sabato 3 luglio 2010

Total Eclipse of the Heart








Ricordo ancora un tempo lontano quando le canzoni venivano cantate, prima dell' invenzione dei microfoni.

Ora il segreto consiste nel farle "trapelare". Non più cantarle ma pensarle a voce alta.

Con apparecchi sofisticati si tenta di registrare il cantante quando le ripensa, magari sotto la doccia, magari mentre si rade.

In realtà il cantante vecchio stile non serve neanche più, si puo' rottamare o lasciare che di lui se ne occupi la TV, grazie tante e arrivederci.

Serve chi quelle canzoni le sappia pensare con forza, in modo che l' elettrocefalogramma lasci anche una traccia acustica o qualcosa del genere.

Non è facile pensare a fondo una canzone, magari banale.

Se dominate la giusta tecnologia, se rinforzate il pensiero della canzone abbinandolo ad un amore (facile con un classico come total eclipse), forse potete provarci anche voi.

In gergo si chiama: Loving Massacre.

RASHIM (Austria) - SUNS SHADOWS - MOSZ
Martin Brandlmayr: marimba e bass
Howe Gelb: piano

venerdì 2 luglio 2010

Quinta traccia: il piacere

Ne parlavamo giusto l' altro giorno con Sara.

Da ciellina sosteneva che il cattolico deve evitare il moralismo: essere cattolico è un piacere, e il cattolicesimo andrebbe proposto come soluzione pragmatica prima ancora che come soluzione etica in senso tradizionale. Sii cattolico fino in fondo e sarai felice.

Figuriamoci, sfondi una porta aperta ma...

Figuriamoci, la statistica conferma uno solido legame tra religiosità e felicità, però...

Però meglio andarci piano, l' Etica non puo' arrivare al punto di coincidere con l' Economia.

I motivi li sappiamo.

Mettere il piacere al centro e ragionare sempre e solo in termini pragmatisti porta a conclusioni ripugnanti: Hanson ritiene che il problema della Shoah consista nel fatto che i nazisti non erano abbastanza numerosi! E in quanto utilitarista ha perfettamente ragione!

Ma quanti nazisti servivano per fare della shoah una soluzione pragmatica? Nebbia.

Ecco, cara Sara, il pragmatismo si affida al "calcolo del piacere prodotto" ma un simile calcolo ci lascia spesso nella nebbia. L' etica resta pur sempre un faro in quella nebbia.

Anch' io credo che il precetto etico mi condurrà alla felicità. Ma è un puro atto di fede, non ha niente a che fare con calcoli di alcun tipo.

P.S. so bene in fondo che Sara ragionava "al margine", ovvero non perorava una verità ma una tendenza. Non: "la chiesa deve essere un' azienda" ma "la chiesa deve essere più azienda".

P.S. per chiesa-azienda intendo la chiesa che non vende precetti morali ma ricette di felicità.

Alcolisti Anonimi

E' una terapia efficace?

Difficile dirlo, certo che quando non è volontaria...

"... A 1999 meta-analysis of 21 existing studies, for example, concluded that AA members actually fared worse than drinkers who received no treatment at all. The authors acknowledged, however, that many of the subjects were coerced into attending AA by court order..."

link

giovedì 1 luglio 2010

Arte e Segatura

Il pianista Sergey Kuriokhin, si sa, è dotato di una tecnica prodigiosa, un vero virtuoso.

E' però anche un furbo di tre cotte, nella sua carriera ne ha combinate più di Bertoldo. Che dio ce lo preservi.

All' inizio il suo nome circolava oltrecortina tra realtà e leggenda, quasi fosse un novello Rachmaninov.

La sua immagine labirintica ci metteva sul chi vive, il filo tortuoso dei resoconti che lo riguardavano ci allertava, ma poi c' era la musica...

In alcune improvvisazioni su disco c' erano poi passaggi tali per cui ci chiedevamo se fossero autentici o il biondino dalla faccia un po' troppo furbetta avesse accelerato i nastri.

E lui ci giocava, il bastardo. Perchè conosceva la nostra prosopopea.

