Guardate laggiù chi sta seduto al tavolino della birreria. C' è il vecchio dott. Brecht alle prese con il solito wurstel da tre soldi.
Il burbero dott. Brecht ci scruta in tralice, si mette in guardia alla maniera dei pugili, finchè rompe gli indugi e sferra un gancio allungando il suo guantone... per strisciarci sulla guancia una ruvida carezza.
Poi torna a rosicchiare il suo wurster insipido, tanto per mettere in chiaro che lui non è un intellettuale dispersivo, che lui ha da tempo rinunciato a pensare tutti i pensieri. Ne ha scelti alcuni, li ha avvolti con cura nella sua carta stagnola, e con quelli si è rimpiattato in trincea.
Questi rivoluzionari... sono proprio abitudinari. Glielo leggi in faccia lo scontento per le cose che non stanno mai ferme, progresso compreso. Cosa c' è di meglio allora che il Wurster non-cucinato al modo in cui non-lo-cucinava la mamma? Sempre quello, ora come allora.
D' altronde a lui piace così il cibo: insipido, disadorno, dimesso. Chi non scorge in tutto cio' una patente civetteria?
La civetteria ingenua del rude ormai prolifico solo nello scrivere libri... viene in mente il Corona gasato dalle cantilene della Bignardi come un bimbetto quando hai ospiti in casa.
Cessa la guerra, ma a lui dispiace sfangare la trincea; e quando lo congedano a forza si aggirerà tra i nostri divertimenti con il fare del reduce rancoroso. Cerca dove affondare la baionetta e trova solo morbidi cuscini, cerca la mischia rigeneratrice e trova solo sangue colorato.
Brecht davanti al suo wurstel insipido... Chi non scorge i fasulli rimpianti dell' arricchito, del fresco borghese? Come farsi perdonare al più presto la scalata sociale? Che forma dare alla punizione da autoprescriversi?
E poi, chi non trova sbilanciato un uomo che ha scelto di sbilanciarsi tanto? Chi non scorge ad ogni suo passo mille zoppie? Chi non nota insicurezza in colui che reagisce alle critiche radicalizzando ulteriormente le sue posizioni? Chi non trae almeno dieci difetti da ciascuno dei difetti appena rilevati?
Gli spiriti guerrieri come il suo amano denunciare la putrescente tranquillità della pace (borghese), è una debolezza insuperabile.
Naturalmente lo fanno in nome della "vera pace", mai disgiunta dalla giustizia. Quest' ultima da conseguire mediante crociata con in appendice la messa in cantiere dell' Uomo Nuovo. Gliene serve uno su misura per lubrificare i meccanismi ritorti della macchinosa Utopia.
Poichè i mulini a vento di allora decisero di indossare le svastiche, il cantore di denunce ebbe la sua ora di gloria, le sue immobili lancette segnarono l' ora esatta come per incanto. Forse urtato da tanta rispettabilità guadagnata, il mangiatore di Wurster insipidi si fece stalinista e finalmente, ma a fatica, fu ricoperto del fango che agognava.
Il dott. Brecht ora siede al baretto su un tavolo in disparte, continua imperterrito a cantilenare la sua canzone da tre soldi. Quella valuta è ormai fuoricorso, il vocalizzo imbarazzante, la melodia monocorde... ma è pur sempre la "sua" canzone. Tanto attaccamento a cose che valgono tanto poco, tanto appetito per cose tanto insipide, meritano lo scappellamento del passante. E tutto sommato non mi è spaiciuto affatto passare di qua.
lunedì 15 marzo 2010
Un viagra per lo spirito
Il libertario Alex Tabarrok, ogni dieci giorni, ritiene opportuno recitare una smentita delle sue credenze più ferme. Chiamiamole "prove tecniche di onestà intellettuale". Ecco un esempio delle sue periodiche confessioni:
Had the idea of a government plan to shift the clocks back and forth twice and year been proposed today I am reasonably certain that I would have been against it. I probably would have argued that it would be chaotic, inefficient and unnecessary (private firms could agree with their employees to change working hours at any time, right?). Central planning of time! Washington bureaucracy messing with the clocks! Get your government hands off my time! And yet, it works and I like it. It is good to be reminded of this twice a year.
Ogni tanto fa bene una confessione senza pentimento di tal genere, rinvigorisce lo spirito e si riparte alla grande.
Quando un tizio parla così, prendo molto più sul serio il resto che ha da dire. Ed è una fortuna per tutti che Alex abbia davvero parecchio da dire.
Had the idea of a government plan to shift the clocks back and forth twice and year been proposed today I am reasonably certain that I would have been against it. I probably would have argued that it would be chaotic, inefficient and unnecessary (private firms could agree with their employees to change working hours at any time, right?). Central planning of time! Washington bureaucracy messing with the clocks! Get your government hands off my time! And yet, it works and I like it. It is good to be reminded of this twice a year.
Ogni tanto fa bene una confessione senza pentimento di tal genere, rinvigorisce lo spirito e si riparte alla grande.
Quando un tizio parla così, prendo molto più sul serio il resto che ha da dire. Ed è una fortuna per tutti che Alex abbia davvero parecchio da dire.
Preti pedofili: hard data
Chissà quanti Santi non sono stati proclamati per mancanza della "giusta occasione"!
Avendo questo in mente mi chiedo se c' è una particolare propensione dei preti cattolici verso la pedofilia?
Difficile dirlo ma, a quanto pare, sembra di no.
Inutile dire che l' articolo linkato non è in sè molto interessante: confronta i preti con il resto della popolazione maggiorenne (Austria), ovverossia mele con pere. Del resto è una replica a chi inaugura questo genere di macedonie.
Ma poi nei commenti si passa al sodo (il più informato sembra il sig. LaPeste) e si esce abbastanza istruiti su un tema che ricorre: i preti, se paragonati con altre categorie in contatto diffuso con l' infanzia, non escono particolarmente scornati.
Chi ha altri dati attendibili e ragionati? Bisognerà tornarci.
Avendo questo in mente mi chiedo se c' è una particolare propensione dei preti cattolici verso la pedofilia?
Difficile dirlo ma, a quanto pare, sembra di no.
Inutile dire che l' articolo linkato non è in sè molto interessante: confronta i preti con il resto della popolazione maggiorenne (Austria), ovverossia mele con pere. Del resto è una replica a chi inaugura questo genere di macedonie.
Ma poi nei commenti si passa al sodo (il più informato sembra il sig. LaPeste) e si esce abbastanza istruiti su un tema che ricorre: i preti, se paragonati con altre categorie in contatto diffuso con l' infanzia, non escono particolarmente scornati.
Chi ha altri dati attendibili e ragionati? Bisognerà tornarci.
Ateismo puritano
L' intuizione morale dell' uomo è immutabile e si regge sempre e comunque su cinque pilastri: solidarietà, reciprocità, rispetto dell' autorità, appartenenza, sacralità. Non uno di più, non uno di meno.
Jonathan Haidt ne è certo.
Possono variare i "pesi" da persona a persona o da popolo a polpolo, ma nessuna delle fondamenta potrà mai latitare. Siamo fatti così! Giocando con i pesi posso poi tracciare, per esempio, le varie ideologie correnti.
La domanda sorge spontanea: ma un ateo-materialista-desinistra, e tra noi ce ne sono parecchi, come puo' coltivare il valore della "santità" e della "sacralità"? Punto di domanda?
A quanto pare esiste pure un puritanesimo materialista!
Infatti, le misurazioni di Haidt si occupano della vicenda e concludono che lo "scristianizzato sinistrorso" tende innanzitutto a sacralizzare il cibo:
... it can be seen in the liberal tendency to moralize food and eating, beyond its nutritive/material aspects...
... e poi l' ambiente...
... it can be seen in the way the left treats environmental issues and the natural world as something sacred, to be cared for above and beyond its consequences for human welfare...
Da non perdere poi la conclusione: "Can anyone understand Avatar who lacks all intuitions of purity/sanctity?". E' chiaro il concetto?
Ne approfitto per segnalare un saggio brillante: "Is Food the New Sex?". Si comparano i sacerdoti del "sesso" con quelli del "cibo".
Nei suoi esperimenti Haidt fa largo uso dei verdoni valutando le risposte delle "cavie" di fronte ad offerte concrete in denaro. Mi sembra un buon metodo per approntare interviste credibili.
Non solo, lui stesso scommette sulle proprie conclusioni: 1000 dollari a chi le confuta seguendo un protocollo sperimentale ben preciso. Mi sembra un buon modo per fare il Professore in modo credibile.
Per chi fosse interessato ad altre scommesse accademiche a lungo termine: qui.
Jonathan Haidt ne è certo.
Possono variare i "pesi" da persona a persona o da popolo a polpolo, ma nessuna delle fondamenta potrà mai latitare. Siamo fatti così! Giocando con i pesi posso poi tracciare, per esempio, le varie ideologie correnti.
La domanda sorge spontanea: ma un ateo-materialista-desinistra, e tra noi ce ne sono parecchi, come puo' coltivare il valore della "santità" e della "sacralità"? Punto di domanda?
A quanto pare esiste pure un puritanesimo materialista!
Infatti, le misurazioni di Haidt si occupano della vicenda e concludono che lo "scristianizzato sinistrorso" tende innanzitutto a sacralizzare il cibo:
... it can be seen in the liberal tendency to moralize food and eating, beyond its nutritive/material aspects...
... e poi l' ambiente...
... it can be seen in the way the left treats environmental issues and the natural world as something sacred, to be cared for above and beyond its consequences for human welfare...
