lunedì 15 febbraio 2010

Il buio nella mente

Mi hanno sempre fatto paura i film dove il protagonista rivela una doppia personalità.

Nei film del maestro tutto cio' è presente al massimo grado.

La cosa stupefacente è che noi assistiamo alla terribile metamorfosi. Dura all' incirca l' intero film.

La cosa destabilizzante è che tutto resta incredibilmente realistico e credibile.

Quasi come se Rossellini narrasse una novella di Stevenson.

Bello il personaggio di Sophie. Bella quella vita fotografata nel momento decisivo su un crinale: così vicina al paradiso, così prossima all' inferno. Come al solito nei film del Maestro il soffio arriva dalla direzione sbagliata.

Pirandello a Hollywood

Il secondo Batman di Tim Burton non è piaciuto per niente a Sara. Il Cattivo del film era troppo cattivo.

Quello che a lei è dispiaciuto coincide con quello che a me ha interessato: Tim Burton costruisce una cornice di "genere" per poi piazzare continue stoccate che la trascendono.

Finchè il Pinguino resta "disgustoso" noi lo accettiamo divertendoci poichè resta pu sempre all' interno della sua cornice, è solo una curiosità dello zoo. Quando invece si trasforma in un essere disgustoso (senza virgolette), cessiamo di accettarlo. E' come se le gabbie dello zoo si fossero dissolte e noi ci sentiamo in pericolo.

Per abbattere le gabbie dello zoo, Burton mette in bocca ai suoi "cattivi" battute con disturbanti riferimenti sessuali.

La Regina della Sala

... sala chiusa naturalmente...



Contagio

Giovanni medita di tradire la moglie Carolina e si confida con Roberto.

GIOVANNI: Allora che ne pensi, secondo te una scappatella ci sta?

ROBERTO: Carolina sarebbe distrutta al solo pensiero che stai considerando una cosa del genere.

GIOVANNI: Non preoccuparti, ti assicuro che non lo saprà mai.

ROBERTO: Ok, ti credo. Ma al di là di tutto, non pensi che sia sbagliato farlo?

GIOVANNI: Molti lo pensano, ma perchè mai dovrei preoccuparmene? In fondo sono solo convenzioni sociali.

ROBERTO: Ma non ti senti un po' colpevole nel tradire la fiducia di Carolina?

GIOVANNI: A volte sì. Ma poi realizzo quanto sia stupido nutrire simili preoccupazioni. In fondo perchè mai dovrei essere fedele? Si tratta solo di regole arbitrarie che qualcuno ha messo lì per indirizzarci verso una vita felice. Se io sento che la mia felicità è altrove, perchè mai dovrei omologarmi? Oltrechè stupido sarebbe addirittura immorale frenarmi. Ammetto che a volte mi coglie un irrazionale senso di colpevolezza, ma se questo è il prezzo per spassarsela lo pago volentieri.

ROBERTO: Uh!

Chi tra Roberto e Giovanni ha studiato Filosofia?

Se parliamo degli ultimi 70 anni, non c' è dubbio: Giovanni. E' lui il frutto dell' insegnamento standard.

Attenzione però, non si puo' escludere che Roberto si sia iscritto recentissimamente alla Facoltà.

E' difficile trovare in giro persone che dicano "pane al pane, vino al vino" con la schiettezza di un Giovanni, eppure molti cripto-Giovanni si aggirano tra noi. Spesso anch' io mi unisco alla congrega.

Persino laddove dovrebbero essere banditi, i "Giovanni" pullulano. Parlo dell' ambiente Cattolico. Faccio un esempio per essere più chiaro.

Parlando di educazione dei bambini recentemente mi è capitato di sostenere che l' influsso dei genitori sulla realizzazione futura dei propri figli è minimo.

Ho subito repliche piccate, ma non tanto in punta di fatto. Sembrava invece che avessi intaccato un prezioso principio morale.

Evidentemente qualcuno interpretava le mie parole come un invito indiretto rivolto ai genitori per il disimpegno. O meglio, come un argomento che rende ragionevole un calo dell' impegno.

Il loro ragionamento era pressapoco questo: la realizzazione dei nostri bambini come persone equivale alla loro felicità futura e questa felicità è qualcosa che anch' io, genitore, desisdero ardentemente poichè li amo. Se adesso mi vieni a dire che nulla o poco di quel che faccio mi avvicinerà a quell' obiettivo, che senso ha allora il mio impegno? Lo dirotto piuttosto altrove.

