venerdì 15 aprile 2011

Crisi d’ abbondanza

La “crisi d’ abbondanza” cinge d’ assedio l’ intellettuale italiano che ora si sente fagocitato da cio’ che avrebbe dovuto stare sulla sua scrivania: le carte. Ora le “carte” assumono la becera neutralità della plastica, prendono vita autonoma, si moltiplicano in continue esplosioni demografiche fino a soffocare chi è designato a curvarsi su di loro. 

Giulio Ferroni è un caso paradigmatico, osserviamolo mentre come un ectoplasma passeggia tra i banchi di un festival del libro qualsiasi:

… mi metto a vagare per gli stand… gli incontri sono molteplici, spezzati, ripetuti, tra agnizioni e ricognizioni… solidarietà e ostilità… e libri dappertutto, proliferanti ammonticchiati, sparpagliati, in ordine geometrico o rizomatico, con tute le possibilità di conoscenza, di esperienza, di contemplazione, di curiosità, di esaltazione, di esibizione, di vitalità… cerco editori noti e meno noti, mi oriento e mi disoriento, perdo la strada e la ritrovo… scopro editori e attività che ignoravo ma che inevitabilmente dimenticherò… e vago, continuo a vagare… la costipazione e l’ eccesso di libri mi rende allucinato, per i colori, per i rumori… esco da questo luogo fisicamente stordito… con qualcosa che mi ottunde la visione, la capacità di controllo dello spazio…di fuori, sul piazzale d’ ingresso del Lingotto… ora si accalcano i taxi… tanti libri, tante automobili, tanto di tutto…

Giulio Ferroni – Scritture a perdere - Laterza

Sembra di vederle quelle suole consumate dall’ augusto professore in disarmo mentre orbitano intorno alla poltiglia della microerudizione festivaliera. Assomigliano un po’ a quelle che Umberto D si trascinava in giro per Roma.

Poverino, fa quasi tenerezza: sopra, gli occhi da leprottone abbagliato; sotto, bronzee borse che denunciano la vetustà di chi non puo’ più raddrizzare un legno storto.

Ovunque si rechi, il malcapitato s’ imbatte in “brusii crescenti”, in “scorrevoli nulla che avvelenano il paese”, in “paradisi imbecilli”, in “eccessi di produzione”, in “zapping nevrastenici”, in “modalità dilapidatorie”, in “gare d’ apparenza”, in “violenze disgreganti”, nel “piacere di unirsi al degrado”, nell’ “incanaglirsi del reale”  e altre insulsaggini di vario tipo al traino di “tortuosi e occulti poteri economici”.

Nella requisitoria contro l’ Italia “berlusconizzata”, in pochi scampano l’ autorevole frusta: giusto Zanzotto e il padre di Eluana, con quel loro riserbo fuori dal tempo in cui avvolgono pudici un sentimento da preservare contro l’ offesa di una realtà che vorrebbe ingurgitare e rigurgitare anche loro.

Non ne parliamo poi quando accende la TV e sbatte contro la voce da camionista di Maria De Filippi. Quella gara a prendere la parola senza esclusione di colpi, gli riporta in casa quel mondo sguaiato che credeva di aver chiuso fuori, un mondo che ci offende, un mondo…  dove anche l’ assuefatto operaio vuole il figlio dottore.

Inutile dirlo, il problema c’ è. Davanti al lato anti-estetico che ci rovescia addosso ogni giorno la cornucopia della modernità, possiamo reagire in due modi:

1. cowenianamente. Ovvero, mettendosi di buzzo buono, imparando a navigare sulla monnezza traendone le gioie di un zio Paperone in panciolle nel deposito. Affinare l’ arte della selezione, mettere a punto il pescaggio fior da fiore, specializzarsi nella costruzione di bussole… e ripassare di continuo il teorema Alchian Allen.

2. pasolinianamente. Ovvero, cercando il brividino dell’ apocalisse, maledicendo con alata invettiva l’ arricchito, fare l’ elogio ditirambico della deflazione invocando un salvifico depauperamento con annessa decrescita felice.

La prima soluzione è una gran iattura, c’ impone di lasciare le luci della ribalta per “lavorare duramente su noi stessi”, c’ impone di ri-formarci, di ri-educarci, di re-integraci.

Meno male che c’ è la seconda via. Grazie a lei possiamo concentrarci sugli altri, esigenza essenziale per incanalare al meglio quell’ impulso autoritario che cova sempre dentro un depresso. La decrescita è essenzialmente la decrescita altrui: ovviamente, la nostra non farebbe la differenza. Eppure “lui” non lo capisce, si ostina, non “rinuncia”, non “decresce” mai come vorremmo. 

Poco male, con l’ “altro” nelle nostre mani – come fosse plastilina - possiamo cambiare il mondo tra la digestione e la pennica stando qualche minuto in più a tavola dopo pranzo, bastano quattro pensierucci sulla “bellezza”. Rassicuro subito i perbenisti che hanno qualche problema di coscienza: non c’ è niente di più facile che imbellettare queste interferenze nella carne altrui, basta nobilitarle formulandole in termini di “cura ecologica” o di “scatto critico” o di…

Con l’ “altro” nel mirino potremo finalmente perorare una “causa persa”, quelle più confacenti all’ esibizionismo avvocatesco; potremo espettorare la nostra condanna quasi fosse un “do” che piove da una scena sapientemente illuminata. E noi saremo lì, su quella scena, condannati dalla lucidità, spettinati da un vento che ci piega senza sradicarci, sofferenti di un dolore consapevole, flebili come il lume dell’ ultima lucciola sul pianeta.

mercoledì 13 aprile 2011

Sociobiologia

Edward Wilson sugli omosessuali:

… c’ è chi noterà come il soggetto “altruista” sia destinato ad estinguersi… senonchè il suo ruolo puo’ essere concepito come protettivo nei confronti dei famigliari più stretti… costoro…infatti, trasmetteranno geni che in gran parte appartengono anche a lui… Allo stesso modo potrebbe essere giustificata la presenza degli omosessuali nella società umana… non è inconcepibile che in origine… gli omosessuali abbiano funto da casta sterile dedita al servizio della vita e del successo riproduttivo dei loro parenti… la coerenza interna di questa tesi dovrebbe indurci a riflettere un attimo prima di etichettare l’ omosessualità come una malattia… se l’ ipotesi è corretta, l’ omosessualità è comunque destinata a declinare fino alla sua estinzione…

Ancora lui sulle donne:

… alcune caratteristiche sono così inequivocabilmente umane da poter essere classificate come genetiche… per esempio la forte tendenza alla divisione del lavoro… Nelle società cacciatori-raccoglitori, gli uomini vanno a caccia e le donne restano in casa… tale predisposizione persiste nella maggior parte delle società agricole e industriali apparendo come di origine genetica… non disponiamo di documentazione sufficiente per stabilire quanto essa possa resistere ai cambiamenti del contesto… la mia opinione personale è che la tendenza genetica sia abbastanza potente da determinare una divisione dei compiti sostanziale anche nelle più libere ed egualitarie società del futuro… pertanto, anche a parità di diritti e di istruzione, i maschi continuerebbero ad avere un ruolo sproporzionato nella vita politica, negli affari e nell’ attività scientifica…

Edward O. Wilson – In cerca della natura - Ecomosaico

L’ insigne sociobiologo spiega con dovizia come i geni siano da vedere alla stregua di un programma software in grado di determinare i nostri comportamenti, se non fosse che in esso compaiono alcune variabili random fissate di volta in volta dal contesto specifico.

Io, riflettendo su questa essenziale opera di “fissaggio”, non penso solo all’ “ambiente”, ma aggiungo un altro ingrediente: la libertà. Considerato che abitiamo in un mondo dove il battito d’ ala di una farfalla scatena uragani, ne basta veramente poca per fare la diffeenza.

In caso contrario, incontreremo presto un tipo perspicace pronto a farci notare lo spreco di risorse che comporta il dare pari diritti a omosessuali e donne visto che è ragionevole incoraggiare i primi nel loro ruolo “naturale” di fuchi servizievoli e le seconde alle gioie domestiche.

A chi pensa invece che l’ attribuzione di pari diritti sia un dovere, non resta che depotenziare l’ arsenale sociobiologico cercando riparo sotto l’ ombrello un po’ bucherellato ma sempre atto alla bisogna della “Libertà”.

Quanto lavoro che ci dà questo De Mattei

Stralcio di un intervento...

Occultare la logica modale in cui sta a bagno maria la teoria del male è impresa sciagurata. Se un giornalista un po' sciagurato lo fa per giustificare gli sghignazzamenti pre-intervista, un po' la colpa è anche sua.

Non ho approfondito il pensiero di De Mattei sulla Genesi, butto lì solo due caveat che evitano perdite di tempo:

1. il cattolico crede che nel corso dell' eucarestia il pane e il vino si trasformino per consustanziazione nel corpo e nel sangue di Cristo. Qualcuno, dimentico che la scienza non si occupa delle sostanze, potrebbe voler verificare la cosa al microspio. Ecco, evitare questo genere di ignoranza sarebbe decisivo.

2. Per il cattolico la sostanza dell' uomo è la sua anima, qualcosa che non possiamo "disegnare" visto che possiamo disegnare solo corpi. Per il cattolico moderno scientificamente acculturato il racconto della Genesi è metafora, ma non nel senso di "espediente retorico per impartire una qualche morale". Non nel senso di "parabola", non è insomma una favola di Esopo. E' metafora per raccontare il reale, per raccontare una "storia reale delle sostanze". Cio' significa, e questo sì che ce lo dice la scienza, che noi non possiamo "disegnare" Adamo così come lo descrive Genesi, ma cio' non toglie, per il cattolico, la realtà sostanziale di quel racconto e dei suoi personaggi.

Puo' sottoscrivere i due caveat anche l' evoluzionista spinto che progetta per sè l' ibernazione secolare con successivo upload delle facoltà cognitive su un computer. Per esempio io.

Cosa poi pensi esattamente De Mattei non è ben desumibile dall' intervista e come tutte le cose andrebbe approfondito (cosa che non ho voglia di fare).

Voglio solo aggiungerne una terza avvertenza che spesso sfugge: una mentalità scientifica non è affatto tenuta a credere a teorie che la scienza considera come le più plausibili. Basta e avanza che sia una mente bayesiana, in quanto tale le sue credenze saranno condizionate da a-priori che sono differenti per ciascuno di noi. Se non fosse così la scienza cesserebbe di essere maestra di libertà.

lunedì 11 aprile 2011

L' insospettabile fabbrica del precariato

Dice David Friedman:



    "... Richard Posner, nel difendere l' efficienza della Common Law, sopravvaluta le capacità della magistratura di comprendere a sufficienza la teoria economica... di fatto molti suoi rappresentanti, con la loro opera, hanno intenti "redistributivi" magari nobili ma del tutto utopici visti gli strumenti di cui dispongono... mi spiego... se i tribunali interpretano costantemente i contratti in una maniera favorevole ad alcune categorie - come ad esempio i conduttori nelle dispute con i proprietari immobiliari, o i dipendenti nelle dispute con i datori di lavoro -... le altre clausole del contratto verranno spontaneamente modificate di conseguanza... i canoni saliranno e gli stipendi scenderanno... I magistrati non possono far uso diprincipi generali per beneficiare una categoria specifica... lo dice econ 101... eppure assistiamo spesso ad incongruenze del genere... Come puo' testimoniare ogni docente di economia, la maggior parte dei suoi studenti e dei suoi conoscenti ritiene che le norme pro-conduttore beneficino il conduttore, e che le norme pro-dipendenti beneficino i dipendenti... se questo è vero, su che basi possiamo dirci certi che i magistrati siano meglio preparati?..."