Da non perdere poi la conclusione: "Can anyone understand Avatar who lacks all intuitions of purity/sanctity?". E' chiaro il concetto?
Ne approfitto per segnalare un saggio brillante: "Is Food the New Sex?". Si comparano i sacerdoti del "sesso" con quelli del "cibo".
Nei suoi esperimenti Haidt fa largo uso dei verdoni valutando le risposte delle "cavie" di fronte ad offerte concrete in denaro. Mi sembra un buon metodo per approntare interviste credibili.
Non solo, lui stesso scommette sulle proprie conclusioni: 1000 dollari a chi le confuta seguendo un protocollo sperimentale ben preciso. Mi sembra un buon modo per fare il Professore in modo credibile.
Per chi fosse interessato ad altre scommesse accademiche a lungo termine: qui.
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venerdì 12 marzo 2010
Volano Pizze
Mi appresto a leggere CARITAS IN VERITATE e voglio fare qualche considerazione preliminare per non presentarmi impreparato all' appuntamento con il testo.
Trovo giusto e doveroso sbilanciarmi e prendere posizione PRIMA della cruciale lettura: se dovrà essere "obbedienza", che non sia quella della pecora.
Il punto sembra essere questo: Etica o Economia?
Detto altrimenti: l' egoismo basta?
Se a questo problema trovate una facile soluzione, probabilmente è perchè non lo avete capito.
Infatti non è solo un problema difficile da risolvere, è soprattutto un problema difficile da capire.
Quel "bastare", per esempio, a cosa si riferisce?
Ipotesi: si riferisce alla costruzione di una comunità agiata e soddisfatta già su questa terra.
Le mie attitudini personali mi fanno propendere per l' Economia. D' istinto dico che l' "egoismo" dovrebbe bastare. Notate le virgolette? Per la mentalità "mediterranea" sono essenziali. Mi spiego meglio, o almeno spero.
Io la vedo così: il Manager si preoccupa di procurare i mezzi, il Santo di spendere. Il Manager agisce egoisticamente, il Santo agisce (anche) in modo altruistico.
Noi siamo per metà Manager e per metà Santi. Lasciamo che la prima metà agisca in autonomia, la seconda avrà più risorse da investire nel "bene".
E' il Manager che arricchisce la società, è dunque l' egoismo che ha questa funzione. Tra Etica ed Economia, prevale quest' ultima, almeno nella fase "produttiva".
Qualcuno potrebbe sobbalzare. Com' è possibile ottenere una felicità generalizzata grazie all' egoismo individuale? Com' è possibile che il vizio privato sfoci nella virtù pubblica?
Ok, anch' io a suo tempo lessi l' aurea favoletta.
Ok, la lezione è vecchia e la conosco bene: "non è certo per la generosità del pizzaiolo che vengo rifornito di ottime pizze a basso prezzo"; ma posso generalizzare questo messaggio?
La mia risposta è "sì". Un timido "sì", intendiamoci, magari pronunciato a fior di labbra e sottovoce, ma pur sempre un "sì".
Qualcuno fa resistenza e pensa soprattutto alle mitiche "Regole". Ma anche per loro in fondo vale quanto detto per il "pizzaiolo": la loro "bontà" non dipende dalla generosità del regolatore, e quindi tale generosità è superflua.
Preoccupa l' "applicazione" delle regole? Ma è solo un servizio per cui continua a valere la "logica del pizzaiolo".
Detto questo, cio' non significa che ogni disguido sia scongiurato: innanzitutto l' egoista puo' sempre sbagliare i propri conti, non siamo infallibili e il mondo è incasinato. Se l' egoista non fosse ragionevole, staremmo freschi. E' la "ragione" la miglior compagna dell' "egoismo": lo cura e lo trasforma in una virtù sociale.
Ma non è finita: molti egoisti potrebbero essere allettati da comportamenti contingenti anti-sociali, non fatico ad accettare questa possibilità, anzi, la constato tutti i giorni.
Niente paura: la gran massa degli egoismi si coalizzerà per prevenire e neutralizzare questo attacco, conviene! E magari, nel bel fervorino che segue, non mancherà un illusorio appello all' "eticità".
Povera Etica, ridotta ad espediente per non "perdere tempo"! A "specchietto per le allodole". Lo ammetto, non è questa una funzione molto nobile. Sono comunque sicuro che il Santo non è orgoglioso e non se la prenderà quando viene a sapere che i suoi sacrifici servono a ben poco quaggiù; del resto, la sua missione è un' altra.
Per quanto mi riguarda, io credo che la "santità" esista, penso dunque che alcuni comportamenti siano "giusti" e non mi chiedo se "serva" considerarli tali, penso solo che le cose stiano così, ed ammetterlo senza tante storie mi evita la fatica intellettuale di elaborare giustificazioni cervellotiche e malferme. Certo, il rasoio di Occam ci chiede di non inventare enti inutili e per qualcuno quelle "giustificazioni" appaiono necessarie, senonchè io non sto inventando nulla!
Concludo con un paradosso che mi riguarda: quando riscontro l' esistenza del "bene" sono invaso da una certezza (vogliamo chiamarla "evidenza"?) ben più salda rispetto a quando speculo sulla scarsa utilità materiale dell' etica. E' proprio in questo secondo caso che la fede prolunga la ragione giocando un ruolo decisivo. E' fede nel fatto che l' Etica raggiungerà il suo apice proprio grazie all' Economia.
P.S. un buon libro dove continuare la riflessione preparatoria è quello in cui si confrontano rispettosamente l' economista Zingales e il gesuita Salvini.
Trovo giusto e doveroso sbilanciarmi e prendere posizione PRIMA della cruciale lettura: se dovrà essere "obbedienza", che non sia quella della pecora.
Il punto sembra essere questo: Etica o Economia?
Detto altrimenti: l' egoismo basta?
Se a questo problema trovate una facile soluzione, probabilmente è perchè non lo avete capito.
Infatti non è solo un problema difficile da risolvere, è soprattutto un problema difficile da capire.
Quel "bastare", per esempio, a cosa si riferisce?
Ipotesi: si riferisce alla costruzione di una comunità agiata e soddisfatta già su questa terra.
Le mie attitudini personali mi fanno propendere per l' Economia. D' istinto dico che l' "egoismo" dovrebbe bastare. Notate le virgolette? Per la mentalità "mediterranea" sono essenziali. Mi spiego meglio, o almeno spero.
Io la vedo così: il Manager si preoccupa di procurare i mezzi, il Santo di spendere. Il Manager agisce egoisticamente, il Santo agisce (anche) in modo altruistico.
Noi siamo per metà Manager e per metà Santi. Lasciamo che la prima metà agisca in autonomia, la seconda avrà più risorse da investire nel "bene".
E' il Manager che arricchisce la società, è dunque l' egoismo che ha questa funzione. Tra Etica ed Economia, prevale quest' ultima, almeno nella fase "produttiva".
Qualcuno potrebbe sobbalzare. Com' è possibile ottenere una felicità generalizzata grazie all' egoismo individuale? Com' è possibile che il vizio privato sfoci nella virtù pubblica?
Ok, anch' io a suo tempo lessi l' aurea favoletta.
Ok, la lezione è vecchia e la conosco bene: "non è certo per la generosità del pizzaiolo che vengo rifornito di ottime pizze a basso prezzo"; ma posso generalizzare questo messaggio?
La mia risposta è "sì". Un timido "sì", intendiamoci, magari pronunciato a fior di labbra e sottovoce, ma pur sempre un "sì".
Qualcuno fa resistenza e pensa soprattutto alle mitiche "Regole". Ma anche per loro in fondo vale quanto detto per il "pizzaiolo": la loro "bontà" non dipende dalla generosità del regolatore, e quindi tale generosità è superflua.
Preoccupa l' "applicazione" delle regole? Ma è solo un servizio per cui continua a valere la "logica del pizzaiolo".
Detto questo, cio' non significa che ogni disguido sia scongiurato: innanzitutto l' egoista puo' sempre sbagliare i propri conti, non siamo infallibili e il mondo è incasinato. Se l' egoista non fosse ragionevole, staremmo freschi. E' la "ragione" la miglior compagna dell' "egoismo": lo cura e lo trasforma in una virtù sociale.
Ma non è finita: molti egoisti potrebbero essere allettati da comportamenti contingenti anti-sociali, non fatico ad accettare questa possibilità, anzi, la constato tutti i giorni.
Niente paura: la gran massa degli egoismi si coalizzerà per prevenire e neutralizzare questo attacco, conviene! E magari, nel bel fervorino che segue, non mancherà un illusorio appello all' "eticità".
Povera Etica, ridotta ad espediente per non "perdere tempo"! A "specchietto per le allodole". Lo ammetto, non è questa una funzione molto nobile. Sono comunque sicuro che il Santo non è orgoglioso e non se la prenderà quando viene a sapere che i suoi sacrifici servono a ben poco quaggiù; del resto, la sua missione è un' altra.
Per quanto mi riguarda, io credo che la "santità" esista, penso dunque che alcuni comportamenti siano "giusti" e non mi chiedo se "serva" considerarli tali, penso solo che le cose stiano così, ed ammetterlo senza tante storie mi evita la fatica intellettuale di elaborare giustificazioni cervellotiche e malferme. Certo, il rasoio di Occam ci chiede di non inventare enti inutili e per qualcuno quelle "giustificazioni" appaiono necessarie, senonchè io non sto inventando nulla!
