lunedì 2 marzo 2009

Risate che riportano a casa

Voglio tornare dalla mia gente, io non sono di qui
Non ho bagagli con me, voglio solo tornare a casa
Mi basterebbe rivederla quando ride
Voglio solo vedere Irene quando apre il suo sorriso
Irene, ridi! Irene, ridi! Irene, ridi!
Voglio solo rivederla far fiorire il suo sorriso

... altre worried girl di Kendra Binney...

Irene qui sventaglia una risatina che s' infila in tutti i flauti e ci riporta a casa...

Una resistenza troppo partigiana

Rimane da approfondire il ruolo antifascista nelle stragi naziste in Italia. La verità storica a volte non ricalca l' "epica" della memoria ufficiale.

Un case study paradigmatico è rappresentato dalla strage di Sant' Anna di Stazzema.

Paolo Pezzino lo affronta con una diligenza che sfiora la pignoleria. Fu strategia militare o pura abiezione di militari maledetti in preda all' odio?

A chi sostiene che in quei luoghi nemmeno era attiva una vera Resistenza, Pezzino risponde per le rime: una Resistenza operava e proprio in quel periodo aveva intensificato di parecchio la sua attività.

Se Sant' Anna non fu una rappresaglia fu comunque una mossa strategica (e criminale): bisognava far terra bruciata attorno alle bande partigiane. Una mossa di guerra ben conosciuta e prevedibile, anche perchè aveva spesso funzionato altrove.

24 ore di oggi

mercoledì 25 febbraio 2009

Appesi

Trattenere la lacrima altrui, inscenare il sorriso di una felicità estranea, corrugare una perplessità formatasi altrove, sospirare i ricordi di altre vite.... Il parallelismo delle emozioni mentre salgono come ascensori chiamati in continuazione allo stesso piano, nello stesso momento...


... che bello dipendere... ho voglia di contagiarmi, di subire, di subordinarmi, di inserirmi in una catena di reazioni chimiche innescate chissà dove. E intanto si freme di soddisfazione stando fissi in questo raro momento di stasi, appesi alla nostra seta in attesa del prossimo capriccio molecolare che faccia ripartire il gioco.

Creature senza ascelle

Nuovo Mondo. Quaggiù animali privi di ascelle, tramite la loro nerissima pupilla, rivolgono a noi criptiche domande... pur immobili, al mattino sono regolarmente spariti. Stiamo studiando l' insolito umidore che lasciano nella loro piazzola e le forme che adottano per deambulare non viste (un-due-tre-stella!)...

... la strana fauna scolpita da Chris Ryniak

Niente ascelle nemmeno nelle musiche che sentiamo risuonare senza mai avvistarle. Sono creature infide, probabilmente parassite, che nottetempo strisciano (o rimbalzano?) nelle nostre orecchie tentando d' insediarsi a tradimento. Ora ci toccano tre turni di guardia. Siamo stremati, spero tanto di tornare a casa tra i miei gatti e le mie tarantelle.

martedì 24 febbraio 2009

Porta del Paradiso

Mentre all' interno Lui Crea indefesso...

Lorenzo Ghiberti

... altri, appena fuori dalla porta, fanno ricreazione fumandosi una sigaretta... Il paradiso ad oraraio continuato fa ancora paura, meglio prendersi una pausa ogni tanto...

lunedì 23 febbraio 2009

Vanità del GPS

Ma dove ti eri cacciata?... non eri segnalata... non eri preannunciata... non eri registrata... non eri protocollata... non eri mappata... non eri prevista... non eri elencata... non eri individuata... non eri calcolata... non eri autorizzata... non eri abilitata...


L' unica stella visibile solo ad occhio nudo, e chi ci avrebbe mai fatto caso... noi, tutti indaffarati con i nostri telescopi... L' ultimo ultrasuono che sfugge ai radar per divertirsi a rimbalzare solo sulla membrana dei pochi timpani umani sfuggiti allo smantellamento digitale... Non giocarmeli più questi scherzi...

sabato 21 febbraio 2009

Il primo piacere della vita

La colazione...


E che ti credevi? Va bene, va bene... ok, ok... calma... la colazione... insieme...

venerdì 20 febbraio 2009

Prospettive vertiginose

Viene un po' il mal di mare...


... ma è l' ideale per fare a pezzi la malinconia e ripartire...

mercoledì 18 febbraio 2009

Dubbi sulla saggezza orientale

La riva del fiume... di cadaveri non ne passano...


