sabato 26 febbraio 2011

Un liberista con le ali

1. Cosa significa se un piccolo Paese fa man bassa di medaglie d' oro alle Olimpiadi?

2. Siamo sicuri di voler vedere sgominate le principali malattie che affliggono il pianeta?

Rispondere a queste due domande è un buon inizio per capire come ci collochiamo nelle questioni legate al "commercio internazionale".

La mentalità protezionista, infatti, risponderà così:

1P: Significa che gli abitanti di quel paese sono particolarmente dotati dal punto di vista atletico.

2P: No, sarebbe un dramma per i medici!

Il liberista, per contro, si orienterà così:

1L: Significa che quel paese non offre grandi opportunità ai suoi cittadini: Germania est e Cuba mietevano successi sproporzionati anche perchè nelle strade di quei paesi la gente moriva di fame. Gli USA, se solo volessero, vincerebbero tutte le medaglie olimpiche senza grande sforzo.

2L: Sì, i medici cambieranno lavoro.

Il ragionamento che sta dietro alle risposte serve ad illuminare il concetto di "vantaggio comparato". Quel concetto per cui molte donne che rendono sul lavoro molto più dei loro mariti, in virtù di una scelta perfettamente razionale, preferiscono stare a casa e mandare al lavoro il consorte.

Non è un concetto semplice ma è essenziale per comprendere cosa sia il "liberismo".

Già, visto che Davide mi accusava in continuazione (e secondo me fuori luogo) di essere "liberista", mi sono deciso a leggere una favola "liberista": "The Choice" di Russel Roberts. E' da lì che traggo le due domande di partenza.

Conoscete il film di frank Capra: "Il mondo è una cosa meravigliosa"? Ebbene, il canovaccio è il medesimo.

Ed Johnson fabbrica televisori con il sudore della fronte grazie alla sua azienda fiorente, ce ne son voluti di sacrifici ma ora le cose sembrano procedere per il meglio; quando ecco che arrivano i giapponesi (siamo negli anni 80) che invadono il mercato americano con la loro merce più o meno scadente. Ed non sa a che santo votarsi e chiede l' aiuto al suo amico politico per una leggina che freni l' intraprendenza dei musi gialli.

Senonchè, lassù in Paradiso c' è un candidato angelo che deve guadagnasi le ali.

Nome: David Ricardo; missione: convincere Ed che sta sbagliando.

Tra amori, litigi, drammi famigliari e quant' altro, il buon "Dave" riuscirà nell' impresa.

Lui avrà le sue ali e noi tutti, Ed compreso, saremo dei convinti liberisti.

giovedì 24 febbraio 2011

Il sessismo dei poveri di spirito

Quando l' economista approfondisce una questione, molti provano un senso di estraneità e di spavento. C' è chi fa finta di capire, chi rinuncia a capire, chi si fa congestionare dal rancore, chi sbuffa infastidito e chi semplicemente scappa.

Purtroppo l' economista è tenuto a pensare in modo semplice e sulla base dei fatti; la maggior parte di noi si ritrova solo se immerso nell' abituale confusione (i giornali piacciono proprio per quello). La confusione generalizata ci libera la favella che correndo a ruota libera ci fa sentire meglio.

Conta anche che l' economista sia tenuto a pensare in modo razionale, e la maggior parte di noi si orienta solo se circondata dalla rassicurante compagnia delle proprie distorsioni cognitive.

Non è certo un caso se nel mondo, in genere, la gente non riesce a pensare l' economia.

In Italia, poi, le cose vanno ancora peggio che altrove.

Qui, per esempio, Robin Hanson rifette sul significato della parola "sessismo".

Si chiede, tra l' altro, come evitare che ce ne sia troppo poco.

Una questione importante, ma sul punto è difficile avere risposte da chi non comprende nemmeno la domanda.

Purtroppo, chissà perchè, chi ha sempre in bocca quella parole non s' impegna poi tanto per affrontare quesito del genere, forse non sente l' urgenza.

O forse è troppo smaliziato per non sapere quanto la ragione rallenti le "grandi manovre".

Il fascino pragmatico dei "come" non puo' essere intralciato da dei prosaici "perchè".

Per fortuna, qua e là, vaga ramingo qualche economista, novello "povero di spirito".

The metaphysical limitations of neuroscience

http://www.newstatesman.com/books/2011/02/mind-self-consciousness-brain

mercoledì 23 febbraio 2011

Ricerca del pane e ricerca del lusso

Sommovimenti sconvolgono il Maghreb. Le vibrisse dell' Occidente stanno in allerta.

Un' ondata democratizzante si appresta a sommergere l' Africa?

Molti lo auspicano.

A questo punto meglio sentire cosa ha da dire in merito chi passa per essere il massimo esperto di democrazie africane, Paul Collier:

Dispelling some common myths about what elections can and cannot do in emerging democracies will help us face more realistically the difference between a ballot box and a magic bullet... In the societies of the last millennium, democracy has increased political violence instead of diminishing it. In Africa, the only region for which comprehensive data are available, from 1945 to today there have been 82 successful coup d’états, 109 failed attempts and 145 foiled conspiracies. Let’s take another figure: in the 58 low-income countries examined by Collier, $9 billion are spent on arms, 40% of which are financed by cooperation aid granted by the international community. Yet many of these countries are no longer involved in civil or border wars and in recent decades have held free elections. So why is this?... the simple reason why in the countries of the last millennium the effects of free and fair elections have not diminished the risk of political violence is that in those societies, democracy is neither responsible nor accountable.

