lunedì 17 marzo 2008

No...la teoria dei bisogni indotti no...(...battendo i forum anti-liberali)

CONSUMO E IDENTITÀ" ric - 20/09/2006 19:19

Se preciso a me stesso la nozione di "consumo" molte cose che ho in testa si dispongono in modo imprevisto.

In fondo noi viviamo per consumare, chi puo' negarlo?

Sì, in effetti qualcuno vive anche per salvarsi l' anima. In questi casi tutto viene valutato in relazione ad una realtà soprannaturale.

Ma chi ama la vita vive anche e soprattutto per consumare.

Per "consumo", sia chiaro, intendo tutte le attività distinte da quella produttiva.

Qualcuno ha detto correttamente che chi non vive per il consumo è un alienato. Per costui l' attività produttiva avrebbe la precednza rovesciando l' ordine naturale del ciclo. Costui mangia per lavorare anzichè viceversa. Inverte i fini con i mezzi.

Ora, per non scadere in un gretto materialismo, veniamo a dei consumi particolari che, di primo acchito, non sembrerebbero classificabili come tali.

Mi fermo a meditare l' infinito di Leopardi e ne traggo grande giovamento.

Ecco una tipica attività attraverso la quale molti consumano (il proprio tempo).

Se leggo un sonetto di Shakespeare coltivo il mio spirito e la cosa puo' venirmi buona anche quando sono in ufficio.

Ma non è certo questa la funzione principale di quella lettura.

Innanzitutto io miro ad un godimento estetico e ad una realizzazione interiore immediata.

Il sonetto è dunque un bene di consumo e non di investimento.

Questa distinzione (consumo/investimento) io la manterrei, la trovo ancora ragionevole.

I tentativi di sopprimerla sono ingegnosi ma quasi mai riusciti.

Del resto i più impegnati nel sopprimerla sono i letterati, e i letterati falliscono spesso nel dar conto della società in cui vivono.

Quest' ultimo è un giudizio un po' pepato. Ma se non azzardiamo qua...

Quando consumo, come dice Michela, esprimo anche il mio voto. Tramite il pagamento rendo più potente chi soddisfa i miei bisogni.

Non piovendo dal cielo, questo voto sarà più responsabile ed esprimerà al meglio la mia personalità.

C' è un' eccezione: colui che ama il proprio lavoro.

In questo caso saremmo di fronte ad un "godimento produttivo". Che fortunato questo signore.

CONSUMO E IDENTITÀ" ric - 21/09/2006 14:57 Produci, consuma, crepa.

Non è poi così male rispetto all' alternativa, ovvero: produci e crepa.

Non capisco poi l' opposizione tra "bisogni" e "consumi". Come se fossero in competizione. Il consumo è l' attività mediante la quale si soddisfa un bisogno.

Qualcuno ha sollevato il problema dell' aria e di come stia diventando un bene prezioso. E' vero! Di aria pulita ce n' è poca poichè non la si può vendere.

Bisognerebbe ovviare a questo inconveniente. Ma come fare a renderla negoziabile? Le idee ci sarebbero. Una fra tante: i pedaggi stradali telematici. Purtroppo gli interessi in ballo sono consistenti e la fattibilità di progetti ragionevoli è scarsa.

CONSUMO E IDENTITÀ" ric - 21/09/2006 18:56 La teoria dei bisogni indotti non mi ha mai convinto.

Comincio con il dire che la domanda "di cosa ho bisogno?" ha senso. I can get no satisfaction. E' forse un sentimento inventato? Direi di no visto che è stato il sentimento di un' intera generazione.

Se altri, nel loro interesse, senza frodi o inganni, ci aiutano a rispondere, significa forse che un bisogno viene creato dal nulla?

No, molto più semplice considerare questo movimento come una scoperta: un mio bisogno viene scoperto. Meglio l' ignoranza?

Vista così tutta la fattispecie mi sembra inquadrata in modo più ragionevole, alla teoria dei bisogni indotti non resterebbe che uno spazio residuale.

Inoltre non si dilapida quel bene prezioso che per me è l' architrave della società: la responsabilità personale.

CONSUMO E IDENTITÀ" ric - 21/09/2006 21.08

Dicono che sulla questione ambientale il consumatore venga posto di fronte a due strade.

Combattere le cause dell' inquinamento consumando beni ecologici (es. auto a idrogeno).

Combattere gli effetti dell' inquinamento consumando beni resilienti (es. condizionatore).

Per vari motivi sia etici che utilitaristici trovo che la seconda strada sia più ragionevole.

Ad Antonio vorrei dire, in effetti per alcuni beni si realizza un marketing più pressante.

Ma questo si spiega con il fatto che alcuni produttori subiscono una maggiore concorrenza e anche una maggiore attenzione da parte del consumatore.

CONSUMO E IDENTITÀ" ric - 22/09/2006 10:44 Viene prodotta troppa merce? siamo soggetti ad una iper produzione?

E' una domanda troppo complessa a cui rispondere.

Per farlo non posso certo basarmi sul fatto che altri utilizzano merce che io non utilizzerei mai!

Starei più tranquillo se si riuscisse a fare in modo che i costi dell' eventuale iperproduzione vengano sopportati da chi l' ha realizzata.

Siccome in una società libera la merce in eccesso coincide con quella che nessuno vuole, tale merce resterà invenduta e graverà sul groppone di chi l' ha prodotta sbagliando i suoi calcoli.

In questo senso siamo garantiti.

Michela dice "i bisogni indotti esistono, lo sanno bene i grandi strateghi del marketing...".

Ma la funzione degli strateghi del marketing è perfettamente coerente con la teoria dei bisogni NON indotti (vedi sopra).

Michela, tu dici che perdi il tuo tempo nel forum a discapito dell' azienda per cui lavori. Se entri in rete per un tuo piacere personale allora stai "consumando".

La cosa torna utile in modo rilevante all' azienda? Anche qui un bel problema.

Ma c' è una buona e ragionevole soluzione, basta vedere se l' azienda ti paga per passare così il tuo tempo.

Naturalmente devi considerare che alla tua azienda torna utile (in modo decisivo) anche se tu ti nutri come si deve.

Come potresti recarti al lavoro se non mangiassi? Ma per questo non ti paga. Sa benissimo che sulla questione il tuo interesse di consumatrice prevale su quello del produttore

CONSUMO E IDENTITÀ" ric - 22/09/2006 19:36 In effetti qualcosa non torna con Michela.

Secondo te sono indotti tutti i bisogni che non siano primari.

Ma questo non è cio' che si intende comunemente.

Indotto è il bisogno che in realtà non esiste.

Mentre i bisogni non primari esistono eccome (ammesso e non concesso che abbia senso l' espressione "bisogno primario"!!).

Per avere bisogni indotti è necessario postulare che il consumatore non sia in grado di intendere e di volere. Oppure che subisca un inganno.

Così correttamente definito per me è facile dimostrare che si tratta di una falsa nozione da abbandonare quanto prima per un corretto sviluppo del ragionamento.

Anche perchè, una volta accettata la teoria, le conseguenze potrebbero essere spiacevoli. L' alternativa sarebbe che una autorità tirannica stabilisca quali siano i tuoi "reali" bisogni.

Questa alternativa mi è antipatica di brutto.

No, no, meglio prendere la nozione di "bisogno indotto" e buttarla nello sciacquone (insieme ai tiranni che porta con sè).

Abbiamo già visto come un bene come l' aria sia minacciato dal fatto di non essere negoziabile. Quelle dinamiche perverse potrebbero essere estese al nostro dialogo, cara michela.

Nel dialogo, infatti, ci facciamo dono reciproco delle nostre idee. Io ti regalo le mie.

Probabilmente non hanno molto valore poichè le regalo a destra e a manca.

Ma se avessi un' idea particolarmente brillante la coprirei con il diritto d' autore (o con il brevetto) al fine di farmela pagare limitandone la circolazione.

Se non potessi fare tutto cio' eviterei fin dal principio ogni sforzo e ogni investimento per produrre idee innovative.

Non è un caso che le società in cui esiste l' istituto del brevetto siano anche più innovative (con più idee originali prodotte).

Il forumista effeminato

Nelle animate discussioni internettiane, con regolarità impressionante spunta il forumista effeminato.

Amico di tutti e iper-sensibile, quando la situazione si fa critica e iniziano i tuoni, comincia l' affannosa ricerca di una gonna sotto cui riparare e da cui uggiolare mendicando una carezza di compatimento.

Non mi sembra ci voglia poi molto per cogliere il marchio di fabbrica dell' effeminato.

Quel periodare tutto fratturato e singhiozzate che, in cronica assenza di messaggi da veicolare, punta tutto sulle strizzatine d’ occhio e sulla simpatia ruffiana che vorrebbe sprizzare. Non vuole invece capire il fastidio che al prossimo danno quelle deresponsabilizzanti gomitatine d’ intesa. L' unico registro alternativo che conosce è quello di un' isteria da utero peripatetico. Condizione posta a premessa di rabbie afone e altre carnevalate stucchevoli. Ovviamente sono rabbie di cartapesta, scoordinate e senza costrutto. I suoi odi frequentissimi e mal pensati, sanno solo indirizzare puerili coltellate che arrivano deboli e di piatto circondate dalla crescente ilarità della Comunità Maschile.

Quando spirano simili miasmi si arriva presto a rimpiangere persino lo slancio pasticcione di una Valeria, le trincee da cui una Diana, con tanto di elmetto, getta le sue granate sarcastiche, le muffe didascaliche di un Enrico, il nulla con fiocco di una Rosemarie, lo scherzo della natura replicato da un mario, la desolazione adolescenziale di chi realizza le sue acerbe voglie trasgressive nel conformismo della parolaccia (RX)…

Le subordinate, purchè castrate, sono essenziali per condire una simile pietanza inodore, insapore, incolore. Come si farebbe senza il tesoro di queste tortuose involuzioni scritturali e cognitive? Sono tanti vicoli ciechi che non conducono da nessuna parte pur abbarbicandosi ovunque. Sono necessarie solo ad infiacchire il messaggio, a devitalizzarlo, a estenuarlo, a renderlo anodino, a sbiadirlo fino all’ elisione completa. Dissimulato in questo modo, perlomeno, si potrà dare l’ impressione che in origine un messaggio ci fosse. Ma basta un semplice bisturi per far saltare questa crosta e scoprire con orrore la mummia di un pensiero rachitico e animalesco, improvvisato senza cura sul momento e tenuto su con lo sputo tanto per non impegnarsi e per poterlo tradire il giorno dopo senza pagare pegno. L’ esempio perfetto di chi si distingue nell’ accudire, nel crescere, nell’ educare qualcosa che non è ha mai voluto nemmeno far nascere.

Perorazione dei forum rissosi

Un forum rissoso ci respinge, ma un forum stagnante ci ammorba.

Nella vita vissuta andare d'accordo con il nostro prossimo ci rasserena, ci consente di pensare ad altro rendendoci più produttivi nel perseguire progetti comuni.

Raggiungere l' accordo in una discussione forumistica, invece, decreta la fine di quella discussione. Se poi l' accordo c' è fin dall' inizio, la discussione sarà abortita sul nascere. In una discussione l' unico progetto è convincere l' altro o, perlomeno, chiarire la propria posizione e i motivi della divergenza. L' accordo annichilisce il confronto. Non dico che alla discussione subentri il nulla ma sicuramente si entra in un altro mondo. Faccio alcune ipotesi.

  1. In una preghiera quando va bene, in una ciacolatoria altrimenti.

  2. In un incitamento reciproco in stile All Blacks. Ci si compiace nel comunicarsi vicendevolmente e ripetutamente i segreti eleusini.

  3. In un racconto isolato. Isolato, cioè senza quell' ascolto attivo che genera interpretazioni interpretazioni contrastanti.

