venerdì 14 febbraio 2014
Hooligan
giovedì 13 febbraio 2014
Storia del fisco italiano (e dell' evasione)
Storia del fisco italico: evasione sempre in calo e tasse sempre più su.
Double income
POST Una teoria dei bamboccioni
Un ragionamento e non un' indole.
mercoledì 12 febbraio 2014
Contraccezione e figli illegittimi
lunedì 10 febbraio 2014
La dottrina sociale della Chiesa.
venerdì 7 febbraio 2014
Diritti dei gay
La battaglia per i diritti gay è una battaglia per i diritti gay un modo per colpire la Chiesa?
Forse la due.
Guarda alle priorità e confronta due battaglia: quella pro "diritti gay" e quella contro la "coscrizione obbligatoria".
In cosa si risolve poi il diritto al matrimonio gay? Stringi stringi solo alle adozioni, tutti gli altri problemi hanno soluzioni migliori.
Bandire il lavoro minorile aumenta il lavoro minorile
Storia della Svezia
mercoledì 5 febbraio 2014
martedì 4 febbraio 2014
Come far pagare le tasse
Mengele trova la cura per il cancro
lunedì 3 febbraio 2014
Charter
La mia filosofia
Non ho mai studiato la filosofia a scuola, cosicché conosco poco la storia e gli eroi di questa disciplina. In un caso come il mio l’ approccio più semplice consiste nell’ affidarsi alla narrativa anglosassone (o “analitica”) che insiste su specifici problemi di facile descrizione, e di accantonare la narrativa continentale più concentrata sui singoli autori (e quindi sulla storia e sugli eroi). In termini provocatori: Platone con i suoi codicilli interessa agli “analitici” quanto Democrito puo’ interessare ai fisici contemporanei, praticamente una lettura da spiaggia, al limite. E questo, come è facile capire, risulta rassicurante per un ragiunat.
Fatta questa premessa si capirà perché l’ esposizione che segue consiste in un semplice elenco dei problemi sul tappeto seguito dalla soluzione che prediligo.
Ci tengo solo a precisare che non si tratta della “mia” soluzione ma della soluzione che ho comprato girando per le bancarelle dei migliori filosofi contemporanei in circolazione. I principi guida di questo shopping sono presto detti: semplicità e buon senso. In genere ci sono sempre soluzioni verso cui il buon senso è attratto; ebbene, le abbandono solo di fronte a critiche devastanti. Naturalmente mi riservo di cambiare idea in qualsiasi momento.
Ancora una cosa prima di partire: per questioni di economia molti dei “problemi” e delle “formule” a cui faccio riferimento non sono specificati a dovere ma chi è interessato basta che visiti in rete Wikipedia per avere una delucidazione sommaria oppure la SEP (Stanford Encyclopedia of Philosophy) per avere una panoramica più completa.
***
Esiste la conoscenza a priori? Direi di sì. Si possono fare molti esempi, mi limito ad uno: la logica. Noi conosciamo le leggi fondamentali della logica senza sentire l’ esigenza di una conferma empirica. Se dico che Giovanni è più alto di Paolo che è più alto di Nicola, so (a priori) che Giovanni è più alto di Nicola e per saperlo non mi occorre verificarlo empiricamente metro alla mano. Ebbene, di fronte a tanta evidenza del fatto che la conoscenza a priori è possibile, il compito di provare il contrario è piuttosto gravoso, e non mi risulta sia mai stato adempiuto in modo convincente.
Astrazioni: platonismo o nominalismo? Esistono gli universali? Esempio: sappiamo che esistono i gatti bianchi, che esistono i cavalli bianchi... ma esiste la "bianchezza"? Ha senso parlarne come di qualcosa in sé? I nominalisti negano tale esistenza, i realisti immanenti la ammettono ma non “in sè” (essenza) bensì legata indissolubilmente ai “particolari”. I platonisti invece sostengono che gli universali esistono e sono autonomi. La posizione nominalista mi sembra assurda mentre quella “immanentista” più vicina al senso comune. Il platonismo è una posizione spesso non necessaria. Perché spingersi dunque a tanto? Il realismo degli universali, però, è accettabile, innanzitutto perché un certo platonismo (temperato) facilita la grammatica delle dimostrazioni. Faccio un esempio: 1) il giallo è un colore, 2) l' affermazione precedente è vera, quindi 3) il giallo esiste. Semplice no? Ma è facile dimostrare anche la falsità del nominalismo (l' idea per cui “giallo” è solo una comoda parola di cui ci serviamo per indicare certi fenomeni): 1) il giallo è un colore e i limoni lo posseggono 2) non esistono parole che sono colori e che sono possedute dai limoni, quindi 3) giallo non è solo una parola. Facile no? Perché allora cercarsi rogne? Direi che oggi il nominalista rinuncia a queste comodità servite sul vassoio d’ argento solo perché ha dei secondi fini, per esempio è un empirista radicale e certe forme di platonismo gli romperebbero le uova nel paniere. La filosofia moderna, con Putnam e Kripke, recupera un certo essenzialismo che sembrava morto e sepolto. Bene.
La metafisica ha ancora un senso? L’ opzione per il realismo immanentista non implica comunque rinuncia alla trascendenza. Un realista immanentista, per esempio, puo’ essere anche un dualista sostanzialista (vedi sotto), ovvero credere che l’ identità delle persone risieda nell’ anima, cioè in un’ entità trascendentale, ovvero in una sostanza soprannaturale concepibile separatamente dal corpo fisico.
E’ possibile distinguere tra giudizi analitici e giudizi sintetici? Chiunque è in grado di fornire esempi di giudizi analitici (“il quadrato ha 4 lati”, “il gatto miao è un gatto”, eccetera) così come chiunque è in grado di fornire esempi di giudizi sintetici (il quadrato è blu”, “il gatto miao è feroce” eccetera). E’ forse un caso se possiamo farlo in tanti senza il minimo disaccordo? No, è semplicemente la prova che la distinzione tra giudizi analitici e giudizi sintetici è evidente a tutti e chi la nega deve provare la negazione con altrettanta evidenza. L’ empirismo radicale si trova nella condizione di negarla – e lo ha anche fatto in modo geniale (Quine) – ma questo è un punto debole di quella filosofia, non un punto di forza.
La giustificazione epistemica è di tipo “internalista”? Sì perché la conoscenza si fonda sul senso comune che è una facoltà dell’ uomo, ovvero una facoltà “interiore” attraverso la quale abbiamo un accesso diretto alla realtà esterna grazie all’ intuizione e al tribunale dell’ introspezione. Se parlassi solo della realtà esteriore (esternalismo), come fa il naturalismo, senza specificare nulla sull’ affidabilità di intuizione e/o introspezione, la teoria epistemica sarebbe incompleta e sempre in balia di uno scetticismo “à la” Hume. Questa posizione fondata sul principio di conservazione delle apparenze (“se mi sembra “F”, allora è “F”) supera poi il cosiddetto Gettier problem, la bestia nera degli “internalisti”, poiché non “prova” ma si limita a trasferire l’ “onere della prova” su chi contesta le apparenze. Un argomento “giuridico” che viene buono anche per questioni filosofiche.
Fenomeni o oggetti? Esiste una distinzione importante tra oggetti e fenomeni. L' oggetto ha una sua fisicità e le sue proprietà possono essere ben rese attraverso descrizioni fisiche. Il fenomeno invece è un evento inestricabilmente legato alla coscienza umana e non puo' quindi essere penetrato a prescindere dalla coscienza stessa. Per esempio, il suono è da molti ritenuto un fenomeno poiché il sordo non puo' comprenderlo appieno, non puo' capire di cosa si parla quando parliamo di suoni, per quanto comprenda perfettamente il resoconto oggettivo che descrive i suoni in termini di vibrazioni frequenziali di un oggetto. Ebbene, chi considera questa interpretazione dei suoni come la più appropriata, e io sono tra costoro, considera i suoni dei fenomeni piuttosto che degli oggetti o delle proprietà di un oggetto.