Sapeva quanto fosse ineludibile la seguente... domanda: è giusto, ai fini di maturare una valutazione estetica sull' opera, rispondere all' interrogativo che ci assillava?

In fondo la musica è quella, punto. Cosa vuoi ancora?

La questione dell' autenticità, e quindi del virtuosismo "reale", segnala solo un vile interesse per il circo, mica per la musica.

Tu (con tanto di indice accusatore)!!!!... sei interessato alla Musica o al circo?

Intimiditi da questa possibile reprimenda, conducevamo indagini riservate e presto il pettegolezzo prese il sopravvento sulla maiuscolosissima Arte. Contavamo forse sul fatto che il Sergino in persona ci avrebbe capito, lui che ad ogni concerto, forse per sgonfiare le maiuscole, trasformava il palco in uno zoo con animali vivi, segatura e una quantità di galline razzolanti indifferenti ai suoi capolavori.



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ultima ora: il critico cinematografico Roger Ebert aveva tempo fa esternato dicendo (ridacchiando) che il mondo dei videogiochi non avrebbe mai potuto produrre Arte con la maiuscola. suscitò un vespaio. Oggi ritratta cospargendosi il capo!

Misurare la Musica

Il precdente post ha scatenato una discussione intorno all' esperienza musicale. A mio modo di vedere si è riecheggiato più o meno il dibattito tra strutturalisti e sostanzialisti, ma fa niente.

Dal punto di vista teorico, la spinta propulsiva della discussione sembra ora esaurirsi, attendiamo nuovi pretesti per riprenderla.

Ma che ne dite di spostare per un momento il boccino guardando agli stessi temi da un punto di vista empirico?

L' economia ci insegna che esistono due generi di attività umane: produzione e consumo.

In una società ordinata è il consumatore a "dettar legge", il contrario sarebbe segno di alienazione: noi mangiamo per vivere, mica viviamo per mangiare.

Lo stesso discorso si puo' fare per coloro che hanno a che fare con la musica: le attività faticose che intraprendono per comprendere la musica sono volte al godimento della stessa, altrimenti sarebbero solo punizioni auto inflitte.

E' plausibile che chi più gode della musica che ascolta, meglio abbia "investito" le sue risorse.

Impariamo quindi da chi "gode" di più.

Purtroppo non esiste un "feliciometro" per misurare questo genere di cose, cio' non significa che dobbiamo darci per vinti, forse esiste qualche proxy.

Si potrebbe misurare chi passa più tempo a "consumare musica". Ma bisogna fare attenzione.

Il consumo della musica indica un godimento reale solo se non ci sono motivazioni secondarie per spendere il tempo in quel modo.

Faccio qualche esempio.

Se ascolto un pezzo perchè domani lo devo suonare in concerto, evidentemente non sto "consumando musica" visto che cio' che faccio è funzionale alla mia imminente esibizione.

Non è la proxy che cerchiamo.

Sono sempre andato ad una miriade di concerti, ma ci andavo perchè ci andava la ragazza a cui facevo il filo, o cose del genere.

Per me il concerto è solo un pretesto per stare in compagnia, possono suonare Bach o gli Urinals, a me va bene.

Non solo, ai concerti si sta scomodi e non noto mai interesse reale per la musica, tant' è che chi si incontra lì parla poco di musica. Lavoro e famiglia sono argomenti molto più gettonati.

Avete notato che un concerto non capita mai al momento giusto?: quella musica è bella, per carità, ma, chissà perchè, ora vorreste piuttosto dormire, o perlomeno stravaccarvi sul vostro comodo divano. Invece non si puo'... su belli dritti e un po' di pazienza che tra poco è finito.

No, non è questo l' "ascolto" che cerchiamo.

Tizio idolatra una rock star comprando tutti i suoi dischi e saccheggiando il marchandising. Ma forse lo fa solo per "entrare in un gruppo esclusivo", per darsi un tono, non tanto per la musica in sè.

La nostra proxy non sta lì.

Caio ha una grande collezione, se la spolvera tutto il giorno e la vanta di fronte a tutti.

Il tempo che passa Caio con la musica in realtà è tempo passato con una collezione da esibire.

