In via di principio le funzioni stabilizzatrici di contrasto alla deflazione tipiche della Banca Centrale sono assai utili al sistema economico; non solo, si puo’ anche affermare a ragion vedutaa che alcune politiche monetarie siano meglio di altre. Ma c’ è anche da far rilevare che gli USA, fino al 1914, non avevano una Banca centrale, e molti paesi l’ hanno instaurata solo tardi nel corso del XX secolo. Non sembra che la mancanza abbia comportato gravi inconvenienti. Questo perché “stabilizzare” un sistema complesso è impresa ardua e spesso gli inconvenienti sovrastano i benefici. Meglio allora le politiche anti-cicliche del free banking.
giovedì 22 dicembre 2011
mercoledì 21 dicembre 2011
Libertarianism A-Z: aborto
E’ difficile capire quando “comincia un uomo”, quando l’ anima entra in un corpo, diventano rilevanti l’ intuizione personale e le credenze religiose. Tuttavia la biologia ci aiuta a dire che che la fecondazione dell’ ovulo non è certo un momento scelto arbitrariamente, anzi.
C' è anche da dire che spesso la società moderna tollera l’ assassinio: pena di morte, legittima difesa, estrema necessità. Ma l’ assassinio di un innocente è altra cosa.
Tuttavia, anche chi considera l’ aborto un crimine, conviene sul fatto che la repressione sic et simpliciter di un crimine di questa naturaè molto difficile, meglio allora puntare su un' azione razionale di riduzione del danno.
Siamo in cerca di soluzioni e per cercare meglio sarebbe il caso di mettere in concorrenza diversi approcci. Si decentrino allora le decisioni lasciando la materia agli enti locali.
martedì 20 dicembre 2011
Hornology
Lo strumento romantico per eccellenza, fatto apposta per evocare nebbie e lontananze.
Come recuperarlo nell’ epoca meno romantica di sempre, quella in cui si richiedono vicinanze addirittura pornografiche? Quella in cui la contrapposizione frontale a fosforescenze allucinate è la norma.
Contro tutto e tutti (produzione del suono compresa) si erge solitario lo sforzo dei muscoli labiali di Arkady.
Arkadj Shilkloper – Hornology
p.s. ancora per pochi giorni disponibili su npr le canzoni di Natale di un rilassato John Zorn. Il download è d’ obbligo.
Anna & Marco
Considerate questa storia: Anna e Marco sono fratello e sorella. Stanno viaggiando insieme in Francia durante le vacanze estive dell’ università. Una notte restano da soli in un capanno vicino alla spiaggia e decidono che sarebbe interessante e divertente provare a fare l’ amore. Quantomeno sarebbe un’ esperienza nuova per ognuno di loro. Giulia prende già la pillola anticoncezionale ma Marco usa il preservativo per ulteriore sicurezza. L’ esperienza appaga entrambi ma decidono di non ripeterla conservando un buon ricordo di quella notte che li fa sentire più uniti e vicini.
Ritenete accettabile che due adulti consenzienti, per combinazione fratello e sorella, facciano l’ amore?
Se siete come la maggior parte delle persone che ha collaborato all’ esperimento risponderete “no”. Ma come giustifichereste questo giudizio? Molti ricorrono all’ argomento per cui il sesso incestuoso conduce a anomalie nella prole. Ma quando faccio osservare che tutte le precauzioni per evitare un simile esito sono state prese nessuno dice: “Oh, bè, allora va bene”. Cominciano a cercare altri argomenti, del tipo: “danneggerà la loro relazione”. Quando rispondo che in questo caso il sesso ha rafforzato la relazione, prendono a grattarsi la testa, alzare il sopracciglio e dire: “lo so che è sbagliato, solo che faccio fatica a spiegare perché”.
Nei miei studi ho rilevato che il giudizio morale è un po’ come il giudizio estetico. Quando guardate un quadro di solito sapete all’ istante se vi piace o no, ma se qualcuno vi chiede di giustificare il giudizio, farfugliate qualcosa senza costrutto. Il neurologo Gazzaniga ha riscontrato che esiste un’ intera regione del nostro cervello deputata a “inventare ragioni” a posteriori.
… quando respingete le argomentazioni di una persona, di solito questa finisce per concordare con voi? Naturalmente no. Per il semplice fatto che la “ragione” che avete confutato non era la causa della sua posizione: era stata inventata a giudizio già preso…
Jonathan Haidt: Felicità. Un’ ipotesi.
Su Anna e Marco direi che se non esistono delle “ragioni” esistono pur sempre delle “tradizioni”.
Uniformarsi a una tradizione senza sapere perché è irrazionale?
Per rispondere bisogna pesare almeno due elementi: 1. non siamo onniscienti e le tradizioni, lungi dall’ essere casuali, sintetizzano la sapienza di molte persone; 2. una tradizione ben consolidata, a prescindere da tutto il resto, ha comunque valore in quanto “punto di riferimento”.
lunedì 19 dicembre 2011
Dire la diceria
Anna Maria Ortese – Il cardillo addolorato
… sprofondiamoci ora in maestosi racconti ingarbugliati e lenti, che sembrano chiedere di essere seguiti con distratta attenzione se non franco disinteresse… lunghe storie a più voci dove le date non coincidono, dove nulla coincide… memorie sempre al limite della chiacchiera… con al fondo una menzogna di base e molte aggiunte dell’ immaginazione popolare a questo nucleo insignificante… sola difesa, a volte, un’ intuizione fulminea che per un attimo tutto ricompone miracolosamente prima di abbandonarci…
?
In questa Napoli snervante e imbarocchita tutto è sfarzo e grandezza; ovunque miraggi, imbrogli, febbri e venti lunari. In questa Napoli, crogiolo di capre e coupés, i vicoli si attorcigliano strangolando chi tenta di mapparli razionalmente; le storie - che fioriscono ovunque, persino nel bel mezzo di una frase già opulenta – proliferano fino ad asfissiare chi è poco incline all’ incanto, chi non è protetto da una certa storditaggine dello spirito, nonché chi è animato da malsane voluttà di comprensione.
Regna un convulso disordine borbonico, complicati e ridicoli fatti tessono una trama stellare. Un intrico di pregiudizi si annoda intorno a eventi volatili appannando i già deboli lumi della ragione.
Il signoraggio sul “mistero non buono de li cunti” si esercita al meglio sapendo reprimere la folla di interrogativi che le incongruenze fanno sorgere, ma anche e soprattutto nel ricordarsi sempre che dietro la burrasca non vi è nulla se non il glu glu di un’ acqua che si perde nel buco nero dello scolo.