Atteggiamento verso il mondo esterno? Scarterei sia l’ ipotesi idealista che quella scettica attestandomi su posizioni realiste. Quel che ho detto finora già basterebbe per far capire come questa scelta sia dovuta.
La conoscenza deve essere fondata? Una conoscenza è fondata se dedotta o auto-evidente. Secondo la tradizione empirista una conoscenza è auto-evidente se appartiene alla logica fondamentale o alla matematica fondamentale o ai sensi. Secondo l’ epistemologia riformata e l’ intuizionismo, però, esistono molte altre conoscenze auto-evidenti: la causa, la mente, la realtà del mondo esterno, i principi morali fondamentali… e anche Dio. Insomma, è il senso comune (l’ intuizione) a costituire il fondamento.
Libero arbitrio? Scarto sia il negazionismo che il compatibilismo per dirmi favorevole al libero arbitrio. Almeno un pochino noi siamo liberi di scegliere, me lo sento! E’ una delle questioni spesso affrontate nel blog e quindi mi astengo dal menare ulteriormente il torrone.
Dio? Se non si è capito mi dichiaro teista, da un punto di vista filosofico. Ma anche qui vale quanto detto sopra. Ad ogni modo rinvio al post “La mia fede”.
E quanto al relativismo? Non posso certo dichiararmi tale anche se certe varianti “contestualiste” hanno il loro fascino. Credo comunque che esistono delle verità fisse verso cui noi siamo in cammino, magari non le raggiungeremo mai su questa terra ma possiamo avvicinarle e vale la pena crederci e procedere.
Razionalismo o pragmatismo empirista? Penso che la conoscenza parta dalle nostre intuizioni per poi svilupparsi razionalmente, la verifica delle tesi è possibile solo in alcuni ambiti del sapere, dove del resto è doverosa. Chiamerei tutto cio’ “razionalismo intuizionista”. Ad ogni modo rinvio al post “la mia ragione”.
Esiste una legge di natura? Penso di sì e penso che la scienza sia in cammino per scoprirne alcune. In questo senso rigetto lo scetticismo humeniano e la necessità di ricorrere a “finzioni utili”: c’ è qualcosa di più di semplici correlazioni, ci sono vere e proprie cause. Così come rifiuto la soluzione kantiana per aggirare questo scetticismo, ovvero un idealismo che ancori al soggetto e solo al soggetto la verità delle nostre credenze.
I fatti e i valori sono sempre separati? E’ possibile passare dall’ “essere” al “dover essere” (is/ought problem)? A me sembra decisamente difficile, i tentativi fatti per superare la cosiddetta fallacia naturalistica sono deboli. C’ è chi osserva: “il comunismo conduce regolarmente a schiavitù e miseria, quindi il comunismo è male”. Ma in un sillogismo del genere manca una premessa: “schiavitù e miseria sono male”. In altri termini, non puo’ esistere una conclusione valoriale se manca una premessa valoriale. Il problema is/ought è agevolmente superato dall’ etica intuizionista (vedi il post “la mia etica”).
L’ origine delle credenze: internalismo o esternalismo? Un individualista non puo’ che essere “internalista”: le credenze originano nell' individuo (che ne è dunque responsabile) prima ancora che dall’ ambiente. Del resto un dualista sostiene agevolmente questa posizione, che imbarazza invece il fisicalista monista. E’ infatti facile immaginare che due gemelli fisicamente uguali abbiano credenze diverse se posti in ambienti anche solo leggermente diversi. L’ olismo dei contenuti mentali (come del resto l’ olismo dei significati) sembra il destino dei fisicalisti.
L’ unica logica valida è quella classica? Non direi, l’ esempio delle scienze parla chiaro: l’ interpretazione standard della fisica delle particelle, per esempio, non sarebbe possibile se avessimo a disposizione solo la logica standard. Così come senza la logica delle relazioni sarebbe difficile dar conto del divenire e senza la logica modale (che interpreta l’ “esistenza reale” come un predicato) dar conto dell’ esistenza di Dio e di mille altri fenomeni che tutti noi crediamo reali. Tuttavia è pur vero che buona parte della logica classica contenga verità a priori. Diciamo allora che esiste un “cuore” logico invariabile e che non ricomprende tutta la logica classica.
Teoria del significato. La teoria descrittiva di Frege (teoria internalista) resta un caposaldo poiché distinguendo tra senso e riferimento consente poi di distinguere tra giudizi analitici e giudizi sintetici. Gli “esternalisti” seguendo Putnam e Kripke hanno elaborato teorie del significato differenti (“teoria del battesimo”) ma gli inconvenienti che segnalano possono essere aggirati con qualche ritocco.
E sul naturalismo? Da teista posso solo dire che…
E sul problema mente/corpo? Mi ritengo un dualista: il “mentale” è chiaramente qualcosa di diverso dal “materiale” e i tentativi di ricondurre il mentale al fisico mi sembrano fallimentari. Il mentale (anima) è essenziale per risolvere il problema dell’ identità: il caso del “brain split” ci dice che in condizioni di continuità fisica si realizza una discontinuità identitaria (chi sono se il mio cervello viene diviso e trapiantato su due persone differenti?) e il caso del “teletrasporto del colpevole” ci dice che in caso di discontinuità fisica puo’ realizzarsi una continuità identitaria (“se l’ omicida si teletrasporta con distruzione, continua a vivere nella copia teletrasportata che puo’ dunque essere legittimamente arrestata”). Tutto cio’ ci dice che sia l’ approccio fisicalista che quello psicologista falliscono quindi ci deve essere qualcosa d’ altro che mi consente di dire “chi sono io”. Non mi basta nemmeno il cosiddetto “dualismo delle proprietà”, la mente non è una proprietà del cervello, tanto è vero che puo’ trasferirsi da un corpo all’ altro (vedi teletrasporto) quando non ha senso pensare che che le proprietà del corpo A possano trasferirsi nel corpo B (A e B possono avere la stessa altezza ma non si riesce a concepire come l’ altezza di A possa trasferirsi in B). Non so se esistano menti senza corpo, so però che la mente è concepibile anche senza corpo (dualismo sostanzialista), ovvero so che potrebbero anche esistere menti senza corpo: se mi sveglio privo dei cinque sensi non so se ho ancora un corpo. In altri termini, è possibile che non l’ abbia e devo lasciare aperta questa ipotesi in mancanza di confutazione. Da ultimo, penso che ci sia un’ influenza reciproca tra mente e corpo (dualismo cartesiano), in caso contrario l’ idea di libero arbitrio sarebbe improbabile. In questo modo non resta che la posizione del “dualista-sostanzialista-cartesiano”. Ammetto che non è molto di moda. Poco male visto che questa posizione è anche la più naturale per trattare le questioni legate alla Resurrezione. Per una difesa aggiornata del dualismo sostanzialista vedi Richard Swinburne.
Giudizi morali. Penso che esista anche una componente razionale per esprimerli. Ma sul punto rinvio al post “La mia etica” in cui parlo del cosiddetto “intuizionismo etico”. Il desiderio non è l’ unica fonte della moralità. Noi possiamo “predicare bene e razzolare male”, ovvero distinguere il bene dal male con la mente ma poi avere impulsi di segno contrario.
Problema di Newcomb? Faccio un’ eccezione e prima della risposta fornisco un breve riassunto del dilemma: un tipo dalle previsioni infallibile ci convoca dicendoci “potrei aver nascosto 5000 euro sotto una di queste due scatole, per appropriartene puoi scegliere di scoperchiarne una o entrambe ma ti avviso che nel sistemare “il bottino” ho tenuto conto della scelta che farai e ho voluto castigarti lasciandoti a secco se opterai per la seconda”. Che fai? Personalmente scoperchio entrambe le scatole perché non penso che il futuro possa determinare il passato: è proprio questo che implicherebbe l’ alternativa! La teoria delle scelte razionali è cogente – e imporrebbe di scoperchiare una sola scatola - ma l’ unidirezionalità del tempo lo è ancora di più, a mio avviso.
