sabato 29 gennaio 2011

Meditazione libertaria sul Vangelo del 30.1.2011

Lettura del Vangelo secondo Luca 2, 22-33

In quel tempo. Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio «una coppia di tortore o due giovani colombi», come prescrive la legge del Signore. Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo / vada in pace, secondo la tua parola, / perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, / preparata da te davanti a tutti i popoli: / luce per rivelarti alle genti / e gloria del tuo popolo, Israele». Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui.

Oggi si celebra la Famiglia. La Chiesa ci spiega continuamente che la Famiglia è un' istituzione NATURALE.

Il non credente non capisce, ma che significa esattamente l' aggettivo "naturale"?

Risposta: significa che risponde al volere del Signore.

Ma una risposta del genere ha il solo effetto di troncare di botto ogni comunicazione con il non credente.

E allora, risposta alternativa: significa che è la soluzione oggettivamente più corretta al problema della convivenza umana.

Ma il non credente è scettico di fronte a giudizi di valore tanto drastici e, per lui, arbitrari.

Risposta conclusiva: è la soluzione ad un problema posto dalla natura.

La natura pone solo problemi complessi, ovvero problemi che contemplono soluzioni evolutive che coinvolgano una pluralità di intelligenze. Le soluzioni evolutive sono le "soluzione naturali" per eccellenza.

Adesso, finalmente, il non-credente non puo' far finta di non capire, ma puo' sempre obiettare: e dov' è mai il processo evolutivo che designa la Famiglia come soluzione naturale? Dov' è la selezione che filtra la pluralità dei competitori? e dove sono i candidati che ad essa si sottopongono? Io vedo solo un modello che, carico di privilegi, "concorre" in modo sleale.

Chi nega il valore della Famiglia, nega un valore prezioso e se ne assume le responsabilità; ma chi non facilità l' instaurazione di un processo evolutivo, chi nega la naturalità e quindi la competizione tra Famiglia Tradizionale e soluzioni alternative, oltre a testimoniare la sua scarsa fede nell' istituto, impedisce al non credente di trasformarsi in un Simeone entusiasta. E ne risponderà.

Smontando e rimontando che Mahler ti fo?

Sotto il patrocinio Deutsche Grammophon, l' acerrimo guastatore s' intrufola nella sinfonia per disseminare i suoi sabotaggi. Pentagrammi intocchi, armonie e melodie intatte, si lavora su contesto e orecchie dell' ascoltatore. Il capolavoro vibra in ambienti insoliti, a partire dal capanno svizzero in cui fu composto. La decima avvistata dietro schermi che la filtrano grazie ad una fantasmagoria di infidi pixel.





Gustav Mahler recomposed By Matthew Herbert - Symphonie No. 10 Philharmonia Orchestra-Giuseppe Sinopoli



http://www.goear.com/playlist.php?v=56acaca

venerdì 28 gennaio 2011

Libertarianis A-Z: difesa nazionale

Anche un libertario deve arrendersi all’ evidenza che un bene come la difesa nazionale sia pubblico.

Cio’ non esclude una serie di problemi: l’ attacco preventivo fa parte della difesa? E la guerra umanitaria? Si tratta di guerre che hanno forti costi e deboli benefici, eppure sono molto popolari presso gli intellettuali più impegnati.

L' invasione delle Ultrapappe. Omaggio a Lars Hollmer.



... battaglie diurne e incubi notturni...





http://www.goear.com/playlist.php?v=a03107b

Rissa in frigo





link
Qui la seconda parte de Il Nastro Bianco.

Comunicare tradendosi

Incaponirsi sul sublime desensibilizza atrofizzando alla lunga gli organi del gusto.

Vale in qualsiasi campo delle arti, e con i libri è lo stesso. Sapendolo, questa settimana mi sono dedicato ad una lettura parallela che affiancasse alta letteratura (Katherine Mansfield - Racconti) a scritture popolari (Paul Young - Il rifigio).

Fresco di questa esperienza sono in condizioni favorevoli per pormi la solita domanda impossibile: cosa distingue la qualità?

1. Dunque... se Giovanni è succube di Giuseppe, la letteratura spiegata al popolo riferirà che "Giovanni è succube di Giuseppe", ne darà l' annuncio con proverbiali squilli di tromba, facendo calare la rivelazione dall' alto, incurante degli inestetismi di cotanta impalcatura. Il grande scrittore di solito non osa approcci tanto diretti, conosce le trappole sottese, ma soprattutto aborre gli inestetismi. Si limiterà a dire a mezza bocca, che so, che "Giovanni salutò Giuseppe con esagerata cordialità".