... in compenso si alza il livello delle acque. Perchè spostare la sedia per accordarsi alla nuova risacca, perchè riequilibrare gli umori con la vendetta passiva quando ci si puo' concedere un dismentigante e fantasmagorico naugragio colorato...

martedì 17 febbraio 2009

Per un Parlamento Quadrato

di Broncobilli, 12/11/2008

"Destra" e "Sinistra". Quando i due concetti irrompono nel discorso le mie trombe di eustachio hanno contrazioni e montate di cerume che le disabilitano all' ascolto. Serve per non frustrare l' intelligenza che non ci capirebbe più niente. Il fisico deve pur difendersi in qualche modo.

Mandiamo in pensione i due nebulosi concetti fonte continua di spiacevoli equivoci; scopriamo il nostro vero orientamento politico con qualcosa che sia più semplice ed intelleggibile, qualcosa che capisca al volo anche il casalingo di Voghera.

Si potrebbe cominciare con il World's Smallest Political Quiz. Porta via circa 20 secondi.

Le mie coordinate risultano moderatamente libertarie. Capisco e approvo!




Sogno un parlamento quadrato, basta con gli emicicli!

The not so Wild, Wild West

Ho letto il libro di Anderson e Hill e mi piacerebbe spendere due parole in merito.



Nel deprecare una certa condizione sociale o politica, chi è sprovvisto sia di nozioni che di senso della Storia, finisce puntualmente per tirare in ballo il Medioevo. "non siamo mica nel Medioevo".



Quando l' esagitato scalda la sua indignazione, quando lo vedi che comincia ad infervorarsi, io guardo il mio cronometro e comincio il conto alla rovescia: 10-9-8... Sicuramente rispolvererà quantoprima la metafora del Far West: "... io a vivere in un Far West senza regole non ci sto!".



Magari avessimo vissuto tutti un po' di più in quella fucina di buone istituzioni, di collaborazione reciproca, in quella terra madre delle più solide democrazie che fu il Far West! E' questo il messaggio che Anderson e Hill affidarono al loro classico, dono perfetto per l' esagitato di cui sopra; quello con la testa vuota di Storia e piena di B-moovie Hollywoodiani.



Chi puntualmente urla lo stereotipo al termine del conto alla rovescia, adora le Regole. Purtroppo si disinteressa invece alle buone regole e alle condizioni per la loro genesi. Spera evidentemente che quelle piovano dal cielo. E' uno strano botanico che ammira gli alberi ad alto fusto ma disconosce ogni funzione alle radici.



Ma perchè il Far West, parlo di quelle terre di frontiera con un tasso di criminalità ben al di sotto risèpetto a quello delle città dell' est, offrì l' humus ideale per consolidare istituzioni che oggi tutto il mondo considera indispensabili affinchè una civiltà possa definirsi tale?



A/H danno la loro risposta: il senso della proprietà, la pratica con le armi, lo spirito d' indipendenza e la tendenza all' auto governo crearono una forza diffusa, poco concentrata. Se le condizioni di partenza del "tutti contro tutti" sono queste, allora la contrattazione è meno costosa della guerra. L' abitudine a contrattare e la prudenza nell' aggredire sono già una buona cosa di per sè. Oltretutto le regole che emergono da una contrattazione reale di solito sono migliori di quelle dettate dal vincitore di una guerra.



Nella storia ricostruita da A/H non ci sono meriti ma solo necessità. I pionieri trovarono spesso un geniale equilibrio pacifico per convivere con gli indiani. Allorchè invece poterono avvalersi dei servigi del potente esercito federale (siamo ormai fuori dalla giurisdizione del Far West), quegli stessi uomini degli indiani fecero strage.


lunedì 16 febbraio 2009

My Heart is Yours!

Fa un po' schifo, come un serpente è viscido, si contrae e non sta fermo mai; come un neonato è informe e sempre insanguinato; stimola tutte le forme di rigetto di cui sono capaci il corpo e la mente. Eppure, quando ha voglia di migrare in altri petti sarebbe da coglioni alzare i reticolati...





... e non prendere questo dono come una resa, la battaglia continua...





Tutti i vincitori del concorso...

domenica 15 febbraio 2009

Compagno Darwin

La Teoria darwiniana tende a destra o a sinistra?



Probabilmente non ha senso collocare politicamente le teorie scientifiche.



Ma siccome è un fatto acclarato che spesso vengano dibattute anche alla luce dell' ideologia, porsi la questione potrebbe anche non essere una perdita di tempo.