  4. In un pettegolezzo.

  5. In manifestazioni disarticolate di solidarietà o odio.

  6. In un chiarimento dei termini. Ovvero, siamo tutti d' accordo, basta capirsi.

  7. In un atto espressivo egocentrico.

  8. Alcune di queste varianti sono pure nobili, ma io, se penso al forum, penso alla discussione.

Se poi non si riescono a gestire le divisioni e si ripiomba nella disarticolazione del mondo emotivo (odio), non ne farei una colpa alla redazione. Anzi, se proprio dovessi scegliere un parametro di giudizio, direi che la redazione è tanto più abile quante più cangianti e numerose sono le divisioni che riesce ad inoculare nella sua platea.

A mio avviso un forum senza divisioni è privo d' interesse. In un mondo virtuale ci sono solo "paci" virtuali e senza sugo, per me si trasformerebbero subito in bonaccia. Personalmente sono interessato solo ad opinioni che siano diverse dalle mie, purchè non siano puri pretesti improvvisati sul momento.

Winterreise

Non posso dare la mia approvazione a Into The Wilde, l' ultimo film di Sean Penn, non posso farlo. Eppure è di quello che bisogna parlare, di quel winterreise, magari con altre parole ma è di quello. Magari, se non si trovano altre parole, un bel silenzio preserva al meglio la magia e il potenziale della bomba. E che lì sia sotterrata una bomba ce lo raccontano alcune vibrazioni che non sfuggono al rabdomante. Vibrazione che, a volte, spuntano frammiste alle chitarre sferraglianti di Hard Sun.

sabato 15 marzo 2008

Il Fiume Rosso

La storia narrata ne “Il Fiume Rosso” non è particolarmente originale, specie per chi la scopre solo oggi. Una motivazione c’ è: è stata molto imitata. Ma questo è solo un titolo di merito, accade per tutti i classici.

Ci vengono raccontate le vicende di due uomini, Tom e Matthew, legati da una relazione speciale, qualcosa che somiglia a ciò che unisce Maestro e Discepolo. E’ un evidente simulacro del legame istituito dalla paternità. La rottura tra i due si consumerà allorchè Matthew matura lentamente la sua condanna per alcuni comportamenti intollerabili che Tom tiene nei confronti dei suoi sottoposto. Ma il debito per l’ attenzione ricevuta dal ragazzo nel suo periodo di apprendistato si farà sentire gettando le basi per una riconciliazione tra i due eroi. Il legame di ferro verrà ristabilito su un piano paritario.

Il genio pratico di un autore come Hawks ha lardellato questo scheletro con molta carne succulenta.

Il dramma ha due fuochi. Primo, come raccogliere le forze per condannare apertamente chi ci è intimo e, perdipiù, con la sua riprovevole condotta nemmeno ci procura un danno personale?

Secondo, come eludere gli ostacoli che si frappongono alla riconciliazione?

Il primo dramma non è insolito. Per far scattare la condanna è necessaria la violazione di una norma etica che trascenda i nostri affetti, che eluda il conflitto di interessi più immediato, che superi i nostri più intimi sentimenti. L’ ingiustizia deve prevalere sui rapporti personali (1).

La non debole premessa, quindi, è che norme di tal fatta esistano. Siamo fortunati, nel Far West esistono eccome.

Certo, non è facile formulare un giudizio tanto gravido di conseguenze spiacevoli, eppure in questi casi una coscienza ben formata deve poter compiere questo lavoro ingrato. Ed ecco un primo corto circuito che costituisce la poesia di questo film: la coscienza tanto proba da poter emettere un simile verdetto, è stata “formata” proprio da colui che ora si trova a subirne la condanna. La cosa non sarà irrilevante.

Il secondo dramma è più caratteristico dei film western. Riguarda la canonica pietra d’ inciampo sulla via della riconciliazione: l’ orgoglio.

L’ orgoglio rende pudici e trincerati i cowboy che popolano questi bruschi paesaggi texani, cio’ non consente loro di addivenire a quelle che per noi sarebbero facili e risolutive spiegazioni. L' inane e istintiva incitazione dello spettatore è sprecata.

Attenzione, stiamo parlando di un nemico insidioso perchè orgoglio e pudicizia sono, allo stesso tempo, anche il tesoro più prezioso che un cowboy reca con sè ovunque vada. Non puo’ certo disfarsi a cuor leggero di queste due pepite. Volete qualche esempio della loro utilità?

Abbiamo la fortuna di parlare del Fiume Rosso, un capolavoro che, quanto ad esempi, è una miniera inesauribile.

Prendiamone uno frivolo: il pocker.

Non si puo’ giocare a pocker senza quell’ innata pudicizia dalla quale il “gambler” attinge per forgiare la sua maschera imperscrutabile. Nel pocker bisogna impedire che gli altri ci “guardino dentro”, che penetrino nell’ andito dove si elabora il nostro pensiero più recondito. Ma la pudicizia è proprio l’ arma con cui la psiche umana custodisce al meglio questa sfera riservata. Non è un caso quindi che tutti nel vecchio west giochino a pocker. Anche questo film presenta una mano al tavolo verde. Il mix di fortuna e astuzie che incorona il vincitore costituisce una buona mimesi della vita di frontiera.

Il secondo esempio, quello riguardante l’ orgoglio, è più serioso.

L’ orgoglio e l’ onore (2) sono i genitori della vendetta. Chi non sente urgere questi sentimenti è destinato a percorrere solo un brevissimo tragitto sui sentieri selvaggi del vecchio west. La vendetta è istituzione centrale in quel mondo, e la storia del Fiume Rosso lo ribadisce.

Notate come Tom abbia dato grande visibilità alle sette tombe di chi era venuto a disturbarlo reclamando quella che lui considerava la sua terra. Vendicando la sua terra l’ ha resa ancora più Sua, l’ ha serrata con vigore crescente nella sua stretta. Chi lascia cio’ che è suo quando puo’ difenderlo viene disonorato perdendo i suoi diritti (3).

Lo capiamo subito il giro del fumo: niente orgoglio, niente onore da difendere, niente vendette, niente terra, niente storia, niente western, niente civilità.

Ma allora come fa il cow boy a tenere a bada i potenti influssi negativi di questi sentimenti, peraltro così essenziali su altri versanti? Semplice, deve avere vicino una donna che svolga questa funzione emolliente. Una parola femminile a cui sia dolce cedere. Un’ orientamento appena alluso che sia possibile seguire abbandonandosi con fiducia.

Ed ecco allora il dramma da cui germina tutta la nostra storia: Tom ha perso la sua donna, lo veniamo a sapere nelle lapidarie scene iniziali, non ci sono più donne al suo fianco.

Senza donna la sua corazza di pudore è diventata impenetrabile e lo stritola. Il suo stesso pudore lo sta fagocitando al cospetto dei suoi amici impotenti. Tutti sanno, e Metthew, il figlioccio, sa meglio di tutti. Ma loro sono uomini, sono disarmati di fronte a questa tragedia, possono solo comunicare con la vittima come potrebbe farlo un odioso grillo parlante da prendere a martellate, un ruolo che disturba prima di tutto proprio loro stessi.

Anch’ essi sono di quella razza, anch’ essi hanno connaturata quella pudicizia che non consente loro di moraleggiare agevolmente. Solo Groot, il brontolone compagno di sempre, messo sotto pressione e richiesto con insistenza (“...e tu cos’ hai da guardare?...”) lascia che una metà della sua bocca sdentata articoli uno smozzicato: “...avevi torto Tom...”.

Da quanto detto si sarà già capito che il deus ex machina della fiction vestirà una gonnella.

***


Adesso vorrei dar conto di alcune tematiche collaterali che il Fiume Rosso illustra magistralmente. Sono ricorrenze tipiche del genere western. Non sono solo formalismi di un genere cinematografico, sono dei capisaldi culturali di un mondo che, pur sottoposto a parecchie metamorfosi, ancora informa parte della realtà che viviamo e dei sentimenti che proviamo tutti i giorni.




  1. Innanzitutto non dobbiamo dimenticarci di essere di fronte ad un’ opera ci carattere epico. E’ un po’ difficile dimenticarselo poichè l’ eroe ripropone per tre volte la sua solenne decisione di compiere un’ impresa. La prima di conquista, andrà nel Texas a conquistare la sua Terra. La seconda d’ affari, andrà nel Missouri a vendere la mandria. La Terza di vendetta, andrà ad Abilene ad uccidere Metthew. Il decisionismo e la centralità dell’ impresa ci fanno capire di avere a che fare con personalità che hanno tutta l’ intenzione di influire sul proprio destino.


  2. Gli Indiani fanno parte del paesaggio selvatico, sono semplicemente un fenomeno naturale, un ostacolo da superare sulla strada delle imprese. Non hanno motivazioni, non hanno ragioni. Non ha nemmeno senso abbracciare la loro causa, sarebbe come schierarsi a favore del Grand Canyon. Fortunantamente questa immaturità verrà superata nei film dei decenni successivi, a volte in modo talmente pedante da costringerci a rimpiangere il candore primigenio.


  3. La donna è associata alla notte, al riposo e alla riflessione. C’ è un tempo per combattere e un tempo per soppesare l’ azione nella tranquillità domestica che ci donano gli affetti più cari. Ma anche la parola è il regno della donna. Lei sa parlare al cuore. Con la parola porrà fine alla discordia (4).


  4. Esiste una tradizione da tramandare. Basterebbe la scena in cui il braccialetto della madre viene donato alla donna che ne prenderà il posto, per illustrare adeguatamente questo punto.


  5. La stirpe dà continuità al lavoro dell’ uomo. Il figlio è la speranza, è la medicina contro la morte. Avere figli è essenziale. “Ma perchè vuoi un figlio Tom?” “Per lasciare a lui tutto quello che ho costruito...è una cosa bella...”


  6. Ogni buon western esalta con le sue zoommate il paesaggio naturale. Non è solo un vezzo iconografico, si tratta proprio di porre al centro un concetto come quello di Natura en plein air. La natura mette in scena se stessa ma anche il cuore dell' uomo.


  7. La gerarchia è un punto fermo dell’ organizzazione. La forza auita a stabilirla. Con un ceffone Tom si insedia come capo, Metthew incassa, sarà il discepolo. Comprende l’ ordine naturale di questa gerarchia e questa comprensione sarà la sua ricchezza, ad essa dovrà la sua fortuna.


  8. Ogni gerarchia ha un capo. Non c’ è cosa pù difficile che svolgere questa funzione. Il capo detta la strategia. Ma è anche giudice, un giudice che applica leggi mai scritte in nessun codice, leggi da estrarre con finezza dalla materia viva e cangiante della tradizione e della natura (5). Molti film western, questo compreso, si incaricano di descrivere meticolosamente i fallimenti ricorrenti di chi si addossa questi compiti ingrati ma necessari.


  9. A proposito di norme mai scritte in nessun codice, eccone una sulla quale, almeno allora, mai nessuno trovava da ridire: non è richiesto di seguire il capo in fondo al pozzo. Esiste un diritto a ribellarsi, un "appello al cielo".


  10. Il metodo didattico della doccia scozzese viene impiegato spesso con successo. E’ sbrigativo, non infetta le piaghe, e spesso riduce i costi, anche i costi di una narrazione ridondante. Chi non capisce capirà, e chi ancora non capisce non capirà mai con qualsiasi metodo.


  11. Arriva il momento in cui l’ allievo prosegue la sua crescita solo se adeguatamente responsabilizzato. A Metthew viene consegnata la pistola, è un momento solenne, se l’ è meritata e, nello stesso tempo, se la deve ancora meritare. Il passato e il futuro vengono caricati di senso grazie a questo gesto (6).