Paul Collier: Guerra, Armi e Democrazia

Auguri!

Questa non ci voleva proprio: dopo aver incamerato la triste notizia per cui democrazia e ricchezza non si conoscono neanche di vista, puntavamo tutto, incoraggiati dalle ricerche di Rummel, sui buoni rapporti tra democrazia e pace.

Ho sempre più l' impressione che la democrazia sia un bene di lusso. Qualcosa che entra in casa per ultima, quando tutto il resto è già approntato, compresa la raddrizzatina di prammatica ai quadri del tinello.

domenica 20 febbraio 2011

Convitato di pietra

San Remo ha celebrato i 150 dell' unità d' Italia; Beningni è stato all' apice dell' omaggio ma tutta la rassegna è ruotata attorno alla ricorrenza. "Stiamo uniti" è il motto-tomentone riproposto a raffica dall' indomito Gianni Morandi (a me il Gianni piace anche se mi rendo conto che l' aspetto lo avvicina alla mummia di un diciottenne degli anno 60 rinvenuta nel 3015 dopo lo scioglimento dei ghiacciai alpini).

In questo contesto Luca e Paolo hanno lasciato cadere dal palco il monito solenne di Antonio Gramsci, quello in cui l' eterno prigioniero richiamava gli italiani all' impegno in politica.

Senonchè, Gramsci appariva come un convitato di pietra al festone sanremese: se mai ci fu un critico veemente del nostro Risorgimento, questi coincide proprio con il pensatore sardo.

A lui e a Sereni dobbiamo la costruzione di un formidabile arsenale intellettuale da cui puo' ancora oggi attingere ogni aspirante anti-italiano.

Con "Scritti sul Risorgimento", a cui è d' affiancare "Capitalismo nelle campagne" di Emilio Sereni, fecero le pulci alla "gloriosa epopea".

Perfino nomi come Croce e Chabod non seppero raccogliere la sfida e reagirono in modo scomposto e sostanzialmente inoffensivo allo sfregio subito dai valori patriottici.

Solo lo storico Rosario Romeo seppe più tardi opporsi e neutralizzare la critica marxista date e numeri alla mano. Risorgimento e Capitalismo è il libro che condensa il suo sforzo intellettuale in merito.

Ne parlo perchè lo sto leggendo in questi giorni.

L' episodio non fa che prolungare il mio stupore quando constato con quanto puntiglio chi fino a ieri gridava "dagli al fascista" se spuntava da qualche parte un' innocente bandierina italiana, oggi si mette sull' attenti e si scioglie in lacrime come una prefica all' attacco di quella cabaletta da strapazzo che è il nostro inno.


Quando si rema dalla stessa parte

Sanno chi sono, sanno cosa vogliono e sanno dire entrambe le cose parlando chiaramente mentre ti guardano in faccia. Questo è il loro bello: pochi infingimenti e avanti con la musica.

Chissà perchè alla fin fine sul tuo stereo girano sempre i dischi di questo genere d' artista, il "più intelligente che bravo". E intanto gli eroi guardano dallo scaffale languendo; certo, piace ricordarli e riempirsi la bocca delle loro imprese, ma da qui a mandarli a tutto volume la domenica mattina ce ne corre.

Dallo scaffale i geni intavolano discussioni lambiccate, qua da basso il disco gira, gira, gira, e le intelligenze in campo, pur trascurando le sottigliezze, remano comunque tutte dalla stessa parte macinando chilometri.



Che spasso sentire come non si suona una nota, godersi l' eco nello stomaco svuotato di un "levare" col risucchio, saggiare un saggio riuscito sulle ellissi come "For no one".

Quando scegli di risuonare De André, Sting, i Beatles, io vorrei sentire l' eco di De Andrè, di Sting e dei Beatles, non solo autistiche elucubrazioni che non si sa bene da quale intima fantasia fuoriescano. E' qui che i "rematori" danno il meglio: la loro semplicità fatta di complicati equilibri è l' ideale, la loro trasparente schiettezza non travisa mai la musica da "jazzificare".

Un ultimo consiglio in tema di "power trio": nel ricercare l' "aurea mediocritas" che fa per voi, giova interpretare come buon segno il fatto che la ritmica sia più virtuosa del solista.



Genealogia: Bud Powell, Dollar Brand, Enrico Pierannunzi...

DOCTOR 3 (Danilo Rea - Enza Pietropaoli - Fabrizio Sferra)

http://www.goear.com/playlist.php?v=3b99e35&e=1

venerdì 18 febbraio 2011

I gusci di Piumini

Da tempo Roberto Piumini è proclamato a gran voce come l' erede naturale dell' inarrivabile Gianni Rodari.

