Eccolo a voi in tutta la sua impertinenza:
… vivendo in questo mondo, c’ imbattiamo di continuo in ogni sorta di male. Se ci fosse veramente un Dio quale lo descrivono i suoi devoti (un Dio buono e di infinito amore), vi pare che dovremmo fronteggiare una realtà tanto orrenda?… se ne ricava che il Dio di cui ci parlano i devoti è un essere immaginario…
Per il credente che vuole giustificare la sua fede non è un problema da poco.
Forse la cosa migliore da fare è chiedere soccorso a Peter Van Inwagen, il filosofo contemporaneo che più di altri lo ha affrontato di petto.
Secondo PVI l’ argomento del male portato dall’ ateo è “fallimentare”, ovvero, non supera un test base:
… il test consiste nell’ ottenere l’ assenso di una platea neutrale e ragionevole disposta ad ascoltare sia l’ esposizione ideale dell’ argomento da parte di un “ateo ideale”, sia la “replica ideale” da parte di un credente… se – concesso un tempo ragionevole – l’ ateo non è in grado di convincere la platea neutrale, allora il suo argomento “fallisce”…
Il dono della libertà che Dio fa all’ Uomo, secondo PVI, giustifica la presenza del male nel mondo. Vediamo come.
Dio concede all’ uomo la possibilità di “scatenare i demoni” più terribili. Qualora costui decida liberamente di farlo, quel che succede dopo è facilmente intuibile.
Evidentemente Dio dà un valore maggiore alla libertà rispetto al rischio del male che si puo’ produrre esercitandola. Un rischio che è poi una quasi-certezza.
Insomma, la libertà di Mao vale la vita delle persone che ha sterminato (50m). Lo stesso dicasi per Stalin (20m) o per Hitler (12m). Vi pare cosa da poco?
In questo senso Dio è un libertario, e per chi ritiene tale posizione libertaria tutt’ altro che assurda, il Dio dei credenti è un essere dal comportamento tutto sommato ragionevole.
L’ Ateo obietta: e l’ Onnipotenza di Dio? Se Dio fosse davvero Onnipotente avrebbe comunque il controllo di quel che succede potendo limitare i danni senza conculcare le libertà.
In effetti, una tradizione filosofica illustre – Hobbes, Hume, Mill – ha professato il “compatibilismo”, ovvero il fatto che libero arbitrio e determinismo fossero compatibili.
Oggi gran parte dei filosofi scientisti è “compatibilista”, in questo modo riescono ad accordare scienza e libertà. Ma anche molti teologi, soprattutto nel medioevo, hanno professato il compatibilismo, in modo da accordare libero arbitrio e onnipotenza divina.
Il “compatibilista” sostiene che noi siamo liberi perché “facciamo quel che vogliamo”, tuttavia “non possiamo volere quel che vogliamo”, ovvero, quel che desideriamo non è determinato dalla nostra volontà ma da una forza esterna.
Chiunque comprende che se la libertà fosse davvero quella descritta dai “compatibilisti”, l’ argomento del male sarebbe vincente poiché Dio avrebbe il potere di donare all’ uomo la libertà evitando al contempo tutti i mali a cui assistiamo. Sarebbe un Dio sommamente crudele quello che si astenesse dal porre un freno pur potendolo fare.
… un creatore che volesse che io scelga X anziché Y non dovrebbe far altro che “impiantare” nella mia volontà il desiderio di X e farmi agire poi liberamente…
Al credente che intende giustificare il male, a questo punto non resta che l’ opzione libertaria, ovvero la posizione che nega il compatibilismo. Non a caso PVI è un filosofo specializzato nella difesa della posizione libertaria, ovvero nella difesa dell’ “incompatibilismo”. Tutti i suoi maggiori lavori sono su quell’ argomento.