2. I romanzi popolari sono spesso romanzi "a tesi", nel caso in questione PY intende mostrare che "Dio è Amore" e che l' "Amore è Relazione". Per farlo si ritiene opportuno che in ogni pagina compaia almeno una volta la parloa Dio, o la parola Amore, o la parola Relazione. E sto parlando di 300 pagine. Evidentemente il lettore è per costoro uomo di dura cervice. Lo scrittore dal fiato corto lo riconosci perchè scrive sempre scortato dal dizionario dei sinonimi, crede di sopperire così alla flebile immaginazione. Ora, per quanto anche l' alta letteratura veicoli messaggi, questi sono lasciati trapelare dietro una cortina fumogena. Un racconto di KM, per esempio, fluttua su di noi come un' alga bellissima e strana, zeppa di segnali rigorosamente muti che incombono.

3. La prosa popolare oscilla tra lo sciatto e il brillante. Avete presente quel brillante che scoppietta come i pop corn nel micronde? Ma si, quella musichetta che, a saperla riprodurre, conferisce un successone nei social network! L' arte consapevole sa invece che nulla è più farraginoso di una prosa trapuntata di immagini brillanti e metafore spericolate. Sono orpelli che appesantiscono e slabbrano. Chissà che fatica rinvenire quelle strane e geniali similitudini messe lì per far sobbalzare il lettore (che dopo la seconda pagina non sobbalzerà più neanche se esposto ad un raudo). L' arte è spinta dal talento, le trovate estemporanee sono un carburante annacquato che sbiella i motori; un' arte saldamente ancorata alle sue radici non puo' offrirsi ostaggio di un' immaginazione ondivaga.

4. In un buon prodotto destinato ai non-lettori c' è sempre una solida storia: la curiosità di constatare "come finisce" deve essere distribuita lungo il libro in modo da compensare in ogni punto la fatica sovrumana di leggere la prosa scolastica di un tale che, siccome "andava bene" nei temi, si è improvvisato scrittore. Per l' alta letteratura non è esattamente così: se l' igombrante libro di Racconti della KM non sta nella ventiquattrore, non crucciatevi, potete a cuor leggero strappare alcune pagine, anche a caso, e metterle nella tasca interna della giacca; tirate fuori al momento opportuno sapranno riprodurre la magia di una scrittura autentica.

5. Nella storia di PY non c' è un cattivo, e questo è molto deludente nello specifico. Più in generale direi che la letteratura di serie B fallisce spesso quando si tratta di distribuire vizi e virtù tra i personaggi; è letteralmente incapace se chiamata ad una simile impresa: tende a polarizzare. La polarizzazione impoverisce il lessico, purtroppo per chi ha un lessico povero non ci sono alternative: chi non ha un lessico non se lo puo' dare. Quanta equanimità invece nel lavoro distributivo del grande letterato! Anche il personaggio più edificante verrà deturbato da imperfezioni che agiranno come tarli implacabili nel corso della narrazione, anche il personaggio più turpe avrà un gesto, una parola che aprirà il cuore facendo breccia in modo inatteso nell' empatia del lettore. Male e bene sono infiltrati nella fibra più intima di questi mondi magistralmente ricreati.

6. Nel racconto di PY, Mack incontrerà Dio nel Rifugio; questo Dio è impersonato da un donnone gioviale che gli spiegherà tutti i misteri della vita. Il poveretto passerà intere pagine in bagno a chiedersi se è preda di allucinazioni o qualcosa del genere. Ma noi sappiamo che l' ipotesi è da scartare, noi sappiamo infatti che Mack è un buon padre, un buon marito, un buon lavoratore, un buon amico... un "buon" tutto; Mack, temprato dalla sofferenza, è diventato buono (anche se ancora non si è convertito). Mack è dunque persona affidabile, noi lo conosciamo, noi lo sappiamo perchè ce l' ha detto solennemente nella prefazione quel padreterno dell' Autore. Nell' alta letteratura non disponiamo di padreterni in vena di confidenze con il lettore, nella Letteratura con l' "elle" maiuscola è difficile trovare "persone affidabili" essendo l' arte infida per definizione: ad ogni passo può scattare una trappola. I personaggi di KM sono trafitti da microallucinazioni continue e di sicuro non si chiederanno mai "se sono in preda a delirio"! Costoro sono sia i "mandanti" che i "riceventi" della visione. Ogni protagonista è inesorabilmente isolato dalle sue proiezioni senza possibilità di osmosi con il mondo del prossimo. Noi stessi annaspiamo incapaci di discernere esattamente la realtà dai giochi capricciosi del linguaggio. Nel didascalico incipit di un capitoletto assistiamo ad una conversazione tra signore londinesi, si parla del carovita e di problemi di salute. Solo a pagina inoltrata sospettiamo e poi scopriamo che quelle strane parole un po' troppo stereotipate sono in bocca a bambinette che in un giardino del countryside inglese giocano vezzose "alle signore di città" ripetendo a pappagallo brandelli di discorsi orecchiati. Lo spiazzamento che sentiamo ci fa toccare con mano la potenza sviante di una letteratura in grado di sottrarre terra ai nostri piedi barcollanti.