Le sue poesie fluttuano nel bianco della pagina come in un' arietta fina, sono leghe di sillabe e affondano le loro radici nell' acqua. Non pesano più di una piuma (nomen omen): come le piume hanno il volo sghembo, diversamente dalle piume non tendono all' atterraggio (forse perchè sotto la loro delicata vela c' è il Piumini in persona che soffia di continuo come un mantice).

E' un mondo fabbricato con atomi inventati di sana pianta, se ti va puoi cancellarlo e rifarlo. Lo scoiattolo del senso lo senti sgambettare per un attimo prima che si dilegui lasciando disabitato un verso che diventa subito scemo.

Inventata è anche la costellazione di lettere da soffiare nell' orecchio di chi ascolta, inventata la simpatica bruttura che inciampa di continuo nell' armonia rendendola meno scontata. Inventata anche la gesticolante voce che ti sembra sentir recitare nella tua testa.

Tra tutte queste invenzioni batte il cuore tranquillo delle poco ambiziose parole che si commentano a vicenda come tante comari.

la rima
è uguale e diversa: poi dice
quello che è stato prima. La rima
ricorda quello che resta
di quello che va via. La rima
segna un tempo tornante
nel ballo della poesia


Cosa c' è allora che non va?

Lo si scopre quando Ersilia Zamponi attacca con la spiega: sembrano poesie fatte apposta per essere spiegate. Latitando l' indescrivibile, la Maestra le spolpa fino all' "esaurimento" mettendole sulla griglia. Deposto gessetto e cancellino, restano a terra solo i gusci senza più nulla da succhiare.

La Zamponi stessa non fa nulla per velare i suoi intendimenti, parla a chiare lettere: scopo del lettore è "rintracciare il senso".

Ecco allora uscire la monca ideologia che permea il lavoro di Piumini così come quello di Rodari.

Se il senso prevale sul significato, la poesia diventa un gioco scevro da sforzi, si smette di designare per limitarsi a combinare. Le cose diventano forme senz' anima, vanno solo descritte in modo creativo, non scoperte per quel che sono. Il gioco da tavolo rimpiazza l' Avventura.

E' il lato lugubre e catechizzante della leggerezza calviniana.

Poesie siffatte rischiano sempre l' imbarazzante parentela con le barzellette: allorchè la prima fa il suo ingresso nell' intelligenza dell' ascoltatore, scatta subito una grande festa rallegrata da mortaretti e cotillon; ma quando sopraggiunge la seconda e poi la terza, c' è un fuggi fuggi generale finchè sembra di stare in un ossario.

Roberto Piumini Ersilia Zamponi - Calicanto


p.s. la collana della foto non è altro che un pezzettino di pi greco.

Faccia di palta





http://www.goear.com/playlist.php?v=2569fef

giovedì 17 febbraio 2011

Sen e Coase

I mercati, si sa, hanno il brutto vizio di "fallire".

Prendiamo l’esempio di Sen del "libro licenzioso" (tratto da wiki).

Ci sono due individui (chiamiamoli Andrea e Giorgio) e tre possibilità (1: Andrea legge il libro, 2: Giorgio legge il libro, 3: nessuno legge il libro). Andrea è un puritano e preferisce che nessuno legga il libro (possibilità 3) ma, come seconda possibilità, preferisce leggere lui il libro affinché Giorgio non possa leggerlo. Abbiamo dunque 3 preferito a 1 e 1 preferito a 2. Giorgio trova piacere ad imporre la lettura a Andrea. Preferisce 1 a 2 e 2 a 3. Secondo il principio dell’ottimo paretiano, se si deve scegliere tra 1 e 2, bisogna scegliere 1 poiché per le due persone 1 è preferito a 2.

Una società liberale non vuole imporre la lettura ad Andrea e perciò 3 è preferito a 1. Essa lascia inoltre Giorgio leggere il libro (2 è preferito a 3). Abbiamo dunque 2 preferito a 3 e 3 preferito a 1. Questo risultato è contrario al principio dell’ottimo paretiano poiché, come abbiamo visto, stando alle preferenze di Andrea e Giorgio 1 è preferito a 2. Sen intitola il suo articolo "sull'impossibilità di un liberale paretiano". A Sen si ispirò Scarf per mostrare che in alcuni csi il metodo del tatonnement non garantisce la stabilità di un sistema liberista.

A questo punto, però, entra in campo Coase che dice: "basta pagare" e l’ ordine paretiano (1;2…) viene ripristinato.

Detto in altri termini. le cose cambierebbero se tra le "merci in vendita" ci fosse anche la "disponibilità di Giorgio a rinunciare alla lettura" (merce A) e la "disponibilità di Andrea a leggere" (merce B).

L' intervento di Coase è importante perché ci dice che un sistema generale di mercato fallisce solo perché "mancano dei mercati". Ovvero: se la politica ha un ruolo è quello di ampliare il mercato. Il "fallimento del mercato" non dice "meno capitalismo" ma "più capitalismo".