Etica: deontologia, virtù o utilitarismo? L’ utilitarismo lo scarterei perché propone troppi controesempi confutanti, argomento di coscienza incluso (ovvero: nemmeno l’ utilitarista più rigoroso seguirebbe mai i precetti della sua dottrina, nemmeno i più elementari, per esempio donare tutto ai poveri africani). Scegliere la virtù è un buon antidoto contro il moralismo: la virtù non si puo’ esportare visto che è congenita o comunque radicata nel soggetto che la riceve nell’ educazione sin da bambino. La deontologia invece tollera un “riformismo” qui ed ora che finisce sempre nella tentazione di “riformare” l’ altro ricostruendolo come “uomo nuovo” e ubbidiente. Questo sarebbe già un argomento sufficiente. Inoltre, sebbene per un’ etica laica laica l’ approccio deontologico sembra promettente, per un credente i principi supererogatori diventano obbligatori, di conseguenza la virtù e la possibilità di migliorarsi sempre diventa essenziale. Concludo osservando che, se è vero come è vero che la laicità è possibile anche senza ripiegare sulla deontologia, allora non c’ è ragione di rinunciare ai molti pregi del “virtuosismo”, ovvero dell’ etica in forma di comando divino (per i credenti) e di ordine spontaneo (per tutti). Anche qui rinvio al post “la mia etica”.
Il bello è soggettivo? Francamente penso di no, anche se il punto non è poi così evidente. Qui come non mai è dall’ interazione proficua dei pareri soggettivi che emerge un’ idea di bello oggettivo (dovrei dire “che grazie alla discussione si procede verso la scoperta del bello oggettivo”), e tutto cio’ crea un’ illusione di soggettività.
Come prendiamo contatto con il mondo esterno? Affidarsi ai sensi apre le porte allo scetticismo di Hume, poiché sappiamo che i sensi tradiscono producendo illusioni e allucinazioni. Del resto affidarsi alle semplici “rappresentazione mentale” è qualcosa che apre le porte al soggettivismo e all’ idealismo. Tra questa Scilla e Cariddi la teoria migliore è il cosiddetto “realismo diretto” nella sua variante “intenzionalista” che vede la percezione come una presa di coscienza diretta degli oggetti attraverso le rappresentazioni mentali.
Chi sono? Il problema dell’ identità. Le sperimentazioni con la macchina del teletrasporto confutano in modo credibile sia la soluzione fisicalista che quella psicologista. Non resta che pensare all’ identità personale come a una forma di trascendenza. L’ esperimento mentale del “brain split” è molto utile in questo senso. Per ulteriori considerazioni vedi il punto del dualismo.
Politica? Rinvio al post “La mia politica”.
Sul problema del teletrasporto? Riassumo: una macchina teletrasportatrice funziona così: noi entriamo nella cabina A, veniamo disintegrati e ricomposti con materia simile (ma non la stessa) nella cabina B situata a migliaia di km di distanza (o nella stanza accanto). Possiamo dire che siamo morti o morti e rinati? La mia risposta è “no”. Ci siamo semplicemente spostati. Il fenomeno ha un solo significato: le teorie psicologiche dell’ identità sopravanzano quelle fisicaliste. E se la prima cabina non distrugge il “teletrasportato”? Evidentemente neanche la psicologia è un mezzo sufficiente per stabilire l’ identità. Conclusione: ci vuole qualcos’altro per “spiegare” le nostre scelte. Magari un concetto trascendente come quello di “anima”.
Teoria del tempo? Non vedo la necessità di abbracciare una B-theory contraria al senso comune (né tantomeno la C-theory). Certo, la relatività speciale pone problemi non da poco che comunque possono essere superati. Inutile dire di più su un punto tanto complesso, rinvio in merito alla trattazione del filosofo Howard Stein, per me convincente.
Problema del trolley? Rinvio al post “La mia etica”.
Teoria della verità? Da realista propendo per la “verità come corrispondenza” rinunciando a relativismo e coerentismo: esiste un mondo esterno e sono vere le credenze che stabiliscono una corretta corrispondenza con questo mondo. “La neve è bianca” è una credenza vera se la neve è bianca.
Il concetto di zombi è concepibile? Ricordo il dilemma: possono essere concepite creature in tutto uguali a noi ma prive di coscienza? La mia risposta: penso di sì perché penso che la coscienza sia in effetti qualcosa di cui la scienza contemporanea non riesce a dar conto in modo soddisfacente, priva com’ è del linguaggio adatto per farlo (su questo punto vedi il recente libro di Thomas Nagel). Non è un caso se per molti scienziati l’ uomo è ormai un “robottone” che procede per scosse elettriche, e tra i vari robottoni che popolano la natura nemmeno il più interessante. Per costoro gli zombi non sono di certo concepibili visto che coincidono in tutto e per tutto con noi, ma io non riesco a seguirli su quella via. Una via che contempla la “scienza naturale” come unico sapere.
sabato 1 febbraio 2014
venerdì 31 gennaio 2014
Basta con il suffragio universale
Con un esame. Solo chi lo supera avrà accesso al voto.
Cosa chiedere?
Cose tipo: "quanto spende l' Italia per studente? E la Francia? E la Germania? E gli USA?", oppure "quanto destina l' Italia per i sussidi alle energie pulite? E la Francia? E gli USA? e l' Italia di 10 anni fa?". Eccetera. Numeri, trend... dati oggettivi, solo dati oggettivi.
Far decidere all' ignorante totale è troppo rischioso.
giovedì 30 gennaio 2014
L' inconcepibile giustizia di Rawls
Votando?
No, Rawls non è un giacobino. E poi in quel periodo Arrow dimostrava che la scelta democratica è incoerente come metodo di scelta collettiva.. Dobbiamo piuttosto fare appello alla nostra ragione.
In che modo?
Un individuo razionale posto dietro un velo d' ignoranza saprà distinguere tra - x esempio -20 società quella più giusta.
Ammettiamo che ogni società abbia 100 membri. Ogni società avrà un membro che sta peggio di tutti, chiamiamolo Giovannino. Esisteranno G1 G2... G100.
L' uomo razionale sceglie come giusta la società con il Giovannino che a confronto con gli altri Giovannini sta meglio.
E se esistono più Giovannini che sono in queste condizioni? Allora - tra loro - sceglierà quello che appartiene alla società in cui gli individui sono più liberi.
Ok, ma cosa significa decidere dietro un velo d' ignoranza? Semplice, significa che scelgo sapendo che per ogni società realizzata ho una prob. di 1/100 di incarnarmi in Giovannino. Insomma, chi sarò nella vita reale lo decideranno i dadi (ovvero la lotteria dei talenti). E' in qs condizioni che sceglie il decisore rawlsiano.
Qui sta il punto debole della teoria: il velo d' ignoranza per me è inconcepibile e l' esperimento mentale di Rawls impraticabile. Come posso immaginarmi allo stesso tempo cosciente, razionale e completamente determinato dai dadi? La teoria ha un problema metafisico.
Tutti noi pensiamo che la medaglia d' oro spetti al primo arrivato. Perchè? Perchè non concepiamo che tutto dipenda dalla lotteria dei talenti. Se fosse così la medaglia d' oro andrebbe condivisa tra tutti perché tutti ne meritano un pezzettino.
Perché la teoria di Rawls funzioni noi dobbiamo riuscire a concepirci come completamente determinati dai dadi. Io devo concepirmi senza alcuna possibilità di influire sulle mie prob. d' incarnazione. 1\100 sono e 1\100 resteranno.
Per chi crede nel libero arbitrio, per chi pensa che la libertà sia costitutiva dell' individuo, cio' è impossibile.
Rawls approdare necessariamente - non dico al determinismo - a forme di "compatibilismo": io posso fare cio' che desidero ma cio' che desidero mi è imposto comunque dall' esterno. Chi non è disposto a seguirlo su questo terreno, ovvero i difensori del libero arbitrio, non puo' nemmeno seguirlo nel suo geniale esperimento mentale: il decisore che ci chiede di immaginare non è astratto, è metafisicamente inconcepibile.
