venerdì 11 marzo 2011
La Grande Convergenza... che non c' è.
In altri termini: siccome è possibile spiegare tutto mediante le preferenze, allora concludiamo che non sia possibile spiegare niente.
Troppo comodo sostenere che le cose stiano in un certo modo solo perchè i soggetti coinvolti preferiscono che le cose vadano così. Non vale! Così si puo' spiegare tutto. Solo partendo dall' ambiente le scienze sociali forniscono una spiega plausibile.
Corollario: le preferenze di tutti sono bene o male stabili e bene o male omogenee; se così fosse anche l' ambiente, assisteremmo ad una grande convergenza.
Oggi, questa "aurea" assunzione puo' essere lasciata cadere, gli psicologi della personalità hanno dimostrato che le preferenze sono stabili ma tutt' altro che omogenee.
Noi siamo "diversi" - rassegnamoci - e questa diversità non dipende solo dall' ambiente.
Siamo "diversi" perchè possediamo personalità diverse che, per esempio, dipendono da come in noi si rimescolano i big 5:
Apertura/Profondità
Scrupolosità/Spontaneità
Estroversione/Sobrietà
Empatia/Freddezza
Emotività/Stabilità
Ciascuno di noi puo' essere descritto da una ricetta che, a mo' di ingredienti, dosa e mescola in modo differente le polarità di cui sopra. Poi si aggiunge l' intelligenza, e il piatto è servito.
Tutto ciò potrebbe avere una rilevanza concreta in diverse questioni concrete. Alcuni esempi:
ISTRUZIONE: I risultati scolastici, così come il rendimento sul lavoro, sono legati alla diligenza più che all' intelligenza. Se fosse vero il contrario la scuola potrebbe essere sostituita da rapidi e meno dispendiosi test ai quali non è possibile barare. Al contrario, una falsa diligenza è sempre simulabile nei test che la misurano, ecco allora che una scuola selettiva diviene necessaria come garanzia.
CRIMINALITA': Per chi difetta di scrupolosità ed empatia la via del crimine diventa attraente indipendentemente da "quanto paga".
DISCRIMINAZIONE SUL LAVORO: Le donne mostrano maggiore empatia, è dunque normale che privilegino alcuni lavori (insegnamento, nursing...) rispetto ad altri (scienza, management...) anche in assenza di discriminazioni.
ASSICURAZIONI: Gli economisti non hanno mai capito perchè ad assicurarsi sulla vita sia chi rischia meno. Ora possiamo dire che per talune personalità estremamente scrupolose puo' essere ragionevole farlo anche in presenza di bassi rischi.
PATOLOGIE: Ora sappiamo meglio che i disordini psichiatrici sono solo casi estremi della normale distribuzione delle possibili personalità. Gusti eccentrici, insomma, dovuti per lo più ad una forte componente di Emotività. La richiesta di aiuto puo' essere poi interpretata come un modo per incamerare benefici (assistenza finanziaria, non-imputabilità...).
RAZIONALITA': Tenere comportamenti irrazionali puo' essere piacevole per qualcuno. Esempio: un manager dotato di forte empatia puo' essere infastidito dal licenziare dei dipendenti, e vi rinuncia anche se sarebbe per lui ragionevole farlo. Gli economisti rimangono sconcertati e non riescono a capacitarsi di simili comportamenti. E' normale che sia così visto che hanno segretamente giurato di non ricorrere mai a spiegazioni che tirassero in ballo le "preferenze".
TROLLEY PROBLEM: gettare il grassone sotto il treno sarebbe la soluzione etica, me lo dice l' itrospezione; senonchè: essendo un tipo empatico mi ripugna il gesto e pur di soddisfare questa mia esigenza mi "compro l' errore" nella valutazione etica richiesta.
I dettagli qui.
giovedì 10 marzo 2011
Al mercato degli "errori"
E nessuno spiega il lavoro del prof. Allais meglio del prof. Landsburg.