  12. La terra è di chi la sa difendere e di chi la fa fruttare. Probabilmente Tom non ha fatto nessuna scuola di legge ma quanto sia legittima la sua pretesa se lo sente nel sangue. Sono diritti che esistono come esiste il fiume e la prateria. Marcherà le sue vacche e quella marca indicherà una sua proprietà. Il confine, la recinzione, la marca. Ecco dei protagonisti indiscussi del vecchio west (7). Anche a Metthew è promessa la sua marca “...quando se la meriterà...”. Daltronde il “vissero felici e contenti” di questa fiaba è sì un amore che va in porto, ma anche un accordo su confini, marche e percentuali.


  13. “...l’ ho capito guardandolo negli occhi...”. Il cow boy, come il pockerista, è uno scrutatore dell’ anima. Nessuno è lontano dal negarne l’ esistenza quanto il cow boy.


  14. Zappa e Bibbia. Lo si capisce facilmente, il cow boy, vivendo una vita rischiosa a noi sconosciuta, è necessariamente uomo religioso. Ma il suo Dio, prima ancora di essere un Dio Misericordioso, è un Dio giusto e vendicativo, è il Dio come esce dall’ Antico Testamento. A Metthew, che è tentato dal sovvertire queste priorità, vengono pronosticati guai. La Religione è valorizzata in quanto Tradizione prima ancora che come Fede.


  15. Tom non capisce il denaro, non lo sa maneggiare, è colto da un senso d’ impotenza, vorrebbe reagire ma non sa più come indirizzare tutta l’ esplosiva energia che ha in corpo. Questa novità lo confonde e lo oblitera. Eppure non è certo alieno dalla pratica degli scambi (stipula contratti a ripetizione). A deconcentrarlo è proprio questo specifico mezzo di pagamento (8). Ma questa non è una sua fisima, la diffusione del denaro andrà di pari passo con la scomparsa dei cow boy, altri eroi gli subentreranno. Molti film si dedicano ad illustrere questo crepuscolo, questo cambio di scena. Volete degli esempi? L' Uomo che uccise Liberty Valance è il primo che mi viene in mente.


  16. Al contratto è data grande importanza. Onorare la parola data non è solo importante. E’ tutto per certi uomini. Sono per l’ appunto gli Uomini d’ Onore. E la cultura del far west è una cultura dell’ Onore. Ma i contratti vanno anche inerpretati. La caduta di Tom comincia con la sua interpretazione di stampo fondamentalista del contratto stipulato con i mandriani per andare in Missouri (9).


  17. Un topos che ricorre, specie nei film di questo autore, è il concetto di lavoro ben fatto; il lavoro svolto a regola d’ arte viene esaltato. Soprattutto “...cio’ che è inziato deve essere portato a termine...”. Tom è fermissimo (fin troppo) nell’ affidarsi a questo principio (10).


  18. La vendetta è il cuore della giustizia nel Far West. E’ sentita come un dovere da espletare, anche controvoglia. Va annunciata come si legge una sentenza. Sono tutti formalismo che Tom non manca di osservare (11).


  19. Nel duro mondo dei pionieri fare comunella con gli altri è essenziale sia per sopravvivere che per vivere. Il sentimento comunitario è spiccatissimo e convive a meraviglia con l' individualismo di fondo. Ogni buon film western deve contenere una festa dove la comunità si riunisce a mangiare, ballare e divertirsi. Anche qui ce n’ è una (12).

Vorrei chiudere con una parola sullo stile. Uno stile primitivo, asciutto, stringato, essenziale. Non c’ è che dire, si sposa bene con la materia narrata. Non manca però chi si è lamentato di questo aspro primitivismo (13), altri invece apprezzano sopra ogni cosa il dono della sintesi messo in campo.


NOTE




  1. Quando Tom viene abbandonato da tutti Groot, richiesto se vuole restare, afferma “...che avessi torto o ragione sarò al tuo fianco...”. Questa impostazione sembra in contrasto con la mia ipotesi.


  2. anche presso di noi il sentimento dell’ onore gioca un qualche ruolo? Bè, sì. Come negarlo. In genere lo gioca in negativo, ma c’ è una spiegazione. Prendiamo le bande giovanili delle aree metropolitane. Per loro l’ onore è ancora un valore, eppure non c’ è chi non veda i guai che tutto cio’ procura. Ecco come si sono spiegate queste aberrazioni: non puo’ esistere una cultura dell’ onore che non sia ancorata a solide tradizioni e che non irradi dalla presenza di “vecchi saggi”. Tradizioni? Vecchi saggi? sono tutte infrastrutture che mancano nel mondo delle bande giovanili. Con lacune del genere la cultura dell’ onore diventa diabolica. Il concetto di “dignità” è l’ unica versione (molto annacquata) che possiamo permetterci di “onore”.


  3. Ma chi non si batte in quanto ben conscio delle proprie forze è invece portatore di buon senso e degno di elogi (vedi la scena della rissa al saloon).


  4. La predica finale inflitta, pistola in pugno, a Tom e Matthew ancora riversi a terra, è lo splendido apice di tutto il film. Parole istintive, fiere, comiche, passionali, le vere ed autentiche parole d’ amore che tutti conoscono ma solo una donna puo' pronunciare poichè sono le parole "del grembo", le parole che fondano la comunità degli uomini...Parole grazie alle quali “vissero tutti felici e contenti”.


  5. Un sintomo della deriva di Tom lo percepiamo nel momento in cui proclama a chiare lettere “...qui la legge la faccio io...”. E' somma bestemmia in un mondo dove la Legge esiste alla stregua del Gran Canyon.


  6. Quando il mandriano vuole vendicarsi facendo fuoco su Tom, viene dapprima trattenuto. Ma per calmarlo è sufficiente che Matthew prenda il fucile e lo riconsegni ostentatamente nelle sue mani. Una volta responsabilizzato seriamente ritroverà la ragione ed abbandonerà il suo gesto insano.


  7. In realtà le cose sono più sfumate. In parecchi film allevatori e coltivatori entrano in conflitto. La loro concezione dei diritti non collima. Sopratutto l’ allevatore ha problemi ad adeguarsi alla terra cintata. Molti cow boy, osservando le distese di filo spinato, considerano terminata la loro epopea.


  8. E’ interessantissimo formulare ipotesi che motivino questo disorientamento di fronte al denaro. Alcuni studiosi fanno discendere il denaro dal sacrificio: l’ animale o l’ uomo sacrificato è la moneta con la quale rendiamo grazie al nostro Dio pagandolo. Persino la vendetta è stata identificata come un modo per “pagare” attraverso la mutilazione del corpo un sopruso perpetrato. Probabilmente il salto con il quale si passa dalla “moneta vivente” alla “moneta convenzionale” resta incomprensibile alle mentalità più arcaiche.


  9. Ma la rigida interpretazione contrattuale di Tom è davvero così aberrante? Il suo comportamento è senz’ altro crudele, ma è anche manifetamente iniquo? E’ davvero possibile non far fronte ai propri impegni dicendo “...tu non sei più l’ uomo di allora...”. Fortunatamente la parabola del film non si pacifica in una chiusura ermetica, ci sono spiragli per interpretazioni eterodosse. Qualcuno potrebbe perfino vedere in Metthew un anti cow boy. Il dibattito è aperto, che ognuno dica la sua.


  10. La solennità con cui iniziano le imprese è particolarmente studiata. Se devo selezionare la scena che ha reso famosa la pellicola non ho dubbi, opto per l’ inizio dell’ impresa, per l’ inizio del lavoro da portare a termine: la partenza delle mandrie in viaggio per il Missouri, quella in cui all’ albeggiare si scatena la lunga serie di urla selvagge dei cow boy che danno il la alla sinfonia epica.


  11. Il passo di marcia con cui Tom va verso Metthew per regolare i conti esalta questo formalismo. Sul tema della vendetta come dovere gravoso hanno qualcosa da dirci i film di Eastwood, in particolare si impara molto guardando “Gli Spietati”.


  12. Pur se siamo ben lontani dalle deliziose comunità di Ford. Ma con Ford stamo parlando di un irlandese, quindi di un temperamento più sentimentale e festaiolo.


  13. Un regista come Woody Allen, rapportandosi al grande cinema europeo, ha sempre lamentato la latitanza di grandi maestri nel suo paese.

Rothbard: quello che c' è da prendere e quello che c' è da lasciare

Anche la critica più aspra illumina il Maestro. Qui ci si concentra sulla politica monetaria.

venerdì 14 marzo 2008

La prima minaccia delle società: l' economista

E' la tesi contenuta nell' ultimo libro di Stephen Marglin.

Soliti qui pro quo con individualismo, egoismo, consumeismo e compagnia cantante? Probabilmente.

Rodrik consiglia di vaccinarsi leggendo i grandi (e umanissimi) economisti come Adam Smith. Io consiglio di farlo leggendo Rodrik.

Il bazar del welfare. Giocare con le tre carte per mantenere l' incentivo

Salario minimo, reddito minimo, sussidi di disoccupazione, negative income tax, crediti d' imposta...e un meccanismo d' incentivazione che va messo a punto se non si vuole cadere dalla padella nella brace.

E alla fine vince ancora il vecchio Friedman con la sua NIT (praticamente un reddito minimo con l' incentivo a non sedersi).

Geniale l' applicazione della NIT sotto il vincolo costituzionale libertario per cui nessun cittadino puo' ricevere aiuti in misura differente dai suoi concittadini. Sul punto si è prodotto Charles Murray dell' American Entreprise Institute.



A che serve un salaraio minimo se c' è un reddito minimo? A nulla. A che serve un sussidio di disoccupazione se c' è un reddito minimo? Serve come anticipazione visto che la NIT è calcolabile solo a posteriori.



Il problema decisivo resta comunque la transizione dal welfare deforme all' opera qui ed ora.

giovedì 13 marzo 2008

Regole contro Mercato. Rodrik contro De Soto?

La fama che circonda personaggi come Rodrik e De Soto spinge a riflettere.

Si tratta di due grandi economisti che si sono spinti a fondo nella ricerca inaugurata da Adam Smith: rinvenire il segreto che rende ricca una Nazione e povera l' altra.

Il primo si è spesso mostrato critico verso le ricette comunemente utilizzate per gestire la globalizzazione.

Poichè queste ricette, cucinate dall' FMI e dalla Banca Mondiale, vengono con faciloneria etichettate come neo-liberiste, va da sè che l' economista di Harvard venga ritenuto poco più che un social-democratico.

Mi è capitato di sentire parecchi no-global citarlo attingendo alla ricchissima messe di esempi che l' Illustre ha con dovizia sciorinato nelle sue preziose pubblicazioni.

Al contrario, De Soto, si è spinto a difendere le economie illegali di cui ribolle la suburbia dei paesi poveri. I suoi libri presentano nella controcopertina i giudizi sperticati di Coase e della Thatcher. Chiude ogni suo paragrafo con una perorazione del diritto di proprietà. Ha appena vinto il premio Friedman...Insomma, appare a molti come un mastino del mercato spinto.

Eppure, quando poi vai a guardare, non c' è una grande differenza nell' approccio dei due.

Entrambi, sulla scia dell' insegnamento neoclassico, vedono nella qualità istituzionale la chiave di volta delle questioni legate allo sviluppo. Entrambi predicano forme di decentramento nell' azione volta a costruire dette istituzioni.

Rodrik giudica questo decentramento come garanzia di un approccio molteplice da contrapporre al Modello Unico (e Neoclassico) degli organismi internazionali.

De Soto si spinge ancora oltre e invita a rintracciare l' esistente embrione di regole condivise che già è presente - spesso in forma illegale - nella vita quotidiana dei diseredati. Una volta rintracciato quello scheletro, la formalizzazione del diritto dovrà tenerne conto.

In fondo dicono qualcosa di molto simile.