Concludo con un paradosso che mi riguarda: quando riscontro l' esistenza del "bene" sono invaso da una certezza (vogliamo chiamarla "evidenza"?) ben più salda rispetto a quando speculo sulla scarsa utilità materiale dell' etica. E' proprio in questo secondo caso che la fede prolunga la ragione giocando un ruolo decisivo. E' fede nel fatto che l' Etica raggiungerà il suo apice proprio grazie all' Economia.
P.S. un buon libro dove continuare la riflessione preparatoria è quello in cui si confrontano rispettosamente l' economista Zingales e il gesuita Salvini.
giovedì 11 marzo 2010
Tanti nemici, tanto onore
Intendiamoci: nessun nemico, ancora più onore (forse).
Il fatto è che è meglio diffidare di chi ha un solo nemico, ovvero di colui che tende a concentrare la propria avversione.
Poichè oggi ci s' imbatte continuamente in gente con un solo nemico (di solito è basso, pelato e racconta le barzellette), mi interesserebbe speculare su cosa nasconda questa forma mentis.
Scava, scava non si trovano mostri, piuttosto un briciolo di ansietà. Non possiamo certo definirla "merce rara".
Il fatto è che è meglio diffidare di chi ha un solo nemico, ovvero di colui che tende a concentrare la propria avversione.
Poichè oggi ci s' imbatte continuamente in gente con un solo nemico (di solito è basso, pelato e racconta le barzellette), mi interesserebbe speculare su cosa nasconda questa forma mentis.
Scava, scava non si trovano mostri, piuttosto un briciolo di ansietà. Non possiamo certo definirla "merce rara".
Mal d' Amore Mal Curati
Lo sapevo che sarebbe stato difficile gestire la pratica post-Cvetaeva.
Lo sgancio da una Signorina tanto appassionata è sempre manovra complicatissima.
Me ne stavo lì, convalescente sulla flottante amaca appena smossa dalla tranquilla vibrazione che, a distanza di giorni, ancora promanava il tenero verso sillabato a fior di labbra...
...me ne stavo lì con le spire della maliarda ormai allentate e rassegnate...
...quando mi è venuta la malsana idea di accelerare il decorso del disincanto amoroso prendendo in mano uno dei più sudici cartigli che mai siano stati ospitati nella mia umile dimora. In calce recava la luciferina firma del luciferino Johnatan Swift.
Se solo avessi dato retta alla profetica Censura che con lungimiranza e buon senso lastrica le strade a noi poveri lettori spaesati!
Questa premurosa Madre del Consiglio già dal loro apparire aveva, con pertinenza, stimmatizzato la feccia lutulente di cui sopra con l' infame marchio UP (Unprintable Poems).
Ma io no. Io devo sempre sbatterci le corna di persona, altrimenti non sono contento.
Il Torbido Moralista intonacato comincia da subito a latrarmi nell' orecchio con aria volpina sottraendomi ai balsami incantatori della Russa più innamorata del mondo per poi trascinarmi al cospetto delle sue puteolenti Ninfe Stercorarie.
"La tua bella che non proietta ombra alcuna, sarà pure impegnata a girare l' Europa in puro Spirito nel tentativo di cancellarsi da ogni specchio, ma il pitale lo usa ancora, eccome se lo usa..." e nel pronunciare queste sconcertanti parole ti schiaffa l' oggetto e il rancido contenuto sotto le froge frementi d' indignazione.
E' con agguati di questo tipo che il Pestilenziale Canonico mi ha sfiancato e demoralizzato oltremisura convertendosi da Antidoto a Veleno.
La sua malvagia tempestività mi ha tormentato per giorni. Seguono crudi esempi che non voglio commentare.
Se lei nel languoroso controluce mi saluta sventolando la nivea manina il cui biancore, sempre sul punto di dissolversi, produce un effetto di fantasmagoriche gibigianne dall' arcano morse amoroso...
...allora puoi star certo che lo spregevole Satiro salterà su, bavetta e triplice mento tremante, ad illustrare con dovizia tutto l' inventario di lebbre, scabbie e psoriasi - documentate e reperite di persona negli inesplorati anfratti dell' Amato Corpo.
Dal davanzale appare lei stagliando la fluente e astratta chioma corvina, vero stendardo del sentimento disincarnato...
...e il nocivo Reverendo che non manca un colpo si precipita nell' esporre orgoglioso la nuova refurtiva proveniente direttamente dallo Spogliatoio della Signora: svariati pettini intasati di crassume, ma così aderente da impedire ogni varco.
Lei compare sul filo dell' orizzonte in una leggiadra veste che la rende trasparente fino alla sparizione...
...e lui si affretta presentandosi con l' orribile reperto trafugato chissà dove: una sozza camiciola giallognola, imbrattata da innominabili secrezioni e con le ascelle saldamente incotechite.
Lei porge il padiglione (mirabile conchiglia) al mio verbo innamorato?
E lo smagato pretonzolo mi si para tempestivamente innanzi con la sua orribile collezione di "fiori d' allume" sottovetro, disponibili in tutte le fogge.
Io lo scalcio mandandolo per le terre con tutti i suoi specchietti ingrommati di cerume. Ma la tigna di questo mangiapatate dell' Isola smeraldina è incredibilmente coriacea.
Il Gran Misogeno d' Irlanda stringe l' assedio, lo vedi girare avanti e indietro con la pettegola lente indagatrice, il catalogo del suo contanimato abisso femminile è tanto lungo quanto disgustoso: bacili immondi, bisunte berrette, poltiglia di fazzoletto, stoffe vuncie, corrotti fiati, crassi umori, fetide zaffate, sudori aciduli, rumori sconci, vapori ripugnanti, piaghe purulente...
A questo punto mi decido: addio Marina Cvetaeva, Ninfa ormai scoronata.
Finchè mi starai vicina dovrò giocoforza interpolare la tua compagnia con quella di mostruose Muse Escrementizie.
E allora Addio Marina Cvetaeva, amante precaria, abbandonami con una delle tue memorabili "smemorie".
Non eri tu che nel verso più bello riportavi l' ingiunzione di Euridice affinchè fosse liberata dal molesto Orfeo?
Addio Marina Cvetaeva, saluto te. Con te saluto quella maschera di ferro che fu la morsa del tuo corpo/carcassa e che insieme abbiamo tentato vanamente di allentare.
Spremi la tua calda lacrima mia Didone. Piangi forte come l' ultima delle sartine. Lo scaffale più alto e inaccessibile del tinello marron sarà lo scoglio dove languirai.
Ti seppellisco in cielo. Ti riconsegno alle polveri da cui venisti regalandoti quell' esilio perenne che è tanto consono alla tua natura.
E quale altra sorte pretende chi canta l' amore solo come "arco teso e disagio" oppure "randagia alleanza"?
Lascia in pace una buona volta colui che lo cerca nella forma di "matrimonio, patrimonio, decoro, indirizzo e numero civico...".
Sei donna - sii forte - sopporta!
Sopporta, tu che hai intonato l' immortale "Poema della Fine", gemma abbagliante destinata ad impreziosire ogni abbandono.
Sopporta questa bordata di addii e ferite che ti infliggo. Sopporta l' aguzzo quando trafigge la polpa.
Unico diversivo sarà per te la triviale compagnia del Lercio Canonico d' Irlanda. Hai capito bene, ho intenzione di liquidarlo per sempre appostandolo al tuo fianco. Leggetevi e neutralizzatevi.
Tutto purchè i vostri bisturi cessino di straziere le frolle carni di noi lettori. Che io possa arrugginire altrove e in santa pace la vecchia latta del mio cuore.
***
Poi magari, già che ci sono, vado a prendere un The al limone con la vecchia Zia Szymborska e mi faccio consolare un po' da lei che sa sempre cosa dire di tutto...di ruggini, di cuori, di tutto.
***
Per Fiorenza: il libro "usato" di cui parlavo nel primo post, era: "Dopo la Russia", Mondadori. Una raccolta poetica tradotta meravigliosamente dalla solita Serena Vitale (forse, senza saperlo, era proprio lei che volevo omaggiare).
In questo post invece parlo di Johnatan Swift, "Lo Spogliatoio della Signora", Einaudi. Altra raccolta di poesie, ma di tenore ben diverso!
Lo sgancio da una Signorina tanto appassionata è sempre manovra complicatissima.
Me ne stavo lì, convalescente sulla flottante amaca appena smossa dalla tranquilla vibrazione che, a distanza di giorni, ancora promanava il tenero verso sillabato a fior di labbra...
...me ne stavo lì con le spire della maliarda ormai allentate e rassegnate...
...quando mi è venuta la malsana idea di accelerare il decorso del disincanto amoroso prendendo in mano uno dei più sudici cartigli che mai siano stati ospitati nella mia umile dimora. In calce recava la luciferina firma del luciferino Johnatan Swift.
Se solo avessi dato retta alla profetica Censura che con lungimiranza e buon senso lastrica le strade a noi poveri lettori spaesati!
Questa premurosa Madre del Consiglio già dal loro apparire aveva, con pertinenza, stimmatizzato la feccia lutulente di cui sopra con l' infame marchio UP (Unprintable Poems).
Ma io no. Io devo sempre sbatterci le corna di persona, altrimenti non sono contento.
Il Torbido Moralista intonacato comincia da subito a latrarmi nell' orecchio con aria volpina sottraendomi ai balsami incantatori della Russa più innamorata del mondo per poi trascinarmi al cospetto delle sue puteolenti Ninfe Stercorarie.
"La tua bella che non proietta ombra alcuna, sarà pure impegnata a girare l' Europa in puro Spirito nel tentativo di cancellarsi da ogni specchio, ma il pitale lo usa ancora, eccome se lo usa..." e nel pronunciare queste sconcertanti parole ti schiaffa l' oggetto e il rancido contenuto sotto le froge frementi d' indignazione.