David Friedman - L' ordine del diritto - Il Mulino

Che l' economia non entri in testa al cittadino medio, già lo sapevamo.

Stando alla teoria, ed essendo i magistrati un sottoinsieme della popolazione mediamente più colto, con loro le cose dovrebbero andare ancora peggio.

Volendo fare una breve verifica, i solerti fatti di casa nostra s' incaricano di fornire conferme alla congettura.

Silvio Berlusconi ha molti torti, ma su una cosa ha ragione: le toghe rosse esistono. Non so se parliamo delle stesse persone, comunque esistono ed hanno un nome (Magistratura...) ed un cognome (Democratica...). Non solo, gridano ai quattro venti chi sono e cosa vogliono, non c' è neppure bisogno di piazzare le microspie.

Se mai le invettive berlusconiane debbano essere intese come "accuse", leggere lo Statuto di MD equivale a leggere una confessione-fiume di colpevolezza.

Non ho tempo di fare un' analisi, scelgo per forza di cose un paio di fiori da un mazzo ben fornito.

Che concezione hanno del magistrato, quale scopo assegnare alla loro funzione? Un passaggio tanto per farsi un' idea:



    ... la protezione delle differenze tra gli esseri umani e dei diritti delle minoranze, specialmente i diritti degli immigrati e dei meno abbienti, in una prospettiva di emancipazione sociale dei più deboli...


Ma non solo:



    ... il sostegno all'integrazione comunitaria europea, in vista della creazione di una unione politica europea preoccupata della giustizia sociale...


Idee discutibili, se fossero la piattaforma politica... la piattaforma di un partito politico d' inspirazione radicaleggiante.

Corre un brivido se si pensa che, al contrario, è solo un modo d' intendere la propria "missione" di "magistrato equidistante".

Berlusconi è preoccupato per le intenzioni palesi di una magistratura siffatta. Io, che non sono nel loro mirino e ho assimilato per quanto posso la lezioncina friedmaniana, mi preoccupo per gli effetti non intenzionali di simili proponimenti. Come non riscontrare in essi l' ignoranza economica di cui si parlava?

Pensiamo per un attimo alle cause del lavoro che giungono sulla scrivania del fervido militante di MD, un' incorruttibile che ci crede... e non vado avanti.

Mi chiedo solo chi, a questo punto, non sospetti che la demenziale giurisprudenza in tema di diritto del lavoro abbia contribuito non poco al trattamento semi-vessatorio che oggi subiscono i giovani lavoratori condannati al precariato?
Non riesco davvero ad accettare le critiche ricevute:

@ Libberini: dicendo a chiare lettere che tendo prima facie a concedere fiducia all' altro, mi sa che sono tra i pochi a salvarsi dall' eventuale critica di "snobismo".

@ Don Cave: come deduci da quanto dico che l' umanità è stata sempre in errore? La perfezione non esiste, ma quando la possibilità di competere (concorrenza) e la libertà di scelta (autonomia contratuale) hanno trovato accoglienza, le cose sono andate abbastanza bene? Guarda caso sono strumenti che giovano anche alla battaglia femminile. Secondo me molto più che censure e proibizionismi vari (quote ecc).

@ Valeria: "... l’ epiteto ‘moralista’ lanciato contro qualcuno..."? Essendo cattolico mi guardo bene dal considerare offensivo un epiteto del genere. Forse sei stata ingannata dagli sforzi fatti per scansarlo. Quanto alla Ballestra, presentata così la sua critica non ha contenuto.

venerdì 8 aprile 2011

Come trattare i problemi insolubili

Sometimes we find it easy to identify a problem and impossible to think of a solution. Obesity is a good example.

    School posters, virally marketed videos, healthy-eating classes, mandatory swimming lessons, minimum school-recess times, celebrity chefs in charge of school-meal recipes, bicycle lanes, junk-food ad bans, calorie-content labels, hectoring physicians, birthday-cake bans, monetary rewards for weight loss—they've all been tried, and they've all largely failed.


Se il problema è troppo complesso non resta che mettere in campo una moltitudine di intelligenze. In altri termini: non resta che la libertà.

    Drawing a direct analogy with the effect of vouchers in the education system... Messrs. Seeman and Luciani suggest "healthy-living vouchers" that could be redeemed from different (certified) places—gyms, diet classes, vegetable sellers and more. Education vouchers, they point out, are generally disliked by rich whites as being bad for poor blacks—and generally liked by poor blacks. A bottom-up solution empowers people better than top-down government fiat...


Neil Seeman/Patrick Luciani - XXL: Obesity and the limits of Shame -

Voi siete qua





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giovedì 7 aprile 2011

Spazzatura

Avete presente quelle foto e quei filmini senza capo nè coda che restano per mesi nel cellulare e non sai più che fartene?

Se un comportamento non viola le regole di convivenza civile posso combatterlo perchè lo ritengo irrazionale, oppure per il fatto di reputarlo ingiusto (immorale). Nel primo caso sono un paternalista, nel secondo un moralista; e poco conta la morale che professo, poco conta, cioè, se la mia condanna si focalizza sui centimetri di pelle scoperta piuttosto che su un immaginario che mi ripugna.

Chiudo citando un terzo motivo per cercare di interferire nelle scelte altrui: l' interesse di bottega. Se un collega mi ruba il cliente, difficilmente sresterò passivo, e a muovermi non sarà nè il paternalismo, nè il senso morale.

Lo scacchista beota

... "Brain Age" della Nintendo è un software creato per migliorare le "prestazioni del vostro cervello" e preservarlo dall' inevitabile "indebolimento" dovuto all' età anagrafica... L' industria del "brain training" fiorisce anno dopo anno... forse perchè è credenza diffusa che le prestazioni del cervello umano possano essere migliorate in modo importante... e in effetti, dopo parecchie partite di Sudoku, faccio un esempio, constaterete che la vostra capacità di risolvere l' ennesimo Sudoku che vi sarà sottoposto, risulterà drammaticamente innalzata... ma la meta del "brain training" è molto più ambiziosa: così come non vi esercitate con i pesi della palestra solo per alzare pesi sempre maggiori, non vi dedicherete ai rompicapo solo per saper risolvere rompicapo sempre più difficili... vorrete piuttosto migliorare la vostra capacità di "pensare" e di "ricordare" in generale... due facoltà che trovano poi largo impiego nella vita di tutti i giorni... purtroppo la sperimentazione scientifica non è in grado di confortare ambizioni del genere: i miglioramenti riscontrati dopo un duro allenamento condotto su taluni rompicapo sono limitati alla risoluzione di quel compito specifico o di altri poco dissimili (narrow transfer)... è quasi impossibile trasferire queste abilità altrove... la facoltà di "pensare" e "memorizzare" non ne esce affatto "migliorata in generale"... Sudoku, video games, scacchi, musica, latino, cruciverba, matematica... sono attività che richiedono un grande impegno cognitivo e mnemonico, sono attività in cui con l' esercizio costante è possibile migliorare molto... fino a perseguire... risultati talvolta sorprendenti in termini di padronanza della materia... tuttavia, qualora il soggetto divenuto "maestro" nel suo campo si ritrovi ad operare in un dominio diverso, sarà nelle condizioni di dover cominciare praticamente tutto daccapo senza particolari vantaggi rispetto al neofita... essere un esperto scacchista non fa di te un ragionatore particolarmente abile in altri campi... cio' non toglie che agli scacchi, probabilmente, si dedicheranno persone con abilità cognitive superiori alla media... ma questo è un altro discorso: sfatata l' "illusione della potenza" cognitiva e del "transfer learning", vediamo di non ricadere nella più comune "illusione della causa" che confonde queste ultime con le semplici correlazioni... eppure, qualche suggerimento a chi vuole migliorare le prestazioni si puo' sempre dare... Se oggi so che domani sarà una giornata impegnativa in cui dovrò affrontare problemi che metteranno alla prova le mie facoltà cognitive, come posso prepararmi al meglio?... qualora non sappia a priori il tipo di sforzo specifico che mi verrà richiesto, il miglior modo per "allenare" il cervello consiste nell' allenarlo fisicamente (corsa, nuoto, marcia...)... mens sana in corpore sano... in fondo lo slogan della Nintento, "Il vostro cervello è un muscolo e va tenuto in allenamento", non è poi così fuorviante, ma, se si vuole perseguire la meta più ambiziosa, va preso alla lettera, essendo un muscolo va allenato come gli altri muscoli: in palestra!...

Chabris/Simons - The Invisible Gorilla - Crown

Il libro dei due psicologi è carino e accessibile a chiunque. Ogni capitolo si concentra su un gruppo di "illusioni" riguardanti l' attenzione, la memoria, la fiducia, la conoscenza, la causa e le potenzialità del cervello. Poca teoria e tanti esempi, la bibliografia scientifica è poi disponibile per chi volesse approfondire. In rete ci sono dei video che introducono al primo capitolo.

L' avvertenza di Chabris e Simons è importante: attenzione alle intuizioni. Ma quella di Caplan è decisiva: attenzione a dimenticare che a nostra disposizione abbiamo solo intuizioni.

Illusione di potenza

... la falsa credenza più diffusa che passiamo in rassegna è quella per cui la presenza di messaggi nascosti nella pubblicità possa indurre all' acquisto di prodotti o comunque a comportamenti non altrimenti voluti... ben il 76% del nostro campione di adulti crede in questo misterioso potere di influenzare le coscienze... i pregiudizi legati al concetto di "persuasione occulta" si basano sulla credenza per cui la gente sia straordinariamente sensibile a segnali anche deboli... e quindi manipolabile attraverso il sapiente uso di quei segnali... c' è chi crede per esempio che incorporare nel commercial un nudo femminile accresca il desiderio per il prodotto reclamizzato... gli scienziati hanno dibattuto a lungo sulla capacità del cervello di processare messaggi verbali o iconici non acquisiti consciamente... arrivando alla conclusione che se anche potessimo in parte farlo, l' interferenza non arriverebbe mai al punto da spingerci a comportamenti altrimenti non desiderati... tuttavia, nonostante la sperimentazione sul campo e l' evidenza scientifica neghi validità al concetto di "persuasione occulta", la gente continua a professare in merito un robusto pregiudizio... il fatto di credere nell' esistenza di segnali recepiti inconsciamente da cui sarebbe difficile difendersi, è un effetto collaterale della "illusione di potenza": noi tendiamo ad attribuire ai nostri cervelli una potenzialità (e quindi anche una sensibilità) ben superiore a quella effettiva... un' illusione che talora genera speranze, talora genera paure... comunque, sempre ingiustificate...

Chabris/Simons - The Invisible Gorilla - Crown

Quando leggo certe analisi semiotiche che scorgono in tutte le pubblicità il contrassegno della pedofilia, mi viene in mente il capitoletto di Chabris/Simons. Chissà se il mio è solo un collegamento gratuito.