Con la Sara ascoltiamo spesso musica, ma il fine recondito è quello di prendere idee per concerti ed altre sue esibizioni. Capisco bene che quello non è realmente "ascolto".

Il pianista, tizio, caio, io, la sara, magari godiamo in quel che facciamo ma, in assenza di feliciometri, non possiamo testimoniarlo in modo attendibile.

Il vero ascolto deve essere gratuito per indicare un godimento.

Cosa intendere per ascolto gratuito?

Mi viene in mente Pincopalla: lui si chiude nella cameretta ed ascolta per ore la sua musica.

magari sono semplici files resettati l' indomani.

E' un' attività che probabilmente non gli servirà mai a nulla, non avrà mai modo di parlarne con nessuno sfoggiando conoscenze, non dovrà rispondere ad un' interrogazione.

Dei suoi ascolti non trapela nulla all' esterno, figuriamoci, i più credono che nella sua cameretta guardi la TV.

Persino ai concerti, dove spende parecchio, Pincopalla ci va praticamente in incognito. Non ha amici coinvolti in ambito musicale, non rischia inviti a cui dire di "sì" quando direbbe dei "no". Se vedi Pincopalla ad un concerto, è sicuro che è lì per la musica.

Non ci sono altre spiegazioni, Pincopalla è il nostro uomo, Pincopalla fa quello che fa solo perchè gode nel farlo.

Poichè Pincopalla è colui che più gode della musica, da un punto di vista meramente empirico è lecito pensare che sia anche quello che la capisce più a fondo.

Meditiamo su quanto tempo spendiamo in ascolti gratuiti e solitari, ascolti che non possono lanciare segnali di nessun tipo all' esterno. Il vantaggio dell' oggetto di questa meditazione è che si puo' anche misurare.

Meditiamoci, e la nostra coscienza davanti a quel numero (minuti/giorno) saprà dirci se abbiamo investito bene le risorse per "comprendere".

Vain - Resplendend - Impossible

Chitarre scintillanti come gibigianne fanno gli onori al pirata musicista Lothar Preen imitando la precisione chirurgica del suo stiletto.

E per rendergli omaggio nel modo dovuto incrociano i loro riff come fossero tibie.

Nelle taverne marsigliesi dove girava travisato il malvivente era conosciuto come Vril, contrazione del titolo.

Puo' convivere la mania benpensante del fraseggio pulito e trasparente con il gusto teppistico di collezionare micro-cacofonie? Risposta definitiva: sì. Ma lo sapevamo già. Chimiamolo pure punk da camera.

Peccato per quella mentalità cartesiana di certi roker che vogliono dividere tutto e tutto digitalizzare. Colpa del passato "progressive" che non riescono a scrollarsi di dosso. Questa voglia di "dimostrare"... quanto nuoce.



Vril(Lukas Simonis, Bob Drake, Chris Cutler) - Efigies in cork - Rer

Quarta traccia: un dna libresco

Veniamo invitati a ricostruire una genalogia partendo dalle letture fatte.

Mi limito allora ad elencare la decina di libri che più mi ha influenzato. Parlo dunque dei più influenti, non dei migliori.

IL DIARIO DI ANNA FRANK (Anna Frank). Il primo libro che mi ha dato emozioni, il primo che non avevo voglia di finire.

L' INCONVENIENTE DI ESSERE NATI (Cioran). La sensualità del pessimismo. Il primo libro in cui capisci che le emozioni della lettura possono eguagliare quelle della vita.

VIAGGIO AL TERMINE DELLA NOTTE (Celine). Il demenziale come sale dell' arte contemporanea. Da allora mai più piatti insipidi. Quando Alberto Sordi bestemmia.

ZHUANGZI (Zhuangzi). Scoperta dell' assurdo: il suo lato spirituale.

MALONE MUORE (Samuel Beckett). Scoperta di come uccide l' assurdo: per soffocamento.

AUTODAFE' (Elias Canetti). Scoperta dell' assurdo come ospite inatteso: te lo trovi a casa un giorno e non sai da dove sia entrato.

