venerdì 18 aprile 2008

Acque senza pesci




Me ne sto lì, appostato con il mio lapis tra le dita in paziente attesa di parole illuminanti intorno alle quali tracciare il mio circoletto.

Me ne sto aquattato con l' occhio vigile sulle righe che scorrono in attesa che abbocchi un simbolo, un' epifania, un alef. Ma non abbocca nulla. Quest' acqua non è abitata da pesci, ho temperato invano la mia matitina, oggi non arpionerò alcunchè.

Scorrono quindi intonsi i racconti di Raymond Carver.

Omaggiano molta letteratura americana facendoci capire che non ci si cura troppo di noi, che non si farà "accadere" nulla per noi, a nostro uso e consumo.

Ci accorgiamo subito che siamo in ritardo o in anticipo sugli eventi: tutto è già successo, tutto deve ancora accadere. E a chi ha mancato l' appuntamento tocca essere ricevuto da Mr. Carver.

Anche gli strumenti dell' archeologo possono essere deposti, non c' è un' assenza da ricostruire, da riempire con ipotesi e congetture. Dobbiamo solo sentire l' eco di cio' che abbiamo mancato, l' evento vibra ancora tra le minutaglie insignificanti che sporcano i silenzi.

Stiamo sempre nella testa del protagonista solo per scoprire che anche lì, nel suo luogo più intimo, lui è reticente, lui è in difesa, lui non osa e non sbroglierà mai la matassa, non getterà luce.

Intanto, alimentato da questa impotenza, l' eco disarticolato del "fatto grave" che l' ha messo ko si fa assordante.

Per fortuna che ogni tanto, un isolato "evento nuovo", fresco, naturale, completamente indifferente ai drammi umani, si presenta e "accade" ripulendo molta sporcizia accumulata.

E' la scossa di terremoto di America oggi, è il colibrì che appare dietro il vetro, è la marmitta che casca e viene trascinata dall' auto fra le scintille, è il generatore che smette di funzionare dopo mesi, sono i cavalli in fuga che appaiono nella nebbia mentre pascolano nel giardino della coppia che si sta lasciando (ehi cara, vieni a vedere...).

Questo evento "accade" disancorato e privo di nessi. E' un colpo di silenzio che depura e risveglia. Al suo apparire tutte le eco esistenziali cessano di marcire, le paludi si prosciugano, le tensioni si allentano.

Ci viene voglia di ricominciare ad amare, ad abbracciare... forse siamo inciampati in un po' di speranza. Ma non caveremo mai una parola in merito da quei personaggi. Il loro mutismo carico di brusii è impaurito da tutto, è destinato ad affrontare tutto diagonalmente. Siamo lieti per loro se possono rifugiarsi e rigenerarsi in un lavoro lungo, duro e monotono come lo spaccar legna per l' inverno.

Ci voleva un mezzo cow-boy semi alcolizzato per spiegarci senza parole la bellezza di "ricominciare".

Quella prosa, spogliata dal lavorio a cui è stata sottoposta, suona come una musica da camera per piccolo organico, una musica con un tema che non si chiuderebbe mai. I finali non sono funzionali al contenuto bensì al modus operandi: quando ci si sorprende a cancellare cio' che si è appana aggiunto, allora è bene mettere il punto.

How To Win An Argument

HOW TO WIN AN ARGUMENT
by Dave Barry (?)

I argue very well. Ask any of my remaining friends. I can win an argument on any topic, against any opponent. People know this, and steer clear of me at parties. Often, as a sign of their great respect, they don't even invite me. You too can win arguments. Simply follow these rules:

· Drink Liquor.

Suppose you're at a party and some hotshot intellectual is expounding on the economy of Peru, a subject you know nothing about. If you're drinking some health-fanatic drink like grapefruit juice, you'll hang back, afraid to display your ignorance, while the hotshot enthralls your date. But if you drink several large martinis, you'll discover you have STRONG VIEWS about the Peruvian economy. You'll be a WEALTH of information. You'll argue forcefully, offering searing insights and possibly upsetting furniture. People will be impressed. Some may leave the room.

· Make things up.

Suppose, in the Peruvian economy argument, you are trying to prove Peruvians are underpaid, a position you base solely on the fact that YOU are underpaid, and you're damned if you're going to let a bunch of Peruvians be better off. DON'T say: "I think Peruvians are underpaid." Say: "The average Peruvian's salary in 1981 dollars adjusted for the revised tax base is $1,452.81 per annum, which is $836.07 before the mean gross poverty level."

NOTE: Always make up exact figures.

If an opponent asks you where you got your information, make THAT up, too. Say: "This information comes from Dr. Hovel T. Moon's study for the Buford Commission published May 9, 1982. Didn't you read it?" Say this in the same tone of voice you would use to say "You left your soiled underwear in my bath house."

· Use meaningless but weightly-sounding words and phrases.

Memorize this list:

    • Let me put it this way
    • In terms of
    • Vis-a-vis
    • Per se
    • As it were
    • Qua
    • So to speak

You should also memorize some Latin abbreviations such as "Q.E.D.," "e.g.," and "i.e." These are all short for "I speak Latin, and you do not."

Here's how to use these words and phrases. Suppose you want to say: "Peruvians would like to order appetizers more often, but they don't have enough money."

You never win arguments talking like that. But you WILL win if you say: "Let me put it this way. In terms of appetizers vis-a-vis Peruvians qua Peruvians, they would like to order them more often, so to speak, but they do not have enough money per se, as it were. Q.E.D."

