venerdì 13 aprile 2012

Una questione mal posta (dal Dottor House)

“Che cosa preferisci, un medico che ti tenga la mano mentre muori o un medico che ti ignori mentre migliori?”

Il motto del dottor House si pone astutamente in forma interrogativa.

Inutile dire in quale tra i due dottori si identifica il Nostro.


A me sembra comunque un motto leggermente truffaldino.


Faccio due considerazioni:


1. tra i medici di un certo livello il differenziale di competenza è minimo e quando c’ è incide ben poco sugli esiti delle cure (parliamo pur sempre di una pseudoscienza); in altri termini: le vite umane sono salvate dai “più competenti” come dai “meno competenti” in pari misura. Al contrario, il differenziale di empatia tra i medici puo’ essere anche molto esteso.


2. se la spesa sanitaria dimezzasse, la nostra salute fisica non ne risentirebbe; ovvero: quando spendiamo per la salute non stiamo chiedendo “guarigioni” in senso tecnico, almeno metà del nostro desiderio aspira ad altro.


Se i due punti sono veri, la domanda posta da House perde gran parte del suo significato, o meglio, sarebbe una domanda truffaldina. In altri termini: il dottore 1 (quello della mano) ha praticamente le stesse probabilità di guarire il paziente rispetto al dottore 2. E ancora: con la domanda posta in questi termini il paziente sceglierebbe il dottore 2 solo perché vuole “il meglio” e non tanto perché vuole guarire, basta che il dottore 1 appaia come “il meglio” e la sua scelta cambierebbe.


Oltre una certa soglia, investire in competenze significa fare un cattivo investimento, almeno se parliamo di medici. Molto meglio investire in umanità. House sembra cadere nella trappola.

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  • 50 di 63
    • Jack Lupowitz http://www.youtube.com/watch?v=0MbplBBUzY0&feature=related
      La ragione per cui la gente normale ha figli, famiglia, hobby e cosi via è perchè non conosce quella cosa speciale che dà una sferzata al tuo cuore. Per me è...
    • Riccardo Mariani
      Non capisco H. quando bacchetta la paziente religiosa per il fatto di guardare a destra e sinistra quando attraversa la strada. In generale non conosco H. da questi spezzoni sembra una persona a empatia zero, è così? Sembra invece puntare sulle competenze. Peccato, perché non penso che tra esperti di un certo livello possa mai crearsi un differenziale di competenze significativo (almeno fuori dai telefilm): uno sforzo aggiuntivo di cento frutta 1 se lo frutta, e difficilmente si produrrà mai un differenziale di 100; per questo che l' empatia diviene molto importante: è su quel campo che alla fine si gioca veramente il confronto tra i medici.
    • Jack Lupowitz
      House. Il suo manifesto (rivolto al paziente): "Che cosa preferisci, un medico che ti tenga la mano mentre muori o un medico che ti ignori mentre migliori?" "Dr House - Medical Division" di David Shore, tra le mie serie preferite, soprattutto le prime tre stagioni. Neanch'io capisco House (o David Shore, suo autore) spesso. Non è facile capirlo. Zero empatia, ma ti capisce al volo e quasi sempre ti salva, pur essendo un vero bastardo. Simone Regazzoni, filosofo, ha parlato di "iper-etica" di House (qui sopra, il musicista nero non vuole essere rianimato, e l'ateo H cerca di fargli cambiare idea), nel libro "La filosofia del dottor House".http://www.ibs.it/code/9788879289337/blitris/filosofia-del-house.html
      www.ibs.it
      La filosofia del Dr. House. Etica, logica ed epistemologia di un eroe televisivo è un libro di Blitris pubblicato da Ponte alle Grazie nella collana Saggi
    • Jack Lupowitz Ci sono stati personaggi epici e temi etici epici (eh? suona bene temi etici epici) nel corso della serie. Le sue "conversazioni" con la suora, il musicista nero, l'adolescente che vuole tenersi il bambino (e H l'aiuterà), e infine il bambino nella pancia di una donna che House vorrebbe salvare sacrificandolo, ma poi ci ripensa... http://www.youtube.com/watch?v=0DGWG3Tl7qQ
    • Jack Lupowitz sul confronto tra medici concordo, riccardo. Ma House si confronta con la malattia.
    • Jack Lupowitz Ma strepitose anche le sue conversazioni con l'amico (vero) e collega Wilson (House come Holmes, Wilson come Watson), oncologo superempatico ma non altrettanto incisivo. Nella stagione in cui "convivono", se ne vedono delle belle. http://www.youtube.com/watch?v=4zKv7esYQPY
      from House MD - Season 6 episode 9 "Wilson"
    • Jack Lupowitz Il sacro e il profano si mescolano continuamente, in questa serie, come nella vita.
    • Jack Lupowitz Un arcicattivo che "fa il bene" è già di per sé un bel temaeticoepico.
    • Jack Lupowitz ‎(p.s. per maria pia, se mi legge: Simone Regazzoni, tra i "bannati" della Terra, come noi, su LL, per aver detto che le femministe si stavano dando la zappa sui piedi con lo snoq e la militanza antivelinista...)
    • Riccardo Mariani “Che cosa preferisci, un medico che ti tenga la mano mentre muori o un medico che ti ignori mentre migliori?”

      E' il motto di House?

      A me sembra leggermente truffaldino.

      Faccio due considerazioni:

      1. tra i medici di un certo livello il differenziale di competenza è minimo e quando c’ è incide ben poco sugli esiti delle cure (parliamo pur sempre di una pseudoscienza); in altri termini: le vite umane sono salvate dai “più competenti” come dai “meno competenti” in pari misura. Al contrario, il differenziale di empatia tra i medici puo’ essere anche molto esteso.