7. Se Mack ha in mente qualcosa ed intende dirla, mette giù i suoi bravi due punti, apre le sue virgolette e la dice come dio comanda, cosicchè possiamo saperlo anche noi: è così naturale che una persona dica quello che pensa! Così naturale che non ci viene neanche in mente che non funziona così. Per fortuna i grandi artisti lo sanno a memoria. Le donnine di KM non ci comunicano le cose "dicendole" ma "tradendosi". L' entità della disperazione economica di Ada Moss noi non la conosciamo perchè ci viene riferita tramite l' illustrazione di un Profitti e Perdite ma la desumiamo dal lavorio alacre con cui Ada minimizza tutto e tira avanti. Non ci sono diagnosi che ci raccontano l' instabilità di Bertha, solo la sua immotivata voglia di correre anzichè camminare, solo quella strana felicità che la imprigiona fino a soffocarla. Poichè Bertha si pensa sulla cima di una vetta aguzza, intuiamo che qualsiasi sviluppo della sua condizione implicherà una forma di capitombolo. Ogni autentico personaggio letterario è muto, comunica solo tradendosi e i "due punti" non sa neanche cosa siano.

8. Se il libro ha in epigrafe i versi di un cantautore, magari Bruce Cockbourn, trattasi di libro da treno (purchè diretto e a breve percorrenza).



Katherine Mansfield - Felicità

Paul Young - Il Rifugio

giovedì 27 gennaio 2011

Tagliare la spesa

Big Government, slow growth...

Altro che Svezia e Svezia...

http://www.ifn.se/web/858.aspx

Meditazioni libertarie sul Vangelo del 23.1.2011

Vangelo secondo Luca 9, 10b-17

In quel tempo. Il Signore Gesù prese i suoi discepoli con sé e si ritirò in disparte, verso una città chiamata Betsàida. Ma le folle vennero a saperlo e lo seguirono. Egli le accolse e prese a parlare loro del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure. Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta». Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C’erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.

Il pretino sul pulpito alla messa delle 10.00 nella Basilica di San Vittore a Varese ha voce giovanile e squillante, mi piace. Ma l' altra domenica secondo me non ha imbroccato la predica insistendo sul fatto che dobbiamo "dare tutto noi stessi" agli altri nel momento del bisogno.

Nulla da eccepire, ma qui Luca racconta un' altra storia: Gesù non dà se stesso ma moltiplica ex nhilo le risorse materiali e le distribuisce.

D' accordo, qualcuno dirà, ma Gesù ha il potere del miracolo che gli consente di moltiplicare dal nulla pani e pesci; l' insegnamento all' uomo, che non ha di questi poteri, deve necessariamente risiedere altrove.

Errato! Anche l' uomo ha il potere di moltiplicare le risorse dal nulla, esiste infatti un miracolo profano che si chiama "scambio".

mercoledì 26 gennaio 2011

L' osservazione fatta sul metodo "berlusconiano" in fondo mi sembra estensibile un po' a tutto lo spettro politico: se devo pensare ad un' espressione il cui senso è evaporato per l' uso compulsivo che ne è stato fatto mi viene in mente "conflitto d' interessi".

E poi un arsenale di 5 argomenti - per la telerissa italica - è un piatto ricco.

E se usciamo dall' Italia la sloganistica è martellante. L' "I care" di Obama suona ancora alle mie orecchie come un corpo contundente.

Non sarà un caso se argomenti simili sono il piatto forte non di chi critica questo o quello ma di chi critica la democrazia. L' illustre tradizione italiana del pensiero elitista (che va da Mosca a Pareto) segnalava l' ineludibile consanguineità che unisce Democrazia e Propaganda: necessità di convincere e disinteresse generalizzato istituivano per questi studiosi un legame inestricabile.

Scegli il tuo Persuasore Occulto preferito

Tutto il giorno attaccati alla TV e un cervello che va in pappa, ma la cosa peggiore - dirà qualcuno che mi sembra già di sentire - è che proprio da lì assumono passivamente i loro modelli.

Prima osservazione: se le idee non le prendono da lì, le prenderanno altrove.