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martedì 5 aprile 2011

Lo spirito che aleggia sulle università

Un approccio spirituale agli studi favorisce il rendimento:

Growth in Equanimity enhances students’ grade point average, Leadership skills, Psychological Well-being, self-rated ability to get along with other races and cultures, and Satisfaction with college.

Growth in Ethic of Caring and Ecumenical Worldview enhances students’ interest in postgraduate study, self-rated ability to get along with other races and cultures, and commitment to promoting racial understanding.

Educational experiences and practices that promote spiritual development – especially service learning, interdisciplinary courses, study abroad, self-reflection, and meditation – have uniformly positive effects on traditional college outcomes.


http://www.spirituality.ucla.edu/findings/
ciao bello

Seinfield: la morte come problema secondario

... a quanto pare le distorsioni della memoria non sono confinabili a problemi secondari... lo psicologo australiano Stefanie Sharman condusse un esperimento ispirato all' episodio di Seinfield (*) in cui Kramer deve stilare il suo testamento biologico... venne chiesto ad un campione di popolazione adulta di decidere quale trattamento fine vita ricevere in caso di gravi malattie... per esempio, volevano sottoporsi CPR' Oppure anche ad alimentazione artificiale pluriannuale? e via con domande di questo tenore... l' intervista si ripetè 12 mesi dopo... il 23% degli intervistati mutò opinione riguardo alle procedure a cui sottoporsi e ai limiti da osservare... fin qui nulla di eclatante, cambiare opinione è lecito e spiegabile... sorprende però che il 75% di coloro che mutarono la propria scelta non fosse affatto consapevole di averlo fatto...

Chabris/Simons - The invisible gorilla - Crown

Non fatico a crederci, cio' a cui invece non credo molto è la premessa. Ho come l' impressione che la nostra futura morte (magari tra mezzo secolo) sia un prblema secondario.

(*)

Elaine: ok, va bene se interrompiamo quando si rende necessario l' inserimento del catetere nell' uretra in condizioni di cecità semi-totale?

Kramer: Naaaa... non è nel mio stile...

Elaine: ... che palle...

Hanson a caccia di ipocrisie

E' sempre uno spettacolo. Qui su bambini, lavoro e sindacati:


... Kids work hard at school, housework, sports, practicing music, supporting clubs, etc. and none of this cruelty is prevented by "child labor" laws. Such laws only prevent getting paid to work; they don't even stop kids interning for free. If child labor laws come from our revulsion at miserable kids, why are there no laws preventing tiger moms from making their kids practice music for hours straight without a bathroom break, or against parents who make their older kids work full time taking care of younger kids?... The history of child labor law is closely associated with unions seeking less competition for adult labor... And today self-righteous indication about foreign child labor supports protectionism, to keep out foreign products that compete with local firms... keeping poor kids from working for money not only unfairly biases the work vs. school competition, it needlessly impoverishes poor kids and their families... While we claim to care so so much about kids forced to do hard and tedious tasks, we only actually prevent doing such tasks for money


link

Empirical evidence on the weak effect of medicine on health

http://www.cato-unbound.org/2007/09/10/robin-hanson/cut-medicine-in-half/

lunedì 4 aprile 2011

Gli amari frutti del mito Deweyano

... nell' affrontare il mondo contemporaneo la scuola si dimostra disorientata e inadeguata: sta fallendo in molti paesi europei sul piano didattico, sul piano della mobilità sociale, sul piano della crescita produttiva... la modestia dei risultati a fronte delle cospicue risorse investite salta agli occhi... così pure le carenze nella formazione di atteggiamenti socialmente utili e criticamente etici... il rischio è quello di porre la scuola al centro di tutto quando da sola non puo' molto... un rischio a cui è particolarmente esposto chi, dopo il crollo delle ideologie e la scarsa tenuta della famiglia, guarda alla scuola come ultimo presidio capace di promuovere valori comuni... Lo stesso concetto di valore ha per le nuove generazioni, cresciute nella prospettiva di un "pensiero debole", un sapore formale, retorico ed è percepito come privo di fondamenta... è difficile per un ragazzo ricondurre a senso unitario un sapere sempre più frammentato, tanto più quando questo sapere è inservibile professionalmente... un malinteso senso di tolleranza, un limitato concetto di laicità, conducono inevitabilmente ad una "società senza", senza quei fondamenti ideali, culturali, religiosi e pedagogici sui quali i valori della convivenza possono poggiare... questo sterile sbocco lo si deve innanzitutto alla diffusione del mito deweyano della neutralità educativa... che corrisponde ad una visione indiscriminatamente negativa verso cio' che è esterno ... una "scuola contro" il mondo e "contro" la persona intesa come individuo destinato ad entrare nel mondo...

Giacomo Zagardo - La punta di diamante - ISFOL

Illuminante e dettagliata analisi della scuola europea da parte di uno studioso che mette al centro il ruolo chiave delle "motivazioni".

Per "motivare" è necessario affiancare l' "educazione" all' "istruzione". L' educazione rende meno arido l' insegnamento e gli conferisce un senso unitario (Big Ideas).

Ma la scuola di Stato non puo' divenire realmente "educatrice" senza farsi sempre più dottrinaria. Ecco allora la necessità di rompere il pernicioso monopolio.

A "motivare", è facile capirlo, sono innanzitutto "libertà" e "responsabilità"; chiunque constata che se scelgo la mia via sono motivato a percorrerla in modo onesto e senza sotterfugi, il mio fallimento non avrebbe scusanti.

Morale: favoriamo un sistema in cui i genitori possano scegliere la scuola per i figli, un sistema in cui il ventaglio dell' offerta sia variegato, un sistema in cui l' insegnante possa scegliere il piano educativo da privilegiare lavorando a fianco e con coloro che lo condividono.

I migliori hanno già iniziato a muoversi in questo senso, non perdiamo altro tempo.

***

Don Giussani parla spesso di "rischio educativo" riferendosi alla necessità che l' insegnante metta tutto se stesso nello sforzo di trasmissione del sapere. Ma questa esigenza è frustrata da John Dewey che richiama di continuo ad unsegnamento asettico e imparziale.

Sebbene la moderna scienza dell' apprendimento sia più vicina all' impostazione di Giussani, in molti difendono ancora Dewey, non tanto perchè credano nella sua visione, quanto perchè le vedono, e a ragione, come l' unica compatibile con la scuola di stato, come l' unica in gradi di evitare processi di de-scolarizzazione.

Meditazione libertaria su "L' Amaca" del 3.4.2011

Elogio di un truffato. Il truffato è il mio vecchio, caro amico David Riondino, ottimo poeta satirico (suggerisco “Rombi e milonghe”, Feltrinelli), attore, conduttore radiofonico, dicitore di vaglia come i fiorentini migliori. È di quelli che hanno perso il loro gruzzolo affidandolo al Gatto e alla Volpe dei Parioli. Ha rilasciato un´intervista (a Capponi del Corriere) che mi ha fatto inumidire gli occhi per quanto era serena, intelligente e pulita. Dice, in sostanza: sì, mi hanno turlupinato. Sono stato grullo. Ma siccome non ho mai creduto di valere per quello che ho, me ne sono fatto una ragione. Rido di me stesso e guardo avanti. Ho denunciato i miei truffatori, ma li ringrazio perché per una decina d´anni mi hanno fatto credere di essere un benestante. In un Paese che invidia i furbi, e deride gli ingenui, faccio un applauso solitario a David. No, non è un merito perdere quattrini, specie se se ne hanno pochi. Ma è un merito inestimabile sorridere alla sfortuna, allargare le braccia e dire: scusate tanto, ma tra le mie poche virtù la furbizia manca. Poi mi ricordo mio padre: «Guarda che gli onesti, alla lunga, vincono sempre». Purtroppo non è vero. Ma è vero che, anche quando perdono, perdono meglio.

Anch' io, leggendola al bar, mi ero compiaciuto della bella intervista, specie se raffrontata con quella della moglie.

Ma la cosa meraviglia fino ad un certo punto, riesco ancora a distinguere tra una Guzzanti e un Riondino.

Non sorprende neanche il buon Serra che di riffa o di raffa riesce sempre a tirar dentro un vieto stereotipo assunto per lui a categoria ontologica di riferimento: l' "Italia dei furbi". Un concetto sviante almeno quanto il tristemente noto familismo amorale.

Chissà con che piacere il Savonarola di Repubblica avrà letto la prima del Corriere di domenica. Peccato che la versione on line non renda lo spettacolo dell' impaginazione originale: "Fisco: evasione al 38%!... il contribuente italiano, in media, evade 17 euro e 87 centesimi per ogni 100 euro di imposte versate al Fisco...". 38, 17... e vai con i numeri...

Questo modo di scrivere (e titolare) con i piedi, è tollerato perchè molti lettori, essendo coniati con lo stampo del moralista, sorvolano (allegramente). E sorvolano anche quando si parla con faciloneria di "furbi" senza minimamente sospettare che un fenomeno (in contrazione) come quello dell' evasione fiscale, sia da noi storico e non certo dovuto a furbizia ma piuttosto alla tortuosità e alla discrezionalità del sistema, oltre che all' elevata pressione fiscale in abbinata con una spesa quantomeno discutibile. Ma per saperlo bisognerebbe dare la parola a chi studia in modo scientifico (e barboso) queste questioni anzichè ai furbacchioni con secondi fini dell' Agenzia delle Entrate, ovvero a una delle parti in campo.

Da notare poi il fine ragionamento dell' Agenzia: "... le regioni del Nord sono le più virtuose ma poichè sono anche le più ricche è lì che dobbiamo affondare gli artigli...".

Non pensa Serra che anche un soggetto che viene trattato a questa stregua meriti "L' elogio del truffato"? Ma a qualcuno basterebbe meno, basterebbe il diritto a far cessare la truffa ora che è palese.

sabato 2 aprile 2011

Abbiamo imparato più da un disco di tre minuti che da quello che ci hanno insegnato a scuola

Un apparato scolastico gicantesco e centralizzato: ecco la paura di don Sturzo.

E' anche la paura di Obama, che ha rilanciato le charter school.

E' anche la paura di Cameron (e Blair), che vorrebbe i fondi seguano lo studente.

E' la paura di destra e sinistra in Svezia, unite nel sostenere l' esperienza delle Friskolan.

Persino la Francia, "gigantesca e centralizzate" quanto noi, a fronte del tracollo nei ranking, si è decisa ad intervenire.

Giacomo Zagardo in questo libro passa in rassegna i sistemi scolastici europei e conclude che la libertà conta eccome: conta quella dei genitori di scegliere la scuola per i figli e conta quella degli insegnanti di lavorare fianco a fianco con chi condivide il loro progetto educativo.

Giacomo Zagardo - La punta di diamante - ISFOL

P.S. scusate se il titolo del post cita l' inno ufficiale della mia generazione:

Libertarianism A-Z: sport ed eventi

C’ è chi dice che l’ organizzazione pubblica di eventi (fiere, stadi…) sia dovuta: la città (o la Nazione) ci guadagna.

La mole di studi prodotta in merito non ha mai dimostrato questa tesi, nemmeno per eventi di risonanza mondiale come le Olimpiadi.

