lunedì 3 dicembre 2012

Biancaneve

Nella prima parte una Biancaneve coperta di stracci ramazza tutto il santo giorno il palazzo della Regina Cattiva che la vorrebbe morta.

Nella seconda parte ramazza tutto il santo giorno la casetta dei sette nani (che la riempiono di coccole).

La terza parte non la vediamo ma scorgiamo sullo sfondo il Castello che ramazzerà felice e contenta per il resto dei suoi anni.

Cinque stelle.

bianca

sabato 1 dicembre 2012

Fissare qualche idea sulla discriminazione

Differenze salariali esistono eccome, specie tra bianchi non bianche e neri. Ma anche tra donne e uomini.

Solo che la discriminazione non le spiega.

Controlla lo stato civile e vedrai che la differenza uomini/donne sparirà.

E' rimasto qualcosa? Controlla le preferenze fun/money (alla donna piace la cura e l' accudimento) e farai sparire tutto.

Controlla per istruzione ed esperienza. Vedrai che le differenze bianchi non bianchi spariranno.

Controllo per l' intelligenza (IQ) e vedrai che le differenze neri/bianchi spariranno.

Non spariscono del tutto? Controlla anche per struttura familiare (i neri hanno famiglie più precarie) e la farai finita.

Ma ammettiamo che delle discriminazioni ci fossero in passato. Come farle sparire? Semplice, basta il mercato, almeno se parliamo di discriminazioni nell' assunzione.

Il razzismo costa parecchio e chi lo pratica perderà presto quote di mercato fino a sparire.

Esistono anche stereotipi accurati (statistical discrimination) e qualcuno si preoccupano perché generano profezie autorealizzanti.

Calma, un soggetto discriminato statisticamente si impegnerà di più e poi, lo dice la psicologia, di fronte al discriminato di qualità si tende all' over-reaction.

I costi delle leggi antidiscriminazione: 1. sono pagati dai soggetti migliori del gruppo discriminato 2. risentimento sociale 3. impediscono l' utilizzi del mezzo più efficace per combattere la discriminazione. l' IQ test.

Se poi si analizzano i processi si vedrà che quasi tutti riguardano i maltrattamenti, pochi le assunzioni. Bene, il razzista ha dunque una scappatoia, basta che discrimini alla fonte.

http://econfaculty.gmu.edu/bcaplan/e321/lab7.htm


venerdì 30 novembre 2012

Luce in fondo al tunnel

Maestro: (passando davanti alla vasca dei pesci rossi): beato quel pesciolino, guarda quanto è felice.

Discepolo: come fai a saperlo?

Maestro: come fai a sapere che non lo so?

C' è un punto in fondo all’ anima a cui accede solo l’ introspezione.

Siccome la felicità si deposita lì, risulta molto difficile misurarla, non parliamo poi se dovessimo fare confronti interpersonali.

Le difficoltà si moltiplicano anche perché confondiamo di continuo felicità e piacere: il piacere è un' onda nel cervello, la felicità è la soddisfazione interiore con cui raccontiamo la storia della nostra vita.

Per essere felici occorre un impegno esistenziale: è consigliabile immolarsi per cio' che si ritiene importante.
In questi casi la cosa difficile non sta tanto nell’ immolarsi quanto nel trovare qualcosa per cui valga la pena farlo.

E' impossibile dare importanza a compiti elementari: non ci si realizza schioccando le dita.

Molto meglio puntare su attività che ci chiedano sacrifici eccezionali compatibili con la nostra indole: una situazione in cui felicità e piacere coincidono solo in fondo al tunnel.
felic

Di solito l' omino che misura la felicità spunta per le interviste proprio quando l' uomo sulla giusta via della felicità è oberato dai suoi sacrifici (lo è quasi sempre) e gli chiede a bruciapelo: lei è felice facendo quel che sta facendo ora? L' uomo felice - stressato, sudato, sotto pressione - lo manda a quel paese. A quel punto l' omino che misura la felicità segna la crocetta nell' ultimo quadratino in basso. Dopo qualche giorno l' omino che misura la felicità torna facendo la stessa domanda, ricevendo la stessa risposta e barrando la stessa casella.

Poi pubblica tutto con gran clamore.

http://www.tnr.com/article/politics/magazine/103952/happyism-deirdre-mccloskey-economics-happiness

http://www.bostonreview.net/BR37.6/claude_fischer_happiness_economics_psychology.php


P.S.: perché su questi temi preferire Haidt a Kahneman? Il primo ha un concetto complesso di felicità. Sufficientemente complesso da non renderlo misurabile.

