Atteso che ogni libertà dell’ uomo è riducibile ad una libertà economica, faccio due constatazioni:
1. l’ insensatezza di chi afferma “io sono liberale ma non liberista” o l’ equivalente: “io sono per la libertà, ma non per quella economica”.
2. il fatale magnetismo che ci fa passare regolarmente da auliche discussioni con a tema la libertà degli uomini, a prosaiche diatribe che hanno al centro il concetto di “efficienza dei mercato”.
Il secondo punto è particolarmente angosciante! Proprio cio’ che d’ istinto tendo ad evitare come la peste diventa la “fatale gravitazione” di ogni scambio di idee.
Sì, “angosciante”, perché in pochi, almeno al bar, trattano di “efficienza dei mercati” (Efficient Market Hipotesys - EMH) con cognizione di causa. Il concetto è sfuggente, direi contro-intuitivo.
Avete presente cosa diventa una discussione ideologica quando in più si maneggiano concetti contro-intuitivi che nessuno ha voglia di intuire a fondo?
Un inferno.
Spendo solo due parole per accennare alla difficoltà principale.
Comprendere cosa sia l’ efficienza di un’ organizzazione non aiuta a comprendere cosa sia l’ efficienza di un sistema complesso, anzi, a volte svia.
Prendiamo il mercato per eccellenza, quello borsistico; quando è efficiente?
Il profano pensa subito in modo vago ad operatori piuttosto informati che compiono scelte tutto sommato razionali. Per l’ “efficienza” questo è il minimo.
Santa ingenuità!
L’ “efficienza” di un meccanismo complesso ha a che fare con una particolare configurazione degli errori generati dagli operatori, mica con la fantomatica correttezza delle decisioni prese.
La gente sul mercato sbaglia eccome, ma…
… the problem for those who think the market is irrational is to generate a model that is better. To merely state, with hindsight, that people were overreact in one case, underreact in another, leads to an unbiased market in real time, and it is unbiasedness, not zero price variance, that is the essence of the efficient markets hypothesis… The efficient markets paradigm is a triumph of economics because it is so counterintuitive to the layman, so restrictive in what it allows, and so pervasive in its application… (link)
Insomma, capire che il mercato è efficiente significa capire che non c’ è a nostra disposizione un algoritmo per “batterlo” (in borsa “battere” il mercato significa generare nel periodo di riferimento un profitto superiore a quello medio di mercato).
Possiamo allora dire che il “sistema” non è perfetto ma non possiamo dire dove sbaglia.
Così come le “crisi”, anche gli errori di chi vi opera sono continui, ma non sistematici (ovvero “sistemabili” entro formule).
In ultima analisi accettare l’ efficienza del mercato significa accettare i limiti della nostra conoscenza (e quindi anche il fatto che non è per noi disponibile una ricetta attraverso cui diventare miliardari in borsa).
Ecco, il profano, pronunciando l’ espressione “efficienza del mercato” dovrebbe pensare più al concetto di “ignoranza” che a quello di “efficienza”.
Solo chi è disposto umilmente a riconoscere ed omaggiare l’ ignoranza dell’ uomo, simpatizza con EMH.
L’ efficienza non nasce da atti volontari, bensì da errori ed ignoranza. EMH è il frutto succoso di una pianta fiorita involontariamente grazie al corto circuito che genera la simultanea e imperfetta azione dei molti goffamente impegnati a chiudere il loro strampalato circuito personale.
Lo psicologo si dedica ad elencare i bias cognitivi che rendono irrazionali le nostre scelte. Ma come mai gli psicologi non si arricchiscono giocando in borsa, visto che la sanno tanto lunga sul lato debole dei loro “avversari”?
Forse perché il loro elenco è troppo lungo e i bias individuati li spintonerebbero in tutte le direzioni.
Eugene Fama ebbe a dire che il mercato è efficiente proprio perché è verosimilmente ipotizzabile che esistano una miriade di errori possibili e solo su un libero mercato si compiono tutti.
Ma proprio tutti: errori a 360 gradi!