Only a fool would challenge that statement.

· Use snappy and irrelevant comebacks.

You need an arsenal of all-purpose irrelevent phrases to fire back at your opponents when they make valid points. The best are:

    • You're begging the question.
    • You're being defensive.
    • Don't compare apples and oranges.
    • What are your parameters?

This last one is especially valuable. Nobody, other than mathematicians, has the vaguest idea what "parameters" means.

Here's how to use your comebacks:

You say

As Abraham Lincoln said in 1873...

Your opponent says

Lincoln died in 1865.

You say

You're begging the question.

OR

You say

Liberians, like most Asians...

Your opponent says

Liberia is in Africa.

You say

You're being defensive.

· Compare your opponent to Adolf Hitler.

This is your heavy artillery, for when your opponent is obviously right and you are spectacularly wrong. Bring Hitler up subtly. Say: "That sounds suspiciously like something Adolf Hitler might say" or "You certainly do remind me of Adolf Hitler."

So that's it: you now know how to out-argue anybody. Do not try to pull any of this on people who generally carry weapons.

Guerra tra infelici

Ormai sembra assodato, il matrimonio giova alla nostra felicità mentre i bambini la deprimono. La cosa è stata già detta altrove.

Mi sono solo dimenticato di aggiungere che per toccare le depressioni di un single senza prole occorre avere 19 figli.



p.s. posologia: evitate di sventolare statistiche del genere, specie la seconda che è una regressione lineare. Al limite accennatene in presenza di chi dà per assodate tesi diametralmente opposte.



p.s. Caplan non si arrende e corre ai ripari teorizzando sull' utilità marginale dei marmocchi:

"...Happiness research hits a lot of nerves, but the finding that kids don't make people happier may be the unkindest cut of all. As a proponent of "having more kids", I could make methodological objections, but the truth is, I do notice a lot of people who don't seem to enjoy being parents. My view, however, is that to a fair degree, these parents just aren't doing it right! Fortunately, basic economics is here to lend a helping hand.

My main observation about parental unhappiness is this: The last 10% of parenting hours causes half of all the parental unhappiness. First two hours with your kids: a joy. Second two hours: pretty good. Hours 5-8: Tolerable. Hours nine and ten: Pain. Remaining hours: Anguish. There are few better illustrations of the law of diminishing marginal utility.

Once you see this clearly, there are some obvious solutions..."

Maschi e Signore

Nell' ispirata teoria dei generi berlusconiana, al Maschio si contrappone la Signora.

Quest' ultima disdegna un po' schifata i posti di potere. Il logorio e le bassezze di quell' esercizio respingono infatti ogni vera Signora.

Tanto più che saprebbe come influire a distanza dedicandosi alla "creazione di vite" con relativo imprinting stampato nella corteccia cerebrale dei suoi futuri emissari.

La prova che un meccanismo del genere è all' opera non l' avremo mai. Però forse avremo la controprova. Basta indagare se esista o meno un senso di appagamento in chi ha dismesso i panni della Signora per diventare "donna di potere" riuscendo nei suoi intenti.

Puo' aiutare questo libro: Creating a Life: Professional Women and the Quest for Children.

La donna di successo ha meno possibilità di avere figli e questo è per lei un macigno. Spesso vive accompagnata dal rimpianto. In aggiunta si accorge che in realtà lei non ha mai fatto una scelta del genere. Questa "scoperta" acuisce il dispiacere.

Interviste e statistiche cercano di supportare (anche) questa tesi berlusconiana.

Caplan commenta e allega i link critici.

giovedì 17 aprile 2008

Ancora tre parole

Ho già dato sul tema, eppure non riesco a trattenere le ultime tre parole sul libro di Imre Kertesz e sulla sua Buchenwald. Poi mi taccio.

PRIMA PAROLA. Siamo venuti a sapere che quando un dolore s' intensifica, scioglie i suoi legami con la sgradevolezza e la repulsione per imparentarsi all' allucinazione. Ci sono momenti di vita vissuta dietro il reticolato che ricordano certe descrizioni acidule della letteratura beat.

SECONDA PAROLA. Il bambino vessato tende a considerare giuste e di buon senso le raccomandazioni del carnefice. "Legate le scarpe con le stringhe se non volete perderle", "è inutile agitarsi, mettetevi in fila indiana", "non vi conviene opporre resistenza". Scorgere il proprio carnefice in una divisa curata, vedere la sua guancia ben rasata e la sua fronte pensante, ravvisare un progetto nelle sue intenzioni, sono forme di contatto con il mondo esterno, simulacri di salubrità a cui ci si aggrappa proprio mentre è l' isolamento assurdo che ci opprime affondandoci.

TERZA PAROLA. Il bambino curioso tende l' orecchio e correda il suo resoconto riportando tra virgolette le espressioni degli adulti che stanno intorno a lui. Sono formule tipiche, sintagmi stereotipati, tratti dal linguaggio del lavoro, dai gerghi funzionali. Ed è commovente sentire da una voce inconsapevole l' eco dell' efficienza, intenerisce la preoccupazione inutile volta ad agire per il meglio in persone che noi sappiamo condannate. E' come ascoltare una madre sul letto di morte sincerarsi che la minestra sul fuoco non bruci. Ci viene un istinto di protezione per chi è "poco", ci viene un brivido estetico per la maestria con cui il "sublime" si mimetizza nel "poco". Eri tutto ed eri solo una "guardiana di minestre".