E' con agguati di questo tipo che il Pestilenziale Canonico mi ha sfiancato e demoralizzato oltremisura convertendosi da Antidoto a Veleno.
La sua malvagia tempestività mi ha tormentato per giorni. Seguono crudi esempi che non voglio commentare.
Se lei nel languoroso controluce mi saluta sventolando la nivea manina il cui biancore, sempre sul punto di dissolversi, produce un effetto di fantasmagoriche gibigianne dall' arcano morse amoroso...
...allora puoi star certo che lo spregevole Satiro salterà su, bavetta e triplice mento tremante, ad illustrare con dovizia tutto l' inventario di lebbre, scabbie e psoriasi - documentate e reperite di persona negli inesplorati anfratti dell' Amato Corpo.
Dal davanzale appare lei stagliando la fluente e astratta chioma corvina, vero stendardo del sentimento disincarnato...
...e il nocivo Reverendo che non manca un colpo si precipita nell' esporre orgoglioso la nuova refurtiva proveniente direttamente dallo Spogliatoio della Signora: svariati pettini intasati di crassume, ma così aderente da impedire ogni varco.
Lei compare sul filo dell' orizzonte in una leggiadra veste che la rende trasparente fino alla sparizione...
...e lui si affretta presentandosi con l' orribile reperto trafugato chissà dove: una sozza camiciola giallognola, imbrattata da innominabili secrezioni e con le ascelle saldamente incotechite.
Lei porge il padiglione (mirabile conchiglia) al mio verbo innamorato?
E lo smagato pretonzolo mi si para tempestivamente innanzi con la sua orribile collezione di "fiori d' allume" sottovetro, disponibili in tutte le fogge.
Io lo scalcio mandandolo per le terre con tutti i suoi specchietti ingrommati di cerume. Ma la tigna di questo mangiapatate dell' Isola smeraldina è incredibilmente coriacea.
Il Gran Misogeno d' Irlanda stringe l' assedio, lo vedi girare avanti e indietro con la pettegola lente indagatrice, il catalogo del suo contanimato abisso femminile è tanto lungo quanto disgustoso: bacili immondi, bisunte berrette, poltiglia di fazzoletto, stoffe vuncie, corrotti fiati, crassi umori, fetide zaffate, sudori aciduli, rumori sconci, vapori ripugnanti, piaghe purulente...
A questo punto mi decido: addio Marina Cvetaeva, Ninfa ormai scoronata.
Finchè mi starai vicina dovrò giocoforza interpolare la tua compagnia con quella di mostruose Muse Escrementizie.
E allora Addio Marina Cvetaeva, amante precaria, abbandonami con una delle tue memorabili "smemorie".
Non eri tu che nel verso più bello riportavi l' ingiunzione di Euridice affinchè fosse liberata dal molesto Orfeo?
Addio Marina Cvetaeva, saluto te. Con te saluto quella maschera di ferro che fu la morsa del tuo corpo/carcassa e che insieme abbiamo tentato vanamente di allentare.
Spremi la tua calda lacrima mia Didone. Piangi forte come l' ultima delle sartine. Lo scaffale più alto e inaccessibile del tinello marron sarà lo scoglio dove languirai.
Ti seppellisco in cielo. Ti riconsegno alle polveri da cui venisti regalandoti quell' esilio perenne che è tanto consono alla tua natura.
E quale altra sorte pretende chi canta l' amore solo come "arco teso e disagio" oppure "randagia alleanza"?
Lascia in pace una buona volta colui che lo cerca nella forma di "matrimonio, patrimonio, decoro, indirizzo e numero civico...".
Sei donna - sii forte - sopporta!
Sopporta, tu che hai intonato l' immortale "Poema della Fine", gemma abbagliante destinata ad impreziosire ogni abbandono.
Sopporta questa bordata di addii e ferite che ti infliggo. Sopporta l' aguzzo quando trafigge la polpa.
Unico diversivo sarà per te la triviale compagnia del Lercio Canonico d' Irlanda. Hai capito bene, ho intenzione di liquidarlo per sempre appostandolo al tuo fianco. Leggetevi e neutralizzatevi.
Tutto purchè i vostri bisturi cessino di straziere le frolle carni di noi lettori. Che io possa arrugginire altrove e in santa pace la vecchia latta del mio cuore.
***
Poi magari, già che ci sono, vado a prendere un The al limone con la vecchia Zia Szymborska e mi faccio consolare un po' da lei che sa sempre cosa dire di tutto...di ruggini, di cuori, di tutto.
***
Per Fiorenza: il libro "usato" di cui parlavo nel primo post, era: "Dopo la Russia", Mondadori. Una raccolta poetica tradotta meravigliosamente dalla solita Serena Vitale (forse, senza saperlo, era proprio lei che volevo omaggiare).
In questo post invece parlo di Johnatan Swift, "Lo Spogliatoio della Signora", Einaudi. Altra raccolta di poesie, ma di tenore ben diverso!
Early childhood education
Intervista a James Heckman.
Raccomando la sezione Early childhood education.
Riassunto: puntare sui big five nei 0-7 anni.
Traduzione a beneficio del Ministro della Pubblica Istruzione e dell' Università: concentrati sulla sostanza formativa, ovvero sugli asili. Del resto occupati nel tempo libero.
Qualcuno ha un' idea pratica di cosa significhi "puntare sulle abilità non-cognitive"?
Ipotesi: regole, motivazioni, tranquillità, concentrazione, devono essere anteposte alla capacità di risolvere problemi?
Sì, ma in concreto? Andare a letto alle 8,30 senza brontolare è più formativo di passare il terzo livello del giochetto elettronico luminescente o di fare l' ingegnere con il Lego, o di imparare presto a leggere e scrivere? Il bambino disciplinato che non si annoia facilmente (perchè sa motivarsi) ha davvero più speranze del genietto capriccioso?
Sembra incredibile ma la posizione modernista e tremendamente all' avanguardia di chi accetta un IQ rigido e in gran parte genetico, rivaluta poi taluni metodi educativi tradizionali.
Raccomando la sezione Early childhood education.
Riassunto: puntare sui big five nei 0-7 anni.
Traduzione a beneficio del Ministro della Pubblica Istruzione e dell' Università: concentrati sulla sostanza formativa, ovvero sugli asili. Del resto occupati nel tempo libero.
Qualcuno ha un' idea pratica di cosa significhi "puntare sulle abilità non-cognitive"?
Ipotesi: regole, motivazioni, tranquillità, concentrazione, devono essere anteposte alla capacità di risolvere problemi?
Sì, ma in concreto? Andare a letto alle 8,30 senza brontolare è più formativo di passare il terzo livello del giochetto elettronico luminescente o di fare l' ingegnere con il Lego, o di imparare presto a leggere e scrivere? Il bambino disciplinato che non si annoia facilmente (perchè sa motivarsi) ha davvero più speranze del genietto capriccioso?
Sembra incredibile ma la posizione modernista e tremendamente all' avanguardia di chi accetta un IQ rigido e in gran parte genetico, rivaluta poi taluni metodi educativi tradizionali.
Donne e asili
Ah, queste donne italiche che non lavorano e non fanno fligli. Come dare loro una mano? Magari con asili e altri servizi del genere!
Tutti d' accordo?
Macchè!
Basterebbe notare come filiano e lavorano sodo fuori casa donne di paesi dove questi servizi sono praticamente assenti.
Il problema è culturale e riguarda il modo in cui la coppia ripartisce i carichi di lavoro.
"... finché le donne italiane lavoreranno in totale 80 minuti in più degli uomini (sommando il lavoro casalingo a quello retribuito) e soprattutto finché saranno loro ad essere sempre "on duty" per la famiglia anche nei momenti in cui lavorano fuori casa, esse non potranno esprimere nel lavoro retribuito la stess energia e la stessa produttività degli uomini..."
A questo punto gli autori propongono di tassare il reddito degli uomini. Ok, ma c' è ancora qualcosa che non mi quadra.
Qualora si ritenga di aver dimostrato come una certa cosa non viene fatta, non tanto perchè onerosa, ma piuttosto per ragioni "culturali", allora non ha più molto senso impegnarsi affinchè si realizzi. Almeno fino a che siamo disposti ad accettare la spiegazione più semplice, lineare ed empiricamente comprovata: quella basata sulle preferenze.
http://www.pietroichino.it/?p=238
Tutti d' accordo?
Macchè!
Basterebbe notare come filiano e lavorano sodo fuori casa donne di paesi dove questi servizi sono praticamente assenti.
Il problema è culturale e riguarda il modo in cui la coppia ripartisce i carichi di lavoro.
"... finché le donne italiane lavoreranno in totale 80 minuti in più degli uomini (sommando il lavoro casalingo a quello retribuito) e soprattutto finché saranno loro ad essere sempre "on duty" per la famiglia anche nei momenti in cui lavorano fuori casa, esse non potranno esprimere nel lavoro retribuito la stess energia e la stessa produttività degli uomini..."
A questo punto gli autori propongono di tassare il reddito degli uomini. Ok, ma c' è ancora qualcosa che non mi quadra.
Qualora si ritenga di aver dimostrato come una certa cosa non viene fatta, non tanto perchè onerosa, ma piuttosto per ragioni "culturali", allora non ha più molto senso impegnarsi affinchè si realizzi. Almeno fino a che siamo disposti ad accettare la spiegazione più semplice, lineare ed empiricamente comprovata: quella basata sulle preferenze.
http://www.pietroichino.it/?p=238
mercoledì 10 marzo 2010
Due vaccinazioni
Contro l' ateismo e la teologia dilettantesca.