In questo libro si prova a rispondere senza giungere ad una conclusione. Lasciamo perdere la Storia con le sue prolissità. L' argomentazione formale resta ambigua. Esistono infatti due argomenti che si collocano sui piatti opposti della bilancia:



  1. il darwinismo spiega l' origine dell' uomo appellandosi unicamente al caso e alle necessità materiali. E qui molti "compagni" emetteranno mugolii di assenso.




  2. il darwinismo richiede che un sistema efficiente sia gerarchicamente organizzato: i più adatti al vertice e privilegiati dalla sopravvivenza, i meno adatti sotto meglio se destinati all' estinzione. La dolorosa visione della "destra" si ritrova confermata.

La mia sensazione però è che la bilancia non resti poi così in equilibrio. Il motivo fondamentale è semplice: il primo argomento è errato.



Perchè sia corretto bisognerebbe, oltre ad essere dei darwinisti, pensare che il darwinismo spieghi tutto. Ma non è necessariamente così: quando si parla di "origine dell' uomo" le parole potrebbero ingannare. Il darwinismo non si occupa dell' Origine ma dell' evoluzione. Non si occupa nemmeno dell' uomo ma del suo corpo.



Infatti si puo' essere dei seguaci appassionati dell' evoluzionismo credendo nell' esistenza dell' "anima". Le due cose non sembrerebbero affatto in conflitto.

sabato 14 febbraio 2009

Un cuore di pietra pomice

Leggendo D. F. Wallace viene naturale la tentazione di stanare il suo genio, di cercare dove si annidi. Perchè sul fatto che un genio ci sia e sia in azione, pochi dubitano.

Dopo aver letto due racconti sento già l' esigenza di saltare a conclusioni. Il contatto minimale che ho avuto con questo autore alza enormemente il rischio di esprimermi in forma di cazzate. Fa niente, il democraticissimo web è una fogna capiente che diluisce veleni ben peggiori.



DFW è un bambino geniale che ha appena scoperto un formicaio. Io sono una formica che guarda proccupata quell' animalone enorme e curioso affaccendato con le sue lenti. Una formica che capisce subito come verrà inserita nell' equazione che le è propria e inquadrata alla perfezione senza mai correre il rischio di essere compresa.

Per esempio, DFW non dirà mai che "... le ragazze passeggiando passano davanti ad un negozio di elettrodomestici...". Non potremmo mai attribuire a lui un rigo del genere.

Dirà invece che "... di fianco alle ragazze che passeggiano arriva un negozio di elettrodomestici...". Adesso sì che riconosciamo la lente del vecchio David.

Il suo occhio è astronomico. Osserva le traettorie di una moltitudine di corpi tutti parificati tra loro e le fa descrivere dai suoi diagrammi.

Le sopracciglia dei perplessi che popolano i suoi racconti non sono "corrucciate" ma "circonflesse".

Anche qui sentiamo che il suo occhio ci scruta. Questa volta è l' occhio dell' ermeneuta quando ficca l' unghia nel nodo dei segnali da decodificare. Tutto è testo, tutto è inchiostro spremuto dalla medesima essenza che scrive una storia piena di meraviglie ma priva di colpi di scena.

La malinconia del protagonista non ha certo più peso rispetto a quella evocata dalla musica che risale su per la Avenue e ci notifica "il canto stridulo e triste delle Wolkswagen in retromarcia...". In entrambi i casi chi puo' si goda il mero dato fenomenico senza prenderne nota mentale. Non ci saranno conseguenze da inferire ma solo salti in un altrove dove qualcos' altro accadrà senza nessuna ambizione di relazionarsi con alcunchè.

Gli occhi saranno pure le finestre dell' anima, ma la cosa non desta l' attenzione di DFW, il quale si concentra piuttosto sui nasi. In particolare sui nasi in circolazione a Los Angeles a mezzogiorno, oggi, 13 giugno 1987: sono tutti cavalcati da occhiali da sole. E' una città con ippodromi singolari quella ricostruita dal fantastico Lego di DFW.

Se due personaggi chiave della storia intrattengono un colloquio decisivo, ci aspettiamo che l' autore trovi il modo di farne trapelare il contenuto prima o poi. L' osservatorio astronomico di DFW si limita invece a rilasciare il seguente bollettino: "... mentre sono lì in piedi la postura dei due va lentamente peggiorando...". Molto geniale, molto inappagante. Si passa subito a registrare eventi che accadono all' altro capo della città.