Teniamo sempre a mente le conclusioni del capitolo 8 di Steve Landsburg:

... il mondo libero abbonda d' inefficienze e a un occhio poco allenato sembra che cio' sia dovuto al fallimento del metodo concorrenziale... ma i teoremi della "mano invisibile" ci dicono che se ci mettiamo sulle tracce dell' inefficienza scopriremo che essa non è dovuta ai mercati esistenti ma ai mercati mancanti... cercate le merci non prezzate e le troverete... costruite un mercato per quelle merci e migliorerete l' efficienza... prendete il caso dell' inquinamento...





mercoledì 16 febbraio 2011

Me tapino

Forse sono proprio un tapino, un tapino meschinello.

Me l' ha detto Stefano Bollani. Bè, no, non me l' ha detto direttamente ma me l' ha fatto capire.

Non posso infatti ignorare quel dispiacere che m' invade quando penso che ormai un frutto succulento come la sua musica sia diventata comune galletta per le avide e macinanti mascelle della massa, è un sentimento che m' inchioda senza scampo davanti alla degradante grettezza di un elitarismo carsico dalla cui presa non riesco a sottrarmi. Sono proprio una merda.

Aimè, una personalità d' artista tanto disinibita non si prestava alla campana di vetro; il profluvio di una fecondità sempre ad alti livelli lo ha portato inevitabilmente ad invadere l' etere, l' editoria musicale e i mille altri canali che toccano ogni giorno l' orecchio di tutti noi, anche quello degli stiliti più remoti e disconnessi.

In più, il riccioluto, è maledettamente simpatico.

In tutto questo c' è qualcosa di desacralizzante che non sopporto, qualcosa che il mio arcaico orgoglio maldigerisce. Mammmma che rabbia.

Noi, tanto per dire, avevamo idolatrato in ginocchio certi passaggi pianistici d' antan che ascoltavamo solo con tenui ceri profumanti accesi nel cuore delle notti di luna piena: adesso lui li riproduce ancor più lustri e levigati a Domenica in sotto i fari portuali dello studio TV e davanti a colli disinteressati quanto sudati. E in più, come appendice, regala pure una surreale imitazione di Paolo Conte da scompiscarsi, e come tris un riuscito scambio tra Harpo e Groucho, e se non basta si alza dallo sgabello per fare una verticale con camminata sulle mani. Ci manca solo che si tolga le mutande mostrando attributi ciclopici e il nostro ego è pronto per andare in pezzi. Noi pensavamo non si potesse aggiungere niente a quel vivace gruppetto trillato di note adamantine che fino a ieri riuscivamo a pensare come l' alef dell' universo sulla terra.



Constato depresso che certi misteri eleusini riservati agli iniziati sono ora strombazzati con aggiunta di golosi particolari ed extra-bonus-special anche a chi fino a ieri ascoltava solo il juke box, sanremo e il chopin dell' hobby & work.

Modernità, ti maledico... almeno quanto maledico il tentacolo presenzialista del genio polivalente.

Ora il Nostro puo' permettersi il lusso di suonare nei dischi con una mano sola, come uno che ha già dimostrato tutto.

Puo' permettersi cioè di fare roba così così, senza che la critica lo pettini a dovere: chi ha voglia di perder tempo a ridigere un pezzo negativo che non ferisce? Agli stroncatori piace veder scorrere il sangue e nel marmo delle statue equestri non scorre alcun genere di sangue, e nemmeno nella paglia del fantoccio superstar.

I dischi così così di solito sono quelli con poche note musicali - tutte piazzate strategicamente però, la classe non è acqua - e molte divertenti note di copertina. E' in quelle che il creatore concentra il suo maggiore sforzo creativo.

Puo' poi permettersi una band che viaggia a velocità di crociera, magari senza ali, ma con affidabile pilota automatico e GPS ultima generazione.



La sua proteiforme genealogia spiega molto: il suono corposo lo poneva sotto l' egida jarrettiana, così come gli ostinati virili sempre pronti a risolversi italianamente in lirismi dinoccolati. Ma ora che "ha dimostrato" è cambiato non poco: subentra l' amore per le marcette, per l' accenno con strizzatina d' occhiò, nonchè il debole per lo sberleffo pentagrammato; tutta roba che lo fa guardare al maestro di tutti gli stralunati clown europei ricurvi su una tastiera: Misha Mengelberg.

Stefano Bollani - Antonello Salis - L' orchestra del Titanic

http://www.goear.com/playlist.php?v=e5aebce

Meditazione libertaria sul Vangelo del 6.2.2011

Lettura del Vangelo secondo Giovanni Gv 4, 46-54

In quel tempo. Il Signore Gesù andò di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l’acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafàrnao. Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e gli chiedeva di scendere a guarire suo figlio, perché stava per morire. Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». Il funzionario del re gli disse: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». Gesù gli rispose: «Va’, tuo figlio vive». Quell’uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino. Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i suoi servi a dirgli: «Tuo figlio vive!». Volle sapere da loro a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri, un’ora dopo mezzogiorno, la febbre lo ha lasciato». Il padre riconobbe che proprio a quell’ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive», e credette lui con tutta la sua famiglia. Questo fu il secondo segno, che Gesù fece quando tornò dalla Giudea in Galilea.

Serve a questo punto ricordare il primo miracolo di Gesù. Ebbene, grazie a quel miracolo si aveva cura di salvare l' "essenza".