Alister McGrath.
Kenneth Miller.
Francis Collins
Ve lo ricordate il "principio antropico"? Molti lo usano come novella prova cosmologica. La cosa non mi convince del tutto, ma da lì si puo' pur sempre partire.
Se pesco a caso delle carte dal mazzo posso sempre stabilire a posteriori una logica ed illudermi che la cosa sia "sorprendente" e richieda una spiegazione. Ma se pesco 10 carte realizzando una scala reale, allora la sorpresa è reale e una spiegazione s' impone.
Per molti l' universo è una scala reale. Non che ci siano grandi prove.
Certo che l' universo (così come tutti gli universi possibili) sembra rispondere ad un ordine. E' intelleggibile, è catturabile dalla logica e dalla matematica.
Ma mentre esistono mille forme di caos, mentre esiste una logica possibile.
In un certo senso il fatto che siamo di fronte ad una "scala reale" è testimoniato dai sorpendenti poteri della matematica più che dalla vita umana in sè.
Certo dobbiamo porre la Matematica come qualcosa a se stante rispetto alla materia, così come la nostra mente. Ma ci sono ottimi argomenti per farlo!
Non che l' intelligibilità dell' universo sia una realtà stabilita, ma di sicuro è l' atto di fede elementare che intraprendono gli scienziati nel momento in cui chinano la schiena sulla loro scrivania e si spremono le meningi.
Alister McGrath.
Kenneth Miller.
Francis Collins
Ve lo ricordate il "principio antropico"? Molti lo usano come novella prova cosmologica. La cosa non mi convince del tutto, ma da lì si puo' pur sempre partire.
Se pesco a caso delle carte dal mazzo posso sempre stabilire a posteriori una logica ed illudermi che la cosa sia "sorprendente" e richieda una spiegazione. Ma se pesco 10 carte realizzando una scala reale, allora la sorpresa è reale e una spiegazione s' impone.
Per molti l' universo è una scala reale. Non che ci siano grandi prove.
Certo che l' universo (così come tutti gli universi possibili) sembra rispondere ad un ordine. E' intelleggibile, è catturabile dalla logica e dalla matematica.
Ma mentre esistono mille forme di caos, mentre esiste una logica possibile.
In un certo senso il fatto che siamo di fronte ad una "scala reale" è testimoniato dai sorpendenti poteri della matematica più che dalla vita umana in sè.
Certo dobbiamo porre la Matematica come qualcosa a se stante rispetto alla materia, così come la nostra mente. Ma ci sono ottimi argomenti per farlo!
Non che l' intelligibilità dell' universo sia una realtà stabilita, ma di sicuro è l' atto di fede elementare che intraprendono gli scienziati nel momento in cui chinano la schiena sulla loro scrivania e si spremono le meningi.
Da qualche parte c' è sempre un Vasco Rossi
Leggendo le avventure stanziali del Giovane Holden ho notato che costui si esprime in perfetto italiano, perlomeno nella copia del mio libro Einaudi. Trovo la cosa inaudita visto che il caproccioso pupillo è progenie di famiglia americana doc e non si è mai avventurato al di fuori dell' asse Pensylvania-Manhattan. Se comunque devo dire... la cosa non mi disturba.
Leggendo le avventure di Renzo Tramaglino, rilevo il linguaggio insolitamente forbito di questo contadinotto lecchese in procinto di accasarsi. In verità me l' hanno fatto notare altri, poichè la cornice è talmente in armonia con il quadro da passare inosservata.
Il minuscolo protagonista del "Factum est" testoriano ansima, impetra, implora, urla, maledice, benedice, prega, guaisce e spira spappolandosi in modo che molti contestano ideologicamente.
Peccato per loro, si sono persi un pezzettino d' arte vera. Ok, in giro ce n' è tanta e recupereranno presto con il concerto di Vasco Rossi, ma resta pur sempre uno spreco.
Quella minuscola ed espressiva agitazione, nel testo si giustifica così: bisogna scuotere la futura non-madre affinchè resista alla proposta di raschiamento avanzata dal futuro non-padre. Oltretutto, il perfetto non-Padre sta perdendo la pazienza e tra un po' mi sa che mena pure.
Cederà! Cosicchè un cristo in miniatura soffocherà nel suo sangue attaccato alla placenta come l' eretico al palo prima che il fuoco gli arricci la pelle.
Chi mette l' ideologia nell' attico e l' arte in cantina, lo riconosci subito: il patetico monologo dell' inerme Presenza lo ispira al punto che non puo' trattenersi dal declamare su cellule neuronali ancora da farsi ed altre amenità varie. Il sipario deve ancora scendere ma lui ha già intrapreso il suo personale trip bioeticista.
Lo sappiamo che in fondo basta un pianeta spento e minuscolo per oscurare un sole enorme ed infuocato. Allo stesso modo nel cervello di taluni basta l' eco del giornalista lunare Massarenti per eclissare il Poeta solare Testori.
Devo ammettere che l' obiezione del Caulfield italofono ha una pregnanza e una capacità spiazzante più meritevole di approfondimento.
Mai come qui si coglie la distanza tra scienza ed arte, la dimestichezza con l' ipotesi contorta che la prima richiede e la seconda disdegna.
Sarà per questo che l' artista è chiamato a depositare il suo particolare occhio cieco/vggente sulla superficie del Reale, sarà perchè si sente chiamato all' ubbidienza verso il santo comandamento della Poetica aristotelica: "molto meglio inscenare un impossibile verosimile che un possibile inverosimile"
Leggendo le avventure di Renzo Tramaglino, rilevo il linguaggio insolitamente forbito di questo contadinotto lecchese in procinto di accasarsi. In verità me l' hanno fatto notare altri, poichè la cornice è talmente in armonia con il quadro da passare inosservata.
Il minuscolo protagonista del "Factum est" testoriano ansima, impetra, implora, urla, maledice, benedice, prega, guaisce e spira spappolandosi in modo che molti contestano ideologicamente.
Peccato per loro, si sono persi un pezzettino d' arte vera. Ok, in giro ce n' è tanta e recupereranno presto con il concerto di Vasco Rossi, ma resta pur sempre uno spreco.
Quella minuscola ed espressiva agitazione, nel testo si giustifica così: bisogna scuotere la futura non-madre affinchè resista alla proposta di raschiamento avanzata dal futuro non-padre. Oltretutto, il perfetto non-Padre sta perdendo la pazienza e tra un po' mi sa che mena pure.
Cederà! Cosicchè un cristo in miniatura soffocherà nel suo sangue attaccato alla placenta come l' eretico al palo prima che il fuoco gli arricci la pelle.
Chi mette l' ideologia nell' attico e l' arte in cantina, lo riconosci subito: il patetico monologo dell' inerme Presenza lo ispira al punto che non puo' trattenersi dal declamare su cellule neuronali ancora da farsi ed altre amenità varie. Il sipario deve ancora scendere ma lui ha già intrapreso il suo personale trip bioeticista.
Lo sappiamo che in fondo basta un pianeta spento e minuscolo per oscurare un sole enorme ed infuocato. Allo stesso modo nel cervello di taluni basta l' eco del giornalista lunare Massarenti per eclissare il Poeta solare Testori.
Devo ammettere che l' obiezione del Caulfield italofono ha una pregnanza e una capacità spiazzante più meritevole di approfondimento.
Mai come qui si coglie la distanza tra scienza ed arte, la dimestichezza con l' ipotesi contorta che la prima richiede e la seconda disdegna.
Sarà per questo che l' artista è chiamato a depositare il suo particolare occhio cieco/vggente sulla superficie del Reale, sarà perchè si sente chiamato all' ubbidienza verso il santo comandamento della Poetica aristotelica: "molto meglio inscenare un impossibile verosimile che un possibile inverosimile"
martedì 9 marzo 2010
Ridatemi le mie vacanze!
E' un' ingiustizia! Rivoglio le vacanze che mi spettano. Rivoglio i miei 15 giorni in Grecia a 500 euro.
La Grecia è un paese fallito, dovrebbe uscire dall' euro, svalutare drammaticamente la sua moneta e, dietro qualche centinaio di euro, consentirmi una lunga e beata vacanza su una delle tante perle del mediterraneo che annovera.
Non nego che qualcuno pagherebbe il fio.
I greci, per esempio. Le loro vacanze le vedo male, d' altronde i loro governi spendaccioni se li sono eletti, quindi...
Anche chi ha prestato ai greci, trema. Pazienza, faranno meglio i loro conti la prossima volta.
Suvvia, non facciamola troppo lunga, fallire non è una tragedia.
Ricapitoliamo, visto come sono andate le cose un elementare principio di giustizia mi consentirebbe di passare all' incasso.
Invece no, mi tocca sì passare alla cassa ma per pagare poichè sembra ci si orienti verso una soluzione differente: salvataggio a spese del contribuente europeo.
Ah... le tortuose vie della solidarietà. E ci credo poi che il liberal è più "intelligente": la soluzione più semplice e lineare non gli va mai bene! Occorre un bel capoccione per uscire dai labirinti dove puntualmente va a ficcarsi.
Solidarietà? Qualche politico ci crede, qualcun altro è stato perfettamente partorito dall' evoluzione per vendere quel genere di merce, e l' ultimo, più consapevole e rispettabile, fiuta l' affare e il monumento.
Chi non capisce la logica che ci sta sotto, non capisce l' 1+1 della politica: in caso di fallimento il pagatore è consapevole (e recalcitra... e non ti vota più), in caso di "salvataggio" il pagatore è un allocco con nella testa tanti bias.