Non mancate allora di sottoporvi al suo leggendario test. Lo ripropongo qui per comodità:
Question 1: Which would you rather have:
A. A million dollars for certain.
B. A lottery ticket that gives you an 89% chance to win a million dollars, a 10% chance to win five million dollars, and a 1% chance to win nothing.
Try taking this seriously. What would you actually do if you faced this choice? Don’t bother trying to figure out the “right” answer, because there is no right answer.
Question 2: Which would you rather have:
A. A lottery ticket that gives you an 11% chance at a million dollars (and an 89% chance of nothing)
B. A lottery ticket that gives you a 10% chance at five million dollars (and a 90% chance of nothing)
Once again, this is a matter of preference. There is no right or wrong answer.
Già, non c' è niente di irrazionale. Peccato che se scegliete A alla prima domanda e B alla seconda siete del tutto inaffidabili nell' esporre le vostre preferenze. Come quel tale che dopo aver schifato il parmigiano se ne ingolla entusiasta una forma senza por tempo in mezzo.
Ma è la stragrande maggioranza delle persone a scegliere combinazioni irrazionali. Non deprimetevi, dunque, lasciate che siano gli economisti a farlo.
Mille considerazioni balzano alla mente: forse la gente non prende sul serio il test, forse le preferenze cambiano anche nel giro di qualche secondo, forse la gente non vuol sapere cosa preferisce, forse fa errori e sceglie quel che ha appena detto di schifare...
La mia spiegazione "preferita" è un' altra: abbandonarsi all' irrazionalità, quando ce lo si puo' permettere, è bello.
Ovvero: penso che molti siano infastiditi dai calcoli e dal ragionamento, per quanto ne riconoscano l' efficacia se messi alle stette. Cosicchè, specie su questioni di poco conto, si affidano all' intuito quando avrebbero in mano di meglio... insomma si "comprano" volentieri gli errori che derivano dalla loro scarsa scrupolosità.
Come si puo' testare una simile congettura?
Forse facendo dei test dove i "milioni di dollari" girino realmente: lì non ha più senso "comprarsi" l' errore.
Conclusione: la verifica è impossibile e devo quindi troncare il post in modo tanto brutale ed insoddisfacente.
Ancora una volta colpa dei tagli alla ricerca, ancora una volta colpa di Berlusconi.
Atomismo
No, l’ energia nucleare non c’ entra.
C’ entra invece un’ accusa che spesso si rivolge alla società contemporanea: l’ eccessiva enfasi sul mercato ci riduce a monadi deprivate di ogni relazione.
Eppure gli USA, patria del liberismo, ai tempi d’ oro sono stati anche la culla dell’ associazionismo più spinto. In merito c’ è persino una ricca silloge di barzellette.
Idem per la Svizzera.
Come se non bastasse il fatto, c’ è pure la spiegazione lineare: più mercato, più rischio, più incentivi a formare reti sociali.
Come la mettiamo?
Caveat: cosa atomizza la società contemporanea? Il mercato o certe garanzie burocratiche?
Per capire la dinamica basti un esempio: se ai Padri garantiamo una pensione, il loro incentivo a mantenere una relazione con i figli scema.
La mia congettura è che non sia la libera economia a minare le relazioni, piuttosto il welfare esteso, burocratizzato e anonimo.
Se la congettura è corretta, la ricetta per curare l’ atomismo delle società capitalistiche viene da sé. Con una boutade: meno welfare e più capitalismo selvaggio.
Perché una SPA è più efficiente di una Coop?
Segui questo nome e troverai le risposte: Heney Hansmman
Berlusconi dilaga in Rai...
http://fbechis.blogspot.com/2011/03/berlusconi-dilaga-in-rai-allora-su.html?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed%3A+BechisBlog+%28Bechis%27+Blog%29&utm_content=Google+Reader
Effetto Poincaré
Ma attenzione alle singolari connessioni tra creatività e memoria! Ne sa qualcosa un uomo dall' intelligenza media come Poincaré che con sua sorpresa si ritrovò ad essere forse il più grande scienziato di sempre (*).