      2. se la spesa sanitaria dimezzasse, la nostra salute fisica non ne risentirebbe; ovvero: quando spendiamo per la salute non stiamo chiedendo “guarigioni” in senso tecnico, almeno metà del nostro desiderio aspira ad altro.

      Se i due punti sono veri, la domanda posta da House perde gran parte del suo significato, o meglio, sarebbe una domanda truffaldina. In altri termini: il dottore 1 (quello della mano) ha praticamente le stesse probabilità di guarire il paziente rispetto al dottore 2. E ancora: con la domanda posta in questi termini il paziente sceglierebbe il dottore 2 solo perché vuole “il meglio” e non tanto perché vuole guarire, basta che il dottore 1 appaia come “il meglio” e la sua scelta cambierebbe.

      Oltre una certa soglia, investire in competenze significa fare un cattivo investimento, almeno se parliamo di medici. Molto meglio investire in umanità. House sembra cadere nella trappola.

      Diana, ma tu simpatizzi con House o con il telefilm? Mi sembra talmente strano che tu possa stimare una personalità tanto anaffettiva e sprezzante, a meno che tu non lo consideri un paziente da salvare (puntando tutto sull' empatia, s' intende)..
    • Jack Lupowitz
      Certo che è una domanda truffaldina: è di House. Il paziente lo annoia, è la malattia che gli interessa. Incidentalmente, quindi, il risultato di questa insensibilità è la salvezza del truffato. Vallauri lo definirebbe un "grattacielo". Ha quella "cosa" - come gli dice il musicista nero - ma gli manca tutto il resto. Per il resto, ne riparliamo però, e ricordo l'argomento di Hanson - mi pare fosse lui - sulla sanità. Sempre brillantemente spericolato. Stimare? Stimo David Shore, il creatore di House. Rampollo di una famiglia molto interessante.... E' sprezzante ma non ipocrita, House. Infatti, i bambini che incontra - nella serie - lo apprezzano, ovviamente non riapprezzati.
    • Jack Lupowitz Sempre a proposito della domanda truffaldina, del motto di House: "House lives by the logically reasonable assumption that everyone lies, including him." http://suite101.com/article/the-philosophy-of-house-a94150
      suite101.com
      House has become one of America's favorite Prime Time characters. Understanding the way he thinks and the philosophy of his decisions sheds some light on a favorite show.
    • Maria Pia Gemelli Lo spezzone che hai postato -sono riuscita a vederlo poco fa- è molto simpatico. I bambini sono così, un po' petulanti ma anche cattivi e intelliggenti. Anzi, sono "cattivi" puri.
      La dialettica del personaggio mi sembra una tendenza di molte sit americane dove la logorrea fa da padrona e scandisce i ritmi delle puntate (penso alle Gilmor girls).
      Non ho mai visto House se non casualmente tra uno zapping e l'altro. Probabilmente questo carattere alternativo mi piacerebbe.
      Femministe come Lippa &co. forse anche personalità come la sua io le risparmierei volentieri all'umanità, ma forse il buon Dio le fa operare e iperversare sotto forma di fake per far prendere coscienza al mondo dove si annida l'ipocrisia.
      14 giugno alle ore 9.25 tramite cellulare · · 1
    • Jack Lupowitz
      p.s. una sola precisazione. Per "cattivi puri" intendi "buoni", giusto? Come House. L'effetto comico del video di Dewey (secondo me) è quello prodotto dalla dialettica scarsa e scontata della maestra adulta (ma infantilmente convinta di cavarsela con quattro paroline di circostanza) e quella affilatissima e spietata di un bambino così piccolo ma che ne ha già viste tante. "Il fatto è che chiunque sia sopravvissuto all'infanzia ha informazioni sulla vita che gli bastano finché campa." - Flannery O'Connor. E Dewey è già un sopravvissuto, nel suo comico piccolo. Il giudizio di Davide sulle competenze di Dewey (petulante e stupido) potrebbe anche essere corretto - Dewey non ha ancora avuto il tempo di dare un senso a tutte le informazioni sulla vita che ha già acquisito - solo che andrebbe esteso alle competenze della maestra. Con l'aggravante che lei di tempo per processare le informazioni sulal vita (anche sulla vita di Dewey) ne ha già avuto in abbondanza.
    • Maria Pia Gemelli
      Intendo persone che fanno cattiverie inconsapevolmente (non entro nel merito se poi nel farle ci provano gusto: la natura umana non è riconducibile a iun solo carattere standard), per sperimentare, per ignoranza, senza avere la coscienza del bene e del male (che ci viene insegnata dall'educazione) : cattiverie come torturare le formiche.
      I bambini cmq sono molto furbi: l'istinto della sopravvivenza è innato, poi l'educazione ci "incanala" e ci dà le
      istruzioni per vivere in società... credo
    • Jack Lupowitz
      Sì, ma non tutti i bambini torturano le formiche. Anche questo è un dato da registrare. Una volta, passeggiando con mia nipote Antonia, anni fa (lei avrà avuto 8-9 anni) siamo incappate in un formicaio enorme, una montagnola da cui entravano e uscivano le rappresentanti di una delle specie più violente e sanguinarie e genocide del regno animale. Era estate, la terra era riarsa e faceva molto caldo. Osservandole, Antonia mi ha detto: "Ma avranno sete, poverine. Qua non c'è acqua." Così, siamo andate a casa, abbiamo preso una bottiglia d'acqua e una vaschetta e le abbiamo portate al formicaio, lasciando la vaschetta piena d'acqua accato al suo ingresso principale. (Non avevo ancora letto il libro "Formiche", di due famosi mirmecologi, che poi è diventato un mio culto). Il giorno dopo Antonia è voluta tornare al formicaio a controllare se avevano bevuto. Ne abbiamo trovate un bel po’ che galleggiavano morte dentro l’acqua. Dura lezione di vita. E di pala. Per aiutare qualcuno, bisogna prima capire ci cosa ha bisogno o non ha bisogno. Questo per dire che Antonia e Dewey, forse, avevano avuto esperienze di vita diverse. Antonia, sorella adorata dalle sorelle e protetta dal fratello maggiore. Dewey (vedi scheda wikipedia sul personaggio), oggetto degli scherzi più crudeli dei fratelli (che però non sono solo crudeli, naturalmente, con lui e con gli altri, anzi), a loro volta cresciuti da genitori per lo meno “bizzarri” e imprevedibili. Natura e cultura – bel ginepraio. Ma l’esperienza conta sempre, secondo me. Mi limito a dire che ha un suo “peso”. http://www.ibs.it/code/9788845913075/houml;lldobler-bert/formiche-storia-esplorazione.html
      www.ibs.it
      Formiche. Storia di un'esplorazione scientifica è un libro di Hölldobler Bert; Wilson Edward O. pubblicato da Adelphi nella collana Biblioteca Adelphi
    • Jack Lupowitz ‎(p.s. per ric. In una vecchia discussione del 2007, sul blog di Hanson, si parla proprio di sanità e uno dei suoi commentatori abituali cita proprio la massima di House...)
    • Riccardo Mariani Infatti lo studio sperimentale di Hanson si intitola significativamente: "cut medicine an half"; la tesi in un rigo: visto che cercate per lo più empatia (e non guarigione), ve la pagate di tasca vostra. E' chiaro che per sostanziare il mio secondo punto, la prima parte della tesi hansoniana è manna dal cielo.
    • Maria Pia Gemelli Mi viene da dire che un medico non può neanche affezzionarsi e empatizzare con tutti i pazienti che cura... anzi non DEVE: oltee al fatto che le emozioni potrebbero sviarlo da una visione super partes e oggettiva della malattia, se partecipasse a tutti i dolori che i pazienti si portano dietro ne uscirebbe distrutto egli stesso...
    • Riccardo Mariani
      Perché preoccuparsene una volta accertato che l’ investimento in competenze rende molto meno di quel che comunemente si crede (punto 1) mentre l’ investimento in umanità rende molto di più di quel che comunemente si crede (punto 2)? Se ci sono pratiche che traslano le competenze in empatia, ben vengano, tanto di guadagnato per tutti.

