martedì 18 dicembre 2018

BUON COMPLEANNO!

BUON COMPLEANNO!

Ormai il movimento #MeToo ha compiuto un anno. Cosa c’ha lasciato?

Il miglior modo per celebrare la ricorrenza consiste nel guardare “A star is born” (tra l’altro uno dei migliori film del 2018). Il musicista di successo Jackson Maine scopre e si innamora della squattrinata e talentuosa artista Ally. I due vanno ben presto a letto insieme e successivamente Ally, anche grazie all’appoggio del ben inserito Maine, assurge al rango di star.

Nessuno ha sollevato il men che minimo dubbio di fronte a questa vicenda, anche perché l’attrice protagonista è la “correttissima” Lady Gaga, una garanzia. Ma io mi chiedo: cosa sarebbe successo se dopo qualche mese dalla loro relazione Ally avesse denunciato Maine per molestie? Maine sarebbe stato condannato?

Un resoconto asettico della vicenda porterebbe a dire di sì. Ma forse conta il fatto che lui fosse innamorato? Oppure che abbia formulato senza fastidiose insistenze la sua proposta? Oppure il fatto che lei fosse d’accordo? Oppure il fatto che lo scambio era da ritenersi sufficientemente implicito? Boh. Sta di fatto che, nonostante la grande sensibilità sul tema, nessuno, ripeto, c’ha visto niente di male.

Ecco allora la principale eredità del MeToo: nessuno sa più bene cosa sia una molestia.

https://www.youtube.com/watch?v=jvMaHOOY5VA



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LA POLITICA DELLA PAURA NON ESISTE

LA POLITICA DELLA PAURA NON ESISTE

Le preferenze politiche sono preferenze morali, e le categorie morali di fondo sono innate.

Tra queste ultime quella legata a purezza e disgusto è fondamentale. Il disgusto si è evoluto inizialmente per ottimizzare le risposte al dilemma dell’onnivoro: un senso del disgusto ben calibrato consentiva di selezionare al meglio i cibi. Il senso della purezza si origina probabilmente proprio dal trattamento adeguato degli alimenti, che opportunamente lavati cessano di essere veicolo di infezioni. L’originale sfida adattativa che ha guidato l’evoluzione della categoria di santità, quindi, era la necessità di evitare agenti patogeni e parassiti di ogni sorta.

Facciamo un caso concreto: l'immigrazione. Le culture differiscono nei loro atteggiamenti verso gli immigrati, e ci sono parecchie prove che gli atteggiamenti liberali e accoglienti sono più comuni in quei luoghi in cui storicamente i rischi di contagio e malattia erano più bassi. Le piaghe, le epidemie e le nuove malattie sono infatti di solito introdotte dagli stranieri.

In altri termini: la politica della paura non esiste. Esiste solo una politica che fa appello a categorie morali che alcuni individui posseggono in modo più sviluppato che altre. Poi, una volta attivate quelle intuizioni etiche, la razionalizzazione dell'esistente fa il resto.

lunedì 17 dicembre 2018

Cose imparate oggi: ENERGIA

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Cose imparate oggi: ENERGIA
Negli ultimi 60 anni, l'efficienza energetica – anche quella dei motori meno avanzati - è migliorata di oltre un miliardo di volte. Nel 1980 uno smartphone Apple avrebbe consumato come un intero edificio di Manhattan adibito ad uffici.

SCIENZE IN CRISI: LA FISICA

SCIENZE IN CRISI: LA FISICA

La fisica è una scienza in crisi? Per sempre più persone il suo progresso è stato molto deludente negli ultimi 30 anni. Nonostante il ritmo degli esperimenti si accavalli, nessuna nuova particella, nessuna nuova dimensione, nessuna nuova simmetria... Certo, ci sono alcune anomalie nei dati qua e là, e forse una di queste si rivelerà interessante domani. Ma i fisici sperimentali nella sostanza stanno guardando nel buio da anni.

Forse la realtà è stata già sviscerata a dovere, forse invece una parte del rallentamento si spiega con il nuovo modo di procedere. Esempio: LHC crea un miliardo di collisioni protone/protone al secondo, questi eventi vengono filtrati in tempo reale e scartati a meno che un algoritmo non li reputi “interessanti”. Di solito ne trattiene un centinaio, il rischio di buttare dati fondamentali è alto. Ma soprattutto, con sempre meno dati da spiegare, i teorici si sono rivolti principalmente a standard di “bellezza” per le loro elaborazioni.

Un tempo, invece, il teorico esponeva la sua teoria nella speranza che i dati sperimentali disponibili a posteriori gliela confermassero o meno.

In conformità al nuovo modo di procedere, allo scienziato non si chiede di scommettere la sua reputazione sulle sue teorie ma solo di pubblicare in continuazione lavori con molte citazioni che testimonino in qualche modo l’approvazione dei pari. Nei fatti la carriera di molti si esaurisce in un prolungamento eterno della tesi di dottorato. La pressione è posta soprattutto sul pubblicare e compiacere i colleghi, la qual cosa scoraggia l’innovazione.

C’è chi propone di farla finita con le citazioni per tornare alla sana vecchia “scommessa”. Ma alla scommessa vera, finanziaria. Una specie di “borsa delle teorie scientifiche” in cui si punti sui paper, sullo scienziato singolo, sull’istituto. Perché non sfruttare il potere predittivo dei mercati anche per rivitalizzare una scienza in crisi?

Ma un progetto del genere implica un ritorno al paradigma precedente: l’adattamento ai dati è uno standard molto meno equivoco della “bellezza” quando si tratta di scommettere.

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