Ingegno, eleganza e stile di vita sono branchie imprescindibili per respirare in questo acquario crepato. Il sogno e lo scherzo si rovesciano di continuo l’ uno nell’ altro, la gaia vita partenopea è concepita come infinito piacere mondano. Nulla si produce, tutto si dona ma non per generosità, bensì al fine di indurre nel beneficiato una miscela di piacere e dispetto. Nulla si dice se non la diceria, ci si insulta con colate laviche d’ improperi che rimpiazzano d’ un botto placidità atarassiche, ci si ammala solo di malattie alla moda. Ammalarsi di languore, per esempio, è cosa molto ambita.
Entrati nel radioso golfo mediterraneo si è invasi dal profumo molle e stordente di una primavera che spinge a bighellonare su una scena di cartapesta in cui tutto è fermo, tutto stagna. Tutto tranne i pensieri nella nostra testa, nessuno di loro sembra disposto a riposarsi. Un qualche Spirito del Male e del Bello ha trasformato i nomi dei protagonisti in soprannomi e l’ esistenza in nulla più che un vezzo retorico:
… senza retorica, nulla di serio e di vero puo’ essere detto mancando quel falso che è misura e supporto del vero…
La realtà esiste solo affinché vi si aggiunga qualcosa: un orpello, un fregio, una voluta, uno stucco. Ma la decorazione più gradita resta il pettegolezzo che taglia i panni addosso. Il bordone atroce del pettegolezzo continuo, quello più felice di esagerare in sospetti e giudizi, è sempre scortato da curiosità impietose che sono il propellente per farlo “viaggiare”, e da false indignazioni che gli rendono onore ovunque passi. Ogni evento è lavorato da instancabili lingue. Il contenuto del loro messaggio puo’ variare ma per tonificare curiosità e indignazione nulla di meglio che riferire un mortal dolore per felicità altrui.
… l’ orribile patimento di un cuore per il di più che crede di intravedere in un altro… questo insondabile mistero da cui muove l’ Universo… questo mistero nessuno, solo la religione, chi l’ abbia, puo’ illuminare…
Il fascino strano dell’ autoctono forse sta nel suo essere un grosso e rustico bambino dalle origini losche e servili. E’ persona superficiale e ordinaria; passionale e dispettosa; boriosa e indifferente; feroce e innocente; gelosa e benevola; superba e ignorante (simil capra): lo capisci da come stacca lo sguardo dal bello; per mantenersi intatto abita case prive di libri. Se concepisce un pensiero lo allontana da sé come estraneo alla sua natura; in fondo è affezionato ai suoi dolori, guai a offrirgli un sollievo. Una lieve crudeltà contrassegna ogni suo gesto, quasi sempre spregiudicato e infantile. Non ama e non si ama limitandosi a offrire al prossimo un mutismo esteriore e interiore che confonde e moltiplica le congetture.
Lo straniero non ha figli e ne è contento, giunge da terre ricche, solide, fredde e ragionevoli (Liegi?) è noiosamente riverito da gente che si occupa di lui per alleggerirgli il peso della felicità; viene quaggiù cercando di perdere la memoria e incontrare la bellezza. Quando ci riesce lo capisci a causa dei gridolini ammirati che emette. Trema per l’ assalto di troppe confuse emozioni, dopodiché si ritira febbricitante in camera sua dicendo che “non riceve”. Ad ogni modo è riconoscibile anche per la raffinata prodigalità con il servidorame (che lo giudica bestia dalla generosità contro natura) oltre che per gli occhi azzurri e allucinati e per il fatto di non reagire subito agli annunci terribili. Nell’ ira, infatti, sa che parlerebbe a vanvera non essendo in grado di esteriorizzare il tragico. Dà per scontato che Napoli non sia Europa e non distingue la popolazione autoctona dalla fauna sentendosi in dovere di ammirarla con gli occhi e criticarla con la testa.
venerdì 16 dicembre 2011
Elogio della tortura
Non fa poi così male.
Comunque…
Comunque, il rischio di essere stuprati e maltrattati in carcere è tale che sostituire la detenzione con punizioni fisiche, oltre a essere più economico, è molto più umano.
US folk often express pride that their nation tortures and executes criminals less than other “medieval” nations. But, honestly, torture and execution look pretty good to me when compared with our actual prisons; I might rather be branded with an iron, or hang in a stockade for a few days, than suffer at large chance of rape. Branding or stockades seem less cruel than rape in pretty much any book.
Compared to prison, punishments like torture, exile, and execution are not only much cheaper (the US spends $68B/yr on prisons), but they can also be monitored more easily, letting citizens better see just how much punishment is actually being imposed. And alas, I suspect that is the real problem. With prison, citizens can more easily pretend that they have the prisons they wished for, rather than the prisons they actually have… leggi tutto.
Radiolina in ostetricia
Ric:
Davide:
Sara:
Marghe:
Da completare avvalendosi 1. di you tube 2. di questo 3. della vostra data di nascita (ht Davide):
Diana:
Vlad:
Giusy:
Chicco:
Dani:
Silvana:
Ludovico:
Diana (bis):
Vi regalo due anni di vita, non sprecateli
Girare per blog porta via molto tempo, specie se t’ imbatti in roba che calamita la tua attenzione, magari irritandoti: vorresti dire la tua, rispondere, replicare.
Sappiamo come funziona il giochino:
Puo’ davvero trasformarsi tutto in una trappola mortale. Esiste qualcosa che aiuti a guadagnar tempo per vivere?
Forse sì, a giudicare dalla mia esperienza ci sono alcune risposte standard ma non banali che oserei definire “universali”. Sono passepartout che aprono tutte le porte, o quasi.
Ne ho in mente una in particolar:, si parli di famiglia, di criminalità, di scuola, di educazione o di psicologia in genere funziona a meraviglia quando l’ interlocutore enuncia l’ immancabile ricetta.
Suona all’ incirca così:
… non ha senso giungere a conclusioni del genere in assenza di “twin sudies” a sostegno…
Bella, vero?
Con piccole varianti funziona anche nelle discussioni più serie che si tengono fuori dal bar, laddove l’ agguerrito interlocutore si fa forte di bibliografie non banali:
… mi chiedo se gli studi a cui fai riferimento abbiano ancora un senso visto che trascurano quell’ essenziale laboratorio vivente che sono i gemelli. Soprattutto i gemelli adottati…
Si puo’ anche impreziosire il tutto con un link sofisticato del tipo:
… ho l’ impressione che senza un supporto fornito dagli studi gemellari le tue parole suonano come campate in aria, suggerite solo da un’ intuizione personale di cui il mondo non sa bene che fare…
Un link più pop ma non meno rigoroso evita di apparire pedanti:
… non sono un esperto in materia ma una delle poche cose che ho imparato in merito consiste nel mettere da parte tutte le diagnosi elaborate in assenza di rigorosi studi condotti su gemelli e gemelli adottati…
***
Il jolly suggerito vi garantisce il risparmio di un’ oretta al giorno. Un’ oretta e rotti se anziché star lì a spiattellare tutta la pappardella mettete direttamente un link a questo post.