Già, che senso ha se non serve a (quasi) niente? [... e infatti molti concludono che ha poco senso...]

Una domanda inquietante, non c' è dubbio. Inquietante per molti ma sulla quale il Cattolico, quando è tale, è chiamato a sorvolare!

Se l' esperienza mi ha dimostrato che le cose non stanno così è solo per un motivo: la "mentalità di Giovanni" è contagiosa e attecchisce anche dove non dovrebbe.

venerdì 12 febbraio 2010

Convalidatore inutile, invalidatore inaffidabile

Alzo il naso e guardo le stelle. Anche oggi mi stupisco della loro inequivocabile presenza. Ah, se tutto fosse certo come la loro luce! A cosa debbo tanta trasparenza? Chi debbo ringraziare per l' assenza di chiassose diatribe su questo punto?

Forse un giorno uno scienziato mi spiegherà per filo e per segno la meravigliosa evoluzione dell' apparato visivo dell' uomo e di come esso si coniughi ai corpi luminosi con tanta sublime maestria. Una "riduzione" del genere prima o poi arriva.

Devo forse aspettare quel giorno per sapere se la stella che vedo splende davvero nel cielo? Direi di no. Lo so già, è lì! Avrò forse altre parole a disposizione per dirlo.

2+2=4. Niente da fare, l' ho rifatto più volte e il risultato è sempre lo stesso. Ma perchè? Certo che la matematica stupisce ogni giorno, e stupisce il potere con cui rende conto dell' universo. Ma da dove salta fuori tanta grazia?

Forse un giorno un neuroscienziato spiegherà per filo e per segno il più stupefacente regalo dell' evoluzione: il nostro cervello e la nostra intelligenza, nonchè la sua capacità di padroneggiare appunto la matematica.

Presto o tardi il riduttore compusivo si fa vivo -... bene!...- e vedrai che si mette a filosofeggiare -... male!

Ma basta la prova del nove o devo aspettare fino a quel fatidico giorno per sapere se 2*2=4?

Dopo l' atteggiamento ragionevole ho considerato anche vari generi di follia, ma nessuna sembra davvero dubbiosa in merito al precedente quesito.

Forse abbiamo imparato una cosa: la spiegazione evoluzionistica è quasi sempre un "convalidatore inutile".

Chissà perchè ce lo si dimentica quando il fuoco si sposta poi su altre questioni, per esempio quella dei valori morali.

E' dalla notte dei tempi che non sopporto l' infanticidio; mi è chiara come il sole la malvagità che contiene quel gesto. Brilla accecando gli occhi della mente con l' intensità di cento stelle.

Finalmente, dopo secoli, mi si para davanti uno scienziato che srotolando papiri dall' improbabile lunghezza, mi riferisce con dovizia di particolari le (forse ma forse) nefaste conseguenze sociali di questa pratica. Forse.

Dopodichè prende la parola un filosofo, suo scherano, e mi chiede di rinunciare a credere nel contrassegno del "Male", cose del genere non esistono. Ormai abbiamo altri motivi per dire che l' infanticidio non ci piace, che lo vogliamo combattere e debellare. Questa storia del "Male" (che... scnadalo! non si vede al microscopio e non sta nelle calcolatrici) ha fatto il suo tempo. Rasoio di Occam: zac.

[n.b. non di rado è lo stesso scienziato che come un Fregoli si trasforma in filosofo... per vendere più libri e scrivere qualche editoriale]

Ma la "riduzione evoluzionista" non era un "convalidatore" inutile? Urca, è vero, ce lo eravamo quasi dimenticato.

Le stelle e l' aritmetica, quelle sì, possono restare al loro posto. Ma il "Male" no, deve essere "rasato" via.

Volete un altro esempio? Magari ci metto dentro Dio?... No, lo evito, spero che l' antifona si sia capita.

Bene, ora che sapete tutto cio' non abbiate paura quando il riduttore compulsivo busserà alla vostra porta. Difficilmente il suo marchingegno è in grado di appiattire la realtà alla stregua di un fumetto.

... la vera storia della ragazza di Roy Lichtenstein...


La "riduzione evoluzionistica" è stata licenziata, come convalidatore faceva cilecca e ai filosofi un po' esibizionisti non serviva più a molto.

Cerca allora di riciclarsi come "invalidatore".

