mercoledì 25 maggio 2011

Non proprio un fenicottero

Chi è la persona più disgustosa del pianeta?

Diviiiine… rispondono in coro i fan.

In effetti il programma politico dell’ obeso travestito promette bene: condonare tutti gli omicidi di primo grado, uccidere chi vi si oppone, perorare la causa del cannibalismo, decretare l’ incesto obbligatorio e mangiare merda.

Le premesse ci sono: il disgusto è la sua politica, il disgusto la sua vita.

Ma ora il primato della divina vacilla, i coniugi Marble vogliono soffiarle la palma cercando di realizzare un progetto semplice quanto ripugnante: rapire delle autostoppiste hippies, farle stuprare dal loro servo sifilitico, confinarle in cantina e vendere i bambini a coppie lesbiche. E la cosa sembra funzionare, già diversi adorabili paffutelli sono finiti in mani poco raccomandabili venduti a caro prezzo: il crimine si autofinanzia. [… successivamente sarà la nostra eroina a liberare le autostoppiste che furiose come baccanti evireranno il servo…]

Il guanto di sfida è lanciato sotto forma di “stronzo umano”: è infatti il regalino che la coppia recapita via posta alla drag queen in occasione del suo compleanno.

Offesa mortale.

La competizione (gli americani ce la mettono ovunque) puo’ partire. La stampa scandalistica è mobilitata per questo incontro al vertice.

Seguendo Divine partiamo anche noi per un viaggio alla scoperta della “demenza”.

fenicotteri

La demenza è come una coltellata: il fendente doveva colpire di taglio e invece colpisce di piatto. Doveva uccidere e invece si limita ad ammaccarci facendoci ritrarre inorriditi.

Ci si offre lo spettacolo di un progetto criminale fallito. Il fallimento deve essere ridicolo almeno quanto il progetto turpe. Una forma del ridicolo che non possiamo scrollarci di dosso con una risata, qualcosa che ci resta addosso come una zecca infastidendoci per il resto della giornata.

L’ aurea del “fallimento” avvolge le gesta degli eroi dementi; si accontentano di qualcosa che a noi sfugge, o che per lo meno ci sembra poco: con loro sulla scena tutto si fa sciatto, fuori fuoco… la trama sfilacciata, la bella musica sprecata per commentare immagini statiche (titoli di testa), la sceneggiatura scadente, la recitazione dilettantesca (si strabuzzano gli occhi manco fosse un film muto, vedi la scena del “culo parlante”). L’ imperizia e la trascuratezza (Massey si presenta senza parrucca) sono i dioscuri che vegliano sull’ opera mal concepita e realizzata frettolosamente.

E’ una violenza superficiale, mira al vomito, non alle turbe.

Ad intristire chi viene a contatto con il demenziale non è il livello delle bassezze raggiunte, bensì lo spettacolo di tanta energia dissipata.

Lo spreco del fuori-misura, del mal calibrato ci fa stringere il cuore.

Quel turbamento profondo che gli aggressori non sono riusciti a darci, ci raggiunge osservando questa entropia. L’ esagerazione diventa l’ unico metro, nell’ esagerazione il genio prima si diluisce e poi scompare. Tutto è occultato dall’ orrido corpaccione della protagonista.

Lot-19---Jean-Dubuffet

Il film è zeppo di battute che non fanno avanzare la storia, uno strano miscuglio tra Beckett e pornografia. Sketch improvvisati lì per lì minano la compattezza e rendono la vicenda sempre più sincopata e contorta. Non sappiamo decidere se Divine assomiglia più a Sbirulino o a Manson.

E non cascateci se qualcuno al Manifesto vi vende tutto cio’ facendolo passare per un attacco al mondo borghese. Quasi che Divine fosse un “divin marchese” De Sade che con le sue orge iper programmate preannuncia l’ avvento di una nuova ragione.

Il “mondo borghese” in realtà gongola se in scena si esibisce l’ assoluta cecità delle alternative.

A scandalizzarsi, più che il borghese, è l’ animalista che vede sopprimere un pollo in scena nel corso di un animato rapporto sessuale in cui è coinvolto con due umani (Waters si giustificherà: lo abbiamo mangiato la sera stessa con la troupe). E’ il militante anti-omofobia che vede l’ adozione lesbica trattata, in termini di disgusto, al pari dello stupro.

***

Divine è una farfallina colorata (l’ ombretto fuori misura a far da ala): come le farfalle ama posarsi vanitosamente sul letame per far spiccare i suoi colori, come le farfalle conduce una vita che puo’ essere condotta solo per un giorno.

Solo chi desidera vivere un giorno è pregato di seguirla.

L’ allegra “trasvalutazione di tutti i valori” di cui si fa artefice non risparmia nulla puntando diretta al grado zero dell’ anarchia. E’ pantagruelica, coprolalica, non ha niente di metodico, niente di destinato a stare in piedi.

Eppure sentiamo che si difende e combatte contro il cattivo delle fiabe. In questo panorama appiattente, come fanno ad esserci ancora dei cattivi cattivissimi come i Marble?

Di primo acchito direi che la loro disgustosa azione è dettata dall’ invidia e dalla voglia di prevalere, non dalla gioia del repellente in sé per sé.

Ma anche Divine è invidiosa. E allora?

Solo una fede acritica ci leva dalle ambasce, e Divine punta senza mezzi termini su quello parlando chiaramente in conferenza stampa: “io sono Dio e il suo profeta contemporaneamente”. All’ orda è sufficiente, chi contrasta il dio si trasforma nel male, per definizione.

La sfida con i Marble – naturalmente - sarà vinta dall’ eroina: dopo un processo farsa sparerà a bruciapelo in testa alla coppia eseguendo la condanna fra crasse risate e sotto un’ eccitante pioggia di sangue. Seguirà conferenza stampa; poi festa con tutti i fricchettoni dei dintorni. Il chiasso farà intervenire una volante affinché si abbassino i toni, ma l’ equipaggio sarà colpito, ucciso e mangiato crudo. Al capo tribù Divine l’ onore di succhiare le pupille del sergente. Poi, dopo aver ammortizzato i capricci del figlio con una fellatio, Divine suggella la giornata con l’ impresa passata alla storia del cinema: trattenendo i conati ingurgiterà gli escrementi appena prodotti da un barboncino (tutto vero!).

Bene, adesso direi che ne sapete abbastanza per decidere se lanciare il video. 

 

John Waters – Pink Flamingos