LE DUE CULTURE
Scanzi sostiene che la destra non apporti alcun contributo alla CULTURA, mentre chi studia la politica afferma che la destra è interamente centrata sulla CULTURA. In un certo senso, hanno entrambi ragione, ma è necessario chiarire cosa intendiamo per CULTURA.
La mia definizione preferita: "è cultura ogni scelta corretta compiuta per le ragioni sbagliate". Se in una comunità si pensa troppo, quella comunità si sta de-culturalizzando. Spiego con un esempio: chi affronta il dilemma del prigioniero giustificando le proprie scelte in base alla natura (egoismo) e alla cognizione (razionalità) finisce per uscirne sconfitto. Chi invece sceglie guidato dalla cultura (cooperazione) vince. In altre parole: la cultura è COORDINAMENTO, e il coordinamento richiede un parziale sacrificio sia della nostra natura sia della nostra razionalità. Un altro esempio di regola culturale: "tenere la destra quando si guida". Non esiste alcuna motivazione razionale o naturale per "tenere la destra" alla guida, eppure la norma giova a tutti e ciascuno di noi disapprova chi non vi si conforma. Per rendere vincolante una norma priva di fondamenti razionali o naturali, si ricorre a strumenti che prescindono da natura e ragione: la religione, la tradizione, le consuetudini, i costumi… tutte cose che la destra ADORA. Da ciò si comprende bene la tesi dei politologi. Ultimo esempio: avete mai frequentato una curva dello stadio?: essere i primi a scagliarsi contro i tifosi avversari è da scemi poiché il rischio calcolato razionalmente e l'istinto di autoconservazione ce lo sconsigliano, ma ecco allora che emerge un valore CULTURLE come il coraggio che, quando si diffonde con successo, alza la reputazione della curva rendendola particolarmente temuta e rispettata.
E Scanzi? Cosa c’entra tutto questo con chi scrive libri, dipinge quadri o recita in un film d’autore? Indubbiamente, anche quella è CULTURA, ma sembra trattarsi di qualcosa di diverso e di indefinibile.
Mi limito a formulare un’ipotesi che non mi convince del tutto: la "cultura come coordinamento" conferisce prestigio a chi contribuisce a rafforzarla, sacrificando ego e razionalità; per questo si può affermare che uno degli effetti collaterali della cultura sia la formazione delle gerarchie sociali. D’altro canto, anche l’intellettuale percepisce gran parte del suo “stipendio” in natura, sotto forma di una posizione prestigiosa nella gerarchia sociale.