Grazie invece al miracolo documentato dal Vangelo di oggi, viene salvato un corpo.

Dopo l' essenza, Gesù, guarendo il bambino, si dimostra preoccupato del corpo umano, quasi voglia indicarci i vertici della priorità.

Il corpo carnale riveste un' importanza primaria nel cristianesimo, è il mezzo attraverso cui l' essenza si manifesta ed agisce nel mondo. Senza di esso non esiste espressione, comunicazione, rivelazione. Se al Dio veterotestamentario bastava farsi rovo per parlare alla sua creatura, il Dio evangelico è tenuto ad incarnarsi per raggiungere un' intimità comparabile se non maggiore.

Io stesso, che sono costituito ad immagine di Dio, sono la mia anima, ma agisco e compio le mie scelte attraverso l' essenziale appendice del mio corpo.

A questo punto possiamo usare le parole del nostro tempo: il corpo è la proprietà privata dell' uomo.

Ogni argomento che adottiamo per rivendicare come "nostra" la mano che sta in fondo al nostro braccio è talmente forte e convincente da poter essere generalizzato.

martedì 15 febbraio 2011

Rapa Nui

Le civiltà più stolte sono collassate distruggendo l’ ambiente in cui vivevano. Questo sostiene Jared Diamond portando il caso dell’ isola di Pasqua. Da quel momento l’ isola di Pasqua è diventata l’ epitome della sorte che ci aspetta.

Ora Diamond è confutato, quella storia va raccontata in altra maniera e l’ insegnamento capovolto:

People have done lots of environmentally destructive things, heaven knows. But there are surprisingly few cases in which societies have permanently laid waste to their own subsistence. The history of Easter Island suggests that humans generally do have a long-term capacity to work with natural systems, even in extreme cases. The exceptions (which certainly exist) tend to be in highly modified environments that require extensive human manipulation to maintain. The Petén, homeland of the classic Maya, is a leading example; Rapa Nui may be another. When wars or epidemics cause a political meltdown, it ruins the intricate network of custom and regulation that maintain these systems. Alas, an ever-increasing portion of the world is highly engineered in the way that Easter Island was.

lunedì 14 febbraio 2011

Forza Raquel!

La nana - affetti e dispetti -

Capire questo film significa innanzitutto capire se sia finito bene o male.

Prima di ogni cosa bisognerebbe sapere quel che accade: qui un buon resoconto di fatti ed emozioni.

Raquel è una serva, si accontenta di poco: una stanzetta, la sua tv, i tre peluche, le quattro foto del passato, il suo ruolo di serva...

A volte siamo orgogliosi della nostra austerità: liberi dalle cose, liberi dai bisogni!

Salvo scoprire con sorpresa che ogni giorno è una battaglia per difendere quel poco che abbiamo. Ma c' è di più: siccome quel poco è tutto, combattiamo all' ultimo sangue degradandoci fino a sprofondare in un baratro di grettezza. Una volta perso il rispetto per se stessi la caduta si autoalimenta sospingendosi da sè sempre un passo oltre, e quando tocchiamo il fondo cominciamo a scavare.

La condizione servile, con l' obbedienza che implica, è stata spesso vista come una via mistica. Una via a volte coronata da successo! Ma ci vuole un film americano per raccontare storie di quel genere. Purtroppo Raquel è capitata in un film d' ispirazione Europea - cileno, per la precisione -, che dalle pratiche mistiche importa solo i nevrotismi, tocca dunque arrangiarsi.

Per fortuna arriva Lucy a disincastrare la protagonista dall' impasse in cui è caduta, è lei che in quel ramo secco ci farà intavedere un germoglio. Come fa? Dapprima la spiazza inventendosi soluzioni sorprendenti ogni volta. Una specie di schock-therapy.

Ma soprattutto la salva grazie al fatto che l' amore è contagioso: Lucy è stata amata, è dunque pronta ad amare chi amerà, chi amerà, chi amerà...

Le scene migiori del film hanno tutte a che fare con la maldestra inaugurazione di una nuova persona.

1. Raquel ride per la prima volta, non sa bene come fare. Fa niente, Lucy sorvola su queste difficoltà.

2. Raquel è capita per la prima volta. Non sa bene come ricevere un abbraccio. Non fa nulla, Lucy abbraccia sempre e comunque.

3. Raquel vuole dire la sua felicità. Ha telefonato alla mamma lontana per vent' anni bofonchiando sempre le stesse quattro banalità di rito, ma oggi le trema la voce, vorrebbe dire altro... guardando Lucy accederà al vocabolario della naturalezza.

5. Raquel è amata ma non è pronta a dire di sì. Non fa nulla, potrà confidarsi con Lucy, rinviare finchè vuole.

6. Lucy se n' è andata e Raquel vorrebbe correre, fare Joggin come faceva l' amica: userà la sua "battuta" per scudarsi dal fastidioso stupore degli altri per questa sua "strana" trovata. Poi s' infilerà la tuta, le cuffiette, proprio come faceva Lucy, comincerà un goffo movimento catatonico che andrà via via sciogliendosi... sentirà di essere sospinta da qualcosa, non sa cosa: forse è la musica, forse è Lucy, forse siamo tutti noi.