Nell' ammollare Modelli a questa massa di cervelli amorfi, ci sono diversi agguerriti "operatori" in febbrile concorrenza (preti di ogni religione, sette, guru, gang, burocrati, mio cuggino...) ma oggi il più temibile competitore della Pubblicità è il Pedagogo (o Insegnante). Lo trovi sempre in prima fila ansioso di "forgiare" il Futuro della Società.

Nel valutare questa figura dobbiamo andare con i piedi di piompo perchè siamo pieni di pregiudizi (favorevoli) nei suoi confronti. Per quanto lui si lamenti la Pubblicità più o meno occulta della società dei consumi lo esalta, soprattutto agli occhi di noi genitori (vedi P.S. 3).

Come impostare una sinossi fruttuosa della tematica? Volendo fare un' introduzione lunga un rigo all' analisi possibile, direi che ogni Modello inoculato nelle tenere menti puo' creare Indifferenza, Frustrazione e Felicità.

La pubblicità commerciale rifugge dall' Indifferenza, teme la Frustrazione (anticamera possibile dell' indifferenza) e, per fidelizzare i suoi clienti, auspica sopra ogni cosa Felicità per tutti.

L' Insegnante, invece, non ha di queste remore e puo' con animo pacificato proporre come Modello anche quello inarrivabile dello "Studioso caparbio che giunge fino al premio Nobel" pur conscio che così facendo, qualora avesse successo, spargerà ovunque intorno a sè una marea di Frustrazione e Indifferenza.

Detto in altri termini: alcuni modelli sembrano piuttosto squallidi, ma la grande maggioranza della nostra gioventù non ha speranza di mietere altrove le proprie piccole soddisfazioni. Alzare il livello creerebbe frustrazione e i primi a non volersi convincere di cio' sono certi genitori troppo ambiziosi.

Già solo dall' impostazione del problema si capisce come le cose siano più complicate del previsto.

Ad ogni modo il dibattito è aperto: Ads bias contro Teaching bias.

Ognuno è libero di partecipare, purchè lo faccia rimuovendo sin da subito almeno due pregiudizi:

1. I soldi non danno la felicità. - Sappiamo che le cose non stanno esattamente così.

2. Gli stereotipi - che la pubblicità ammanisce a go go - sono dannosi. - Se basta il buon senso a dirci che gli stereotipi possono essere utili, la ricerca sul campo aggiunge un po' a sorpresa che gli stereotipi prodotti dalla società consumista sono molto "accurati".


P.S. 1 Nel giudizio dobbiamo prescindere dall' ampiezza del gruppo dei fruitori: è ovvio che un messaggio su misura sia più accurato di un messaggio per la massa.

P.S. 2 Nel giudizio si tenga presente che la scolarità è molto debolmente collegata con "progresso intellettuale" e "abilità" dei soggetti che fruiscono di quei servizi.

P.S. 3 L' alta scolarità produce per contro "bromuro sociale", ovvero una massa di giovani più rispettosa, gentile e controllabile. Cio' piace ai governi che pubblicizzano molto la scuola: anche per questo molti si sorprendono ricordando i fatti di cui al p.s. 2.

P.S. 4 Integro ed esprimo il p.s. 2 in modo più vivido. Ve lo ricordate il paradosso dell' acqua e del diamante?: l' acqua è preziosa ma non costa nulla, il diamante è inutile ma costa un occhio della testa. La scuola incarna queste due merci: l' istruzione di base è essenziale ma basta poco (anche una TV) per ottenerla, non ha senso preoccuparsene vista l' abbondanza delle fonti a cui possiamo attingere; l' istruzione superiore è come i brand più prestigiosi: esclusiva e costosa ma poco più di un orpello se si valuta il progresso intellettuale che conferisce ai suoi fruitori.

P.S. 5 Una valutazione generale sul tema trattato puo' essere facilitata avendo in testa una teoria della pubblicità. Qui le 5 più comuni.

Un male non necessario

Si parla di copyright e brevetti:

Since there is no evidence that intellectual monopoly
achieves the desired purpose of increasing innovation and creation,
it has no benefits. So there is no need for society to balance the
benefits against the costs. This leads us to our final conclusion:
intellectual property is an unnecessary evil.


http://www.micheleboldrin.com/research/aim.html

Salviamo il berlusconismo!

Almeno la parte sana. E' un grido che si leva anche a sinistra.

Ma in cosa consiste?