Avete capito bene, considerando la speranza di vita dei ventenni connessi cio’ significa che sto regalando loro due anni e mezzo di vita, notti comprese.
Con questo regalo, spero proprio che anche chi non riesce a scrollarsi le RAM di dosso possa passare un buon Natale.
giovedì 15 dicembre 2011
mercoledì 14 dicembre 2011
Non toccare il dolcetto!
Prendete dei bambini di 4 anni (affamati) consegnate loro un dolcetto aggiungendo che se aspetteranno mezz’ ora a mangiarlo ne riceveranno un altro.
Capisco che sia difficile dominarsi quando si è guardati in un certo modo.
Ma chi ci riuscirà sarà – molto probabilmente – persona con una psicologia più stabile, uomo più affidabile, di maggiore successo e anche più felice.
La forza di volontà (willpower) non pesa meno dell’ intelligenza (IQ) nel futuro di un bambino, senonché, diversamente dall’ intelligenza, è molto più malleabile.
Perseveranza, disciplina, pazienza richiedono una certa pratica e vi renderanno persone più in salute, più felici e più produttive.
Willpower è il nuovo libro di Roy Baumeister e John Tierney, contiene un messaggio fondamentale quanto consolatorio: la forza di volontà è un muscolo. Allenatelo!
martedì 13 dicembre 2011
Peggio dell’ ignoranza diffusa c’ è solo l’ ignoranza concentrata
Jeffrey Friedman Wladimir Kraus - Engineering the financial crisis.
E’ a tutt’ oggi l’ unico libro che ho letto sulla crisi, le referenze erano talmente buone che mi sono sentito in dovere di farlo.
Purtroppo ha il difetto di presentarsi ideologicamente affine alla mia sensibilità, e quando alla lettura viene a mancare il corpo a corpo che si rinnova a ogni pagina, quando latita una vera “lotta”, il piacere rischia sempre di scemare.
Non mancano le scoperte.
Le scoperte, quando sono veramente tali, sono 1. sorprendenti e 2. da sempre sotto i nostri occhi; nella loro provocante banalità risultano persino facili da comunicare.
Il libro è un ragionamento articolato intorno a una scoperta di questo tipo, eccola: le banche, puntando soprattutto su titoli a basso rendimento e riempiendosi la “pancia” di titoli di Stato e comunque a tripla A, hanno tenuto comportamenti particolarmente prudenti nell’ assemblare i loro portafogli pre-crisi. Oltretutto, non si sono nemmeno spinte vicino alle soglie di rischio che la legge consentiva loro di tenere.
Siccome non si puo’ essere contemporaneamente avidi e prudenti, la conclamata quanto spesso trascurata evidenza di fatto revoca in dubbio molte pseudo spiegazioni che andavano per la maggiore poiché confacente alla battaglia contro il Male.
1. Too Big to fail. Ovvero, poiché le perdite verranno “trasferite” grazie ai salvataggi governativi, si “mangi” finché si puo’. Ma in questo caso come spiegare tanta prudenza? Questo ci evita persino di far notare che il mercato non ha mai quotato le TBTF alla stregua di aziende garantite dallo Stato.
2. Bonus manager. Ovvero, taluni particolari compensi avrebbero imposto un orizzonte “a breve” e quindi “comportamenti avidi”. Ma gli orizzonti a breve e la prudenza non si conciliano. Questa considerazione ci evita la noiosa contabilità delle perdite perdite subite dai manager in seguito ai crack.
Ma ci sono altre spiegazioni che alla prova dei fatti non tengono.
3. Bassi tassi. Perché mai tassi bassi avrebbero causato una bolla immobiliare anziché una bolla, che ne so, nelle auto o negli alimentari?
4. “Case per tutti”. Se tutto si fosse limitato al fallimento di prestatori para-statali con obiettivi sensibili al “sociale” e più o meno dettati dalla politica (es. Fannie Mae e Freddie Mac), il disastro sarebbe stato contenuto.
5. La deregolamentazione dei derivati. I veri problemi hanno colpito duro soprattutto le banche commerciali, ovvero quelle più soggette a vigilanza. Inoltre, il fallimento di AIG, il maggior produttore di derivati, è da considerare irrilevante per la crisi mondiale.
6. Irrational exuberance. Con l’ “irrazionalità” non si spiega molto, meglio ricorrere al concetto di ignoranza. Infatti, in sé non c’ è niente di irrazionale nell’ uniformarsi a certi comportamenti trasmessi socialmente quando le informazioni sono scarse. Che la ragione si mescoli al sentimento quando si tratta di decisioni complesse, poi, è del tutto normale.
Se proprio vogliamo delle “spiegazioni” c’ è di meglio. Per esempio il corto circuito tra una serie di regole:
7. Basilea con i suoi coefficienti di capitalizzazione. Gli accordi di Basilea hanno di fatto costretto le banche commerciali a comprare titoli a tripla A. Da qui l’ abbuffata di titoli rivelatisi tossici.
8. Regola contabile del “market to market”. Ha costretto a contabilizzare i titoli in pancia a valore di mercato facendo apparire come insolventi banche soggette solo a crisi di liquidità.
9. Agenzie di Rating. Sì è data “forza di legge” al parere di agenzie che operano su un mercato protetto per legge.
10. Regolamentazione BCE. Di fatto non esiste una banca centrale che sia veramente tale e questo ha scatenato la denuncia (e le scommesse) degli speculatori contro l’ Europa.
11. Tabù dell’ inflazione. Ha impedito alle banche centrali di “targetizzare” stabilizzandolo il prodotto interno nominale.
Come si vede, rispetto al resoconto dei giornali, l’ enfasi si sposta dunque dall’ AVIDITA’ all’ IGNORANZA.
Conclusioni. Non esistono complotti, non esistono avidi egoisti. Esistono solo uomini – siano essi banchieri, tecnici o politici - che sbagliano e continueranno a sbagliare. Sbaglieremo ancora se non ne teniamo conto.
Siamo ad un umanissimo e normalissimo fallimento degli esperti, inconveniente spiacevole ma che fortunatamente colpisce duro solo chi si è fidato troppo degli esperti. Sempre un problema di “leva”, dunque. Ma non di “leva finanziaria”.
Questo libro, di fatto, è la miglior difesa del sistema capitalistico. Perché?