It is the connection between memory and creativity, perhaps, which should make us most wary of the web. ‘As our use of the web makes it harder for us to lock information into our biological memory, we’re forced to rely more and more on the net’s capacious and easily searchable artificial memory,’... But conscious manipulation of externally stored information is not enough to yield the deepest of creative breakthroughs: this is what the example of Poincaré suggests. Human memory, unlike machine memory, is dynamic. Through some process we only crudely understand – Poincaré himself saw it as the collision and locking together of ideas into stable combinations – novel patterns are unconsciously detected, novel analogies discovered. And this is the process that Google, by seducing us into using it as a memory prosthesis, threatens to subvert.
http://www.lrb.co.uk/v33/n05/jim-holt/smarter-happier-more-productive
(*) e ne sanno qualcosa anche i grandi improvvisatori musicali.
Stereotipi sugli stereotipi
1. Coltivare stereotipi positivi su di Sè è la via maestra per coltivare stereotipi negativi sull' Altro?
2. Gli stereotipi sono rigidi?
3. Gli stereotipi sono la via verso il razzismo?
Risposte:
1. No, non esiste correlazione.
2. No, in genere mutano per approssimazioni successive.
3. No, sono la via verso qualsiasi tipo di conoscienza.
p.s. la prima domanda potrebbe essere formulata anche così: "l' etnocentrismo è una teoria valida?"
http://jonjayray.tripod.com/stereo.html
mercoledì 9 marzo 2011
Uomini contro Uomini
Roy Baumeister - Is there anything good about men
http://www.goear.com/listen/8f18221/miserabile-amica-i-mercanti-di-liquore
Pornografia
Diane: praticamente di continuo... anche tre volte a settimane...
Woody: praticamente mai... a volte nemmeno tre volte a settimana...
Bill Maher: ... ogni giorno senza sesso è un giorno spracato...
"... gli uomini vogliono molto più sesso delle donne... alle battute citate per lo più si ride ma Woody e Bill esprimono opinioni che, mentre ad una donna suonano quasi paradossali, un uomo capisce bene e considera normali... la saggezza comune conosce questa differenza nei desideri sessuali ma il femminismo più arrabbiato denuncia questo sapere come uno stereotipo oppressivo... imponendo il dogma per cui uomo e donna sono guidati da stimoli sessuali di pari entità... ma la denuncia è assurda e gli esiti nefasti delle approssimazioni contenute in questo modo di procedere politicizzato si sono esplicitate al meglio nella condanna della pornografia... alcuni uomini passano gran parte del tempo a consultare materiale pornografico masturbandosi, quasi ogni giorno hanno un appuntamento fisso... la cosa non è così strana visto che nell' uomo lo stimolo si ripresenta potentissimo anche più volte al giorno... la femminista non riesce o non vuole realizzare una verità tanto semplice, per le è essenziale assumere che i "sex drives" maschili siano uguali a quelli femminili, la sua testa va in ebollizione ritrovando la quiete solo quando elabora un pensiero di questo tenore: "la pornografia mi ripugna, non la trovo affatto eccitante, specie se mi viene riproposta ogni giorno, come è possibile che a lui invece piaccia tanto... visto che posseggo in partenza un desiderio sessuale che non è certo più flebile del suo... evidentemente in quelle immagini c' è dell' altro... c' è la repressione femminile, ecco svelato l' arcano, ecco cosa lo attira febbrilmente ogni giorno..."... ma questo ragionamento, e la conseguente condanna della pornografia come mezzo di oppressione, è fallato e si trasforma in una montatura ridicola pur di preservae l' irrinunciabile assunto, quello per cui il desiderio sessuale si presenti con la medesima potenza e regolarità in uomini e donne..."
Roy Baumeister - Is there anything good about man
Mi chiedo, perchè limitarsi alla pornografia?
Bamboccioni per finta
Roy Baumeister - Is there anything good about man?
C' è chi va oltre nel considerare gli effetti delle dinamiche innestate dalla "rivoluzione sessuale" e dalla pillola: la rarità di maschi inasprisce la competizione femminile.
