Filippo Facci sostiene che esistevano parecchi “motivi razionali e poco etici “ per evitare la morte di Bin Laden. Ivo (L’ estinto) non sembra molto interessato alla faccenda, quanto a capire cosa debba intendersi per “motivazione razionale ma poco etica”.
La contrapposizione tra etica e razionalismo è infatti tanto frequente quanto sfuggente. C’ è una buccia di banana particolarmente scivolosa che minaccia l’ analisi: si potrebbe credere che per opporsi all’ approccio razionalista occorra in qualche modo rinunciare alla ragione.
Ma non è così, bastano due pensieri per metterci la pulce nell’ orecchio.
1. Nel suo celeberrimo attacco, Amartya Sen se la prese a morte con l’ utilitarista John Harsanyi invocando un approccio “etico” nella formulazione dei programmi di welfare. La sua critica s’ incentrava sul fatto che certe realtà interiori – nel caso specifico si parlava della “felicità” umana - non si prestano alla quantificazione oggettiva e al trattamento aritmetico: insistere nel sottoporle a questi processi era dunque irrazionale. Insomma, in genere ci si oppone al “razionalismo calcolante” denunciandone gli abusi e le applicazioni scorrette. In certi contesti, a quanto pare, buttarsi a “fare calcoli” equivale ad un errore di calcolo. Attenersi all’ etica sarebbe di gran lunga più ragionevole; il “razionalista” è in realtà accusato di aver preso una via “irrazionale” sospinto da una sorta di “hubrys calcolatoria”.
2. C’ è poi il caso in cui compiere atti irrazionali puo’ essere elettrizzante; professare un’ ideologia, per esempio, spesso ci fa sentire vivi e ci rende più felici, almeno se non costa troppo caro farlo. Per esempio, in politica i nostri “errori” si ripartiscono su tutti e professare un’ ideologia irrazionale puo’ diventare conveniente perché relativamente poco costoso. In certi contesti e date le proprie preferenze è dunque perfettamente razionale comportarsi in modo irrazionale. Ma veniamo alla nostra contrapposizione: come possiamo concepire un tipo perfettamente razionale che si oppone al “razionalista”? In realtà questa visione riduce tutto ad un affare di preferenze. Qui il fatto che tutti gli individui siano razionali è solo una premessa metodologica, un po’ come l’ economista premette che tutti gli individui sono egoisti: cio’ non compromette affatto la “rappresentazione” degli altruisti. Si dirà che sono tali coloro a cui “piace” (egoisticamente) aiutare il prossimo.
Formulati i due pensieri, tiriamo ora qualche conclusione.
Nel caso 1 si fronteggiano due razionalisti: il primo è tale perché immerso in calcoli (sebbene un po’ esoterici), il secondo perché ha buone ragioni per tenere un comportamento etico.
Nel secondo caso pure: un razionalista massimizza le preferenze sapendo che in esse hanno un ruolo anche moralismo e ideologia, l’ altro fa la stessa cosa sterilizzando però sia il moralismo che l’ ideologia.
Ma nel caso prospettato da Facci di fronte a quale contrapposizione ci troviamo?
Difficile dirlo, osservo solo che trattandosi di politica internazionale spesso affrontata al bar, essere ideologici o moralisti costa talmente poco che ci si puo’ concedere il lusso di un simile “divertimento”; un po’ come quando si vota in democrazia: è un divertimento… la ragione possiamo razionalmente metterla da parte. Se fosse così siamo in pieno caso 2, eppure anche Facci, più che nei panni del freddo “razionalista”, me lo vedo “divertirsi un mondo” nei panni del guastafeste bastian contrario catturato da una certa “hubrys calcolatoria”. In fondo sappiamo bene che persino i numeri dell’ orologio possono essere sexy.