TRILOGIA DEGLI SCARROZZANTI (Giovanni Testori). La lingua della mamma è d' avanguardia! Fantastico!

LA COGNIZIONE DEL DOLORE (Carlo Emilio Gadda). La tragedia di un uomo ridicolo. Mai letto qualcosa di tanto ridicolo. Mai letto qualcosa di tanto tragico.

JAKOB VAN GUNTEN (Robert Walser). Strategie di sopravvivenza: la tanatosi e l' ambiguo candore.

GIOVANNA D' ARCO (Charles Peguy). La bellezza dell' impreciso. Quando dall' eccesso di fede scaturisce una torrenzialità convulsa, tutto splende.

LEGGE, LEGISLAZIONE E LIBERTA' (F. A. Von Hayek). La libertà come figlia della tradizione. Storia della Ragione quando genera mostri.

L' INGRANAGGIO DELLA LIBERTA' (David Friedman). Un gentelmen senza ideologie tra i radicali sempre incazzati dietro i loro paraocchi? Sembrava impossibile. Anarchia e realismo. Tutto webbato da settimana scorsa.

Avete voglia di mettere la vostro Top Ten?

mercoledì 30 giugno 2010

Terza traccia: comprarsi la felicità

Sulla felicità abbiamo discusso tanto e il blog è pieno di link, basterebbe aprire a caso uno dei 25 post.

La traccia cita un articolo del 2003 (!?) in cui si constata il debole legame tra benessere economico e felicità. Dopodichè ci si chiede, se non è la ricchezza, che cosa ci rende liberi?

L' argomento mi ha un po' annoiato, devo ammetterlo, mi limiterei ad esprimere un paio di concetti.

Innanzitutto la ricchezza ci rende molto più felici di quanto pensavamo (specie nel 2003!!), e qui si puo' chiosare il lavoro certosino di Justin Wolfer, a cominciare da questo.

Secondo, a renderci felici è in genere una vita vissuta da protagonisti, nel bene e nel male: fai impresa e sarai felice. E qui viene buono l' ultimo libro di Arthur Brooks.

Si potrebbe poi chiudere con una ricetta per la felicità, nessuno ci crede ma perlomeno deriva da una vita spesa sul tema: non fidatevi troppo di voi stessi, imitate chi, simile a voi, vi sembra felice.

Il Dio Po' in salsa elvetica

Volete bere dalla loro ampolla?

Se ci tenete fatelo pure, sappiate però che non è l' ampolla di Bossi, non è un gingillo per purificasrsi, bensì per contaminarsi.

La porgono i Triangulation, combo svizzero e qualcosa, tanto fiero della radice celtica quanto voglioso di stemperarla con mille altre influenze.

Difficile sentire nei precordi un folk inventato al momento lì per lì, loro ci riescono...

Non manca neanche lo sciamano: è il ventriloquo Bruno Amstad (growling, groaning, grumbling...). Un apparato digerente di prim' ordine, l' occasione poi per ascoltare gli abissali contra A (un' ottava sotto il normale registro dei bassi).

Come grandi untori si aggirano comprovvisando in cerca di inoculare e infettarsi con virus che lascino il segno nella progenie.

Tutto l' intrasentito occasionalmente da dieci anni in qua è stato ruminato dai protagonisti e sottoposto a metabolismo selvaggio prima di essere riservito in tavola.

Parole avvistate nella rassegna stampa della critica: reaping, treshing, recombining, screaming... Difficile abbinarle al boss, il raffinato pianista John Wolf Brennan.

Due o tre cose da sapere sull' evasione fiscale

1. Nelle democrazie è un fenomeno recente. Ancora negli anno quaranta il giudice Jackson diceva che il sistema fiscale americano era per lo più basato sull' onore, i controlli erano pochi e l' evasione praticamente sconosciuta. Il giudice Holmes diceva: "pago volentieri le tasse, con esse compro la civiltà". P.S.: la pressione fiscale era all' 8%. Estorsiva era considerata qualsiasi tassa pagata senza il consenso del pagatore. Alle nostre orecchie tutto cio' sembra paradossale, per noi è quasi ovvio che una tassa venga pagata senza consenso.