      Qualora House volesse essere un buon medico, la sua condotta è semplicemente irrazionale, almeno nella realtà, ma forse non vuole affatto essere un buon medico, o forse, come è più probabile, il tutto è studiato per essere banalmente funzionale alle esigenze della fiction.

      Del resto non penso nemmeno che parliamo di “scelte” vere e proprie da prendere qui ed ora. Se una persona è empatica lo sarà necessariamente con tutti, anzi, lo sarà con tutti senza sforzo; l’ empatia non è tanto una “scelta” quanto una virtù caratteriale innata o costruita negli anni. Se House è "cattivo" poiché vede il malato come un semplice “portatore di puzzle”, difficilmente potrà mai scegliere qui ed ora di investire in bontà, anche se quello è l' investimento più razionale da fare. Ormai lui è quello che è.
    • Jack Lupowitz banalmente funzionale? Correggerei: in "brillantementefunzionale". Non credo che David Shore volesse scrivere un trattato di filosofia economica. House è irrationally rational. Uno di noi.
    • Riccardo Mariani
      Diana, metti che House anziché un medico fosse un educatore, me lo immagino come una specie di Tiger Mom anaffettiva che non vuole nemmeno vedere i bimbi che è chiamato a educare limitandosi a stendere il rigoroso protocollo delle loro attività, a infliggere punizioni e a somministrare pilloloni. A lui il bambino che accudisce non interessa, basta solo che avrà successo nella vita. Magari il suo motto sarà “preferisci un maestro con cui scherzare mentre ti segano al SAT di Harvard o un educatore che odi mentre ti assumono alla Goldman Sachs?”.

      Scommetto che in questo caso non cascheresti nella trappola perché sai bene che un’ educatore che agisce in base a quelle premesse, anche se è preparatissimo, tutto assorbito nella sua missione e concentrato sull’ aggiornamento professionale, combina solo guai, o almeno non ne combina molti di meno rispetto a chi educa guadagnandosi affetto e stima del bambino.