L' alternativa migliore a Rawls consiste nel seguire il senso comune. Il senso comune ci conduce al libero arbitrio e il libero arbitrio al merito e al giusto compenso (ognuno riceva per quello che dà). E' chiaro a tutti che qui siamo su una via completamente diversa.
Si potrebbe obiettare che l' esperimento mentale è solo un espediente retorico per descrivere la società giusta.
Non penso, in quel caso si tratterebbe di un' indicazione apodittica. Con l' esperimento si vuole anche presentare una giustificazione razionale. La società giusta è giusta perché prescelta da decisori razionali.
***
Landsburg pone due critiche ficcanti a Rawls:
- perché nel suo contratto non tiene conto delle istituzioni: con istituzioni imperfette il contenuto del contratto cambierebbe;
- perché nel suo contratto non tiene conto di altre diseguaglianze: così come giustifica il furto (per ridistribuire la ricchezza da chi la produce a chi non la produce) potrebbe giustificare lo stupro (per ridistribuire il godimento dai fortunati che ne hanno in abbondanza ai brutti che non se lo possono permettere). Ma una cosa del genere ci ripugna. Perché? Evidentemente sentiamo lesa la ns dignità, ovvero: sentiamo che il nostro talento è nostro e solo nostro, così come il nostro fascino e la nostra bellezza.
L' eresia di Tommaso
E' chiaro che in questo caso l' anima perisce con il corpo (violato il dogma dell' immortalità dell' anima).
Tommaso esce dall' imbarazzo in modo cervellotico.
Molto meglio definire diversamente l' anima adottando il dualismo sostanzialista (vedi Swinburne: the evolution of the soul).
http://www.youtube.com/watch?v=JoB9X2-V1ss
mercoledì 29 gennaio 2014
Prova ontologica nella semplice formulazione di Plantinga
martedì 28 gennaio 2014
Metacharities
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Orifini del liberalismo: Inventing the Individual
“In its basic assumptions,” he asserts, “liberal thought is the offspring of Christianity”, for “liberalism rests on the moral assumptions provided by Christianity”.
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Dogs Are Not People
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Pritchett on Private vs. Government Schools
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Lode al passivo
Political actors, including voters, activists, and leaders, are often ignorant of basic facts relevant to policy
choices. Even experts have little understanding of the working of society and little ability to predict future
outcomes. Only the most simple and uncontroversial political claims can be counted on. This is partly because
political knowledge is very difficult to attain, and partly because individuals are not sufficiently motivated to
attain it. As a result, the best advice for political actors is very often to simply stop trying to solve social
problems, since interventions not based on precise understanding are likely to do more harm than good.
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lunedì 27 gennaio 2014
Perchè votiamo?
Matrimoni e diseguaglianza
http://pareto.uab.es/nguner/ggksPandP-December2013.pdf
Esperienza e scelta
Sembrerebbe una riformulazione del principio liberale "conoscere per deliberare".
Eppure vedo rischi, grossi rischi. In genere chi fa esperienza di X investe su X molto del suo capitale umano e questo lo induce a dare un giudizio positivo di X perdendo parte della sua lucidità.
Chiedete a chi ha figli se si pente della sua scelta? La risposta sarà certamente "no". Ma è una risposta credibile? Persino chi legge un libro voluminoso e impegnativo difficilmente ammetterà che è brutto.
Pil ed economie aperte
Pallante: "la gente in coda consuma carburante e fa crescere il PIL"
Evidentemente va a produrre beni che valgono molto più della coda che debbono sorbirsi.
Fini e Pallante: "Il capitalismo idolatra il PIL".
Sicuri? Poniamo che s' immetta sul mercato capitalista un prodotto come la "droga perfetta" (niente dipendenze, grandi soddisfazioni e costi bassi). Ecco che si andrebbe verso una società opulenta, capitalista e con PIL collassato. Evidentemente le tre cose sono compatibili. Il PIL, nel mondo capitalistico, ha senso solo per confrontare economie aperte.
venerdì 24 gennaio 2014
Consumption taxation is not that regressive
Nico Pestel and Eric Sommer claim that this perception may only hold in the short-term. Indeed, they find the standard result that a revenue-neutral switching from labor income tax to value-added tax is regressive in the short run. This seems to reverse itself in the longer run, though, thanks to a shift in the labor supply. Using a model estimated on German data, they highlight that the ones responding the most to the reduction in the wage taxation are indeed the poorest, and their response overcomes the progressivity of the income tax. The key here is also reducing payroll taxes which seem to be very discouraging for low income workers"
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The Alternate Maximum Tax
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giovedì 23 gennaio 2014
La teoria del miracolo sistematico
Ci sono almeno due elementi che la rendono contro-intuitiva. Il primo è il più noto e passa sotto il nome di "indeterminazione dei fenomeni". Se accogliamo la MQ come vera, allora dobbiamo essere disposti a mutare la logica di tutti i giorni: un oggetto deve poter essere "bianco o nero" senza essere né bianco né nero. Siamo pronti a farlo? Sia chiaro: gli attributi specifici in questione nella MQ non riguardano il colore ma l' analogia che ci ha consentito di individuare il principio logico a cui rinunciare resta valida.
A pensarci bene questo primo aspetto non è nemmeno il più sbalorditivo, in fondo cosa ci impedisce di rinunciare a un semplice principio logico? Si puo' fare, e l' interpretazione standard della MQ (interpretazione di Copenhagen) lo fa in scioltezza.
Ma c' è poi un secondo aspetto che deriva in qualche modo dal primo ma che è meglio trattare autonomamente: l' interazione a distanza tra i corpi.
Vediamolo con un' analogia macroscopica in cui si perde molto ma non la sostanza: se spingo Giovanni, Giovanni cade. E fin qui nulla di strano. Il fatto è che cade anche Giacomo, che si trova in un' altra città. Non si tratta di un caso: ogni volta che spingo Giovanni cade anche Giacomo. Le mie spinte (a Giovanni) e le cadute di Giacomo sono perfettamente correlate.
Si dirà: ci sarà un qualche contatto diretto o indiretto tra te e Giovanni (voce, vista...). Per forza! No, non esiste alcun contatto diretto o indiretto tra me e Giovanni, la cosa è acclarata.
Sembra proprio che io abbia dei poteri paranormali.
La scienza ha demistificato molte attività paranormali dimostrando come l' azione a distanza della mente sia impossibile senza un qualche contatto fisico tra i corpi. Eppure la scienza stessa, nella MQ, ha altresì verificato che taluni corpi interagiscono tra loro con una correlazione perfetta a distanza e senza alcun contatto fisico. In questo dominio non si tratta di "poteri della mente" visto che le entità coinvolte non siamo io, Giovanni e Giacomo ma dei fotoni; cio' nonostante la sostanza delle cose resta stupefacente: l' interazione a distanza esiste in natura.
La scienza stessa non dà alcuna spiegazione a questi fenomeni, si limita a prenderne atto e a maneggiarli statisticamente poiché le correlazioni di cui sopra sono perfette solo in certe condizioni ma persistono (senza sparire) anche al variare delle condizioni ambientali.
A cosa deve ricorrere chi invece è in cerca della miglior "spiegazione" disponibile sul mercato?
Si potrebbe dire che siamo di fronte a un miracolo.
Se con i poteri del mio corpo muovessi dei corpi presenti in altre città, per tutti si tratterebbe di un miracolo. Perché allora non comportarsi alla stessa maniera anche nei casi messi in luce dalla MQ? In fondo anche lì si tratta di corpi che muovono a distanza altri corpi.
Qualcuno dice che non possono esistere "miracoli sistematici", in caso contrario non saremmo in presenza di miracoli ma di semplici leggi di natura.