Per fortuna del credente che non vuole cedere all’argomento del male, il “compatibilismo” sembra una teoria molto debole:
… considerate gli strati sociali più umili della società immaginata in “Brave New World”, X e Y. Questa povera gente ha il cervello controllato dai dominatori Alfa. Tutto cio’ che X e Y desiderano è fare cio’ che gli Alfa chiedono loro e questo perché la loro mente è controllata dai dominatori che sono così in grado di produrre un esercito di “schiavi volontari”. Sinceramente è difficile pensare a individui che rappresentino meglio la mancanza di libero arbitrio, eppure, secondo il compatibilista, X e Y rispondono alla descrizione dell’ uomo perfettamente libero... non ho una teoria vera e propria della libertà ma sono certo che in virtù di conseguenze controintuitive come questa la teoria compatibilista sia sbagliata…
Se la teoria compatibilista è errata, cio’ comporta almeno due conseguenze: 1. l’ argomento della libertà giustifica la presenza del male e 2. la teologia dell’ onnipotenza divina va precisata se non rivista.
Per quanto riguarda il secondo punto, risulta evidente che Dio, donando la libertà all’ uomo, rinuncia a parte della sua proverbiale potenza.
L’ ateo, a questo punto, potrebbe insistere: anche qualora il tuo Dio sia “depotenziato”, un essere onnisciente avrebbe comunque l’ opportunità di evitare molto del male che ci affligge.
In effetti, un essere onnisciente sa esattamente come reagirà un uomo libero in certe circostanze, e molti teologi (domenicani, gesuiti, tomisti e anche Alvin Plantinga) non intendono rinunciare alla perfetta onniscienza di Dio.
… supponiamo che se avesse tuonato nell’ esatto momento in cui Eva meditava la sua decisione sulla mela, la nostra antenata, distratta, avrebbe liberamente rinunciato a coglierla… Ebbene, a un Dio onnisciente basterebbe organizzare il contesto in modo tale da evitare la catastrofe senza ledere la libertà di scelta degli uomini…
PVI non vede davvero come un credente possa rispondere a questa obiezione mantenendo fermo l’ attributo dell’ onniscienza divina.
Secondo lui anche onniscienza e libertà sono incompatibili.
Meglio allora rinunciare ai tremendi sforzi fatti dalla teologia per mettere d’ accordo i due concetti, dobbiamo invece trattare l’ onniscienza proprio come abbiamo trattato l’ onnipotenza:
… Dio puo’ fare tutto il fattibile ma non puo’ fare cio’ che non si puo’ fare (per esempio per ragioni logiche), allo stesso modo Dio conosce tutto il conoscibile ma in un uomo libero albergherà sempre un residuo di mistero inconoscibile in virtù della natura stessa della sua libertà…
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E la platea agnostica? A chi conferirà la palma della ragione? Ricordiamoci sempre che è l’ ateo a dover provare qualcosa. Riassumiamo:
… l’ ateo sfodera l’ argomento del male per convertire all’ ateismo una platea agnostica ma il credente risponde con l’ argomento della libertà… l’ ateo confuta l’ argomento della libertà postulando una teoria compatibilista, il credente sostiene che una teoria libertaria della libertà è più confacente al buon senso, tocca solo rivedere il concetto di Onnipotenza e di Onniscienza divina, una revisione che non implica però gravi inconvenienti… a questo punto sembrerebbe che il credente abbia più frecce al suo arco e che la platea di agnostici debba consegnargli la palma…
Secondo PVI l’ ateo dovrebbe concedere qualcosa all’ argomento della libertà e ripiegare su altre obiezioni, per esempio:
… ma perché il male è così sovrabbondante?… e perché esiste un male (es. terremoti) che sembra non aver nulla a che fare con la libertà umana?…
PVI non sembra impensierito dalla prima obiezione: noi possiamo immaginare una vita molto più malvagia rispetto a quella che ci è dato vivere.
Come puo’ l’ ateo dimostrare e concludere che sulla terra il male sia tanto sovrabbondante? Dovrebbe provarlo, ma la cosa sembra difficile e quindi l’ obiezione puo’ essere accantonata.
La seconda obiezione è più seria poiché l’ “argomento ristretto” della libertà non sembra in grado di giustificare i terremoti.