2. Praticamente ovunque nel mondo la frode fiscale è proporzionale alle opportunità. Si evince che nessuno considera "giusto" pasgare le tasse.

3. La common law distingue tra "comportamenti criminali" e "comportamenti non criminali", l' evasione rientrava tra i secondi. Per essa fu inventato il termine di "reato positivo": comportamento non criminale ma da trattare come tale per ragioni di forza maggiore.

martedì 29 giugno 2010

Forza Italia!

Nel senso di "Azzurri".

Che pena la Nazionale di calcio italiana ai mondiali in Sudafrica.

Ma perchè il nostro calcio è regredito tanto?

Anche qui, come nel campo dell' arte, chiederei a Brera più che a Pepe. E' il primo che conosce il calcio, il secondo si limita a giocarci. Ma Brera non c' è più.

Quel che è certo è che non chiederei a Calderoli 8nè gioca, nè conosce)!

Eppure è proprio Calderoli ad avere una risposta (spero che solo in Italia i politici si occupino di queste faccende): il nostro campionato ospita troppi stranieri.

Dopo questa risposta la voglia di far domande a Calderoli crescerebbe, gli chiederei: ma come mai le squadre del nostro campionato non ingaggiano calciatori italiani?

Ma come mai le squadre dei campionati esteri non ingaggiano calciatori italiani?

Non sono nemmeno necessarie le repliche, bastano le domande per capire che l' argomento calderoliano fa acqua da tutte le parti.

E poi non dimentichiamoci che la tiriamo tanto in lungo su faccende dove la fortuna pesa non poco.

Nei mondiali vinti in Spagna (1982) il nostro girone eliminatorio è stato se possibile ancora peggiore, ma passammo per il rotto della cuffia per trionfare poi dopo.

Forse per rendere il calcio più appassionante bisognerebbe far pesare meno la dea bendata, ma come fare?

Semplice, basta qualche regoletta che alzi il numero medio dei gol segnati (i meno ingegnosi potrebbero limitarsi ad allargare le porte).

E' la legge dei grandi numeri: se gli eventi decisivi (nel calcio i gol) sono rari la fortuna conta di più. C' è chi approfondisce.

Funziona così: prendere o lasciare.

Per come funzionava la musica una volta, un duo di chitarre avrebbe dovuto essere composto da due chitarristi.

Hans Reichel e Wadi Gysi sono da tempo tra i chitarristi più creativi in circolazione.

Una volta avrebbero composto un gran duo.

Sarebbe stato un duo inventivo ed abrasivo, così sono sia le corde interne dei due che le corde sugli strumenti dei due. Noi fan alla sola notizia della reunion avremmo atteso trepidanti concerti e dischi fiammeggianti.

E così il duo si formò. Solo che erano in tre, oggi funziona così.

Ai chitarristi si è unito Fredi Bosshard: suona lo studio di registrazione.

Fredi è davvero un mago, le sue competenze sono inarrivabili, il suo strumento estremamente complesso e solo lui sa dove mettere le mani.

Lui sa dove mettere le mani, io so invece che Fredi con i suoi interventi ha rovinato quello che poteva essere un grande musica. Ha fatto calare una gelida brinata su tutto. Poteva essere un vulcano ribollente ed invece è venuta fuori una fontana d' inverno con il getto pietrificato.

Fredi è stato determinante (questa volta in negativo), Fredi è a tutti gli effetti il terzo musicista del duo, io lo tratto così perchè oggi funziona così, prendere o lasciare. E io prendo!



P.S. nella registrazione di cui sopra il duo non si limita ad annoverare tre componenti (Hans, Wadi e Fredi) ma anche un quarto. Io, che con colla e forbici compatto una roba che sarebbe stata di 17 minuti. Oggi funziona così, prendere o lasciare. Preso!

lo scultore olandese tomáš gabzdil libertiny forse non ha molto tempo per sagomare le sue forme, anche per questo si fa aiutare dai suoi fidati calabroni.

La struttura portante del saccheggio

Solo un' imposta "per capitazione" è conforme al principio "la legge è uguale per tutti".