C' è però un elemento meramente retorico che li differenzia e che forse crea un' ingiustificata frattura negli schieramenti in cui vengono poi collocati.

Nella prosa di Rodrik si tende a sottolineare l' importanza delle Istituzioni Non di Mercato. Viene usata esattamente questa locuzione in modo che il lettore resti colpito da quanto il fondamento di tutto non sia affatto il mercato. Rodrik ci appare subito come un non-fondamentalista, per lui contano le Regole. Il mercato viene dopo.

Altra storia per De Soto. Invitandoci a formalizzare dette Regole sulla base delle consuetudini, il peruviano non puo' enfatizzare l' estraneità di quelle Regole rispetto ad un fenomeno contrattualistico. La consuetudine infatti emerge hayekianamente da una miriade di interazioni umane, ovvero da qualcosa che assomiglia molto ad un mercato.

Personalmente attribuisco a Rodrik un' imprecisione retorica. Per i fini che si propone lo studioso è praticamente irrilevante ma per il giudizio ideologico che a me interessa ora, no.

Come distinguere infatti chi assume le Regole come fondamento contrapponendole al mercato, operazione che traspare dalla retorica di Rodrik?

In genere costoro prediligono soluzioni centraliste: esistono delle Regole e vanno poste a fondamento. Tutto deve girare intorno ad esse.

La soluzione "localista" in fondo cos'è se non un "mercato delle regole": esistono dei set istituzionali differenziati, che competano visto che sono entrambi legittimi. Ma optare per un "mercato delle regole" è un modo per asserire la superiorità del Mercato sulle Regole.

Poichè abbiamo visto che sia De Soto che Rodrik propendono per la soluzione istituzionale localista, allora entrambi, nella diatriba Regole contro Mercato, appartengono di diritto allo stesso schieramento.



ADD1. A chi si infervora nel proclamare in astratto la necessità di un' imprescindibile gabbie di regole a fondamento della vita civile e a barriera di un mercato pervasivo e corruttivo, fate pure presente che sono in molti a ritenere la Costituzione come un contratto su cui gli italiani fondano la loro convivenza. Poi fate anche presente che "il contratto" costituisce l' atto di mercato per eccellenza. Dopodichè attendete risposta.

mercoledì 12 marzo 2008

Grandi Anime

William Parker, con il suo Ensemble, si è messo a frugare nientemeno che nell' anima di Curtis Mayfield per cavarne dai precordi l' eco più intima. L' anima è grande, il vagabondaggio infinito, ma alcune pepite sono già state rinvenute, per esempio questa.

Da William Parker - The Inside Song of Curtis Mayfield - Live in Rome.

Sulle piste di Calhoun e Tocqueville

Ah, questi liberali...sempre sulle piste di Calhoun e Tocqueville alla ricerca della formula aurea per limitare l' ipertrofia democraticista. Ecco di seguito una delle tante.

Sostituire il criterio di maggioranza semplice con uno di maggioranza qualificata (o unanimità) + eventuale sorteggio in caso di mancato accordo.

E' una delle proposte che Miglio avanza documentando i successi storici di questa soluzione: nelle democrazie greche, nella repubblica fiorentina prima di Savonarola...Nella repubblica veneta poi, il sorteggio delle cariche impedì la lottizzazione a capo della flotta. Guicciardini considerava il sorteggio come il modo "normale" di scelta all' interno di una Repubblica ben ordinata. Con l' avvento dei Parlamenti settecenteschi e la creazione di nuove oligarchie, di sorteggio non si parlerà più. I concetti di Popolo, di Mandato e di Volontà Generale, lo rimpiazzeranno.

Il sorteggio è considerato anti-elitario, ma questo è anche il suo limite. Senza contare che rimane il problema di individuare le alternative e di limitarne opportunamente il campo d' applicabilità.

Per una trattazione storicistica del sorteggio da affiancare alle pratiche negoziali vedi il libro di Bernard Manin, La democrazia dei moderni, Anabasi. Per una sua trattazione economicistica ai limiti del paradosso, vedi il libro di Antonio Martino, Semplicemente liberale, Liberilibri.
GM+AB, FS p.106

lunedì 10 marzo 2008

Libertari nei mondi virtuali

E' sorprendente quanto la gente sia disposta ad accettare disparità di condizioni anche pesanti quando i punti di partenza sono i medesimi. Un esperimento di massa in proposito è fornito dai "mondi virtuali" che proliferano su internet. Ne parla Castronova.

Negli USA la diseguaglianza cresce

Qualche argomento per dire di NO.

Hugo Chavez, l' amico dei poveri

Sì, certo...Hugo sta disastrando l' economia del suo Paese...però sta facendo del bene ai poveri...

SBAGLIATO!!!

Ricchi per sempre?

L' ultimo libro di Pierluigi Ciocca ha il merito di darci le proprorzioni della recente crisi di produttività che attanaglia l' Italia (nel 2000 la produttività congiunta dei fattori è diminuita). Le si possono sentire anche qui al minuto 17.15. Cio' è meritorio e ci sottrae dalle urla catastrofiste del politico di turno.

Inoltre, la meticolosa analisi della storia economica italiana dal 1796 ad oggi, mette in luce i 4 fattori che sono centrali per lo sviluppo economico del nostro paese (vedi link di cui sopra al minuto 18.45):

  • infrastrutture materiali;


  • infrastrutture giuridiche;


  • concorrenza e dinamismo d' impresa;


  • finanza pubblica in ordine.


Volgendosi alla parte più prettamente storica, si nota come lo sviluppo italiano è sempre stato determinato da grandi emergenze. Sembrerebbe quindi che da noi le strategie "starve the beast" siano destinate a funzionare. Si analizzano alcune fasi ben precise.

  • Il decennio post-unitario e la politica della Destra Storica.


  • Il decennio giolittiano.


  • La politica economica della Ricostruzione (Einaudi-De Gasperi).


  • Il superamento della crisi mirtifera del 1992 (Ciampi).


Salvo poi scoprire che, eccezion fatta per il periodo della Ricostruzione, non si puo' dire che gli altri periodi siano caratterizzati da virtuose politiche di sviluppo, semmai da un risanamento dei bilanci nazionali, quasi sempre orientato sul fronte delle entrate. Le grandi spinte allo sviluppo arrivarono acchiappando al volo occasioni che spesso provenivano da fuori. Due esempi: rivoluzioni tecnologiche nel campo dello sfruttamento energetico, Piano Marshall e inserimento nel circuito delle economie capitaliste.



Scarso da noi il contributo del capitalismo privato.

Piccolo è di nuovo bello

E non parlo dell' Italia ma degli USA. Dopo evidenze contradditorie ora sembra assodato: sono i piccoli a creare lavoro.

Placebo al quadrato

Che l' effetto placebo esista lo sanno anche i sassi, e qui potete trovare gli studi più aggiornati in merito. Ma che lo si possa rinforzare facendo pagare salato il falso medicinale, questa è una novità reperibile nel link indicato.

Filantropia for profit

Due casi di successo e altro materiale.

Fine dello Stato

Per dimostrare l' incompatibilità tra Federalismo e Secessione si ricorre spesso all' argomento per cui non siano mai esistite Costituzioni federali che prevedano, regolandoli, processi secessionistici.

A rigore questo non è vero. Le Costituzioni di URSS (art.77), Etopia e Birmania, prevedevano questa eventualità, per quanto fossero formulazioni astratte e di mera convenienza. La secessione dell' Irlanda nel 1921 non era prevista dalla Costituzione, ma lo stesso non puo' essere affermato tanto perentoriamente per la secessione della Slovacchia e per i referndum secessionisti del Quebec.

John Caldwell Calhoun volle basare la Secessione statunitense sulla Costituzione. Fu sconfitto nei suoi intenti grazie alla valorizzazione del concetto di Sovranità. La Sovranità Popolare è sempre unica.

Del resto fu il grande giurista tedesco Carl Schmitt ha individuare una derivazione diretta tra i concetti teologici e quelli politici relativi allo Stato: la Sovranità non puo' che essere unica e indivisibile poichè tale è la sovranità divina.

Accogliendo l' intuizione di Schmitt si sarebbe portati ad affermare, non tanto l' incompatibilità tra federalismo e secessione costituzionale, quanto quella tra secessione e statualità.

Il giorno in cui si riuscirà ad introdurre una regolazione dei processi secessionistici all' interno delle Costituzioni, potremmo dire che sarà arrivata la fine dello Stato. Da notare che la cosa prevede una relativamente semplice fattualità formale. Che l' istituzione statuale abbia un suo inizio e una sua fine è sempre stato negato da chi ricorre alla concettualistica teologica indicata da Schmitt.

Già in passato gli studiosi si divisero circa la possibiòità di prevedere clausole scissioniste nel patto costituzionale. Altusio era favorevole, Hobbes no. Locke e Grozio le ammettono in circostanze eccezionali come varianti del famoso "richiamo al cielo".
GM e AB: FS

sabato 8 marzo 2008

Centro-sinistra e miracolo economico

L' associazione recentemente proposta da Veltroni è fuorviante e consente a Salvatore Carrubba una messa a punto sul Sole del 7.3.2008 p. 12.

Il boom fu generato da governi centristi, le date non lasciano scampo. Carrubba considera produttività, stabilità monetaria, export, produzione, supermercati, auto.

Gli illustri da riverire sono, secondo lui: Marshall, De Gasperi, Einaudi, Menichella, Merzagora, Pella, Vanoni e il primo La Malfa.

Al contrario, fu il centro-sinistra, a creare le condizioni di quella crisi che pudicamente andò sotto il nome di "congiuntura".

Non solo, molte leggi di spesa che oggi non sappiamo più come arginare (es. pensioni a ripartizione), furono forgiate nella loro impostazione di fondo da quei governi. Che lo Statuto dei lavoratori, poi, non sia questa gran conquista, oggi è molto più evidente. L' energia elettrica divenne un ferreo monopolio da cui non ci si liberò più, l' interventismo e la spesa crebbero.

Ciononostante il centro-sinistra mise nel piatto intelligenze liberali di primordine: Mondo e Rossi in primo luogo. Ma furono poco influenti visto che subirono l' emarginazione da chi il capitalismo non lo voleva riformare ma rovesciare.

cartellina blu

Vite a buon mercato

Occhio per occhio, dente per dente. Oggi ci ripugna venire a contatto con quelle idee che stanno comunque alla base del nostro sistema giudiziario. Preferiamo ammantare il carattere compensativo della pena con altre sue più presentabili funzionalità. Eppure la matrice di una buona giustizia resta pur sempre quella. Dove lo scambio non funziona la vittima si sente tradita.

Un mondo dove ci si paga scambiandoso "pezzi di corpo" è un mondo che la lezione cristiana non tollera: un mondo incompatibile con il reale valore della vita umana.

Non la pensa così l' erudito giurista William Ian Miller. Nella sua appassionata ricognizione sulle "culture dell' onore", conclude che il loro mancato sviluppo dipendesse da un eccessivo valore dato alla vita e al corpo in genere. Una vita soppressa o diminuita, costava parecchio al colpevole, troppo. Cio' impediva la necessaria accumulazione di capitali. Tanto per fare un esempio: immaginate se ogni incidente mortale dovesse costare la vita all' imprudente. In queste condizioni il capitale era sempre precario e poco disponibile ad essere indirizzato verso impieghi produttivi di lungo periodo. Anche la separazione della società in caste (Signori, plebe...) è forse volta a porre un freno alla repentina mobilità sociale che da simile sistema di giustizia si scatena.

Oggi noi rinunciamo a tanta meticolosa compensazione giustificando razionalmente la nostra denuncia e dicendo che gli inconvenienti che mi colpiscono oggi a causa della tua improvvida azione, domani potrebbero vederci protagonisti a parti rovesciate.