Per farlo occorre allora un “argomento esteso della libertà” (teoria del peccato originale) che PVI cerca di illustrare con la storia della creazione dell’ uomo riveduta e corretta secondo i dettami della scienza moderna:
… grazie ai processi di selezione naturale, un gruppo di primati nostri antenati formarono una ristretta comunità che arrivò a contare qualche centinaio o qualche migliaio di membri… nella pienezza dei tempi Dio intervenne miracolosamente su questa comunità donando la ragione ai suoi membri… la ragione implicò il linguaggio, il pensiero astratto e il libero arbitrio… questo dono si rivelò necessario poiché solo grazie alla libertà l’ uomo avrebbe potuto amare nel senso pieno del termine… Dio non solo donò la ragione, non solo fece di questi esseri cio’ che noi chiamiamo “uomo” ma li fece anche entrare in una sorta di unione mistica con lui… cio’ consentì ai nostri antenati di vivere insieme in armonia di perfetto amore reciproco: nessuno faceva del male all’ altro e grazie a poteri “preternaturali” erano in grado di proteggersi dalle bestie feroci, dalle malattie e da qualsiasi imprevedibile evento naturale… insomma, il loro mondo non conosceva il male… Eppure, in qualche modo che a noi resta misterioso, essi mostrarono un certo malcontento abusando della loro libertà e perdendo così questa breve condizione paradisiaca… le conseguenze furono orribili poiché la smarrita armonia li costrinse ad affrontare inermi i casuali eventi distruttivi della natura… come se non bastasse, pur mantenendo una sorta di razionalità, perdettero il pieno controllo sulle loro passioni (egoismo, invidia…), cominciando ad aggredirsi l’ uno con l’ altro con una certa frequenza… questa loro nuova natura si perpetuò attraverso i geni alle generazioni future giungendo fino a noi…
L’ “argomento esteso” formulato da PVI giustifica anche la presenza del “male naturale” in termini di abuso della libertà ma questa volta il protagonista è il nostro antenato, colpevole di aver rinunciato volontariamente a vivere in armonia con Dio per esplorare nuovi territori.
Ma la platea di agnostici potrà mai accettare la storia raccontata da PVI?
Possiamo solo prevedere che non ci saranno obiezioni scientifiche, visto che la storia è coerente con il racconto della scienza.
Ma potrebbero esservi obiezioni filosofiche.
Esempio: di fronte alla “caduta” un Dio immensamente buono si sarebbe chinato verso l’ uomo ripristinandolo nella sua armonia.
Non convince: se la caduta deriva da un abuso della libertà, il ripristino puo’ avvenire solo con un esercizio genuino della libertà. Siamo proprio in uno di quei casi in cui l’ onnipotenza divina è impotente.
PVI usa l’ analogia del malato: Giovanni è malato e puo’ guarire solo grazie a uno sforzo di volontà. Disponiamo di una medicina che allevia le pene ma, allo stesso tempo, disincentiva la volontà necessaria alla guarigione. Che fare? Somministriamo la medicina? E’ plausibile che un medico buono vi rinunci. E’ plausibile dunque che il Dio-buono esista e sia coerente con la realtà che viviamo.
Altra obiezione, altro esempio: è iniquo che il comportamento dei padri si ripercuota sulla sua progenie.
Non convince. Tutti i giorni noi accettiamo come equi inconvenienti del genere.
Se il padre perde in borsa, il figlio erediterà meno. Non trovo che cio’ sia particolarmente iniquo. Se il figlio eredita le predisposizioni genetiche del padre, nessuno trova niente di particolarmente iniquo in tutto cio’. Possiamo anche fare un caso estremo: se il padre commette un crimine andrà in carcere e cio’ avrà ripercussioni sui figli ma tutti noi riteniamo che la pena inflitta al padre (e quindi, indirettamente, al figlio) sia equa.
Altra obiezione, altro esempio: e la sofferenza delle bestie? Anche quello è un male e la “storiella” della creazione non sembra giustificarlo.
… scoppia casualmente un incendio nella foresta, Bambi si trova davanti un muro di fuoco e muore orribilmente. In questa morte il Male fa capolino, eppure la storiella non ci spiega perché visto che Bambi, la vittima, non ha ricevuto il dono della razionalità e quindi nemmeno ha potuto abusarne…
L’ obiezione deve essere accolta: né l’ argomento ristretto, né l’ argomento esteso hanno alcun potere giustificatorio in questo caso. La libertà dell’ uomo non spiega alcunché. PVI ripiega su altri argomenti che qui tralascio.