Non ci credete?
Come no? Ma pensate davvero che i defraudati della meritata vacanza a prezzi stracciati organizzino vociferanti cortei? Ma quella vacanza è solo una mera possibilità che ancora non si è concretizzata e non si concretizzerà mai, un puro spettro che i nostri bias ci impediscono di vedere chiaramente. Se la possibilità di un corteo vi sembra assurda, meditatene i motivi e vi sarete risposti da soli. Avrete anche capito perchè al politico conviene sempre il sabotaggio strisciante del mercato.
Ma anche chi conosce come si fanno le sommatorie politiche di cui sopra, dati gli sviluppi, sarà in altre faccende affaccendato: sarà d' uopo infatti consigliare al Ministro Tremonti di rilassarsi e lasciar ammonticchiare un bel deficit, in caso di difficoltà basterà un fischio al neonato Fondo Monetario Europeo. Così, se i greci ci hanno fregato, noi fregheremo i tedeschi quanto prima. Tiè!
E poi, quando tutto salterà in aria, considerando che il "sabotaggio" è stato solo "strisciante" anzichè sotto l' occhio vigile dell' allocco, c' è sempre l' arma di riserva: grideremo in coro contro le ingiustizie del mercato selvaggio! Scommettete che l' allocco griderà più forte di tutti?
La Grecia è un paese fallito, dovrebbe uscire dall' euro, svalutare drammaticamente la sua moneta e, dietro qualche centinaio di euro, consentirmi una lunga e beata vacanza su una delle tante perle del mediterraneo che annovera.
Non nego che qualcuno pagherebbe il fio.
I greci, per esempio. Le loro vacanze le vedo male, d' altronde i loro governi spendaccioni se li sono eletti, quindi...
Anche chi ha prestato ai greci, trema. Pazienza, faranno meglio i loro conti la prossima volta.
Suvvia, non facciamola troppo lunga, fallire non è una tragedia.
Ricapitoliamo, visto come sono andate le cose un elementare principio di giustizia mi consentirebbe di passare all' incasso.
Invece no, mi tocca sì passare alla cassa ma per pagare poichè sembra ci si orienti verso una soluzione differente: salvataggio a spese del contribuente europeo.
Ah... le tortuose vie della solidarietà. E ci credo poi che il liberal è più "intelligente": la soluzione più semplice e lineare non gli va mai bene! Occorre un bel capoccione per uscire dai labirinti dove puntualmente va a ficcarsi.
Solidarietà? Qualche politico ci crede, qualcun altro è stato perfettamente partorito dall' evoluzione per vendere quel genere di merce, e l' ultimo, più consapevole e rispettabile, fiuta l' affare e il monumento.
Chi non capisce la logica che ci sta sotto, non capisce l' 1+1 della politica: in caso di fallimento il pagatore è consapevole (e recalcitra... e non ti vota più), in caso di "salvataggio" il pagatore è un allocco con nella testa tanti bias.
Non ci credete?
Come no? Ma pensate davvero che i defraudati della meritata vacanza a prezzi stracciati organizzino vociferanti cortei? Ma quella vacanza è solo una mera possibilità che ancora non si è concretizzata e non si concretizzerà mai, un puro spettro che i nostri bias ci impediscono di vedere chiaramente. Se la possibilità di un corteo vi sembra assurda, meditatene i motivi e vi sarete risposti da soli. Avrete anche capito perchè al politico conviene sempre il sabotaggio strisciante del mercato.
Ma anche chi conosce come si fanno le sommatorie politiche di cui sopra, dati gli sviluppi, sarà in altre faccende affaccendato: sarà d' uopo infatti consigliare al Ministro Tremonti di rilassarsi e lasciar ammonticchiare un bel deficit, in caso di difficoltà basterà un fischio al neonato Fondo Monetario Europeo. Così, se i greci ci hanno fregato, noi fregheremo i tedeschi quanto prima. Tiè!
E poi, quando tutto salterà in aria, considerando che il "sabotaggio" è stato solo "strisciante" anzichè sotto l' occhio vigile dell' allocco, c' è sempre l' arma di riserva: grideremo in coro contro le ingiustizie del mercato selvaggio! Scommettete che l' allocco griderà più forte di tutti?
lunedì 8 marzo 2010
L' ha detto la scienza
Nell' anno del Signore 2010 non c' è chi rinuncerebbe ad un avallo tanto impressionante.
A qualsiasi conclusione si giunga, si lascia ad intendere che... "l' ha detto la scienza", che la Scienza conferma. Quindi...
Invece, il più delle volte... "l' ha detto una semplice statistica".
Si accende una lampadina e subito crediamo di essere al cospetto del mitico Lume. Poi ci accorgiamo che quella lampadina ha sotto delle svelte gambine con cui se la svigna altrove. E noi ci ritroviamo al buio.
Delusione? Non poi così tanta visto che non è così immediato percepire la differenza tra Scienza e Statistica, ovvero, non si coglie che la prima pur essendo "fatta" da statistiche non puo' essere ridotta ad una statistica isolata.
Vlad: "... la teoria del Kanazawa dice che gli atei e progressisti sono più intelligenti degli altri..."
Una teoria? Una teoria scientifica? No, è solo una conclusione statistica, una semplice descrizione del reale.
"Descrivere" il reale è più semplice che "teoriazzare" sul reale, ma la conclusione di una descrizione non è una conclusione scientifica: affinchè si abbia scienza la teoria è essenziale.
Altrimenti anche la parodia di Diana e della banda-spaghetti diventerebbe seria: la pirateria e il cambiamento climatico sono fenomeni correlati! A dirlo è la Scienza!
In realtà trattasi solo di "descrizioni del reale", non di conclusioni scientifiche.
Per capirci meglio, facciamo il caso di tre "descrizioni statistiche" della realtà che ricaviamo dopo test somministrati in modo accurato ma con una loro intrinseca affidabilità limitata:
1. gli atei sono più intelligenti (affidabilità 90%);
2. pirateria e cambiamento climatico sono collegati (affidabilità 60%);
3. io ho l' AIDS (affidabilità 99%).
Anche se i test che ho usato sono accuratissimi dal punto di vista scientifico e conosco in modo scientifico il loro grado di affidabilità, la conclusione che segue non puo' ancora dirsi scientifica. Manca la teoria! Manca il modello!
Prendiamo il caso 3 tanto per capirci meglio.
Il test a cui mi sono sottoposto e che registra la mia malattia ha un' affidabilità del 99%. Inserisco questo dato in una "vera teoria scientifica", una teoria che contempla, tra le altre, anche questa ipotesi: l' 1% della popolazione è affetta dall' AIDS.
Di colpo mi accorgo che la probabilità che io abbia l' AIDS è "solo" del 9%! Questa sì è una conclusione scientifica, magari sballata (se la teoria è sballata) ma perlomeno frutto di una teoria.
Notata la leggera differenza tra 9% e 99%? Ebbene, è la differenza che rischia di sfuggire a chi confonde una "conclusione statistica" con una "conclusione scientifica".
Non scambiamo dunque la descrizione statistica (99% di affidabilità dell' affermazione "io ho l' AIDS") con la teoria sceintifica (9% di affidabilità dell' affermazione "io ho l' AIDS").
Entrambe le conclusioni sono corrette ma vanno valutate per quello che sono: una descrive cio' che osservo, l' altra teorizza complessivamente sulla realtà. Entrambe sono rilevanti e interagiscono tra loro restando pur sempre concetti ben differenziati. In altri termini, una teoria scientifica puo' subire importanti revisioni dopo alcuni rilievi statistici ma cio' non significa che la singola statistica si trasformi in "scienza".
Inutile aggiungere che se l' affermazione pastafariana ("pirateria ed effetto serra sono collegati") venisse inserita in una teoria scientifica minimamente credibile, la sua affidabilità collasserebbe praticamente a zero.
Nei modelli economici si postula l' agente razionale, eppure la psicologia sperimentale ci dice ogni giorno quanti e quali bias affliggano il povero decisore. Ma quando questi "difetti" statisticamente tanto appariscenti vengono inseriti nel modello diventano immediatamente trascurabili.
Una probabilità ci informa veramente quando viene fatta reagire con le altre e questo puo' realizzarsi solo se abbiamo una "teoria". In altri termini: quando si ha a che fare con l' incertezza solo l' impostazione bayesiana puo' dirsi razionale e quindi scientifica.
link
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link
causa e statistica
A qualsiasi conclusione si giunga, si lascia ad intendere che... "l' ha detto la scienza", che la Scienza conferma. Quindi...
Invece, il più delle volte... "l' ha detto una semplice statistica".
Si accende una lampadina e subito crediamo di essere al cospetto del mitico Lume. Poi ci accorgiamo che quella lampadina ha sotto delle svelte gambine con cui se la svigna altrove. E noi ci ritroviamo al buio.
Delusione? Non poi così tanta visto che non è così immediato percepire la differenza tra Scienza e Statistica, ovvero, non si coglie che la prima pur essendo "fatta" da statistiche non puo' essere ridotta ad una statistica isolata.
Vlad: "... la teoria del Kanazawa dice che gli atei e progressisti sono più intelligenti degli altri..."
Una teoria? Una teoria scientifica? No, è solo una conclusione statistica, una semplice descrizione del reale.
"Descrivere" il reale è più semplice che "teoriazzare" sul reale, ma la conclusione di una descrizione non è una conclusione scientifica: affinchè si abbia scienza la teoria è essenziale.