Lascio la parola agli autori pescando dal capitolo finale:
… perché è importante comprendere la cause della crisi finanziaria?… a noi non interessa concludere accusando tizio o caio, non vogliamo trascinare sul banco degli imputati i regolatori della finanza… nessuno puo’ essere accusato se commette errori in modo onesto… e nemmeno se è condizionato dalla propria ideologia… errori onesti e ideologia sono cose profondamente umane, direi che sono inerenti alla nostra natura… Piuttosto, è importante comprendere come il problema non stia tanto in un capitalismo sregolato quanto nell’ inevitabile “fallimento degli esperti” chiamati a regolare un sistema complesso come l’ economia finanziaria… La moderna democrazia, anziché arginare gli inconvenienti dei limiti cognitivi umani, sembra talvolta esaltarli… Beninteso, i limiti cognitivi degli operatori di mercato non sono meno marcati rispetto a quelli dei “tecnici regolatori” ma il mercato mette simultaneamente sul tappeto eterogenee interpretazioni del mondo in competizione tra loro… tutte fallibili, tutte viziate da ignoranza e tutte ideologiche… senonché molte di loro saranno sbagliate, molte altre lo saranno un po’ meno e molti errori potranno compensarsi tra loro… Una società ordinata dovrebbe sfruttare questa ricchezza riducendo i rischi diversificando il proprio “portafoglio ideologico” anziché concentrarli affidandosi mani e piedi a un’ unica “interpretazione”, quella dell’ esperto regolatore, un uomo non meno limitato degli altri quando si tratta di governare complessità gassose come quelle della finanza…
lunedì 12 dicembre 2011
I compiti a casa
Raymond De Felitta – City Island
E’ un film abbastanza incredibile. Bisogna aspettare le ultime scene per capirne il “genere” (commedia? drammatico? sentimentale?) e l’ ultima scena per individuare il vero protagonista.
E’ un film dove tutti fumano di nascosto immersi in un mondo dove hanno detto di aver smesso. Un mondo che li insegue e prima o poi li metterà con le spalle al muro.
E’ un film in cui Dio dà a tutti una seconda possibilità per rimediare alle proprie cazzate.
E tutti la colgono in un crescendo trionfale!
Pensare che in principio, tra incomunicabilità, casette ordinate e perversioni che occhieggiano, credevo di essere finito a Peyton Place, oppure in mezzo alle “American Beauty”, circondato da famigliole americane in stile mulino bianco che, se frequentate per un attimo, fanno affiorare inconfessabili segreti.
Il mostro dalla porta accanto, insomma.
Ma poi ecco che esplode la clamorosa innocenza di ciascun segreto e a complicare tutto sopravvive solo la resistenza alla comunicazione.
Joyce, la moglie, si presenta come una nevrotica schizzata, è solo in cerca di conferme affettive. Dà un tocco isterico al film.
Vinny, il figlio della coppia, ci appare come un pervertito internauta: è solo innamorato della vicina grassona e frequenta siti di feticismo fat girl. Avulso da ogni phatos, commenta con tocco demenziale gli avvenimenti badando sempre a starne fuori.
Vivian, la figlia, ci appare in un tunnel di sesso e droga: si sta solo pagando gli studi facendo la spogliarellista a tempo perso. Dà un tocco glamour al film.
Tony Nardella, il figlio segreto di lui, è stato cresciuto dalla mamma prostituta e alcolizzata, fa il ladro d’ auto ma ne uscirà come il vero signore di tutto il racconto. In sua presenza il film si trasforma in un apologo morale.
Ma poi c’ è lui, Vince. Marito e papà di figli segreti e ufficiali.
Vincent Rizzo segue una scuola di recitazione ma per mascherare l’ impresentabile lato buono della sua persona, si sente in dovere di dire in famiglia che va a giocare a poker.
Sembra quasi che nessuno riesca a dire di essere migliore di quel che è. Come se ne esce?
Scopriremo che saper recitare aiuta e frequentare una scuola di recitazione è essenziale.
La scuola di recitazione, per chi non lo sappia, è una vera scuola di vita. Ci vai a fare quelle cose (ballo, canto) che hanno entusiasmato i tuoi genitori scoprendo che annoiano il resto del mondo. Una bella prova.
L’ ambizione, poi, riceve sonore frustrazioni. I sogni di Vince, per esempio, sono iniziati con le mitiche “pause” di Marlon Brando e sono finiti in una classe dove l’ insegnante filosofeggia così:
Ma a fianco della roboante storia della famiglia italo-americana, scorre alla chetichella quella più defilata di Molly, un personaggio incredibile che sembra uscito da una pellicola di Woody Allen. Una di quelle donne che Woody vuol sentirsi sempre accanto mentre gli dicono: “… ma dàiiiiiii… veramente?…”.
I doveri che impone il corso non si limitano alla frequenza ma si prolungano nei “compiti a casa”.
Roba del tipo: si formino le coppie, ci si frequenti per una settimana confidandosi reciprocamente i propri segreti. Infine, si trovi il coraggio di drammatizzare teatralmente la propria storia ispirati dal segreto altrui.
Vince si aprirà con Molly, casuale compagna di corso, le parlerà del figlio segreto che con un pretesto si è portato a casa, della moglie inquieta, dei figli sballati e delle sue reticenze; Molly saprà ascoltarlo, accoglierlo, saprà anche dirgli: “… graaaandeee…”; e infine arriverà persino a elargire qualche dritta distratta ma in modo talmente umano ed empatico da accompagnarlo fuori dai guai senza traumi. Proprio quello si rivelerà essere il modo migliore per affrontare i suoi, di guai.
In fondo non si puo’ continuare troppo a lungo a essere tanto ricettivi con le storie altrui e tanto sordi con la propria.
La storia che ci viene raccontata nel film non è altro che il “compito a casa” svolto da Vince ispirato dal segreto di Molly.
Molly, la comprimaria, è ovunque.
Due insegnamenti: 1. riusciamo a vederci in faccia e a giudicarci onestamente solo grazie al filtro dell’ altro. 2. l’ accoglienza e l’ ascolto dell’ altro non sono mai una perdita di tempo, non rinviano la soluzione dei nostri problemi, anzi, sono il miglior modo per cominciare ad aggredirli sul serio qui e ora.
p.s. miglior battuta: Tony a Joyce: “ mi scusi Signora Rizzo…”; lei, ammiccante: “La signora Rizzo è mia suocera…”.