C’ è poi il caso del male specifico. Davanti al dolore di una mamma che perde suo figlio investito dall’ auto pirata, cosa dire?
Nulla, la “storiella” non ci dà argomenti per confezionare una risposta sensata, l’ obiezione deve essere accolta.
Possiamo anche speculare che quel male rientra in un ordine comprensibile ma non potremmo mai fornire una giustificazione specifica sul “perché è toccato proprio a te”. Abbiamo (liberamente) turbato l’ “armonia” e ora il male naturale colpisce a casaccio.
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Detto questo, manca ancora qualcosa in tema di male naturale: la “valle di lacrime” in cui viviamo è davvero così perversa?
Ricapitoliamo: l’uomo è libero ma non infallibile, è naturale quindi che commetta degli errori, è anche naturale che i nostri progenitori abbiano commesso degli errori: sarebbe però una coincidenza straordinaria se i loro errori ci avrebbero precipitato nel mondo del male puro. Ma infatti il nostro mondo non è affatto il mondo del male puro.
In esso c’è qualcosa di ambiguo: dal male scaturisce il bene e dal bene il male. Su questo andrebbe detto qualcosa. Per una creatura libera e razionale -– anche se segnata dal peccato originale – questo è un mondo interessante in cui vivere, presto vedremo perché. Qui possiamo fare nostre le parole che usa Richard Swinburne per descrivere il nostro mondo:
… Its main role rather, I suggest, is to make it possible for humans to have the kind of choice which the free will defence extols, and to make available to humans specially worthwhile kinds of choice.
Un banco di prova ideale, insomma.
L'uomo libero è un mistero anche per l'onniscienza divina, il che rende necessario un test per esprimere su di lui un retto giudizio in vista della sua salvezza.
Di fronte all’uomo che precipita Dio che fa? Potrebbe semplicemente chinarsi a raccoglierlo ma questa sarebbe una violazione della libertà adamitica. Segue allora altre vie. Ci fa vivere in un mondo governato da leggi naturali: la loro regolarità è implacabile, e quindi anche fonte di disgrazie, ma in compenso sono conoscibili, e quindi in buona parte il male naturale è neutralizzabile da una creatura razionale, ecco perché avevo parlato di “mondo interessante”:
… First, the operation of natural laws producing evils gives humans knowledge (if they choose to seek it) of how to bring about such evils themselves…
Ma perché non renderci edotti a minor prezzo? Il fatto è che la conoscenza inoculata nell’uomo senza uno sforzo da parte sua lo rende un pupazzo togliendoli la libertà:
…Natural processes alone give humans knowledge of the effects of their actions without inhibiting their freedom…
Un’altra funzione del male è quella di porre l’uomo di fronte a scelte significative:
… The other way in which natural evil operates to give humans their freedom is that it makes possible certain kinds of action towards it between which agents can choose. It increases the range of significant choice…
Esempio:
… A particular natural evil, such as physical pain, gives to the sufferer a choice—whether to endure it with patience, or to bemoan his lot… I have then the opportunity to show gratitude for the sympathy; or to be so self-involved that I ignore it. If you are callous, I can choose whether to ignore this or to resent it for life…
Ma non basta il male morale come banco di prova? Proviamo a fare un esperimento mentale:
… But just imagine all the suffering of mind and body caused by disease, earthquake, and accident unpreventable by humans removed at a stroke from our society… Many of us would then have such an easy life that we simply would not have much opportunity to show courage…
Riassumendo:
Natural evils give to us the knowledge to make a range of choices between good and evil, and the opportunity to perform actions of especially valuable kinds….