Consumista e felice

In uno dei precedenti post segnalavo come dal fatto che i beni materiali non ci garantiscano la felicità non consegua che siano inutili per raggiungerla.



Ora, visto questo nuovo studio, possiamo andare anche oltre: la ricchezza è uno degli elementi più importanti per essere felici. E così il paradosso di Easterlin riceve un altro brutto colpo.


add1 Justin Wolfers, in una serie di eleganti post, divulga i suoi risultati su freakonomics

Chi ha paura delle neuroscienze? La libertà scannerizzata (2)

L' ottimo Uomo del Monte ha fatto notare come la possibilità futura di "leggere" oggettivamente nel cervello umano potrebbe indebolire il concetto di "intenzionalità".

Questo è vero, una "naturalizzazione" dell' uomo non lascia spazio a concetti metafisici come quello di "intenzione".

Come potrebbe adeguarsi il diritto in un' evenienza di questo tipo?

Dal punto di vista dell' imputazione, la cosa non rappresenterebbe un grave problema. Come già anticipato assumerebbe sempre maggior peso il concetto di "responsabilità oggettiva".

Se Tizio danneggerà Caio, sarà tenuto a risarcirlo indipendentemente dalle sue intenzioni di danneggiarlo.

La libertà individuale non viene colpita da una simile soluzione, al limite si presentano inconvenienti relativi alla concentrazione dei rischi che per ora accantono.

Il vero problema riguarda la deterrenza delle pene. Alcuni soggetti potrebbero rispondere in maniera differente all' unica pena prevista per un certo illecito.

L' unica soluzione consiste nel differenziare le pene. Dopo aver sottoposto la popolazione ad un esame standardizzato si procederà a classificarla in individui di tipo A, B e C. Per ciascuna tipologia l' entità delle pene previste dal codice dovrebbe variare a seconda della sensibilità all' incentivo deterrente.

Inoltre, poichè sappiamo che a volte la pena ex ante è la più efficiente di quella ex-post, non si puo' escludere che si arrivi ad interdire a certi individui (esempio "A") l' accesso a certi ambienti.

Tutto cio' è abbastanza preoccupante anche in termini di pacifica convivenza. Infatti le classificazioni di cui sopra potrebbero corrispondere alle etnie. Qualcuno finirebbe per parlare di razzismo.

In conclusione, per quanto visto, il crescente successo delle neuroscienze, facendo guadagnare efficienza alle pene ex ante, potrebbe anche incidere sulle nostre libertà.


P.S. viste le obiezioni ricevute vorrei solo aggiungere che svolgo queste considerazioni escludendo una naturalizzazione completa dell' uomo. In quel caso non avrebbe a priori più senso parlare di libertà. Mi interesso solo ad un crescente peso delle neuroscienze sempre mantenendomi entro una visione relativa.

Appello al cielo

Chi lo ha proclamato e difeso con sistematicità.


Henry David Thoreau
Lev Tolstoj
Ghandi
Martin Luther King
Confucio
Mencio
Lao-Tse
monarcomachi calvinisti
Joan de la Mariana
Francisco Suarez
Tommaso d' Aquino
Johannes Althesius
John Locke
Benjamin Constant
Thomas Jefferson
Etienne de la Boetie
Guglielmo Ferrero
Gianfranco Miglio


...


Il diritto a resistere contro il potere politico è stato teorizzato da moltissimi studiosi, a cominciare dagli antichi. E' un concetto cardine che ha come sua premessa l' esistenza di un diritto naturale. Sarebbe bene sia posto al centro del programma di educazione civica affinchè la persona prevalga sul cittadino.

mercoledì 16 aprile 2008

Nascondere la Costituzione. Almeno durante l' ora di Educazione Civica.

E' doveroso che nelle scuole di un Paese civile i bambini ricevano un' infarinatura delle nozioni fondamentali su cui si regge la comunità.

Dobbiamo fare di loro dei cittadini consapevoli. E dobbiamo agire presto, quando l' argilla è ancora plasmabile.

Trovo doveroso che a loro venga spiegata l' esistenza e la funzione dell' imposta, l' architrave della convivenza civile.

Trovo anche accettabile che ci si riferisca ad un "bene pubblico" da realizzare attraverso l' esazione coercitiva di un tributo.

Noi governati siamo tenuti a pagare qualcosa ed in cambio riceveremo una compensazione in termini di beni pubblici.

In questo scambio, è d' uopo sottolinearlo, tutti facciamo un affare.

E del resto, andrebbe anche detto, non esistono vie alternative: un "bene pubblico", proprio per le sue caratteristiche, non puo' essere prodotto se non attraverso una raccolta particolare dei fondi con cui viene pagato.

Il cittadino partecipa alle scelte (rappresentanza), paga (tasse) e riceve (beni pubblici).

Il circolo di una democrazia funzionante è di questo tipo. Alzi la mano chi ha obiezioni sensate. Nessuno? Bene, procediamo.

Avete notato quanto mi prema che venga enfatizzata questa correlazione tra cio' che si dà (tasse) e cio' che si prende (beni pubblici)?

Mi preme perchè trattasi nientemeno che del famoso "scambio sociale". Siamo al cuore del "contratto sociale". Ogni contratto, va da sè, ha una partita ed una contropartita.

E' importante che questo messaggio passi nelle tenere menti dei nostri figli. e' importante che venga assimilato e rigurgitato con naturalezza ogni volta che questioni di tal fatta verranno da loro affrontate nella vite che li attende.