P.S. illusioni ottiche nella misurazione della felicità: 1. siamo cattivi predittori affettivi 2. esiste il cosiddetto adattamento edonico 3. l' invidia conta più dell' egoismo in queste faccende

P.S. "possiamo anche fare una montagna di brain scan ma non saprò mai se le tue sensazioni quando vedi il colore rosso sono pari alle mie"

P.S. come si fanno i test? Domanda e risposta con tre opzioni: 1. infelice 2. felice 3. molto felice. Caso classico in cui significanza statistica  e significanza scientifica divergono.

P.S. se vuoi considera pure gli studi sulla felicità ma non permetterti di usarli per elaborare policy: dovresti redistribuire dal brahmino al taccagno.

P.S. la felicità non è fungibile, è multipla e si manifesta su varie dimensioni. L' amore per mio padre non si coniuga con la voglia che ho di andare all' Università. Non si possono fare scambi qui.

p.s. esperimento mentale: vuoi connetterti alla macchina della felicità o tornare a casa? Rispondi e cerca di comprendere la natura della felicità.

p.s. gli studi seri non fanno regressioni ma studianoi casi da vicino. Risultato: la gente è felice quando esercita le virtù.

p.s. come rispondere a chi presenta i problemi del consumismo? Dicendo che sono i problemi di sempre. Tutte le società gli anno avuti. Rispetto al passato abbiamo solo più strumenti per realizzarci e più ambiti dove farlo.

p.s. nota bene, tutto il discorso sull' impossibilità di misurare la felicità è un discroso pro pil

Autistici alla riscossa

Ci mettono in guardia: il nostro mondo diventa sempre più ermetico e individualista, l' incomunicabilità la vince su tutto.

Uno potrebbe chiedersi: come invertire la tendenza?

Oppure, se è un tipo curioso: che diritto abbiamo di invertire una tendenza quando per molti si tratta di manna dal cielo?

http://www.nytimes.com/2012/12/02/magazine/the-autism-advantage.html?hpw&_r=1&pagewanted=all&

http://marginalrevolution.com/marginalrevolution/2012/11/the-autism-advantage.html