Avidità & Ignoranza
… il nostro libro non è progettato unicamente per chi è interessato alle cause della crisi finanziaria, ma a cosa queste cause indicano circa il capitalismo e i governi…… noi critichiamo la tendenza a sorvolare su un fenomeno sempre sminuito: l’ ignoranza umana per concentrarsi su un fenomeno sempre enfatizzato: il ruolo degli incentivi…… se prendiamo in considerazione le cause della crisi rese comuni dalla vulgata, ci accorgiamo che hanno a che fare con una denuncia (a posteriori) di incentivi mal posti…… l’ abbassamento degli standard nel concedere i mutui immobiliari, i bonus ai manager, il “too big to fail”, il tasso d’ interesse troppo basso… se ci fate case sono tutte spiegazioni che puntano tutto sulla distorsione degli incentivi: incentivi mal posti hanno messo in moto alcuni avidi “volponi” perfettamente consapevoli che ne hanno approfittato lasciando gli altri nei guai…… parlare di “irrationality exuberance”, poi, è una rinuncia a comprendere… “irrazionale” in fondo è un modo per dire “inesplicabile”…… per quanto ci riguarda la crisi è stata causata invece da un’ ignoranza diffusa un po’ ovunque, presso i banchieri come presso i regolatori del mercato…… perché mai i banchieri avrebbero dovuto intraprendere azioni volte a distruggere le loro banche?… perché mai i regolatori avrebbero adottato scelte votate alla distruzione del sistema?… a queste domande non mancano delle risposte ma sono risposte populiste non sorrette da evidenza degna di questo nome…… l’ ignoranza è presa in considerazione poco volentieri nel mondo accademico che invece ama concentrarsi sull’ incentivo… una caricatura non poi così deformante degli economisti, li vede come coloro che pensano a ogni evento come previsto e prevedibile dagli agenti economici… che hanno una comprensione adeguata del mondo… e quindi sono in grado di dominare le conseguenze ultime delle loro azioni…
… il politico delle moderne democrazie ha bisogno di teorie che rispondano retrospettivamente alla domanda: “cosa avrebbe potuto prevenire la crisi?”… ma gli studiosi dell’ economia dovrebbero essere chiamati a capire il passato e il presente anziché a predire il futuro… visto che lo stato futuro dei sistemi complessi è per sua essenza imprevedibile…
… il dibattito orientato al futuro incoraggia la razionalizzazione e l’ analisi prescrittivo in assenza di diagnosi… la moderna democrazia scoraggia l’ analisi delle cause che guidano un sistema sociale complesso… poiché il suo pensiero si arresta non appena la diagnosi a posteriori individua la regola o la legge che avrebbe impedito il disastro se adottata trascurando l’ essenziale, ovvero il fatto di quanto improbabile sia realizzare a priori cio’ che si realizza comodamente dopo adagiati in una lussuosa retrospettiva…… “se solo i nostri predecessori avessero saputo quel che sappiamo noi!”… la politica sorvola proprio questo particolare e prende le sue decisioni ignara del fato che domani qualcuno è destinato a ripetere qualcosa del genere… meglio sarebbe pensare alla propria ricetta come a qualcosa che precede i problemi e non che li segue… cosa impossibile al politico contemporaneo… intrappolato nella tensione che lega inestricabilmente future-oriented policy e hindsight bias…… questa trappola ci induce a giudicare – retrospettivamente! - delle semplici persone che ignorano il futuro… come persone incentivate a tenere certe condotte… il semplice errore umano si trasforma ora in avidità, ora in complotto…Wladimir Kraus Jeffrey Friedman – Engeneering the financial crisis
mercoledì 7 dicembre 2011
Musica da… cameretta
Molti moderni approntano il bello al solo fine di sfregiarlo con una rasoiata improvvisa.
E’ pratica comune, talmente comune da sfumare oggi nello stereotipo.
Ma la sensazione è che la truppa avanguardista soffra la presenza di infiltrati e tra i “similatori dello sfregio” annovero Lawrence Dillon.
Un tale che sembra “deturpare”, ma la cui reale intenzione è intrattenersi anche solo un attimo con il “bello & tranquillo”, lusso che la musica contemporanea concede a pochi, pena l’ ostracismo. Facade sembra proprio il frutto di questa alienazione che inverte mezzi e fini beffando i rigori della sperimentazione iconoclasta. I colpi inferti (per finta) assomigliano più a mal trattenuti impeti beethoveniani che alle coltellate tanto apprezzate dai “terroristi culturali” in servizio permanente effettivo. In fondo in fondo si teme di sfasciare del tutto il giocattolino che si è messo in piedi e a cui ci si è affezionati.
Nell’ altro pezzo, ulteriore passo falso che smaschera la “talpa”, affiorano ovunque lacerti dell’ amata tradizione violinistica romantica, che per un compositore “arrabbiato” è come per un adolescente essere beccato con i giornaletti porno.
Ma tutto si limita a un’ emersione di materiale slegato, episodico, rapsodico, occasionale, avulso da ogni tessitura; un suono scarnificato che porge il bianco dell’ osso al nero di un silenzio stantio, quello tipico delle camerette dove lo studente dotato ma non troppo prova e riprova una musica continuamente abortita che non per questo rinuncia a sognare un volo librato tra i velluti delle sale da concerto in cui non metterà mai piede.
Lawrence Dillon – Violin music
martedì 6 dicembre 2011
Il Mondo in eredità
Eric Kaufmann - Shall the Religious Inherit the Earth?
In generale si crede che il mondo e l’ Occidente stiano diventando più secolarizzati e laici. I fatti, però, puntano in ben altra direzione: i culti e le pratiche religiose vanno diffondendosi come non mai.
Per dirla in modo semplice, questo libro getta luce su come l’ idea religiosa stia lentamente (ri)conquistando il pianeta, una cosa abbastanza sorprendente per chi osserva le cose dalla nostra – anomala - postazione.
Istruzione e ricchezza lavorano infatti per espellere dio dalla società, ma la demografia lavora in senso opposto, e, a quanto pare, tra i due fattori non c’ è partita.
[… se il Camillo Langone su cui ci siamo accapigliati fosse incidentalmente venuto in contatto con le tesi di Kaufmann, si sarebbe accorto che la sua propaganda, qualora avesse un improbabile effetto sulla generalità dei lettori, ritarderebbe la “presa del potere” da parte dei suoi amati crociati…]
Le famiglie “devote” fanno più figli, molti di più. Non è una novità, è così da sempre: sono gli altri che hanno smesso di procreare. Nessuna cultura al mondo, del resto, è mai esistita riuscendo a stare lontana dai templi per più di due generazioni. La libertà libertina si svela spesso essere una catena che rattrista l’ uomo.
… altre tristezze “in catene”…
Figuriamoci che alla fine degli anni settanta si parlava di “morte della fede”. Neanche il tempo di pensarci su ed ecco ripartire ovunque – da Khomeini a Reagan – il revival globale della religione. Desecularisation of the world, God’ s century, Gog is back… i libri dove si commenta un macro fenomeno per altri versi in sordina non mancano certo per chi vuol farsi un’ idea in tema.
Mormoni, Amish, ebrei ortodossi, pentecostali, mussulmani, evangelici, metodisti, battisti, testimoni di Geova, la regola è sempre quella: i religiosi sono più prolifici, anche a parità di reddito e istruzione. Gli esiti demografici, del resto, parlano chiaro.