Per farlo passare meglio, mi raccomando, vedete d' imboscare con cura la Costituzione Italiana. Fate in modo che non circoli sui banchi, se compare di straforo, sequestratela.

La presenza in aula della Costituzione potrebbe essere ostacolo insormontabile e motivo di confusioni.

Il messaggio centrale che esponevo uscirebbe depotenziato una volta entrato in contatto con la nostra magna charta. Il discente vi fisserebbe con occhi disorientati e l' avrete definitivamente perduto.

Se proprio non potete fa sparire l' intero documento, vedete perlomeno di distogliere l' attenzione dall' articolo 53, ovvero dalla norma che stabilisce i criteri con cui attuare il prelievo fiscale. Leggendolo le nozioni centrali accennate più sopra vacillano:

"...tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributica..."

C' è il richiamo a "concorrere" (a pagare), e va bene. Ma non in ragione di cio' che si riceve bensì in ragione della nostra "capacità contributiva".

Ma allora prima abbiamo parlato a vanvera?

Ultima avvertenza: non ci si imbarchi poi nel tentativo di spiegare cosa sia la "capacità contributiva", si potrebbe scoprire che uno, finchè non crepa, possiede una sua "capacità contributiva".

Salvo poi scoprire, pensandoci meglio, che in fondo nemmeno i morti difettano di una loro "capacità contributiva".



I non sequitur di Saviano

Nel post precedente mi sono servito del mitico Saviano come epitome della mentalità anti-economica.

Mi piacerebbe illustrare un' ulteriore via attraverso cui gli antimaterialisti/anticonsumisti/antiavidi, pronunciano le loro condanne.

Innanzitutto viene posta una premessa: i beni materiali non fanno la felicità; sono le relazioni umane a costruirla con saldezza; è la nostra crescita spirituale a consolidarla.

E voglio ben vedere chi oserebbe contestare. In genere una persona già si sente migliore anche solo aderendo in via di principio a simili verità.

Seconda premessa: nei suoi uffici, nei suoi laboratori, nelle sue fabbriche, la scoetà capitalista (SC) produce, produce, produce.

bè sì,in effetti produce un casino.

Ma se produce tanto dovrà pur vendere?

Ecco allora la condizione imprescindibile che consente a SC di durare nel tempo: vendere. Se non vende i suoi beni materiali collassa. in qualche modo dovrà piazzare la mercanzia.

Se questo è vero, qual è il bene più prezioso per SC, qual è il bene che deve assolutamente procurarsi per prolungare la propria esistenza e accelerare la sua crescita? Semplice, un "uomo" ben formato, un "uomo" in grado di assorbire la produzione, un uomo che desideri ardentemente i beni prodotti. Un materialista.

Ecco allora SC impegnata nella costruzione dell' uomo materialista, dell' uomo desiderante, dell' uomo avido di beni materiali.

Affinchè SC possa durare e perpetuarsi deve inculcare valori materialistici nella popolazione, magari mettendosi all' opera sin da subito sulla coscienza malleabile dei bambini.

Saviano va oltre: il desiderio materiale generato nel modo che abbiamo visto per coltivare interessi ben specifici, finisce per produrre i mostri tipici della delinquenza e della malavita che lui riesce a descrivere con tanta vividezza. Gli eroi del crimine non sono altro che "uomini avidi" sfuggiti alle regole. Se sfuggisse alle regole un Budda non farebbe tanto danno.

Che dire? La vividezza del racconto c' è ma la logica un po' meno.

Il buco logico si produce grazie al modo equivoco con cui si maneggia un termine come "materialismo".

Attenzione.

Nel tentativo di coltivare le mie relazioni umane, invito la mia fidanzata al cinema. Ho fatto proprio bene, ci siamo parlati con parole sincere e mi sono arricchito. Oserei addirittura dire che ho sentito una felicità che ancora si prolunga qui ed ora. Eppure il cinema l' ho dovuto pagare e non c' era neanche la riduzione (maledetti). Ma non mi pento.

L' altro giorno ho buttato giù le riflessioni ispiratemi dal libro di Walcott. E' stato un bel momento, ho fatto delle scoperte che ora fanno parte della mia persona e mi inorgogliscono. Il libro veniva 32 euro, ladri!



Nel tentativo di allargare i miei orizzonti e toccare con mano vite, popoli e usanze differenti dalle mie, ho intrapreso un viaggio in giro per il mondo. Ora mi sento un uomo diverso e più adulto e appagato. Anche il mio conto in banca sembra aver cambiato aspetto.

Volete sapere quanto costa un corso Yoga completo e di qualità? Meglio che non ve lo dica. Vi invito invece ad iscrivervi e a frequentare. I benefici e la crescita interiore sono notevole e ne vale senz' altro la pena.

Insomma, ormai si sarà capito: il materialista è colui che vede un bene materiale come fine in cui si esaurire il proprio desiderio. Il non-materialista è colui che lo vede come un mezzo.

SC fa i suoi più grossi affari con il non-materialista.

Basterebbe dare un occhio alla pubblicità per accorgersene. Beni materialmente di scarsa consistenza raggiungono valori elevati per l' aura esclusiva e la promessa identitaria che offrono. Chi li desidera non è in cerca solo di beni materiali ma di quell' aurea. Se no non spendevo tutti quei soldi per una Smemoranda.

Per concludere, il ragionamento che condanna SC come produttrice di materialismo è lacunoso.

