L’ Italia ha prodotto almeno tre grandi film horror: il primo è cosmopolita, Profondo Rosso.
Gli altri due sono horror da campanile: c’ è quello padano e quello terrone.
A proposito di campanile: nell’ Italia anni settanta che andava laicizzandosi il pervertito è sempre il prete, ovvio. Spero quindi che nessuno consideri questo parole uno spoiler sorprendente.
Qui mi occupo del secondo film, quello “terrone”.
Ambientato sotto i ponti che percorrevamo ignari per andare in vacanza.
Sembra incredibile pensare che là sotto potesse esistere qualcosa che non fossero le discariche abusive. Scopriamo invece che abbondano oratori, streghe e fattucchiere.
Una storia avvincente, sembra di vedere De Martino allo storyboard.
Leggendaria la seduzione del bimbo. Su questa scena la mia generazione c’ ha lasciato una tonnellata di diottrie!
Nel dibattito post proiezione ferverà ila diatriba giuridica: ha senso incriminare per tentato omicidio chi si produce nel rituale voodoo della bambolina infilzata? Se sì, la giunonica Florinda Bolkan non la passerebbe liscia.
Certo che nel film, il sentimento perbenista, un tempo tenuto a freno dalla Santa Inquisizione, non bada ai sottili distinguo dei giureconsulti e provvede a una grezza giustizia.
Massacri del genere hanno folgorato Tarantino sulla strada di Damasco facendogli decidere quel che avrebbe fatto da grande.