Altrimenti anche la parodia di Diana e della banda-spaghetti diventerebbe seria: la pirateria e il cambiamento climatico sono fenomeni correlati! A dirlo è la Scienza!
In realtà trattasi solo di "descrizioni del reale", non di conclusioni scientifiche.
Per capirci meglio, facciamo il caso di tre "descrizioni statistiche" della realtà che ricaviamo dopo test somministrati in modo accurato ma con una loro intrinseca affidabilità limitata:
1. gli atei sono più intelligenti (affidabilità 90%);
2. pirateria e cambiamento climatico sono collegati (affidabilità 60%);
3. io ho l' AIDS (affidabilità 99%).
Anche se i test che ho usato sono accuratissimi dal punto di vista scientifico e conosco in modo scientifico il loro grado di affidabilità, la conclusione che segue non puo' ancora dirsi scientifica. Manca la teoria! Manca il modello!
Prendiamo il caso 3 tanto per capirci meglio.
Il test a cui mi sono sottoposto e che registra la mia malattia ha un' affidabilità del 99%. Inserisco questo dato in una "vera teoria scientifica", una teoria che contempla, tra le altre, anche questa ipotesi: l' 1% della popolazione è affetta dall' AIDS.
Di colpo mi accorgo che la probabilità che io abbia l' AIDS è "solo" del 9%! Questa sì è una conclusione scientifica, magari sballata (se la teoria è sballata) ma perlomeno frutto di una teoria.
Notata la leggera differenza tra 9% e 99%? Ebbene, è la differenza che rischia di sfuggire a chi confonde una "conclusione statistica" con una "conclusione scientifica".
Non scambiamo dunque la descrizione statistica (99% di affidabilità dell' affermazione "io ho l' AIDS") con la teoria sceintifica (9% di affidabilità dell' affermazione "io ho l' AIDS").
Entrambe le conclusioni sono corrette ma vanno valutate per quello che sono: una descrive cio' che osservo, l' altra teorizza complessivamente sulla realtà. Entrambe sono rilevanti e interagiscono tra loro restando pur sempre concetti ben differenziati. In altri termini, una teoria scientifica puo' subire importanti revisioni dopo alcuni rilievi statistici ma cio' non significa che la singola statistica si trasformi in "scienza".
Inutile aggiungere che se l' affermazione pastafariana ("pirateria ed effetto serra sono collegati") venisse inserita in una teoria scientifica minimamente credibile, la sua affidabilità collasserebbe praticamente a zero.
Nei modelli economici si postula l' agente razionale, eppure la psicologia sperimentale ci dice ogni giorno quanti e quali bias affliggano il povero decisore. Ma quando questi "difetti" statisticamente tanto appariscenti vengono inseriti nel modello diventano immediatamente trascurabili.
Una probabilità ci informa veramente quando viene fatta reagire con le altre e questo puo' realizzarsi solo se abbiamo una "teoria". In altri termini: quando si ha a che fare con l' incertezza solo l' impostazione bayesiana puo' dirsi razionale e quindi scientifica.
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causa e statistica
Con nemici così!
Vi ricordate il prof. Cipolla e le sue leggi sulla stupidità umana?
Stupido è colui che con la sua dabbenaggine riesce, diversamente dal bandito comune e dal masochista, a danneggiare tutti gli attori in gioco. Non è un' impresa così facile, eppure molti "geni" ci riescono.
Per chi è allergico alla teoria parolaia, urge un trasparente caso pratico in grado d' illuminare.
A caccia del "coglione" per antonomasia, mi sono rivolto d' istinto alla conaca politica che offre un vasto assortimento, ma mai caso fu tanto preclaro quanto quello dell' esimio fu-ministro Padoa-Schioppa quando ebbe a dire: "... le tasse sono bellissime..."
Da allora per la banda-Berlusconi non fu più necessario abbassare le tasse al fine di vincere le elezioni; bastò far capire che per loro "le tasse fanno schifo" badando bene a non muovere un dito. Incamerare il voto fu un gioco da ragazzi, poichè per l' elettore medio fu quasi impossibile a quel punto indirizzarlo altrove.
Il provvedimento non si rendeva più necessario e ad andarci di mezzo fu l' intero paese: Padoa Schioppa risultò essere non un Tafazzi qualsiasi ma una vera calamità per tutti. Non nego che lui alzò il martello avendo di mira solo i propri "coglioni" - pratica comune a sinistra -, sta di fatto che con la sua uscita sconsiderata pestò bruscamente sui "coglioni" dell' intera nazione assecondando la nozione cipollesca di "stupidità umana".
L' aneddotto mi serviva in realtà per strizzare al massimo la mia analisi degli ultimi 10 anni di politica italiana.
E' con felice stupore che, scrutando dall' altra parte della barricata, ritrovo molto di cio' che pensavo in una magistrale lettera aperta a Bersani inviata dal Prof. Bisin:
... qual è la vostra analisi degli ultimi 15 anni di politica in Italia? Io non l'ho sentita, o quantomeno non ho sentito nulla di coerente. Mi permetto di suggerirle io un'analisi, chiedendole di smentirla, di argomentare che ho torto. L'analisi è molto semplice, persino (volutamente) semplicistica: il centro sinistra in Italia ha sviluppato la reputazione di essere il partito delle tasse (la reputazione è peraltro ben riposta). La destra, di conseguenza, riesce ad ottenere il voto di coloro che pagano troppe tasse e di coloro che non le pagano per niente (cioé di tutti i cittadini per cui le tasse hanno un posto rilevante tra le motivazioni di voto), senza fare assolutamente nulla, semplicemente dichiarando che faranno di tutto per abbassarle. Lei dirà che voi le tasse le volete solo far pagare agli evasori. E lo dirà con quel tono poco originale, un po' triste addirittura, che aveva usato da Mentana. Come se fosse ovvio. E lo è ovvio, se non fosse che se gli evasori pagassero le tasse, e quelli che le pagano adesso continuassero a pagarle, il paese sarebbe enormemente più asfissiato di quanto già non sia. Le parlo anche da economista, mi permetta...
Vale davvero la pena di leggerla tutta.
Stupido è colui che con la sua dabbenaggine riesce, diversamente dal bandito comune e dal masochista, a danneggiare tutti gli attori in gioco. Non è un' impresa così facile, eppure molti "geni" ci riescono.
Per chi è allergico alla teoria parolaia, urge un trasparente caso pratico in grado d' illuminare.
A caccia del "coglione" per antonomasia, mi sono rivolto d' istinto alla conaca politica che offre un vasto assortimento, ma mai caso fu tanto preclaro quanto quello dell' esimio fu-ministro Padoa-Schioppa quando ebbe a dire: "... le tasse sono bellissime..."
Da allora per la banda-Berlusconi non fu più necessario abbassare le tasse al fine di vincere le elezioni; bastò far capire che per loro "le tasse fanno schifo" badando bene a non muovere un dito. Incamerare il voto fu un gioco da ragazzi, poichè per l' elettore medio fu quasi impossibile a quel punto indirizzarlo altrove.
Il provvedimento non si rendeva più necessario e ad andarci di mezzo fu l' intero paese: Padoa Schioppa risultò essere non un Tafazzi qualsiasi ma una vera calamità per tutti. Non nego che lui alzò il martello avendo di mira solo i propri "coglioni" - pratica comune a sinistra -, sta di fatto che con la sua uscita sconsiderata pestò bruscamente sui "coglioni" dell' intera nazione assecondando la nozione cipollesca di "stupidità umana".
L' aneddotto mi serviva in realtà per strizzare al massimo la mia analisi degli ultimi 10 anni di politica italiana.
E' con felice stupore che, scrutando dall' altra parte della barricata, ritrovo molto di cio' che pensavo in una magistrale lettera aperta a Bersani inviata dal Prof. Bisin:
... qual è la vostra analisi degli ultimi 15 anni di politica in Italia? Io non l'ho sentita, o quantomeno non ho sentito nulla di coerente. Mi permetto di suggerirle io un'analisi, chiedendole di smentirla, di argomentare che ho torto. L'analisi è molto semplice, persino (volutamente) semplicistica: il centro sinistra in Italia ha sviluppato la reputazione di essere il partito delle tasse (la reputazione è peraltro ben riposta). La destra, di conseguenza, riesce ad ottenere il voto di coloro che pagano troppe tasse e di coloro che non le pagano per niente (cioé di tutti i cittadini per cui le tasse hanno un posto rilevante tra le motivazioni di voto), senza fare assolutamente nulla, semplicemente dichiarando che faranno di tutto per abbassarle. Lei dirà che voi le tasse le volete solo far pagare agli evasori. E lo dirà con quel tono poco originale, un po' triste addirittura, che aveva usato da Mentana. Come se fosse ovvio. E lo è ovvio, se non fosse che se gli evasori pagassero le tasse, e quelli che le pagano adesso continuassero a pagarle, il paese sarebbe enormemente più asfissiato di quanto già non sia. Le parlo anche da economista, mi permetta...
Vale davvero la pena di leggerla tutta.
venerdì 5 marzo 2010
La vita è bella!
La vita è dura... ma vale la pena viverla.
Anche solo la gioventù (il periodo più terribile), vale sempre la pena di essere vissuto. La gioia di certe guance arrossate vale l' angoscia della precarietà sentimentale.
C' è solo una coppia di persone che non sottoscriverebbe: l' incoerente e chi sta approntando il proprio suicidio.
Se è così allora ogni vita, per quanto travagliata, apporta un saldo positivo di felicità.
Ne tengano conto gli economisti del benessere, per aumentare la felicità su questa terra possiamo incrementare la felicità delle vite esistenti oppure - in alternativa - incrementare il numero delle vite esistenti.