Si tratta spesso di passerelle che consentono al politico di pavoneggiarsi, non per niente l’ azione di lobbing praticata per ottenerle è molto forte.

L’ esito alla fine è sempre la solita lotta di classe: chiedere a chi non ama certi hobby di finanziare il divertimento di una élite potente.

Il ruzzolone ammortizzato

Johnatan Safran Foer - Molto forte, incredibilmente vicino - Guanda

"Osservate"!

Così il filosofo Bacone nel '600 incitava alla conoscenza attraverso il metodo sperimentale.

"Sì, ma cosa?".

Rispondeva tre secoli dopo il filosofo austriaco Popper.

Popper aveva capito che la scienza richiede un' eredità, una pianta su cui innestarsi, un bagaglio di conoscenze da completare-rettificare-confutare. La scienza, così come ogni conoscenza, richiede una relazione di paternità.

Ma il padre di Oskar Shell non c' è più, si è liquefatto nelle Torri Gemelle in seguito al tristemente noto attentato, cosicchè al figlio non è rimasto altro che l' assurdo comando baconiano.

Oskar Schell ha nove anni e un buco al centro di se stesso. Una volta era ateo, adesso non è che creda in Dio, crede che le cose siano "estremamente complesse". [La cosa più complessa di tutte è sua mamma].

Oskar ha sete di conoscenza - e questo è bene. Ma vuole e deve conoscere tutto - e questo è sommamente male.

il fatto è che la conoscenza di TUTTO è l' unica garanzia per capire i messaggi nella segreteria telefonica lasciati dal papà quando chiamava dal grattacielo in fiamme. Inoltre, sarebbe tanto bello riavvolgere la pellicola e tornare alla sera prima, quella in cui Lui si chinò sul lettino e gli disse "Buonanotte pulce, ti voglio bene". Bello ma difficile, la conoscenza di TUTTO gioverebbe.

Il problema di chi indaga per sapere tutto è che in questi casi tutto costituisce un indizio, il che è scoraggiante perchè più cose trovi meno capisci. Ma Oskar non sembra scoraggiato e inizia con diligenza la sua infinita investigazione: comincia con lo scavare dei buchetti al Central Park, da qualche parte bisogna pur incominciare, chissà che non scopra qualcosa, qualche cosa che lo aiuti a ricostruire il TUTTO. E' venuto alla luce un cucchiaino mezzo arrugginito: mmmmm... come collegarlo ai messaggi della segreteria?

Il cervello di Oskar è sempre in movimento, come uno squalo che se non nuota muore. Lui gli va dietro, lo rincorre, cerca di non perdere mai il passo.

Pensa continuamente, pensa a tante cose, pensa che Stan "non sarà mai il suo papà", pensa di chiedere alle persone (a tutti) se sanno qualcosa che lui dovrebbe sapere, pensa anche alle favole che precedevano il sonno, quando si faceva sotto, fin dentro l' ascella: "quello prima che cominciasse a raccontare era il mio momento preferito"; poi pensa alla carne alla piastra: "non voglio mangiare roba che ha dei genitori"; poi pensa al suo libro preferito - Dal Big bang ai buchi neri - anche se non l' ha mai finito perchè ci mette un' eternità a capire certi concetti matematici e la mamma non è d' aiuto. Pensa alla nonna, che prima di dare un parere deve sempre insultarsi un po' ("... io sono una zuccona, però..."). Pensa che c' è qualcosa d' insicuro nel modo in cui la mamma dice "sicuro!". Pensa se è il caso di farsi un altro livido in attesa che passino i 7 minuti di media necessari per addormentarsi. Nel ricordare il papà a caccia di errori sul giornale, pensa che "era bellissimo avere un papà più intelligente del New York Times"; poi pensa: "non devo comportarmi come il bambino che sono". Pensa di esseri innamorato talmente tante volte che forse quello non è amore. Pensa spesso ai castori: "la gente li ritiene grandi costruttori di dighe ma in realtà devono continuamente rodere alberi solo per limare i denti che crescono in continuazione... altrimenti crescerebbero nel muso e lo trapasserebbero uccidendoli", pensa che anche il suo cervello è un po' come i denti dei castori. Pensa a Stan, pensa se "si monta la mamma". Pensa a quelle parti dell' universo di cui non è sicuro nemmeno Stephen Hawking. Pensa se la mamma pensa ai suoi lividi: "non me li faccio per lei ma sarebbe bello se si ponesse domande allarmate". Pensa a quella casa in cui i pavimenti erano come scacchiere di marmo e i soffitti come torte. Pensa che se non fosse stata la sua vita non c' avrebbe creduto. Pensa a cosa ci sia di così orrendo nell' essere morti. Dopo aver fatto qualcosa senza pensare, pensa: "non c' è niente di male a non capire se stessi". Pensa che nel caffè freddo potrebbe mettere cubetti di caffè ghiacciato in modo che non si allunghi quando si sciolgono. Pensa ai tempi in cui a scuola il prendere da parte uno sfigato e intimargli: "dì che tua mamma è una puttana" costituiva un gran divertimento, pensa a quei tempi con una certa nostalgia (anche se lo sfigato era quasi sempre lui). Guardando la maglietta di un Tizio pensa "ma ami veramente New York?". Pensa: "i gatti che cadono dal ventesimo piano hanno più probabilità di sopravvivere rispetto ai gatti che cadono dall' ottavo piano: devono accorgersi di quel che sta succedendo per prendere la loro caratteristica forma a paracadute". Pensa che quella donna "ha una faccia tipo il contrario di quella della mamma". Pensa all' "investita" dal taxi e alla gente che guardava dai marciapiedi senza intervenire perchè avevano paura di non saper fare bene la respirazione cardiopolmonare. Nell' attesa, dopo aver suonato il campanello, pensa: "ma perchè la nonna non mi aspetta dietro la porta visto che per lei sono l' unica cosa che conta?". Dopo aver trattenuto la nonna al citofono con continue domande, pensa: "ora avrà il dito stanco".

E se proprio vuole smettere di pensare, ripassa le coniugazioni.

Anzichè rompersi le caviglie cercando di fare qualche trucchetto con lo skate, Oskar pensa a tutte queste cose e ad altre ancora. In genere pensa quando cammina per Manhattan, quindi ha molto tempo visto che non prende mai i mezzi ritenendosi un "bersaglio potenziale".

Inventare-ragionare-considerare-elaborare-argomentare-archiviare... ecco lo sterile rosario con cui elabora il suo lutto.

Concepisce invenzioni a raffica, se gli viene in mente qualcosa la dice, se ha davanti a sè qualcosa la guarda, la guarda nei particolari: nessun filtro lo preserva, nessuna selezione lo protegge e lo indirizza. Un' erudizione smisurata e disarticolata s' impossessa di lui e lui la cerca avidamente, non per un desiderio di conoscenza ma per "tirar su la lampo del sacco a pelo di se stesso". In fondo cerca un mondo in cui nessuno incontri nessuno, un mondo fatto di oggetti, ma anche gli oggetti non lo mettono al sicuro: sente addirittura di aver già nostalgia di quel che possiede.

Oskar ha da dire tutto ma non il modo per dirlo, ci passa di fronte lasciandosi dietro una scia di sintomi che sono la gioia del lettore ermeneuta.

venerdì 1 aprile 2011

Precari, precari, precari...

La sindacalizzazione e il problema del dualismo nel mercato del lavoro italiano, hanno dei precedenti?

Certo, e anche di tutto rilievo: il Sudafrica dell' Apartheid.

William Hutt è lo studioso che più è andato a fondo sul tema:




    ... apartheid originated as a labor-union mechanism for artificially restricting the supply of labor and thereby driving up wages for the privileged... nearly all the ensuing legal disabilities for blacks in South Africa stemmed from the problem of labor union political influence...

La crepa nel muro





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giovedì 31 marzo 2011

Messa campestre

Commissionata per l' esecuzione in Cattedrale a Vasteras, ne è uscita una musica dalla religiosità raccolta, idonea alla compunzione del confessionale più che a colmare di gloria le cupole o echeggiare roboante lungo le navate. Siamo d' altronde nelle terre del più introverso luteranesimo.

Ci si proietta fuori di sè solo in seguito a scoppi improvvisi di vitalità più che con graduale ascensione al cielo... non ci seduce tanto il canto delle schiere celesti quanto l' amabile volgarità del vocalizzo da apache che fuoriesce con potenza viriloide, dopo aver rimbombato a lungo in una delicata testolina bionda...

Ci si estroflette per pedinare le api tra i fiori più che per levitare avvolti nell' incenso...

Intanto la vita scorre: il piano ora trilla come un campanellino, ora scarta secondo le folate del vento; l' organo ora mugghia come una bestia mansueta, ora veleggia come un aquilone fermo in cielo; il contrabbasso ronza come un calabrone, le percussioni pasticciano rovesciando qualcosa che si sparge ovunque. Nessuno frustra la naturale curiosità delle creature, neanche quando sparpagliano le loro note in un delicato disordine che non diventa mai cervellotico labirinto; non s' "incede", non di prcede... si va piuttosto a zonzo. Partono di continuo segnali di calma, amicizia, serenità, vitalità... segnali di libertà... ce la si mette tutta per cacciare il fantasma di una religiosità che in quelle lande morì per eccesso di asprezza lasciando tutti più poveri.

Anders Jormin - In winds, in light



hp: davide

mercoledì 30 marzo 2011

Io e Gino Strada

Io e lui, a quanto pare, siamo gli ultimi pacifisti in circolazione.

All' epoca dell' invasione in Iraq temevo le motivazioni dell' impresa perchè, una volta brandite dei "buoni" di sinistra e considerata la loro tendenza naturale alla "crociata", sarebbero servite, rivedute e corrette, per far guerre a tutto spiano in giro per il mondo.

Ci siamo, ora la dottrina Bush ha vinto (anche se non lo si puo' dire), e si comincia con la Libia.

David Rieff sul punto:

... The Western intervention in Libya - justified in moral terms - will be remembered as a war conceived by liberal intellectuals, and cheered on by liberal intellectuals...

Il fatto poi che qualcuno la chiami "guerra umanitaria" mi stimola solo ad aggiungere la tag "linguaggio pervertito" al presente post.

Il primo passo

Passare dal proibizionismo alla non violenza del mercato puo' essere traumatico, specie laddove l' esercizio della libertà appare ripugnante al senso comune.

E' il caso della compra-vendita di organi.

Come studiare allora forme di gradualismo in grado di salvare vite coltivando e diffondendo una diversa sensibilità?

Ripugnanza? Mercato? Gradualismo? Organi? Ma allora Alvin Roth è il nostro uomo!

Ecco il suo "primo passo":

.. giving priority on waiting lists to those who previously registered as donors..."

La diseguaglianza fa male alla salute?

C' è un libro che ha fatto molto parlare di sè: The Spirit Level:

Why Greater Equality Makes Societies Stronger - Richard Wilkinson e Kate Pickett.


Tesi 1: la diseguaglianza fa male alla salute.

Tesi 2: se andiamo verso la diseguaglianza ci ammaleremo.