giovedì 29 novembre 2012

Iudicium Aquae Fervantis

Per mezzo millennio le più sofisticate menti giuridiche trovarono un solido accordo nell’ adottare strani diritti processuali: l’ imputato veniva preso e immerso senza riguardi in un calderone di acqua bollente. Se si ustionava era colpevole, se usciva incolume innocente. Il tutto passò sotto il nome di Ordalia.
Esiste forse un esempio migliore di oscurantismo?
Fortunatamente qualche secolo dopo irruppe sulla scena il Prof. Voltaire con il suo assistente Odiferddi a denunciare le barbarie di un periodo storico tanto ottenebrato.
Mai più fu il motto che pronunciarono solennemente davanti a una platea devota.
La visione storica di questo corpo docente è alquanto semplificata: prima eravamo degli idioti, ora siamo degli intelligentoni. Seguono slogan del tipo “evviva la scienza”, “Abbasso dio e tutte le sottane che lo venerano”.
Non proprio “nani sulle spalle dei giganti”, quindi.
Anche la ricetta su come procedere d’ ora innanzi è semplice: fare tabula rasa del passato e ricominciare da zero.
boiling
I soliti frettolosi, scommetto che gli errori giudiziari del passato erano inferiori ai nostri, e questo nonostante si operasse in condizioni precarie a dir poco.
Pensateci bene e cercate di tornare indietro nel tempo in una società quanto mai ricca di spiritualità che oggi giudicheremmo strampalata.
Nel medioevo, in condizioni tanto arretrate rispetto alle nostre e con strumenti tanto rudimentali, risultava difficile evitare errori giudiziari: quando si puntava sulla confessione erano tutti innocenti, quando si puntava sulla tortura erano tutti colpevoli.
Fortunatamente le superstizioni erano potenti e si pensò bene di sfruttare quella nota come Iudicio Dei  in accordo alla quale Dio in persona condanna e assolve se opportunamente interpellato dai Sacerdoti.
C’ è da dire che all’ epoca Giudici e Sacerdoti coincidevano.
L’ idea fu geniale e degna delle menti sofisticate di cui sopra, con queste premesse costruire un “processo giusto” divenne un gioco da ragazzi: si fissava la possibilità di patteggiare, chi non ci stava si sottoponeva all’ ordalia.
In un mondo pieno d’ incertezze abbiamo ottenuto una certezza non da poco: il colpevole patteggia, l’ innocente si “sottopone”.
Manipolando opportunamente l’ ordalia il Sacerdote procurerà poi un verdetto d’ innocenza.
Indagini zero ed errori giudiziari zero, dunque. Qualche obiezione?
Bé, una percentuale del 100% d’ innocenti tra chi non patteggia potrebbe inoculare dosi di scetticismo. Sarebbe un grave danno visto che tutto si fonda sulla superstizione e lo scetticismo è l' acido preposto a erodere questo genere di fondamenta.
Rimedi? Si potrebbe abolire il patteggiamento lasciando comunque aperte vaghe e discrezionali alternative all’ Ordalia. Magari le si giustifica così: dio non puo’ essere continuamente disturbato per sistemare gli affaracci nostri, ha cose più importanti da fare.
Nell’ udienza preliminare l’ accusa accuserà, l’ imputato si difenderà e il giudice giudicherà.
Ma cosa giudicherà? Come detto giudicare con rigore i fatti era estremamente costoso, mancava ogni tecnologia d’ indagine che andasse al di là della parola di testimoni per lo più corrotti.
Fortunatamente in questo caso i fatti possono essere accertati senza bisogno di conoscerli. Il giudice non giudica i fatti ma l’ atteggiamento dell’ imputato in aula e la sua strategia difensiva: punta sull’ Ordalia o punta a evitarla? Un giudizio semplicissimo visto che non si puo’ bleffare.
Nel primo caso si farà precedere l’ immersione da una luuuunga serie di ciacolatorie in modo da raffreddare opportunamente il liquido, nel secondo si sbatterà il colpevole nel pentolone senza nemmeno spegnere il fuoco.  
Ancora una volta: indagini pressoché zero ed errori giudiziari pressoché a zero.
Un meccanismo perfetto che puo’ essere inclinato solo dall' allentamento delle superstizioni.
Non è un caso che gli scettici notori (per lo più gli ebrei) non venissero mai sottoposti a Ordalia.
Non è un caso se la cerimonia dell’ Ordalia fosse parte integrante della liturgia cristiana e si svolgesse in Chiesa (luogo interdetto agli scettici).
Non è un caso se dai registri constatiamo una prevalenza impressionante dei verdetti d’ innocenza con percentuali che s’ impennano in presenza dei patteggiamenti.
Non è un caso se i sacerdoti fossero gli unici ammessi a constatare e giudicare l’ esito dell’ Ordalia.
Non è un caso se si dovette rinunciare a questo ingegnoso meccanismo non appena le funzioni giudiziarie passarono dai sacerdoti a laici incapaci di evocare qualsiasi spirito.
Morale: nanetti come Voltaire o Odifreddi, anziché sforzarsi sulla punta degli alluci farebbero bene a scalare la montagna umana di cotanti giganti, sistemarsi sulle capienti spalle e dare da lassù il loro misero ma mai disprezzabile contributo.

Libertari: due stili educativi

http://daviddfriedman.blogspot.it/2012/11/two-libertarian-families.html

Uno punta sul mercato e uno sulla libertà.

In realtà si tratta di atteggiamenti diversi in tema di regole.

Il passaggio decisivo cerca di ricucire:


Are there any obvious reasons for the differences in our child-rearing strategies? One is that we had two children, they had five; the advantages of decentralized market decision making are typically greater the larger the number of people being coordinated. Another is that they had their children younger than we did, and were probably under greater financial pressure as a result. While imposing market discipline on children should be doable under almost any circumstances, it's more convincing when money is tight—a policy of "I won't buy that for you even though you really want it; you have to earn the money yourself" feels artificial, to the parent and perhaps to the child, when it is obvious that the cost of everything the child wants is small enough to be entirely insignificant to the parent's economy. That is one reason I have suggested in the past that World of Warcraft may provide a better way of teaching the same lessons to the children of well off parents; the budget constraint within the game is real.




mercoledì 28 novembre 2012

Sanità: USA vs. UE

http://johnhcochrane.blogspot.it/2012/11/health-economics-update.html#more

http://www.foxnews.com/opinion/2012/11/16/what-world-doesnt-know-about-health-care-in-america/


Negli usa molti milioni di cittadini non hanno accesso alla sanità. Lo si sostiene spesso.

Alla stessa stregua si potrebbe dire che in Europa una proporzione ben maggiore di cittadini è vittima del diniego di cui sopra.

Questo, almeno, dopo una sentenza della Corte Canadese nella quale si legge: "avere accesso a una fila d' attesa non equivale ad accedere alla sanità...".

Qualche ragione ce l' hanno pure i giudici canadesi se si va a guardare le cause di morte: da noi la "fila d' attesa" è tra le prime.