      Tu sai bene che se c’ è una persona a cui non ripugna una certa dose di cinismo, questa sono io. Cio’ non toglie che puntare sul cinismo nel campo della medicina come in quello educativo sia un pessimo investimento visto che qui più che altrove esistono proficue alternative.
    • Davide Curioni
      House è il CSI della medicina. Il parossismo dell'onnipotenza della scienza. È tanto divertente quanto irritante quanto irrealistico. Uno show ben fatto. Giusta l'analogia con Sherlock: due autistici asociali anaffettivi dalla mente geniale. House ricava diagnosi improbabili dagli elementi più inverosimili, e guarisce. Ovviamente la medicina reale non è così. Ma non arriverei a disprezzare del tutto la competenza. Di medici incompetenti che hanno prematuramente spedito i pazienti al Vreatore è fin troppo pieno il mondo.
      venerdì alle 23.18 tramite cellulare · · 1
    • Riccardo Mariani anche di medici "competenti" - alla house, tanto per capirci - che fanno la stessa identica cosa, è pieno il mondo.
    • Jack Lupowitz
      davide - House "tocca con mano" il mistero e lo registra. Conosce bene i limiti - suoi e della scienza. Quasi ogni episodio registra anche le sue defaillances. E' un drogato (non solo di Vicodin - l'antidolorifico da cui è dipendente), un bugiardo patologico, un misantropo, uno che ha tirato i remi in barca. Non è un manifesto ideologico o filosofico (sarebbe patetico...), ma un sopravvissuto. Nella penultima serie finirà in carcere e poi in un manicomio dove dovrà disintossicarsi. Se c'è una serie non "scientista" è House. La direttrice dell'ospedale, Cuddy, l'amico oncologo Wilson, e tutti i suoi pazienti, lo mettono ogni volta di fronte alle sue contraddizioni e alle sue magagne. E anche nell'episodio della suora... si troverà più di una volta in difficoltà. Non a caso, il suo autore viene da una famiglia iper-religiosa.
      sabato alle 7.11 ·
    • Jack Lupowitz
      ric- La serie House fa quello che fa Robin Hanson: ti costringe a riflettere sui tuoi pre-giudizi, su cose che hai sempre dato per scontate. Per questo mi piace. Se incontrassi un House nella realtà è probabile che finirebbe a botte. Eppure, la serie House mi fa riflettere sul mio "pregiudizio empatico", e vedere la cosa anche da un altro punto di vista. Allo stesso modo, la serie House e House hanno fatto riflettere anche te, sul tuo "pregiudizio antiempatico". E' il mooreeffoc! Viva David Shore
      sabato alle 7.12 ·
    • Jack Lupowitz
      p.s. per ric - House viene assunto in piccole dosi: pochi giorni nella vita del paziente, che lo slveranno da morte certa. Un maestro come House, che assorbe otto ore al giorno delal tua vita per anni, combinerebbe certamente più guai di chi educa guadagnandosi affetto e stima del bambino, visto che competenza e empatia (almeno un minimo garantito) non sono incompatibili. Cioè l'alternativa esiste, e mediamente funziona. Se poi House fosse tua madre, cioè la persona che decide di metterti al mondo e poi di sottoporti a sue dosi massicce per sempre, ab aeterno, be', sai come la penso. Ma piccole dosi di House nella vita di un adulto o anche di un bambino (ne salva molti nella serie, alcuni gli daranno anche vere e propie lezioni di vita) fanno bene - a entrambi. Soprattutto a chi mente a se stesso: in tre secondi lui ti sgama e sei costretto a ritararti.
      sabato alle 8.17 · · 1
    • Jack Lupowitz
      maria pia - hai ragione anche tu, sul distacco. Ma in questi ultimi mesi di frequentazione assidua degli ospedali. Ho visto come i medici impiegano l'80% delle loro energie a sfuggire pazienti e parenti. Gliene resta un 20% per fare il loro mestiere. Dovrebbero forse riconsiderare.... A volte sono comici. Ti vedono e scappano proprio. Imbucano il primo stanzino e scompaiono. Che strategia assurda: anziché sviluppare un protocollo ragionevole, passano la vita a scappare.
      sabato alle 8.25 · · 1
    • Riccardo Mariani
      Saranno pochi momenti, ma sono momenti cruciali in cui le parole pesano come pietre, e noi sappiamo che chi si cura chiede anche (50%) che gli vengano dette in modo sapiente ed empatico. Oltretutto, con l’ età che avanza, mi sa che passeremo anni tra le mani dei dottori, non solo “pochi momenti”.

      E poi che c’ entra il “salvare le vite”? Il dottore empatico ne salva quante House. Forse non ci siamo capiti.

      E’ come se nel telefilm cult dell’ anno ci dicessero che il pedagogo anaffettivo dalla sua stanza dei bottoni “realizza” più esistenze perché attua protocolli altamente scientifici. Noi però sappiamo che nella realtà il maestro empatico non è da meno. Ecco, allo stesso modo noi sappiamo che House, almeno per come stanno le cose ora, non salva affatto più vite del suo collega.

      Ripetiamo il concetto: alcune materie sono complesse e lì la nostra conoscenza più che scientifica è pseudoscientifica anche se è giusto e conveniente credere il contrario, e non a caso il nostro cervello si è evoluto spingendoci a credere il contrario.

      Se chiedo al direttore del centro di vulcanologia di prevedere il prossimo terremoto, fornirà una performance pari a quella dell’ uomo della strada che legge distrattamente i giornali.

      Se chiedo all’ ultimo premio Nobel in economia di prevedere gli sviluppi finanziari da qui a un anno, probabilmente le sue performance saranno pari a quelle dell’ uomo comune che si tiene bene o male informato.

      Se chiedo a Bernacca di prevedere il tempo che ci sarà tra un mese, non farà molto meglio dei miei amici al bar.

      Se chiedo a uno scienziato della politica chi governerà l’ Europa tra qualche anno, sarà come chiedere all’ utente dei talk show.

      Ma le ricerche di Tetlock ci hanno insegnato qualcosa oppure no?

      Ora, in medicina (e in pedagogia), non si chiede di prevedere terremoti, o di stendere scenari economico/politici/metereologici, ma, per contro, nemmeno la distanza tra colleghi in termini di competenze è quella che passa tra i pozzi di scienza di cui sopra e l’uomo del bar. Le due cose si compensano mantenendo invariata la conclusione: nessuna apprezzabile differenza di performance. Se poi uno ce la vuole mettere perché altrimenti il telefilm non “acchiappa” o non pone il dilemma morale che si vuol porre…