Ecco i 4 punti individuati dall' ex senatore PD De Benedetti:

... il berlusconismo consiste anche in un generico ripudio dello statalismo, residuo della breve infatuazione liberale del 1994... una televisione privata contraltare di quella pubblica, quella sì giudicata cattiva maestra... la fiducia che chi si trova in conflitto di interessi sappia meglio difendere gli interessi degli individui contro il prevaricare dello stato... Berlusconi non ha ridotto la pressione fiscale, ma gli italiani si sentono capiti quando riconosce le ragioni di chi cerca di pagare meno tasse... e anche nella vicenda Mirafiori, dubitano che in un altro clima politico Marchionne sarebbe riuscito a prevalere sul blocco centralista dei rappresentanti delle ”parti sociali”... in questo nucleo valoriale la questione giudiziaria occupa un posto centrale. La battaglia per ridefinire i rapporti dell’ordine giudiziario con il potere politico percorre tutta la storia del berlusconismo: dal 1994, con l’ingiunzione di Caserta in pieno G7, al tentativo della Bicamerale, alle “persecuzioni” che il Cavaliere non manca di elencare, fino a quella di questi giorni, che, emblematicamente, potrebbe essere la sua battaglia finale. Come nei casi del falso in bilancio, o dell’informazione, o del fisco, gli interessi personali di Berlusconi appaiono allineati con interessi generali...


http://www.francodebenedetti.it/salvare-il-berlusconismo-da-silvio/

lunedì 24 gennaio 2011

Tre pregiudizi sul welfare

Ci si sgola per spiegare che dobbiamo affrontare la nostra crisi di bilancio senza toccare il welfare.

Eppure i fatti parlano chiaro: il modo più efficace per ridurre il debito, se non l' unico, consiste nel tagliare il welfare:

By Andrew G. Biggs, Kevin A. Hassett, Matt Jensen

Most developed countries face the need for significant policy changes to balance their budgets over the long run. Yet there is significant disagreement in the literature concerning the identification and impact of successful fiscal consolidations. In this paper, we explore the impact that differing assumptions and methodologies have on conclusions, and derive bounds across specifications that can be used by policymakers in designing their own reforms. Using cyclically adjusted panel data for select OECD countries from 1970-2007, we explore how the compositions of successful and unsuccessful consolidations differ for varying definitions of success. While conclusions about the growth impact of reforms vary depending on methodology, we find that there is much less disagreement concerning composition. Specifically, we find strong evidence that expenditure cuts outweigh revenue increases in successful consolidations. We also find evidence that the type of the spending cuts is an important determinant of success, as is the type of tax increases. We use these results as a guide, and discuss specific proposals for reducing the United States' deficit that draw on the lessons from past consolidations.


Non manca mai poi chi chiede una maggiore spesa governativa per consentire alle donna una partecipazione al lavoro più consistente.

Se da noi è tanto bassa, si dice, lo si deve anche a carenze nei servizi di welfare offerti.

A costoro bisognerebbe ricordare che l' aumento dell' occupazione femminile ha sempre preceduto l' eventuale incremento nella spesa per servizi sociali che, evidentemente, non ne è la causa.

Tiago Cavalcanti & José Tavares
Economic Inquiry, January 2011, Pages 155–171

Abstract: The increase in income per capita is accompanied, in virtually all countries, by two changes in economic structure: the increase in the share of government spending in gross domestic product (GDP), and the increase in female labor force participation. We argue that these two changes are causally related. We develop a growth model based on Galor and Weil (1996) where female participation in market activities, fertility, and government size, in addition to consumption and saving, is endogenously determined. Rising incomes lead to a rise in female labor force participation as the opportunity cost of staying at home and caring for the children increases. In our model, higher government spending decreases the cost of performing household chores, including, but not limited to, child rearing and child
care, as in Rosen (1996). We also use a wide cross-section of data for developed and developing countries and show that higher market participation by women is positively and robustly associated with government size. We then investigate the causal link between participation and government size using a novel unique data set that allows the use of the relative price of productive home appliances as an instrumental variable. We find strong evidence of a causal link between female market participation and government size

Altri dicono che dobbiamo aumentare il nostro welfare per "includere", tutto cio' avrebbe l' auspicabile effetto di iniettare fiducia nel sistema. Ma i fatti dicono che il nesso di casualità va in senso inverso e che il welfare è un frutto dell' alta fiducia che circola nella società.