La cosa sconcertante è che la seconda via è molto più semplice da perseguire della prima!
Eppure per molti è una via logica ma "ripugnante".
Per altri ancora è avventato applicare le logiche utilitaristiche alla società umana: si applichino piuttosto agli animali, in modo da nobilitare la loro condizione e avvicinarla alla nostra.
Ma così facendo le conseguenze sconcertanti anzichè lasciarci raddoppiano: qual è infatti il primo motivo per cui la popolazione di vacche è tanto numerosa in rapporto a molte altre specie animali?
Indovina un po'... ma è ovvio, sono tante perchè l' uomo è carnivoro. E' la domanda di carne che spinge il numero, e il numero, secondo la logica di cui sopra, incrementa la felicità complessiva delle vacche.
E' sensato parlare di "felicità" quando l' oggetto di discussione sono... le "vacche"? Boh, di sicuro lo è di più per un animalista, quanto dico è dunque rivolto a lui in prima istanza.
Ma torniamo a noi e al nostro sconcerto: quanti più macellai, tanta più felicità per i macellati. Il vegetariano si trasforma nel nemico giurato della felicità bovina e la sua difesa etica si presenta ora molto problematica.
N.B. per togliersi dall' impiccio, il problema filosofico da risolvere non è semplicissimo e una mano è sempre benvenuta.
Anche solo la gioventù (il periodo più terribile), vale sempre la pena di essere vissuto. La gioia di certe guance arrossate vale l' angoscia della precarietà sentimentale.
C' è solo una coppia di persone che non sottoscriverebbe: l' incoerente e chi sta approntando il proprio suicidio.
Se è così allora ogni vita, per quanto travagliata, apporta un saldo positivo di felicità.
Ne tengano conto gli economisti del benessere, per aumentare la felicità su questa terra possiamo incrementare la felicità delle vite esistenti oppure - in alternativa - incrementare il numero delle vite esistenti.
La cosa sconcertante è che la seconda via è molto più semplice da perseguire della prima!
Eppure per molti è una via logica ma "ripugnante".
Per altri ancora è avventato applicare le logiche utilitaristiche alla società umana: si applichino piuttosto agli animali, in modo da nobilitare la loro condizione e avvicinarla alla nostra.
Ma così facendo le conseguenze sconcertanti anzichè lasciarci raddoppiano: qual è infatti il primo motivo per cui la popolazione di vacche è tanto numerosa in rapporto a molte altre specie animali?
Indovina un po'... ma è ovvio, sono tante perchè l' uomo è carnivoro. E' la domanda di carne che spinge il numero, e il numero, secondo la logica di cui sopra, incrementa la felicità complessiva delle vacche.
E' sensato parlare di "felicità" quando l' oggetto di discussione sono... le "vacche"? Boh, di sicuro lo è di più per un animalista, quanto dico è dunque rivolto a lui in prima istanza.
Ma torniamo a noi e al nostro sconcerto: quanti più macellai, tanta più felicità per i macellati. Il vegetariano si trasforma nel nemico giurato della felicità bovina e la sua difesa etica si presenta ora molto problematica.
N.B. per togliersi dall' impiccio, il problema filosofico da risolvere non è semplicissimo e una mano è sempre benvenuta.
giovedì 4 marzo 2010
Al di là di ogni ragionevole Ragione
All'art. 533 codice penale: «se l'imputato risulta colpevole del reato contestatogli, il giudice pronuncia sentenza di condanna auando la colpevolezza è provata al di là di ogni ragionevole dubbio. Con la sentenza il giudice applica la pena e le eventuali misure di sicurezza»
Non così per la giustizia civile, qui per la condanna basta la "preponderante evidenza": non è, dunque, necessario raggiungere la certezza "oltre ogni ragionevole dubbio", ma è sufficiente affidarsi alla regola "più probabile che non" (insomma più del 50%).
Motivi di scetticismo verso il principio garantista sono già emersi, ora vorrei solo segnalare la sua incoerenza.
Immaginiamo una società in cui la Giustizia sia retta, tra gli altri, anche da questi tre principi.
Principio prudenziale: per il quale si accoglie il dettato del nostro art. 533 codice penale.
Principio proporzionale: la pena è proporzionale all' offesa (esempio, l' assassinio è punito con la morte).
Principio libertario: le violazioni procedurali, diversamente da quelle sostanziali, sono punite in via amministrativa (multa, ammenda...).
Non mi sembrano ipotesi particolarmente forti. Adesso faccio un caso concreto e mostro come un sistema del genere sia insostenibile.
1. Giovanni ha assistito ad una scena terribile: la sua figlioletta stuprata e uccisa da Giulio. Tra i due non è mai corso buon sangue.
2. Ora Giulio è sotto processo e Giovanni testimonia contro di lui.
3. Nel processo vengono presentate una serie di prove a carico e a discarico dell' imputato.
4. Il giudice assolve Giulio applicando il primo principio: non è possibile provare la sua colpevolezza al di là di ogni ragionevole dubbio, per quanto l' evidenza a suo carico sia "preponderante".
5. Alla lettura della sentenza Giovanni si alza, estrae una pistola e stende Giulio.
6. Giovanni viene prontamente bloccato e consegnato alla Giustizia. Anzi, si consegna lui stesso considerato che basterà pagare una multa per tornare a casina.
Eh sì, non vedo alternative, infatti...
... 1) se Giulio non è un assassino, allora lo è Giovanni e... altro che multa; 2) se invece Giulio è un efferato assassino di minorenni, allora Giovanni - pur violando le procedure - nella sostanza si è limitato a fare giustizia e non puo' essere considerato a sua volta un assassino.
Chi giudica Giovanni, vincolato dalla sentenza emessa nel processo a Giulio, dovrà necessariamente scagionarlo limitandosi, al limite, ad infliggere un' ammenda.
Da notare che neanche se giudicassimo Giovanni adottando il criterio della "preponderante evidenza" potremmo mai condannarlo per assassinio, per quanto abbia ucciso un innocente!
Questa conclusione è decisamente insoddisfacente ma segue dall' applicazione dei tre principi cardine.
A quale principio rinunciare per ricondurre tutto al buon senso? Per un libertario la scelta è obbligata, rinuncerà al primo, quello che più rompe le balle, cosicchè il principio anti-garantista della "preponderante evidenza" troverà applicazione universale in un sistema coerente di regole.
link
N.B. ai sensibili faccio notare che l' ipotesi specifica della "pena di morte" non è un fattore necessario per costruire il paradosso. Se l' ho inserita nella storiella è solo per renderla più vivida.
Non così per la giustizia civile, qui per la condanna basta la "preponderante evidenza": non è, dunque, necessario raggiungere la certezza "oltre ogni ragionevole dubbio", ma è sufficiente affidarsi alla regola "più probabile che non" (insomma più del 50%).
Motivi di scetticismo verso il principio garantista sono già emersi, ora vorrei solo segnalare la sua incoerenza.
Immaginiamo una società in cui la Giustizia sia retta, tra gli altri, anche da questi tre principi.
Principio prudenziale: per il quale si accoglie il dettato del nostro art. 533 codice penale.
Principio proporzionale: la pena è proporzionale all' offesa (esempio, l' assassinio è punito con la morte).
Principio libertario: le violazioni procedurali, diversamente da quelle sostanziali, sono punite in via amministrativa (multa, ammenda...).
Non mi sembrano ipotesi particolarmente forti. Adesso faccio un caso concreto e mostro come un sistema del genere sia insostenibile.
1. Giovanni ha assistito ad una scena terribile: la sua figlioletta stuprata e uccisa da Giulio. Tra i due non è mai corso buon sangue.
2. Ora Giulio è sotto processo e Giovanni testimonia contro di lui.
3. Nel processo vengono presentate una serie di prove a carico e a discarico dell' imputato.
4. Il giudice assolve Giulio applicando il primo principio: non è possibile provare la sua colpevolezza al di là di ogni ragionevole dubbio, per quanto l' evidenza a suo carico sia "preponderante".
5. Alla lettura della sentenza Giovanni si alza, estrae una pistola e stende Giulio.
6. Giovanni viene prontamente bloccato e consegnato alla Giustizia. Anzi, si consegna lui stesso considerato che basterà pagare una multa per tornare a casina.
Eh sì, non vedo alternative, infatti...
... 1) se Giulio non è un assassino, allora lo è Giovanni e... altro che multa; 2) se invece Giulio è un efferato assassino di minorenni, allora Giovanni - pur violando le procedure - nella sostanza si è limitato a fare giustizia e non puo' essere considerato a sua volta un assassino.
Chi giudica Giovanni, vincolato dalla sentenza emessa nel processo a Giulio, dovrà necessariamente scagionarlo limitandosi, al limite, ad infliggere un' ammenda.
Da notare che neanche se giudicassimo Giovanni adottando il criterio della "preponderante evidenza" potremmo mai condannarlo per assassinio, per quanto abbia ucciso un innocente!
Questa conclusione è decisamente insoddisfacente ma segue dall' applicazione dei tre principi cardine.
A quale principio rinunciare per ricondurre tutto al buon senso? Per un libertario la scelta è obbligata, rinuncerà al primo, quello che più rompe le balle, cosicchè il principio anti-garantista della "preponderante evidenza" troverà applicazione universale in un sistema coerente di regole.
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N.B. ai sensibili faccio notare che l' ipotesi specifica della "pena di morte" non è un fattore necessario per costruire il paradosso. Se l' ho inserita nella storiella è solo per renderla più vivida.
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