Non sono molto convinto di questa risposta. Penso per esempio a Medjugorie o al Sangue di San Gennaro. Non so se in quei casi siamo di fronte a miracoli o meno, so comunque che in caso affermativo saremmo di fronte a "miracoli sistematici": le apparizioni di M. sono fissate in anticipo e con grande scrupolo. I veggenti, se un impegno si prolunga, chiedono il permesso di assentarsi perché all' ora X hanno appuntamento con la Madonna. Più sistematici di così! Anche il sangue di San Gennaro si coagula annualmente con regolarità estrema.
Questa sistematicità permetterebbe dei controlli che però, per questione di delicatezza, non vengono promossi. Quel che voglio dire è che molti mettono in dubbio l' essenza miracolosa di questi eventi ma non la mettono in dubbio in ragione della loro sistematicità. Piuttosto pensano che esistano cause naturali in grado di spiegarli. La sistematicità consentirebbe dei controlli che non vengono fatti. Il caso sconcertante è che questi controlli però sono stati fatti e vengono continuamente fatti con esito negativo nel caso della meccanica quantistica: non esistono cause naturali che spieghino in alcun modo il comportamento dell' interazione a distanza.
Cambiamo ora dimensione e pensiamo alle ragioni teologiche del miracolo: con il miracolo Dio si firma, ci dice che c' è. E all' obiezione sul perché non si firmi con più chiarezza e più di frequente si risponde che farlo attraverso i miracoli (ovvero attraverso una sospensione delle leggi naturali) implicherebbe un danno per la nostra conoscenza della natura, altra attività umana nobile e da tutelare.
Ebbene, il "miracolo sistematico" ha il pregio di non incorre in questo inconveniente. Nella MQ Dio potrebbe firmarsi (i filosofi dicono che c' è un fantasma negli ingranaggi) e nello stesso tempo non danneggiare la nostra capacità conoscitiva.
Si potrebbe ancora sostenere che le interazioni a distanza si rilevano solo nel mondo delle microparticelle e in quel mondo sono da considerare "legge". In questo caso si delimita un dominio e si dice che una "legge" vale solo in quel dominio.
Anche qui non sono del tutto convinto: in fondo i miracoli di Medjugorie non cesserebbero di essere tali per il solo fatto che si realizzano solo nella circoscrizione di Medjugorie! Lo stesso dicasi per il Sangue di San Gennaro, fenomeno che ha come dominio esclusivo una certa Basilica di cui ora non ricordo il nome.
***
In chiusura vorrei solo aggiungere che esistono ipotesi alternative che spiegano la faccenda senza ricorrere al concetto di "miracolo sistematico": si puo' ipotizzare, per esempio, che esistano corpuscoli più veloci della luce (sarebbero loro il tramite dell' interazione). Ma allora la teoria della relatività ci direbbe che si puo' viaggiare nel passato con le note incongruenze logiche che cio' comporta. Ad ogni modo la presenza di questi corpuscoli non è mai stati rilevata.
Oppure si potrebbe dire che la teoria della relatività è sbagliata. Mica facile avere un simile coraggio. Si potrebbe allora dire ad essere sbagliata è la QM stessa. Anche qui ci vuole un bel fegato.
I più temerari ricorrono a congetture bizzarre come quelle dei "molti mondi" o dei "mondi paralleli"; detto fuori dai denti: bizzarria per bizzarria mi tengo stretti i "miracoli sistematici". La trovo una spiegazione più intuitiva: la vecchina del paese comprende molto bene il concetto di "miracolo" ma non afferra altrettanto bene la presenza di infiniti mondi paralleli. Non solo lei, anch' io! Ora, per chi crede che le ipotesi semplici abbiano più chance di quelle cervellotiche la scelta è obbligata :-).
***
Non sono un fisico ma capisco da me che la ricostruzione effettuata è alquanto lacunosa, per usare un eufemismo. Anzi, è sbagliata in più punti. Quel che mi interessa però è che non sia sbagliata nella sostanza, ovvero in cio' che conta in relazione alle conclusioni che intendevo trarre. Anche se sono fiducioso, non posso escludere che abbia commesso errori fatali nel riportare i fatti, in caso contrario sarei grato per le correzioni, ma solo di quelle in grado di incidere in modo sostanziale sulle conclusioni.
Il dovere del voto
Jason Brennan precisa: "informarsi e votare è un dovere". Per il cittadino non informato è un dovere astenersi. Il fatto che molti cittadini non adempiano a questo dovere costituisce la spiegazione più plausibile delle politiche sbagliate che si implementano nelle democrazie moderne.
Che il votante medio sia disinformato è facile prevederlo: dovrebbe "informarsi" su una miriade di problematiche. Ma è anche sperimentalmente verificato: inutile chiedergli cosa pensi della guerra alla Siria, di solito nemmeno sa dove si trovi la Siria. Inutile chiedergli se la spesa per l' istruzione vada aumentata, di solito risponde di sì senza minimamente sapere quanto già si spende per l' Istruzione. Eccetera all' infinito.
lunedì 20 gennaio 2014
Tempo e relatività
Argomento P/P/R: scelto un qualsiasi punto nello spazio tempo Einstein/Mikoski, è sempre possibile selezionare un osservatore oggettivo per il quale quel punto è sito nel passato. In quanto "passato" è determinato. Quindi tutto è determinato (e il free will non esiste).
In altri termini: qualsiasi punto nello spazio E/M appartiene al presente, al futuro e al passato di tre osservatori oggettivi opportunamente scelti. Cosa significa questo? Per molti significa che la teoria, per come è formalizzata, non dà conto del divenire e il mondo ci appare come una foresta pietrificata. Per altri sorge la necessità di procedere altrimenti.
La confutazione migliore di questa visione standard viene dal filosofo Howard Stein: anche in uno spazio Mikowski/Einstein esiste il "divenire" (funzione del divenire). Esiste quindi cio' che negano Penrose et al. per poter giungere alle conclusioni di cui sopra. La dimostrazione s' impernia su un fatto preciso: l' osservatore oggettivo che vede l' oggi come "passato" non puo' comunque incidere su di esso in alcun modo. Nella dimostrazione di Stein diviene centrale il concetto di causalità, incorporato nel concetto di "cono di luce".
CONO DI LUCE: racchiude tutti gli eventi che possono potenzialmente condizionare o causare l' evento in questione ( sito al vertice del cono) . Il procedere del CONO nello spazio tempo è "il divenire" nello spazio M/E.
A questo punto viene spontanea la domanda: determinato e prevedibile sono sinonimi? Evidentemente no, il primo attributo non implica il secondo ma nemmeno il secondo implica il primo. Il prevedere non ci dice nulla sulle cause degli eventi che, quindi, possono includere anche il free will. Per escludere il free will dobbiamo avere una spiegazione degli eventi in termini di cause e nn una semplice prevedibilitá degli stessi. Inoltre, poiché nel caso di Penrose la prevedibilità si realizza sempre al di fuori del CONO DI LUCE senza possibilità di interferire con gli eventi, la cosa rinforza l' idea che siamo di fronte a mera conoscenza dei fatti a prescindere dalle cause che li determinano. Un evento individuato nello spazio tempo, x es. una luce che si accende, ha un numero limitato di eventi che possono causarlo (sono gli eventi racchiusi nel cono di luce che si diparte dalle coordinate spaziotemporali di quell' evento). Stein punta sull' interazione causale tra eventi anzichè sulla semplici coordinate spazio tempo: diventa così rilevante il fatto che chi "viaggia" nel futuro vi resta imprigionato senza + poter incidere sul passato. Io posso prevedere xfettamente il 2014 ma la mia previsione dipenderà comunque dagli eventi che causano ciò che predico. E, inutile dirlo, tra questi eventi c' è il free will dei protagonisti. Questo x' il predittore predice disinteressandosi della cause. In altri termini: se il free will avesse voluto diversamente il predittore avrebbe previsto diversamente.