WIM EFE p. 55

venerdì 7 marzo 2008

Le 4 inutili eresie di Vito Mancuso

Aderisco in pieno al modo in cui Vito Mancuso imposta il suo discorso teologico e al modo in cui concepisce la fede: l' esperienza di fede è intimamente legata a quella razionale; la leva della fede è tanto più potente quanto più si concentra in un punto ristretto facendo il più possibile largo alla ragione umana.

Detto cio' non riesco a seguirlo allorchè deriva le sue conseguenze eretiche da questo punto di partenza. Esistono, secondo me, discorsi compatibili con la premessa che evitano le magagne in cui il Mancuso si impegola.

Faccio l' esempio del seguente atto di fede: Dio con un atto di giustizia espelle Adamo ed Eva dal Paradiso marchiandoli con il Peccato Originale; dopodichè, con un atto d' amore, regala alla loro genia (l' Umanità tutta) il dono della libertà che comporta possibilità di salvezza.

Veniamo ora alle difficoltà su cui Mancuso chiede una revisione dell' ortodossia.

  1. Il problema del Peccato Originale. Perchè dovrebbe soffrirne anche la stirpe di Adamo? Le colpe dei padri, secondo giustizia, non dovrebbero ricadere sui figli!

    Comicio con il dire che il Peccato Originale segnala un limite sostanziale nella condizione di chi ne è affetto.

    Anche la Ragione ci parla continuamente dei limiti di cui soffre la condizione umana. Le due visioni convivono dunque in pace.

    Venendo alle questioni di giustizia. Si puo' tranquillamente evitare di pensare al Peccato Originale come all' eredità di una colpa. Consideriamolo come una conseguenza del comportamento di un nostro ascendente. Se perdo metà del mio patrimonio in borsa non potrò farne oggetto della mia eredità. Nessuno si sognerebbe di dire che i miei figli abbiano subito un' ingiustizia.


  2. Il problema del male. Perchè il male?

    Poichè Dio ha reso libero l' uomo, il male si presenta come opzione necessaria.


  3. Il problema del male innocente. Perchè deve soffrire anche chi, secondo la ragione, è senza colpa?

    La libertà donata all' uomo è di natura radicale. Anche l' onniscenza di Dio arretra di fronte ad essa. Ma un giudizio sull' uomo è necessario. Affinchè Dio possa giudicare l' uomo deve quindi metterlo alla prova, per farlo, a volte, è necessario metterlo di frinte a situazioni sconvenienti che implicano un male innocente. L' innocente ha la salvezza garantita, ma per salvare anche il libero è necessario che la sofferenza innocente esista prima di essere redenta.


  4. Il problema dell' eternità dell' inferno. Perchè una punizione infinità, cio' è contrario alla Ragione? Tutto cio' non comporta una diminutio dell' Amore divino?

    Se il peccato mortale è un danno reso a Dio, la ragione puo' tranquillamente considerarlo un danno dal valore infinito. La pena è dunque equa. L' inferno è eterno perchè Dio prende sul serio la Libertà dell' Uomo e lo sottopone a scelte radicali. L' Amore divino si esprime nel dono della libertà.

Concludo rapidamente: se le tracce fiutate qua sopra fossero percorribili, le revisioni che il teologo chiede sulla base di argomenti ragionevoli sarebbero in realtà inutili.

Altri acrostici che Mancuso tralascia, sembrano invece incalzare con maggiore veemenza l' approccio ragionevole alla fede: come coniugare il Perdono e la Giustizia?



P.S. evito persino di segnalare il best seller del teologo, se volete ascoltarlo in viva voce potete cliccare qui

giovedì 6 marzo 2008

Il Leviatano allarga il suo mascellone

E', in una battuta, la storia dei bilanci italici negli ultimi 15 anni, così come ce li raccontano i "rumoristi".

"...di ciò che è mangiabile - che è cresciuto molto poco - il settore pubblico si è andato prendendo, dal 1990 al 2006, una fetta sempre più grande: dal 14% al 24%. Il che spiega perché i redditi disponibili delle famiglie siano aumentati, in media, di quasi niente. Quando usciranno i dati per 2007 e 2008 la fetta del settore pubblico sul PIN risulterà essere ancor maggiore, azzardiamo il 25-26%.

...sgombriamo il campo da un ultimo dubbio: non è che son gli interessi sul debito che si mangiano il reddito disponibile del settore pubblico, mentre la spesa al netto dei medesimi è stata messa sotto controllo? Magari! Purtroppo è vero quasi tutto il contrario: guardate il primo grafico...

...riassumendo: l'(op)pressione fiscale è cresciuta, eccome. La spesa pubblica è cresciuta, eccome. Entrambe son cresciute più, molto di più, del reddito nazionale. Di conseguenza, lo stato controlla oggi quasi il 60% della torta. A chi lavora nel settore privato rimane solo il 40%. Le conclusioni tiratele voi, che a noi per una volta mancano le brutte parole..."

La fortuna di essere europei

Nel suo articolo più recente Sabino Cassese tira un sospiro di sollievo: fortunantamente è nato in Europa. Dalla lettura si ricava tutta una serie di indizi che segnalano quanto la civiltà giuridica europea sia all' avanguardia rispetto a quella poco più che barbara dei mai citati USA. Con l' autore si è parlato da poco in una puntata di Fahre.



Le parole di Cassese hanno anche un contenuto che merita considerare. Purtroppo perdono di autorevolezza nel momento in cui ostentano le categorie di "Europa" e "America".



Basta allungare l' occhio e sappiamo bene cosa ci dice la storia recente dell' Europa. Ci dice di una terra che nella prima metà del Novecento ha messo in piedi uno dei più terrificanti mattatoi mai visti. E nella seconda parte ha vissuto sotto tutela sfruttando opportunisticamente e a costo zero l' ombrello difensivo di chi, tra l' altro, come se non bastasse, l' aveva salvata già in precedenza. Da questa campana di vetro i suoi fini intellettuali hanno riversato una marea di critiche capziose e di distinguo sofistici sull' azione di chi era seriamente impegnato a fare i conti con la storia. I più recenti verdetti, crollo del muro ecc., hanno poi confermato come gli ideologhi in pantofole avessero torto rispetto ai cowboy. Da vent' anni ci divertiamo assistendo alle retromarce più grottesche e ai ricicli più impudenti.



Ora che si apre una nuova stagione, Cassese viene subito a spiegarci quanto il terrorismo islamico sia combattuto male dagli unici che lo combattono per tutti. Bene, su molte cose posso essere anche d' accordo in toto. Ma che per favore non tiri fuori, sobillato da Sinibaldi, le categorie di "Europa", "America" e "Barbarie", con quell' eredità a cui accennavo nel precedente paragrafo, finirebbe per screditarsi da sè.

Un mondo senza infortuni? Accontentiamoci di un mondo senza INAIL

Recentemente sono venute alla ribalta parecchie storie strazianti legate ad infortuni occorsi sul lavoro.

Cominciamo con il dire che, su questo fronte, la situazione italiana non è poi peggiore di altre. Anzi, a leggere i dati sembrerebbe che i lavoratori se ne stiano relativamente al sicuro nei luoghi di lavoro protetti dalla 626, per poi rischiare veramente quando escono e si mettono alla guida delle loro vetture percorrendo le nostre strade.

Vale la pena di aggiungere che un rischio zero non esiste in nessuna delle attività umane, specialmente in quelle produttive.

Nemmeno la minimizzazione dei rischi è auspicabile. La vita umana, checchè se ne dica, ha un suo valore economico, un valore che puo' essere ragionevolmente sottoposto a dei calcoli.

In un momento di forte sensibilità emotiva la Politica non trova niente di meglio che inasprire le pene e rafforzare i controlli. Probabilmente cio' è buono e giusto, ancora più probabilmente questo è il comportamento "politicamente razionale" da assumere di fronte ad un' opinione pubblica indignata. Ma a noi qui interessa invece il comportamento più conveniente per la comunità.

Sappiamo che le istituzioni democratiche non hanno una adeguata struttura di incentivi nè per qualificarsi, nè per legiferare razionalmente, nè per controllare in modo consono l' osservanza delle leggi. Ci affidiamo ad esse in assenza di alternative ma forse, in questo caso, le alternative ci sono.

Per i noti morivi la politica puo' sottoprodurre o sovraprodurre il bene della sicurezza, difficilmente pagherà il prezzo di simili errori.

I suoi controlli possono cadere vittima sia della corruzione che del formalismo esasperato.

A pagare queste inefficienze è spesso l' anello debole della filiera, quello su cui tutti i costi possono venir traslati: l' operaio meno produttivo, o l' operaio in nero, o il disoccupato.

Meglio affidarsi a dei professionisti, meglio affidarsi alle assicurazioni che operano sul mercato. Quanto più il mercato sarà reso concorrenziale, tanto più i prezzi allocheranno in modo opportuno il bene della sicurezza.

Alle assicurazioni sarà d' uopo appaltare anche gran parte della "legislazione", in modo da poterla costruire su misura rendendola flessibile per settore ma anche, laddove si ritenga, anche per singola azienda.

Le assicurazioni avranno un ruolo centrale anche nel controllo e nel sanzionamento. La sanzione costituirà il compenso per questa attività.

La selezione avversa sarà neutralizzata dall' obbligatorietà della polizza. Cio' renderà ancor più urgente un pluralismo dell' offerta.

Ricordiamoci sempre che il rapporto di lavoro deriva da un contratto volontariamente stipulato. Sarebbe meglio valorizzare questo fatto, a costo di rendere coercitivo il passaggio di alcune informazioni importanti.

Per fare cio' l' offerta assicurativa dovrebbe articolarsi in tre proposte (è un esempio) alternative. Qualora nel contratto settoriale si opti per una formula più rischiosa, il differenziale dei premi dovrà essere corrisposto in busta paga al lavoratore.

Manuale di bar-conversation: Euro & Condono

EURO. Che l' introduzione dell' euro abbia bastonato alcune categorie sembra certo. Individuo alcune possibili cause.

PRIMA. In concorrenza le merci vengono offerte al prezzo più alto consentito dal mercato. Questo prezzo non puo' cambiare per un formalismo come l' introduzione di una nuova unità di conto. Se così non è, allora paghiamo il fatto che il prezzo non sia determinato dal mercato ma da regole ad esso esterne. La soluzione consiste nel liberalizzare.

SECONDA. La psicologia umana introduce degli automatismi acritici per cui si spende di più senza volerlo, dopodichè ci si ritrova in braghe di tela. La soluzione consiste in espedienti quali l' euro di carta o in altre forme di tutoraggio.

TERZA. L' euro non è stata una riforma isolata. In generale, i modelli di fine secolo, ci portano verso una società dove la diseguaglianza è più forte. La soluzione (di lungo periodo) consiste in una educazione maggiormente orientata al rischio.

QUARTA. Disabitudine alla scelta. Con Naxos ti fai una discoteca eccellente spendendo due lire, con Ryan air vai in tutto il mondo a costo semi-zero, con Ikea arredi la casa senza sforzo, con le offerte dei dicount ti tirano dietro lavatrici, televisori e computer, con le assicurazioni telefoniche e telematiche i costi sono crollati. Bisogna però informarsi e saper scegliere. Noi eravamo abituati alla pappa pronta sullo scaffale. Io stesso spendevo una valanga di euro per la bolletta telefonica. Poi, un giorno, con due click ho scaricato un programmino che non mi ha abbassato i costi: me li ha azzerati! da un giorno all' altro. Quei due click arano a due passi da me anche un anno fa. La soluzione consisterebbe in un più facile accesso alle informazioni comparative e alle opportunità.