Swinburne affronta il problema del male sopportato dagli animali ammettendo le difficoltà senza abbandonarsi allo scetticismo di Inwagen: gli animali sono uomini depotenziati e per loro puo’ valere una versione depotenziate della medesima teodicea (l’animale è meno libero e soffre meno dell’uomo):
There is, however, no reason to suppose that animals have free will. So what about their suffering?… Animals had been suffering for a long time before humans appeared… while the higher animals, at any rate the vertebrates, suffer, it is most unlikely that they suffer nearly as much as humans do. Given that suffering depends directly on brain events (in turn caused by events in other parts of the body), then, since the lower animals do not suffer at all and humans suffer a lot, animals of intermediate complexity (it is reasonable to suppose) suffer only a moderate amount… That said, there is, I believe, available for animals parts of the theodicy which I have outlined above for humans. The good of animals, like that of humans, does not consist solely in thrills of pleasure. For animals, too, there are more worthwhile things, and in particular intentional actions, and among them serious significant intentional actions… Animals do not choose freely to do such actions, but the actions are nevertheless worthwhile. It is great that animals feed their young, not just themselves…
Nella versione di Swinburne possiamo intravedere anche una risposta al male specifico: si tratta di un male che ci mette alla prova. Non sappiamo esattamente chi è messo alla prova (la vittima?, il potenziale soccorritore?) ma sappiamo che da esso puo’ venire un bene.
Andrebbe ricordato che finora abbiamo ragionato senza introdurre l’ Inferno e il Paradiso ma chi non fosse convinto puo’ farlo: chi ha sofferto oltre il dovuto verrà compensato nell’al di là:
While believing that God does provide at any rate for many humans such life after death, I have expounded a theodicy without relying on this assumption. But I can understand someone thinking that the assumption is needed, especially when we are considering the worst evils…
Dio ci ama ma la sua misericordia deve raccordarsi con la giustizia. Siccome l’uomo è caduto per effetto di un atto libero, è giusto che si salvi con un atto libero. La misericordia si espleta così in una grazia che richiede uno sforzo per essere riconosciuta e liberamente colta. In questa narrazione cristiana fatta di libertà e amore il male dovrebbe trovare un suo senso.
CONCLUSIONI PERSONALI
Mi pare manchi una domanda: perché se il mondo in cui viviamo costituisce anche un banco di prova per tutti noi, le prove in realtà sono ben diverse da persona a persona?
Qui azzardo una risposta provocatoria: perchè tutti noi siamo diversi e Dio – non conoscendoci fino in fondo a causa della nostra libertà – deve valutarci su terreni diversi. Come già visto più sopra l’onniscienza divina subisce un limite se posta di fronte ad una creatura libera come l’uomo.
Riassumendo:
- il credente afferma che il male esiste come conseguenza del dono della libertà (Dio rinuncia alla sua onnipotenza)
- l'ateo obbietta: ma Dio non poteva rimanere padrone delle cose senza rinunciare al dono della libertà? Ci sono le teorie compatibiliste che consentono di farlo.
- credente: le teorie compatibiliste sono insoddisfacenti. L'unica teoria soddisfacente è quella libertaria (in cui Dio rinuncia alla sua onniscienza)
- obiezione atea: ma c'è troppo male nel mondo!
- credente: come fai a dirlo? è possibile credere che non sia affatto così.
- ateo: c'è molto male che non sembra affatto derivare dalla nostra volontà, per esempio i terremoti.
- credente: il corso dei nostri atti ha conseguenze imprevedibili. IMHO: se Dio non interviene per deviare tale corso è anche per non interferire con le leggi di natura consentendo così che si realizzi appieno nell'uomo un altro dono: quello della ragione e della conoscenza. D'altronde in casi estremi Dio interviene, come nel caso dei miracoli.
- credente: gli eventi malvagi che non dipendono in alcun modo dalla libertà umana sono da interpretare come banco di prova ad hoc per saggiare al meglio le nostre qualità
- obiezione dell'ateo: ma un dio misericordioso salva.
- risposta: la libertà è troppo importante
- obiezione: che risposta dare alla mamma che perde un figlio e dice perché a me?
- credente: nessuna. Possiamo avere una teoria generale del male non una teoria specifica.
- e perché le prove a cui siamo sottoposti variano da persona a persona? Perché tutti noi siamo diversi ed è giusto essere valutati sulla base di prove differenti.