Andreas Bergh & Christian Bjørnskov
Kyklos, February 2011, Pages 1–19

Abstract: Despite the fact that large welfare states are vulnerable to free-riding,
the idea that universal welfare states lead to higher trust levels in the population has received some attention and support among political scientists recently. This paper argues that the opposite direction of causality is more plausible, i.e. that populations with higher trust levels are more prone to creating and successfully maintaining universal welfare states with high levels of taxation where publicly financed social insurance schemes. The hypothesis is tested using instrumental variable techniques to infer variations in trust levels that pre-date current welfare states, and then using the variation in historical trust levels to explain the current size and design of the welfare state, and finally comparing the explanatory power of trust to other potential explanatory factors such as left-right
ideology and economic openness. To infer variation about historical trust levels, we use three instruments, all used previously in the trust literature: the grammatical rule allowing pronoun-drop, average temperature in the coldest month and a dummy for constitutional monarchies. Using cross-sectional data for 77 countries, we show that these instruments are valid and that countries with higher historical trust levels have significantly higher public expenditure as a share of GDP and also have more
regulatory freedom. This finding is robust to controlling for several other potential explanations of welfare state size.


http://www.aei.org/paper/100179

http://mungowitzend.blogspot.com/2011/01/women-cant-live-with-em-cant-live.html

Mondi paralleli

Quasi ogni Sabato verso mazzanotte uno dei miei appuntamenti fissi è "Amore criminale" con Camilla Raznovich. Un programma zeppo di maltrattamenti e violenza ai danni delle donne. E' un passatempo solitario visto che Sara è disturbata da questo genere di programmi troppo realistici (poi se li sogna...).

Inoltre i telegiornali e giornali li guardo e li leggo anch' io, so bene di cosa si parla quando si parla di femminicidio. Non è affatto un fenomeno inventato: lui è manesco, lei lo lascia ma lui non sopporta l' affronto e uccide.


Figuratevi il mio stupore nell' imbattermi in questo passaggio contenuto nel saggio introduttivo al libro di Roy Baumeister.

... it turns out that in close relationships, women are plenty aggressive... Women are if anything more likely than men to perpetrate domestic violence against romantic partners, everything from a slap in the face to assault with a deadly weapon... Women also do more child abuse than men, though that’s hard to untangle from the higher amount of time they spend with children... Still, you can’t say that women avoid violence toward intimate partners...

Sono decisamente perplesso. Camilla e i telegiornali mi hanno fatto vivere in un mondo parallelo? Oppure, per quanto sembri chiaro, io non ho capito bene il concetto espresso da Baumeister. Del resto l' autore è affidabile.

Qualcuno, se ne sa di più, puo' levarmi dalle ambasce?

Comunque il libro l' ho ordinato venti giorni fa a prescindere e ormai sarà in arrivo. Forse potrò risalire alle fonti e diradare le ombre contenute in questo "strano" messaggio così distante dallo stereotipo che passano i media tradizionali.

In buone mani?

Nella nostra società la comunicazione commerciale propone diversi modelli per i nostri giovani (e non solo). Si parla molto dei danni che comporta lasciare un simile potere nelle mani di biechi individui interessati solo al profitto.

Vediamo un po' più da vicino se, per lo meno in via teorica, le conseguenze sono tanto nefaste.

La creazione e l' imposizione di un Modello porta con sè: Felicità, Frustrazione o Indifferenza.

Il Modello commerciale intende evitare come la peste l' Indifferenza.

Anche la Frustrazione è vista con sostpetto dal Modello commerciale: i frustrati sono sempre pronti ad ingrossare le file degli Indifferenti. Ne converrà anche il più appassionato sostenitore della teoria dei "bisogni indotti".

Disponiamo di alternative migliori?

Forse no.

Pensate solo al caso di alcuni pedagoghi snob, potrebbero essere tentati dal proporre taluni Modelli elitari, per esempio quello del giovane studioso che vince il premio Nobel. Ma pensate a quanta frustrazione diffonderebbero in questo modo!

E' concepibile d' altronde una società senza Modelli? Non penso proprio, di riffa o di raffa finirebbero per emergere.

Ma ammettiamo pure per amor di discussione che l' ambiente non proponga alcun Modello: ognuno si creerebbe il suo.

Non cesseremmo per questo di dividerci in Felici e Frustrati visto che molti collocherebbero l' asta troppo in alto. la "pubblicità" del modello ha solo un effetto amplificatorio.

Allora, cosa c' è che non va con il modello pubblicitario?