Personalmente ritengo che tutte queste ipotesi, tranne la seconda, abbiano una validità strutturale. Quanto alla politica. Le soluzioni (+ concorrenza e informazione) non le aveva contemplate il primo Prodi, non le ha applicate il successivo Tremonti, ha cominciato molto timidamente e in ritardo Bersani quando ormai era facile vista che il fenomeno si era ormai delineato chiaramente.

***



CONDONO: si vituperano tanto i condoni tremontiani e non ci si rende conto che tutta la nostra macchina fiscale si sta centrando proprio sui "condoni". Cos' è il condono se non uno sconto: tu, evasore o meno, paghi una certa somma e io, controllore, ti vendo l' immunità fiscale su una certa materia o annualità. Visco, nella sua opera, si è avvalso in modo massiccio, direi quasi esclusivo, di strumenti quali il "concordato", l' "accertamento con adesione", "la riduzione delle sanzioni per pagamenti pronta cassa". Valentino Rossi cosa ha fatto: ha accettato di pagare una certa somma affinchè gli fosse CONDONATA la sanzione piena. Chiamalo "concordato" anzichè "condono", la logica che sta sotto non si discosta granchè. Hai voglia ad aspettare il processo tributario, quello non funziona, se si vuole cavare un ragno dal buco è meglio che il fisco si accordi prima con il contribuente al costo di condonargli la sanzione piena. Tremonti a scelto un condono di massa (opinabile) e ha introdotto gli strumenti di flessibilità di cui sopra (meritorio), Visco si è avvalso al meglio degli strumenti tremontiani. Per concludere, non dimentichiamoci che anche Visco è ricorso a forme di condono di massa: nel settore agricolo e in quello previdenziale.

Parlando in astratto il condono non è il male assoluto. Dipende dal sistema fiscale in cui si inserisce. La confessione e il perdono nella religione Cattolica sono un male? No, perchè la religione Cattolica pretende molto da noi, pretende la santità. E' del tutto naturale, quindi, che queste pretese siano controbilanciate dall' istituto della confessione, della ragionevole penitenza e del perdono. Allo stesso modo il nostro sistema fiscale era tra i più impossibili da rispettare, al punto da sembrare solo un pretesto ricattatorio per avere un controllo sociale, la stessa accusa rivolta nel seicento ai controriformisti, un sistema che consentiva alla politica di dire all' economia: "sei nelle mie mani, quando voglio ti bastono, tanto so di averti dato regole impossibili da rispettare e sanzioni iperboliche anche per formalismi poco significativi". Se il condono allenta questa presa tanto meglio.

mercoledì 5 marzo 2008

Soft paternalism

Le regole di default incidono eccome sui comportamenti. Prendi il caso di una regola relativa al silenzio assenso.

Ci sono però buoni motivi per ritenere che la loro influenza duri poco qualora tocchi persone realmente interessate alla scelta in questione.

Direi che costituiscono un prezzo accettabile per molte riforme.

Tenere insieme ambientalismo e lotta alla povertà

Certo, certo...le contaddizioni che si sviluppano all' interno delle coalizioni sono interessanti...la Binetti con Pannella, Di Pietro con quell' altro. Vuoi mettere.

Eppure, se restiamo nell' alveo degli schieramenti progressisti, esistono trade off epocali che mi stimolano in maniera leggermente superiore. Per esempio quello che contrappone ambientalismo e lotta alla povertà.

Per andare sul concreto: come giudicare l' addensamento di capitali e fuliggine causato dal boom cinese e indiano?

Inganni lessicali

Certo, noi non siamo dei fisici matematici, eppure noi tutti conosciamo la tesi di fondo della Teoria dellas Relatività: tutto è relativo. Sbagliato.

Certo, non siamo degli economisti, eppure noi tutti conosciamo il significato di espressioni quali "avversione al rischio": è avverso al rischio colui che preferisce evitare situazioni rischiose. SBAGLIATO.



Rischio e probabilità sono fonte di mille equivoci (giù al bar). Mi viene in mente il principio di precauzione e già vedo appassionanti discussioni deragliare senza più possibilità di essere recuperate, unico residuo la salda presa dell' emicrania. Forse è meglio una ripassatina con chi sa parlare facile e chiaro.

La scuola finlandese

Visto che è la migliore sarebbe opportuno capire come funziona: non molto privato ma moltissima decentralizzazione.

"...l'istruzione è obbligatoria dai 7 ai 16 anni (ciclo completo di nove anni alla eruskoulu/grundskola o almeno dieci anni di istruzione). Il sistema educativo è decentrato, quindi i 453 comuni hanno la responsabilità di organizzare l'istruzione obbligatoria per tutti i ragazzi che risiedono nella loro zona di competenza o di assicurare ai ragazzi in età scolare un'istruzione comparabile. Quasi tutte le scuole della peruskoulu/grundskola sono comunali (le scuole private rappresentano meno dell'1% del totale)..."



"...i genitori hanno la responsabilità di far completare ai propri figli il ciclo di istruzione obbligatoria. Essi hanno il diritto di istituire delle scuole private, nel rispetto di certe condizioni stabilite dalla legge..."

Coscienza in ordine e stragi

Parlando d' aborto non fidiamoci troppo delle reazioni istintive a cui ci mette di fronte la nostra coscienza, immersa com' è nellla mandria mugghiante della società di massa. Una coscienza ordinata e pacificata, infatti, puo' convivere a lungo con le stragi più orribili. Ecco una storia esemplare. Si parla del medico che liberò questa terra da molto dolore, quello degli handicappati.

Le grandi conquiste sociali

I difensori del '68 non fanno che rinfacciare a destra e a manca i preziosissimi parti di quella stagione. Il più mirabile sembrerebbe essere lo statuto dei lavoratori. In realtà non passa giorno che qualche autorevole voce (anche e soprattutto da sinistra) non si levi per chiedere che certi ingombri controproducenti siano spazzati via.

"...sui problemi del lavoro Walter Veltroni ha perso una grande occasione: proporre di abolire lo Statuto dei lavoratori (del 1970), tutto, non solo l' articolo 18, e sostituirlo con regole moderne..."

martedì 4 marzo 2008

La felicità deprime l' economia

Le persone felici si accontentano e difettano in iniziativa. Le persone felici sono più lente nell' adattarsi ai cambiamenti.

Ma se la felicità è un fine a che ci serve l' economia?

A complcare la questione c' è il fatto che le persone efficienti sono quelle che incrementano di più la loro felicità.

I 5 errori peggiori nella storia USA

Qualcuno dice l' Iraq, ma forse c' è di peggio.

Il fumo fa bene alle finanze...dello stato

Ovvio, i fumatori muoioni più giovani. Non resta che escogitare un modo per compensare questa esternalità positiva dovuta alla generosità involontaria dei tabagisti.

Il monopolio dei buoni

In un recente scambio a distanza, Samek Lodovici perora una tesi favorevole al pluralismo scolastico (in questo editoriale), mentre Gian Antonio Stella, nella sua risposta, fa il contro canto mettendo in guardia dai pericoli di disfacimento sociale che una istruzione diversificasta potrebbe comportare. Ne ha parlato anche Fahre in una puntata da domani disponibile in podcast.

Qualcuno è rimasto turbato da fatto che si parlasse con una certa noncuranza di "indottrinamento" dei bambini. Ma le alternative all' utilizzo di questo lessico sono forse ancora peggiori.

In fondo trovo paradossalmente onesta la domanda "chi deve idottrinare i bambini"?

Coloro i quali invece si chiedono "bisogna indottrinare i bambini?", affrontano la questione avendo già diviso il mondo tra "buoni" e "cattivi": quelli che "indottrinano" e quelli che no. La cosa mi insospettisce. Anche perchè il passo successivo è noto: verrà presto individuato un "grande buono" presso cui tutti saranno tenuti a ricevere la loro istruzione, l' unica esente dal maligno "indottrinamento". E così, possiamo dire addio alle ricchezze che puo' offrire un opluralismo ben temperato. sarà soppiantato dall' argomento: tu indottrini io no, quindi i tuoi bambini me li prendo io.



Se poi la domanda disturba o suona male la si puo' sempre sostituire con una variazione del tipo "chi ha il diritto ad esercitare le scelte cruciali nell' ambito dell' educazione di un bambino?".



Io rispondo: i genitori. Lo Stato dovrebbe limitarsi a fissare con le sue leggi uno spettro entro il quale i genitori eserciteranno le proprie scelte. Avere idee differenti sull' educazione è così dannoso? Mina la "coesione" sociale? In alcuni casi sì, per esempio nei casi di una società fascista o assimilabile. Opporsi a questa diversificazione è difficile, bisognerebbe dire (magari dimostrandolo) di avere in mano una ricetta oggettivamente ottimale. Non credo a questo genere di realtà oggettive, preferisco la libertà di sperimentare nei limiti di legge.



Mi piace vedere come in questo campo sia proprio la Chiesa Cattolica, per una naturale convenienza sua propria, a sostenere la soluzione più liberale, l' effetto pluralistico che favorisce la sua presenza concreta nella vita sociale si manifesta al massimo grado in questo campo. Il bello è che se fosse l' istituzione dominante, probabilmente sarebbe infastidita da un simile pluralismo. Evviva la chiesa nonostante se stessa allora. Naturalmente sarebbe auspicabile che anche altre istituzioni le si affiancassero arricchendo il ventaglio dell' offerta. Ma dove andarle a trovare in un par terre clientelare incapace di porsi come alternativa credibile?



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Enrico insegna in una scuola statale, fa presente che mai andrà in classe a sostenere che il suo insegnamento è quello veritiero. Gli rispondo.

Enrico, tu forse non andrai in classe a dire "ora vi insegno la verità". Tuttavia, se il padrone che si avvale dei tuoi servizi pretende di formulare la sua offerta in regime di MONOPOLIO COERCITIVO, è un po' come se nei fatti ti costringa a fare cio' che avresti volentieri evitato. Infatti, perchè mai un monopolio se non per il fatto che non esistono alternative credibili? Purtroppo, quanto più si realizza e si tutela una condizione di monopolio, tanto più incorriamo in queste spiacevoli conseguenze.


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Chi si oppone al pluralismo scolastico, nel caso concreto del dibattito linkato il giornalista Gian Antonio Stella, spesso oppone il fatto che, siccome la verità è unica, così deve esserlo pure la scuola.

Mi chiedo, forse che la pluralità di approcci riceva una disconferma dall' unicità del vero? Il vero, per indebolire la libertà, non dovrebbe limitarsi ad esistere, dovrebbe anche essere unico, conosciuto e fermato una volta per tutte. In caso contrario, non solo è compatibile, ma addirittura auspica una sperimentazione differenziata e ampia.

Potremmo dire anche di più aggiungendo che la presenza di una simile sperimentazione è la miglior garanzia di avvicinare proprio quel vero tutti assieme. All' uomo occidentale lo insegna la pratica scientifica, forse che in quell' ambito, una volta dati dei limiti etici, ci si sognerebbe di ridurre la libertà sperimentale?



Se Stella ha delle certezze irremovibili circa il miglior modo per "formare" ed "educare" una persona, puo' ritenersi in dovere di farlo seguendo quel metodo e chiedendo di essere seguito da tutti su quella strada. Nel caso invece in cui abbia anche solo dei piccoli dubbi, il modo più corretto di procedere consiste nel delimitare un intervallo entro il quale lasciare libertà di sperimentazione. Allora mi chiedo se, vista la complessità della materia, sarebbe mai attendibile chi si presentasse a parlarne esente da incertezze o da dubbi? No, questa è una delle poche certezze.

Quanta evasione ha recuperato Visco

Sempre da leggere le osservazioni di Phastidio.