Lacune del genere si perdonano facilmente in scrittori talentuosi come Saviano, Scrittori che non sono tenuti a ragionare con rigore ma piuttosto ad intrattenerci prima di prendere sonno.

Si perdonano un po' meno quegli scienziati sociali che inciampano nel medesimo sasso. Ecco ben illustrato l' esempio di Kasser.


martedì 15 aprile 2008

ID

Diana, con le canzoncine di Bush mi hai fatto venire in mente questa lezione al MIT in cui si illustra la relatività...forse trattasi di ID



L' economia ovunque

Diana ha sganciato un siluro in testa agli econimisti.

Poco male, sono una sparuta minoranza di cui possiamo disinteressaci.

Peccato che diverse schegge rischino di raggiungere anche altri poveri innocenti.

Diciamolo chiaramente: l' attacco diventa stimolante e meritevole di reazione se il bersaglio non fossero gli economisti in senso stretto ma coloro che guardano al mondo con un cervello "da economisti". Parlo dunque di barbieri, camionisti, professori di estetica, sacerdoti, disoccupati... una folla eterogenea che adotta una certa ottica.

Un' ottica da noi poco apprezzata, al punto che qualcuno si è spinto ad affermare che i popoli nordici, rispetto a noi, "hanno un cervello naturalmente predisposto per l' economia". Il link non lo trovo, mi sia consentito di procedere oltre.

Non so se si possa azzardare tanto. Adesso però mi viene da fare un esempio un po' forte. Speriamo che nessuno si offenda.

Lo conoscete voi il mitico Saviano? Con il suo best seller di qualche anno fa ci meravigliava e c' impauriva tutti mettendo in scena lo spettacolo della malavita meridionale: avida, calcolatrice e sfruttatrice. Un mondo caricaturale e violento, deformato dalla voglia sfrenata di massimizzare i profitti. Un mondo governato da perfide "logiche capitaliste" che viveva a suo agio nella contiguità con altri e all' apparenza meno inquietanti aspetti del capitalismo ufficiale.

Il mitico Saviano, descrivendo le cose in questo modo, non sembra particolarmente vicino alla sensibilità dell' economista. Altrimenti quella che per spaventarci meglio chiamava "logica capitalista", la chiamerebbe molto più semplicemente..."logica". Al limite se proprio non resistesse alle tentazioni di aggettivare potrebbe aggiungere... "umana".

Ora, anche altri popoli hanno i loro "Saviano".

Interessante vedere i "saviano" di quei popoli etichettati come "economisti naturali".

Si chiamano, per esempio, Sudhir Venkatesh e scrivono libri come: Gang Leader for a Day: A Rogue Sociologist Takes to the Streets.

Infiltratosi nelle gang giovanili, il Saviano a stelle e strisce, scopre i meccanismi con cui la gang giovanile risponde razionalmente all' ambiente circostante. I metodi organizzativi assomigliano a quelli di una corporation e, poichè mancano praticamente tutti i mezzi della corporation, si creano delle ingegnose procedure sostitutive.

Lo stesso fa Peter Moskos nel suo: Cop in the Hood: My Year Policing Baltimore's Eastern District. Questa volta vengono indagate le dinamiche della corruzione e dello scarso rendimento di un dipartimento di polizia. Siamo di fronte a demoni e lazzaroni? No, siamo di fronte a gente che risponde in modi perfettamente spiegabili a delle sollecitazioni esistenti.

Saviano direbbe che i Gang leader e i poliziotti corrotti adottano "logiche capitaliste". Agitando ad arte queste parole potrebbe evocare fantasmi terribili a cui le menti dei non-economisti sono particolarmente sensibili. Sembra quasi pensare che un ridimensionamento del capitalismo ufficiale possa guarire le perversioni della malavita. Al delinquente verrebbe a mancare un prezioso serbatoio di idee.

Al contrario, Moskos e Venkatesh descrivono cose non troppo dissimili per concludere che sia i gang leader che i poliziotti corrotti tengono una condotta "spiegabile", ovvero ragionevole.

Con una conclusione del genere i due autori finiscono per rassicurarci, non siamo di fronte a mostri ma a persone poco distanti da noi che rispondono ad incentivi. Visto che non siamo degli "economisti naturali" potremmo dire che rispondono a tentazioni che a noi vengono risparmiate.

Non dobbiamo operarle al cervello, dobbiamo mettere in piedi un ambiente con i giusti incentivi. In altre parole: anche qui ci vuole un economista!

Attenzione, non che Saviano sia colpevolista. In fondo le colpe del delinquente non spiccano neanche nel suo reportage. Con i cattivi esempi che esibisce la società ufficiale, è difficile aspettarsi dal criminale qualcosa di diverso. Se invece saprà rinunciare ai propri egoismi e diventare buono, per lui si spianerà la strada della santità. Operazione facilitata se intorno a lui fiorisce l' esempio di una bontà diffusa. Quello che ci vuole è un esempio di generosità e magnanimità e non un ambiente che premia certi comportamenti. Premia? Non siamo mica economisti noi!

Morale: da una parte abbiamo il cantastorie moralista, dall' altra gli scienziati sociali, ovvero gli "economisti".
***
Indossando gli occhiali dell' economista vediamo subito alcune cose:
  1. gli incentivi funzionano;
  2. le persone sono mediamente ragionevoli;
  3. le persone sono mediamente egoiste;
  4. le persone hanno mediamente la medesima moralità;
  5. le persone hanno mediamente i medesimi gusti;
  6. le persone tendono, mediamente, a non variare troppo i loro gusti nel tempo;

Sulla base di queste premesse l' economista comincia a darsi ragione di cio' che osserva.