Forza Raquel!

Non so se il film finisca bene o male, io sono abbastanza fiducioso.

L' imitazione dopotutto è una buona via per giungere alla felicità. Non lo dico io. Affidarsi ad un progetto originalmente concepito ci mette nelle mani dei nostri mille bias cognitivi che sulla lunga distanza si fanno via via giganteschi. Lo dico anche guardandomi allo specchio: dopo mille peripezie mi sono sposato ed è arrivata la mia bambina, cosa ho mai fatto per meritarlo? Nessuna impresa, ho fatto quello che fanno tutti! Anche Raquel sembra avere l' umiltà di mollare il suo micragnoso progetto abbarbicato intorno a strani totem quali il telecomando o i peluche. Sembra aver radunato le forze per seguire passo passo la luce di quella strana cometa che ha visto come in un' epifania baluginare negli occhi di Lucy. Sembra pronta ad "affidarsi". Raquel ha fatto un incontro, direbbe un ciellino. Anche se l' inizio è una pedissequa quanto tenera imitazione ho l' impressione che presto anche Raquel potrà correre come un' antilope dell' altopiano.

Forza Raquel!



p.s. adesso un paio di avvertenze per chi guarda il video: 1. Raquel chiude regolarmente fuori casa le colleghe di cui è gelosa. Ma un giorno arriva Lucy come aiuto, verrà spiazzata dalla strana reazione della ragazza ai dispetti che hanno annichilito i suoi predecessori. 2. Raquel usa la varichina per disinfettare con rabbia e in modo ostentato la vasca dove la collega ha appena fatto il bagno. Lucy, e qui non è la sola, si accorge che in questo atteggiamento qualcosa non va. Lucy, e qui è invece la sola, si accorge che manca un abbraccio.

"Dignità"... quanti crimini in tuo nome.

Drizzo le antenne ogni volta che leggendo un testo m' imbatto nel termine "dignità", i miei sensori in questi casi segnalano chiara la presenza di una certa disonestà intellettuale.

Perchè mai sempre più frequentemente ci si appella alla "dignità" anzichè ai "diritti" o all' "autonomia" della persona? Il rispetto della dignità di Pincopalla non è forse il rispetto dei suoi diritti e della sua autonomia?

Domanda cruciale. Evidentemente la pulce nell' orecchio ce l' aveva anche Giovanna Cosenza se ha ritenuto di scrivere questo allarmato post a latere della manifestazione di ieri facendo notare come nel manifestino propagandistico compariva ripetutamente la fatidica parolina appesantita da tutto il suo fascio di ambiguità.

In merito mi sono permesso solo di precisare che "dignity is a useless concept", e a dircelo senza mezzi termini sono i bioeticisti visto che da tempo hanno smascherato questo insidioso cavallo di Troia con tutto l' arsenale di trappole che si trascina dietro; loro più di altri sanno come offuscare tramite questo virus lessicale la chiarezza di una discussione delicata come quella che anima i loro disaccordi.

L' utilizzo del termine "dignità" è, detto in parole povere, un espediente per aggirare gli inconvenienti derivanti di un concetto come quello di "diritto" (o come quello di "autonomia"): mentre il diritto costringe a battersi per la tutela di TUTTI, parlare di "dignità" consente di combattere battaglie in nome di una PARTE contro l' altra senza apparire di primo acchito faziosi.

Ed è proprio cio' che serviva al neo femminismo nostrano in versione 2011: un movimento puritano e anti-berlusconiano come quello deve combattere CONTRO l' immoralità e il berlusconismo, ma deve farlo in silenzio se non vuole essere squalificato, deve agire facendo passare la sua battaglia come la battaglia di e per TUTTI.

Qui bisogna ricorrere alla retorica e bisogna farlo in modo avveduto. Ma per fortuna in questo campo le risorse non scarseggiano.

Non si puo' assolutamente invocare il "diritto" poichè esiste pur sempre un diritto ad essere IMMORALI e BERLUSCONIANI. Ecco allora che per le esigenze di propaganda capita a meraviglia la parolina "dignità". Ovvero: tu sei una donna come me e, poichè la tua esistenza intacca la mia dignità, io sono pur tenuta a difenderla; bada bene, non combatto contro di te sebbene ti apponga la famigerata lettera scrlatta, combatto per la mia dignità. Non mi limito a vivere secondo il mio modello lasciando che tu viva secondo il tuo: ti boicotto strepitando, ne va della mia dignità.

Ecco, avete visto come in nome della "dignità" il noioso quanto imbarazzante concetto di "diritto" possa essere aggirato? Avete notato quanto sia facile sentirsi autorizzati ad infastidire il prossimo colpevole di esercitare un proprio diritto? Semplice, no?.

