noi ma tutto sommato ancora in buona salute.



APOCALISSE

Nel tentativo di sintetizzare le mie letture aventi per oggetto il futuro più distante, dovrei concludere che l'apocalisse è molto più vicina del previsto. Si tratta di argomenti aperti a mille ipotesi ma la più lineare mi sembra questa: il nostro universo sembra poter ospitare una moltitudine di civiltà intelligenti, purtroppo o per fortuna, al momento, nessuna si è fatta viva. Questo evento singolare avvalora la tesi per cui una civiltà, superato un certo livello di sofisticatezza tecnologica, sia destinata al collasso. Del resto, la cosa sembra abbastanza plausibile: comoda disponibilità di armi nucleari per tutti, vulnerabilità alle bombe biologiche, pericolo disallineamento di IA... è facile immaginarsi una FINE plausibile partendo dal punto in cui siamo. Più in generale potremmo concludere che esiste un collo di bottiglia che solo poche civiltà avanzate riescono a superare. Siamo forse tra quelle? Non abbiamo punti di riferimento ma lo scenario prevede che il "grande filtro" stia davanti a molti e dietro a pochi, cio' significa che è più probabile appartenere al primo gruppo che al secondo. Ergo, l'apocalisse è il nostro destino.
Alternative per coltivare speranze?
1) Puo' darsi che una civiltà avanzata ci abbia già colonizzato "in silenzio" e ci usi come simulazione per i suoi esperimenti, in questo senso ci proteggerebbe da un'eventuale autodistruzione. Mi sembra un'ipotesi alquanto bizzarra.
2) Le civiltà avanzate si sviluppano a ritmo impressionante e ben presto esauriscono gli atomi disponibili per accrescere il loro PIL. In questo senso non resta loro che dedicarsi all'interiorità lasciando perdere l'espansione fisica della loro influenza. Anche qui non sono convinto, questo potrebbe essere il destino finale di una civiltà che ha conquistato l'intero universo ma finché c'è espansione ci sono anche atomi disponibili da valorizzare.
Mi piace
Commenta
Condividi

