Non mi piace leggere di avventure, mi viene subito in bocca un retrogusto artificioso. Dietro ogni avventura percepisco sempre la presenza di qualcuno che la "pompa".
Ma leggendo Tristi Tropici le cose cambiano. Levi-Strauss è un gigante della cultura, forse il più grande antropologo del secolo passato. Da lui ci aspettiamo "teorizzazioni" - che non mancano -, non avventure.
Ma quando s' intraprendono viaggi tanto impervi (Mato Grosso) è giocoforza imbattersi in situazioni singolari e anche il cervellotico scienziato deve rompere la sua concentrazione, abbandonare le sue strutture per stupire, tremare, scappare, sudare, gridare, sospirare...
L' avventura inattesa, l' avventura di sguincio, l' avventura ineludibile è l' unica che leggo con partecipazione.
Il libro è zeppo di questo prezioso tesoro.