Come fare a rendersi più appetibili visto che in tema di esaltazione della bellezza abbiamo già raschiato il fondo del barile? Una buona strategia consiglia di studiare, di prendere la laurea, prendere il master... prenderne due... tre.
L' accresciuta scolarizzazione femminile sarebbe sostanzialmente il modo moderno che ha la donna per "sculettare" di fronte ad un maschio sempre più esigente da quando la "rivoluzione sessuale" gli ha consegnato un affilato coltello dalla parte del manico.
La fonte delle ultime considerazioni è Gary Becker: Tratise on Family.
martedì 8 marzo 2011
La dieta del Minotauro
Non arrovellatevi, i conti li ha fatti per voi Jason Wilder coadiuvato dalla sua équipe dopo un' analisi meticolosa dei DNA: le progenitrici donne sono quasi il 70%, i progenitori uomini poco più del 30.
Come tutto cio' sia possibile lo si capisce bene osservando che la metà dei bambini nati in centro Asia oggi, è discendente di Gengis Khan.
Considerato poi che tra i nuovi nati le femminucce costituiscono il 50% del totale, cosa ne ricaviamo?
Semplice, ne ricaviamo che ai fini riproduttivi una vita femminile vale molto molto di più di una vita maschile. A parità di disponibilità, servono molte più donne che uomini.
E una "cultura vincente" non puo' trascurare un simile conto della serva.
A quanto pare questo semplice fatto è il più sottovalutato della storia umana.
Una conclusione tanto lineare quanto facilmente verificabile, appare controintuitiva se non sconcertante. Come mai? Forse perchè tesi differenti, per quanto fragili, vengono pubblicizzate e diffuse in modo rumoroso dalla propaganda del femminismo politicizzato.
Pensate a Gloria Steinem e Naomi Wolf, per esempio. Entrambe, in epigrafe ai loro libri, menzionavano il fatto che ogni anno negli USA muoiono 150.000 donne annientate dall' anoressia. Secondo loro, sono i modelli proposti dai media a richiedere un simile mostruoso olocausto.
Dopo quell' esempio preclaro, ormai il compitino della femminista standardizzata è riproducibile con lo stampino: si inanella un' anedottica purchessia concludendo poi che la cultura predominante imola le donne sul suo altare. Si dà per scontato che le vite maschili siano invece salvaguardate sotto vetro come preziose reliquie. Ecco, la rotativa che stampa questo genere di libri gira in continuazione indifferente agli interrogativi.
Ebbene, se il messaggio preponderante è di questo tenore, sarà una sorpresa scoprire che è vero esattamente il contrario.
Quando al telegiornale sentiamo che "tra le vittime ci sono anche donne e bambini", è sottointeso il fatto che quelle vite vengono considerate di maggior valore.
Quando sulla nave che affonda si dà la precedenza a donne e bambini, questo è un segno del tipo di cultura che vige presso quelle persone.
Mestieri pericolosi, incidenti sul lavoro, prigione, pena capitale, guerre... è sempre o quasi sempre l' uomo che ci va di mezzo.
La nostra Cultura è molto preziosa ma in essa c' è come un Minotauro che chiede di continuo sacrifici umani. I gusti del Minotauro sono precisi: desidera maschi, possibilmente giovani.
Alcune vite maschili sono molto preziose, nel corso di un attacco nucleare, la vita del Presidente degli USA (probabilmente un maschio), riceve particolari cure. Ma la stragrande maggioranza è carne da macello.
La Cultura spinge l' uomo al rischio: pochissimi scaleranno il vertice, a tutti gli altri è riservato una specie di baratro. Ma è logico che sia così: per mandare avanti la razza umana basta un maschio alfa circondato da miriadi di donne (tutte preziose). Il resto è inutile e puo' fungere da pasto per il Minotauro.
P.S. Se in questo post avete scorto un tono lamentoso, siete fuori strada. Basti considerare che la Cultura resta pur sempre una creatura realizzata dai maschi per perseguire i loro fini.