Bibliografia: Howard Stein: On relativity theory and opennes of the future
Voce SEP (Stanford Encyclopedia of Philosophy): Being and becoming on modern physics
https://www.google.it/search?q=Howard+Stein%3A+On+relativity+theory+and+opennes+of+the+future&oq=HOWARD+STEIN&aqs=chrome.0.69i59j69i57j69i59j0l3.5177j0j7&sourceid=chrome&espv=210&es_sm=122&ie=UTF-8
venerdì 17 gennaio 2014
Inutili trasparenze
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http://conversableeconomist.blogspot.it/2014/01/when-cancer-risk-information-is-useless.html
What Virtue Privacy?
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E' molto difficile difendere la privacy. Cos' hai da nascondere? Perché ti vergogni?
Uno potrebbe dire: "mi vergogno punto e basta". Ma non sarebbe una gran difesa.
Ma la privacy va davvero difesa? E perché?
Risposta: sì, va difesa. Va difesa perché, per esempio, serve ad evadere le tasse.
No, non è come pensate. E allora preciso meglio: serve ad evadere una quota di TASSE GIUSTE.
Più in generale: serve alla nostra ipocrisia. E una certa dose di ipocrisia è un bene sociale primario.
Hanson sorprende sempre.
Parte dalla difesa ingenua che Nagel fa della privacy: serve ad evitare conflitti.
Poi nota che il male individuato sono le norme sociali che creano quei conflitti. Senza conflitti non occorrerebbe nemmeno la privacy.
Poi si chiede: ma perché mai delle società efficienti hanno norme che creano conflitti? Se dobbiamo proprio evitare i conflitti colpiamo le norme anziché aggirarle con la privacy.
Risposta alla prima domanda: perché sono norme che hanno anche molti pregi, tra cui anche quello di poter essere aggirate quando serve grazie all' ipocrisia.
Esempio, noi tutti sappiamo che la sincerità è un grande bene ma sappiamo anche che mentire in certe occasioni contribuisce al bene della società. Ci sono molti esempi di profezie che si autoavverano: il politico che dipinge un panorama roseo pur sapendo che le sue descrizioni sono infondate; così facendo potrebbe ingenerare quella fiducia necessaria a far sì che il futuro da lui dipinto si realizzi. Ecco come un discorso ipocrita diverrebbe il vero motore dello sviluppo di un paese. Quel politico sarebbe un buon politico a disposizione del paese ma sarebbe anche un politico bruciato se viene pubblicamente detto e creduto che si tratta di un ipocrita. La situazione è piuttosto spinosa e per dominarla traendo il bene da una parte e dall' altra non è facile, l' ipocrisia deve essere sottile e generalizzata in tutta la comunità.
La complessità deriva dal fatto che la norma sociale della "sincerità" va comunque preservata. Resta pur sempre una buona norma, se temperata da una certa dose di ineffabile ipocrisia.
L' Homo Hipocrytus sa trarre il meglio in una situazione del genere e la privacy lo aiuta nell' adempiere ad un compito previdenziale. Se infatti il politico di cui sopra fosse intercettato e la sua ipocrisia sbattuta in faccia a un paese che a quel punto non potrebbe più contribuire apportando la sua buona dose d' ipocrisia, il paese stesso sarebbe spacciato.
Lo stesso dicasi per l' evasione fiscale: noi tutti sappiamo che le tasse servono e pagarle è un dovere civico, ma sappiamo anche che in certi contesti il bene del paese è meglio servito dall' evasione. Fortunatamente l' homo hipocrytus è il meglio attrezzato per tenere insieme queste due verità.
Infatti l' uomo è un animale dal cervello enorme, proprio cio' che chiede l' ipocrisia per emergere e raffinarsi. Conoscete forse animali ipocriti? Per gli animaly la privacy non ha una funzione sociale. Forse è per questo che fanno i loro bisogni in pubblico?
***
Altra giustificazione della privacy: il fallimento sarebbe troppo costoso senza privacy, il che ci impedirebbe di proverci, ma una società innovativa è una società che ci prova in tutti i campi.
Percepire le allucinazioni
Le allucinazioni esistono e una buona teoria della percezione dovrebbe darne conto.
In genere si ammette che percependo noi diventiamo coscienti di qualcosa in modo diretto e di qualcos' altro in modo indiretto.
La teoria sense-data, ricavata da Hume, è drastica: i sensi ci riportano dei dati che formano una rappresentazione mentale. Noi siamo coscienti in modo diretto di quella rappresentazione e in modo indiretto della realtà.
Una teoria del genere spiega in modo meraviglioso l' allucinazione: si produce allucinazione quando esiste una rappresentazione mentale senza che esista l' oggetto. Noi siamo coscienti in modo diretto solo della rappresentazione mentale, per cui è più che evidente, in assenza dell' oggetto, inferire una falsità.
Ma una teoria del genere sbocca necessariamente nello scetticismo sul mondo reale: se ad esso non posso accedere non potrò mai sapere se esiste o meno, se sono vittima di un' allucinazione continuata o meno.
Per molti l' assurdità dello scetticismo humaniano è qualcosa da superare poiché rappresenta una contraddizione continua nella nostra vita di tutti i giorni. Sia come sia è comunque un punto debole di Hume.
Per superare le assurdità dello scetticismo bisogna ricorrere a teorie alternative, secondo me la migliore a disposizione è quella del realismo diretto nella sua variante "intenzionalista" (intentionalism, da "intendere" o "tendere". Le intenzioni non c' entrano niente). Secondo questa teoria quando la mente percepisce si "tende" verso l' oggetto reale. E' l' oggetto reale cio' di cui diventiamo coscienti in modo diretto, la rappresentazione mentale dell' oggetto è solo un veicolo che conduce ad esso la nostra mente. L' accusa a Hume è chiara: confonde il veicolo con l' oggetto.
Nell' allucinazione non esiste un oggetto quindi non esiste un oggetto di cui essere coscienti, siamo solo le vittime di una falsa rappresentazione: la nosstra. mente si è imbarcata su un veicolo sbagliato, un veicolo che non l' ha condotta in nessun luogo.
Ma perché ci è sembrato di andare da qualche parte?
Evidentemente già il veicolo prepara in qualche modo la mente all' incontro con l' oggetto e non si puo' escludere che a volte questi preparativi siano ingannevoli. Da qui le allucinazioni. D' altronde i veicoli stessi possono essere oggetto di analisi quindi oggetto della nostra coscienza che ne puo' valutare l' attendibilità. Esiste una facoltà apposita (introspezione) che consente al soggetto di percepire i fatti mentali alla stregua di oggetti, e quindi di analizzare "veicoli" della percezione stessa.
Non che questo risolva il problema una volta per tutte poiché come ciascuno vede come intrucendo l' analisi dei veicoli si precipita in un regresso infinito. Ad ogni modo introduce una possibilità di accuratezza.
Per arginare il regresso infinito, comunque, i sostenitori dell' intenzionalismo fissano un principio di conservazione (PC) in base al quale si è giustificati, fino a prova contraria, a ritenere vere le evidenze di cui siamo in possesso. E' un principio "legalistico" come è stato osservato.
Conclusione: non c' è dubbio che la teoria sense-data spieghi meglio il fenomeno dell' allucinazione, tuttavia conduce dritta dritta nello scetticismo, cosa che appare assurda a molti. La teoria intenzionalista forse è più cervellotica quando è chiamata a spiegare l' allucinazione (c' è anche di peggio, per esempio il disgiuntivismo o l' avverbialismo) ma per lo meno non lascia aperta la possibilità che la nostra esistenza sia una mera allucinazione continuata.
giovedì 16 gennaio 2014
Quine conto il resto del mondo
Eppure quando si comincia a definire cosa sia un giudizio analitico in sé cominciano i guai. Ecco la definizione standard: una proposizione analitica è tale poiché vera (o falsa) in virtù del suo significato.
Quine dimostrò che una definizione del genere non sta in piedi. Cos' è il significato, infatti? E' quella cosa che condividono due sinonimi. Ma due sinonimi non esistono quindi niente sinonimia, niente significato, niente giudizi analitici.