Commento (ironico?):






    ... if the authors took their analysis literally, they might suggest direct manipulations of inequality: send the richest people—or, probably more efficiently, the poorest people—out of the country or the state. Inequality would go down and well-being would go up. Alternatively, leave the inequalities as they are, but devise ways to hide them from people—censor the media, say (no more Lifestyles of the Rich and Famous)—so that people do not know their relative positions. That should, according to The Spirit Level, bring down crime, disease, obesity, and so forth. The authors do not go in these directions, and these are, of course, not plausible solutions in a democratic society. But they are the logical implications of The Spirit Level’s explanation...



Per Norberg:






    ... the book does not prove (1) and it does not even try to argue for (2)...



Interessante anche Rustichini:






    ... il centro del libro è un esame di correlazioni in diversi paesi fra disuaglianza del reddito o della ricchezza, e una serie di indicatori. Per esempio: salute fisica, salute mentale, uso di droghe, educazione, violenza, gravidanza fra minori. Che queste correlazioni ci siano veramente, quanto sono robuste fa parte del dibattito che ho citato. Non è neppure chiaro che abbiano considerato tutte le variabili: per esempio gli autori non parlano del suicidio, dove la correlazione va nella direzione opposta (più disuguaglianza meno suicidi)... ... la letteratura economica, in ogni caso, dimostra che questa relazione non c'è. Per esempio, nel suo survey... Angus Deaton conclude: ''Non è vero che disuguaglianza del reddito di per sé è una causa importante del livello di salute pubblica. Non c'è una relazione robusta fra lunghezza della vita attesa e disuguaglianza del reddito nei paesi ricchi, e la correlazione che si trova quando si guarda a stati e città degli USA è quasi certamente dovuta a variabili che sono correlate con disuguaglianza del reddito, ma non la disuguaglianza di per se'... ... Ora, il dibattito fino ad ora è stato tutto sulle correlazioni. Io posso aggiungere a questo dibattito una osservazione. Che le preferenze "profonde" siano universalmente a favore della uguaglianza è, in questa letteratura, fondato su una deduzione (gli hunter and gatherers dovevano per forza essere egualitari) che procede da una assunzione (l'evoluzione è ferma da dieci mila anni e più) ed è basata su una finzione (noi siamo, per struttura psicologica, hunters and gatherers). Però che le preferenze siano universali è una ipotesi testabile. Per esempio basta guardare alla distribuzione del fattore di personalità (dei Five Factors) che si chiama Agreebleness, la cosa più vicina a preferenza per l'uguaglianza. La distribuzione ha una forma quasi normale, a campana, ben diversa da quella che si avrebbe se ci fosse sostanziale uniformità...

La sola forma di purezza CITAZIONE

La ricerca della purezza è la trappola che imprigiona i "vegani". Ma non c' è innocenza, eccetto nella morte, dice Harold Fromm: "essere vivi significa essere assasini".



We're compromised from the start. Evolution favored meat-eating primates, enlarging their brains and enabling them to live in more and more complex and survivalist societies that today extend our life spans, provide genteel habitats, and produce philosophers who have the wherewithal to object to the very components of their own existence. Death is the only form of purification


http://chronicle.com/article/Vegansthe-Quest-for/66090/

Meditazione razionalistica dell’ Ave Maria

Ave Maria   -    Il saluto con cui il divino incontra l' uomo

Piena di Grazia   -   Dall' esistenza contrassegnata dai miracoli (verginità, ascensione...)

Il Signore sia con te   -   Unita a Dio nella generazione del Figlio

Sia benedetto il tuo nome e benedetto il frutto del tuo seno   -   Destinato a un destino di bene e di grandi cose

Santa Maria   -   Donna dall' umanità esemplare

Madre di Dio  -   Destinata a partorire il figlio di Dio

Prega per noi peccatori   -   Intercedi presso Dio invocando il suo perdono

Adesso e nell' ora della nostra morte   -  Ora e finché dura il tempo utile per decidere il nostro destino eterno.




+++

1. Ave o Maria…
Il saluto segnala un incontro: medita il concetto di fede come incontro esperito nelle parole di Don Giussani.
2. … piena di Grazia…
La Grazia è un intervento miracoloso: medita il concetto di Miracolo nelle parole di C. S. Lewis.
3. … Il Signore è con te…
La relazione con Dio ci costituisce come persone, medita il concetto di persona negli scritti di Rosmini. Medita anche il concetto dell' eresia mariana.
4. … tu sei benedetta tra le donne…
Prescelta per un destino felice: medita il concetto di destino con Eugene Wigner.
5. … e benedetto il frutto del tuo seno Gesù…
Portatrice del Dio d’ amore; possiamo pensare a Dio solo con metafore, quale metafora più felice di questa? Medita il ruolo delle metafore nel discorso religioso con l’ aiuto di Chesterton.
6. … Santa Maria…
la santità è lo stigma del soprannaturale: medita questa realtà con l’ aiuto di Alvin Plantinga.
7. … Madre di Dio…
Vedi 5.
8. … prega per noi peccatori…
Medita sul peccato come limite e connaturata nell’ uomo nell’ uomo con l’ aiuto di F. A. Von Hayek.
9… adesso…
Medita il miracolo come deviazione nel corso degli eventi.
10. … e nell’ ora della nostra morte…
Medita il miracolo come spiegazione dell’ essere piuttosto che il nulla.

martedì 29 marzo 2011

Marghe & Noemi: scorribanda in riviera

Uno spettro si aggira per l' Europa

L' Europa tassa molto di più degli USA, lo sappiamo bene.

Ma quando si passa alla cassa riscontriamo che non tira su molto più dei cuginetti d' oltreoceano.

Uno spettro si aggira per l' Europa: non sarà quello di Laffer?

http://www.themoneyillusion.com/?p=9417

lunedì 28 marzo 2011

Venerdì di quaresima

"Fish is fish" è una fiaba in cui Lionni racconta la storia di un vivace pesciolino che, avendo imparato presto il "giro del fumo" nel suo stagno, è ora tremendamente interessato a quanto accade sula terra ma, poichè puo' respirare solo nell' acqua, vede questo suo desiderio frustrato, almeno finchè non fa amicizia con un girino destinato a diventare rana: lui, scorazzando sulla terra, potrà compiere cio' che è impedito al piccolo pesce e riferire tutto cio' che vede. Proprio come nei piani, il girino, ormai diventato rana, fa la spola tra i boschi e lo stagno imbastendo mille racconti ricchi di particolari: uccelli, mucche, uomini. Sul libro delle fiabe questi "esseri" sono illustrati come se li raffigura l' intelligenza del simpatico discente, ovvero, grandi pesciotti a cui vengono aggiunti qua e là i particolari riportati dalla rana: gli uomini sono dei pescioni che camminano sulla coda, gli uccelli sono pesci con le ali, e le mucche sono pesci che brucano l' erba. Il punto forte di questa fiaba consiste nell' illustrare bene i pericoli costituiti dalla conoscenza pregressa e le interferenze distorsive spesso cagionate all' apprendimento di nuove cose.

AAVV - How the people learn.

Ho letto questo libro che offre una completa panoramica degli studi scientifici su come apprende la mente umana.

Una cosa mi ha colpito: è incredibile come sia difficile "trasferire" la propria conoscenza. Chi conosce molto bene A non è detto che parta avvantaggiato qualora si debba imparare B: e questo persino quando A e B sono campi del sapere molto vicini tra loro! Direi di più: spesso la conoscenza pregressa è un ostacolo.

Il libro (voluminoso) purtroppo ha uno stile accademico che alla lunga annoia un profano come me. La parte più capace di trattenere l' attenzione sta nella messa in scena degli esperimenti, ce ne sono a bizzeffe, specie in materia di "trasferimento" della conoscenza:

- Un tale deve imparare dei "numeri" a memoria, con il tempo diventa fortissimo e ne riesce a memorizzare anche una ventina. Ma se di punto in bianco si passa alle "lettere", ecco che puo' batterlo anche un principiante.

- A dei tizi forniti di contenitori viene assegnato il compito di trasportare certi quantitativi d' acqua: con il tempo diventano sempre più esperti nel dosare i carichi; ma quando con gli stessi strumenti il compito cambia radicalmente, ecco che in una competizione con dei novellini perdono regolarmente;

- La mamma di un ricercatore famoso faceva la sarta e adattava i modelli con tecniche empiriche molto raffinate e di sua invenzione: lo stesso figlio si rompeva la testa per poterle ricostruire logicamente; una volta che il figlio testò le abilità geometriche e topologiche della mammina fu sorpreso da tanata pochezza;

- bisgna conquistare un Forte nemico, ci sono molti fragili ponti intorno ad esso. Come fare? Semplice: basta suddividere la truppa in molte pattuglie poco numerose e attaccare indirizzando ogni pattuglia su un ponte diverso. C' è un tumore inoperabile circondato da tessuti fragili, come programmare la chemio per renderla meno invasiva possibile? Semplice, basta indirizzare deboli dosi attaccando su tutti i fronti. Ebbene, nel corso della stessa lezione agli studenti di medicina, tra le altre cose, fu raccontata la prima parabola. Al termine fu posta invece l' ultima domanda. Scena muta.

- Gli studenti afro-americani con capiscono le frazioni se spiegate con la "torta di mele"; le capiscono invece subito se spiegate con la potato-pie. Bè, qui sono stato un po' sintetico ma vi assicuro che è una storia illuminante.

Dalla lettura del libro si ripassano verità facilmente intuibili: che studiando bisogna verificare spesso quel che si è appreso e bisogna farlo in contesti differenti, che la conoscenza va gerarchizzata intorno a poche "big ideas", che l' insegnante deve innanzitutto conoscere la propria materia; che l' esperto differisce dal novizio perchè sa vedere i problemi prima ancora che risolverli. C' è molto anche sui bambini: con loro è utile fare molte domande retoriche, nascondere e tirar fuori oggetti in continuazione... in fondo tutta roba di buon senso...

Ecco perchè i problemi legati al "trasferimento" della conoscenza colpiscono tanto: sono forse l' unica conclusione decisamente controintuitiva e merita quindi di essere rimuginata.

Chi sa "A" non parte avvantaggiato quando si tratta di conoscere "B". Mmmmmmmm... questo mi detta almeno un paio di considerazioni.

1. Forse chi sa A non parte avvantaggiato allorchè deve intraprendere una nuova conoscenza, ma poichè in genere crede di esserlo, cio' lo rende presuntuoso. In molti casi direi che questa presunzione costituisce addirittura uno svantaggio! D' altronde ai nostri giorni da chi sentiamo sparare le più enormi stronzate?: da intellettuali in gita turistica fuori dal loro seminato. Scienziati che s' improvvisano teologi o artisti che preconizzano scenari politici danno spesso un pessimo spettacolo e svalutano ingiustamente arte e scienza agli occhi del popolo più umile che li ascolta basito improvvisare su materie dove in realtà sono incompetenti.

2. A scuola conosciamo "A" ma poi nella vita ci serve sapere "B". Mi chiedo, in assenza di "trasferimento del sapre", in assenza di quell' arte nota come "imparare ad imparare", qual è l' utilità della scuola? La cosa più logica è pensare che la scuola ci alleni al sacrificio (mentale), esercizio in effetti sempre utile. In un certo senso la scuola è una specie di Venerdì di quaresima; strano, vista la logica affine, che il primo istituto goda di tanta buona stampa mentre il secondo, nella mentalità comune, passa come roba da medioevo.