E' una "spiegazione" abbastanza giovane e a quell' età, così onusta di onorificienze, l' assumeranno ben da qualche parte.

E poi, provate solo a ritrovarvi un bel giorno con conclusioni etiche che non combaciano con quelle evoluzioniste. C' è da cagarsi sotto.

Calma e gesso, forse simili "guerre di civiltà" non sono poi tanto alle viste.

Sembra infatti che nel suo nuovo incarico, per quanto si smascelli, la "spiegazione evoluzionista" morda solo aria. Insomma, non è granchè produttiva, almeno per quanto riguarda l' etica.

Come "invalidatore" balbetta giusto quattro cose sull' incesto per poi rettificarsi. Non c' è nemmeno bisogno di "torturarla", come si fa con le statistiche. Basta una piuma per "farle cantare" la melodia più gradita. Intanto la delusione serpeggia.

I conservatori sono i più solerti ad infilare monetine in un simile juke box. Ma non sono certo gli unici.

Figuriamoci che recentemente, ostaggio di un accolita politically correct, con la cerimoniosità del medium spiritico ha addirittura sostenuto che le pratiche omosessuali potrebbero essere una forma di adattamento (e quindi da tollerare). Forse.

Di questo passo darà l' ok per la sterilizzazione universale.

Certo che la "spiegazione evoluzionista" è molto sensuale, la sua capacità seduttiva sembra irresistibile: con quella bocca puo' dire di tutto.

Purtroppo cio' che è un pregio per la cocotte, diventa un difetto quando di mestiere uno fa l' "invalidatore".

Sembra che il consiglio d' amministrazione sia in procinto di far partire le prime lettere di licenziamento. Non sarà un bel carnevale.

mercoledì 10 febbraio 2010

Upload urgente

1. Esistono delle verità etiche oggettive.

2. Noi ne conosciamo alcune grazie all' intuizione della ragione.

3. Questa conoscenza è indipendente dai nostri desideri.

Caricatevi nel cervello queste tre proposizioni e preservatele con continui back-up.


Chi baldanzoso si riteneva autorizzato a giudicare naif l' "intuizionismo etico" e passava oltre, ora ha l' occasione per ricredersi. Dopodichè le scuse son finite.

Circola in versione ampliata il libro di Michael Huemer. E' pericolosissimo perchè rischia di semplificarvi la vita mentre so bene come in questo campo in molti anelino a labirintiche contorsioni mentali.

Che fare in caso di disaccordo etico?

Possibile che il "desiderio" possa e debba essere messo da parte in queste faccende?

Come interagisce il mondo con la nostra interiorità?

Cosa resta dell' evoluzione in ambito etico?

Se l' etica è un' intuizione come la insegno a mio figlio?

"Relativismo" e "naturalismo" etico, come metterli da parte e non parlarne più?

... e da ultimo...

Come trascurare oltre chi promette di rispondere alle domande di cui sopra avendo le carte in regola per farlo?

martedì 9 febbraio 2010

Quattromila anni di paternità

... nell' indagine di Maurizio Quilici...

... tendenzialmente... la figura del Padre sembra deteriorarsi...

... forse anche perchè "tendenzialmente" prospera quella del "Bellimbusto"...



... un blog che non capisco bene ma che parla sempre di questa cosa qua...

lunedì 8 febbraio 2010

Mea culpa

Bambini malnutriti che giocano felici nella spazzatura, buontemponi handicappati che ridacchiano tutto il tempo nella saletta dell' istituto. Ma cosa avranno da ridere?

E' il mistero della felicità.

[Le iperboli sono belle ma un' avvertenza è dovuta: non crediate che quei bambini siano mediamente felici quanto i loro coetanei benestanti e in buona salute, o che i paraplegici lo siano quanto i normodotati. Insomma, non crediate ingenuamente che i beni materiali siano davvero estranei alla felicità.]

Di sicuro comunque quei bambini una cosa ce la dicono: lo spirito sposta le montagne.

Già, ma alla fine della fiera cosa ci consola? Cosa ci fa reagire? Cosa ci aiuta nella disgrazia?

1. Sapere prima che arriverà: meglio una disgrazia sicura al 100% che al 95%.

2. Frequentare i disgraziati.

3. Incolpare se stessi piuttosto che la sfortuna o (non sia mai) gli altri.

Delusi dalla scheletrica risposta?