P.S. Qualcuno dirà "in molti casi il Maschio puo' scegliere delle alternative al sacrificio di sè". "Scegliere"? Ma nessuno sceglie... "è la cultura baby"! Forse voi non capite ma una femminista di ultima generazione, quelle per cui la parola "scegliere" ha poco o nullo senso, sicuramente capirà.
P.S. In che senso si dice che "la cultura sfrutta l' uomo". La Cultura non è un agente dotato di volizione, è solo un sistema grazie al quale le persone coordinano le loro vite. Lo "schema" di Trapattoni "sacrificava" l' ala destra prevedendo che corresse incessantemente su e giù per la fascia. Ecco, il senso dello "sfruttamento" è un po' quello.
P.S. Le 150000 vittime di anoressia all' anno denunciate dalla Wolf e dalla Steinem erano una panzana originata da dati non verificati. Le morti USA accertate erano circa 70. 150000 erano i casi di anoressia che qualcuno (?) avrebbe stimato. Insomma, quisquillie.
Donne nei cda
http://www.lavoce.info/articoli/pagina1002196.html
Meditazione libertaria sul Vangelo del 7.3.2010
In quel tempo. Il Signore Gesù disse ancora: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto,sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».
Siamo di fronte ad una delle pagine più toccanti del Vangelo, pochi lo dubitano: bellezza e verità qui si danno la mano. Io stesso, reso cinico dalla frequentazione di molti libri, sento regolarmente un groppo in gola quando viene letta. Eppure, inutile dirlo, mi procura sempre un disagio veder maltrattato chi pretende giustizia. Perchè il figlio maggiore pretende solo cio' che è giusto, e questo lo ha ribadito a chiare lettere anche il Don nel corso della predica!
Come riconciliare allora giustizia e misericordia?
Ipotesi: la misericirdia deve nascere dal cuore spontaneamente, la giustizia deve essere sancita nella legge.
L' espressione spontanea di un sentimento è il frutto di una natura e di un' adeguata educazione pregressa. Difficile immaginarla come obbedienza ad un comando. Al contrario, possiamo essere equi uniformandoci passivamente ad un giusto precetto.
Sono concetti già incontrati da chi conosce Tibor Machan.
Perchè allora il figlio maggiore non ha gioito per il ritorno del "minore"? Forse perchè ha speso la sua vita trascurando di educarsi in modo corretto. Questa è la sua pecca, e penso che il padre lo escluda proprio in virtù di quella lacuna.
L' amore, la misericordia e l' aiuto ai bisognosi è un frutto sublime della nostra educazione (cristiana). Nulla ha a che fare con la legge, che invece inerisce la Giustizia. E questo senza nulla togliere alla fondamentale importanza della Legge.
Ci sono forse argomenti morali migliori contro qualsiasi forma di welfare?
La lunga giornata del sincero militante
Pierluigi Battista
Me lo sono sempre chiesto: ma perchè tanto impegno? E' sorprendente.
All' ora di cena molta gente tira su il telefono e chiama trasmissioni radio che parlano di politica: Cruciani, Forbice e Radio Popolare sono i più solerti ad intercettare questo bisogno.
E senza andare tanto lontano, ma perchè sentiamo l' esigenza di dire la nostra su un blog semi-deserto?
Forse perchè professare un' Ideologia ci fa star bene, come professare una Religione. Si tratta di centri-benessere, anche quando la nostra travagliata secrezione è un' indifferente goccia nel mare, anche quando il paradiso è solo una labile entità chimerica.
Vedo un' analisi dell' ideologia imparentata con l' analisi sociologica degli hobby. Professare un' ideologia assomiglia tremendamente ad una gita fuori porta, una scampagnata, un giorno libero. L' ideologia è "tempo libero".
Libero ma mai vuoto: l' importante è stiparlo con cose che possiamo fare trascurando la razionalità.
Disseminare una burocrazia pervasiva ma leggera è vitale, dà sempre un tocco di serietà alle cose, la sensazione di non essere a zonzo. Il sudore incrementa l' autostima, si sa, quand' anche fosse quello di chi scava buchi per poi riempirli.