mercoledì 23 dicembre 2020

IDEE BIZZARRE: CONOSCERE PER DELIBERARE - definitivo sul politically correct

 IDEE BIZZARRE: CONOSCERE PER DELIBERARE

Avvertenza: sento che il mio entusiasmo per Porro va in qualche modo moderato, il post che segue ha esattamente questa missione.
Porro (che seguo sempre con entusiasmo), in genere dice la verità. La urla. La urla scandalizzato dalle ipocrisie della politica. Come tutti coloro cresciuti "all'ombra dei lumi", puo' farlo perché si è dimenticato (o fa finta di dimenticarsi) che la verità non si dice. Toc toc... PORROOO! NON SI GOVERNA CON LA VERITA'! NON HAI STUDIATO I CLASSICI DELLA POLITICA? Questa amnesia l'ha reso ingenuo come i suoi arci-nemici, i grillini (quelli della prima ora che chiedevano streaming e webcam anche nel cesso del gabinetto del Consiglio dei Ministri). Mi spiego meglio esplicitando la tesi che sosterrò di seguito (ispirata molto indirettamente da Guido Vitiello).
Tesi: viviamo nell'epoca (modernità) e nel luogo fisico (Occidente) in cui il livello di politically correct è drammaticamente ai minimi storici.
Strano perché molti, io compreso, si lamentano del tipico linguaggio ipocrita dei giornali e della politica (grazie di esistere, Porro). Eppure, in passato l'ipocrisia non solo era praticata su ben più vasta scala ma anche risolutamente difesa e considerata indispensabile dalle più sottili menti in circolazione. La compattezza era tale da poterla dare per scontata. Questo sano ricorso al mascheramento delle "cose così come stanno" non si chiamava politically correct ma... "esoterismo", la sostanza cambiava poco: certe verità non possono essere comunicate impunemente alla massa poiché teoria e prassi divergono e molto spesso chi "sa" - a meno che non appartenga ad una selezionata élite - finisce per adottare condotte anti-sociali. Sulle questioni cruciali si scriveva/parlava in modo criptato affinché capissero pochi lettori/ascoltatori privilegiati. Siamo naturalmente inclini a liquidare l'intero esoterismo come incredibilmente arrogante ed elitario. Ma, solo pochi secoli fa, tutto il mondo era governato da monarchi e aristocratici e anche la maggior parte dei filosofi riteneva che la migliore forma di governo fosse una sorta di aristocrazia. In una società aristocratica ogni casta ha le proprie opinioni, i propri sentimenti, i propri diritti, i propri costumi e viveva un'esistenza separata, difficilmente credeva persino di appartenere alla stessa umanità delle altre caste. Per gli studiosi accreditati "... parlare del popolo... è proprio parlare di un animale pazzo, rimpinzato di milleuno errori e confusioni, privo di gusto, di piacere, di stabilità...". La verità deve essere lasciata segreta e non detta, poiché la moltitudine ha bisogno di uno stato d'animo appropriato piuttosto che di essere illuminata su verità che traviserebbe in ogni caso. Un altro studioso esprimeva così il pensiero mainstream: "... da un lato, come filosofo, preferisco la verità, mentre dall'altro, come cittadino, preferisco l'errore. L'errore è più alla portata di tutti; è il cibo generale delle menti di tutte le età e in tutti i luoghi...". Nessuna delle principali religioni includeva la menzogna in quanto tale - distinta dal "rendere falsa testimonianza" - nei cataloghi dei peccati gravi e sarebbe facile mostrare come la stragrande maggioranza dei pensatori del passato considerasse la "bugia bianca" come uno strumento chiave di governo. Socrate, nei dialoghi platonici, è descritto come rinomato in tutta Atene per non aver mai dato a nessuno una risposta diretta. Lo sprone era sempre quello: "ingannare i propri nemici a loro danno e i propri amici a loro vantaggio, e celare la verità in un modo da evitare sofferenze a coloro che altrimenti ne sarebbero inutilmente disturbati...". Mentire nel posto e nel modo appropriato era una delle prime virtù dello stoico. Lo stesso Gesù si rifugiava in oscure storielle: "... parlava al popolo in parabole, ma in privato ai suoi discepoli spiegava tutto". Fu lui a dichiarare: "... non date ciò che è santo ai cani; né gettate le vostre perle davanti ai porci...". Quando i discepoli lo interrogavano dicendo “perché parli [alla gente] in parabole?", lui rispose: "a voi è stato dato di conoscere i segreti del regno dei cieli, ma a loro non è stato dato...". E ancora: "... ho ancora molte cose da dirti, ma tu non puoi sopportarle ora". Per molti Gesù si esprime in parabole poiché la maggior parte di esse non sono chiarificatrici ma difficili da comprendere. Per Averroè "... la menzogna dei capi alla moltitudine è appropriata come un farmaco è appropriato per una malattia". I teologi del cristianesimo erano continuamente "d'accordo su alcune cose che non era comunque opportuno rendere note alle pecorelle del gregge...". C'è qualcosa di più sacro e inviolabile nella natura della bontà che in quella della verità, e quando è impossibile unirli insieme, la seconda deve lasciare il posto alla prima. Se escludiamo gli ultimi due secoli in occidente, il messaggio dell'esoterismo era accettato da tutte le civiltà in qualsiasi parte del pianeta, per quanto suoni strano alla trascurabile minoranza che rappresentiamo. Il "conoscere per deliberare" è una cazzata per il 98% dell'umanità vissuta sul pianeta azzurro.
Se guardiamo alle origini del pensiero moderno, una delle cose più sorprendenti è che il suo entusiasta abbraccio del progetto di armonizzare teoria e prassi era basato più su un salto nel buio che su qualsiasi prova concreta di un possibile successo. Che il "sapere" potesse condurre all' "agire retto" fu una congettura azzardata piuttosto che un argomento provato scrupolosamente. Gli inconvenienti si moltiplicarono e l'esoterismo dovette essere reintrodotto in fretta e furia in forme spurie generando fenomeni fastidiosi come, recentemente, il linguaggio prolisso della prima repubblica o l'odierno politically correct, una forma di ipocrisia con cui l'élite parla alla massa nel tentativo di spintonarla sulla retta via. Senonché, il popolo - indottrinato e insuperbito com'è da due secoli di pretenzioso illuminismo e autopercependosi élite per il solo fatto di aver frequentato l'università di massa - anziché sentirsi protetto, avverte l'umiliazione insita nel recupero di pratiche liquidate frettolosamente dalla storia e che ormai non possono che essere vissute come disoneste e truffaldine. In più, come se non bastasse, oggi ognuno di noi ha davanti un microfono nel quale è facile urlare questo sentimento profondo.