Tutti noi aprendo la Coca teniamo la lattina il più lontano possibile dal nostro corpo. Tutti. Tutti lo facciamo senza che ci colga mai l' esigenza di comunicare a chicchessia questa sana abitudine. Per formalizzare la descrizione dell' evento occorreva una delle particolareggiate cronache marziane di DFW.

C' è una traettoria che il piano cartesiano di DFW descrive in modo impeccabile: quella che disegnano i volti delle star non appena si spegne la luce del "ciack si gira". Il modo in cui quei volti ricadono nelle pieghe ormai logore dei loro sorrisi professionali. Ogni residuo di umanità è soppiantato da un elemento tellurico dominato al meglio solo dal geografo. E DFW è un insigne geografo che colloca tutto in un reticolo di latitudini e longitudini, perchè il "tutto" è sempre lo stesso pezzo di carne che prende mille forme per tornare poi a trasformarsi sempre seeguendo la medesima legge.

Non sono ornati da occhiaie quei volti stanchi, bensì da sacche di sangue scuro, si mastica gomma stimolando sulla tempia un muscolo a forma di vermetto, le ciabatte sul piede nudo fanno cic ciac imitando il rumore del sesso, la pioggia che batte sul tetto è una carne che frigge in lontananza, gli occhi dei bimbi non guardano la TV ma penetrano nel cartone animato, si controlla l' ora con minuscoli gesti che il sismografo di DFW non manca di rilevare, alle 22,30 le moquette sussurrano negli uffici delle multinazionali e in fondo ai corridoi gli ascensori aspettano muti a bocca spalancata...

Tutti noi che circoliamo tra i racconti di DFW ci riconosciamo, certo, ma abbiamo una pessima cera, regoliamo con fare stranito i nostri conti. Forse è quel pallore, ma c' è senz' altro qualcosa in più. Forse non stiamo bene, sarà quell' aria di "animali senza espressione". Forse addirittura sbrighiamo tutte le nostre faccende essendo già morti. Il mio sospetto è che lì dentro non agiamo semplicemente da morti: lì dentro siamo già crepati e ci hanno già fatto pure l' autopsia!

Ogni espressività è smascherata: basta digitalizzare i movimenti che il sismografo registra. Tutto in fondo è riducibile ad una somma di banalità numeriche. E' il continuo succedersi di banalissime onde a differenziare il Misterioso Oceano dall' insulsa pozzanghera. Se le facce degli uomini stessero ferme una buona volta, scopriremmo il loro nulla, scopriremmo la mucca che è in noi. E invece sono maschere in perenne agitazione, sono come le antenne dell' insetto che continuano a ondeggiare per sintonizzarsi anche quando tutto il corpo si è ormai bloccato in una marmorea quiete. L' onesta mucca ci guarda irrigidita nell' unica inespressività di cui dispone, la medesima che usa per fissare qualsiasi cosa. La nostra fidanzata invece ci inganna spostando di continuo i muscoli facciali da una configurazione all' altra di pura inespressività. Basta questa ginnastica per convincerci del suo amore.



Per molti il suicidio di DFW ha costituito un enigma. Letti due racconti, forse riesco a spiegarmi questa sensazione spiazzante: è difficile coniugare lo scandalo del suicidio con una vita interiore ingabbiata nelle canaline dei cristalli liquidi. La disperazione non alberga nei cuori costruiti in pietra pomice ruvida ed arida. Mi tranquillizza invece leggere il gesto estremo come provvidenziale e inevitabile ritrattazione di fatto.

L' arte della deflazione

Scusa! Ero completamente sedotto dal mio chiassoso spettacolino...

... il sito di Mark Ryden...


... per accorgermi che nel tuo silenzio scavavi molto più a fondo di me... per notare come s' arrossava l' acqua del tuo mare...



Questi due polacchi suonano uno dei silenzi più carichi che ci sia in circolazione.

venerdì 13 febbraio 2009

Anche oggi spiazzati da Lui

Brennino, qual è il tuo giocattolo preferito?


Cavolo, uno quasi deve cambiar casa per trovar posto alla pioggia di giocattolame vario multicolore, motorizzato, elettronificato, certificato... e Lui da mesi ha occhi unicamente per quello schifoso pupazzetto 80% petrolio cancerogeno, tenuto insieme da un marcissimo fil di ferro che a toccarlo prendi il tetano. Lo stesso con cui giocavo io 35 anni fa, tanto per capirsi.



Vediamo almeno se si riesce a non leccarlo in continuazione...

... a powerful statement on consumerist madness...