"...E veniamo al “mistero” dell’aumento della pressione fiscale e contributiva, al 43,3 per cento dal 42,1 del 2006. Mistero perché l’aumento è risultato ben superiore alla crescita del pil nominale, circostanza che ha permesso a Visco, Padoa Schioppa e Prodi di affermare che tale risultato sarebbe frutto della maggior compliance fiscale degli italiani, consapevoli della fine definitiva della stagione dei condoni e del maggior rigore dell’Agenzia delle Entrate. Una bella leggenda metropolitana. Le imposte dirette sono aumentate del 9,5 per cento soprattutto grazie al boom del gettito Ires, a sua volta frutto del recupero di redditività aziendale ma anche dell’ampliamento delle basi imponibili. Più esile l’incremento delle imposte indirette, al 2,6 per cento. Ma il vero tesoretto (rigorosamente fittizio) è quello legato alla crescita dell’8 per cento nei contributi sociali. Anche questa voce entra nel computo della pressione fiscale, ed è stata gonfiata dall’aumento dei contributi di lavoratori dipendenti e (soprattutto) dei parasubordinati, nonché del trasferimento all’Inps del tfr dei lavoratori che hanno rifiutato di aderire alla previdenza complementare nelle imprese con oltre 50 dipendenti. Una volta depurato il dato di pressione fiscale e contributiva da componenti cicliche (l’incremento di gettito Ires) e da incrementi contributivi (che sono un debito futuro, e non introiti correnti), risulta piuttosto difficile parlare di aumento “strutturale” di gettito..."

Auspicando un approfondimento sull' effetto IRES (l' allargamento della base imponibile c' è stato, ma al punto da giustificare una quota sensibile del 9%?), aggiungo che le imposte indirette dipendono anche dai prezzi dei beni che colpiscono. La benzina e i carburanti in genere, per esempio, sono tra i beni più colpiti da queste imposte e sono anche i beni più soggetti ad inflazione nell' ultimo anno.

Come si distrugge il Federalismo - la mania della perequazione fiscale

Basta togliere la responsabilità diretta ai governi locali. Magari centralizzando la raccolta delle tasse, oppure istituendo una Camera delle Province che fagociti i compiti delle istituzioni locali.

Interessante l' analisi degli effetti di una perequazione fiscale.

"...la perequazione fiscale avrebbe dovuto attenuare l’asprezza della competizione fra giurisdizioni. Invece, dopo qualche tempo, ci si accorse che la competizione non si era affatto allentata, anzi era diventata ancora dura. Perché la standardizzazione riduceva le opportunità di specializzazione in nicchie di mercato che tradizionalmente servivano a gettare i semi dell’innovazione amministrativa..."

Ad ogni non medo non vedo davvero come sia evitabile una Camera degli enti locali per deliberare sulla legislazione concorrente.


Darwin, unica speranza dei nullatenenti

Spira una brezza malthusiana nell' ultimo libro di Gregory Clark, A Farewell to Alms: A Brief Economic History of the World. Lo sviluppo economico del mondo, a quanto pare, comincia solo con la Rivoluzione Industriale, prima eravamo tutti nella trappola malthusiana: l' incremento di produzione era assorbito dall' incremento della popolazione.

Ma perchè fu proprio l' Inghilterra a sgattaiolare fuori dalla "trappola"?

"...The answer hazarded here is that England's advantages were not coal, not colonies, not the Protestant Reformation, not the Enlightenment, but the accidents of institutional stability and demography: in particular the extraordinary stability of England back to at least 1200, the slow growth of population between 1300 and 1760, and the extraordinary fecundity of the rich and economically successful..."

"...Clark found a reproductive advantage of rich men over poor between 1585 and 1638 -- the richest testators leaving twice as many children as the poorest. From this he concluded that the offspring of the rich had quickly spread throughout society..."

I fattori legati allo sviluppo hanno dunque principalmente a che fare con la demografia e la selezione dei più adatti.

Con coerenza vengono derivate alcune politiche per l' aiuto ai più deboli. La "cultura" è tutto, quindi è necessario "selezionarla" visto che non si puo' inocularla, lasciate che i modelli fallimentari falliscano visto che non possono essere corretti:

"...History shows, as we have seen repeatedly in this book, that the West has no model of economic development to offer the still-poor countries of the world. There is no simple economic medicine that will guarantee growth, and even complicated economic surgery offers no clear prospect of relief for societies afflicted with poverty. Even direct gifts of aid have proved ineffective in stimulating growth. In this context the only policy the West could pursue that will ensure gains for at least some of the poor of the Third World is to liberalize immigration from these countries..."

"...The implicit proposition of A Farewell to Alms is that we should stop giving money to the poor. They'll just become more numerous. Hoist as many as possible aboard; let the others sink or swim. Let selective pressure do its work. Only thus will the poor eventually escape their poverty..."


Riepilogando, nell' Inghilterra dal 1200 al 1800, i successi economico si è costantemente tradotto in successo riproduttivo selezionando una popolazione particolarmente adatta. I ricchi sarebbero sopravissuti all' infanzia in numero doppio rispetto ai poveri. Filtro da cui la Cina, per esempio, era ben lontana.


Ho l' impressione che una simile spiegazione, perlomeno laddove si limiti a considerare un unico elemento, non si attagli a parecchi esempi di sviluppo a cui abbiamo assistito anche di recente.

La Pace, una questione fra bottegai

Basterebbe un' indagine sull' etimo per stabilire connessioni che inquiterebbero il tipico sbandieratore di vessilli arcobaleno.

"...take the word pay...pay comes from the latin pacare, which means to appease, pacify, reduce to peace...remarkable: the english world peace, coming via latin pax from pacare, derives from the idea of payng..."

William Ian Miller. Eye for an Eye, p.15

lunedì 3 marzo 2008

Istruzione e ricchezza

E' un bel casino capire come si relazionino queste due variabili. Sembra che non vadano a braccetto come qualcuno ritiene naturale che sia. All' interno dei singoli Paesi questo avviene, ma la cosa puo' essere spiegata elidendo una causazione diretta:

"...yes productive people tend to be better educated, but there are many possible explanations for wealth-education correlations. For example, schooling could be a credible signal of ability, or school could be consumption that the rich can better afford..."

E poi le analisi cross-country non confermano la correlazione diretta, a meno che non si bari un po'...

La deterrenza della prigione

Sembra essere scarsa considerati i comportamenti criminali intorno ai 18 anni, ovvero intorno all' età oltre la quale la durata della pena s' impenna.

Ma forse non abbiamo a che fare con individui razionali in senso classico. Tanto è vero che li riteniamo minorenni per quanto riguarda tutte le altre faccende.

Come smascherare i sensi di colpa del contribuente

In America si è aperto un fondo in cui versare somme di denaro qualora si ritenga di pagare tasse troppo basse. La raccolta è stata fallimentare.

Qualcuno ricava da questo fatto che pochissimi americani ritengano di pagare tasse troppo basse.

Ma le cose non sono così semplici, bisogna distinguere il problema etico da quello legato alla scelta collettiva.


Ad ogi modo, ad un Soros che si scandalizza per quante poche tasse paga, nessuno impedisce di staccare un assegno. Con la sua osservazione sembra considerare unicamente se stesso dando un giudizio etico sprezzante.

Il fondo di cui sopra avrebbe per lo meno la funzione di espellere dal dibattito gli insopportabili toni moralitici

Gli economisti incantano raccontando le loro storie

Come è cambiato il mestiere dell' economista e come lo scienziato triste stia diventando sempre più allegro e colorato, nonchè quello a cui spetta l' ultima parola.

"...Over the last decade, however, economics has begun to get its groove back. Armed with newly powerful tools for analyzing data, economists have dug into real-world matters and tried to understand human behavior. Economists have again become storytellers, and, again, they matter..."

La tranquillità al cloroformio dei disadattati

Ci sono anime sedotte ed impaurite al contempo dalla vita. Il vortice vitale le eccita e le strema senza mai depositarle in nessun luogo. Così frastornate affrontano l’ inconveniente producendo una sorta di artificiosa anestesia per preservare l’ ipersensibile cuore. D’ altro canto non sopportano che la vita gli scorra affianco e, di tanto in tanto, devono compiere un balzo per bagnarsi in quelle mulinanti e torbide acque. Ma il loro slancio è anchilosato e intorbidito dai mortiferi medicamenti che hanno assunto per proteggersi. Ne esce un gesto catatonico e abortito dai tossici veleni ingoiati per distanziarsi dall’ incandescente tocco della realtà. Il domopack in cui sono avvolti li preserva e li spaccia nello stesso tempo.

Proprio nel week-end ho goduto la compagnia dei film di Aki Kaurismaki, il massimo cantore di questa genia di teneri zombies. I suoi eroi non smettono mai di fumare, bere, ascoltare rock a palla, non smettono mai di pestare la mamma quando la realtà fa breccia e si fa sentire. Insomma, non si tolgono mai il ciuccio di bocca, e con quello tirano avanti cullando da tempo immemorabile, nell' invisibile e immota interiorità, una speranza ormai marcita che rilascia cattivo odore. Poi, magari, presi da un raptus vitalistico, dopo la quarta vodka, rivolgono una parola - una parola iper-isolata, smozzicata, sconveniente, scentrata, inadatta a rendere qualsiasi sentimento - alla ragazza che attende da sempre il loro gesto, tutto si svolge male, la preoccupazione principale è quella di non incrociare il suo sguardo, manco fosse quello della medusa.

Qualcosa di simile, non me l’ aspettavo davvero, ho incontrato per puro caso incocciando in San Remo. L’ eccellente Tricarico, ascoltabile qui e visionabile qui, cosa canta e desidera se non la tranquillità al cloroformio dei disadattati?


P.S. nella musica d' arte, chi meglio ha illustrato questa disturbante e comica condizione, è stato il jazzista Roscoe Mitchell. Basterebbe visionare le sue foto di copertina per rendersene conto, con quelle magre e interminabili braccia che lascia cadere lungo il corpo. E' evidente che, sorpreso dall' obiettivo, non sappia dove nasconderle. Una vera scimmia che vive a terra, incapace di arrampicarsi. L' innaturalezza del suo sguardo da animale braccato, l' errore estetico della sua postura, tutte qualità che si riflettono pari pari nella la grande arte del suo suono.

sabato 1 marzo 2008

Pensieri vaganti sul caso Lichtenstein

Lasciamo perdere l' aspetto etico di tutta la vicenda. Ci basti quello logico e pragmatico.

Combattere l' evasione fiscale si puo' e si deve se l' inadempimento fiscale reca danni alla comunità. All' intera comunità intendo.

Cio' non è scontato, la risoluzione richiede di soppesare una serie di elementi. Partiamo con quelli che sono da considerare dei danni a tutti gli effetti. Ricordo ancora che ho accantonato ogni considerazione in tema di equità.

  1. L' evasione sottrae risorse alla redistribuzione e alla produzione di beni pubblici.

  2. L' evasione introduce forme di concorrenza sleale assestando un duro colpo proprio alle imprese migliori e più efficienti.

  3. L' evasione è pur sempre una violazione della legge. Tollerarla oltre misura mina la rule of law svalutando tutte le leggi, anche quelle più essenziali all' ordinata convivenza.


D' altro canto, basta un minimo approfondimento per constatare che una repressione draconiana dell' evasione potrebbe risultare controproducente.

  1. Poichè la spesa pubblica contiene molti sprechi, l' evasione favorisce impieghi più produttivi delle risorse.

  2. L' evasione consente di mantenere in vita talune attività, perlopiù ad appannaggio delle classi meno abbienti, combatterla si risolverebbe in una guerra contro costoro (pensiamo all' economia sommersa di molti Paesi in via di sviluppo che stanno in piedi proprio grazie all' inosservanza di una pletora di regole istituite dai governanti solo per apparire più avanzati agli occhi dei Paesi più ricchi).