      p.s. all’ ospedale di Rho, dove partoriremo, l’ altro giorno il chirurgo, nel corso di un cesareo, ha sfregiato il bambino con il bisturi. Chi ha letto Tetlock non si meraviglia certo una volta saputo che si trattava del miglior chirurgo dell’ ospedale, il più efficiente e il più scientificamente preparato, quello per cui la gente faceva la coda pur di mettersi nelle sue mani e “avere il meglio”. Ci manca solo che fosse il più odioso della compagnia e abbiamo fatto tombola: grazie dei suoi servigi dottore!
      sabato alle 9.01 ·
    • Maria Pia Gemelli
      I medici, quelli reali, sono comunque persone con il loro carattere specifici e la loro vita al di fuori della professione... non sono personaggi di un telefilm: a volte sono anche "peggiori" di come è considerato House, a volte migliori etc. etc.
      Comunque da tutti gli spezzoni che hai postato di House lui è delizioso: sarò strana io ma a me non sembra anaffettivo o non empatico...
      Mi chiedo come si immagina in giro il medico ideale: a metà tra madre teresa e san francesco di assisi?
      sabato alle 9.08 tramite cellulare · · 1
    • Riccardo Mariani
      Veramente, dando un' occhiata in giro, non sembrano esserci dubbi su questo punto (che personalmente mi limitavo a ipotizzare proprio dopo aver visto gli spezzoni): House è affetto senza dubbio da senso di superiorità e scarsa empatia verso il prossimo. Si discute piuttosto (ad esempio su psichology today, con tanto di test clinici) se queste sue caratteristiche siano funzionali alla scarsa autostima o unicamente a un interesse ai limiti del morboso per l' enigma medico. In altre parole: la tendenza narcisistica è innegabile, tuttavia si discute ancora su certe sfumature. Per concludere, la mia congettura è che diana non voglia farsi curare da House, piuttosto lo vuole curare. Una specie di sindrome della crocerossina.
      sabato alle 13.00 · · 2
    • Jack Lupowitz ric - oh, non ti si può tenere nascosto niete. Sei come House.
      sabato alle 15.30 ·
    • Jack Lupowitz ‎(p.s. terribile, il piccolo sfregiato... Spero che sia una cosa recuperabile.)
      sabato alle 15.31 ·
    • Davide Curioni Ric, se le cose stessero come le metti tu andremmo dallo stregone, non in ospedale. (Ops. Ormai c'è la coda da osteopati, omeopati, iridologi, e chi più ne ha più ne metta... non vorrei darti involontariamente ragione!)

      Non credo proprio che l'esperienza e la competenza del medico siano del tutto da buttare. Poi chiunque può sbagliare, è ovvio, ed è altrettanto ovvio che certe diagnosi debbano essere approssimate. Ma il bravo medico si vede quando ti fa un'ingessatura, quando ti guarda l'analisi del sangue, quando ti prescrive l'antipiretico. Poi certo, raro è il genio che ti sa diagnosticare la misteriosa malattia tropicale guardandoti negli occhi. Ma conosco gente che è stata rovinata da ingessature sbagliate: è non c'è bisogno di essere House per farlo, ma c'è molto più bisogno di questi medici che di House. Il resto è qualunquismo e discorsi da bar. Ovviamente l'empatia aiuta, ma tra un antipatico che mi ingessa bene ed un simpaticone che mi disarticola preferisco nettamente il primo.

      (Stesso vale per gli insegnanti, ovviamente.)
      5 ore fa · · 1
    • Maria Pia Gemelli Ma non esistono solo il bianco e il nero... anzi dove sta scritto che la competenza non possa essere accoppiata a un carattete affabile e empatico?
      5 ore fa tramite cellulare ·
    • Maria Pia Gemelli E viceversa l'incompetenza e la mediocrità non siano mascherate da scarsa socievolezza verso il prossimo,
      5 ore fa tramite cellulare · · 1
    • Maria Pia Gemelli ‎?
      5 ore fa tramite cellulare ·
    • Jack Lupowitz Ma come non esistono solo il bianco e il nero? La solita relativista. (p.s. serio: Il thread è lungo, e è un po' difficile stare dietro alle varie posizioni/argomentazioni, con noi va sempre a finire così, in un gran casino. Comunque credo che tutti e tre, io davide e ric, riconosciamo l'esistenza di grigi...)
      5 ore fa ·
    • Jack Lupowitz x maria pia - E' vero, però: spesso una scarsa socievolezza è sintomo di scarsi mezzi (professionali, intellettuali, affettivi, ecc.).
      5 ore fa ·
    • Jack Lupowitz x maria pia - ah, e tieni presente che questi due che mi danno continuamente addosso, e io a loro, sono amici reali (non di FB, cioè). Pensa tu che cosa devono essere i miei nemici.
      5 ore fa ·
    • Maria Pia Gemelli Con gli amici ci si confronta dia' ;-)
      Ma state facendo pure un discorso basandovi su House che comunque è un "personaggio" antipatico/geniale ad hoc, cioè difficilmente replicabile (in competenze, manie, dipendenza, *genialità*) nella realtà VERA
      4 ore fa tramite cellulare · · 1
    • Jack Lupowitz ric, davide: vi presento Maria Pia. Mente onesta, madre di due bambine belle e furbette. Kinghiana d'assalto. Di giù, come dite voi padani.
      4 ore fa · · 1
    • Riccardo Mariani Scusate ma mi riducete all’ infamia dell’ autocitazione:

      “… oltre una certa soglia, in certi settori, tendiamo a sovra stimare la competenza e a sotto stimare l’ empatia…”

      Che ne dite? Altro che stregoni. Altro che bianco e nero.

      Come tesi si potrà anche discutere, ma quanto al colore la trovo di un’ ottima tinta fumo di Londra.

      Se uno denuncia un bias che porta a sovrainvestire in competenze (e sottoinvestire in empatia), non sta affatto denunciando la presenza di investimenti in competenze o di non investimenti in empatia. La storia degli stregoni è quindi un non sequitur evidente.