In effetti sul tema ci si poteva scrivere un trattato, oppure tre righi. Ho optato per la seconda soluzione, l' unica alla mia portata.

Per chi invece avesse l' ardire di cimentarsi nel trattato, la prefazione ideale è già bella e pronta.

venerdì 5 febbraio 2010

Madicare Voucher

problemi

Chiave di volta

"Ma perchè mai l' imprenditore (finanziario) dovrebbe sbagliare sistematicamente i suoi investimenti senza "aggiustarli"?"

Non lo so... Però è evidente che facciano così.


Ti ringrazio per la franchezza su un punto che mi sembra chiave di volta anche per il resto.

Certo che, almeno sul ciclo, per l' approccio "austriaco" non varrebbe più l' accusa di "apriorismo".

Nel frattempo mi leggo incuriosito il lavoro che citavi.


http://2909.splinder.com/post/22174036#comment

***

Torno con qualche dubbio su Carilli e Dempster (C&D) in relazione al discorso di cui al link:

1) la logica della loro matrice rende problematico anche l' aggiustamento deflazionario (conviene stare fermi o muoversi per ultimi).

2) ancorarsi ai "futures NGDP" non conduce ad una "divergences between the natural and money rate of interest" (il caso considerato da C&D); ci si limita a ristabilire presso le banche la struttura originaria dei "costi opportunità" altrimenti deformata dalle aspettative deflazionistiche; serve solo ad eliminare dal range degli investimenti possibili l' indebito intruso che blocca tutto: la liquidità. Tutto il resto rimane immutato. Perchè dunque sbagliare ancora?

3) amettiamo pure che con valutazioni sbagliate della banca centrale si arrivi a tenere tassi troppo bassi troppo a lungo; C&D devono postulare che il rischio bancario sia una vera e propria esternalità. Caspita, se lo fosse in modo tanto rilevante diventa ragionevole nazionalizzare il settore.

4) C&D adottano come criterio di scelta MINMAX: per quanto credibile è pur sempre un criterio irrazionale.

5) per C&D un' impresa dovrebbe vedere compromesso il suo profitto per il semplice fatto che l' impresa concorrente compie investimenti fallimentari. Quest' ipotesi cruciale, francamente non è molto chiara.

giovedì 4 febbraio 2010

Il nostro povero individualismo

Borges lo chiamava "il nostro povero individualismo".

Parlava degli argentini, di quello spirito anarcoide che tutto pervade e impedisce loro di assimilarsi in una vera Patria. Uno scoraggiante sentimento di sfiducia per ogni potere sovraordinato, una riluttanza a lasciarsi coordinare.

Se andiamo oltre Borges, ecco presentarsi uno spiazzante paradosso: quell' intima ostilità ad ogni governo... chiede incessantemente "più Governo".

La storia dell' Argentina - piena come un uovo di dittatori, caudillos, socialismo, fascismo, statalismo - è lì a perenne testimonianza per l' incredulo.


... altri murales ordinabili a Steven Power...

Presso gli studiosi delle democrazie la storiella è conosciuta come "il paradosso dell' italiano": l' italiano è quello strano tipo che nutre una sfiducia atavica verso il suo governo e, contemporaneamente, accetta e chiede interventi governativi sempre più ipertrofici. Chi "disprezza" tanto alla fine "compra", forse aveva ragione la nonna.

Insomma, da noi dietro chi dice "piove, governo ladro" si nasconde quasi sempre un pianificatore incallito.

Ora si scopre che il fenomeno è pressochè universale: il cinismo è nemico della libertà. Peggio un Governo lavora e più cresce la richiesta dei suoi servigi.

Come spiegare tutto cio'? Forse la sfiducia del cinico è tale per cui solo un "unto del Signore" puo' salvarci. Il cinico pessimista puzza di scommasse pascaliane anche quando parla di politica. Se l' accentramento dei rischi per lui è razionale, quello dei poteri è la logica conseguenza.

Il cinico è un giocatore disperato: non gli resta che puntare tutto su una carta.


... compra qui le tue t-shirt...


Certo che tutto questo ha una conseguenza paradossale: ai libertari viene chiesto di amare il loro nemico, o perlomeno di porgere l' altra guancia.