Fortunatamente è una morte dolce, una specie di eutanasia, non sembra irritare la vittima e per molti la diagnosi ottenuta un mese dopo è la medesima che si sarebbe ottenuta un mese prima, le differenze non verranno mai alla luce ed è facilissimo stendere un velo pietoso e tirare innanzi vantando i pregi della nostra sanità, soprattutto la sua economicità.

A proposito di economie, avete notato che Veronesi è sparito dalla circolazione? Forse è perché predicava la necessità di continui controlli per sconfiggere il cancro. Ma continui controlli = spesa alle stelle. Meglio non esporre troppo il vecchietto in questo periodo.

Mia mamma, reduce da un' operazione delicata, annualmente si sottopone a screening, colonscopia, esattamente. Ieri ha fatto l' esame. Tutto bene, che torni pure tra tre anni. Probabilmente l' hanno condannata a morte ma l' annuncio non sembrava certo lugubre, di certo non scalfisce la reputazione del nostro sistema sanitario e per molti non è nemmeno un buon motivo per rivolgersi al privato. Ha parlato o non ha parlato la Voce del Padrone? Persino la persona razionale non si sente di dare molto peso se la condanna è solo statistica e se te la infliggono che sei ancora sana.

Noi europei siamo così, con il trattamento uguale per tutti impartito dal Prete/Medico si crepa festeggiando, se fosse per noi i costi sanitari potremmo pure azzerarli, basta che ci dicano in modo ufficiale come dobbiamo crepare e che gli ordini siano uguali per tutti. Ci piacciono le scene ben costruite, e quindi si badi bene che la diagnosi provenga dalla spaziosa fronte corrugata del Luminare Unico, anche se è solo un ventriloquo del ragioniere ministeriale.

Lo zingaro insudiciato

Sul treno spesso incrocio gli Zingari. Non parlano mai con nessuno se non tra loro, evitano i gajé come la peste. Sono sempre in movimento e scorrono via nei corridoi in rapide e silenti file indiane: per loro esistono solo i loro simili, eccezion fatta giusto per il controllore dal quale rifuggono incessantemente.