Lo stesso vale per i cattolici, anche se le sfumature sono differenti, ma sappiamo bene come tra i cattolici italiani allignino forme di meta-ateismo.
Ora però il quadro necessita di essere completato con un breve cenno a sette fatti facili facili da capire.
1. I rispettivi tentativi di conversione falliscono regolarmente. Difficile ripudiare idee con cui siamo cresciuti. A cio’ si aggiunge che oggi certi atteggiamenti religiosi vengono assunti in esplicita opposizione frontale all’ ateismo più aggressivo. Una volta scavato il solco, nessuno avrà più la capacità di saltarlo. Bandita la violenza, la vittoria finale non potrà mai basarsi dunque su una conquista esterna ma su una crescita endogena.
2.La religione è un fattore che conferisce identità e nell’ era della globalizzazione uniformante noi consideriamo particolarmente prezioso differenziarci. Pensate solo al fatto che oggi Parigi e Londra sono i luoghi più “devoti” nei loro paesi, molto più che le campagne intorno! Non è mai stato così, lo strano fenomeno si deve al fatto che in quei luoghi si concentra una popolazione eterogenea. Più varietà, più culto.
3. Persino chi ridimensiona l’ influsso famigliare sui figli è disposto ad ammettere che l’ ideologia respirata o inoculata in famiglia coastituisce una robusta eredità che passa di padre in figlio.
4. L’ affinità ideologica è un propellente per i matrimoni.
5. I secolarismo del Novecento (fascismo, nazismo e socialismo) hanno combattuto la religione con la violenza, ma, per questioni ideologiche, questa è una via che le società moderne non possono più permettersi. Anche il controllo forzoso delle nascite ripugna alla mentalità moderna. Tutt’ al più ci si permette di drogare artificialmente i tassi di natalità con incentivi monetari, ma con esiti comunque scadenti.
6. In un mondo ricco le scelte valoriali predominano sulle scelte materiali.
7. Società più variegate arricchiscono l’ offerta religiosa e la competizione tra chiese; spesso, infatti, il raffreddamento spirituale è dovuto a un’ offerta asfittica e monopolistica. L’ Europa è maestra: l’ allergia al pluralismo è veicolo di ateismo.
Sono fatti particolarmente importanti perché inceppano l’ argomento portante dei teorici “secolaristi”: le famiglie religiose fanno più figli ma quei figli cresceranno in società moderne e sono quindi destinati a perdere la loro fede.
La legge per cui al crescere di ricchezza e istruzione corrisponda un declino della religiosità, sembra oggi revocata in dubbio per i motivi elencati. Un’ occhiata alle seconde generazioni di immigrati è quanto mai utile per comprendere il destino di Europa, Australia o Giappone, tanto per sconfinare rispetto a paesi la cui via è tracciata senza ambiguità. Ma c’ è di più: l’ istruzione, specie nei paesi in via di sviluppo, non sembra proprio promuovere valori come la democrazia o la laicità, quanto piuttosto forme identitarie quali il nazionalismo etnico o la religiosità.
A queste considerazioni se ne aggiunge una più inquietante: il fertility gap tra laici e religiosi si ripropone all’ interno dei gruppi religiosi avvantaggiando i fondamentalisti.
[… non parliamo poi se domani al fertility gap dovessimo aggiungere il mortality gap: c’ è da pensare che allo sdoganamento del suicidio le code per accomodarsi sulla sedia elettrica siano composte prevalentemente da atei depressi….]
La grassa e iper-laica Europa trema, come prepararsi a vivere l’ assedio prossimo venturo?
Potrebbe imitare l’ eccezione USA facendola diventare regola: lì religione e modernità convivono bene e questo sembra un antidoto contro il fondamentalismo. D’ altronde, quel modello ispira di fatto i più promettenti paesi in via di sviluppo.
I fatti ci dicono che per istruzione e ricchezza gli USA sopravanzano anche l’ Europa, tuttavia la religione fiorisce, spesso in forme strane, accanto ai suoi tradizionali “nemici”. Perché?
Perché gli USA sono una “società rischiosa”, devi “arrangiarti”, il welfare è ridotto al minimo.
Il rischio favorisce sia l’ istruzione che la ricchezza. Ma anche la religione, che, come noto, costituisce una forma motivazionale efficiente, nonché una rete sociale di prim’ ordine. Ma un ambiente rischioso conserva e valorizza virtù come la generosità, spesso abbinata a un credo religioso.
Due aspetti caratterizzano infatti il secolarismo: la separazione tra peccato e reato da un lato e il bando della generosità privata dall’ altro. Gli USA accolgono il primo ingrediente ma, contrariamente al Vecchio Continente, respingono il secondo. Solo negli Stati Uniti la pietà religiosa è ancora un sentimento che si coltiva non per un estetismo di facciata ma perché a essa s’ intende demandare la tenuta sociale del Paese.
Saprà l’ Europa combattere il fondamentalismo divenendo una società più rischiosa?
Difficile visto quanto sia già difficile farle digerire il connubio tra scienza e fede.
E all’ impresa non aiutano certo le idolatrate superstar del neo-ateismo come Richard Dawkins, Sam Harris, Cristopher Hitchens e Daniel Dennett: la fobia per ogni religione che veicola la loro propaganda ci consegna dritti dritti nelle mani dell’ intolleranza fondamentalista.
lunedì 5 dicembre 2011
La penuria di crocette
L’ arte è il regno della sfumatura?
Forse che sì, ma forse che no.
Per il “forse no” sembrano schierarsi i “meritocratici fuori-mercato”.
Se non digitalizzi l’ universo come fai infatti a redigere quiz in tutte le materie? Come fai a misurare il merito stando alla larga dai mercati e dormire tranquillo?
Se il merito è il frutto di un’ autopsia, inutile cincischiare, hai bisogno di cadaveri.
Veniamo al sodo: nel test Invalsi dei licei si proponeva un brano di Rigoni Stern, in cui una ragazza cadeva sugli sci davanti a un soldato che la risollevava chiedendole scusa proprio nel mentre lei riprendeva la discesa «indispettita, crucciata e arrabbiata per quella stupida caduta».
Domanda del burocrate: perché la ragazza se ne va senza dire grazie?
A. È seccata dall'invadenza del militare;
B. Si vergogna del proprio aspetto;
C. È irritata con se stessa per essere caduta;
D. Si è fatta male cadendo.
Per il calcolatore ministeriale c’ è una risposta giusta e una sola (la C?).
Una vera fortuna visto che, guarda caso, abbiamo a disposizione una sola crocetta.
Ma per gli “sfumaturisti” probabilmente la risposta giusta è per l’ appunto un coacervo di sfumature che coinvolgono sia A che B che C che D.