Una simile imposta equivale ad un' iscrizione: paghi 100 euro ed entri nel club.

Già un' imposta proporzionale, ovvero calcolata applicando un' aliquota, devia dal principio ma perlomeno garantisce che tutti coloro che la votano ne saranno colpiti (chi più, chi meno).

La vera struttura portante del saccheggio è l' imposta progressiva.

Puo' essere immaginata, tanto per capirsi, some una soprattassa riservata a pochi.

Con l' imposta progressiva i molti possono tassare i pochi. E' la tirannia democratica.

Svanisce infatti anche quella parvenza di consenso garantito dalla democrazia, quello per cui una classe di cittadini deve approvare l' imposta che la colpirà, per quanto colpisca ciascun membro in modo diverso. Da ora una classe di cittadini potrà randellare la classe rivale rimanendo esente anche dai colpi più lievi.

Un tempo si tassavano gli ebrei con un' aliquota quattro volte maggiore. Forse per pudore e in modo leggermente minaccioso si chiese il loro consenso, che non vi fu. Furono i cristiani ad acconsentire per loro.

L' imposta progressiva funziona un po' nel medesimo modo. Tizio dà il suo democratico consenso affinchè Caio venga spremuto.

Sapete che quando negli Stati Uniti l' imposta progressiva fu introdotta e contestata come incostituzionale, la sua difesa s' imperniò sul noto principio a baluardo della segregazione razziale: "uguali ma separati"?

La difesa fu vincente, la struttura portante installata e il saccheggio potè dilagare: dal 2% al 90% in un secolo.

E la battaglia costituzionale da noi? Ma da noi l' imposta progressiva è esplicitamente prevista dalla Costituzione. Ne dubitavate?

L' artista e il Critico. risposta a Davide.

Tentiamo di fare il punto.

I suoni sono dei fenomeni e, in quanto tali, posseggono una causa e producono degli effetti.

Chi si occupa delle cause si chiede: "come posso produrre l' effetto sonoro X?".

Costui deve padroneggiare le tecniche idonee per rispondere correttamente alla domanda che si pone.

Costui è innanzitutto un "artigiano" (all' estremo un artista), si spera appassionato del suo lavoro.

Chi si occupa degli effetti si chiede: "cosa significa l' effetto sonoro X?".

Costui deve padroneggiare la semantica e l' estetica dell' opera in modo da fornire risposte attendibili alla domanda che si pone.

Costui è innanzitutto un "intenditore" di arte, si spera appassionato del suo lavoro.

Abbiamo usato una metafora: la parola "ramarro". C' è chi è deputato a pronunciarla nel modo più corretto possibile, e deve possedere gli strumenti per farlo; e c' è chi è duputato a capirne il significato.

Si puo' dunque conoscere l' arte di una pronuncia perfetta anche se non si conosce il significato della parola che si pronuncia. Allo stesso modo si puo' conoscere il significato della parola senza conoscere le tecniche per pronunciarla in modo corretto. Ecco una buona metafora del processo artistico.

Essere produttori del bello ed essere esperti del bello sono due cose indipendenti, anche se chi vive a stretto contatto con il bello probabilmente ne riceverà influssi più potenti rispetto a chi ne vive separato: un esperto del bello sarà anche un discreto strimpellatore, così come un produttore del bello avrà un' infarinatura di cognizioni estetiche.

Pietro Longhi è stato il nostro più grande conoscitore di pittura, e qualche scarabocchio magari l' ha buttato giù pure lui. Debenedetti un romanzo l' ha nel cassetto, Principe e Bortolotto strimpellano... potrei andare avanti.

Poi ci sono sempre i Glenn Gould: produttori del bello con una grande capacità di rintracciarne il significato più recondito (vedi l' ala del turbine intelligente).

Purtroppo da che mondo e mondo c' è l' artista e c' è il critico. E' così da sempre. Uno "fa" e l' altro "capisce".

Tu di punto in bianco vorresti eliminare chi è deputato a "capire" perchè "superfluo". Accomodati, secondo me la tua posizione rivoluzionaria è contraria alla ragione, ma forse basta notare che sfida il buon senso poichè porta a sostenere che l' umanità è vissuta e vive nell' inganno (o è un complotto dei critici?).