Questi personaggi mi hanno incuriosito e ho cercato di informarmi, ora vi rendo partecipi di quel che ho scoperto.
E' gente originaria dell' India, è in giro da migliaia di anni e una simile resistenza del ceppo non è facile da spiegare: non possono contare su un governo che applichi ai loro casi le leggi più elementari visto che sono impegnati quasi sempre in attività considerate illegali dai governi in carica. Non possono contare nemmeno su forme efficienti di ostracismo dei reietti visto che le tante comunità zingare sono sempre in movimento e tra loro in contatto precario, il che non consente un’ applicazione efficiente dell’ istituto.
Come regolano dunque la vita sociale? Qual è il segreto del loro successo?
La mia impressione è che sopravvivano grazie al fatto di aver respinto ogni forma di laicità.
Ma andiamo per gradi e cominciamo a capire di cosa campa uno zingaro. In cosa consiste la sua vita mondana?
Svolgono un' unica attività - la predizione del futuro - oggi però molto in crisi, cosicché hanno virato il loro core business sull' elemosina. All' apparenza non sono molto alacri e questo perché colludono: l' autorità del campo suddivide in comparti la città evitando ogni forma di concorrenza.
Di solito noi li consideriamo ladri ma il ladrocinio non è una pratica canonica. Piuttosto, sono oggetto di ammirazione gli zingari che riescono a frodare il loro cliente nel corso dell' elemosina o della lettura della mano, così come brilla la reputazione di chi froda i programmi di welfare. La dedizione al furto più genuino discende forse da queste inquietanti premesse e, nonostante tutto, è giudicata una degenerazione anche presso i gitani.
Nel campo la criminalità è bassa: gli zingari non rubano tra loro e, anzi, sono piuttosto ligi nell' osservanza delle regole, fenomeno sorprendente visto che nel campo non esiste una polizia o roba del genere e visto anche l' ammonimento di voci autorevoli per cui homo hominis lupus...
Così com' è illegale la loro attività economica, sono illegali anche molte attività civili: le mogli si comprano e spesso ci si sposa ad età in cui da noi nemmeno è possibile esprimere un consenso. Cosicché quando ci si lascia non si puo' certo andare in tribunale per far valere i propri diritti, bisogna arrangiarsi attraverso altri canali.
Lo zingaro tipo vive dunque immerso nell' illegalità ma illegalità non significa mancanza di leggi: come potrebbe mai coniugarsi la mancanza di leggi con un simile successo evolutivo della razza? Dove sta il trucco?
sudi 
Lo zingaro crede nella magia.
In particolare è ossessionato dalla purezza. La sua spiritualità molto spiccata lo porta a vedere pulizia e/o sudiciume ovunque. Ogni fenomeno deve passare il vaglio di questa polarità.
Il corpo umano sotto la cintola - laddove produce escrementi, urine e mestrui - è ricettacolo di impurità, specie quello delle donne. Da cio' discendono una miriade di precetti tesi a preservare la purezza della persona.
Mi limito a qualche esempo.
Le gonne della zingara sono indumenti impuri, anche per questo nel corso di una lite familiare "lei" non vi attaccherà mai con calci e pugni bensì brandendo la propria gonna. E' anche un tipico modo con cui le donne fanno cessare le risse nel campo.
Con la gonna non si cucina, bisogna indossare il grembiule. La donna coi mestrui, poi, non cucinerà mai e mangerà appartata distruggendo piatti e posate (di solito finiscono nel Bozzente). L’ esposizione alle parti basse del prossimo va evitata con cura: guai a chi segue dappresso qualcuno su una scala, specie se donna, pena la contaminazione.
Sesso anale e orale sono banditi e le nudità sono tabù. La donna, tanto per dire, deve svegliarsi con congruo anticipo sull' uomo in modo da non farsi vedere allorché esce dal letto e si prepara. In ogni caso, a meno che non sia completamente vestita, deve mostrarsi sempre di schiena camminando come i granchi. I vestiti di lei non potranno mai essere lavati con quelli di lui, in caso di errore si butta tutto. Uno zingaro evita persino di sbadigliare pur di non evocare il letto, luogo impuro quant' altri mai. E non sentirete mai uno zingaro dire che si assenta per recarsi alla toilette: certe parole sono tabù.
Per le mani il discorso si fa complesso vista la loro continua spola tra parti basse e parti alte del corpo. Il lavacro è importante per decontaminarle almeno una volta al giorno: non deve mai avvenire in contenitori dediti ad altri usi.
Cani e gatti sono infetti poiché dediti all' orribile leccaggio dei genitali ma il più infetto d tutti è il non-zingaro. Io, per esempio. Se invitato nel loro campo mi assegneranno uno sgabello opportunamente ricoperto da uno spesso preservativo, non si sa mai. In ogni caso non sperate di entrare nella loro dimora, i timori di contagio sarebbero troppi.
Gli zingari credono dunque nella magia, non solo, della magia bisogna tener conto in ogni piccolo atto quotidiano. La loro magia è ipertrofica. Una vita d' inferno per chi non dovesse condividere questa fede. Considerando che l' adesione alla tribù è completamente volontaria, capiamo bene perché la fede nella magia sia solida e pervasiva tra i membri della comunità: ogni individuo è immerso in questo mondo fin da piccolo e
sviluppa in questo senso un capitale umano e sociale notevole.
A questo punto il gioco è fatto, basta equiparare i crimini mondani ai peccati d' impurità. Chi uccide uno zingaro è dichiarato impuro, proprio come chi non si lava le mani o non fa tre inchini prima di entrare in casa. Lo stesso dicasi per chi ruba a uno zingaro.
Una punizione tremenda se hai passato la vita (tutti i santi giorni che il dio degli zingari manda in terra) a mantenerti puro trovando perfettamente sensato questo sforzo. Ma soprattutto una punizione che si auto esegue senza bisogno di polizia e corti d' appello.
A tutto cio' si aggiunge la credenza nel contagio: l' impuro puo' contagiare il puro. E' grazie al contagio che l'ostracismo torna ad essere efficiente anche presso le disarticolate tribù degli zingari, esiste infatti un incentivo notevole a informarsi sui nuovi venuti. Ora poi che hanno il telefonino...
Inutile dire che rifarsi una vita nella comunità gajé è precluso: la quintessenza del sudiciume si accumula proprio lì.
Funziona? Che la cosa funzioni lo constatiamo dallo splendido effetto deterrente che abbiamo sotto gli occhi, nonché dai successi che hanno consentito a questa popolazione ovunque perseguitata di giungere incolume fino a noi.

martedì 27 novembre 2012

Pagare la rca auto per chilometro percorso e non per auto

Risparmi incredibili.

http://www.brookings.edu/~/media/Research/Files/Papers/2008/7/payd%20bordoffnoel/07_payd_bordoffnoel.PDF

Il ciellino e i suoi nemici.