Continua a leggere sul tema:

http://www.cato-unbound.org/2007/03/11/tyler-cowen/the-paradox-of-libertarianism/


http://econlog.econlib.org/archives/2007/03/worst_advice_to.html

mercoledì 3 febbraio 2010

Argumentum ad ignorantiam

Se supponi vera un' affermazione il cui contenuto di verità ti è ignoto, stai costruendo un "argumentum ad ignorantiam", sappilo. Anche perchè ti curo.

Ti curo con scarso costrutto: a meno che sotto non ci sia un vero bluff, si tratta di un caso estremamente raro. Peccato che un' accusa tanto dotta con cui avrei fatto colpo si riveli poi inservibile.

Prendi la scienza. La scienza è quasi sempre incerta, di conseguanza tutti i suoi argomenti fondati su precedenti conclusioni dovrebbero essere "ad ignorantiam". Un disastro.

Fortunatamente le cose stanno altrimenti. La scienza, poichè ragiona in termini probabilistici, ben raramente ci chiede l' astensione. Quandanche un' alternativa sopravanzasse microscopicamente le concorrenti, sarebbe pur sempre razionale preferirla.

E su quasi nulla siamo completamente ignoranti, nemmeno su come cadrà la monetina che lanciamo in aria.

Danno forse fastidio le conclusioni molto imprecise, per non dire sballate? Pazienza, la scienza molto spesso è così: imprecisa&sballata. Nondimeno è scienza.

Una conclusione imprecisa e sballata non testimonia il fatto di essere a-scientifica, testimonia solo il fatto che non ce ne faremo granchè. Serve solo per "conoscere", vuol dire che ci limiteremo a quello.

Ve lo vedete un filosofo tracciare una linea e dire: se l' errore supera questa soglia siamo fuori dal territorio della Scienza!

Sarebbe una macchietta! Perchè? Perchè Scienza & Precisione non sono affatto sorelle. Al limite Cugine.

Ammetto che la conclusione non è immediata. Sarà perchè chi lavora "nel campo" non è molto interessato a diffonderla. Sa bene che il suo status rispettabile dipende dal fatto "che c' azzecca" e non dal fatto che "è uno scienziato".

Confesso, ho scritto tutto avendo ancora in testa il principio antropico.

Come leggete i libri?

Se è per questo anch' io ho smesso da tempo di leggere come prima cosa la Prefazione.
Sarà per preservare il virginale incontro con la scrittura d' autore in modo che sgorghi spontaneo un giudizio personale incontaminato...
...sta di fatto che ora le leggo..."durante".
Il "durante" non è sempre facile da definire.
Ci provo: non appena mi accorgo che la valutazione si va consolidando, che gli occhi subiscono una panne problematica, che il testo ha un momento di stanca...zac, ci infilo un pezzo di Prefazione.
Così, come diversivo. Così, come sorbetto. Così, tanto per cambiare aria aprendo porte e finestre.
Con questo modo di leggerle, a pezzi e bocconi, non voglio certo svalutarle.
Per non lasciare dubbi dirò che alcuni libri, in passato, gli ho acquistati o presi in prestito solo per le Prefazioni.
***
Ora che sono partito a pensarci mi vengono in mente altre modalità attraverso cui i libri "mi leggono".
Di solito si fanno impugnare mettendomi supino, poi, oplà, mi girano pancia sotto. Tempo dieci minuti e siamo in posizione "alla romana" (fianco sinis'-sinis').
Terminata una rotazione completa si riparte con la schienata iniziale e via, verso una seconda serie di posture.
Dopodichè la seduta viene dichiarata sciolta e sono finalmente libero di dedicarmi ad altre attività.
***
Recentemente mi sono ribellato imparando a non finire i libri che non lo meritano. E che cavolo!
E' stata una conquista di civiltà anche se non priva di inconvenienti. Figuratevi che avevo abbandonato Faulkner, autore per cui oggi ho aperto un fan club.
***
Ho notato che sia Rossella che De Mauro consigliano la "lettura lenta". Unisco entusiasta la mia voce a cotanto coro dichiarandomi un sostenitore di questa pratica.
Attenzione però, la lettura in surplace non è un dogma.
Meglio riservarla ai territori inesplorati, quando non sai chi hai di fronte, quando cammini sotto un cielo senza stelle.
Poi, dopo aver fermato l' oriente, si puo' procedere impostando una velocità di crociera. Ogni autore ha la sua.
La lettura rallentata non è nemmeno uno scherzo, ci vuole molto self control.
Quante volte sono partito con tutte le migliori intenzioni ma poi - sarà stata l' ansia di sciogliere qualche nodo, la curiosità di districare il plot, la seduzione del libro successivo o parallelo - mi ritrovavo lanciato a razzo, comprensione nulla, occhi spremuti...praticamente una tortura autoinflitta.