Non potrà liquidare nessun argomento tirando in ballo "i gusti", nemmeno la moralità puo' essere messa al centro delle sue spiefazioni, i comportamenti bizzarri sono banditi e così via.

Anche per questi vincoli il barbiere "economista" ha una spiegazione di buon senso.

***

Molti guardano al barbiere "economista" come ad un tipo da imitare. In effetti alcune ragioni che portano acqua al suo mulino ci sono. Il suo approccio e fuoriero di stimoli e sviluppi. magari non è quello giusto ma riesce più di altri a lanciare provocazioni che difficilmente cadono nel vuoto.

Toglieno ogni limite all' arroganza, svolgerò qualche congettura circa le motivazioni per cui l' economia ha in mano buone carte per candidarsi a disciplina intellettualmente dominante nell' ambito delle scienze.






  1. Il suo individualismo metodologico le consente una riduzione congeniale al modo di pensare dell' uomo moderno (diritti individuali...).
  2. L' economia fa eleggere i Presidenti.

  3. Il suo individualismo metodologico consente facili connessioni con l' etica.
  4. La marginalizzazione dell' etica lo preserva da posizioni fondamentaliste.
  5. Sapere mettere le mani nella cassetta degli attrezzi economici rende interessante la lettura di almeno due articoli di giornale su tre. Non ti annoi mai!
  6. L' economista immagina spesso individui con medesimi diritti e gusti non troppo dissimili. Questa visione viene avvolta facilmente in un' aurea di universalismo.
  7. Mettendo l' accento sulla razionalità dell' agente consente di privilegiare la spiegazione della realtà rispetto alla sua descrizione. Questo è un vantaggio decisivo rispetto alle scienze naturali.
  8. Postulare la razionalità dell' agente è un modo di pensare una solida base naturale che accomuna l' umanità. L' uomo moderno trae conforto da una simile petizione.

  9. Mettendo al centro l' individuo e le sue intenzioni costruisce facili agganci con filosofia e religione.

  10. L' allungamento costante dei periodi con dati a disposizione, rende meno vulnerabile l' economista all' accusa che da sempre lo smonta: quello di essere uno scienziato "senza laboratorio".

  11. La disponibilità crescente di macchine macina-numeri consente elaborazioni prima impensabili, soprattutto in tema di scenari simulati.

  12. Ci sono i dati di fatto: l' economia si è intrufolata con successo in ambito giuridico, sociologico, politico.
  13. Se le condizioni affinche possa applicarsi il ragionamento economico sono quelle di cui sopra, allora l' economia è ovunque e dove non c' è presto arriverà.

  14. L' economia ha saputo metabolizzare al meglio gli attacchi subiti dalla psicologia. Lo psicologo mette sul suo banchetto varie ipotesi cognitive, l' economista si serve a seconda delle sue intenzioni e costruisce i suoi modelli esattamente come faceva nel caso di operatori razionali. Il paradigma non è stato sconvolto. Inoltre la sostituzione dei modelli con le simulazioni (più adatte a intelligenze multiple) è stata un' innovazione degli economisti. Diversi economisti si sono guadagnati il loro Nobel per lavori nell' ambito delle scienze cognitive (penso a Herbert Simon), evidentemente non si sono limitati a ricevere passivamente approcci differenti.

  15. Gli economisti litigano un casino. Questo fa scrollare la testa agli scettici che pensano: "...questa scienza non sa cosa dirci...". Ma sull' 80% delle questioni anche Krugman o Stiglitz concordano con Mankiw o Cowen. E' che sul restante 20% si monta sempre una cagnara tale da oscurare tutto il resto.

  16. E poi c' è una motivazione che basterebbe da sola: l' economista ordina il lavoro di tutti gli altri scienziati. Non è colpa sua, è semplicemente l' oggetto dei suoi studi.

Aborto e crimini

Argomento troppo delicato per giungere ad una conclusione. E mi pareva.

La nota tesi di Levitt per cui la legalizzazione dell' aborto avrebbe un ruolo centrale nella lotta al crimine, ha i suoi oppositori.

Lott, pur riconoscendo che sul figlio non voluto si investe meno, ha anche notato che molti studi abbinavano la legalizzazione dell' aborto ad un aumento del sesso pre matrimoniale e delle nascite fuori dal matrimonio. Siccome anche i figli nati fuori dal matrimonio godono mediamente di scarsi investimenti in capitale umano si produrrebbe un effetto contrario.

Qual è l' effetto netto? Secondo i calcoli di Lott la legalizzazione dell' aborto ha aumentato il crimine. Qui il suo studio.

Postilla: Lott e Levitt... primo, sono ottimi statistici; secondo, si odiano. L' effetto combinato è devastante quanto noioso. Hanno l' ufficio a fianco nella stessa Università (Chicago). Ma condividono anche molte altre cose, soprttutto parecchi processi per diffamazione in cui occupano le sedie dell' attore e dell' accusato.

Steve Sailer compendia qui con abbondanza di link le critiche sulla qualità statistica del lavoro di Levitt.

lunedì 14 aprile 2008

Assoluti naturali

Relativisti o Assolutisti?

Voi non lo so, il vostro cervello, a quanto pare, non puo' che essere assolutista.

In realtà a me non è ben chiaro quanto il programma della grammatica generativa tocchi l' annosa querelle.

La GG si limita a dirci che ci sono criteri naturali per formare frasi corrette.