Il Cattolico Ciellino aspira a divenire un Uomo Completo dal punto di vista spirituale e mondano.
Vasto programma, vediamo di considerare solo la seconda parte, quella mondana.
In ambito mondano Uomo Completo è colui che produce e consuma. Non si puo’ consumare senza produrre, se ci si limitasse al consumo si diverrebbe presto ostaggio dei produttori.
L’ Uomo Completo produce secondo criteri di efficienza e consuma secondo criteri cristiani, ovvero secondo criteri che valorizzano i bisogni dell’ altro.
Qui uso il termine “consumo” in senso lato per indicare l’ uso finale che vogliamo fare delle nostre risorse, in questo senso la carità cristiana è una modalità di consumo.
Quanto più si è efficienti, tanto più si produce. Quanto più si produce, tanto più si consuma. Quanto più si ha da consumare, tanto più si puo’ aiutare l’ altro.
Mi sembra una logica semplice da capire.
Domenica, per esempio, è stata la giornata del Banco Alimentare: se i ciellini avessero organizzato le operazioni in modo ancor più efficiente, avrebbero raccolto una quantità di derrate ancora più ingente potendo aiutare più persone.
Una persona razionale dice: speriamo l’ anno prossimo di fare meglio, e tra due anni di fare meglio ancora visto che l’ efficienza si trasforma in carità.
Acerrimo nemico del Ciellino è il Cattolico Sociale (o Pauperista), costui auspica che l’ uomo di fede si concentri esclusivamente sul “consumo” uniformandosi ai precetti cristiani della povertà.
Produttività, denaro, finanza, efficienza sono concetti che corrompono le nostre fragili menti e da cui l’ uomo religioso deve girare al largo per dedicarsi alla meditazione spirituale e all’ ascolto di Uomini e Profeti su Radio Tre. Al limite è consentito esporsi a qualche pagina del Cardinale Martini.
Certo, produttività, denaro, finanza ed efficienza sono concetti che non possiamo completamente espellere dal nostro mondo, qualcuno dovrà occuparsene, qualcuno dovrà pur produrre i beni che noi elargiamo alla nostra mensa mistica. Lasciamo che a farlo sia l’ Altro, ovvero l’ Uomo che ci Completa e che si sacrifica (involontariamente) per noi.
Negli eventi recenti che hanno intaccato l’ onorabilità di molti preminenti personaggi ciellini il Cattolico Sociale (o Pauperista) non trova che conferme alla sua visione.
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Ma per capire meglio la figura del Cattolico Pauperista bisogna avere una teoria della povertà volontaria. La cosa migliore, in questi casi, consiste nel rivolgersi alla scienza.
Cosa ci dice chi ha studiato in lungo e in largo il sentimento della povertà volontaria nella storia? Quali sono le sue scaturigini? Sentiamo Peter Leeson:
… nelle società primitive in cui predominava un’ “economia di rapina” e dove era alto il rischio di saccheggio e schiavizzazione poteva risultare razionale impoverirsi volontariamente attraverso gesti pubblici eclatanti e non falsificabili in modo da trasformare se stessi o la propria comunità in una preda meno ambita evitando così di dover sopportare i costi di una guerra di difesa… la strategia dell’ auto-impoverimento e dell’ erosione volontaria di parte delle proprie ricchezze era dunque funzionale alla conservazione delle medesime… la strategia dell’ auto-impoverimento spiega molti fenomeni spesso ritenuti irrazionali: i sacrifici umani, i monumenti tombali maestosi (es. piramidi), la sepoltura con le proprie ricchezze, il rifiuto verso lo sviluppo possibile in molti paesi poveri… Zomia, Zingari, monaci medioevali, Esseni… cio’ che caratterizza questi soggetti non è tanto una preferenza particolare in tema di povertà, quanto una spiccata vulnerabilità alla predazione esterna tale per cui l’ auto-impoverimento si presenta a costoro come una strategia disponibile e poco costosa volta alla difesa efficiente dei diritti di proprietà minacciati… 
Questa teoria della povertà volontaria è nota come “conspicuous destruction” e si lega a doppio filo con la credenza religiosa poiché è proprio tramite la precettistica religiosa che si creano i giusti incentivi affinché il singolo partecipi all’ auto-impoverimento della comunità.
In questo senso è lecito un pensiero malizioso: il cattolico sociale (o pauperista) è dominato da paure ancestrali più che da un autentico amore per la povertà in sé.
L’ ambiente mutato ci fa ritenere del tutto irrazionale il suo approccio, oggi come oggi è molto più sensato puntare sull’ efficienza massimizzando la ricchezza da spendere “cristianamente” piuttosto che sacrificarla in nome di una purezza che ci renda inappetibili al predatore.
Sempre tenendo conto che i predoni – ovvero l’ altro nemico – non si sono estinti del tutto e spesso usano armi molto più raffinate che in passato. 