      Chiudo: certo che poi c’ è l’ ovvio: il medico competente il giusto, empatico il giusto, alto, bello e con gli occhi azzurri. Questa trovata è addirittura al di fuori dallo spettro cromatico.
      4 ore fa ·
    • Davide Curioni Ehi, mica penserai di cavartela così a buon mercato, vero? Devi dircelo: se devi farti curare, scegli il medico che secondo te è più competente, o quello secondo te più simpatico? No, perché, d'accordo che le competenze sono sovrastimate e blah blah, ma alla fine tutto si riduce a questo.

      Poi, se è pure una dottoressa gnocca con gli occhi azzurri non guasta. Però c'è una gerarchia di priorità.
      3 ore fa ·
    • Jack Lupowitz davide!
      3 ore fa ·
    • Jack Lupowitz A parità di competenze scelgo quello empatico. Ma la serie ipotizza (è una fiction) che House non abbia pari, in un ampissimo circondario. A lui vanno i casi disperati. Tipo il mio. Quindi scelgo House.
      3 ore fa ·
    • Riccardo Mariani Ma è semplicissimo (se solo fossi razionale):

      1. colleziono i giudizi sulla competenza.

      2. colleziono i giudizi sull’ empatia.

      Peso la competenza con 90 e l’ empatia con 50, dopodiché peso l’ attendibilità dei giudizi sulla competenza con uno 0.40 e quelli sull’ empatia con un 0.98., a questo punto faccio la mia scelta.

      Diciamo che con questo metodo House difficilmente mi frega visto che non do’ peso a coloro che lo descrivono come particolarmente competente. Certo, la competenza è importante e resta il primo parametro, ma è una chimera e chi si segnala per competenza ha solo investito molto in “propaganda” o comunque deve la sua fama ad altri fattori casuali.

      Certo che in tutto questo c’ è una complicazione: il punto 2 non dice semplicemente che noi andiamo dal dottore per ricevere empatia, dice, più genericamente, che il 50% della nostra domanda non riguarda la guarigione. Cio’ significa, per esempio, che noi andiamo dal dottore prestigioso anche per segnalare che “vogliamo il meglio” quando si tratta della nostra salute e dei nostri cari.

      In questo caso l’ investimento propagandistico di House – pur restando socialmente nocivo in quanto “truffaldino” – ci viene comodo e scegliamo proprio lui.
      3 ore fa ·
    • Jack Lupowitz Quando parti con "è semplicissimo" in genere c'è da mettersi le mani nei capelli. E sì, se solo fossi razionale, come dice Alberto, lo capirei.
      3 ore fa ·
    • Davide Curioni ‎"ma è una chimera e chi si segnala per competenza ha solo investito molto in “propaganda” o comunque"....

      Questo è vero. Purtroppo per giudicare la competenza altrui dobbiamo necessariamente essere competenti noi stessi. Non certo fidarci della propaganda o delle targhette sulla porta. Non ce n'è: quando vedo come certa gente sceglie gli insegnanti di musica per i figli capisco quanto sia vera questa faccenda.

      Quindi, per giudicare un medico bisognerà quantomeno essere buoni amici di un altro medico, e chiedere pareri a lui.

      Quanto a House... non mi pare che freghi nessuno: lui i pazienti di solito li guarisce!
      2 ore fa · · 1
    • Riccardo Mariani Infatti, e - tornando per l' ennesima volta a bomba - chi fa queste misurazioni in modo professionale ci dice che, oltre una certa soglia, tra i medici non esistono differenze apprezzabili nella competenza sostanziale, soprattutto per quanto riguarda gli esiti dell' operato. Punto 1). Tutto cio' si accorda con il fatto che al nostro cervello piace per sua natura pensare che simili differenze ci siano e su questa distorsione si originano molti giochetti. Poi, per completare il bluff, c' è il punto 2): quello per cui noi non cerchiamo solo un medico competente ma, tra le altre cose, un medico con l’ immagine del medico competente per sottolinare la cura che abbiamo per noi stessi.

      House guarisce? E te credo bene, altrimenti come cavolo potrebbe funzionare la serie? Come potrebbe porre con efficacia i suoi dilemmi morali se mancassero le basi materiali per farlo?

      Adesso però basta ripetere sempre le stesse cose, diciamo che la serie puo' essere divertente, di sicuro sembra poco istruttiva, e non sarò io a fare le crociate per una lacuna del genere: ho sempre simpatizzato per l’ intrattenimento come sana evasione.
      circa un minuto fa ·

sabato 7 aprile 2012

Austriaci e neoclassici: Il miracolo dello scambio

Cosa insegna un “austriaco” al “neoclassico”?
Insegna il concetto di “ordine spontaneo”, insegna il ruolo delle tradizioni, delle virtù, della biologia e dei metodi empirici. Insegna che oltre alla razionalità classica esiste una razionalità evolutiva. Guarda solo alle problematiche relative all’ equilibrio generale: il “neoclassico” arriva a dire che un equilibrio ottimale esiste ma solo con l’ apporto “austriaco” si giunge ad affermare che puo' essere raggiunto (vedi sotto).

Cosa insegna il “neoclassico” all’ “austriaco”?
Primo, che il suo approccio non difende il libero mercato come molti austriaci vorrebbero ma solo una stabilità regolativa purchessia intorno alla quale far sviluppare un libero processo evolutivo della comunità. Secondo, che ci sono alcuni percorsi adattivi più ostici di altri e le istituzioni possono servire per indirizzare la società verso i secondi.

Letture:

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Ricordate la critica di Sombard?: "il capitalismo ha una velocità innaturale e sgancia l' economia dalla morale". Ebbene, negli ultimi anni è stata riecheggiata dai molti che invocavano una decrescita.

Hayek consente di rispondere alla critica di Sombard continuando a perorare il mercato: è il capitalismo artificioso che sgancia morale e mercato. Il mercato come ordine spontaneo mantiene i ritmi dell' evoluzione e la connessione tra economia e morale. Sopportare i temporanei fallimenti del mercato è la "decrescita migliore" che si possa realizzare. Se il liberalismo diventa libertarismo, rallenta il turbocapitalismo riconducendolo a misura d' uomo.