***

p.s. Peccato che del "trucco" si siano innamorate, in altri contesti, anche le alte gerarchie cattoliche. Non sarà un caso che vedo citato il termine incriminato puntualmente in passaggi che fanno scuotere la testa.

p.s. Femministe contro? Basterebbero le divisioni documentate sul Corriere per testimoniare che c' è anche chi ragiona. Ma c' è pure chi sa bene quanta perplessità divoratrice di energie produca ogni forma di pensiero e preferisce quindi liquidare come "giornalismo miserabile" chi dà la parola per un nano secondo all' altra campana, quella dai rintocchi sgraditi.

p.s. Lo studioso più impegnato nell' analisi scientifica del neo-puritanesimo progressista è John Haidt, lo ispira la visione di Avatar, cosicchè il suo campo d' indagine si concentra sul "neo-sacro", ovvero cibo e ambiente; ma presto dovrà occuparsi anche del "sacro conteso", ovvero quella sacralità che la sinistra vorrebbe ora sottrarre alla destra, parlo del "sesso" naturalmente.

add:

davide:



diana:



ric:

venerdì 11 febbraio 2011

Paleo TV vol. I... con coda horror

Un assaggino di paleo tv tanto per gradire.



Ligio al detto in caudam venenum, la tossica chicca arriva in fondo (10 pezzo): i tre finali dei tre migliori film horror italiani anni 70 ("La casa dalle finestre che ridono", "Profondo rosso", "Non si sevizia un paperino"), occhio agli spoiler ma penso che conosciate già tutto a menadito. Visto che in epoca internettiana la mia collezione è svalutatissima devo in qualche modo compensare con una giunta. Ma mi piaceva anche il contrasto: erano anni in cui il pianeta-TV e il pianeta-cinema orbitavano a galassie di distanza. Uscire di casa per imbucarsi al cine era davvero dare l' addio alla famiglia e alle mura domestiche per incontrare i propri fantasmi.



http://www.goear.com/playlist.php?v=e61e1d8

giovedì 10 febbraio 2011

Gattaca

Finalmente abbiamo visto Gattaca: in un futuro futuribile, la fonte d' informazione primaria - soprattutto nei colloqui di lavoro - sono i test genetici; senonchè, anche quel settore è infestato da truffe. La corrotta natura umana arriva ovunque: fatta la legge trovato l' inganno.

Stando al film, la genetica sarebbe un buon viatico verso intollerabili discriminazioni. Gli uomini vengono divisi tra validi e non-validi.

Purtroppo non si tiene conto di un elementare considerazione: lo stereotipo della genetica, molto semplicemente, si sostituirebbe agli stereotibi che usiamo già oggi (razza, sesso...). Con un pregio: sarebbe più accurato.

Nulla ci viene mostrato circa il fatto che la disponibilità di una simile preziosa fonte di informazioni, consentirebbe il superamento di stereotipi più rozzi ma non meno indispensabili.

In combutta con la libertà contrattuale, eliminerebbe o ridurrebbe al minimo le inefficienze da asimmetria informativa e statistical discrimination.

Questo portato liberatorio sfugge al film che preferisce concentrarsi su altro.

Una pecca a cui ne aggiungo altre tre:

1. le truffe sono abbastanza inverosimili; Per chi resta chiuso ed impaurito verso questo futuro a tinte fosche, è un' illusoria consolazione pensare di trovare un alleato nelle truffe. Un po' come chi pensava che l' espansione della rete telematica fosse stoppata dal proliferare dei virus. Hai voglia...

2. il protagonista, un "non valido", sembra il più determinato di tutti (sogna il suo sogno molto più intensamente degli altri): strano visto che la "determinazione" è uno dei tratti caratteriali dove la genetica ha più da dirci.

3. il credente, per quanto dipinto con simpatia, risulta poco più di un oscurantista che agisce in dispregio della ragione.

Ma il film ha soprattutto un merito che è tipico dei film americani: ci cala nell' ambiente ideale per riflettere in modo proficuo sulle sue eventuali pecche. Ci si dissocia, forse, ma si esce senz' altro edificati.

***

Nel video: nasce un bambino di dio, uno che poi da grande dovrà "rifarsi il trucco" ogni volta che va al lavoro.

L' alternativa ai sindacati

http://cafehayek.com/2011/02/the-alternative-to-unions.html

mercoledì 9 febbraio 2011

Storia d' Italia: come ti racconto Berlusconi.

Serpeggia da anni una "narrazione" che riassume così la recente Storia d' Italia: Berlusconi, con le sue TV, ha plasmato l' immaginario degli italiani al fine di dare la scalata al potere politico. Noi sani, che siamo rimasti indenni da questa "colonizzazione" dobbiamo adoperarci politicamente per decostruire questa opera mediatica maligna smontando i modelli di cui è portatrice.

Nelle mie recenti frequentazioni del sito Lipperatura vedo che questo quadretto è dipinto con diligente iterazione. Si rimpiange e s' invoca un' azione politica forte (paternalismo) che funga da antidoto alla pregressa offensiva commerciale e mercificante delle TV berlusconiane, un' azione politica che liberi così milioni di italiani dalla malia che li seduce, dal piffero che li imbambola.

A proposito di media pervasivi, avevamo già inventariato i programmi di approfondimento politico notando come ci fosse un chiaro squilibrio a favore degli anti-berlusconiani. Dall' inventario è evidente che l' "incantatore" deve agire altrove, fuori dalla politica, e la vulgata che ho riportato ha il pregio di tener presente questa esigenza.