http://econlog.econlib.org/archives/2006/12/teaching_bias.html

GPPM e cultura del piagnisteo

Le democrazie si proponevano di facilitare la "ricerca della felicità" condotta autonomamente da ciascun cittadino... I Padri sapevano bene quanto i nostri obiettivi fossero divergenti e conflittuali, cosicchè era loro intenzione predisporre un ambiente e delle regole del gioco che li rendesse in qualche modo compatibili nella diversità. Ma oggi questa via è stata abbandonata e la crisi dell' Occidente si manifesta con la tendenza delle nostre democrazie a trasformarsi in un "Grande progetto Politico Morale"... I movimenti pro-welfare e anti-discriminazione, che più di altri incarnano questa deriva, si sono impossessati della democrazia mutandola geneticamente e convertendo lo Stato moderno in una Grande Associazione Benefica avente un fine comune: la guerra alla povertà, all' ignoranza, alle diseguaglianze. Tutto cio' potrebbe essere visto come una nuova religione particolarmente attrattiva per l' intellettuale già in possesso di una mentalità pretesca. Il concetto di "crociata" non è poi così estraneo come vorrebbero i laici coinvolti nel grande progetto di moralizzazione delle masse... Si auspica una futura Armonia e ogni forma di competizione è vista con sospetto poichè rischia di minare l' autostima degradando moralmente i soggetti coinvolti. In passato eravamo chiamati al Rispetto dell' altro e non alla sua Ammirazione, ma ora le cose sembrano cambiare, il rispetto deve mutare in benevolenza... Il GPPM sfrutta poi la tendenza già diffusa a delegare, tipica di un mondo colplesso. In quasi ogni campo noi deleghiamo allo "specialista", ora questo nuovo radicalismo democratico ci chiede di delegare anche la nostra "vita morale" facendo in modo che lo Stato si trasformi in Stato Etico e che i "diritti" diventino "doveri morali" anzichè regole di un gioco dove c' è chi vince e chi perde, anche la "giustizia" perde di senso se non è presentata nelle vesti di "giustizia sociale"... Il GPPM parla di "liberazione" ma intende "liberazione dalle scelte etiche"... le menti più servili sono pronte a rispondere al richiamo deresponsabilizzante e il servilismo seduce molti indebolendo l' individualismo, ovvero il tratto distintivo della civiltà occidentale... emerge la categoria astratta di "soggetto debole"... Il nuovo moralismo politicizzato ci invita costantemente a soccorrere il più "debole", cosicchè l' unica forma di attività politica coltivata nei gruppi sociali consiste nel lamentare la propria debolezza, ma così facendo cala una oppromente "cultura del piagnisteo" proprio laddove la cultura dell' autonomia e dell' autogoverno aveva reso più dinamiche le nostre società...

Kenneth Minogue - The servile mind

Insomma, abbiamo cominciato con il delegare all' idraulico la cura delle tubazioni di casa, abbiamo continuato delegando all' avvocato la difesa in tribunale. Tutto giusto, tutto bene. Senonchè, da qualche decennio, il leviatano democratico - a colpi di welfare ipertrofici ed invasive politiche anti-discriminatorie - pensa sia giunto il momento di delegare al Grillo Parlante Unico la nostra vita morale.

Non ci resta che piangere.

E nella "cultura del piagnisteo" non si puo' nemmeno dire che sia poca cosa.

Human Development Index

Perchè è trascurabile:

Now what exactly is the HDI? The one-line explanation is that it gives "equal weights" to GDP per capita, life expectancy, and education. But it's more complicated than that, because scores on each of the three measures are bounded between 0 and 1. This effectively means that a country of immortals with infinite per-capita GDP would get a score of .666 (lower than South Africa and Tajikistan) if its population were illiterate and never went to school.

http://econlog.econlib.org/archives/2009/05/against_the_hum.html

sabato 22 gennaio 2011

Libertarianism A-Z: antitrust

L’ anti-trust esiste per rendere le economie più produttive, tutti conosciamo i vantaggi della competizione. Purtroppo gli esiti sono ben diversi.

Dove esiste la libertà di entrare in un mercato difficilmente si creano extra profitti.

Non la pensa così l’ anti-trust. Basta che vedano qualcosa di grosso e i burocrati si accaniscono. Il loro bersaglio preferito sono le “fusioni”. Ma tanto accanimento ha spesso come unico vittima il consumatore, vero beneficiario delle economie di scala.

Gli imprenditori inetti hanno una sempre una rete di salvataggio: rivolgersi all’ anti-trust. Il competitore più bravo fa uno sconto? Sta attuando politiche sleali. Il collega più sveglio apre anche la domenica: denuncia all’ anti-trust.

Perché innovare, poi, se esiste l’ anti-trust? Si innova per far piazza pulita dei concorrenti. Ma chi fa piazza pulita dei concorrenti è assalito e spolpato vivo dall’ anti-trust, questo è notorio.

i 9 inconvenienti dell' antitrust http://jeffreyalanmiron.typepad.com/jeffrey_alan_miron/2006/07/antitrust_polic.html

Chi promuove le cause antitrust, il consumatore? No, eppure è lui il protetto.

Spesso sono i competitori: ma loro vengono danneggiati solo da comportamenti pro-competizione.

In altri casi sono i clienti o i fornitori dei presunti monopolisti. Ma loro lo fanno per ricevere risarcimenti che non influiscono sul welfare del cliente.