  3. Qualora si giudichi il carico fiscale eccessivo e dunque inefficiente, la possibilità di evadere mette un tetto anche alle aliquote oltre che al prelievo complessivo. La logica è chiara: l' annuncio di nuove tasse è impopolare per il politico, se non avrà un ritorno certo in termini di cassa non s' imbarcherà mai in una politica del genere, anche il contribuente onesto, in questo caso riceve un beneficio dall' evasore.


  4. Un Paese ad alta evasione (es. italia) ha sviluppato una normativa e consuetudini in linea con questa sua caratteristica. Iniziare una lotta selvaggia all' evasione senza mutare quell' ordinamento potrebbe arrecare forti scompensi.



Poichè stiamo parlando in riferimento al caso Lichtenstein, mi sia solo consentito dire che condurre la lotta all' evasione in dispregio delle leggi di uno Stato sovrano annulla o ridimensiona in vantaggi di cui al punto 3.



Mettendo sui piatti della bilancia i pesi di cui sopra, una delle conclusioni a cui giungono molti analisti è la seguente: una politica di tolleranza è più indicata nei PVS che non nei Paesi sviluppati.



Anche perchè, nei Paesi più ricchi, esiste un fenomeno in grado di non farci perdere i benefici che fino ad ora abbiamo accreditato all' evasione. Parlo della "concorrenza fiscale".

La "concorrenza fiscale sprona a ridurre gli sprechi (vantaggio 1), e tiene basse le aliquote (vantaggi 2-3).

A garantire la "concorrenza foscale" sarebbero soprattutto i "paradisi fiscali". Peccato che oggi non possano assolvere a questa funzione senza associarla a pratiche ambigue che gettano su di loro sospetti spesso giustificati.

E' perchè mai esiste questo impedimento? E' presto detto.

Il perno dei nostri sistemi fiscali è l' imposta sul reddito. Molti motivi che appaiono equi giustificano questa scelta: se io Società ti offro un ambiente che ti consente di produrre un certo reddito annuo, trovo corretto sottoporti ad un prelievo sullo stesso..

Fin qui tutto bene. Ma poi lo Stato ha voluto andare oltre cosicchè oggi, preticamente ovunque, gli Stati rendono imponibile TUTTO IL REDDITO OVUNQUE PRODOTTO (nel caso dell' Italia si faccia riferimento all' art. 75 dpr 917/86, nonchè all' art.165 e ss).

A questo punto l' accettabile ragionamento di cui sopra cade miseramente: tu, Stato, hai delle pretese anche su quel reddito per il quale non mi offri nessun ambiente "favorevole", quel reddito alla cui produzione non partecipi in nulla.

Nel dire questo ricordo che un residente rimarrebe comunque soggetto a tutta quella imposizione riguardante i consumi e il patrimonio, ovvero alle imposte e tasse connesse con la residenza.

Ora veniamo al dispositivo finale: la lotta all' evasione condotta contro i paradisi fiscali è giustificata qualora lo Stato che la conduce rinunci all' imponibilità extraterritoriale dei redditi soggetti a tassazione.

La soluzione prospettata nel dispositivo consente di dedicarsi alla lotta dura contro gli evasori senza rinunciare ai benefici sociali che una certa quota di imponibile sottratta al fisco potrebbe garantire. Inoltre, con queste pre-condizioni, sarebbe anche molto più giustificato prendersela con la mancata collaborazione dei paradisi fiscali.


Perchè in Italia il senso dello Stato è precario

Qualcuno risale alla litigiosità degli staterelli pre-moderni. Ma ci sono mille contoesempi per non considerare quella condizione come decisiva, pensiamo solo alla Germania o ai territori anseatici.

Pesano di più le due guerre Civili a cui siamo stati sottoposti. La seconda, al cadere dell' ultimo conflitto mondiale, trascina ancora oggi il suo strascico ideologico.

Ma è soprattutto la prima, che giace nel dimenticatoio, ad aver inciso. Parlo di quella guerra a tutto tondo che viene fatta passare come "fenomeno del brigantaggio". Sentiamo l' insospettabile Miglio in merito:

"...nel '60 le bande brigantesche prendono il carattere di unità combattenti per una guerra legittima; raggiungono e talvolta superano le mille unità, hanno struttura militare a tutti gli effetti, con tanto di trombe, tamburi e bandiere; spesso sono capeggiati da ex ufficiali dell' esercito borbonico, hanno reparti di cavalleria, ospedali da campo, carreggi e servizi, erano insomma un' armata da campo che combattè nei dieci anni a seguire una sanguinosa guerra civile contro gli invasori, spesso prendendo a modello i Mille di Garibaldi... la prova fu molto dura e il meridione subì la stretta della legislazione speciale...


...più tardi, il Sud conoscerà la sua vera secessione, prenderà nome di "migrazione transoceanica". Numeri: nel 1861 gli italiani residenti all' estero erano 220.000, nel 1914 erano tra i 5 e i 6 milioni (popolazione complessiva 35 milioni). Nel 1927 si raggiunse la cifra di 9 milioni. Sebbene il fenomeno coinvolgesse anche il Nord (veneti e popolazioni alpine) il grande serbatoio era costituito dalle genti meridionali..."


"...i progetti federalisti di Minghetti fallirono miseramente, il Sud subì la centralizzazione amministrativa, anche se più tardi fu proprio l' incorporamento nella burocrazia statale a fungere da assimilatore efficiente...intanto la redistribuzione delle terre fu un bluff...le terre appena redistribuite venivano immediatamente riacquistate dai primitivi proprietari...si noti che, nonostante autorevoli pareri negativi, il sud fu "annesso", serviva "carne da cannone"...Nell' Italia post unitaria, tutte le volte che le circostanze richiederanno strette economiche, sarà il Meridione ad essere sacrificato a vantaggio del Nord...il liberismo originario comportò la caduta delle barriere doganali a tutto svantaggio della debolissima industria meridionale che sparì presto nel nulla...anche i finanziamenti delle prime sperimentali reti ferroviarie gravarono prevalentemente sulle spalle dei contribuenti meridionali...il debito pubblico per le campagne militari piemontesi si ripartiva ora anche su di loro...la facilitazione dei trasporti fu la causa della grande crisi agricola del 1873..il conflitto doganale con la Francia (1887-1892) si risolse con l' accoglimento delle richieste avanzate dall' industria settentrionale: nuove barriere doganali. Pagò il Sud, i capitali volarono tutti verso l' Industria protetta...Nel 1906 il Ministro Fortis stipulò un trattato con la Spagna per facilitare le esportazioni dell' Industria, il trattato danneggiava pesantemente, manco a dirlo, l' enologia del nostro mezzogiorno...potremmo andare avanti ma per ora basta così..." Miglio: L' Asino di Buridano.


Naturalmente si ritenne di sanare questi pasticci con mille forme di assistenzialismo spuntato. Il doppio effetto riportato fu quello, alla lunga, di spazientire una massa di contribuenti ormai slegata da un lontanissimo passato e, sull' altro versante, di creare forme di dipendenza spesso abbinata ad una tollerata attività criminosa volta alla ripartizione dei sussidi.

Quando le parole offrono una segnaletica che funziona

Com' è difficile orientarsi quando si è alla ricerca di una buona scuola Cattolica. in proposito puo' tornare utile il suggerimento di Padre McCloskey:

"...se nella vostra ricerca vi imbattete in parole come "standard", "fede", "maturità", "convinzione", "impegno", "matrimonio", "famiglia", "evangelizzazione", "cultura", "carattere", "verità" e "conoscenza", date un' occhiata più da vicino. Al contrario, se vi trovate di fronte a parole o espressioni come "apertura", "società giusta", "ricerca", "diversità" e "preparazione professionale", procedete oltre. Se poi l' Università ospita qualche ben noto "dissidente", allora la questione è chiusa...Soprattutto non lasciatevi ingannare da chi si dice Cattolico, probabilmente mira ad una buona pensione..."

Schemino apologetico ad uso e consumo dell' Opusdeista convinto

Qui mi interesso di un Movimento sul quale sembra sia lecito sparare con l' immunità garantita.

Accuse di tutti i generi si riversano sulle losche attività che lo interessano. Il sospetto è che tanto acrimonia si produca, non perchè esista un credibile edificio probatorio del malaffare, quanto per il messaggio propagandato da Escrivà: la Chiesa deve essere presente ed agire contando nella vita quotidiana, nella vita lavorativa e produttiva in paerticolare. Tutto cio' disturba sia chi vorrebbe preservare certi monopoli, sia i custodi del candore immacolato della Chiesa Mistica e Pauperista. Altri sono disturbati dal fatto che l' OD pretenda molto dai suoi aderenti, alzare tanto gli standard potrebbe danneggiare l' intera cristianità.

Memore delle accuse più comuni, offro di seguito alcune tracce da seguire per impostare una corretta difesa.



  1. OD è un movimento segreto. Proprio la laicità lo impone. Meno segreti di quanto si pensi: ufficio informazioni, pagina web...enetrare in paesi difficili potrebbe essere pericoloso. Ci sono mille esempi simili e mai fatti notare: non sarà che OD dà fastidio?

  2. I membri di OD esercitano pratiche di mortificazione eccessive. La mortificazione è dovuta e teologicamente giustificabile, oltretutto non è mai prescritta in forme eccessive, nelle palestre moderne si assiste a sacrifici ben più duri.

  3. Vige una mentalità misogena. Si invita a parlare CON le donne di OD, e non DELLE donne di OD. La "separazione" puo' essere spiegata in termini ragionevoli e così pure la riluttanza con cui ci si adegua all' ideologia femminista. Non manca poi la proposizione di un femminismo alternativo. L' importanza della maternità e le famiglie numerose dei membri spingono con naturalezza le donne verso certi ruoli. Nell' OD esiste di fatto un autogoverno del "ramo femminile" e non mancano le forti personalità.

  4. Nell' OD circolano troppi soldi e troppa voglia di Potere, l' anima della chiesa è messa a repentaglio. In questo campo troppi "si dice". Esiste una distinzione tra i membri e l' Opera. Le famiglie numerose abbassano il reddito medio. I confronti rendono giustizia: la San Vincenzo de Paoli, tanto per dirne una, accumula ogni anno una ricchezza pari al patrimonio totale dell' OD che è complessivamente pari a quello di una diocesi media americana. L' organizzazione è decentralizzata. Non esiste raccolta senza preventivo progetto di stanziamento.


  5. OD è infiltrata nelle gerarchie dove fa pesare la sua ideologia reazionaria. Per rispondere basterebbe fare una pedissequa conta dei membri di OD in Vaticano, tra i Cardinali, tra i Vescovi, nelle Parrocchie. Un confronto con i Gesuiti, chiude la questione. Dopo il Vaticano secondo, nella mappatura ad uso e consumo delle Gerarchie ecclesiastiche, OD era considerato un movimento progressista, proprio per l' enfasi data al laicato.


  6. C' è un legame stretto tra i partiti conservatori di tutto il mondo e OD. I membri di OD hanno certe idee prima di entrare nell' organizzazione. Lì ricevono al limite un rinforzo dottrinale. L' insegnamento originario e mai rinnegato è chiaro nell' esprimere avversione verso un nesso troppo vincolante con la politica.


  7. OD è tra le organizzazioni più intransigenti nel chiedere un' obbedienza cieca. Il dibattito sul film "La Passione" di Mel Gibson e anche quello su "I promessi Sposi" sono esempi di pluralismo interno. Uscire dall' OD: ci sono storie diverse, come conciliarle? Le poche regole interne esaltano la personalità del Direttore. OD è costantemente migliorata nel tempo. La rinuncia precoce è tipica di chi sperimento solo la fase più dura.


  8. La macchina di reclutamento di OD è implacabile. Conta lo stile personale di un dato membro, non esistono metodi codificati, anche perchè ci si trova ad operare in realtà completamente differenti.