L' ideologia ha l' enorme pregio di non coniugarsi con le "scommesse": non si vince e non si perde, non c' è competizione, niente resa dei conti, niente responsabilità... finalmente liberi. Liberi di urlare, di cantare, di sottilizzare in un ruminante soliloquio da estendere giusto alla sempre solidale "parrocchietta".
E se poi, a distanza di anni, i nodi venissero al pettine e gli errori diventassero ineludibili, è persino piacevole atteggiarsi a "sconfitti" che si limitavano a sognare un mondo migliore stando romanticamente "dalla parte del torto".
Wilma si tiene la clava.
Roy Baumeister - Is there anything good about men?
Curiosi anche gli esperimenti condotti sui "bambini in cortile": lasciati a giocare per un' ora, i maschietti, magari superficialmente, interagiscono bene o male tutti tra loro; le femminucce, al contrario, tendono a creare gruppetti che legano molto pur isolandosi. Anche l' introduzione del "terzo" incomodo all' interno della coppia da esiti differenti: i maschietti tendono ad accogliere, le femminucce fanno invece muro. Sono esiti compatibili con il fatto che la bambina è più preoccupata di salvaguardare l' intimità e la qualità del legame, il maschietto ad estenderlo.
FONTI: sulla maggiore predisposizione femminile alla violenza di coppia, il metastudio più comprensivo è quello di J. Archer: Sex differences in aggression betwen heterosexsual partners: a metanalytical review - Psychological Bulletin, 126, 697-702.
lunedì 7 marzo 2011
Sogni tappezzati
Una specie di pointillisme weberniano. Purchè tonale, la dissonanza spaventa e distrae le signorine sognanti.
Yoshio Machida - The Spirit of Beauty -Van Cleef & Arpels Exhibition Soundtracks
http://www.goear.com/playlist.php?v=5e59945
Il feticcio della laurea
Negli USA: http://www.nytimes.com/2011/03/07/opinion/07krugman.html
Sottobosco
Penso all' "analogico" come a tutto cio' che si mette di mezzo disturbando la pulizia del cristallo linguistico: singhiozzo, rutto, sospiro, singulto, pausa, balbettio, tic, tentennamento...
Finalmente anche l' elettronica puo' dedicarsi a ricostruire la brulicante vita che formicola inesausta tra un digit e l' altro, tra una sillaba e l' altra, tra una nota musicale e l' altra.
Quanti rachitici cespugli vivono e sviluppano una loro fascinosa tortuosità tra le piante rigogliose che monopolizzano l' interesse del Giardiniere.
Qui di seguito un meticoloso indagatore di questo sottobosco, uno che meglio di altri ci sottopone quel pullulare vitalistico. Sotto le sue bacchette (è un batterista, meglio dirlo) tutto freme in pulsazioni irregolari, dalla miriade di combinazioni prima o poi qualcosa svetterà.
Pace fatta tra l' elettronica e l' acustico, questa la più grande notizia che ci regala la musica degli anni zero.
Alexander Schubert - Plays Sinebag
http://www.goear.com/playlist.php?v=b2a5bae
E' il "frame" che vi frega.
Si dà il caso che parallelamente a quelle frequentazioni, io stessi leggendo Roy Baumeister secondo il quale l' attenzione morbosetta ai "segnali" ... segnala qualcosa che non aiuta certo la lotta contro gli stereotipi sessisti. Anzi, gli alimenta.
Per capire questa conclusione, serve conoscere l' antefatto.
Il pensiero espresso da Roy Baumeister, nel tentativo di costruire stereotipi sessisti accurati, individua la differenza tra uomo e donna nelle motivazioni più che nelle abilità. Secondo la sua gigantesca banca dati, la donna investirebbe di più nell' empatia, l' uomo nel pensiero sistematico. La donna si mostrerebbe più sensibile verso la persona in carne ed ossa che ha davanti, l' uomo è stimolato invece quando si concentra sull' "individuo statistico", una specie di "prossimo" astratto. La donna coltiverebbe al meglio le relazioni intime (one-to-one), l' uomo trova la sua dimensione ideale quando può tessere anonime relazioni astratte in grado di connettere moltitudini. E via di questo passo.