Conclusione: Thus, case statistics suggest that the anticompetitive costs from “abuse of antitrust,” as New York University economists William Baumol and Janusz Ordover (1985) referred to it, may actually exceed any procompetitive benefits of antitrust laws.

George Stigler ha studiato a lungo l' antitrust notando come interviene laddove ha poco senso farlo mentre trascura gli ambiti dove potrebbe fare del bene.

Cosa motiva l' antitrust se non è il benessere del consumatore? La politica: spesso si è intervenuto per salvare gli impianti presenti nel distretto di competenza del politico di turno.

Il sindacato: l' antitrust dà lavoro a economisti e avvocati- economists’ support for antitrust derives considerably from their ability to profit personally, in the form of full-time jobs and lucrative part-time work as experts inantitrust matters:

vedi il lavoro di un autore come  Fred S. McChesney


Botta e risposta

Botta:

Gentile Direttore, abbiamo letto il suo fondo di mercoledì scorso, «L’immagine dell’Italia e la dignità delle istituzioni», dove testualmente affermava: «Una donna che sia consapevole di essere seduta sulla propria fortuna e ne faccia - diciamo così - partecipe chi può concretarla non è automaticamente una prostituta. Il mondo è pieno di ragazze che si concedono al professore per goderne l'indulgenza all'esame o al capo ufficio per fare carriera. Avere trasformato in prostitute le ragazze che frequentavano casa Berlusconi, non è stata (solo) un'operazione giudiziaria, bensì (anche) una violazione della dignità di donne la cui sola colpa era quella di aver fatto, eventualmente, uso del proprio corpo». Noi pensiamo che sia inaccettabile pensare che "la fortuna" di una ragazza risieda in una o più parti anatomiche da offrire al potente di turno, sia esso un professore o un politico, e che il mondo sia pieno di persone che s'impegnano per raggiungere risultati e far carriera conservando la propria dignità. Legittime tutte e due le scelte: noi sosteniamo la seconda.

Massimo Alberizzi, Antonella Baccaro, Marco Castoldi, Federico Cella, Alessandra Coppola, Emilia Costantini, Laura Cuppini, Fabio Cutri, Claudio Del Frate, Paola Di Caro, Andrea Fanti, Paolo Foschi, Gianna Fregonara, Federico Fubini, Sara Gandolfi, Marco Imarisio, Mariolina Iossa, Irene Lasalvia, Andrea Laffranchi, Marco Letizia, Giuseppina Manin, Michele Manno, Paolo Mereghetti, Alessandra Muglia, Carlotta Niccolini, Manuela Pelati, Gaia Piccardi, Carmen Plotino, Franca Porciani, Luisa Pronzato, Paolo Rastelli, Simona Ravizza, Sara Regina, Monica Ricci Sargentini, Orsola Riva, Maria Laura Rodotà, Ilaria Sacchettoni, Annachiara Sacchi, Fiorenza Sarzanini, Edoardo Sassi, Elisabetta Soglio, Paolo Tomaselli, Giuseppe Toti, Stefania Ulivi, Luca Valdiserri, Silvia Vedani, Rossella Verga, Paolo Virtuani, Luca Zanini, Cecilia Zecchinelli.

... e risposta:

Se la funzione di un (ex) direttore è (anche) quella di fare opera maieutica sui propri (ex) redattori vi dirò che voi confondete un giudizio di fatto – che nella storia le donne siano state sempre consapevoli di stare sedute sulla propria fortuna e alcune l’abbiano volentieri «condivisa»; una ironica citazione letteraria per non usare un’espressione più cruda - con uno di valore (è giusto sia così). Machiavelli ne sarebbe inorridito; io non ne sono sorpreso perché questo è un errore in cui incorrono spesso gli italiani che - non avendo letto né Machiavelli, né Croce, né Bobbio - se la prendono col mondo come è e ne sognano uno dove, per restare al caso, le donne (certe donne) non la danno in nome di un’Etica collettiva, manco a dirlo «condivisa», e tutti vivono felici, contenti e virtuosi. Invece, ahimè, non è così. Io ho solo scritto che una donna dovrebbe essere libera di usare il proprio corpo come crede – «l’utero è mio e me lo gestisco io», l’antica e legittima rivendicazione femminista della quale ora ci si scorda perché a esserne partecipe è il Caimano – rispondendone solo alla propria coscienza, senza per questo essere marchiata come una puttana. Il mio era un principio liberale; non un invito a darla.

Piero Ostellino

Viviamo in un paese e in un tempo dove si ha sempre la sensazione che un buon argomento non basti, che attiri poche firme. Perchè?

Qualcuno dice che siamo entrati nell' era della "stronzata", io preferisco altre ipotesi. Sta di fatto che la domanda ha tutta l' aria di essere ancora inevasa.