Meditazione libertaria su "L' Amaca" del 27.3.2011

1- Il presidente delle Generali, Geronzi, che guadagna un fantastiliardo all' anno, ha fatto le sue rimostranze all' amministratore delegato perché l' azienda non gli ha regalato il nuovo Ipad. 2 - Sul sito ufficiale del governo di un importante Paese europeo (l' Italia) è apparsa una nota ufficiale nella quale si smentisce che il premier abbia cantato una canzone durante una riunione politica. 3 - Il vicepresidente del prestigioso Cnr (Centro Nazionale Ricerche) ha dichiarato a Radio Maria che il terremoto del Giappone è "una punizione divina, come il fuoco su Sodoma e Gomorra". E' la seconda carica del più importante consesso scientifico della Repubblica italiana. 4 - Il gruppo parlamentare dei Responsabili ha proposto di indire una giornata di lutto nazionale per la morte di Liz Taylor. 5 - La nipote di Benito Mussolini è fortemente contrariata dal fatto che la compagnia telefonica Tim abbia assunto una nuova testimonial pubblicitaria nonostante costei parli male di Silvio Berlusconi. 6 - Il segretario di Stato del Vaticano, monsignor Bertone, una delle massime autorità spirituali del nostro pianeta, telefona continuamente (anche in Parlamento) al ministro Romani per suggerirgli - non si sa se anche a nome del Papa - il nome del nuovo direttore generale della Rai. Una sola di queste notizie è falsa. Sapreste dire quale? - MICHELE SERRA

Incuriosito dal punto 3 sono andato a verificarlo: De Mattei dice che il terremoto Giapponese è una catastrofe, e come tutte le catastrofi coinvolge sia malvagi che innocenti. Essendo voluto da Dio, il credente è tenuto ad interpretarlo come atto benevolo in virtù della teoria leibneziana del male.

Tutto regolare, direi. Ma da come veniva riferita la cosa, senza distinguere catastrofe da castigo, sembrava quasi si dia per assodato che "i giapponesi" avessero colpe particolari oltre a quella che tutti ci eguaglia: il peccato originale. Il che suona a dir poco strano e offensivo.

Probabilmente, secono i criteri di Serra, tra le affermazioni elencate ce n' è una falsa; ma, molto più probabilmente, e stando all' unico approfondimento che ho potuto fare, sono tutte più o meno false o perlomeno riferite in modo fuorviante.

Pazienza, la satira resta godibile, e sappiamo bene che senza un sapiente uso di specchi "deformanti" cio' non sarebbe possibile.

Conoscere la realtà è dura, diffido quando qualcuno mostra di volermi regalare una sapienza pre-confezionata condita non dallo sforzo ma da una risata.

Diffido, ma non perdo l' occasione per farmela, quella risata.

p.s. ascoltiamo comunque le parole esatte di De Mattei:

sabato 26 marzo 2011

Cancro

Vedo all’ entrata che L’ AIRC (Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro) va per la maggiore nelle scelte del cinque per mille.

Ma sono soldi ben investiti?

Dougal Dixon

Mi sono capitati sotto gli occhi i dati della sanità USA che riguardano gli ultimi trent’ anni.

A quanto pare più si spende in cure mediche, più si muore.

Non solo.

I malati di cancro che rinunciano alle cure ritirandosi in ospizio vivono mediamente più a lungo di chi sceglie di sottoporsi ai trattamenti.

Non solo.

Sempre per il cancro, la massiccia diffusione di esami preventivi non sembra avere avuto effetti sui tassi di mortalità.

Cavolo, a questo punto mi piacerebbe saperne di più.

Approfondisci: link

venerdì 25 marzo 2011

Lo sbadiglio del drago

Eliogabalo fu l' imperatore adolescente che, straniato dalla realtà e offeso dal banale, regnò a Roma tra il 218 e il 222, divorziò dalla moglie perchè le scoprì una macchia sul corpo; sovrano insignificante, sempre sovraccarico di ornamenti, sempre circondato da parassiti, sempre in preda a fole convulse, dette prova di lascivia e crudeltà cercando di non contaminarsi mai con sentimenti umani e dedicandosi con protervia al lusso sfarzoso e allo sperpero; con le sue rutilanti fantasmagorie seppe sedurre nel primo Novecento europeo i poeti più barbari come quelli più estenuati. Nel corso di una delle sue incursioni da travestito nella suburra finì finalmente ucciso e gettato dapprima in una cloaca, poi nel Tevere.

Splendore e angoscia di un uomo-bambino che scelse di vivere all' interno di una ghirlanda.

Antonin Artaud prese a modello l' imperatore pedofilo per mettere a fuoco il suo sogno amorale e per ispirare in modo consono la straripante voglia di infierire sul mondo facendolo a pezzi in modo da stornare il rancore che covava verso di sè e restituire così all' innocente i colpi ricevuti dalla vita. In gioventù leggevo esaltato le agitate pagine su cui il francese riversava il suo balbettio paranoico, anche per questo Eliogabalo è una vecchia conoscenza.

Oggi, più smaliziato e scevro da bollori, leggo invece quelle che alla esangue canaglia dedica ill raffinato Stefan George, tutto teso a sublimare l' arbitrio e la crudeltà in intransigente estetismo.

Per godere della lettura è necessario realizzare un transfert che ci proietti sulle vette di un narcisismo annoiato capace di tutto, intorno alla cima più elevata non scorgiamo che "oggettistica" varia messa lì per titillare i nostri sensi; guidati da un esasperato senso estetico assembliamo con ogni sorta di artifici un nostro mondo che la sovversione di ogni morale renderà incomparabilmente più bello di quello reale; in questo anfratto ci rifugiamo, è la tana del Drago, qui possiamo sagomare materie inanimate come il diaspro, il cristallo, il topazio, l' alabastro, o la trascolorata carne umana dei sudditi adoranti; possiamo poi far implodere il tutto in un' orgia fusionale da cui stillare per spremitura l' anelato "fascino dell' inorganico". Sono tanti e tali le materie che si giustappongono in sequela mentre lo sguardo ruota, che dobbiamo impreziosire il lessico ritoccandolo di continuo per enumerare con dovizia il catalogo merceologico.

Usciti fugacemente all' aria aperta subito si gonfia in noi una coscienza dolorosa che ci appesantisce, che ci dissuade presto dall' agire, che ci fa abortire ogni progetto di rinsavimento, che ci spinge a fuggire una terra sfibrata dal sole in ricerca di ombreggiati sopori lenitivi da far cadere sulle "palpebre ardenti": fuga alla ricerca di una pace assonnata in cui rinserrarsi. E' lo sbadiglio del Drago, e segnala più vanità più che viltà.

Solo l' astio per il prossimo istiga ancora un tumulto vitalistico, una chiamata alla vita che si manifesta in una beffarda dissipazione; le ultime energie se ne vanno mortificando e irridendo crudelmente l' impresentabile plebe. Nelle viscere della volgare marmaglia vorremmo leggere il futuro che ci attende dopo il suicidio. In questo modo sentiamo il bisogno di distrarci dall' oppressione dell' esistenza, così facciamo l' ultimo volo nell' aria calda che ammorba un mondo in cui non vogliamo più mischiare il nostro respiro con quello altrui.

Chiusi nel nostro laboratorio accumuliamo esperimenti stralunati in cerca di quei doni riservati ai pochi. Esempio: la mattanza dei mansueti fanciulli assopiti al termine del sereno e beato connubio omosessuale li sottrae al severo giudizio della società e procura all' eletto una quadruplice gioia: in primo luogo si assapora la solennità biblica di un rito mortifero perpetrato senza emozioni, in secondo luogo solo con l' oltraggio alla purezza infantile ci si avvicina veramente ad essa potendone intrattenere commercio, in terzo luogo si previene con l' omicidio il malcontento di una vita grama, schernita dall' incomprensione e ammorbata dalle rampogne; in quarto luogo conquistiamo il privilegio di assistere allo spettacolo unico del dolore che attanaglia i parenti gelando questi esseri vili ancorati senza scampo ad una morale ordinaria.

Riemersi da questo viaggio al termine della notte ci chiediamo cosa riscatti tanta nefandezza?

Penso alla visione dell' arte come rito religioso e anti-sociale. L' ostentato sprezzo dell' artista per ogni forma di vita pratica. L' illuminata denuncia indiretta dell' arte come antitesi al vivere civile; e uno spirare sotto l' auspicio di poesie finalmente sgravate da ogni opulenza e riconciliate con la semplicità del mondo così come lo intuiamo quando un certo "IO", ovvero il nostro vero nemico, non è lì a guardarlo e a ripensarlo ossessivamente.


Stefan George - Algabal - Casa Editrice Le Lettere


La questua trascurata

... si riflette poco sull' abusato confronto tra la televisione di ieri e quella di oggi... perchè la TV di ieri sembra migliore di quella odierna? In parte perchè in passato era così al centro della scena mediatica da condizionare tutti i media alternativi... oggi quel "meglio" è facilmente reperibile altrove e la televisione deve re-inventarsi... ma ci sono soprattutto altri due fattori... in primo luogo, la TV di ieri era fatta da professionisti del mondo dello spettacolo e si rivolgeva alla media borghesia: era una televisione da salotto, per il salotto... la Tv di oggi invece è fatta soprattutto per la gente comune e si rivolge di preferenza alle fasce più deboli della popolazione... la trash TV trasferisce in video le storie di persone comuni, facendole uscire dall' anonimato in cui tirano avanti, portandole alla ribalta e facendole esplodere... la gente qualunque ha diritto di apparire e trova qui il suo mondo espressivo... si realizza così una forma di terapia dell' escluso: anche il poveraccio ha diritto di mostrarsi, di dire la sua, di segnalare la sua presenza... direttamente o per interposta persona...oggi certa produzione televisiva è culturalmente bassa perchè si rivolge ad un pubblico periferico... il servizio pubblico era chiamato a svolgere una funzione educativa... paradossalmente la televisione contemporanea, dopo aver abbandonato le mire pedagogiche, svolge oggi una funzione educativa ancora maggiore includendo e rendendo protagoniste... fasce realmente marginalizzate, periferiche, più deboli per censo, per istruzione, per tenuta psicologica... è una reale ed efficace pedagogia senza la nobilitazione di un progetto pedagogico... nel frattempo la media e alta borghesia già socialmente realizzata trova il suo corrispettivo nelle reti a pagamento in grado spesso di offrire con continuità una nicchia di prodotti qualitativi ora disponibili con una continuità sconosciuta al passato...

Aldo Grasso - Prima lezione sulla televisione - Laterza.

Anche qui come altrove la libertà dai monopoli produce il solito effetto: ampliare lo spettro dell' offerta includendo tutti: polenta taragna per gli sdentati emarginati che stanno in fondo e caviale per le élites dalla papilla degustativa sensibilissima.

Mi vengono in mente in treno quei semi analfabeti straccioni che passano il viaggio sfogliando avidamente la stampa gratuita ormai dimentichi di essere saliti per la questua o la rapina. Certi convogli sembrano biblioteche per gli zingari. Ssssst... non disturbare il popolo Rom che legge. Se devo essere sincero è la prima volta che nei loro riguardi ho percepito una qualche forma concreta di "integrazione". Altro che "programmi di recupero".