Anche quando dici che oggi la musica è tutto un porcaio vai semplicemente contro il buon senso. Sì perchè, al di là di ogni spiegazione più o meno cervellotica, il buon senso dice che oggi come sempre c' è il bello e il brutto, proprio come ieri e come l' altro ieri. Basta saperlo cogliere.

lunedì 28 giugno 2010

Il nucleare è caro come il fuoco

Motivo per cui molti tentennano.

e non hanno tutti i torti, purchè si tenga presente che...

Un reattore nucleare epr costa 5 miliardi di euro e occupa 100 ettari.

L' equivalente in energia solare costa 80/85 miliardi di euro e occupa 20.000 ettari di territorio.

Non avrei mai pensato di linkare Mucchetti.

Duetti a tre

Hans Reichel e Wadi Gysi sono due tra i chitarristi più inventivi e abrasivi sulla scena, il loro incontro faceva prevedere fuoco e fiamme agli appassionati.

C' ha pensato Fredi Bosshard a gettare un secchio d' acqua gelata sul battagliero duo.

Ma un duo chiatarristico non si compone di due chitarristi, ovvero Hans e Wadi? Chi è dunque questo Fredi, da dove spunta? Come puo' costui condizionare così pesantemente l' esito finale dell' opera?

Semplice, è l' ingegnere del suono a cui ci si è affidati.

Il "produttore" è un elemento decisivo nella musica contemporanea, incide pesantemente sugli equilibri strutturali, anche lui è chiamato a firmare l' opera. Questo è sempre più chiaro nella musica contemporanea.

La bellezza in giardino

Finalmente un vero regista.

Al ritmo dei Mr., Miss, e Ms., i dialoghi si ascoltano solfeggiando, e lo stesso vale per le immagini: tutto è contappunto di tutto. tutto invidia la musica.

Doppiaggio magistrale. Viene voglia di consigliare agli inglesi la versione italiana sottotitolata in inglese.

Mr. Neville è impegnato a mettere la realtà del giardino su carta millimetrata, Nyman fa lo stesso con la musica Barocca. Ma questi "geometri" che vogliono montare il mondo quasi fosse una libreria Ikea, rimarranno fagocitati.

Non solo il mondo eccede l' abile pennello, nemmeno l' arte con tutte le allegorie che porta con sè sono alla sua portata.

E qui si giunge alla metafora poetica del film: il portatore d' arte non è chiamato a "comprendere" la sua arte, i servigi dell' artista si fermano ben prima, quando il gioco si fa duro lui non serve più. Detto con provocatoria sintesi: l' Intelligenza e la comprensione delle cose è incompatibile con la capacità di produrre bellezza.



p.s. vlad, l' evocata similitudine tra carpe e cattolici è per me misteriosa; devo anche dire che trattasi del classico film da "rivedere" più che da "vedere". Quindi, alla prossima sessione.

Tra le nuvole



Personalmente mi sento di promuoverlo: dialoghi accettabili, buon ritmo nel racconto, e poi c’ è George che fa tutte le sue faccine.

Ma soprattutto ci sono i dubbi che la storia ci lascia in eredità. Uno in particolare.

Quando avviene la “conversione” dello squalo brizzolato? Due ipotesi.

1. Quando rischia a sua volta il licenziamento. Per far capire a Natalie quanto le tecnologie internet siano insufficienti, Ryan è costretto ob torto collo ad esaltare la componente umana della sua missione e quindi la presenza sul posto del tagliatore di teste. Tutti questi discorsi risvegliano una sensibilità sopita. Anche altrove, con il Jimmy riluttante al matrimonio, Ryan è costretto ob torto collo ad esaltare i valori che non ha scelto: la potenza della sua retorica sembra lontana dall’ artificio e fa effetto anche su di lui.

2. Quando s’ innamora: si rende conto che c’ è un genere di sentimenti che non puo’ essere vissuto né come lavoro, né come evasione.