Certo, ciascuno di noi vorrebbe essere sia "empatico" che "sistematico", ma non possiamo avere tutto, le risorse sono limitate e tra le due caratteristiche esiste un inevitabile trade-off che uomo e donna risolvono diversamente.
Ma Roy vuol andare oltre, vuole andare a parare sulla "cultura" dei gruppi umani (conoscenza, politica, commercio, istituzioni...).
La "Cultura" è un sistema costruito per coordinare al meglio la vita sociale del gruppo; una specie di "mercato", e proprio come il mercato quanto più il sistema si estende, tanto più è efficiente e coinvolgente. Poichè ogni sistema allargato fa dell' astrazione e dell' anonimia il suo cardine, per quanto appena detto ciascuno capisce come mai il "mondo culturale" sia sempre stato una prerogativa maschile.
Roy Baumeister, nel corso del libro, suggerisce poi una miriade di indizi che possano far confluire acqua al mulino delle sue tesi. Tra gli altri fa notare la particolare sensibilità per il "framing", un' esclusiva delle donne, o quasi. Insomma, mentre all' uomo-parlante interessa far passare il messaggio, la donna-parlante è più attenta al "come" viene fatto passare e alla cura con cui viene confezionato (framing):
"... nel libro di Deborah Tannen (You just don't understand), basato sul lavoro del linguista Robin Lakoff, si esplicita come l' uomo tenda ad un linguaggio "chiaro", "forte" e "inequivoco", mentre la donna opta per la gentilezza, lo stile indiretto e blando... In un ristorante, una donna dirà al cameriere "could I please maybe have some water when you get a chance? I' m really thirsty. I' m sorry. Thank you". L' uomo troverà sufficiente esprimersi così: "could we get some water over there?... un certo femminismo fa notare come la differente formulazione sia il frutto di una differente distribuzione di potere e della conseguente oppressione subita, ma io preferisco notare come la formula (il "framing") femminile sia più curato e più adatto ad una interazione tra pari, e sia anche più idonea nello stabilire una qualche forma di intimità simpatetica, necessità poco sentita invece dall' uomo, il quale mira più volentieri alla chiarezza e al risultato finale...".
Personalmente ritengo che gli stereotipi sessisti di Baumeister (quelli azzurri) siano ben costruiti, anche perchè, cosa volete, non posso che uniformarmi al messaggio veicolato in merito dalla punta più avanzata dell' Accademia. Una cosa comunque a questo punto è certa: per una donna che li reputi dannosi, la peggior strategia per combatterli consiste nel focalizzarsi sui "framing". In questo modo non farebbe altro che confermarli!
Roy Baumeister: Is There anything Good About Men?
venerdì 4 marzo 2011
Classicismo rustico
Avevo già percepito molto in quell' occasione. Avevo visto all'opera l' obeso calabrone, annusato il miasma della capelvenere, sentito il baccano dei grilli che andava a manetta. Si era annidato nel cervello anche quell' odore rasposo di collina e di vigna. Avevo notato i sentierini che strapiombano e/o scantonano dal ciglio. Mi era sembrato persino di udire quelle bande chiassose tutte addossate in cerca di salvezza sul primo clarino che le porta (l' unico con un' infarinatura) ma vittime dell' inesorabile ottusità di bombardeni e genis.
Così avevo pensato a tempo debito (20 anni fa) che qualora mai avessi letto un suo libro, sarebbe stato quello che raccontava di quel paesino fuorimano. Così classico, così rustico.
Lui.
Lui è una persona piena di acciacchi, con una vita brutta e provvisoria, si sente decrepito come solo una donna o un caprone puo' esserlo; poverino, così afflitto da "reducismo", troppo "civile" per sapersi difendere, con la "rinuncia" facile, l' attitudine pronunciata a consegnarsi, la noia di "prevedere" e correre, la voglia di "lasciarsi vincere" che monta e quella di reagire che muore tra le mani: respinto da mille donne e da mille mestieri, morto suicida come una rockstar. Un' icona adolescenziale da banco di scuola con le cicche sotto come solo Leopardi puo' esserlo.