Mettere le tendine al non-luogo

Il barista non capiva mai se avevo o meno voglia di parlare, così da qualche mese l' ho piantato in asso cambiando bar. Questo di adesso mi fa sembrare più intelligente.

Fare i baristi è un' arte che come tutte le arti non si puo' raccontare.

Ci sono pianisti che non capiscono mai quando hai voglia di ascoltarli, in questi malaugurati casi chi vuole cambiare spacciatore di note puo' rivolgersi alla discrezione mista a cordialità che sprigiona senza sforzo Angelica Sanchez.

Mi piace il suo modesto discorso, racconta storie che si fanno ascoltare fino in fondo, cio' che inizia in un modo lo finirà altrimenti... e vale la pena seguirla; i colpi di scena, disseminati ovunque, più che petardi col botto, si presentano come piacevoli ed educate sorprese.

Ti accoglie restando in posizione fetale, sembra dapprima trascurare la tua presenza concentrata solo sul suo minuscolo mondo in bianco e nero fatto di tasti da pigiare, ma in realtà basta poco perchè ti prenda a braccetto portandoti via per un viaggio che inauguri con un tzk ma che terminerai con l' accorato racconto delle cose che hai "visto".

Suona per essere ascoltata, mai importuna, sa stare al suo posto, sa fare un passo indietro, sa capire se ti stai annoiando per riproporsi in modo variato, sa raccontare, sa ascoltare e ascoltarsi, sa essere imperturbabile senza essere fredda, sa tenere le distanze con un ammicamento, sa darti retta mentre fa altro, sa mettere le tendine al non-luogo, sa guardare di sottecchi mentre ricama una melodia; sa sorriderti di spalle, come certi baristi quando ti preparano il caffè; sa rumoreggiare quietamente, come una persona cara che è di là a fare qualcosa appagata dal suo indaffaramento. Sa suggerirti quella parola che cercavi e sa stupirsi ammirata mentre la dici pensando di averne il copyright.

Insomma, nessuna grande pretesa artistica, sa solo farci stare un po' meglio al mondo costruendo intorno a noi una Casinha Pequenina proprio quando siamo lontani da casa.

Il barista è fondamentale per la nostra qualità della vita, e questo disco un po' lo fa capire.

link

Genealogia: Carla Bley, Eric Dolphy, Erik Satie. Muhual Richard Abrhams.



Angelica Sanchez (piano - toy piano) - A little house - clean feed


I guanti inventati appositamente per pianisti mutanti dalla fantasia sfrenata...



http://www.goear.com/playlist.php?v=20a9ff1

giovedì 24 marzo 2011

Il paradosso del controllore che sa controllare solo se stesso

... a parte il fatto che il disastro di Chernobyl non sembra imputabile né all’avidità del profitto né alla malvagità del mercato, se il pubblico... è incapace di esercitare la sorveglianza quando i suoi interessi sono disallineati da quelli dei privati, perché mai dovrebbe dare garanzia di trasparenza, efficienza, affidabilità quando, gestore e controllore di se stesso, si trova in conflitto di interessi? Nuclearista convinto, solo la prospettiva di un nucleare pubblico potrebbe farmi considerare di attraversare la "linea di confine"...



http://www.francodebenedetti.it/le-centrali-nucleari-tra-pubblico-e-privato/

Perchè un’ imposta sul consumo

Perché la competizione sullo status realizza molti sprechi nell’ ambito del consumo.

Falce e carrello

Che tipo è il Caprotti. Un tipo cattivo, cattivissimo. Come Montanelli. Un mostro che, osservato oggi dismettendo l' occhiale ideologico, risulta però una normalissima persona di buon senso dotato di carattere.
Ma anche lui ci tiene a dire chi era: era un imprenditore. Cattivo, buono, ognuno giudichi. Purchè lo si consideri un imprenditore.
Ci tiene molto perchè non è disposto a riconoscere la stessa qualifica ai suoi avversari: le Coop. Una struttura legata a doppio filo con la politica in un flusso interminabile di favori reciproci. D' altronde, sono o non sono il più colossale conflitto d' interesse dell' Italia post bellica? Gli altri conflitti, al confronto, impallidiscono.
I caratteri tipografici del testo sono cubitali, evidentemente il Caprotti ci tiene a farsi leggere dalla massaia che serve da mezzo secolo. Il capitolo più bello racconta del 68, il lato ridicolo del movimento, oggi chiaro a tutti, allora aveva pochi ammiratori. Ma è bello anche quando fa nomi e cognomi.
Come quello di Mario Zucchelli. Una vita dentro e fuori dal municipio di Modena. Quando c' è da comprare uno scampolo di terreno per bloccare i progetti altrui basta una telefonatina al sindaco di Vignola e il gioco è fatto.
Come Pierluigi Stefanini, sempre in buoni rapporti con la Sovraintendenza delle Belle Arti. Esselunga cerca di costruire a Casalecchio di Reno? Ed ecco il ritrovamento di preziosi reperti che blocca tutto per decenni. Disperati si decide a vendere alla illogica offerta della Coop. Naturalmente tutto si sblocca nel giro di qualche mese ed ecco il monopolio.
Poi c' è Turiddo Campanini, il ras di Firenze. Qui nel 61 Esselunga è la prima a sbarcare grazie alle licenze concesse da un Prefetto poi rimosso. Comincia il fuoco di sbarramento già inaugurato da La Pira (sembra che i supermarket tolgano l' anima). Al momento di cambiare sede la pratica s' incaglia in Comune per lungaggini burocratiche. Il venditore dei terreni rinuncia. Dopo 15 gg compra Coop (che non toglie l' anima). Dopo un mese la pratica è sbloccata, si puo' partire con i lavori.
Bruno Cordazzo è l' uomo coop in Liguria. La sua mano sui piani regolatori di genova ha garantito il monopolio alle coop. Tutti i tentativi di "entrare" sono stati frustrati.
Si prosegue con Aldo Soldi ed altri ancora tutta gente che preferisce frequentare i palazzi piuttosto che i loro negozi. Su fino a Romano Prodi il quale ha auspicato in un Porta a Porta la vendita di Esselunga alla Coop. Il vecchio leone 82enne si è incazzato e da lì è nato il libro.
Lasciamo perdere il noioso capitolo sul regime privilegiato delle coop in tema fiscale, contributivo e finanziario. Un regalino della politica sempre ben accetto.
Il volume 8carissimo) è impreziosito dalla prefazione dell' anconetano geminiello Alvi, economista-letterato del Corriere della Sera. Ci racconta l' uomo e la sua avventura. Allega tabelle a riprova che i Supermercati Esselunga sono i più efficienti per metro quadro, hanno i prezzi medi notevolmente più bassi, e poi conclude notando come i prezzi delle Coop nelle città dove è presente Esselunga siano molto più bassi rispetto a dove esiste un monopolio.
Personalmente ne vorrei tanti di Caprotti. Quando i concorrenti litigano rivendicando per sè il primato, sono io (consumatore) a godere, e Caprotti è un tipo fumino. Magari ce ne fosse uno nelle assicurazioni o nelle banche.


A proposito di cassiere. Il libro è riccamente corredato da materiali eterocliti, foto d' altri tempi, tabelle, riproduzione di corrispondenza e atti notarili. Non manca la foto che illustra, all' apertura del primo supermercato italiano (viale Regina Giovanna, a Milano), la prima cassiera che inizia la sua infinita sommatoria sotto l' occhio vigile del Caprotti (Alvi: "...ed eccolo trentaduenne Caprotti, inorgoglito, con gli occhi resi ancor più appuntiti dalla precoce stempiature, guarda una cassiera fare bene il suo lavoro digitante") e il vecchio Crespi (socio) più consorte con veletta. Lei, la cassiera, purtroppo è di spalle, "fa bene il suo lavoro" e non sembra malaccio.

La regola aurea

E' raro in Italia imbattersi in un liberale, vagano sparuti qua e là senza incontrarsi mai: se hai studiato in scuole statali, se ti sei specializzato in università statali, se ascolti la programmazione culturale della TV e della Radio di Stato, è probabile che l' indottrinamento ricevuto avrà fatto effetto rendendoti refrattario ai valori liberali.

Sarebbe un peccato, allora, incontrarsi senza riconoscersi, vale la pena di testare chi hai di fronte.

Ma esiste qualcosa di simile allo scanner all' aereporto?, all' esame del sangue?, qualche procedura che si concluda con esiti chiari: positivo? Si accomodi a destra. Negativo? A sinistra, prego.

Ognuno elabora i suoi strumenti, io, per bollare il mio interlocutore, cerco di portare il discorso sulle armi da fuoco. Come ci si posiziona in merito? Su questo tema cruciale si simpatizza o si avversano le soluzioni proibizioniste?

La filosofia del liberale è chiara e puo' essere compressa in due parole: liberty first. Detto meno sinteticamente: quando mancano solide prove che la libertà di Tizio nuoccia ai suoi vicini, allora... "liberty first".

Il porto d' armi offre proprio un caso paradigmatico: l' evidenza (ormai ne esiste una montagna) sembra stabilizzata nel segnalare un certo beneficio sociale del libero porto d' armi. Niente di che, non mi meraviglio che taluno contesti questa poco solida correlazione; a dir la verità non mi interessa nemmeno visto che quel che sicuramente non si riesce a provare, per quanto si vogliano torturare i numeri, è l' esistenza di un chiaro danno.

Insomma, un caso di scuola a cui applicare il precetto "liberty first". Non così per la mentalità totalitaria, in quel caso: "safe-first" e conseguente conculcamento dei diritti - anche dei più elementari - in nome dlla sicurezza.

In merito metto qui il link ad un devastante saggio di Mike Huemer, qualcosa che sembra davvero assomigliare all' ultima parola sull' argomento, se mai se ne possa immaginare una.

Forse la lettura è un po' impegnativa ma c' è tutto, sia sull' argomento specifico delle armi, sia su quello allargato all' ideologia.

Le grandi questioni che si trova ad affrontare l' umanità - abbiamo appena discusso del nucleare - portano l' analista onesto a dire che "le cose sono complesse", da cui deriva il conseguente "liberty first".

Nella discussione pubblica il liberale ha dunque una strategia spesso vincente a disposizione: brandire gli strumenti più avanzati dell' economia per dimostrare che le cose sono più complesse di come appaiono, dopodichè puo' concludere con il suo dogma: liberty first. Se la discussione fosse una partita di calcio direi che il liberale, avendo a disposizione due risultati su tre, è chiamato a sfruttare tale vantaggio.

Ho parlato di economia non a caso: l' economia è quella disciplina che si occupa delle scelte tenendo conto dell' ambiente ("eco"), ovvero di tutto cio' che ci circonda. E' chiaro allora che le scelte economiche più interessanti siano quasi sempre complesse offrendo così terreno favorevole alla soluzione liberale.

mercoledì 23 marzo 2011

Is materialism the best explanation for reality?

No!

Tweet di Bryan Caplan dopo la sua recente vacanzina in Italia

Saw Italy's 1.5 centennial. Isn't the Renaissance a crushing argument against Italian unity?