La seconda alternativa sembra più promettente ma ha il difetto di non amalgamare le due storie (lavoro e sentimenti). Un legame ci dev’ essere visto che Ryan schizza dalla bionda mollando a metà una conferenza dove, relatore, si scopre scettico sul suo stesso cinismo.

C’ è poi una terza alternativa: Ryan non si “converte”.

Come chi punta sugli affetti puo’ andare incontro a disincanti, per esempio un matrimonio che va male (quello della seconda sorella); così chi punta sulla carriera ha le sue delusioni: una storia d’ amore che si rivela autentica ma non puo’ essere vissuta fino in fondo.

La terza alternativa seduce, anche se Sara dubita che il film esprima una simile simmetria: e i discorsi a senso unico dei licenziati confermano ("senza amici e famiglia sarei stato un uomo finito"). Eppure Ryan ricomincia la sua vita, con maggior disincanto ma la ricomincia con una certa speranza.

Le mille miglia non possono essere un mito ma forse, e qui il film si salva, neanche la famiglia deve esserlo: non tutto va investito lì; aspettative troppo alte potrebbero lasciarci di sale e con un muso non meno lungo di chi riceve la carta gold dei super-viaggiatori.



P.S. a proposito di carta gold. Il capitano dell’ aereo mi ha ricordato un casino il cantastorie del grande Lebowski, così solerte a scendere in campo per una pacca sulla spalla all’ eroe scornato e a dire: anche questa è l’ America.

P.S. un picolo regalino per davide:

venerdì 25 giugno 2010

Il taglio della spesa è recessivo?

Si è aprte la guerra per capire se abbassare la spesa pubblica sia una misura recessiva.

Alcuni ne parlano facendo i finti tonti (Krugman), e a smascherarli ci pensa Landsburg.

Altri sembrano più disposti a ragionare sulla cosa (Wolf), e a precisare ci pensa Alesina.

Seconda traccia: la musica come anti-battesimo

Non vedo come avrei potuto trascurare il tema sulla "funzione della musica", la materia mi appassiona da sempre.

Aristotele diceva che la musica serve ad "educare". Ok, ma si puo' "educare" anche ricorrendo ad altro, e forse con ancor più profitto.

Aristotele diceva poi che la musica serve alla ricreazione e al riposo. Anche qui le alternative non mancano, penso ai centri fitness.

Osservo solo che la musica è un linguaggio, ma anche come tale sembra piuttosto grezzo nella sua vaghezza: non si riesce mai ad indicare nulla di preciso, gli equivoci sono sempre in agguato, anzi, a volte sono i benvenuti.

Di più, quando la musica è "descrittiva" in modo patente, quando aumenta la precisione dei suoi riferimenti, sembra deprezzarsi e peggiorare come arte.

Più che essere un linguaggio, la musica "mima" un linguaggio. Guardate la TV senza volume e vedrete la parte mimica del linguaggio.

No, la musica non puo' essere semplicemente un linguaggio da apprendere, sarebbe necessariamente un linguaggio "amputato". Scartiamo questa ipotesi.

Penso invece che l' ascolto abbia a che fare con l' arte del "battesimo". La musica sarebbe un battesimo al contrario.

Nel battesimo scegliamo un nome e lo associamo a qualcosa che ci sta davanti, nell' ascolto noi scegliamo una cosa e la uniamo ai nomi che la musica ci fornisce, una musica inventiva ce ne fornisce parecchi e inaspettati.

Scovare cio' che sta dietro un nome vuol dire attribuire "significati" a quel nome, scovare i nessi di una struttura vuol dire attribuire "senso" agli elementi di quella struttura.

Alcuni nell' ascolto si accontentano di questa seconda attività, si capisce come per costoro - i "cacciatori di senso" - la musica possa ben ridursi ad educazione ed intrattenimento (enigmistico).

Solo chi privilegia la prima attività - i "cacciatori di significato" - fa esperienza vera dell' ascolto, un' esperienza quasi religiosa.

Se la musica venisse composta per i "cacciatori di senso", avrebbe una concorrenza agguerrita e spesso qualitativamente superiore. Ma ai "cacciatori di significato" non resta che aggrapparsi alla musica, è l' unica via a disposizione per il mistico part-time.