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Buchanan e Coase sono due figure decisive per riconciliare Vienna e Chicago.

Buchanan ci dice che l' alternativa ai fallimenti di mercato sono i fallimenti di stato. Ecco allora che rientra in gioco Vienna e le sue ragioni diventano decisive per optare a favore del mercato.

Coase ci dice che alcuni percorsi presentano meno ostacoli per raggiungere l' ottimo. Ecco allora che l' evoluzionismo hayekiano puo' essere temperato dal riformismo chiacagoano: alcuni ostacoli sono insormontabili senza riformismo istituzionale. La storia, per esempio, ci ha dimostrato che lo stato alcune volte è preferibile alla libertà, almeno laddove quest' ultima conduce al familismo e al tribalismo.

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Ecco un buon modo per riconciliarsi: i “neoclassici” si occupino di “statica”, gli “austriaci" di “dinamica”.

I “neoclassici” si occupino d’ individuare i punti di arrivo, gli “austriaci” del modo tramite cui arrivarci.

L’ esempio preclaro riguarda l’ economia del benessere e l’ equilibrio generale: Walras e poi Arrow Debreu stabiliscono con metodi neoclassici che in in un sistema di mercato a libera concorrenza esiste un equilibrio efficiente. 

James Buchanan si occupa di dimostrare come un governo fallisce nel perseguire l' ottimo paretiano.

Ma oltre a questo punto, i neoclassici non possono spingersi.

Ci vuole Hayek per dimostrare come un libero mercato giunge spontaneamente all' ottimo.

E’ chiaro che Hayek deve adottare una razionalità differente, diciamo che la sua razionalità del suo operatore è di tipo  bayesiano.

I modelli dinamici - o evolutivi - sono poi molto complessi, al punto da non poter essere risolti analiticamente poiché in essi muta gradualmente anche il paradigma della scelta adottato dall' agente, per formalizzarli occorrono delle simulazioni al pc. Tutto cio’ ha penalizzato gli “austriaci” nel dibattito. Inoltre, le soluzioni "austriache" sono di lungo periodo, il che non è certo l' ideale per irrompere nel dibattito cronachistico della politica.

L’ equilibrio di Gintis (2011), con confutazione di scarf, raggiunto con razionalità bayesiana:  http://www.umass.edu/preferen/gintis/markovexchange.pdf

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A Chicago piace il mercato: è il miglior modo per sviluppare incentivi.

Piace pure a Vienna perchè fa emergere informazioni altrimenti destinate a restare sepolte.

Chicago riconosce che il mercato puo' fallire nella produzione di beni pubblici. In questo caso bisogna intervenire.

A Vienna questi interventi dispiacciono: verrebbe sabotato irreparabilmente quel prezioso crogiolo informativo costituito dal sistema dei prezzi. L' evoluzione nel giusto senso non si produrrebbe.

Per Chicago l' Uomo è tutto sommato prevedibile: il problema è quello di motivarlo spingendolo all' efficienza.

Vienna vede nell' uomo un mistero sempre pronto ad innovare cambiando tutto, anche la sua testa.

A Chicago piacciono i numeri e la matematica: qualche statistica è meglio che niente per dichiarare su basi di fatto inefficiente un mercato e far scattare l' intervento governativo.

A Vienna i numeri non servono: di interventi non ne vuole sapere, i mercati non falliscono e l' Uomo è troppo imprevedibile per essere ingabbiato in un' equazione. Come "modellizzare" una realtà in cui tutto evolve, compresi i metodi per scegliere?

Chicago è pragmatica, i fatti cambiano i suoi giudizi: un mercato efficiente nel secolo scorso puo' anche rivelarsi inefficiente oggi.

Vienna è più costante nel suo giudizio: perché cambiare idea quando cambierà la realtà e la testa degli uomini? Gli austriaci chiedono di aspettare e mantenere la calma, la verità emergerà e le previsioni giungeranno a compimento. Anche per questo la sua visione può essere agevolmente trasformata da economica a filosofica.

Non accetto richieste su chi buttare dalla torre, non saprei rispondere. Innanzitutto perchè le due visioni non sono poi così distanti e una conciliazione è possibile.

Ma poi, come potrei rinunciare al realismo di Chicago, ai suoi argomenti che consentono di intervenire con pertinenza nel dibattito contemporaneo? D' altro canto: come potrei mettere da parte la ben più ricca antropologia viennese, le sue intuizioni sulla razionalità limitata, la sua lotta culturale contro l' abuso delle conoscenze e i suoi input etico-filosofici?

Chicago e Vienna possono riconciliarsi grazie a Buchanan, ovvero alla scuola di Public Choice: se il mercato fallisce (Chicago), anche il governo fallisce (Buchanan), e allora meglio puntare sul mercato per i motivi ben evidenziati dagli austriaci! 

Chiudo con una curiosità. In questi anni il liberalismo è sotto assalto, specie quello chicagoano. Lo difendo volentieri ma resto spiazzato quando le accuse, portate da autentici nemici del mercato, echeggiano quelle che i viennesi, veraci amici del mercato, rinfacciano di solito ai loro cugini.

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La libertà puo' essere difesa perché genera buoni incentivi (chicagoani) o perché consente di affrontare al meglio la complessità (austriaci). Gli psicologi ridimensionano il rilievo degli incentivi e i tecnocrati di Big Data sperano di risolvere anche i problemi più complessi con il calcolatore. Sono loro che svuotano di senso il concetto di libertà.

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I libertari lodano il libero mercato attribuendogli un doppio merito.