 

Ci si puo' aiutare con il podcast.
Il podcast ti cala nel contesto, ti fornisce una bussola, ti schiarisce la storia, almeno nei suoi snodi principali.
Con queste premesse puoi permetterti il lusso di calarti appieno nella pagina saggiandone fino in fondo tutti i ghirigori.
L' aggressione compulsiva, o frenetico/consumista, al libro è il nemico che la lettura "lenta" vorrebbe sgominare.
Darsi dei limiti facendosi legare al palo come un Ulisse, costituirebbe una strategia alternativa.
Io, per esempio, non avendo nobel da consegnare, mi dedico solo ad autori defunti. Le tentazioni sono forti, le trasgressioni non mancano e non so se durerà.
***
Solidarizzo con i lettori da treno.
Aggiungo una locazione affine. I freddi marmi della Stazione Centrale mentre attendi coincidenze che non coincidono.
Almeno finchè i barboni più smandrappati non entrano in frizione (accade puntualmente all' ora X), in questi casi attaccano a ruzzare ed inveire biascicando. Cosa fai? Chiudi il libro, fai finta di niente, ti alzi zufolando e teli.
Altra piaga per la concentrazione sono gli audacissimi piccioni che ti stringono d' assedio reclamando una briciola dei tuoi preziosi krek.
Degli annunci continui (dlin-dlon), non mi preoccupo. Riesco a relegarli in un vicolo cieco del cervelletto in fondo a destra (è un po' come il cestino di Window). Lì non disturbano.
A meno che non mi venga il dubbio atroce (con paturnia allegata) che il treno soppresso sia proprio il mio!?
Ti precipiti nel cervelletto in fondo a destra ma non riesci a ripristinare nulla di intelleggibile. La fronte s' imperla, meglio fare l' orecchia alla pagina e andare ai monitor azzurrini.
***
Chiudo con una nota di realismo impudico affrontando l' ineludibile tema della Salle de Bain.
Ogni volta che mi rilasso sulla maieutica seggetta il mio QI s' impenna. Come non approfittarne?
Per letture "volanti" del genere privilegio la lirica. In alternativa aforismi o monografie della Taschen.
In quella sede quando il reading è maturo lo capisci subito. C' è sempre un momento in cui l' interesse per il verso/epigramma/immagine "frana".
Allora tiri lo sciacquone e arrivederci alla prossima.

martedì 2 febbraio 2010

Tutto è fantastico, a posteriori.

Sul fronte più caldo, ancora un anglicano.

Polkinghorne, infatti, sembra oggi l' apologeta più attivo nella difesa della fede dall' attacco scientista. L' uomo è ferrato, non c' è che dire.

Punta molto sul "principio antropico", quello per cui il fatto che ora siamo qui è estremamente improbabile, quindi, se Dio gioca a dadi, gioca perlomeno con dadi truccati. L' universo, per essere cio' che è, richiede una "calibratura" di partenza mica da ridere.

La replica sembra semplice: getta mille volte una monetina, osserva bene la serie che esce. E' fantastico che sia uscita proprio quella! Tutto, a posteriori, è fantastico ed inspiegabile.

Sì, ma se la serie è fatta tutta di "sei" la cosa è fantastica sia a priori che a posteriori, che ne dici?

Forse la "serie" non è fatta solo di "sei", certo che è ben strana. Puoi appurarlo te stesso spendendo 55 euro.

L' universo come lo conosciamo "esce" dai valori di alcune costanti iniziali tra loro indipendenti (probabilmente). Solo una "sorprendente" coincidenza consentirebbe la vita come la conosciamo, ovvero basata sul carbonio.

C' è chi obietta e dice che la vita puo' emergere anche da altri elementi.

Altre forme di vita sono state considerate, eppoi, stando ai fatti, noi conosciamo solo la vita fondata sul carbonio.

John Leslie: il fine tuning è evidenza, evidenza genuina del seguente fatto: Dio è reale/ci sono molti universi differenti.

Polkinghorne dice che il credente puo' abbracciare entrambe le opzioni, anche se personalmente trova la cosa "priva di fascino". Io no.