LETTURA:

http://www.peterleeson.com/Human_Sacrifice.pdf
http://www.coordinationproblem.org/2012/11/law-economics-and-superstition-human-sacrifice.html

lunedì 26 novembre 2012

Donne, uomini e biologia

http://econjwatch.org/articles/what-is-the-right-number-of-women-hints-and-puzzles-from-cognitive-ability-research

Animali processati

http://www.peterleeson.com/Animal_Trials.pdf

Il mandante dei femminicidi

Ieri era la giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Ma cos' è questo "femminicidio" di cui tanto si parla?

E' l' omicidio di una donna da parte del suo partner. Di solito si verifica quando la vittima sta cercando di abbandonare il suo futuro carnefice.
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Questa violenza estrema sulle donne è un fenomeno recente?

Non saprei dire, non ho ancora messo gli occhi su statistiche ben fatte. Posso supporre che a parità di tutto il resto quanto più è facile "abbandonare" il proprio partner, tanto più frequentemente s’ innescherà la violenza.

Ma la nostra società è particolarmente violenta nei confronti delle donne?

In termini assoluti è piuttosto vero il contrario: per ogni donna che muore in modo violento ci sono sei maschi ammazzati. Lo dico a prescindere dal sesso dell' assassino, che è quasi sempre maschile.
femmmm

Già, perché il maschio per sua natura è più violento...

Dal punto di vista psicologico non direi, la violenza femminile è differente, questo sì: si concentra sulle relazioni personali restando refrattaria alle astrazioni (come le violenze di guerra, dove sei chiamato ad uccidere degli sconosciuti, magari premendo un bottone).

Mi sembra di capire comunque che la morte della donna nelle nostre società avvenga in condizioni del tutto particolari: spesso è uccisa proprio in quanto donna. Ovvero, diventano decisivi il ruolo sociale e le aspettative nei suoi confronti legate al suo sesso.
femmini

Questo è senz' altro vero: nel caso del femminicidio, per esempio, la violenza si scatena anche perché la donna adotta un comportamento che non rientra in certi stereotipi.

Bene, ecco allora che abbiamo isolato un punto specifico in grado di far comprendere la particolare pericolosità di queste violenze: sono generate da modelli culturali obsoleti e per mutarli è raccomandabile uno "sforzo speciale".

In realtà non abbiamo compiuto un gran passo in avanti. Prova a riflettere, anche il fatto che da noi vengano uccisi sei uomini ogni donna è il portato di modelli culturali. Siamo sempre vissuti in società dove se affonda una nave le scialuppe sono riservate innanzitutto a "donne e bambini". In altri termini, le nostre società sono fondate su un modello culturale che prevede il sacrificio umano del maschio, in questo senso anche quel rapporto di uno a sei riflette uno stereotipo di genere, ma per mutarlo nessuno chiede "sforzi speciali".
femminic

La conclusione potrebbe allora essere questa: il mandante dei femminicidi è un certo modello culturale? Ok, ma anche il “minotauro” che pretende sei cadaveri maschili contro ogni cadavere femminile è un certo modello culturale. Non si vede perché il primo meriti sempre la prima pagina mentre del secondo passi inosservato. La cosa migliore è considerare in modo equanime i morti per mano di qualsiasi modello culturale e festeggiarli tutti insieme il due novembre.
LETTURE
http://ragionimaschili.blogspot.it/2012/05/il-femminicidio-e-una-scellerata-bugia.html
http://llemgam.wordpress.com/2012/05/10/il-femminicidio-finlandese/
http://www.uominibeta.org/2012/11/22/femminicidio-e-violenza-di-genere-tutto-da-rivedere/

I poveri che meritano di essere tali

I poveri non sono tutti uguali, alcuni meritano più di altri la loro condizione.

L' unico modo per giudicarli consiste nel guardare cosa fanno.

Lavori duro anche se il lavoro non ti piace e rende poco?

Investi i tuoi pochi ricavi in cibo e cure ai bambini?

Ti tieni alla larga da alcol, droghe e sigarette?

Fai solo sesso sicuro?

Allora ti comporti ragionevolmente e acquisisci qualche merito.

Il fatto è che da noi chi si comporta così, anche se la sua istruzione è minimia, difficilmente sarà tra i poveri, o comunque sarà un povero molto particolare: con la casa, lo stereo, la tv via cavo, la lavastoviglie, la lavatrice, l' aria condizionata. Insomma, una persona chepotrebbe risparmiare per la vecchiaia e comprarsi la polizza sanitaria.