Forse è poco per un assolutista DOC.

Un assolutista DOC necessita che venga tirato in ballo un concetto come quello di "verità".

Necessita quindi che esista un metodo attraverso cui spostare correttamente la verità da una proposizione all' altra. Necessita di una logica. Sì, affianco della sintassi occorre anche di una logica.

E fin qui poco male. In fondo alcuni elementarissimi principi logici possiamo ben immaginarceli come naturali.

Ma ancora non basta. Gestire il concetto di "verità" non basta. Bisogna trovare il modo più corretto per introdurlo nel discorso.

Il polacco Tarski ha tentato di formalizzare l' introduzione del concetto di Verità nel linguaggio.

Dovrebbe esistere qualcosa che chiamiamo realtà, in più dovrebbe esistere nella realtà qualcosa che "corrisponde" ad almeno una delle proposizioni del linguaggio.

Questa cosa che chiamiamo "realtà" funzionerebbe un po' come un linguaggio di grado zero mentre il linguaggio che utilizziamo per comuncare è di frado uno. Adottando un' altra termonilogia diremmo: linguaggio oggetto e metalinguaggio.

Se di fronte alla neve bianca dico che "la neve è bianca" allora dico una cosa vera.

Ecco che la "verità" entra nel linguaggio e puo' così essere correttamente, irradiata ovunque dalle regole "naturali" della logica ed espressa correttamente dalla sintassi.

Le condizioni di Tarski non semprerebbero proibitive, e men che meno "innaturali", tutti noi le sperimentiamo, eppure si sono beccate diverse critiche: cosa intende chi dice "la neve è bianca"? Per quanto semplice, non sembra che questa espressione sia priva di ambiguità.

La neve bianca è qualcosa di difficilmente isolabile, mettersi "di fronte" alla neve bianca è impresa improba, si sbaglia sempre angolazione e si finisce che ciascuno di noi si mette "di fronte" a qualcosa di diverso.

In queste condizioni, per raggiungere il nostro scopo, dobbiamo un po' accontentarci consolandoci con i difetti degli approcci alternativi.

Volendo quindi riassumere le condizioni che l' assolutista deve far sue:

  1. Là fuori deve esistere una realtà oggettiva. Il realista garantisce di questa esistenza.
  2. La realtà deve poter essere elaborata con correttezza oggettiva. Su questo punto garantisce il logico. Le logiche sono parecchie ma a noi basta un nucleo minimo.
  3. La realtà deve poter essere espressa con una correttezza oggettiva. E' un punto che sempre più linguisti (vedi link) cominciano ad adottare.

Chi ha paura delle neuroscienze? La libertà scannerizzata

La scienza avanza... e ci guarda nel cervello con strani aggeggi.

Piacere, dolore, felicità, sofferenza presto potrebbero avere una definizione oggettiva, almeno in gran parte.

Il nostro "come stai?" cesserà di presentarsi come una domanda per trasformarsi in un' osservazione.

Il grado di felicità non lo chiederemo più all' intervistato ma lo osserveremo su uno schermo.

Un cambiamento del genere è destinato a ripercuotersi in molti ambiti. Pensiamo solo alla neuroetica. Mi domando se per gli amanti della libertà le prospettive siano più rosee o comincino invece tempi duri.

Alcuni motivi per sperare ci sono.

Uno dei concetti destinati a subire cambiamenti è quello di "violenza".

Quando un atto puo' definirsi violento e meritevole di interdizione?

Il libertario risponde prontamente che è necessario un contatto fisico. Per lui chi dà inizio ad un' aggressione fisica è censurabile. Il libertario opta per una soglia molto bassa che ha il pregio di essere facilmente individuabile.

Bisogna ammettere che la maggior parte delle persone non sopporta soglie tanto basse. Attraverso una convenzione individua perciò gli atti da considerare violenti e da proibire.

L' assunto è che esista una nozione forte di violenza, una nozione che ha senso estendere a tutti senza gravi inconvenienti.

Domani le cose potrebbero cambiare. La retorica della violenza universale potrebbe indebolirsi.

Poniamo il caso che una macchina sia in grado di stabilire oggettivamente il nostro dolore.

Alla convenzione sociale resterà il compito residuo di fissare una soglia oltre la quale si sconfina nella "violenza".

Ed eccoci armoniosamente approdati ad una versione personalizzata di "violenza". Esempio: taluni atti esercitati contro di me saranno considerati violenti, tu invece sarai tenuto a sopportarli.

Passare da un concetto universalistico di violenza ad un concetto pluralistico consente di valorizzare meglio quel particolare bene che è il "confine", la "barriera".

Meglio isolati dietro opportune barriere, individui simili potranno coltivare fruttuosamente la loro felicità preservando il prossimo.

Un concetto pluralista della violenza costruisce ragioni sempre più forti per frazionare la comunità. In fondo è l' ideale libertario.

Rendere più evidenti le nostre diversità esalterà l' esigenza di differenziarci e di veder garantito questo diritto.

Esistono poi problematiche più complesse: posso soffrire anche solo perchè esisti e fai certe cose, posso soffrire d' invidia, poichè le soglie di sensibilità sono variabili, posso voler sottopormi a variazioni...

sabato 12 aprile 2008

Addio al vecchio leone

Ah, che dispiacere ridursi a linkare il pezzo più breve dell' intero disco.

Significa che qualcosa non va, che nei vecchi leoni il ruggito non annuncia più la strage.