Ancora... bello il modo con cui liquida i teo/zoo/biologi: non sembrano giudicare problematico da dove giungano i materiali disponibili per la "loro" evoluzione.

Ah, in matematica è un platonico. Bene!

Questo il suo libro che ho letto in treno.

Untitled

Senza titolo... senza nome... ci si crogiola nelle piccole gioie dell' anonimato...



... altre capriole irresponsabili...



... altri brindisi amniotici...

sabato 30 gennaio 2010

Quando Kant e Bentham brindarono al Circolo Ferrovieri

Ancora sul problema del Trolley.

Sì, quello degli "scambi" e del "ciccione".

Sì, quello per cui se azioni lo scambio del treno fai fuori una persona ma ne grazi cinque.

Sì, quello che per salvare tutti puoi buttare il ciccione sui binari e bloccare il treno impazzito.

Sì, quello dove tutti sembrano incoerenti perchè lo scambio lo azionano ma il ciccione, quello no, quello non osano buttarlo.


animali spiaccicati (olio su tela)


Bè, prendiamo due scambisti coerenti, due sergenti di ferro: il signor Kant e il signor Bentham.

Quando Kant, conosciuto anche come "Mr. don't switch", è addetto agli scambi sappiamo bene come ragiona: l' uomo è un fine, non posso "usare" (sacrificare) Giovanni per salvare quei cinque scemi. A buttare Bombolo sui binari, poi, neanche ci pensa.

Con lui agli scambi gli amanti dello splatter gongolano: uno strike di 5 birilli non ha niente a che spartire con la solita "morte singola"... con tutti i suicidi che bloccano la metropolitana oggidì poi...

Bentham è conosciuto come "Mr push", è sempre lì che si conta le dita. 5-1=4, vai con lo scambio... hop, e Giovanni non c' più. 5-1=4 vai con la spintarella... hop, e Bombolo non c'è più. Certo che Bentham ne ha di pelo sullo stomaco per mettere le sue manacce addosso a Bombolino mio, e la biografia è lì a confermare.

Al circolo ferrovieri i due non fanno che litigare intorno al biliardo: "anche oggi ne hai fatti fuori una marea", "tratti le persone come carne da macello", e le stecche cozzano tra loro. Gli altri (il gruppo switch&dontpush) neanche ci badano, tutti i giorni la stessa storia.

Ma oggi al circolo c' è un nuovo ferroviere, si avvicina al biliardo e confabula con i due litiganti. Dopo poco eccoli avviati come tre amiconi verso il Bar per brindare alla salute a alla ritrovata amicizia. Il gruppo strabuzza gli occhi.

Ma cosa avrà detto il misterioso ferroviere al "contatore umano" e all' "uomo con la legge nel cuore" per ottenere una simile effusione dei corpi e degli spiriti?

Ve lo dico in un orecchio, avvicinatevi: se stabilite una pena equa (risarcimento) potete mantenere principi saldi e bilanci che quadrano, le due cose non sono affatto in conflitto. Utilità&Principi... Culo&Camicia!

Capito? Vabbè, grazie a tutti e alla prossima.

Dimenticavo, visto che avete porto l' orecchio vi svelo anche il nome del misterioso ferroviere, si tratta del signor Coase, detto anche "Mr. switch&push&pay".

Scolpito per sempre

... nella guida telefonica...

da Alex Querel

... nei vinili...



da John Trunk

venerdì 29 gennaio 2010

Culoni che troneggiano

Riuscite a prendere sul serio un "determinista"?

Difficile se si mette piede fuori dall' aula scolastica. Per me è evidente che una qualche seppur minima libertà esista.

Eppure ce ne sono molti. Magari sotto la maschera grottesca del "compatibilismo".

[I compatibilisti, onore a loro, un po' si vergognano e corrono a nascondersi infilando la testa sotto il letto. Ma il culone, purtroppo, troneggia denunciandoli]

Ma perchè sono così tanti? Probabilmente per evitare l' inondazione metafisica delle loro filosofie (spesso) materialiste quando ormai lì dentro hanno investito troppo, fino a farne un' ideologia.

Per loro sarebbe davvero disperante.

Se proviamo per un attimo a prendere sul serio il determinismo (d) scopriremmo che è una dottrina contraddittoria, così come lo sono le sue caricature "compatibiliste". Il libero arbitrio (l.a.) allora s' impone (anche) per coerenza logica.