Se i comportamenti sono indotti dagli Incentivi e dalla Cultura, questa istituzione è in grado di agire in modo virtuoso su entrambe le variabili.

Anzi, il discrimine più eloquente per individuare le due principali scuole liberiste consiste proprio nel ricondurle al fulcro che eleggono come decisivo.

Il "viennese" (sponda hayekiana) punta sulla cultura, il "chicagoano" sugli incentivi.

I due approcci naturalmente sono interconnessi: la costante presenza di un incentivo di gruppo, alla lunga, produce "cultura". Un modo credibile per strutturare gli incentivi non puo' prescindere dalla "cultura" già presente. Lo si vede bene nell' economia dello sviluppo. Oggi c' è anch chi parla espressamente di "biologia dei popoli". Una manna per l' approccio austriaco.

Chicago ci avverte della presenza di soluzioni ottimali, restano pur sempre un obiettivo. Vienna ci avvisa che non tutto puo' essere progettato: esiste una cultura che reagisce alle istituzioni, il gradualismo si rende necessario.

Vienna ci garantisce la sopravvivenza delle società di mercato, Chicago garantisce i modi per costruirla al meglio.

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Un ponte tra Vienna e Chicago. Vediamo se si riesce a costruirlo sul filo di qualche osservazione snocciolata in ordine sparso.
  1. La critica che Caplan rivolge a Rothbard e Mises non mi sembra tacitata dalle risposte che ha ricevuto.
  2. Caplan lascia in disparte Hayek. Evidentemente è su di lui che va costruito il primo pilastro del ponte.
  3. Come riconciliare Hayek con l' Homo Economicus di Chicago?
  4. Innanzitutto incorporando la razionalità limitata dell' agente haykiano nelle sue preferenze. In un mondo complesso l' uomo fa appello alle sue preferenze, ed esse sono spesso autoreferenziali (mi piace avere certe preferenze, mi piace essere irrazionale...).
  5. Poi introducendo forme di evoluzione delle preferenze.
  6. Poi enfatizzando la distinzione tra breve e lungo periodo.
  7. Poi criticando con Buchanan le alternative al mercato.
  8. Infine dando centralità alla figura dell' innovatore.
  9. Hayek, e quindi la scuola austriaca, ha avuto il merito di affiancare al concetto di competizione quello di evoluzione. Cio' ci consente di vedere i "gusti" (anche e sopratutto quelli etici) come qualcosa di endogeno. Ecco il circolo: l' ambiente incide sul profilo etico e l' etica incide sulla ricchezza. La ricchezza, a sua volta, incide sull' ambiente circostante che tenderà ad uniformarsi ai modelli vincenti. 
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Fischer Black è uno studioso che colma bene il gap tra neoclassici e austrici, lo fa proponendo il concetto di noise (derivato dalla finanza). L' informazione imperfetta è la causa del ciclo economico che ha sempre una causa reale e deriva da un mismatch tra tecnologia, gusti, educazione eccetera. C' è molto di austriaco, almeno in senso lato, in questo resoconto. Il suo articolo è facilmente reperibile in rete.

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L'economia è una scienza? Possibile risposta: è una scienza imprecisa (come le scienze umane in genere).

Le scienze di questo genere adottano un metodo scientifico giungendo a conclusioni approssimative.

Una conseguenza di tutto cio' è piuttosto frustrante: molto spesso il profano  "prevede" meglio dello scienziato rigoroso (il rigore qui riguarda il metodo d'indagine seguito, non certo le conclusioni). Questo non giova certo allo status dello "scienziato impreciso".

Tuttavia, ci sono altre conseguenze galvanizzanti: lo "scienziato impreciso" è costretto a penetrare meglio la metodologia e l'epistemoloigia della sua ricerca. Cio' che in un ambito di scienze esatte è scontato al buon senso, in un ambito di scienze imprecise deve essere guadagnato sul campo. Lo scienziato impreciso deve quindi anche essere  un po' filosofo, o per lo meno più ferrato nella materia.

C'è poi un'avvertenza che lo scienziato impreciso dovrebbe seguire: limitarsi a previsioni generali e generiche senza con questo declinare le scommesse.

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Bourgeois dignity di Dreidre McCloskey - contro North - Chicago e la Public Choice
  • North: l economia applicata alla storia. Sulla scia di fogel
  • Stregato dai costi di trans di coase
  • Tesi north sulla riv ind: buone ist che comprimono i costi trans
  • X uno come north tutto è incentivo: incent.ben indirizzati creano ricchezza
  • X north l istituz esprime un vincolo a max u
  • X  altri l istituz esprime civiltá umanità cultura
  • Spesso la miglior spiega rinvia ad un mutamento nei valori sociali
  • Islam: incentivi o onore?
  • Incentivi esteriori o interiori? Utile o identità? Utilità sui beni o sulle altre utilità? La cultura esiste?
  • Religione x north: nn un modo x dare senso ma un altro modo x fare affari.
  • L economicismo è a sua volta una religione che snobba la strada breve x allungare il percorso pEr di seguite i suoi rituali.
  • Xchè le riforme sono tanto difficili? Perchè ci sono i valori culturali.
  • Tesi: le istituzioni nn sono vincoli hanno a che fare con il senso e l identità
  • Il crimine è fatto di incentivi? Il broken windows effect nn si spiega con l incentivo
  • La prudenza è una virtù ma x l economista è l unica!
  • Il semaforo: il rosso co fa fermare x nn fare incidenti. Ma xchè si è scelto il colore rosso?
  • Chiamalo: animal spirit comittment o virtù
  • Il regno della prudence only: chicago e public choice
  • Il significato conta negli affari quanto l amore nel matrimonio.
  • La libertà: un contratto o uno status?
  • Per un antico nn si è liberi anche per una dipendenza potenziale (un simbolo più che un vincolo)
continua

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