Il povero meritevole sta piuttosto tra i disabili e tra i bambini dei poveri non meritevoli, Ma la gran parte dei poveri meritevoli sta nel terzo mondo.

Guardiamo ora su chi si concentrano gli aiuti governativi e scopriremo che la scala di valori è rovesciata.

Chi spinge per riciclaggio e porta a porta?

Gli inquinatori.

http://conversableeconomist.blogspot.it/

La pubblicità

http://conversableeconomist.blogspot.it/2012/11/the-case-for-and-against-advertising.html

Il capitalismo è meritocratico?

E perché no?

E' vero, il mercato premia il valore, non il merito ma le due cose sono strettamente correlate.

Chi lavora duro e chi si distingue nel suo campo, difficilmente verrà gettato ai margini.

Certo, anche il tipo di talento conta ma è poi un delitto se si valorizzano maggiormente i talenti che più beneficiano gli altri?

Controlliamo pore ler IQ, education e altri parametri psicologici, avremo solo conferme della correlazione. In genere i migliori emergono e in una società capitalista questo è ancora più vero.

Il dubbio che merito e mercato non vadano a braccetto puo' cogliere giusto chi si è fatto corrompere da Rawls. A una persona normale non verrà mai in mente di dire: "Bolt non merita la medaglia d' oro perché non ha vinto lui ma ha vinto il suo talento!". Per un rawlsiano invece un' osservazione del genere è scontata.

C' è chi dice che noi tendiamo a sopravvalutare la correlazione di cui parlavo. In effetti esiste quel che chiamiamo just-world fallacy: se una cosa è andata in un certo modo era giusto che andasse così.

Non saprei però se giudicando i meriti sia in opera la just world fallacy. Pensate al vostro boss e pensate se veramente si merita quel che guadagna in più rispetto a voi, scommetto che il dubbio si è già insinuato. Molti bias sono all' opera in questo giudizio. Innanzitutto l' avaibility bias, quello per cui noi giudichiamo solo situazioni che abbiamo sotto mano e che ci toccano in prima persona.

C' è poi un problema di prassi: farà breccia la soluzione di mercato presso gente che dal mercato è stata punita?

Domanda sensata, purché non si confonda la teoria con la prassi e si rinunci a dare risposte corrette. E' vero, se il merito e il mercato sono correlati allora i poveri meritano di essere tali e questa puo' essere un' affermazione dura da mandar giù.

Un' ultima cosa: se rinunciamo a difendere il mercato sulla base del merito perché mai dovremmo difenderlo sulla base della prosperità che crea? Molti sarebbero pronti ad affermare che la prosperità è dannosa, i teorici della decrescita per esempio.

http://econlog.econlib.org/archives/2010/01/pyramid_power.html
http://econlog.econlib.org/archives/2010/02/the_reality_of_1.html
http://econlog.econlib.org/archives/2010/02/merit_and_the_m.html
http://econlog.econlib.org/archives/2010/02/more_on_merit_r.html
http://econlog.econlib.org/archives/2012/06/the_meritocracy.html
http://econlog.econlib.org/archives/2012/06/trevor_burrus_i.html
http://econlog.econlib.org/archives/2012/06/burrus_and_meri.html
http://econlog.econlib.org/archives/2012/07/jersey_shore_an.html
http://econlog.econlib.org/archives/2012/02/how_deserving_a.html
http://youarenotsosmart.com/2010/06/07/the-just-world-fallacy/
http://en.wikipedia.org/wiki/Just-world_hypothesis

Non sono le parole, sono le preferenze!

La nostra inclinazione politica dipende in primo luogo dalle nostre preferenze, in particolare le nostre preferenze morali. Ad averlo capito meglio è lo psicologo Jonathan Haidt.

La sua ricerca ha consentito di isolare 5 fondamenti psicologici su cui ognuno costruisce poi la sua preferenza plitica: violenza, reciprocità, comunitarismo, gerarchia e purezza. Sono come i livelli di un equalizzatore e ognuno di noi se li sistema in base alla propria sensibilità.

Nell' interpretare i gusti del popolo non inventiamoci strane teorie sulla falsa coscienza, oppure non esageriamo la portata delle alchimie del linguaggio, guardiamo in primo luogo alle preferenze genuine della gente. Se si tratta di un elettorato che enfatizza la purezza e il disgusto, difficilmente sarà disposto a concedere il matrimonio tra gay, a prescindere dal "frame" della domanda.

http://willwilkinson.net/flybottle/2007/09/19/jonathan-haidts-moral-psychology-applied-to-american-politics/

venerdì 23 novembre 2012