Dimostrazione.

PREMESSA 1: Dovremmo credere solo a cio' che è vero (semplice deontologia epistemica).

PREMESSA 2: Un "dovere" è tale se è anche "possibile" (semplice ragionevolezza).

PREMESSA 3: Se d. fosse vero, tutto cio' che è "possibile" fare verrà fatto (non si scappa).

PREMESSA 4: Io credo nel l.a. (e tutti credono nella mia buona fede).

DERIVAZIONE 1: sulla questione del d., possiamo evitare le false credenze (poiché la ipotizziamo conoscibile: 1+2).

DERIVAZIONE 2. Se il d. fosse vero, potremmo evitare le false credenze (3+5).

DERIVAZIONE 3: poichè evito d., d. non puo' essere vero, quindi sono libero (6+4).

DERIVAZIONE 4: L.a. è vero.

Il determinismo, poichè implica il suo contrario, è una dottrina autocontraddittoria.

Detto più semplicemente: poichè non faccio cio' che potrei fare, sono libero e il detrminismo (che implica si faccia tutto quello che si può fare) è confutato.

Qui Michael Huemer affossa le flebili obiezioni.

giovedì 28 gennaio 2010

Ciao ciao Darwin

TEISTA: guardati intorno... che meraviglia! Chi ha fatto tutto questo? Solo un Dio puo' celarsi dietro uno spettacolo del genere.

ATEISTA: sciocco! Si vede che non hai letto Darwin. Leggilo e scoprirai come per creare "meraviglie" del genere bastano "caso" e "necessità". Nessun Architetto è richiesto.

TEISTA: sì sì... il processo evolutivo eccetera eccetera. Ma qui siamo di fronte a complessità davvero inesplicabili.

ATEISTA: l' evoluzione è in grado di spiegare anche le complessità più complesse.

TEISTA: non le complessità complessissimissime.

ATEISTE: anche quelle!

TEISTA: anche le complessissimissime?

ATEISTA: anche le complessississimissime!

TEISTA: bla bla bla...

ATEISTA: bla bla bla bla...

Lasciamo i due filosofi al loro dialogo tra sordi e cerchiamo piuttosto una via d' uscita.

Potremmo partire dalla spiazzante osservazione di Eugene Wigner: "ma quanto irragionevole potere esplicativo ha la matematica" con cui spieghiamo tanta complessità. Già, veramente irragionevole.

Ma noi non vogliamo essere irragionevoli!

Un modo per evitarlo consiste nel credere che l' universo sia un oggetto matematico.

Certo che se le cose stanno così il potere della matematica non è più "irragionevole" ma del tutto naturale.

Inoltre prendo due piccioni con una fava: l' universo matematico richiede l' esistenza di più mondi e l' esistenza di più mondi riconcilia le contraddizioni tra relatività e teoria quantistica.

Altra conseguenza: la natura della complessità dell' universo è del tutto particolare. Ora possiamo dire di saperne di più, si tratta di una complessità matematica.

La matematica costituisce un sistema "complesso", chi puo' negarlo? Persino il sistema dei numeri naturali è, nel suo piccolo, molto "complesso".

Eppure l' origine di questo genere di complessità non puo' essere nemmeno lontanamente spiegato da processi evolutivi (ciao ciao Darwin).

C' era d' aspettarselo, si capisce: per fare i teologi non basta chiedersi "perchè c' è la vita", bisogna chiedersi "perchè c' è qualcosa". Anche per questo mandiamo in pensione il Darwin teologo (tenendoci stretto il naturalista).

E l' origine dei numeri, allora?

Una soluzione in tasca non ce l' ho. In questi casi è ragionevole adattarsi alla più immediata.

Qualcuno puo' pensare che siano lì da sempre. Fissi! Che pensiero strano. Oppure che originino da numeri, che originano da numeri, che... Che pensiero incasinato!

Mi è molto naturale pensare che un numero origini da una mente. Non la nostra, per quanto detto più sopra noi siamo fatti di numeri e siamo fatti per comprenderli, mica siamo in grado di partorirli.

Non resta che la Mente di Dio.

E' la soluzione più di buon senso, spiega perchè quel genere di matematica che forma l' universo si presenta a noi in modo molto differente da una comune astrazione.

E' la soluzione più semplice, almeno da intuire, così anche il rognoso spirito di Occam smetterà di brontolare.