Caro Vlad, lascia stare il "tecnico del nucleare"

Caro Vlad,

per prendere posizione sul nucleare non è necessario essere "tecnici del nucleare", ed è quindi ingiustificato il tuo rammarico per non esserlo; le scelte di fondo non spettano infatti al "tecnico", piuttosto al "politico", all' "economista", al "moralista".

E tutti noi, se vogliamo campare, siamo un po' "politici", un po' "economisti" e un po' "moralisti".

Essendo una scelta che implica valutazione dei rischi bisogna andarci coi piedi di piombo stando attenti alle distorsioni cognitive che in questo ambito abbondano, per fortuna nessuno lo sa meglio di noi.

Un tecnico del nucleare potrà giusto fornirci alcuni elementi utili al calcolo del rischio che fronteggia il cittadino medio di un paese non sismico con centrali nucleari.

Ma potrà dirci poco sui rischi che corriamo guidando a 130 km orari in autostrada, o su quelli associati al fumare un pacchetto di sigarette al giorno, o i rischi connessi alla pratica di certi sport pericolosi, o quelli che decidiamo di fronteggiare prendendo l' aereo, o che derivano dalla mancata installazione di un guard rail su una certa curva, o anche il rischio di contrarre malattie contagiose, o di imbatersi in incidenti come quello dei pozzi petroliferi del Golfo del Messico, o del rischio associato al vivere in città inquinate come Milano o Los Angeles. E ne mancano parecchi in merito ai quali rinvio ad Alesina sul Sole di ieri.

Eppure questa conoscenza è cruciale per decidere! Come potremmo secondo te essere credibili se accantonassimo il nucleare perchè "pericoloso" per dedicarci immediatamente dopo ad un' attività ancor più pericolosa?

lasciamo perdere i "tecnici del nucleare". Piuttosto, per i nostri calcoli, puo' essere utile considerare il passato (non abbiamo molto altro), e allora ecco qui un' interessante tabella che accosta il numero storico delle vittime dirette a ciascuna fonte energetica a parità di TWA.

E le vittime indirette? Qui se ne parla e vengono stimate, per esempio. Cavolo, un anno di CO2 sembra valere 10 Chernobyl.

Quindi, cosa fare? Potremmo pensarci assistiti dal conforto di una puntata di Fahre. Ma ci conto poco, guardando al passato mi pare di capire che la "teoria della scelta razionale" non rientra nella "linea editoriale del programma". Molto meglio risolvere tutto con un bel principio di precauzione e non se ne parli più. E se proprio se ne deve parlare, lasciamo che parli il cuore...

Meditazione libertaria sull' Amaca del 20.3.2011

La signora Cinzia Cracchi salì agli onori delle cronache per via del suo movimentato fidanzamento con l' ex sindaco di Bologna Delbono;e di alcune vacanzea spese delle casse pubbliche. Ora ha deciso di candidarsi per le elezioni comunali, in una lista civica, a nome delle "donne maltrattate" (?!). Ben al di là della sua vicenda, tutto sommato trascurabile, viene da domandarsi sulla base di quale equivoco una persona già esposta a poco piacevoli vicende intenda replicare la sua faticosa esposizione allo sguardo pubblico. Una campagna elettorale non è davvero il massimo per chi volesse recuperare serenità ed equilibrio, e come si suole dire: farsi dimenticare. La signora non è sola. Incarna, anzi, una diffusa tendenza: quella di chi diventa famoso non per merito o talento o impegno civico, e di questa fama così opaca e discutibile si innamora al punto da volerla mettere a profitto. È come se una foto sul giornale, una ripresa televisiva, insomma il famoso quarto d' ora di celebrità, fosse una droga. Salvarsi sparendo, e dunque riconsegnando a se stessi la propria vita, è evidentemente una via preclusa ai contemporanei. Una volta esposti, non importa se per meriti o demeriti, si cerca di mantenere la scena a tutti i costi. È una sindrome, la fama, che non conosce cura.

In effetti sembra proprio che i politici più ne combinano, più rischiano di essere eletti. Ma la fama negativa puo' essere messa a frutto? Cerco di distinguere in merito il mondo della politica dal mondo del lavoro.

A volte la fama negativa di cui godono certi personaggi ha poco a che vedere con il compito che sono chiamati a svolgere, in questi casi solo il "moralista" puo' farsene un cruccio. Usciamo freschi freschi dall' affaire dell' Olgettina e sappiamo come funzionano questi meccanismi. Sul lavoro le cose non vanno molto diversamente. Anzi, il moralismo fa ancora meno presa: se il Sig. Ferrero tradisce la moglie è secondario per me, l' importante è che continui a fare la Nutella buona come l' ha sempre fatta.

Scendiamo ora più nel merito, parliamo di corruzione: è sorprendente come la fama di corrotto non intacchi le fortune del politico italiano. Forse perchè si sa che un certo grado di corruzione puo' far bene, o quantomeno è inevitabile: d' altronde tutti i grandi politici della Storia sono stati dei corrotti. Sul lavoro è diverso, la fama di corrotto ti distrugge: chi comprerebbe più da Bernard Madoff? Chi comprerebbe più creme da Vanna Marchi? Non mi servo dal noto frodatore.

La politica è anche il regno dell' ideologia, la cosa conta: se Tizio ha fama d' incapace ci passo sopra, purchè faccia sventolare alta la bandiera con i miei colori preferiti. I costi della sua incapacità mi toccheranno solo in minima parte. Ma sul lavoro è diverso: i costi dell' incapacità dei miei collaboratori me li sorbisco per intero e l' ideologia diventa in questi frangenti trascurabile.

Noto che in certi reality i personaggi negativi diventano delle star. La cosa è spiegabile, guardare la TV è solo un passatempo: per hobby posso anche essere incuriosito da quella casinista di Loredana Bertè, ma non ci vorrei mai lavorare insieme, non vorrei neanche averla come vicina di pianerottolo! Ecco, noi trattiamo allora la politica come trattiamo gli hobby più marginali. Ma c' è un modo per avvicinare il mondo della politica a quello del lavoro? Probabilmente sì, ma lasciamo perdere.

Naturalmente, dopo aver ammesso che la "politica" è qualcosa a cui non è sensato dare un grande peso, bisogna agire di conseguenza. Ovvero, bisogna pensare ad un paese fondato sul lavoro anzichè sulla politica. Tuttavia le cose per ora non stanno così: la politica resta centrale.

Cosicchè assistiamo continuamente allo spettacolo di chi dà centralità alla politica per poi meravigliarsi di come la "fama negativa" dei politici non nuoccia loro. Questo per dire: non stupiamoci dell' abbondanza di sermoni: la predica moralista è l' ultima arma in mano all' incoerente. E da noi, d' incoerenti, ce n' è a frotte.

Non sempre i ricchi piangono

"Prendere ai ricchi per dare ai poveri", ecco la ragione che muove in via di principio i sistemi fiscali dello Stato moderno.

Ma pochi di loro sono all' altezza del nobile intento. La maggioranza cade già sulla prima parte della prescrizione: "prendere ai ricchi".

Un' impresa eroica - vista la capacità di esercitare pressioni della classe più influente - con pochi e sorprendenti casi di successo: USA, per esempio. Ma anche l' Italia è messa molto bene (cliccare per espandere la tabella).

Falliscono in questo campo paesi come Germania, Francia, Svezia, Svizzera, Norvegia, Islanda. Lì i ricchi non piangono particolarmente.

Particolari: qui... e magari nella prossima puntata di Fahre, ma ci credo poco.

add: http://gregmankiw.blogspot.com/2011/03/what-nation-has-most-progressive-tax.html

L' impurità dell' oro colato

Quanto alle statistiche internazionali mi limito a un esempio. Nei commenti si da per scontato che la scuola finlandese sia una delle migliori del mondo. Ma non è tutto oro quel che riluce. Studi recenti hanno messo in discussione quella immagine. Per quanto riguarda la matematica, è chiaro che la Finlandia primeggia in quanto i test Pisa stimano i successi nella matematica pratica ma – come è stato ammesso da autorevoli personalità finlandesi – se valutassero la capacità di intendere i concetti matematici, la Finlandia finirebbe agli ultimi posti. Si insegna una matematica definita da uno specialista come un “soggetto educativo” privo di relazioni con la matematica propriamente detta. Il simbolo “=” è stato soppresso e sostituito con V, che sta per Vastaus, ovvero “risposta”. Ma identificare “=” con “risposta” significa che uno studente non sa più cosa sia un’equazione. Un recente articolo spiega che, se entrate in una macelleria finlandese e chiedete ¾ di chilo di carne, non sarete capiti: dovete dire 750 grammi, perché i numeri sono insegnati soltanto in forma intera o decimale, in quanto digitabile sul calcolatore. Ciò vuol dire che non si sa più cosa sia una frazione e questo è un autentico disastro concettuale.
D’altra parte, nei sondaggi Pisa trionfano anche paesi come la Cina, la Corea o Singapore le cui scuole sono diversissime: ipertradizionaliste, improntate a disciplina, rigore e amore per la conoscenza, in cui l’ossessione per i test è sconosciuta e i bambini usano i pallottolieri, altro che “nativi digitali”. Come mai?

http://gisrael.blogspot.com/2010/12/il-sistema-dellistruzione-e-le.html


Altre riserve.

martedì 22 marzo 2011

Libertarianism A-Z: sanità

Jeffrey Myron sulla sanità
  • La socializzazione della sanità è una misura a cui ormai siamo rassegnati, non dovrebbe essere così. Una volta che la sanità passa come bene da socializzare, passa anche il diritto del governo a prevenire le malattie dei suoi governati. Cio’ sdogana un controllo da grande fratello che non ha nulla da invidiare a quello fiscale.
  • Il diritto a essere curati spesso è solo sulla carta, e le file d’ attesa sono un sintomo di molte lacune. Quando i diritti sono di facciata le ingiustizie sono ancora più odiose. A questo punto meglio sarebbe porre dei limiti trasparenti.
  • Il diritto alla salute una volta propugnato diventa un dogma e tutto – in teoria – deve essere accessibile a tutti, anche l’ ultimo costosissimo ritrovato. Ma questo comporterebbe spese enormi. Per comprimerle l’ Europa è ricorsa alla proibizione pubblicitaria (se un farmaco esiste ma non si sa non verrà richiesto) al filtro della prescrizione medica: ci sono i soldi? Le maglie del filtro si allargano. Non ci sono? Le maglie si stringono. La collaborazione tra Casta politica e Casta Medica consente di risolvere tutto senza toccare la finzione dei diritti. Gli USA, invece, pagano la loro libertà di accesso con l’ esplosione della spesa.
  • L’ ideale sarebbe mantenere una libertà di accesso (modello assicurativo USA) cercando di responsabilizzare l’ utente attraverso alti ticket e franchigie tali che le assicurazioni coprano solo eventi catastrofici.
continua

lunedì 21 marzo 2011

Libertarianism A-Z: legalità

La compliance è un elemento decisivo: solo le leggi facili da far rispettare dovrebbero essere varate.

Nell’ illegalità diffusa la prima politica da considerare consiste nel ritirare le leggi violate di frequente, a partire dai cosiddetti “crimini senza vittime”.

Questo nell’ interesse degli onesti: porre oneri a carico della parte migliore della popolazione è ingiusto e controproducente.