Due sinonimi non esistono?
Esempio, ammettiamo che la parola ROSSO e la parola ROX siano sinonimi, scopriremo ben presto che questa è solo una pia illusione.
Il senso di ROSSO è dato da tutte quelle proposizioni in cui sostituendo l' incognita con il termine ROSSO assumono valore di verità.
Esempio: quando il semaforo è X allora le auto devono fermarsi + quando giovanni si vergogna diventa tutto X + ... Se a X sostituisco ROSSO queste e molte altre frasi diventano vere. ROX è sinonimo di ROSSO se fa diventare vere le stesse identiche frasi.
Prendiamo ora una frase particolare:
"X ha cinque lettere"
Ebbene, la frase diventa vera se a X sostituiamo ROSSO mentre non è tale se sostituiamo ROX, quindi ROX non puo' essere sinonimo di ROSSO. Non solo, è facile intuire come non esistano parole chesiano sinonime tra loro. Ma, come abbiamo detto, niente sinonimi, niente significato, niente giudizi analitici.
Come ovviare? Bisogna distinguere tra metalinguaggi e linguaggi oggetto imponendo che nella lista delle proposizioni siano interdette le espressioni metalinguistiche: non posso formulare proposizioni che abbiano per oggetto le parole con cui formo quelle stesse proposizioni.
E' chiaramente una soluzione ad hoc, forse poco elegante ma la sua forza sta soprattutto nel fatto che preserva una realtà chiara e intuita distintamente da tutti quale la distinzione tra giudizi analitici e giudizi sintetici.
Teorie del significato:: Mill vs Frege vs Kripke
La critica di Frege fu radicale. Pensiamo al termine "Giocasta" e al suo significato.
Per Edipo "Giocasta" = "La Regina di Tebe"
Per Noi "Giocasta" = "La madre di Edipo".
Sebbene sia noi che Edipo quando pronunciamo la parola "Giocasta" intendiamo riferirci alla medesima persona, evidentemente non ne condividiamo il senso poiché intendiamo cose diverse usando quel nome, se non fosse così i noti drammi non potrebbero svilupparsi. Ne consegue che dobbiamo abbandonare l' idea di "senso" come semplice relazione che lega la parola all' oggetto.
In Frege il senso diventa un' idea (intensione) anziché un oggetto (estensione): il termine rinvia a un' idea (senso) che rinvia ad un oggetto (riferimento). Il senso è un concetto, ovvero una descrizione del termine (tavole di verità). Noi possiamo condividere il riferimento (oggetto) senza condividere il senso (descrizione) del termine. Le idee non hanno significato, sono il significato.
In questo modo il "caso di Edipo" è brillantemente risolto.
Kripke criticherà però la teoria descrittiva di Frege, almeno per quel che concerne i nomi propri e i nomi naturali. Ecco un esperimento mentale che propone.
Giovanni "Godel è colui che dimostro l' incompletezza dell' aritmetica"
Adesso ammettiamo che nella realtà Godel abbia copiato la sua dimostrazione da Shmidt, il quale per un qualsiasi motivo non ha mai denunciato il plagio.
Domanda: cosa intende Giovanni quando pronuncia il nome proprio "Godel".
Ipotesi 1: intende il Godel che esiste nel nostro mondo (dandone una descrizione falsa).
Ipotesi 2: intende il Godel di un "mondo possibile" ( dandone una descrizione vera poiché in un mondo possibile Godel avrebbe potuto benissimo dimostrare l' incompletezza dell' aritmetica).
Il fatto sconcertante è che nell' Ipotesi 1 non giungiamo al riferimento grazie al senso mentre nell' Ipotesi 2 questa condizione è soddisfatta in pieno. Eppure l' Ipotesi 2 è altamente controintuitiva e siamo portati ad escluderla come plausibile. In altri termini: secondo Frege bisognerebbe optare per 2 ma tutti capiamo che questo è assurdo.
Nell' ipotesi 1, la più intuitiva, senso e riferimento divergono, ma questo non è un problema per l' esternalismo di Mill poiché in questo caso il senso del termine impiegato è l' oggetto. Ovvero, quando Giovanni dice "Godel" intende l' oggetto Godel non la descrizione erronea che ne dà poiché quella descrizione ha come riferimento un oggetto ben preciso che abita un altro mondo possibile e che non coincide affatto con quello a cui vuole riferirsi Giovanni. Un grave inconveniente, ma solo per Frege.
Si puo' aggirare la critica di Kripke?
Bisogna abbandonare la "semantica dei mondi possibili" in favore della "semantica a due dimensioni".
Nella semantica a due dimensioni per la parola ACQUA si ripropongono le consuete descrizioni di Frege ma si aggiunge all' elenco una "proprietà disclaimer": "ACQUA=qualunque cosa decidiamo di chiamare ACQUA in questo mondo". parliamo di semantica 2D perché il disclaimer puo' essere pensato come una seconda definizione (intensione) che si accompagna sempre alla prima tradizionale definizione.
Provate a sostituire ACQUA con GODEL. Ebbene, gli inconvenienti di cui sopra cessano poiché con la seconda definizione il riferimento di Giovanni, per quanto sballato, non potrà mai essere quel GODEL fantasmatico che abita un altro "mondo possibile" e che aveva ingenerato coincidenze imbarazzanti.
http://en.wikipedia.org/wiki/Two-dimensionalism
mercoledì 15 gennaio 2014
martedì 14 gennaio 2014
4 cause della moderna diseguaglianza
1 femminismo e matrimoni
2 immigrazione
3 leva tecnologica e globalizzazione
4 O-ring production (circoli d' élite) http://marginalrevolution.com/marginalrevolution/2014/01/inequality-and-the-masters-of-money.html
5 Proliferazione dei beni di rete
N.B. 4 implica o-ring production: poiché la produzione è organizzata a catena un anello debole puo' distruggere tutto. Cio' comporta che i migliori talenti si incontrino e lavorino insieme nelle produzioni di alta qualità. Questa dinamica amplifica le diseguaglianze salariali. http://en.wikipedia.org/wiki/O-ring_theory_of_economic_development
lunedì 13 gennaio 2014
Finanziare la ricerca
domenica 12 gennaio 2014
Effetto serra aggiornato
3 spieghe x la diseguaglianza americana
sabato 11 gennaio 2014
venerdì 10 gennaio 2014
giovedì 9 gennaio 2014
Haidt
Rita, in effetti le tue conclusioni sono in linea con quelle di Hiadt quando nei suoi libri sostiene che l’ etica dell’ uomo mira alla perfezione (purezza). Per quanto a volte cerchi di mascherarlo, anche secondo H. questo istinto è universale, quindi innato.
Ma guarda che sbagli se pensi che questa conclusione sia condivisa. L’ ortodossia, almeno fino a poco tempo fa, era tutt’ altra: l’ uomo magari parte con l’ idea di purezza ma poi, grazie al ragionamento, sviluppa un’ idea di etica ben differente differente.
Piaget (il grande nemico di Haidt) sosteneva che il bambino parte con certi precetti etici strani, dopodiché riesce a capire da solo (per Piaget l’ educatore è fonte di disturbo) che solo alcuni sono da conservare. Quando la nostra comprensione intellettuale è al massimo conserviamo infatti un unico fondamento: “non è giusto far del male agli altri”.
Come vedi un precetto che ha ben poco a che fare con la perfezione e la purezza. Le conclusioni di Piaget e dei suoi seguaci piacquero molto ai “liberal”.
Furono anche molto influenti. Tanto per farti un esempio. Nell’ ultimo sondaggio a tappeto condotto presso i filosofi morali ,la meta-etica della virtù (ovvero della purezza) si piazzava ultima, appoggiata da un mero 15% degli esperti. Deontologia e conseguenzialismo la sopravanzavano alla grande.