Questo per il semplice fatto che Rigoni Stern sa scrivere, ovvero, non si fa imprigionare in una casella.
Veramente non si fa imprigionare neanche in quattro caselle, per cui, in casi del genere, chi penetra a fondo cio’ che legge lo riconosci non solo perché non saprebbe dove mettere la crocetta ma, semmai, perché in grado di allungare creativamente la lista proposta arrivando fino alla Z: con Rigoni possiamo permettercelo!
E al diavolo le assurdità targate Invalsi.
venerdì 2 dicembre 2011
Il patto che salverà l’ Italia
… If I understand the news coming out of Europe correctly, the new head of the European Central Bank Mario Draghi is offering a simple deal: If fiscal policy becomes hawkish, monetary policy will be dovish. In other words, as government spending is cut to put European governments on a sounder financial footing, monetary policy will do its best to ensure that any adverse impact on aggregate demand is kept to a minimum… leggi tutto.
In altre parole: cessione di sovranità.
In altre ancora: cessione di sovranità da chi non sa governare verso chi sa governare.
E l’ infame sorrise
Umberto Eco – Dario minimo
Fortunato chi “scala” il nostro intellettuale più prestigioso dal versante del “Diario Minimo” anziché da quello più impegnativo de “Il Nome della Rosa”, ci guadagna sia in qualità che in quantità.
La distanza breve è cruciale per la prosa ludica, che ha notoriamente il fiato corto: un bel gioco dura poco, com’ è noto.
Il “fortunato” si troverà tra le mani degli arzilli mini-saggi; in realtà, scorse poche righe, tutto assumerà una veste “adulterata”. Benvenuto tra i simulacri di Eco.
La qualità squisita della scrittura autorizza poi a parlare di vera e propria “falsificazione letteraria”.
Pastiches, parodie, imitazioni… roba da non prendere sul serio che svolge al meglio la funzione della roba poco seria: quella di gettare un’ ombra di diffidenza sulle robe troppo serie.
E sempre tenendo presente che spesso ridicolizzare significa omaggiare il ridicolizzato.
***
Passando alla polpa, direi che su tutto primeggia l’ elogio della faccia tosta e trista di Franti.
Chi non è venuto a contatto con la languorosa melassa del libro Cuore non sa cosa si è perso. Si è perso innanzitutto l’ occasione di coltivare il proprio lato bestiale e crudele, unica ancora di salvezza per chi vuole evadere da…
… quell’ orgia di perdoni fraterni, di baci appiccicaticci, di abbracci interclassisti… dove tutti si comprendono, si accarezzano e baciano le mani a voscienza…
Ho sempre sperato che Pinocchio – il vero controcanto a Cuore - infili il suo naso nel bulbo oculare di Enrico Bottini trapassandone retina e cervello. Ma non avevo mai pensato a riporre le mie speranze in un tipo come Franti:
… ci ha qualcosa che mette ribrezzo su quella fronte bassa… su quelle unghie rose…
Eco, che a quanto pare “è della compagnia”, lavora sodo per convincerci che il nostro uomo è lui: è lui che puo’ dar fuoco…
… a quell’ ideologia dolciastra rappresentata dall’ ambiguo socialismo umanitario protofascista tanto caro a squallidi filistei guerrafondai e paternalisti…
… come appunto il padre di Enrico Bottini, un tale che…
… passa calda calda la carezza del Re alla prole…
Imbattersi nel Franti è come prendere una boccata d’ aria, con Franti presente in aula, si spalancano porte e finestre dell’ asfittica scuola del Regno:
… Preside [prima di pronunciare la sospensione al cospetto del monello e relativa madre vedova]: “Franti, tu uccidi tua madre!” … e l’ infame sorrise…
Franti “fa civetta” a tutto e a tutti, non manca di ridere in faccia al soldato zoppo sconcertando chi un attimo prima trascinava con orgoglio la sua menomazione.
Più che ridere sogghigna. C’ è qualcosa di animalesco nel suo ghigno.
Ride di tutto, ride in modo osceno, la sua è una Negazione che assume i modi del riso, una vera e propria scepsi del riso.
Già Baudelaire identificava il riso con il diabolico rinvenendo in esso il principio del Male.
Per apprezzare questa figura è necessario un continuo ma proficuo lavoro di decriptaggio:
… perché di lui il libro ci parla come gli storici romani ci parlavano dei cartaginesi…
Ma è un lavoro che ripaga:
… il crescendo delle sue nefandezze assume volumi wagneriani…
La sociologia fasulla di Cuore è messa duramente alla prova:
… il mostro si istalla dentro un ordine e lo mina deformandone la fisionomia con atti di gratuita iconoclastia… solo di fronte al riso l’ Ordine misura la sua forza…
E l’ Ordine dell’ odiato De Amicis sembra proprio scricchiolare. Con un po’ d’ immaginazione possiamo prefigurare il “botto”.
Il botto sparato da Franti trasfigurato in Gaetano Bresci.
***
Nel saggio “Dove andremo a finire” ci si rifà invece alle descrizioni apocalittiche di una società decadente e conformista. Chi scrive è un uomo dell’ antica Grecia già alle prese con quella che diverrà nei duemila e rotti anni successivi la noiosissima antropologia negativa dell’ uomo-massa e il rimpianto per un tempo perduto in cui tutti (“… ai miei tempi…”) erano più raffinati e arguti.
Il modello stilistico – nonché il bersaglio parodistico – è Adorno e l’ adornismo francofortese.
Gli eroi sono invece i tipi come Eraclito…
… e quelli che intenzionalmente scrivono in modo oscuro affinché si accostino solo coloro che possono…
Ahi noi, a quanto pare quei libri oggi sono aperti da ogni scimmia sapiente, la quale non manca di credersi più saputa del Maestro.