E' una versione dei fatti che non sposo dal punto di vista filosofico; per quanto il mio élitarismo sia pronunciato, quel "noi sani" mette i brividi.

Poi però ci sono i fatti. Ma anche su quel versante i conti non quadrano affatto e la "narrazione" frana da tutte le parti.

Mi concentro sul concetto della "colonizzazione dell' immaginario".

Certo, per carità, sia nelle vesti di compratori che in quelle di elettori noi soffriamo di bias cognitivi, e spesso è facile che la controparte sfrutti la nostra irrazionalità tramite "frames" adeguati messi a punto da "menti malvage".

Le tassonomie di Daniel Kahneman e Amos Tversky ormai sono note e sbandierate da tutti, i loro esperimenti di laboratorio volti a mettere in luce comportamenti irrazionali vengono raccontati a cena per destare l' interesse dei commensali e ottenere l' oooh interiore che tutti cercano in queste occasioni.

Si conosce molto meno John List, uno studioso di prim' ordine con l' hobby delle figurine.

Fin da piccolo John fu un ingordo collezionista, frequentava le fiere con il suo banchetto scambiando, speculando e accumulando un patrimonio di "figu" di cui ora va molto orgoglioso.

Ebbene, forte di questa esperienza sul campo, non riusciva del tutto a ritrovarsi negli esiti di K&T, secondo lui indagare la realtà avrebbe dato esiti ben diversi da quelli ottenuti negli asettici e astratti laboratori della psicologia sperimentale.

Manco a dirlo, la sua intuizione si rivelò esatta; attraverso "esperimenti sul campo" cominciò a smantellare via via una serie di bias ritenuti sistematici.

[ Facciamo solo un esempio e prendiamo il "bias da dotazione": ciascuno di noi tende a dare maggior valore a cio' che possiede. Ebbene, sul campo, questo bias non resse: gli avidi scambisti di figurine non mostravano affatto un bias del genere. Evidentemente il fatto che non fossero degli studentelli reclutati a caso per fare un esperimento psicologico contava. Rispetto allo studentello, il globe trotter delle figurine aveva in più Interesse e Esperienza ]

Ebbene, la nuova versione di "bounded rationality" era messa a punto: in presenza di un interesse e di un' esperienza (scambio ripetuto), i bias tendono a dissolversi. Permangono e possono essere sfruttati solo nelle situazioni "one shot".

Ma l' interesse e la ripetizione caratterizzano proprio lo scambio commerciale: l' acquirente è toccato direttamente da cio' che acquista, visto che se lo porta a casa, e in più è chiamato tutti i giorni a ripetere l' acquisto.

Diverso discorso per la politica: qui l' acquirente non è interessato a cio' che compra, direi che per lui è addirittura irrazionale recarsi alle urne. Oltretutto è chiamato molto "sporadicamente" a farlo. Dirò di più, nella politica è addirittura razionale essere irrazionali.

Le considerazioni di cui sopra fanno saltare la narrazione preferita di molto anti-berlusconismo elitario: la colonizzazione dell' inconscio delle TV è inverisimile visto che è proprio la natura commerciale della fattispecie ad indebolire i bias cognitivi che il persuasore occulto intenderebbe sfruttare.

Al contrario, la propaganda politica, ovvero l' arma di difesa contro questo nemico tanto debole, proprio su questo tavolo gioca al meglio.

L' allarmismo piagnucolante è dunque infondato, se mai si registra una sproprzione è in favore delle armi di difesa brandite dalle povere vittime.

FONTI: In questo post vari link sulla disgiunzione necessaria tra psico-bias e politiche paternaliste. Raccomando soprattutto questo paper di Glaeser che valuta e boccia la giustificazione comportamentista al paternalismo. Tutta l' opera dell' economista sperimentale John List è preziosa e supporta la tesi per cui l' evoluzione di mercato è il miglior modo per assorbire i bias cognitivi (overcoming bias!).

"Così fan tutti"

Nei blog di Loredana Lipperini e Giovanna Cosenza si soppesa il reale valore dell' argomento "così fan tutti" in relazione alla questione femminile e alla pubblicità sessista.

Io penso che non sia poi così difficile perorarlo.

Immaginatevi in queste condizioni: operate in una società libera e dovete scegliere una linea di condotta, di fronte voi si stagliano due opzioni:

1. posizione "così fan tutti";

2. posizione "eticamente nobile".

Notate altresì che la posizione 1 è di gran lunga la preferita da chi "sceglie" avento interessi materiali in gioco.

Per contro la posizione 2. è caldeggiata da una minoranza che si limita a professare un' ideologia.

Ora, noi sappaimo che chi ha interessi in gioco privilegia soluzioni razionali, mentre chi è guidato da un credo etico-ideologico è più facilmente vittima di distorsioni cognitive. Anzi, per questi ultimi puo' essere razionale comportarsi irrazionalmente.

Sulla base di questa considerazione, qualora per voi la razionalità abbia un valore normativo, l' opzione 1 si fa preferire.