Haidt intendeva confutare il razionalismo di Piaget partendo dall’ osservazione di come i raffinati cervelli occidentali reagivano a certe sue storielle inventate. Storielle del tipo:
“… la famiglia Rossi assiste impotente alla morte per investimento dell’ amatissimo cucciolo fido che attraversa la strada sfuggendo per un attimo al controllo dei bambini… poi, avendo sentito che la carne di cane è succulenta, nottetempo fanno a pezzi la carcassa del cagnolino per divorarla spartendosela di nascosto da tutti… Domanda: la famiglia Rossi ha agito correttamente?”
Oppure:
“… il signor Gino va a far la spesa, compra una confezione di pollo, una volta a casa prepara la padella ma prima di mettere la carne sul fuoco si intrattiene con pratiche sessuali sulla carcassa dell’ animale… dopo lo cucina e lo mangia… Domanda: il comportamento del Sig. Rossi è corretto?”
Oppure:
“Giovanna e Michele fratelli che campeggiano insieme, una sera, al chiaro di luna viene loro in mente un’ idea: perché non facciamo l’ amore? Passano all’ azione e dopo aver preso meticolose precauzioni per la sicurezza trascorrono una notte travolgente distanti dagli occhi di chiunque… Domanda: il loro comportamento è corretto?”
E via dicendo.
Di sicuro la famiglia Rossi, il sig. Gino e Giovanna e Michele non fanno male a nessuno con il loro comportamento, non violano principi deontologici né producono conseguenze spiacevoli su chicchessia. quindi, secondo Piaget, individui maturi e con principi sviluppati non dovrebbero obiettare al loro stile di vita. Eppure…Haidt parte proprio dalla reazione di fronte a queste storielle per offrire la sua soluzione al puzzle e spazzare via Piaget, ovvero l’ ortodossia in campo di psicologia morale. Gli individui, non solo non hanno come unico principio il “non fare del male all’ altro” ma hanno anche un elemento unificante e innato in grado di unire tutti i principi (victimless): l’ idea di purezza associata inestricabilmente all’ idea di disgusto e ripugnanza.
Haidt ha sempre detto di essere un liberal. Da giovane era un liberal radicale, credeva che la libertà dovesse essere massima e rideva delle attitudini pruriginose dei conservatori. Oggi dichiara ancora di essere un liberal ma di rispettare e di aver capito, anche e soprattutto grazie ai suoi studi, certi comportamenti di chi prima vniva da lui liquidato come “bigotto”. Tutti noi siamo alla ricerca di un campo dove trasferire il nostro bigottismo, e magari lo facciamo proprio mentre irridiamo al bigottismo altrui. Purtroppo forme di puritanesimo (bigottismo) fanno parte della nostra natura e devono trovare un loro sfogo, negarlo puo’ essere dannoso.
How Rival Is Your Marriage?,
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matrimonio come investimento
il lusso di essere single: http://econlog.econlib.org/archives/2012/02/being_single_is.html
mercoledì 8 gennaio 2014
Moralità del fondamento
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Tesi la crisi del fondamento è una crisi morale
martedì 7 gennaio 2014
Teoria della finestra rotta
domenica 29 dicembre 2013
Bach per chitarra elettrica
Redistribuire il rispetto anzichè il reddito
sabato 28 dicembre 2013
Oggi l' università è molto meno dura ma molto più conveniente
venerdì 27 dicembre 2013
0.3%
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I casi di pedofilia in cui sono coinvolti preti (da min. 33). Ora 1) i preti sono lo 0.9 della popolazione e 2) i preti sono a stretto contatto con la gioventù, più di altre categorie 3) la prevalenza dei casi riguarda l' omosessualità.
http://it.wikipedia.org/wiki/Casi_di_pedofilia_all'interno_della_Chiesa_cattolica#cite_ref-30
La ricerca del profitto come forma più alta della carità cristiana
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La povertà evangelica e il borghese.
Come riconciliare povertà e società borghese? Non ci sono che due modi:
1) il taglio di Tosato: parte del Vangelo va abbandonata come superata. Il "beati i poveri" va trattato come "stia la donna sottomessa all' uomo".
2) La "povertà" va reinterpretata come "disonestà". Nelle società primitive ci si arricchiva smisuratamente solo tramite rapina e la mentalità corrente identificava la ricchezza diseguale come un segnale di disonestà e prepotenza. Oggi non è più così. Dobbiamo prenderne atto aggiornando l' ermeneutica evangelica.
Aggiungo una terza via: la povertà evangelica è povertà di spirito, ovvero umiltà.
Questa terza via è promettente e risponde a chi obbietta: come mai la Chiesa fa assurgere la povertà a valore e non lotta per un mondo più povero?
La Chiesa in effetti auspica un mondo più ricco non più povero. In effetti arricchendosi correttamente si fa anche del bene, come insegna l' economia.
Ebbene, questo atteggiamento apparentemente assurdo si ricompone facilmente se assumiamo che povertà = povertà di spirito. La povertà di spirito infatti annienta l' invidia che - come ci spiegano gli psicologi evoluzionisti - è il fattore principale di infelicità nel mondo ricco. Noi sappiamo da tempo che la ricchezza non porta automaticamente felicità (paradosso di Easterline), ma sappiamo anche cosa occorre per ristabilire un saldo legame tra le due variabili, serve una maggiore "povertà di spirito", ovvero: serve più umiltà, ovvero: serve vaccinarsi contro l' invidia. In questo modo auspicare un mondo più ricco e più umile non solo è compatibile con l' azione della Chiesa ma è anche la ricetta più razionale per il non credente.
mercoledì 25 dicembre 2013
Paternalismo e comportamentismo: la gente sbaglia... e vuole sbagliare in pace!
lunedì 23 dicembre 2013
Dove le competenze sono valorizzate di più
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On average, a one-standard- deviation increase in numeracy skills is associated with an 18 percent wage increase among prime-age workers. But this masks considerable heterogeneity across countries. Eight countries, including all Nordic countries, have returns between 12 and 15 percent, while six are above 21 percent with the largest return being 28 percent in the United States. Estimates are remarkably robust to different earnings and skill measures, additional controls, and various subgroups. Intriguingly, returns to skills are systematically lower in countries with higher union density, stricter employment protection, and larger public-sector shares.
La ricerca in Italia
L’ immagine fornita della ricerca italiana è fin troppo rosea. All’ apparenza sembrerebbe molto produttiva. Ma, diciamocelo, che senso avrebbe una conferenza stampa della Fiat nella quale l’ AD annunciasse in modo entusiasta che la sua impresa ha prodotto 1mn di pezzi nell’ unità di tempo? Quel che conta è se gli ha venduti! Una produttività così intesa è compatibile con il fallimento. Ok, la “ricerca” non si vende ma in genere questo elemento cruciale è approssimato dalla qualità, che a sua volta è approssimata dalle citazioni ricevute. Ebbene, la ricerca italiana produce molti “pezzi” (articoli) e raccoglie anche parecchie citazioni; sembrerebbe tuttavia che il numero di citazioni dipenda più dal numero di articoli prodotti che da altro. Infatti, se si facessero graduatorie sulla base degli articoli significativi prodotti (ovvero con un numero medio di citazioni oltre una certa soglia) comincerebbero ad emergere le magagne. Certo, per completare l’ opera bisognerebbe pesare il tutto con popolazione nazionale (bacino di potenziali ricercatori) e spesa per la ricerca. Bè, in questo caso i giudizi sulla ricerca italiana non sarebbero così entusiastici, nemmeno se la poca spesa ci fa guadagnare qualche posizione, ci troveremmo infatti nella coda dei paesi “avanzati”. Se invece ci facciamo bastare il numero di articoli e il numero di citazioni complessive… chi si contenta gode
venerdì 20 dicembre 2013
Don Benzi
mercoledì 18 dicembre 2013
Evasione media UE
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fonte: riccardo ruggieri su italia oggi centro studi ADB di KRLS network of business ethics
lunedì 16 dicembre 2013
Armi e suicidi: come reagire
Genetic influence
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Genes affect parental SES as well as child's IQ. Not really news but the innovative method for using genetic info is.