Viviamo in mondi in cui il tiranno assume le sembianze…
… di una folla dalle cento orecchie e dalle cento menti acculturate secondo la modalità diluita dei digest…
L’ uomo-massa – un sonnambulo coatto - nella sciagurata corsa al dibattito intende mettere in vetrina con iattanza…
… il suo gusto mediocre… l’ amore filisteo per la conversazione e per l’ alibi filosofico… Ha eletto la distrazione a valore religioso… è permeato da un desiderio di sapere, da una voglia d’ informazione e da una foia di vedere coi suoi occhi… non solo, dalla sua ebete contentezza… nonché da certo appagato torpore in cui si crogiola… si direbbe che abbia realmente visto, udito e compreso…
L’ Accademia non è immune da colpe
… offrendogli generosa il “rumore” in cui lui si avvolge come un’ ostrica…
In chiusura ci si dedica anche a indagare i modi dei pubblicitari e di altri callidi sfruttatori che si accaniscono sul…
… succube beota emotivamente manipolato e ristretto in ambiti cogenti… nonché sui nostri giovani fatti gregge nei ginnasi…
***
L’ uomo-massa, in un certo senso, è vezzeggiato e trattato coi guanti:
… non gli si chiede mai di diventare altro da cio’ che è già…
Riceve da ogni elettrodomestico il suo narcotico, in particolare dalla Tv, vero tempio in cui si adora la Medietà:
… un tempo l’ idolo era Giuliette Greco, oggi è l’ Annunciatrice: bellezza modesta, sex appeal limitato, gusto discutibile, una certa casalinga inespressività…
Ma l’ archetipo dell’ eroe è Mike Bongiorno, oggetto di (leggendaria) trattazione a parte:
… si vende per quel che è senza porre in stato d’ inferiorità nessuno… lo spettatore, anche il più sprovveduto, vede glorificare e assurgere a dignità nazionale il ritratto dei propri limiti… MB non si vergogna di essere ignorante e non prova la tentazione di istruirsi… entra in contatto con le più vertiginose vette dello scibile umano e ne esce vergine confortando le altrui tendenze all’ apatia e alla pigrizia mentale… si mostra all’ oscuro dei fatti e altresì intenzionato a non apprendere nulla… in compenso dispensa sincera e primitiva ammirazione per colui che sa… di cui pone in evidenza le qualità da manuale (memoria, erudizione…)… Nel mondo di MB si diventa colti leggendo molti libri e ritenendo quel che dicono… non lo sfiora minimamente l’ idea che la cultura possa avere una funzione critica o creativa… si rivolge a noi con il suo basic italian… senza avventurarsi mai in incisi o parentesi… non usa espressioni ellittiche… non allude… qualsiasi spettatore avverte che, all’ occasione, potrebbe superarlo in facondia… E’ privo di senso dell’ umorismo… ride perché è contento della realtà, non perché ne trova ridicola la sua deformazione… gli sfugge la natura del paradosso… quando gli viene proposto… lo ripropone con aria divertita e scuote il capo sottintendendo come l’ interlocutore sia davvero un tipo simpaticamente anormale… rifiuta di sospettare che in quella figura retorica possa annidarsi un grano di verità… Ricevute spiegazioni non tenta mai di approfondire… rispetta sempre l’ opinioni altrui, non per proposito ideologico ma per disinteresse… rappresenta un ideale che nessuno deve sforzarsi di raggiungere poiché ognuno si trova già al suo livello… nessuna religione è stata mai tanto indulgente coi suoi fedeli…
***
Prima di chiudere bisogna citare per forza anche “Dolenti declinare”, siamo in una casa editrice immaginaria in cui giungono per essere vagliati alcuni manoscritti che proprio non convincono. Per esempio… la Sacra Bibbia:
… si inizia bene, la polpa c’ è: sesso (moltissimo), adulterio, sodomia, incesti, guerre, massacri e così via… ma poi cominciano a cumularsi mille cose con infinite varianti sul tema finché il libro non si trasforma in un omnibus mostruoso…
L’ Odissea ha molte più speranze:
… con Nausicaa c’ è un momento “lolistico”… ci sono poi scene con giganti monocoli, cannibali e persino un po’ di droga (il loto non è nella lista e non dovrebbero esserci problemi con il Nacotics Bureau)… le scene finali sono nella migliore tradizione western, la scazzottatura è robusta e la prova dell’ arco è tenuta bene sul filo della suspense… molto meglio rispetto alla prima prova dell’ autore – troppo statica! – … mi chiedo se cio’ che abbiamo davanti sia tutta farina del suo sacco…
A Dante viene riconosciuto talento tecnico e “fiato” narrativo. Peccato che per la Commedia esista una controindicazione grande come una casa:
… la scelta – dettata da velleità avanguardistiche – del dialetto toscano…
Anche la Gerusalemme del Tasso trova le sue resistenze nell’ ufficio marketing.
… parliamoci chiaro: la storia riguarda i crociati e la presa di Gerusalemme, un argomento di carattere religioso… ci giochiamo tutti i giovani extraparlamentari… come rifilare loro roba del genere?…
Kafka Franz (Il Processo) lascia invece non poche perplessità di natura stilistica:
… sembra quasi che abbia scritto sotto censura… zeppo di allusioni imprecise, senza nomi di persone, luoghi e cose… questi giovani scrittori credono di far “poesia” perché dicono “un uomo” invece di “il signor tale nel posto Tale all’ ora Tale”…
giovedì 1 dicembre 2011
Frattaglie
Le virtù del rosa e del blu.
Ci sono due personaggi che farebbero di tutto per cambiare i gusti altrui: il paternalista e il moralista.
Forse sono la stessa persona, ma forse no. Il paternalista pensa a noi come a incapaci di tutelare i propri interessi, il moralista ci pensa indemoniati quando va bene, teleguidati dalla pubblicità quando va male.
Negli ultimi anni i due sono particolarmente attivi nella “battaglia tra i sessi”. A quanto pare ogni differenza tra maschio e femmina deve essere piallata senza pietà. La pialla più affilata è quella del burocrate, un idolo da sempre da quelle parti.
Come difendersi da paternalisti, moralisti e dal burocrate loro sicario?
In genere facendo notare che le cose sono “più complesse” rispetto al rigido schema mentale che si sono dati. Sono talmente complesse che pochi si sorprenderebbero se con scorno dei "sapienti" la ragione arridesse un bel giorno agli "ingenui".
In casi del genere, verrà proposto loro, meglio mettere da parte le crociate e lasciar libera la gente di scegliere (e respirare).
Subito un esempio di “complessità” tratto proprio dalla “battaglia tra i sessi”: ci sono mille motivi per moralizzare e tutoreggiare chiedendo e lavorando per una sempre maggiore uniformità tra i generi.
Ma ce ne sono altrettanti per favorire la differenziazione:
… increasing preferences diversity within genders (in-group) makes finding a compatible partner harder: if all women want children and all men want careers it is easier to find a partner who wants the opposite to you than if half of each gender wants each option…
… Making both genders equally likely to care for kids also has the downside that it will increase job-commitment mismatch by making it harder for anyone to guess ahead of time who will be committed and who will not…
Given that both market and non-market work (housework and child rearing) has to be done, it’s possible that we’re better off socialising each gender to enjoy a different job. That way nobody need suffer a task they dislike. While in theory we could pick men and women at random and encourage them to value one or the other task, it is easier to socialise genders as a group; messages are easily targetted and made persuasive for gender groups in a way impossible for randomly chosen groups. This benefit is smaller if innate preferences or aptitude for market and non-market work are strong and cut randomly across gender lines (something I know little about)… leggi tutto.