Ah, che tristezza quando in una formazione di superstars, l' unico assolo che attendi con ansia è quello del pivellino. Un pivellino di cui non ricordi neanche il nome e devi rileggerlo... ma chi è questo Orphy Robinson? Niente male però.

Eppure le altre cariatidi fanno il loro. Hopper e Hayward spianano bene la strada ad un improvvisazione che non decolla, che procede beccheggiando. Tutti guardiamo un po' infastiditi chi dovrebbe accendere i motori.

Ma a te, caro Lol, serve ancora decollare? No. In fondo fai bene, fai bene a suonare sempre la stessa cosa, siamo stanchi dei nostri corpaccioni ma non li scambieremo mai per niente al mondo. Ti hanno detto di venire allo studio, ti hanno convocato...forse, mentre soffiavi, nemmeno sapevi con precisione di suonare nei Clear Frame.

Ecco l' unico breve guizzo con cui mi sento di occupare preziosa memoria.

Piccola dichiarazione di voto in attesa di ratifica

Sto pensando a un disgiunto: pdl/lega al senato; pd alla camera.

Il senato significa governo e, in fondo, non me la sento ancora di tradire le mie radici e le mie vecchie speranze. Ma alla camera questa volta PD: 1) per premiare il Veltroni che con coraggio si è scrollato di dosso gli impresentabili e 2) per avvisare la mia compagine nella speranza che frenino le degenerazioni anti liberali ormai all' ordine del giorno nel centro destra.


Però devo ancora sentire la mamma.

Scavalcando il cancello di Baldini

Siamo cacciatori di mummie e l' istinto necrofilo che ci spinge inevitabilmente verso questi cultori di lingue morte, verso questi dominatori del certame vaticano. Scavalchiamo i loro arrugginiti cancelli, irrompiamo nel sepolcro dei loro studioli per auscultare il lentissimo bioritmo agonico che ci incanta.

Sul far della sera si esce insieme nella campagna vicentina dove le sonorità più tranquille coabitano con quelle più noise...

"...dove incrociano i cervi volanti..."...e nella macchia s' infrasca oscura l' ombra di una grand' ala..."

Tra questi bei "niente", colombe annunciano lo smorire del conflitto vitale...

"...e il ferro dell' arma si fa sempre più freddo tra le dita..."

Il ricordo si agita remoto ed è preservato dalla "...brina di fredde lune...".

Laddove senti che anche solo questi appena accennati atti cognitivi "...infangano di passi nevi incontaminate...".


Poi, con un guizzo di saturnini nervi, il Poeta torna all' attualità pronunciandosi nientemeno che sulla globalizzazione:
"...adesso il mondo non è remoto
sta tutto addosso a noi,
tutto pigiato nelle
stanze sgomente delle nostre case..."
vaghiamo in cerca d' ispirazione...

"...stoltamente pensando che una grazia celeste mi rimanga impigliata tra le dita..."

ma scatta un soprassalto di vigliaccherie...
"...e risprofondo nel mio cieco letargo, dentro un nero
inerte che cancella i sogni e le parole..."
come sono lontani le estati con i loro gesti d' altri tempi...

"...facendomi solecchio contro il barbaglio..."

ora resta solo la fatica e l' inseguimento trafelato di una parola misurata...

"...come il cane da caccia sull' usta della lepre che si snerva..."

neanche l' appoggio della donna, della...

"...mia proterva e dolcissima Virago..."

mentre si assaggiano tutte le sfumatore della precarietà...

"sì. anch' io sono stato nel mio secolo
una gracile lanternina appesa a un picciolo del tempo che mi nutriva ed era
il mio nodo scorsoio..."
ingannati da una psichedelia fatta in casa...
"...come quando si abbassano le palpebre
e ancora dentro agli occhi
in effimere spire brulicano i fosfeni..."
con i corpi a scrivere sul palinsesto del giorno...

"...il segno di un sorriso tra ombre catafratte..."

con l' invocazione alla madre viva da sempre trapassata...
"...forse mi osservi trepidante... come
questo tenero infante cominciava a tentare
i primi passi
correndo barcollando verso di te
finchè cadevo nel tuo grembo
madre, come allora anche adesso all' adulto che arriva
le braccia apri..."
raggomitolati attorno ad un ricordo, per toglierli l' aria e appassire con lui
"...il tempo filando una bava sottile
ha avvolto nel suo bozzolo il bambino di ieri.
Là tu sopravvivi come una crisalide della memoria..."
s' interrogano i suicidi per saperne di più...

"...che sgomento ha fiaccato il tuo cuore, tu che eri così lieto e protervo?..."

ma in fondo confidiamo nell' atteso soprassalto...

"...ma tu non rassegnarti, batticuore, all' angusta gabbia delle mie costole..."

piccoli segnali di soccorso lanciati dalla campagna vicentina...

"...il merlo alza il suo introibo...un angelo si apparta satollo di bontà...in cerca di felicità ci è bastato sognarla per coglierla...rincasiamo sotto un carico di enormi e rimandati paradisi..."

ci specchiamo nel codirosso...

"...nel suo nervoso zig zag da camino a camino, povera bestia incalzata da segnali..."

questa giornata è..."un libro che spinge gli occhi..." ora siamo stanchi...

un ultimo palpito amoroso rende incantevole persino la "...vasta pianura di autostrade..."

"...rotola un tuono sul tetto...andiamo a mangiare...".

Concentrati sul dolore

Grande pezzo di Cash. E qui c' è pure la traduzione di Diana.