Se alla radio ascolto un divertente e graffiante monologo umoristico, devo ridere?
C’ è chi propone di attendere e verificare l’ identità dell’ autore per decidere se certe battute “puo’” permettersele.
Costoro probabilmente stanno ancora discutendo se il Toto’ monarchico e reazionario sia da sdoganare.
Se leggo una splendida opera letteraria contenente entusiasmi a dir poco ambigui, dovrei forse trattenere la mia ammirazione per la bellezza in cui mi sono imbattuto?
Secondo gli stessi di cui sopra sì: è più cauto risalire all’ autore e alla sua biografia ideologica. Céline a Majakovskij meglio lasciarli a bagno maria.
Se mi capita sotto mano una ricerca scientifica con conclusioni imbarazzanti, dovrei forse dimenticarmela rinunciando a verificare se l’ attendibilità della stessa sia per lo meno pari alle ricerche in cui cullo le mie sicurezze?
Certo! dicono di fatto alcuni senza osare dirlo esplicitamente: è prioritario giudicarne la provenienza.
E qui risparmiatemi la lista degli autori “accantonati” e non letti.
Questi “attendisti” un po’ assurdi sono i “politicizzatori del reale”; per loro la politica e l’ ideologia vengono prima di tutto il resto.
Non sorprende che ad uno scarso senso dell’ umorismo abbinino uno scarso senso della bellezza e, nella ricerca, un’ onestà intellettuale altalenante.
Per loro il mondo è un tiro alla fune, ognuno ha in mano la sua corda e un solo imperativo: tirare.