Ma i veri acciacchi dell' età sono i rimorsi, i rimorsi lo attanagliano mentre passeggia per il paese natio rimuginando il passato, quando le Colonne d' Ercole non stavano a Gibilterra ma a Canelli, quando il mondo era venuto a stanarlo da lì con la fame.
Gli idiotismi linguistici con cui si rende l' universo abitato da gente che comanda con gli occhi la famiglia e dice solo dei "sì" e dei "no" al forestiero, mal si accordano con l' inclinazione meditabonda del protagonista.
Lui, lo scampato, ora che beve il caffè scostando il mignolo, puo' raccontarci l' aspetto sinistro e angoscioso del vivere contadino, le donne che muoiono senza cure, o sfinite e dissanguate dai parti; i vecchi che i figli fan mendicare per le vie e che finiscono abbandonati quando non son più buoni neanche a chiedere; le manie sadiche che montano nei cascinali sul co' della motta, scheletri di muro freddo presidiati da cani col cimurro che impazziscono se ti sporgi.
E' solo il freddo che fa sembrare allegri gli occhi umidicci del contadino. In realtà abita un paese dove le mosche stanno meglio dei cristiani. Lavora e spartisce, lavora e spartisce. Ma non basta mai.
Difficilmente le sue donne scamperanno la "battuta", specie la domenica, quando sui suoi zoccoletti della festa torna alticcio dal paese dopo il vermut e la partita di carte che sigilla una settimana in cui ha posato la zappa solo per impugnare la rincola, e ha posato la roncolasolo per dare il solfato o portare i cavagni. Il colpo ha lo schianto pesante ma le mamme, si sa, piangono adagio, anche se non hanno le ossa buone minimizzano, mugolano, fanno dei piccoli strani versi nel tentativo estremo di credere e far credere che sia già tutto finito - ma è una guerra impari contro le vibrisse sensibili dei bambini - invece non è finita perchè piomba su di loro la stupidità di un altro colpo, gemono come passeri con l' ala rotta: il loro volto si deforma e si ricompone di continuo. Poi, finita la buriana, tirano fuori un fazzoletto e si mettono nel loro angolo (prima o poi moriranno, le troveranno un mattino freddo distese nel letto con i denti aperti, e quell' ozio scatenerà ancora una rabbia impotente). I figli, mentre assistono all' inizio di una discussione che è solo il prologo alle cinghiate, si accostano all' uscio, senza neanche volerlo davvero si spianano la fuga dalle grinfie qualora chiamati in causa. E' tremendamente facile "essere chiamati in causa" quando non c' è nessuna "causa" in ballo. Poi, dopo il "liberi tutti", si gira per la campagna bruna, qualcuno pensa "che freddo, avrà sbollito? posso rientrare?", qualcun altro pensa "un giorno l' ammazzo". Poi il segnale: la mamma li richiama tutti dalla soglia con una voce inferocita, come se la scannassero. Ogni tanto, tra una rachitica e l' altra, nasce una figlia con gli occhi come i cuori del papavero, più giudiziosa, destinata (forse) a una vita "non da scema". Altrimenti è guggia, saccone, polenta-ceci, erba per conigli e ignoranza di chi non sa cosa succede al di là del Bormida. Giusto una radio da aprire ogni tanto. Forse.
Dopo la cronachetta che si barcamena tra il teribile e il gustoso, segue la brutale sintesi ideologica: il mondo è malfatto e bisogna rifarlo, la colpa è del soldo e di chi l' ha inventato, bisogna che il governo lo bruci insieme a chi lo difende. Poi si potrà tornare alla bella favola da ascoltare con occhi sottili, al bel pregiudizio che arieggia le vite senza sfogo, si potrà tornare ai falò rituali sotto la luna.
Cesare Pavese - la luna e i falò